28 March, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato ieri l’art. 8 “Unione dei Comuni di area metropolitana” del D.L 176/A sul riordino degli Enti locali.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri l’art. 8 “Unione dei Comuni di area metropolitana” del D.L 176/A sul riordino degli Enti locali.

Aprendo la discussione generale sull’art.7 il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che la legge «richiama il testo dell’art. 32 del Testo unico nazionale degli enti locali, anche se i Comuni hanno iniziato relativamente da poco ad utilizzare lo strumento delle unioni». Criticabile, ha aggiunto, «il meccanismo di obbligatorietà che per noi è solo il preambolo che serve a cancellare i piccoli comuni, tendenza confermata del resto da una proposta di legge nazionale del Pd che prevede l’accorpamento dei comuni fino a 5.000 abitanti». «Noi pensiamo – ha concluso – che questa proposta sia coercitiva, frutto di una visione miope che indebolisce l’autonomia delle amministrazioni a danno delle funzioni dei consigli comunali, delle opposizioni con il loro ruolo di controllo, e della stessa democrazia sostanziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, condividendo le argomentazioni di Locci, ha criticato il metodo legislativo seguito «perché per l’ennesima volta si stravolge in corso d’opera il testo della Giunta». «Inoltre – ha proseguito – è irrealistico pensare che la norma porti semplificazione ed efficienza nel sistema delle autonomie, soprattutto per quanto riguarda una mole ingente di beni pubblici e la sorte dei dipendenti di questi enti di cui non ci si occupa; singolare poi, sotto questo profilo, il silenzio dell’Anci di fronte ad una legge che tratta i Comuni come le ultime ruote del carro, siamo di fronte ad un processo di accentramento senza precedenti che è il contrario di quanto serve alla Sardegna».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) si è soffermato sul fatto che «nell’esperienza attuale le gestioni associate non hanno portato alcun tipo di vantaggio ai cittadini, a cominciare dal servizio dei rifiuti solidi urbani da cui sono tagliate fuori le piccole aziende sarde a vantaggio di quelle del nord e della Sicilia, e dei i servizi alla persona che saranno totalmente snaturati a favore delle centrali della cooperazione». «In sostanza – ha concluso – non c’è nessuna grande riforma ma solo un forte indebolimento della democrazia e dei diritti dei cittadini».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha prefigurato dopo l’approvazione della legge «una serie di contraccolpi negativi sulla comunità sarda, espressione di un nuovo centralismo regionale che privilegia oltre ogni misura la città di Cagliari a danno di tutti gli altri territori a cominciare dall’intero nord Sardegna». La riforma, a suo avviso, «poteva essere uno strumento utile per dare finalmente risposte all’Isola ma questo obiettivo è stato clamorosamente mancato, a favore di un quadro istituzionale fortemente sbilanciato che, fra l’altro, farà scomparire i piccoli comuni; in poche parole una riforma senza coraggio».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha messo in evidenza che l’articolo in discussione «è di fondamentale importanza per far capire quali risposte vuole dare la Regione alle popolazioni della Sardegna centrale ed in particolare dell’oristanese ed è amaro constatare che il dibattito avvenga in assenza dei Sindaci e dell’Anci che dovrebbe rappresentarli». «Io – ha ricordato – faccio il sindaco in una unione di comuni che ha 20.000 abitanti, quindi è assurdo dimezzare il requisito a 10.000 prevedendo poi eccezioni mirate per qualche amico senza alcun criterio oggettivo». Tatti ha poi espresso il suo radicale dissenso nei confronti della proposta di legge nazionale del Pd, «una vergogna contro cui soprattutto la Sardegna deve ribellarsi, altrimenti meglio rimettere il mandato nelle mani degli elettori, cosa che io lo farò dalla mia carica di sindaco di Ruinas».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha osservato «l’evidente contraddizione di una legge che, da un lato, si propone di valorizzare il ruolo dei Comuni e dall’altro li mortifica, privandoli degli strumenti necessari per governare le comunità; resta invece il vuoto attorno a Cagliari ed un vuoto ancora più grande nei territori dopo l’abolizione delle province». La riforma, ha aggiunto, «immagina una Sardegna che non c’è mai stata e mai ci sarà perché ignora le tante specificità che storicamente la compongono e, quanto alle unioni dei Comuni, sono uno strumento inefficace che oltretutto si abbatterà sui due terzi dei comuni dell’Isola».

Dopo Marcello Orrù è intervenuto Gianluigi Rubiu (UDC Sardegna) che ha detto che questa riforma “a tutti costi” è una riforma contro la volontà dei sindaci, calata dall’alto per accentrare il potere verso la Giunta e verso Cagliari escludendo i piccoli comuni e il nord Sardegna dai finanziamenti. Inoltre, secondo Rubiu, dal capo secondo dell’articolo 7 iniziano le contraddizioni: i comuni hanno l’obbligo di associarsi. Questa imposizione snatura il ruolo delle istituzioni comunali che non possono scegliere.

Per Attilio Dedoni (Riformatori sardi) questo articolo, che sembra tranquillo, nasconde molte cose che non vanno bene. La coercizione è negativa. I comuni devono poter scegliere come e dove organizzarsi. Sono stati bocciati gli emendamenti: 159 (uguale al 1080 e al 1485), 2397, 2398, 2399, 2400, 2401, 2402, 2403, 2404, 2405, 2406, 2407, 2490, 2409, 2523, 2524, 2525, 2410, 2411. Sull’emendamento 2490 è intervenuto Marco Tedde che, dopo aver espresso il voto a favore, ha detto che questo emendamento tende ad  evitare che ci sia  solo una città metropolitana. Tedde ha sottolineato il silenzio assordante della maggioranza e dei sindaci del Nord Sardegna. Per l’esponente di Forza Italia questa legge aumenterà la desertificazione del nord e del centro dell’isola.  Anche Marcello Orrù (Psd’az) voterà a favore di questo emendamento che cerca di arginare i danni che crea questa legge. Questa riforma è sbagliata e rischia di essere penalizzante per Sassari e dintorni. La Sardegna del futuro – ha detto – è immaginata erroneamente solo su Cagliari. Questa arroganza di imporre una legge blindata non si può accettare. 

E’ stato approvato l’emendamento 2408 (Gavino Manca e più), sostitutivo del comma 7 dell’articolo 7, su cui c’era il parere favorevole della commissione. Questo emendamento stabilisce che la Giunta regionale, entro 90 giorni dall’approvazione della legge individui i comuni sperimentatori  delle zone “a burocrazia zero” e con apposita delibera ne definisca le modalità di attuazione. L’emendamento è stato approvato con 34 sì e 13 no.

Approvato anche l’emendamento 2508 (Tatti e più), su cui la commissione si è rimessa all’aula. Questo emendamento aggiunge il comma 8 bis all’emendamento 1953. Questo comma prevede che la Regione promuova ogni azione necessaria per favorire percorsi di sostegno, quali servizi di accompagnamento, incentivi e/o fiscalità di vantaggio alla creazione d’impresa e al lavoro autonomo, per contrastare il fenomeno dello spopolamento e della disoccupazione nel territorio individuato d’intesa con lo Stato quale Area prototipo per la sperimentazione  della Strategia Nazionale Aree interne. Ignazio Tatti (Udc Sardegna)  ha chiesto all’aula di votare a favore di quest’emendamento che può dare respiro alle zone più depresse dell’isola. 

Via libera poi all’ emendamento 2517 (Deriu e più)  che aggiunge il comma 4 bis all’emendamento 1953. Questo comma 4 bis prevede che i comuni facenti parte di una unione di comuni, il cui territorio coincide integralmente con quello di uno o più isole, costituiscono sub ambiti territoriali ai sensi e con le modalità stabilite dal comma 4.

E’ poi stato approvato l’emendamento 1953, sostitutivo totale dell’articolo 7. Secondo la nuova formulazione dell’emendamento 1953 le unioni dei comuni sono enti locali con autonomia normativa, organizzativa, finanziaria e hanno potestà statutaria e regolamentare. Esercitano le funzioni ad esse attribuite dalla legge  e dai comuni che ne fanno parte. Il secondo comma prevede che tutti i comuni della Sardegna abbiano l’obbligo di associarsi in unione di comuni, salvo i comuni facenti parte della Città metropolitana di Cagliari e le città medie. Al comma 3 si stabilisce che le unioni di comuni sono costituite da quattro o più comuni contermini, con popolazione complessiva non inferiore a 10.000 abitanti, fatte salve le unioni di comuni con popolazione inferiore già costituite alla data dell’entrata in vigore della legge, da una rete urbana, da una rete metropolitana.

Il quarto comma prevede che al fine di una migliore organizzazione dell’esercizio associato delle funzioni e dei servizi e in relazione al particolare contesto territoriale, lo statuto dell’unione può prevedere la gestione delle funzioni e dei servizi per sub ambiti territoriali. Lo statuto determina le modalità organizzative, l’articolazione territoriale e il numero di comuni facenti parte dell’unione che costituiscono sub-ambito territoriale, il quale può essere organizzato, anche attraverso convenzione, esclusivamente tra i comuni facenti parte dell’unione di comuni. La convenzione stabilisce il comune capofila e regola i rapporti tra i comuni ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali).

Il comma 5 stabilisce che entro 90 giorni dall’approvazione del piano territoriale, i comuni non appartenenti a unioni di comuni costituiscano unioni di comuni ovvero aderiscano ad una unione di comuni già esistente. Secondo l’emendamento poi le comunità montane sono equiparate alle unioni di comuni e adeguano il loro statuto e i regolamenti alle disposizioni della legge entro 90 giorni dall’entrata in vigore. Esse esercitano le funzioni di tutela, promozione e valorizzazione della montagna e gestiscono gli interventi speciali per la montagna stabiliti dalla normativa dell’Unione europea e dalla legge statale e regionale.

L’Aula è passata poi all’esame dell’art. 8 “Unione dei Comuni di area metropolitana”. Sentito il parere del relatore di maggioranza e della Giunta sugli emendamenti, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Stefano Tunis.

L’esponente della maggioranza ha espresso forti perplessità sui contenuti della norma. «E’ l’articolo dei sepolcri imbiancati – ha esordito Tunis – nella sua genesi confluiscono tutti i difetti e le modalità operative che Giunta e maggioranza stanno mettendo in campo da inizio legislatura».

Secondo Tunis l’articolo in discussione è la risposta alle rivendicazioni dei territori del Nord Sardegna: «Anche in questo caso, però, il problema non viene risolto – ha rimarcato il consigliere azzurro – siete la maggioranza del differire, del “comincerò domani”. Avrei preferito un’altra strada: l’estensione dei confini della Città Metropolitana a tutta la Sardegna. In questo modo avremmo risolto un’infinità di problemi, a partire dalla cancellazione delle province, voi invece preferite nascondere la polvere sotto il tappeto».  

Michele Cossa (Riformatori) ha puntato l’attenzione sulle modalità di partecipazione dei comuni alla Rete Metropolitana. «Della Rete faranno parte i territori che appartengono alla pianificazione strategica intercomunale. Entro 20 giorni i comuni potranno esercitare l’iniziativa per il distacco. E’ un criterio coattivo – ha attaccato Cossa – il centrosinistra che si erge a difensore dell’autonomia comunale impone ai comuni di far parte della Rete Metropolitana».

Giudizio condiviso da Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale l’articolo 8 rappresenta il tentativo di compensare il mancato conferimento del titolo di Città Metropolitana a Sassari. «La previsione di una Rete Metropolitana formata da due città contermini di almeno 150mila abitanti mette insieme Sassari e Alghero – ha detto Locci – allo stesso tempo obbliga i comuni che fanno parte della pianificazione strategica a entrare nella Rete. Le amministrazioni non avranno scelta e saranno obbligate a stare sotto il cappello di Sassari».

Gianni Lampis (Fd’I) ha definito la legge in discussione «un minestrone indigesto per i sardi». Secondo il rappresentante del centrodestra, l’articolo 8 conferma la volontà della maggioranza di aggirare il problema senza risolverlo. «E’ la legge dei continui rinvii – ha sottolineato Lampis – anche in questo caso si rimanda a un successivo decreto il coordinamento della disciplina statale e regionale in materia di reti metropolitane. E’ una norma destinata al fallimento: tenta di accontentare tutti ma non soddisfa nessuno. Alla  Rete Metropolitana non potrà accedere Olbia pur avendo nel suo territorio un porto e un aeroporto».

Al termine dell’intervento del consigliere Lampis, il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai ha assunto la presidenza dell’Assemblea e ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi totali 189, 1061 e 1496. Non essendo presente il numero legale, il presidente Lai ha sospeso la seduta per 30 minuti.

Alla ripresa dei lavori l’Aula ha respinto tutti e tre gli emendamenti soppressivi dell’art.8.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 2417 all’emendamento n.1945 che è stato però ritirato dal presentatore Salvatore Demontis (Pd).

Il Consiglio ha quindi respinto, in rapida successione, gli emendamenti 2418, 2419 e 2420 e 2421 all’emendamento sostitutivo totale n.1954 (Demontis- Deriu-Agus).

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato la necessità di «restituire dignità ad un territorio come la Gallura almeno con lo status di rete metropolitana, anche se non apre la porta a fondi nazionali ed europei». Adesso, ha lamentato, «non c’è nemmeno questo perché per volontà di uno o due comuni la Gallura non potrà avere la rete metropolitana a causa del tetto di abitanti fissato a 150.000; è una vera e propria discriminazione anche se è stato l’unico territorio della Sardegna che in questi anni è cresciuto con dati sotto gli occhi di tutti, la maggioranza ha mostrato di voler male ad un territorio della Sardegna ma questo però significa voler male a tutta la Sardegna».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha definito la riforma «una grande delusione per tutti e questo emendamento, in particolare, è una grande sconfitta per un territorio che assolutamente non la merita; è il corrispettivo che viene fatto annusare ai consiglieri di maggioranza del Nord Sardegna pur sapendo che non ha alcun contenuto, è il frutto della grande offensiva del presidente Pigliaru e dell’assessore Erriu contro quanti sostenevano una Sardegna differente, con due pilastri e due aree metropolitane, una Sardegna orientata a far crescere tutti con equilibrio».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc Sardegna) ha criticato con forza «l’ostinazione nel sostenere l’idea di una sola città metropolitana maltrattando tutti i sardi che non risiedono a Cagliari, eppure il nord ha titoli uguali se non superiori a quelli del capoluogo». Particolarmente grave, ha concluso, «il silenzio dei sindaci della città interessate».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è riferita al significato di una parte del testo che accomuna definizioni molto diverse, le unioni dei comuni e le aree strategiche con riferimento alla «stipula di accordi con comuni contermini nel quadro di una pianificazione strategica comune».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, contrario, si è espresso in modo molto critico sull’emendamento «inserito in una legge totalmente sbagliata, uno schiaffone in pieno volto per tutto il Nord Sardegna, per giunta col contributo di sassaresi come Pigliaru e diversi consiglieri di maggioranza; resta il fatto che il centralismo regionale deve essere riequilibrato ma non certo con surrogati privi di senso come l’invenzione della rete metropolitana».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), contrario, ha espresso un dubbio analogo a quello della consigliera Zedda perché nel testo si dice chiaramente che «le reti metropolitane svolgono funzioni fondamentali e inoltre si occupano della gestione in forma associata dei servizi pubblici, si tratta di una definizione che va corretta altrimenti non si capisce di cosa stiamo parlando».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha fornito una interpretazione diversa del testo, nel senso che «si intende che la rete metropolitana può stringere accordi con comuni contermini e non ai fini di una pianificazione strategica comune».

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 1954, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano. Il testo disciplina l’istituto della “rete metropolitana” individuandone funzioni ed organi di governo. I Comuni, entro 20 giorni dall’entrata in vigore della legge, potranno deliberare di non aderire con maggioranza qualificata dei due terzi. Entro 30, inoltre, la Giunta proporrà alla commissione paritetica per l’attuazione dello Statuto uno schema di decreto legislativo per coordinare la normativa statale con quella regionale.

Subito dopo l’Aula ha respinto per alzata di mano gli emendamenti dell’opposizione n.2430, 2431, 2432. Approvato invece, sempre per alzata di mano, l’emendamento n. 1955, con parere favorevole della commissione e della Giunta. Prevede che il Sindaco della città media con il maggior numero di abitanti assuma la carica di presidente della rete urbana mentre, per gli altri organi di governo, si applica la disciplina delle unioni dei Comuni.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta per convocare la conferenza dei capigruppo e definire le modalità di prosecuzione dei lavori, con riferimento agli interventi degli assessori dei Trasporti e della Sanità sul grave incidente accaduto stamane a Cagliari in un tratto della rete della metropolitana di superficie.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola ai rappresentanti dell’Esecutivo. 

L’assessore regionale ai trasporti Massimo Deiana, dopo aver rivolto un pensiero ai feriti e alle loro famiglie, ha illustrato le modalità dell’incidente. Per ora – ha detto – è azzardato avanzare ipotesi precise sulle cause dello scontro anche se possiamo affermare che, al  momento dell’incidente, i segnali di controllo dei treni erano regolarmente in funzione. L’assessore ha aggiunto che non sono stati riscontrati danni alla linea ferroviaria. Da domani – ha assicurato l’esponente della Giunta – riprenderà regolarmente il traffico. Intanto, le indagini continuano. Sono in corso gli accertamenti dell’ARST, del ministero dei  trasporti e della procura repubblica. Le indagini saranno agevolate dalla modernità dei mezzi coinvolti nel sinistro che sono dotati dei più moderni sistemi di sicurezza. Sono stati già acquisiti le scatole nere e i filmati delle telecamere che sono dislocate sia sui treni che nelle fermate.

La macchina dei soccorsi ha funzionato. L’assessore della sanità Luigi Arru ha parlato di soccorsi immediati che hanno permesso agli 84 feriti, di cui 3 con il codice rosso, di avere tutte le cure necessarie. Sul luogo dell’incidente sono intervenute 13 autoambulanze che hanno trasportato  62 feriti nei quattro ospedali cagliaritani. Gli altri feriti hanno raggiunto i nosocomi con mezzi propri. 22 feriti sono stati portati al Brotzu, 14  al San Giovanni di Dio, 22 santissima trinità, il resto al Marino.  

Dopo le dichiarazioni degli assessori Deiana e Arru la seduta è stata interrotta.

La Giunta regionale
Il comune di Carboni

giampaolo.cirronis@gmail.com

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