28 March, 2024
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Carmen Pellegrino con “Se mi tornassi questa sera accanto” (Giunti) per la sezione Narrativa e Maria Grazia Calandrone con “Gli scomparsi” (Lieto colle) per la Poesia, sono le vincitrici della trentaduesima edizione del premio letterario intitolato allo scrittore sardo Giuseppe Dessì (1909-1977).

I loro nomi vanno ad affiancarsi a quelli del filosofo Remo Bodei, cui è andato il Premio Speciale della Giuria, e dei vincitori del Premio Speciale della Fondazione di Sardegna: il critico letterario Carlo Ossola e Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia Treccani e presidente del Salone Internazionale del Libro.

I vincitori sono stati proclamati e premiati questa sera (sabato 23 settembre) a Villacidro nel corso della cerimonia condotta dalla giornalista Roberta Floris e arricchita dalle letture degli attori Emilia Agnesa e Giacomo Casti e dalla musica del sassofonista Enzo Favata. L’atteso appuntamento s’inseriva in una settimana culturale ricca di eventi, che ancora domani (domenica 24 settembre) animerà la cittadina del Sud Sardegna dove Giuseppe Dessì aveva le sue radici, e che ha ispirato pagine fondamentali della sua produzione letteraria (su tutte quelle del romanzo “Paese d’ombre”, Premio Strega nel 1972).  

Oltre al prestigioso riconoscimento, alle due vincitrici è stato assegnato un premio dell’importo di cinquemila euro, mentre a ciascuno degli altri finalisti – Alberto Capitta con “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand” (edito da Il Maestrale) e Roberto Pazzi con “Lazzaro” (Bompiani) per la narrativa, Alberto Nessi con “Un sabato senza dolore” (Interlinea) e Daniele Piccini con “Regni” (Manni) per la poesia – sono andati millecinquecento euro. 

«Di Carmen Pellegrino aveva impressionato, nel 2015, ‘Cade la terra’, che ci aveva consegnato una voce speciale e già riconoscibilissima – si legge nella motivazione della giuria che ha assegnato l’alloro per la sezione narrativa alla scrittrice campana (è nata a Polla nel 1977), autrice di saggi di storia e racconti -. Pellegrino, insomma, nutriva da subito di poesia la sua scrittura, irrigandola come, col corpo, fa ogni sistema vascolare. Prendete il titolo di quest’ultimo romanzo, ‘Se mi tornassi questa sera accanto’: che deriva appunto da un verso d’una poesia sul padre di Alfonso Gatto e riportata in epigrafe. C’è però un altro motivo, forse più profondo: che la poesia può giocare meglio coi simboli di quanto non faccia il romanzo.»  

Poetessa, drammaturga, artista visiva, performer, organizzatrice culturale, autrice e conduttrice di programmi culturali per Radio 3, per i quotidiani “il manifesto” e “Corriere della Sera” e per “alfabeta2” e “doppiozero”, la milanese Maria Grazia Calandrone vince invece la sezione del premio dedicata alla poesia perché «affronta, con la raccolta ‘Gli scomparsi’, quello che definisce il ‘museo dinamico dello schermo televisivo’, ovvero la popolare trasmissione che da anni, col titolo ‘Chi l’ha visto’ (…)con quell’atteggiamento ‘sperimentale’ che tutti noi, ‘scimmia nuda che siamo’ avviciniamo le realtà più o meno virtuali. (…)A distanza di quasi un secolo, ripercorre così una sua personalissima Spoon River che non ha più nulla della cultura in cui è nata la celebre ‘antologia’ di Lee Master, che tanto peso ha avuto nella cultura italiana, anche in quella pop (…)». 

La stessa commissione giudicatrice ha deciso all’unanimità di attribuire il Premio speciale della Giuria al filosofo Remo Bodei «(…) per il suo brillante cammino, riconducendolo almeno per questa sera in qualche modo alle origini, a un luogo delle ‘radici’ che è stato capace di rifrangere altrove, perché ‘ogni punto dell’universo è anche il centro dell’universo’, come ricordava il nostro Dessì».

“Il Viaggio nell’anima dell’Europa”, il dossier di meditazioni dell’insigne italianista del College de France Carlo Ossola in sedici tappe attraverso il Vecchio Continente, realizzato quest’anno  per le pagine del Sole 24 Ore, è menzionato nella motivazione del Premio Speciale della Fondazione a lui attribuito: «Con la sua scrittura densa, ricca di richiami ai classici ma proiettata nella contemporaneità, ha ricordato in questo itinerario i punti di unione e non quelli di divisione, la forza delle idee della cultura occidentale, l’apertura, la tolleranza, i valori da custodire e trasmettere». 

«Pochi, come Massimo Bray si sono spesi in questi anni di confusione istituzionale e politica, nel nome e per conto degli interessi superiori della cultura vista come bene comune prezioso, da condividere, far crescere, custodire – sottolinea la motivazione dell’altro Premio Speciale della Fondazione. Un premio che “è anche un riconoscimento al valore di testimonianza che la sua attenzione, la sua disponibilità, la sua qualità e la sua vicinanza al mondo del libro, dell’arte, della cultura in toto rappresentano nonché un esempio per chi vuole seguire le sue orme o fa un mestiere affine al suo.»

Le opere vincitrici del concorso letterario sono il frutto della selezione, tra 227 volumi di narrativa e 121 di poesia iscritti al premio, operata dalla giuria presieduta da Anna Dolfi (italianista dell’Università di Firenze, socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell’opera di Dessì), e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Massimo Onofri, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci.

 

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Edizione numero trentadue per il premio “Giuseppe Dessì”, il concorso letterario intitolato allo scrittore sardo (1909 – 1977), in programma dal 18 al 24 settembre a Villacidro, cittadina nella quale l’autore di “Paese d’ombre” (premio Strega nel 1972) aveva le sue radici.

Promosso e organizzato dalla Fondazione “Giuseppe Dessì” e dal comune di Villacidro col patrocinio dell’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, della Fondazione di Sardegna, del ministero per i Beni e le Attività culturali e del Turismo e del Gal Linas Campidano, il premio ha registrato anche quest’anno un cospicuo numero di opere iscritte alle due sezioni in cui si articola, 227 di narrativa e 121 di poesia, con la consueta partecipazione delle principali case editrici nazionali.

Alberto Capitta con “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand” (edito da Il Maestrale), Roberto Pazzi con “Lazzaro” (Bompiani) e Carmen Pellegrino con “Se mi tornassi questa sera accanto” (Giunti) per la narrativa; Maria Grazia Calandrone con “Gli scomparsi” (Lieto colle), Alberto Nessi con “Un sabato senza dolore” (Interlinea) e Daniele Piccini con “Regni” (Manni) per la poesia: sono questi i finalisti selezionati dalla giuria presieduta da Anna Dolfi e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Massimo Onofri, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci.  

Agli stessi giurati spetterà il compito di proclamare e premiare i vincitori nella cerimonia in programma il 23 settembre (dalle 18) nella piazza del Municipio di Villacidro. Cinquemila euro il premio per il primo classificato di ciascuna delle due sezioni (millecinquecento, invece, agli altri finalisti), oltre alla gratificazione di iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del concorso letterario accanto a quello di scrittori come Nico Orengo, Laura Pariani, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Giuseppe Lupo, Antonio Pascale, Maurizio Torchio, Edgardo Franzosini e di poeti come Elio Pecora, Patrizia Cavalli, Maria Luisa Spaziani, Giancarlo Pontiggia, Alda Merini, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Gian Piero Bona, Alba Donati, Mariagiorgia Ulbar e Milo De Angelis, tra i vincitori delle precedenti trentuno edizioni del Dessì.

Nel corso della stessa cerimonia – che, novità di quest’anno, si sposta dalla consueta collocazione domenicale al sabato – verranno conferiti anche altri due riconoscimenti: il Premio Speciale della Giuria e il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna. Il primo viene assegnato a una personalità di spicco della vita pubblica o culturale nazionale: nel suo albo d’oro compaiono così scrittori, intellettuali, giornalisti e personaggi dello spettacolo come Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti. Dopo l’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, vincitore un anno fa, il Premio speciale della Giuria stavolta va al filosofo Remo Bodei.

Novità assoluta della scorsa edizione del Dessì, il Premio Speciale Fondazione di Sardegna in questa seconda occasione viene assegnato al critico letterari Carlo Ossola e Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia Treccani e presidente del Salone Internazionale del Libro (nonché ex ministro per i Beni, le Attività culturali e il Turismo del governo Letta).

 

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Il 21 luglio prende il via il consueto appuntamento con le anteprime estive del “Cabudanne de sos poetas” realizzate in collaborazione con Tocoele Associazione culturale e con la Biblioteca comunale di San Vero Milis. Sette incontri dal 21 luglio al 18 agosto che anticipano la tredicesima edizione del festival di poesia, musica, letteratura, tra i più importanti della Sardegna e promuovono la cultura e la poesia nei comuni vicini, valorizzando il territorio. L’intrattenimento si sposa al messaggio culturale. Tutti gli incontri si terranno nei comuni di Milis, Bonarcado, Narbolia, San Vero Milis, Seneghe, Cuglieri/S’Archittu, Scano Montiferro, all’interno di chiese, nuraghi e case antiche, la cui storia e il significato territoriale vengono illustrati da esperti dell’associazione Tocoele. Presentazioni di autori, novità editoriali, ma anche film, documentari, e intrattenimento musicale.

«Il tema riprende quello centrale della tredicesima edizione del Cabudanne, ovvero quello delle “Rivoluzioni”, dedicato all’anniversario che cade quest’anno di grandi momenti di svolta nella storia europea, dalla Riforma luterana alla Rivoluzione russa», spiega Mario Cubeddu, presidente dell’associazione Perda Sonadora – «Da vent’anni circa si parla di rivoluzione nella produzione sarda in questo campo, con la comparsa di autori nuovi che hanno conquistato rilevanza nazionale, a partire dal compianto Sergio Atzeni, morto prematuramente nel 1995. Qual è la situazione attuale?». Un salto, dunque, nel campo della narrativa in queste anteprime d’estate per proporre alcune delle voci più interessanti della narrativa sarda di questi anni. «Si parte dai giovani Alberto Capitta e Alessandro De Roma, già affermati in campo nazionale, ad autori di valore legati a temi ed esperienze a noi più vicine, come Nicolò Migheli, autore di romanzi storici che riprendono vicende passate della Sardegna, e Bachisio Bandinu che ha sperimentato una narrativa in due lingue con la doppia edizione, in sardo e in italiano, del suo romanzo “Sa manu de s’umbra”. Particolare è poi l’opera di Luciano Marrocu “Deledda, una vita come un romanzo”, in cui il noto storico/narratore propone un’operazione di reinvenzione e narrazione di un’esistenza raccontata appunto come se si trattasse di una vicenda romanzesca».

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Le ironiche ballate di Renzo Cugis e Samuele Dessì nello spettacolo “Si stava peggio quando si stava peggio”, l’incontro tra Filippo Martinez e Gavino Murgia nel reading “Suoni dal buio”, e Alberto Capitta con il suo romanzo “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand”. L’ultima settimana del festival Street Books di Dolianova si apre con tre appuntamenti di grande richiamo, tutti ad ingresso gratuito e in programma alla Villa De Villa, con inizio alle 21.30.

Si parte lunedì 17 luglio con “Si stava peggio quando si stava peggio”, uno spettacolo di e con Renzo Cugis e le musiche in scena di Samuele Dessì. Un attore in scena con un musicista a suo fianco a fare da colonna sonora racconta storie più o meno personali e più o meno vere. Storie per raccontare che, se non ci sono più i gusti e le stagioni di una volta, è perché non ci siamo più noi. I noi di una volta. “Si stava peggio quando si stava peggio” è un invito a riconsiderare il passato per riconsiderare il presente e, un modo per tentare di combattere la nostalgia: inutile stato psicologico che invade il prezioso posto riservato ai ricordi ed alla memoria.

Un incontro insolito con un esito originale: da una parte l’autore, scrittore e regista (e tante altre cose ancora) Filippo Martinez, dall’altra il sassofonista Gavino Murgia. Insieme martedì 18 presentano il reading “Suoni da buio”. Come nella Pompei prima dell’eruzione, anche oggi viviamo “a luce spenta in un ambiente chiuso”. Il feroce dio Denaro ha dettato le sue priorità e l’umanità si è piegata ai suoi diktat di volgarità e violenza. Gavino Murgia sarà armato del suo sassofono, Filippo Martinez della sua voce. Avvolti dalle note di Gavino Murgia ascolteremo le parole di poeti sardi del ‘900 e di questo secolo: da Emilio Lussu a Felicina Trebini, da Antonio Gramsci a Luca Foschi, da Nino Nonnis a Sergio Atzeni, da Renzo Cugis a Marco Schintu. Musica e poesia: “Suoni dal buio” è un piccolo tentativo di resistenza di un mondo alla ricerca della luce.

Mercoledì 19 si torna ai libri con “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand” (Il Maestrale). A presentare il romanzo sarà l’autore Alberto Capitta che dialogherà con Emanuele Cioglia. Nell’occasione, sarà attivo il servizio gratuito di bibliositting: i bambini a partire dall’età di sei anni potranno appassionarsi al divertimento della letteratura grazie al laboratorio creativo curato da Eliana Aramu “Gli Sporcelli e altri personaggi ripugnanti”, ispirato a Roald Dahl.

Teatro Centrale Carbonia copia

“Incroci di parole e di scritture dal mondo mediterraneo” è la conclusione della VI edizione de “La città che legge. Mediterraneo: navigare tra le letterature”. Due giorni, il 6 e il 7 novembre, di incontri e di dialoghi fra giovani e adulti, fra italiani e stranieri, fra chi scrive e chi legge. Le mattine sono state dedicate alle scuole: la prima mattina apertura presso la sezione di storia locale, nella Grande Miniera, della mostra “I libri fanno parlare scrivere disegnare pensare sognare…”: gli elaborati esposti sono stati prodotti nelle classi durante i laboratori di lettura de “La città che legge…”. In contemporanea Ribka Sibhatu ha incontrato le classi di una scuola primaria che hanno letto le sue fiabe. La mattina seguente ancora incontri: presso il teatro centrale la compagnia Teatro Impossibile ha messo in scena, in una sala gremita di scolaresche di Carbonia, ma soprattutto di San Giovanni Suergiu, di Portoscuso e di Paringianu, le fiabe eritree di “L’esatto numero delle stelle”: la scrittrice era presente ed ha animato il dibattito con giochi e racconti dalla sua terra. In contemporanea presso le scuole superiori si sono svolti gli incontri con gli scrittori e si è parlato sia dei libri letti nelle classi che dei temi che sarebbero stati approfonditi nell’incontro del pomeriggio. La prima sera sono stati ospiti, sul tema “Pensare il Mediterraneo per pensare un’altra Europa” il prof. Piero Bartoloni che con i suoi studi e le sue pubblicazioni testimonia le nostre origini fortemente contaminate, come è per tutti i popoli del Mediterraneo, una contaminazione reciproca favorita dal “vuoto” del mare fra le terre, che di volta in volta è stato colmato dai popoli più forti e più intraprendenti. La contaminazione sta all’origine della nostra identità sulcitana e sarda, conseguenza della nostra centralità nel Mediterraneo, ed è da questa centralità che è partito il nostro progetto di diffusione della lettura nelle scuole, per un riconoscimento identitario e insieme per un incontro con “l’altro” e le letterature sono state lo strumento per la navigazione in questo nostro mare. Se l’Europa riconoscesse questa centralità storica e geografica e guardasse con più attenzione al mondo mediterraneo, al luogo dove si incontrano tre continenti, dove sono nate le tre religioni monoteiste, al luogo dove sono aperti i conflitti più lunghi e più difficilmente risolvibili, forse acquisterebbe un suo ruolo di mediazione fra Oriente e Occidente e, insieme, quell’autonomia politica che i suoi fondatori sognavano, di conseguenza la centralità della Sardegna non sarebbe riconosciuta solo per dare ospitalità al 65% delle basi militari della Nato alloggiate nel territorio italiano. Altro ospite della serata è stato l’autore di “Riscatto mediterraneo” un libro che racconta di milioni di persone, soprattutto giovani, che negli anni scorsi hanno occupato le piazze delle capitali del Mediterraneo: in Egitto, in Tunisia, in Algeria, in Grecia, in Spagna, in Italia… e il Mediterraneo è diventato il luogo della resistenza contro i fondamentalismi orientali e occidentali, il fondamentalismo islamico e quello del mercato, attraverso l’adozione di pratiche di distribuzione e di resistenza, che sono proprie della “politica diffusa”, che nasce, ma non riesce a crescere, perché non trova una cornice teorica e sta lontana dai luoghi delle grandi decisioni. Secondo Gianluca Solera si può pensare di creare un nuovo Rinascimento per la Sardegna, per l’Italia e per l’Europa tutta, coltivando la socialità, la gratuità, la diversità e la cittadinanza. La giovane professoressa Roberta Petrillo ci ha raccontato di chi fugge attraverso il Mediterraneo, è ricercatrice presso la Sapienza di Roma e si occupa di politica migratoria e di geopolitica dei flussi migratori: nessuna frontiera può arginare la volontà di allontanarsi dalla propria terra, a qualsiasi prezzo, anche a costo della vita: l’emigrazione è tanto più un problema sociale quanto più lo si subisce e non lo si governa: occorre pensare ad una politica di integrazione che non si limiti alla tolleranza, ma che riconosca il valore delle culture diverse e ne faccia una risorsa. Così abbiamo fatto noi nella seconda serata, rendendo protagonisti di un evento culturale scrittori provenienti da mondi e da lingue madri diverse dall’italiano.

L’incontro della prima sera è stato coordinato dal giornalista Ottavio Olita, che ha legato in modo armonioso i diversi interventi, pur non rinunciando ad esporre i suoi punti di vista.

La seconda sera è stata dedicata al dialogo fra scrittori, coordinato da Luigi Manconi e Valentina Brinis, che hanno scritto “Accogliamoli tutti” libro dal titolo forse provocatorio, ma che racconta una razionale proposta di integrazione e di scambio, conveniente sia per gli stranieri che per i locali. E’ un libro che richiama lo spirito che ha suggerito l’incontro della seconda sera “Nuovi immaginari per una nuova letteratura”: tanti sono ormai gli scrittori e le scrittrici di lingua madre italiana che scrivono di migrazioni e di migranti e tanti scrittori e scrittrici di lingua madre straniera scrivono in italiano di sé e degli italiani: è la letteratura di migrazione. E’ un reciproco specchiarsi che permette la conoscenza dell’altro e del suo sguardo su di noi, uno sguardo staccato, ironico, che ci costringe a sorridere delle nostre debolezze e del nostro carattere di “italiani brava gente” che non sanno fare i conti col proprio passato e neanche col proprio presente, perché è vero quello che ha detto Ribka Sibhatu, eritrea di origine e con cittadinanza francese, ma che vive in Italia, che il problema non è l’immigrazione, ma come la si affronta.

Ospite della seconda serata, il prof. Wasim Damash, che insegna letteratura araba presso l’università degli studi di Cagliari, traduttore di opere di scrittori palestinesi suoi connazionali. Il professore  tante volte è stato ospite e insieme collaboratore nel nostro progetto di conoscenza delle letterature del Mediterraneo, è espressione di una integrazione che favorisce non tanto la multiculturalità, quanto la più produttiva intercultura, che è scambio e rispecchiamento reciproco.

Hamid Ziarati, scrittore proveniente dall’Iran, che ha regalato ai nostri studenti delle superiori due bellissimi romanzi di formazione in cui ciascuno può riconoscersi, ricchi di ironia e di allusioni, leggeri nel tono e nel ritmo, ma dolorosamente e profondamente dentro la realtà di un Iran “ancora immerso in un suo feudalesimo”.

Ribka Sibhatu ha portato in Italia e nelle scuole primarie e secondarie di primo grado le favole della sua Eritrea, che è stata costretta a lasciare e di cui porta testimonianza nei gesti nelle parole nei giochi che ha proposto ai bambini e alle bambine che ha incontrato nelle scuole e presso il teatro centrale, ha testimoniato l’esperienza di una donna che non si rassegna a pensare il suo paese nelle mani di un dittatore sanguinario con il quali i governi europei e lo stesso governo italiano continuano ad avere rapporti commerciali: forse non tutti sapevamo che i naufraghi delle coste di Lampedusa provenivano quasi interamente dall’Eritrea, ma si deve dire il meno possibile, per non rovinare le relazioni commerciali, e lei ce l’ha raccontato.

Mariangela Sedda che ha scritto e presentato a Carbonia “Oltremare” e “Vincendo l’ombra” due romanzi epistolari, di emigrazione in Argentina, ha ricostruito le tappe della letteratura di migrazione  dalle sue origini,  quando chi migrava erano gli italiani e le italiane e ha messo in evidenza quanto le donne fin dall’inizio abbiano avuto un ruolo da protagoniste, ruolo che continuano a conservare perché tante sono le scrittrici straniere che arricchiscono la letteratura di migrazione e insieme l’imaginario della nostra letteratura, alcune di queste hanno trovato posto nella bibliografie che abbiamo proposto alle scuole.

Alberto Capitta, lo scrittore di “Creaturine” e di altro, ha parlato della sua esperienza con i carcerati di Badd’e carros, pubblicata in “Evasioni di inchiostro”: il valore ed il significato delle parole in un contesto costrittivo, che mette in evidenza le differenze, non per valorizzarle, ma per sentirsi almeno un gradino superiore rispetto a qualcun altro: con le “Evasioni di inchiostro” sono state trovate parole più giuste.

Con la navigazione nel mare delle letterature siamo approdate in questa VI edizione alla letteratura di immigrazione, penso che sarà questo il filone su cui continueremo a fare ricerca per proporre alle scuole le prossime edizioni de “La città che legge”.

Anna Lai

Presentazione libriamoci 2 copia

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E’ stato presentato questa mattina, nella sala riunioni della Torre Civica di Carbonia, il festival letterario “La Città che Legge; Mediterraneo: navigare fra le letterature. Incroci di parole e scritture dal mondo mediterraneo”, che si svolgerà a Carbonia il 6 e 7 novembre 2014.

Il festival è la conclusione del progetto di diffusione della lettura “La Città che Legge; Mediterraneo: navigare fra le letterature”. Un progetto che ha nelle sue 6 edizioni coinvolto complessivamente centinaia di insegnanti e fino a 20000 studenti di ogni ordine e grado delle scuole del Sulcis. Un festival sull’immaginario della nostra letteratura, arricchito dalle voci di chi viene dal Mediterraneo.

Tra le iniziative in programma, giovedì 6 novembre alle ore 10.00, presso la Sezione di Storia Locale, l’apertura della mostra “I Libri Fanno Parlare, Scrivere, Disegnare, Pensare, Sognare…“, con i lavori degli studenti elaborati nell’ambito del progetto “La Città che Legge”, mentre venerdì 7 novembre presso il Teatro Centrale, sempre alle ore 10:00, la compagnia Teatro Impossibile mette in scena le favole eritree di Ribka Sibhatu “L’Esatto Numero delle Stelle”. Nel pomeriggio del 6 e 7 novembre nella sala convegni del CICC (Centro Italiano per la Cultura del Carbone) si svolgeranno incontri e dibattiti con importanti ospiti di rilievo nazionale, in presenza di Ribka Sibhatu, Hamid Ziarati, Wasim Dahmash, Mariangela Sedda, Alberto Capitta e Giulio Angioni.

L’intero festival è organizzato dall’Associazione Culturale Libriamoci e dalla Libreria Lilith, con il contributo della Fondazione Banco di Sardegna, del comune di Carbonia (nella conferenza stampa di presentazione era rappresentato da Loriana Pitzalis, assessore della Cultura), della gestione commissariale dell’ex Provincia di Carbonia Iglesias e dalla Presidenza del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna.