20 April, 2024
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Massimo Deiana 5 copia
Da domani le pratiche per il noleggio autobus con il conducente e per la gestione del registro regionale delle imprese del settore confluiscono nello Sportello Unico per le Attività Produttive (Suap) gestito attraverso il portale istituzionale Sardegnaimpresa.eu/it/suap. , rendendo così più semplici i procedimenti amministrativi dell’assessorato dei Trasporti.
«Si tratta di un primo passo verso un generale percorso di alleggerimento del carico burocratico, dei tempi di attesa per l’utenza e verso un risparmio dei costi a favore del tessuto imprenditoriale isolano», dice l’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana.
Le domande presentate attraverso il Suap sono istruite esclusivamente con modalità telematica. L’imprenditore in possesso dei requisiti previsti dalle norme dovrà soltanto presentare allo Sportello unico del Comune dove ha sede l’azienda la dichiarazione autocertificativa di attività produttiva (Duaap). La ricevuta definitiva rilasciata dal Suap sostituirà l’abilitazione all’esercizio del noleggio autobus con il conducente rilasciata dall’assessorato dei Trasporti.
Tutte le informazioni relative alla al procedimento sono disponibili nel sito istituzionale della Regione.

L’assessore regionale dell’Agricoltura e della Riforma agropastorale, Elisabetta Falchi, ieri ha rassicurato le associazioni di categoria che «l’Assessorato ha cambiato rotta rispetto ai tagli operati nella scorsa finanziaria ai danni dei Consorzi di bonifica».

«Nella finanziaria approvata dalla scorsa Giunta – ha osservato l’assessore Falchi – per il 2014 erano stati stanziati 9 milioni di euro in meno per i Consorzi di bonifica sardi a cui si aggiungeva il taglio di altri 3 milioni per il personale avventizio, nonostante la legge 40, approvata dal Consiglio regionale nel dicembre 2013, prevedesse un incremento del periodo lavorativo da 6 mesi a 8 mesi. In parole povere la copertura finanziaria per tali figure era stata azzerata, con risorse in cassa inesistenti. In questa condizione di assenza di fondi è logico che si siano creati aumenti preoccupanti dei costi irrigui per numerosi imprenditori agricoli.»

L’Assessorato sta lavorando al recupero delle risorse dedicate al personale avventizio per il 2015, senza oneri per i Consorzi, mentre per le voci che riguardano il bilancio generale dei Consorzi, l’assessore Falchi ha spiegato che per adesso «sono stati stanziati 26,7 milioni di euro di base a cui si aggiungono altri 10 milioni destinati all’efficientamento delle infrastrutture».

Elisabetta Giuseppina Falchi 3 copia

Miniera Monteponi 1 copia

La Giunta regionale ha inserito le bonifiche delle aree minerarie dismesse nel Sulcis e nel Guspinese tra le priorità del programma di governo. Il tema è stato affrontato anche ieri, insieme ai sindaci e ai sindacati, nel corso dell’incontro svoltosi a Cagliari sullo stato di attuazione del Piano Sulcis. Le vicende che hanno riguardato Igea, l’avvicendarsi dei liquidatori e le difficoltà finanziarie della società, imponevano di valutare diversi scenari, tra cui anche quello prioritario di salvaguardare la stessa Igea e di verificare la capacità di riorganizzarsi per realizzare autonomamente gli interventi previsti.

Nel corso degli incontri dei giorni scorsi, ha prevalso la scelta di rendere partecipi nei progetti di bonifica i Comuni interessati, con l’obiettivo di valutare anche il coinvolgimento operativo di Igea. In questa prospettiva, la Giunta esaminerà presto un provvedimento.

«Gli assessori e la Giunta hanno un unico obiettivo – ha detto l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras – avviare la fase di risanamento dei siti compromessi, per restituire i territori alle intraprese economiche, e fare le bonifiche nel più breve tempo possibile, coinvolgendo tutte le risorse e gli operatori del territorio, compresa Igea, avviata nella fase di riorganizzazione e di ristrutturazione.»

«Le comunità del Sulcis – concorda l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano – non possono più attendere l’attuazione degli interventi di bonifica e la restituzione dei territori risanati. Questo rappresenta l’impegno che la Giunta ha unanimemente assunto con il territorio e con i Comuni interessati.»

Edoardo Tocco copia

Il consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) contesta una norma inserita nel bilancio regionale che cancella la figura degli intermediari esterni, ovvero l’universo di ingegneri, architetti ed altri professionisti del settore che sono impegnati nella progettazione e realizzazione delle opere pubbliche, con l’attribuzione delle competenze all’Azienda regionale per l’edilizia abitativa. In un’interrogazione urgente Tocco spiega gli effetti negativi prodotti dalla disposizione: «Si tratta spiega di un altro passo indietro nel processo di snellimento della pubblica amministrazione. Non solo. Gli intermediari esterni hanno un ruolo fondamentale nell’esecuzione degli interventi pubblici, visto che si tratta di professionisti che ogni giorno lavorano sul campo della progettazione, del controllo e della realizzazione delle opere pubbliche. E’ piuttosto singolare che l’esecutivo regionale si esprima, in particolare nel disegno di legge sul Bilancio, che rappresenta la traduzione applicativa del pensiero politico, nella direzione della loro eliminazione, disconoscendo così l’importante apporto fornito dai professionisti nel processo di costruzione di importanti strutture».

La soppressione di queste figure – secondo Edoardo Tocco – potrebbe determinare un effetto drastico. «L’attribuzione di importanti incarichi – sottolinea il consigliere regionale di Forza Italia – mira a dare lavoro a centinaia di professionisti del settore che, con sacrificio e con una pressione fiscale oltre il limite della sopportazione, cercano quotidianamente di contribuire alla realizzazione degli interventi pubblici, assumendo ruoli di responsabilità spesso non commisurati ai compensi percepiti. Tantissimi giovani neolaureati si inseriscono nel mondo del lavoro attraverso questi incarichi. La cancellazione degli intermediari porterebbe all’accentramento di alcuni progetti nella Pubblica Amministrazione, distogliendo gli impiegati dalle loro mansioni. Per questo – conclude Tocco – è necessario pensare ad una riforma complessiva del settore velocizzando l’iter dei progetti, così da fornire un servizio efficiente a imprese e cittadini».

L’assessorato regionale della Pubblica istruzione ha pubblicato l’avviso per la presentazione delle proposte progettuali da parte delle Università degli studi di Cagliari e Sassari per azioni di orientamento e sostegno al raccordo tra università e scuola secondaria superiore.
Le proposte dovranno prevedere interventi riconducibili alle quattro linee di intervento e in particolare:
– linea A) attività per il raccordo con le scuole, volte a fornire a queste ultime sia informazioni sui deficit che gli strumenti per la valutazione del livello di conoscenze e competenze rispetto ai requisiti richiesti per accedere alle Università e per l’eventuale programmazione di interventi di rafforzamento delle competenze;
– linea B) iniziative di potenziamento dell’orientamento universitario, per accrescere la consapevolezza delle scelte degli studenti ai fini dell’iscrizione ai corsi universitari. Gli atenei dovranno realizzare servizi e strumenti di orientamento, diversificati ed innovativi, che siano in grado di fornire un’informazione completa ed utile sull’offerta di istruzione universitaria; a titolo esemplificativo, tra le iniziative dovranno essere previste le giornate dell’orientamento, la produzione di materiali da distribuire alle scuole o fruibili attraverso il web, video illustrativi, ecc..;
– linea C) strumenti di accompagnamento e supporto per gli studenti al primo anno del percorso universitario e/o all’ultimo biennio della scuola secondaria superiore per sostenerli nel recupero delle carenze ed indirizzarli nei percorsi di studio;
– linea D) protocollo di analisi scientifico valutativa. Le università dovranno realizzare lo studio e l’applicazione di un protocollo di analisi scientifica che conduca ad una conoscenza approfondita della popolazione coinvolta nelle attività di orientamento (es: profilazione in termini di caratteristiche sociali, culturali, scolastiche, ecc.) e ad una valutazione dell’impatto delle azioni.
I destinatari, gli studenti universitari iscritti presso le Università del territorio regionale anche temporaneamente a seguito di accordi nazionali e internazionali, gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore, famiglie e scuole secondarie superiori.
Le proposte progettuali dovranno pervenire entro le ore 13.00 del 12 febbraio 2015 tramite raccomandata del Servizio Poste Italiane, agenzia di recapito autorizzata o a mano al seguente indirizzo:
Regione Autonoma della Sardegna
Assessorato della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport
Direzione generale della Pubblica istruzione
Servizio politiche per la formazione e il diritto allo studio universitario
Viale Trieste n. 186 – 09123 Cagliari
Per informazioni è possibile contattare, dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle 13 e il martedì e mercoledì pomeriggio dalle ore 16.00 alle 17.00, i seguenti numeri 070 606 5006 e 6065074.

Pierpaolo Vargiu A copia

Il deputato Pierpaolo Vargiu, insieme ai deputati dei Riformatori, Matarrese, Dambruoso e Vitelli, torna alla carica con un’interrogazione urgente, questa volta sul ruolo della Sovraintendenza nella vicenda dell’ex Ospedale Marino.

«Il vincolo imposto nel 2007 dalla Direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici rischia – secondo gli interroganti – di creare una situazione di paralisi totale che sarebbe ridicola, se non fosse drammatica. Da una parte, l’ospedale Marino non può essere demolito in quanto vincolato per la sua importanza storica e architettonica, dall’altra non può neppure essere ristrutturato in quanto il vincolo rischia di essere così rigoroso da impedire qualsiasi attività turistica economicamente redditizia (come è già successo con il primo vincitore, nel 2008). Sarebbe una vera e propria beffa: l’ex Marino verrebbe condannato a un destino da”rudere per sempre e sempre peggio” nel bel mezzo della spiaggia urbana più bella d’Italia, incapace di creare un circuito virtuoso di occupazione e lavoro per la città di Cagliari, economicamente alla canna del gas. Inutile che Regione e Comune sognino nuove destinazioni alberghiere (sarebbe interessante sapere perché sono state scartate nel primo bando, nove anni fa!) se non si mettono prima d’accordo con la onnipresente Sovraintendenza su ciò che si può fare e sulla sostenibilità economica del progetto.»

«Il Ministero e la Sovraintendenza – concludono i quattro deputati dei Riformatori – si muovano subito e facciano in fretta, di tempo se ne è già sprecato abbastanza!»

Tore Cherchi 34 copiaFrancesco Pigliaru 3

Lo stato di attuazione del Piano Sulcis, aggiornato al 26 gennaio, è stato illustrato ieri mattina nel corso di un incontro svoltosi a Cagliari. Erano presenti il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, il delegato dal Governo e coordinatore del Piano, Tore Cherchi, i sindaci e gli amministratori dei Comuni interessati, i rappresentanti dei sindacati confederali.

Durante l’incontro sono stati esaminati gli obiettivi e le risorse del Piano alla luce dei risultati ottenuti fino a oggi. Allo stato attuale, il Piano ha una dotazione finanziaria complessiva a valere su fondi europei, nazionali, regionali e provinciali, pari a oltre 600 milioni di euro, e sono sette le linee guida fissate dal protocollo d’intesa sottoscritto a Carbonia nel novembre del 2012 da Regione, MISE, Provincia e 23 Comuni.

La relazione del coordinatore si è concentrata sui programmi attuati e sulle criticità riscontrate nel 2014: dalla fiscalità di vantaggio per le imprese alla filiera agroalimentare, alle bonifiche, alle infrastrutture e alla ripresa produttiva delle fabbriche del polo industriale di Portovesme. La salvaguardia del tessuto produttivo sarà assicurata dalla riapertura imminente dell’Eurallumina (l’investimento previsto è di 190 milioni di euro) e dagli investimenti sul biofuel (290 milioni di euro, con creazione di 300 posti di lavoro), mentre si attendono novità positive anche sul fronte Alcoa, dopo la stipula del memorandum siglato con Glencore a Palazzo Chigi nel novembre scorso. Sul Biofuel, prima della scelta finale, si svolgerà una specifica riunione fra Regione, sindaci e sindacati. In ogni caso le autorizzazioni escluderanno dalla produzione di biomassa i terreni di prima e di seconda classe, cioè quelli a fertilità alta e medio alta. Si concentrerà l’attenzione, invece, sui terreni da bonificare e sulle aree marginali.

Altri settori sui quali l’esecutivo intende imprimere una forte accelerazione sono il turismo (sugli investimenti ci sarà una riunione specifica) e l’agroalimentare. Per le due filiere sono stati pubblicati alcuni bandi ma gli esiti sono stati notevolmente inferiori alle disponibilità. Tempi più rapidi sono stati sollecitati anche sul programma delle Infrastrutture e degli interventi di risanamento ambientale (per questi ultimi sono disponibili oltre 170 milioni di euro). Sulle infrastrutture, porti e strade, i soggetti attuatori sono impegnati a effettuare gli appalti entro l’anno 2015.

Sulle bonifiche, invece, la Regione propone che oltre Igea se ne occupino, come stazioni appaltanti, anche i Comuni in modo da imprimere un’accelerazione. Un altro aspetto riguarda le opere idriche. Il presidente della Regione si è dichiarato d’accordo sulla necessità di considerare come strategico il collegamento della diga di monte Pranu con il sistema idrico regionale, da finanziare con sessanta milioni di euro. L’ente delle acque sta predisponendo il progetto. La Regione, infine, interverrà nei confronti del Governo perché la faccia la sua parte nell’attuazione del programma “99 Ideas”.

I provvedimenti definitivi di Palazzo Chigi sull’utilizzo delle risorse non sono stati ancora emessi. Il Mise tuttavia ha già dato parere favorevole e il Cipe dovrebbe pronunciarsi nella prossima riunione. In tal modo si potrà dar corso alla delibera approvata dalla Giunta nello scorso mese di luglio. Il tavolo di Coordinamento al completo sarà riconvocato fra due mesi. Intanto, il rapporto sullo stato di attuazione è già stato pubblicato ed è visionabile sul sito.

Il coordinamento regionale del Piano di sviluppo del Sulcis, ha pubblicato martedì 27 gennaio un documento di lavoro sui profili agro ambientali della produzione di biofuel da canna comune Artundo donax previsto dal progetto di filiera agroindustriale proposto dalla ditta Mossi & Ghisolfi.

«Il progetto di filiera – si legge nel documento – riguarda l’installazione nel Sulcis di un impianto per la produzione di bioetanolo da biomasse non alimentari, in particolare da canna comune – arundo donax, paglia ed altri sottoprodotti a composizione cellulosica derivanti da lavorazioni agricole. Il progetto nasce dalla estensione di una esperienza già avviata da Mossi & Ghisolfi group nel Comune di Crescentino in provincia di Vercelli.

L’esigenza di incremento della produzione industriale di biofuel deriva da precisi obblighi comunitari, riconducibili attualmente nel contesto italiano al Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 10 ottobre 2014 “Aggiornamento delle condizioni, dei criteri e delle modalità di attuazione dell’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti compresi quelli avanzati”.

Il decreto stabilisce, le nuove quote d’obbligo di biocarburanti, pari al 5,0% delle immissioni in consumo di benzina e diesel nel 2015, al 5,5% nel 2016, al 6,5% nel 2017, al 7,5% nel 2018 (di cui almeno 1,2% di biocarburanti avanzati), al 9,0% nel 2019 (di cui almeno 1,2% di biocarburanti avanzati), al 10,0% nel 2020 e 2021 (di cui almeno 1,6% di biocarburanti avanzati) e al 10,0% nel 2022 (di cui almeno 2,0% di biocarburanti avanzati). Da qui deriva l’esigenza per il mercato interno di adeguare le produzioni nazionali al fine di non dover procedere ad importazioni del prodotto, in particolare dalla Germania maggiore produttore europeo di biofuel.

Il piano industriale prevede la creazione di nuovi impianti, da localizzarsi in siti industriali dismessi in Sicilia (Gela) e Sardegna (Sulcis) oltre a quello già esistente in provincia di Vercelli.

Il documento di lavoro intende sviluppare le problematiche agro ambientali scaturenti dall’attivazione delle produzioni agricole necessarie all’alimentazione dell’impianto, premettendo che la sede per l’esatta valutazione delle prescrizioni ambientali e per la definizione delle corrette pratiche agricole potrà essere solo il procedimento di Valutazione di impatto ambientale, comunque preliminare all’attuazione del progetto.»

Sulla scorta dell’esperienza già condotta in Piemonte – di seguito – il documento evidenzia le principali prescrizioni e raccomandazioni a cui verosimilmente dovrà essere sottoposto il progetto.

«La coltura presa principalmente in esame – si legge ancora nel documento – è rappresentata dalla canna comune, anche se si prevede l’utilizzo nel processo produttivo di altri sottoprodotti da lavorazioni agricole, quali ad esempio la paglia risultante dalla lavorazione del riso, frumento, etc.

Per quanto attiene alla canna comune, nella nostra realtà la coltura è presente nelle zone umide e nelle ripe dei fiumi in maniera spontanea e non coltivata. La sua grande capacità di adattamento e di colonizzazione delle aree che invade la possono far considerare una pianta invasiva.

La canna comune è una specie rizomatosa perenne che esplora il terreno fino ad oltre 1 metro di profondità. I fusti possono raggiungere facilmente i 6-7 metri di altezza ed il suo ciclo economico supera abbondantemente i 10 anni.

A seguito di queste brevi considerazioni si possono fare diverse ipotesi relative ad eventuali areali e modalità di coltivazione, premettendo in sintesi:

necessità di introdurla in zone agricole marginali (con scarso o nullo reddito agricolo) od in terreni inquinati (e fruttarne la capacità di svilupparsi bene anche in zone inquinate da metalli pesanti), per non sottrarre terreno agricolo alle colture tradizionali e conseguentemente non entrarvi in competizione;

Sarebbe necessario escludere dalla messa a coltura terreni che rientrano almeno in I e II classe di capacità d’uso dei suoli. I terreni destinati a colture di pregio od a coltivazioni biologiche o a marchi di tutela riconosciuti.

Avere la possibilità di irrigare la coltura con acque reflue per non sottrarre risorsa agli altri settori (potabile ed agricolo). La pratica irrigua nei nostri ambienti sarà sicuramente importante, e probabilmente essenziale, per una sufficiente produzione di sostanza secca da destinare alla produzione di etanolo e lignina;

La necessità di non introdurre l’arundo donax nelle aree protette ed in aree marginali spontanee o “naturaliformi” soggette a protezione o regolamentazione dai diversi programmi di protezione ambientale;

L’esigenza di delimitare fisicamente le aree coltivate, per annullare la possibilità di far espandere la pianta in altre zone agricole, predisponendo delle fasce di rispetto non coltivate (di almeno 3 metri di larghezza tra appezzamenti di terreno limitrofi e di 10 metri dai corsi d’acqua);

La necessità di predisporre almeno di pre-contratti di produzione di una durata economicamente valida (circa 10 anni) e quindi di un piano di approvvigionamento di sostanza secca congruo;

La predisposizione di un piano di bonifica dai rizomi della canna sui terreni che, terminato il ciclo produttivo, dovessero tornare ad una produzione agricola tradizionale.

Riguardo alla coltivazione della canna, sulla scorta delle valutazioni già effettuate in sede di VIA in Piemonte, si possono ipotizzare le seguenti principali prescrizioni e raccomandazioni:

1. Le produzioni dovranno essere a filiera corta, si suppone – al momento – entro un raggio massimo di 60/70 km dallo stabilimento.

2. Esclusione dalla coltivazione dei suoli collocati all’interno delle aree protette, natura duemila e con ulteriori limitazioni negli habitat previsti dalle direttive “habitat” e “uccelli”;

3. Nei contratti stipulati con i proprietari delle aree dovrà essere previsto che gli oneri per la messa a dimora, manutenzione e bonifica di tali interventi dovranno essere a carico della società proponente;

4. Dovranno essere escluse modifiche di ambienti di particolare interesse naturalistico quali canneti caratterizzati da tifeti e fragmiteti, cespuglietti naturali relitti quali siepi a frangola, pioppo tremulo, olmo, barretta del prete, salix cinerea, sponde naturali di corsi d’acqua. Al fine di utilizzare l’arundo donax per il potenziamento della rete ecologica e favorire le funzioni ecologiche, si dovranno evitare i tagli nei periodi sensibili per la fauna ed occorrerà redigere un piano di monitoraggio sugli effetti dell’arundo donax sulla biodiversità, da concordare con gli Uffici regionali preposti alla tutela dell’ambiente.

5. Destinare alla coltivazione di arundo donax solamente terreni agricoli marginali che per caratteristiche pedologiche e colturali sono a scarso reddito. Pertanto sono da escludere dalla messa a coltura i suoli coltivati negli ultimi tre anni a scopi di alimentazione umana ed animale;

6. Sono da escludere dalla coltivazione di arundo donax i terreni classificati in I e II classe di capacità d’uso dei suoli;

7. Sono da escludere i suoli destinati a produzioni biologiche o di pregio sottoposte a marchi di tutela riconosciuti dall’Unione Europea;

8. La produzione di biomassa deve essere ottenuta nel rispetto delle prescrizioni e delle norme previste dalle disposizioni menzionate nella parte A) rubrica Ambiente del regolamento del Consiglio CE 73 del 19 gennaio 2009, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori e conformante ai requisiti minimi per il mantenimento di buone condizioni agronomiche ed ambientali definite ai sensi dell’art. 6 par.1.

9. Gli appezzamenti coltivati ad arundo donax devono avere una fascia di rispetto priva della specie ed essere mantenuti tali da adeguate pratiche di contenimento dall’invasività della coltura. (minimo 10 mt dai corsi d’acqua e 3 mt da altri appezzamenti anche se privi di colture);

10. La proponente dovrà concertare i contratti di approvvigionamento con le associazioni di categoria;

11. La proponente dovrà elaborare un disciplinare di coltivazione dell’arundo donax per prevenire la perdita di fertilità del suolo, impedire invasioni in appezzamenti limitrofi e garantire la bonifica del terreno una volta che questo venga coltivato con latra specie.»

Continua a far discutere il progetto Biofuel della ditta Mossi e Ghisolfi. A intervenire, in termini molto critici e contrari, è oggi Sabrina Sabiu, rappresentante del Partito dei Sardi, una delle componenti della maggioranza di centrosinistra che sostiene la Giunta regionale guidata dal governatore Francesco Pigliaru.

«Nelle scorse settimane – scrive in una nota Sabrina Sabiu – è stato pubblicato nel sito della regione Sardegna il Piano Sulcis, in gestazione da due anni (un tempo lunghissimo in un territorio ormai al collasso). Il documento negli intenti dei relatori dovrebbe essere uno strumento di indirizzo, programmazione e coordinamento di interventi rivolti alla salvaguardia del tessuto produttivo, ad attività di ricerca e sviluppo tecnologico, interventi infrastrutturali, interventi di risanamento ambientale, orientati a favorire il rilancio e lo sviluppo dell’intera area del Sulcis Iglesiente, oltre ad individuare ambiti di eccellenza sui quali costruire nuove prospettive di sviluppo e occupazione. Salvaguardia del tessuto produttivo, Ricerca e Sviluppo tecnologico, Infrastrutture; Risanamento ambientale, Sostegno filiere produttive rappresentano, quindi, i campi di azione del Piano. Tutto bello, tutto chiaro …. Sulla carta! Ci sono alcune proposte che però gridano vendetta al mondo, ad esempio quella che riguarda la produzione di biofuel ad opera della ditta Mossi e Ghisolfi: il Piano Sulcis così recita:È in via di definizione il Contratto di Sviluppo per la realizzazione di un impianto a Portovesme, per la produzione di biofuel, azienda Mossi e Ghisolfi. Al riguardo sono state effettuate numerose riunioni istruttorie sia per la parte industriale che per quella agricola. Il Piano Sulcis contribuirà al finanziamento, con rimborso, dell’investimento industriale. L’azienda Mossi e Ghisolfi ha dichiarato di voler essere in cantiere all’inizio del 2015. L’occupazione di cantiere è di 600 unità medie per 2 anni, con una punta di 800 unità. L’investimento è stimato in circa 220 milioni di euro, con un’occupazione diretta e indotta di circa 300 unità.”»

«Nel Basso Sulcis – sottolinea Sabrina Sabiu – incidono la produzione del carciofo spinoso, quella orticola e relativa trasformazione conserviera e quella vitivinicola, che danno prodotti di eccellenza e di identificazione del territorio ed hanno conquistato importanti mercati fuori dall’isola ottenendo prestigiosi riconoscimenti di qualità. Di conseguenza la domanda è d’obbligo: come si concilia la produzione di biofuel con queste attività? La piantumazione delle canne richiede l’impegno di di 17.000 ettari di terreno fertile, ma secondo la riforma agraria degli anni ’50 ed ancora in vigore, un privato non può avere più di mille ettari di terreno e ogni quota eccedente questa misura può essere assegnata solo a residenti nell’Isola da almeno cinque anni, i quali devono altresì dimostrare un’effettiva ricaduta sul territorio della propria intrapresa.

Il progetto sostiene di occupare alcune centinaia di persone per due anni, cioè ogni anno di produzione costa 110 mln di euro…. E poi? Terminato il biennio si fanno bagagli e burattini e a non rivederci?»

«La collettività sulcitana non è stata neppure interpellata, parlo di quella comunità costituita da imprenditori, agricoltori, allevatori, professionisti e cittadini che si stanno battendo con le unghie e con i denti per salvare quel tessuto socio economico ridotto a brandelli da decisioni scellerate, che purtroppo hanno segnato le sorti del Sulcis degli ultimi 50 anni. Questo – conclude Sabrina Sabiu – è un film già visto con lo sfruttamento minerario prima, con l’industrializzazione di Portovesme poi e con l’accanimento terapeutico degli ultimi vent’anni per mantenere in vita industrie decotte a scapito di alternative di sviluppo ben più valide e più sane per l’ambiente e per le persone che lo abitano, oltre che più durature e meno onerose per la casse pubbliche.»