23 April, 2024
HomeAmbienteRifiutiIl presidente dell’Associazione Consumatori Sardegna, Marco Mameli, sollecita chiarezza sulle procedure autorizzative per la nuova discarica della Portovesme srl.

Il presidente dell’Associazione Consumatori Sardegna, Marco Mameli, sollecita chiarezza sulle procedure autorizzative per la nuova discarica della Portovesme srl.

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Il presidente dell’Associazione Consumatori Sardegna, Marco Mameli, ha diffuso una nota sulla procedura autorizzativa per la realizzazione della nuova discarica della Portovesme srl, resasi necessaria per l’esaurimento della discarica di Genna Luas. Dopo aver ricostruito gli eventi degli ultimi mesi, che hanno portato prima all’autorizzazione per un ampliamento di Genna Luas per 25.000 mc di rifiuti, per ulteriori due mesi circa di operatività (fino a novembre), poi alla riunione congiunta tra Presidenza della Giunta, Azienda e Sindacati che ha portato alla determinazione, nella situazione transitoria, di costruire un deposito provvisorio, Marco Mameli rileva che «il riesame ed eventuale approvazione del progetto, comporta non meno di 3-4 mesi e la costruzione del primo lotto della nuova discarica, non meno di 9 mesi (come da crono programma presentato); tutto ciò vuol dire che il nuovo impianto potrà ottimisticamente entrare in esercizio non prima di 12-14 mesi dall’esaurimento dell’ampliamento autorizzato. In questo tempo la produzione di rifiuti supererà i 100.000 mc. Trattandosi di rifiuti pericolosi, il deposito preliminare individuato come toccasana, è un impianto soggetto a VIA ed AIA, i cui tempi tecnici minimi superano i sei mesi dalla pubblicazione del progetto, che non risulta tuttora avvenuta. E’ quindi evidente – aggiunge Marco Mameli – che per novembre/dicembre, periodo di esaurimento dell’ampliamento ottenuto e per almeno ulteriori 12 mesi non saranno disponibili né il deposito preliminare (ammesso che sia autorizzabile), né la nuova discarica».

«A questi quesiti – conclude Marco Mameli – sono dovute risposte chiare ed ufficiali da parte degli Enti (Regione, Provincia) e dell’Azienda, visto che l’applicazione (obbligatoria) delle procedure vigenti, non consente la continuità operativa dello stabilimento.»

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