25 April, 2024
HomeSanitàIl ministero della Salute ha concesso la deroga sui punti nascita con meno di 500 parti all’anno solo per gli ospedali di Scandiano (Re) e per i due del cratere sismico: Mirandola (Mo) e Cento (Fe).

Il ministero della Salute ha concesso la deroga sui punti nascita con meno di 500 parti all’anno solo per gli ospedali di Scandiano (Re) e per i due del cratere sismico: Mirandola (Mo) e Cento (Fe).

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Il ministero della Salute ha concesso la deroga sui punti nascita con meno di 500 parti all’anno solo per gli ospedali di Scandiano (Re) e per i due del cratere sismico: Mirandola (Mo) e Cento (Fe).

Non viene concessa per le strutture di Castelnovo ne’ Monti (Re), Pavullo nel Frignano (Mo), Borgo Val di Taro (Pr) e La Maddalena (SS). Di conseguenza, l’attività in questi ultimi punti nascita dovrà essere sospesa.

«Ancora una volta la politica perde un’occasione per dimostrarsi vicina ai cittadini, anzi penalizza proprio le realtà più lontane, più scomode rispetto alle città – dice Emanuela Cioni, presidente CISADeP – Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche -; questa decisione ci rattrista perché comporta conseguenze molto negative anche per il nostro territorio, crediamo, infatti, che sia così messa una pietra sopra alle possibilità di riaprire il punto nascita di Porretta Terme; ma, contemporaneamente, questa decisione ci da ancora maggiore determinazione, perché conferma che è necessario, fondamentale, difendere con tutte le forze i presidi ed i servizi ancora presenti ed attivi nelle aree disagiate.»

«Dobbiamo quindi ribadire che le persone residenti in montagna e nelle isole – aggiunge Emanuele Cioni – sono considerate cittadini di serie B e che la volontà della politica, dietro parole come sicurezza ed ottimizzazione è di smantellare un pezzo alla volta gli ospedali delle zone più disagiate!»

«La Regione afferma che verranno messi in campo investimenti per potenziare gli ospedali montani e per mettere in sicurezza i futuri parti, benissimo, vogliamo crederci, ma secondo noi i protocolli messi in atto finora nel nostro territorio non garantiscono la tanto decantata sicurezza di partorienti e nascituri. Seppur delusi – conclude Emanuela Cioni -, siamo ancora più motivati e determinati a continuare questa lotta, chiedendo l’aiuto dei cittadini, perché è ormai chiaro che i nostri diritti dobbiamo difenderli da soli.»

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