28 March, 2024
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Balzo in avanti delle imprese femminili in Sardegna. Nel 2016 hanno superato le 38mila di cui 6mila artigiane.

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Balzo in avanti delle imprese femminili in Sardegna. Nel 2016, dopo la crescita registrata l’anno precedente, le aziende guidate da donne hanno superato le 38mila unità, di cui ben 6mila risultano essere artigiane.

L’anno si è quindi chiuso con un saldo positivo di +370 unità produttive e con un tasso di crescita dell’1% rispetto al 2015, ben superiore alla media nazionale fermatasi al +0,72%.

E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Osservatorio di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati di Unioncamere del 2016.

Le aziende artigiane guidate da donne nell’isola sono 5.995 e rappresentano il 16,48% di tutte le imprese del settore. La nostra isola, tra i vari comparti regionali artigiani, è la 9ª più “rosa” mentre il primo posto è occupato dall’Abruzzo (20,75%) e l’ultimo dal Trentino (13,32%).

Tra i settori artigiani dove la presenza delle donne è maggiore troviamo “I servizi alla persona”, seguito dal “confezionamento di articoli di abbigliamento”, “servizi di ristorazione”, “attività di servizi per edifici e paesaggio” e “industrie alimentari”“fabbricazione di articoli in pelle”, “imprese tessili”, “servizi di informazione”, “attività ricreative, artistiche e di intrattenimento” e “attività di supporto e servizi agli uffici”.

«La crescita del mondo imprenditoriale femminile – commenta la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – è un segnale molto positivo che potrebbe significare la ripresa del sistema produttivo regionale. Purtroppo, molte di queste realtà sono fragilissime e soggette a ogni tipo di “intemperia”: è fondamentale che vengano tutelate.»

Recenti analisi hanno dimostrato come le imprese femminili crescano più velocemente di quelle maschili, ma hanno un’esistenza più breve: il ciclo di vita medio di un’impresa “rosa” (12,9 anni) è infatti di quasi due anni più corto rispetto alla media delle imprese in generale (14,7 anni). Segnale che, nonostante i progressi fatti fino ad ora, le imprenditrici ancora devono fare i conti con criticità superiori alla media durante l’attività economica.

Confartigianato, inoltre, ha calcolato come il tasso di occupazione delle donne senza figli sia pari al 55,5% ma scenda al 52,8% per le donne con figli. Addirittura il tasso di occupazione scende al 44,7% per le donne con figli tra i 25 e i 34 anni.

«Negli ultimi anni, però – prosegue la presidente di Confartigianato Sardegna – sono stati fatti enormi passi avanti. Un esempio è il voucher baby-sitting, che ha segnato il superamento di un’incomprensibile disparità di trattamento tra dipendenti e titolari d’impresa. Certamente non basta ancora bisogna proseguire su questa strada per offrire alle donne i servizi indispensabili a conciliare il lavoro e la cura della famiglia. Chiediamo che la Politica si impegni, ancora di più rispetto a quanto già sta facendo, su queste imprescindibili necessità.»

Per Confartigianato Sardegna, occorre continuare promuovere lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile e favorire, appunto, la conciliazione tra lavoro e cura della famiglia, compito difficile in un Paese, come l’Italia, che investe poco in servizi sociali. E’ necessario, per questo, costruire un sistema di welfare che permetta alle imprenditrici di esprimere nel lavoro e nell’impresa le proprie potenzialità, realizzando un percorso di crescita personale e offrendo il proprio contributo allo sviluppo economico e sociale.

Da anni la Confartigianato combatte la battaglia per ottenere i voucher per l’assistenza di familiari anziani e disabili, o di quelli per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la titolare nell’attività d’impresa, o del credito d’imposta per incentivare la creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare la famiglia e per l’infanzia e degli sgravi fiscali e contributivi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di maternità.

«E’ fondamentale continuare a fare delle politiche non finalizzate solo alle start up innovative – riprende Maria Carmela Folchetti – ma bisogna fare in modo che l’imprenditoria femminile possa nascere e continuare anche a crescere, anche dal punto di vista “mentale” e non solo numerico. Ciò che manca, sempre di più è la storica legge 215 per l’imprenditoria femminile, quella che in Italia permise la nascita di 70.000 aziende guidate da donne e permise un incremento occupazionale di oltre 90.000 unità in tutta Italia.»

«In ogni caso – conclude la presidente Folchetti – con o senza incentivi o voucher, per fare l’imprenditrice e la mamma, in Sardegna bisogna essere sempre più brave. Molto più brave.»

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giampaolo.cirronis@gmail.com

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