24 April, 2024
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I #Riformatori sardi hanno presentato una mozione in Consiglio regionale su quello che hanno definito il “bluff” del #Patto di stabilità.

Michele Cossa

I #Riformatori sardi hanno presentato una mozione in Consiglio regionale su quello che hanno definito il “bluff” del #Patto di stabilità, primo firmatario il coordinatore regionale del partito, Michele Cossa, nel quale denunciano come l’accordo siglato dalla Giunta regionale con il Governo costerà alla Sardegna 1 miliardo di euro in meno in tre anni di spese possibili. Un salasso per le casse che costringerà la Regione a tagliare i fondi per strade, scuole, imprese, lavoro e cassa integrazione. Per questo i Riformatori sardi chiedono alla Giunta di accertare effettivamente a quanto ammonteranno le entrate e di ridiscutere l’accordo capestro col governo. La questione delle entrate è rilevante dal momento che dal 2015 la Regione sarà soggetta al pareggio di bilancio e, dunque, potrà spendere effettivamente quanto entra nelle sue casse. Entrate che saranno soggette, però, stando all’accordo, all’accertamento preventivo da parte della #Ragioneria dello Stato. Una sorta di commissariamento della Sardegna.

«Il 29 maggio 2014 – ricordano i Riformatori sardi nella mozione – la Giunta regionale ha raggiunto un accordo con il Governo della Repubblica che prevede, tra l’altro, di avviare un percorso per superare l’attuale impianto di regole che consenta di giungere già nel 2015 al sistema di pareggio di bilancio, che rappresenta la soluzione strutturale al problema della regione Sardegna, all’interno di un progetto più ampio che riguardi tutte le regioni a statuto speciale.»

I Riformatori sardi sottolineano che per il 2014 il Governo ha concesso alla Sardegna un incremento della spesa di 320 milioni per un livello di spesa (euro compatibile) pari a 2696 milioni (al netto della sanità e delle altre spese fuori patto). «In cambio – dicono i Riformatori sardi – il Governo ha ottenuto subito la rinuncia a tutti i ricorsi pendenti e futuri davanti alla #Corte Costituzionale (ad esempio le accise), l’impegno ad abrogare la norma del 2013 che rende non assoggettabili al patto di stabilità il Fondo unico per gli enti locali l’impegno a recepire le norme statali che attribuiscono in via esclusiva allo Stato il potere di accertare le entrate dovute alla Sardegna. I conti sono presto fatti: nel 2013 le spese erano state di 6.293 milioni (comprensivi di 2.513 milioni di spese a cui si sono aggiunte i 480 milioni del fondo unico degli Enti locali e i  3.300 della sanità); per il 2014 l’accordo col governo prevede una spesa di spesa 2.696 milioni (spese correnti 2.418 milioni) + 3.300 milioni per la sanità per un totale di 5.996 milioni; nel 2015 con la variazione, in diminuzione, le entrate previste si assesteranno attorni ai 6 miliardi di euro e che quindi al netto della spesa sanitaria (ammettendo che non ci siano variazioni, di 3 miliardi e 300 milioni) le spese effettivamente possibili saranno di 2 miliardi e 700 milioni.»

«Dunque – spiegano i Riformatori sardi – la Regione potrà spendere assai meno rispetto al 2013 (- 297 mln nel 2014 e – 300 nel 2015), Senza considerare che cambiano le modalità  ma resta la contribuzione della Sardegna al risanamento del debito pubblico e la rinuncia ai ricorsi contro il governo ed agli effetti positivi di eventuali pronunce sottraggono potenziali risorse: solo per le accise la partita è stimata attorno a 1 miliardo di euro l’impegno ad approvare in Consiglio le norme sull’armonizzazione dei bilanci sono una gravissima forma di sottomissione della Regione allo Stato, oltre che una lesione delle prerogative del Consiglio.»

A parere dei Riformatori sardi, «la Giunta regionale ha preso impegni che si traducono sostanzialmente nella rinuncia alla specialità statutaria, senza considerare i forti dubbi che la Giunta possa assumersi questa responsabilità, coinvolgendo il Consiglio regionale solo a posteriori. Di fatto la Regione il totale affidamento dell’accertamento delle entrate nelle mani della Ragioneria dello Stato determina incertezza delle risorse e in definitiva rinuncia a tutte quelle partite (giochi, lotto, etc.) che la Regione continua a iscrivere in bilancio ma che non vengono riconosciute dallo Stato, per un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro».

Per questo motivo la mozione chiede al presidente della Regione ed alla Giunta regionale di valutare i costi effettivi di tale accordo e di accertare a quanto effettivamente ammonti la spesa, al netto della spesa della sanità, considerando le entrate effettive e stimate e «di adottare senza indugio, tutti i provvedimenti necessari per tutelare la Regione Sardegna ed il suo bilancio, ivi compera la denuncia dell’accordo col Governo ove la compressione della capacità di spesa della Regione fosse quella indicata nelle premesse».

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Ignazio Locci (FI):

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