20 April, 2024
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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

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Nuovo passo avanti questa mattina, in Consiglio regionale, verso l’approvazione definitiva del D.L. 130.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato il ritardo con il quale si è aperta la seduta, rispetto all’ora stabilita per la convocazione. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha invece svolto il suo intervento sul tema normato dall’articolo 17 (la disciplina degli interventi nelle aree rurali) che rappresenta una delle questioni in cui appare più marcato il contrasto tra le posizioni della maggioranza e della minoranza. Oscar Cherchi ha ricordato quindi il differente testo esitato dalla IV commissione rispetto all’originaria proposta della Giunta e i successivi emendamenti presentati dall’esecutivo. A giudizio dell’esponente di Fi è dirimente la questione del cosiddetto “lotto minimo”. «La Giunta conferma i 3 ettari previsti nel Ppr – ha spiegato Cherchi – ma alcuni emendamenti di alcuni consiglieri della maggioranza riducono a 2 ettari e a un ettaro le superfici necessarie per richiedere l’autorizzazione ad edificare».  Oscar Cherchi ha quindi invitato giunta e maggioranza a esplicitare quale sia l’orientamento sul tema del lotto minimo così da consentire un confronto efficace anche con i gruppi della minoranza.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha definito “superati” i concetti di metro quadro e metro cubo riferiti alle attività in agricoltura ed ha ricordato le novità introdotte in materia nella Regione Toscana. «Occorre prestare attenzione – ha spiegato Locci – alla sostenibilità ambientale dei progetti aziendali piuttosto che alle estensioni e alle superfici, perché il mondo agricolo è profondamente mutato ed è evidente che all’interno della stessa azienda agricola si coniugano oltre alle coltivazioni anche le attività legate al turismo e al commercio». L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta e la maggioranza a considerare distinti i provvedimenti che riguardano le attività economiche in agro da quelle attinenti le residenze in agro.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha sottolineato una generale confusione nell’esame del provvedimento ed ha evidenziato una differente posizione della Giunta rispetto al pronunciamento della competente commissione consiliare. Anche Alessandra Zedda ha rivolto la sua attenzione sul tema del lotto minimo («concordiamo con l’estensione di un ettaro») ed ha invitato Giunta e maggioranza a tenere ben presenti le nuove tecniche per le attività agricole che consentono livelli soddisfacenti di produttività con un ridotto utilizzo del territorio.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di ritrovare nel dettato dell’articolo 17 la spiegazione delle affermazioni fatte dal presidente Pigliaru in sede di dichiarazioni programmatiche a proposito di “paesaggio” e produzioni agricole. «Dimostrate – ha attaccato Tunis – la vostra visione contemplativa della Sardegna e dimostrate di non capire cosa significa l’approvazione di queste norme per le  proprietà dell’agro». L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il tradizionale uso della campagna, anche a scopo abitativo,  nelle comunità della Sardegna ed ha evidenziato come per molte famiglie l’agricoltura costituisca una forma di reddito accessorio. Stefano Tunis ha concluso denunciando che, insieme con l’introduzione dell’Imu agricola, la norma in discussione, se approvata, porterà al crollo del mercato dei territori dell’agro in tutta la Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’articolo «una colonna portante di un corpus normativo contraddittorio e profondamente sbagliato, prima con una modifica radicale del testo della Giunta che in commissione diventa un testo di divieti assoluti, poi con l’emendamento successivo della Giunta che materializza nuovamente la presenza del fantasma che fin dall’inizio ha aleggiato su questa legge». «In tutto il mondo e in tutta Italia – ha ricordato Tedde – l’agro è cambiato e non è più un’area vasta da mettere sotto una cappa; noi mettiamo l’uomo al centro della terra per lavorarci e per custodirla, mentre il ripescaggio del Ppr è una deriva fondamentalista che non deve prevalere in Consiglio regionale, per questo siamo al fianco di quella parte dei sardi, presente anche in alcuni settori della maggioranza, che vuole far vivere le nostre campagne».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «evocare il solito fantasma significa dire la verità, è uno dei chiodi fissi di una certa visione delle campagne sarde che, fra l’altro, sostiene la divisione fra zone agricole costiere e zone agricole interne ritenendo che siano tutti abusivi ma non è così. In Sardegna – ha continuato – ci sono aree dove sono nati piccoli borghi per iniziativa di tanti agricoltori, con insediamenti in parte legati anche al turismo, con persone che fanno impresa valorizzando la nostra terra». Basta, ha esortato Fasolino, «con la programmazione fondata solo sui vincoli, una idea superata anche in Regioni come Toscana ed Umbria dove invece viene premiata la scelta di insediarsi in campagna, secondo un approccio alle zone rurali legato allo sviluppo, per fortuna questa tesi è presente anche in maggioranza ed è auspicabile che cresca ancora».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha rilevato che «c’è un dibattito interno alla maggioranza con lo scopo di limitare i divieti che va assecondato». Torna in mente, secondo Carta, «il decreto Ronchi che decise di salvaguardare alcuni territori con normative rigide ed assurde; allora tutti i sindaci combatterono una battaglia giusta contro chi voleva limitare l’autodeterminazione delle comunità locali, oggi si sta impedendo di nuovo ai comuni di difendere e presidiare il loro territorio». «Ma qual è – si è chiesto il consigliere sardista – il rischio che si vuole evitare? La dimensione di un ettaro, ha precisato, «nasce dal fatto che in Sardegna c’è una proprietà agricola molto frammentata, frutto di una tradizione secolare; è necessario quindi tornare con i piedi per terra senza imporre una linea contro la storia, la cultura, l’identità, la dignità dei nostri cittadini».

Il consigliere di Area popolare sarda Giorgio Oppi ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla necessità di operare con attenzione e consapevolezza, «mentre invece emerge l’incapacità di risolvere i problemi con corretti strumenti di governo, ripiegando sulla linea del chiudiamo tutto a chiave poi ne riparleremo; il contrario di uno sviluppo che deve essere affrontato in maniera coerente ed esaustiva anziché vietare tutto o quasi e mantenere lo statu quo». La Sardegna, ha detto ancora Oppi, «ha firmato un accordo con il ministero dei Beni culturali per la predisposizione di un Ppr delle zone interne che doveva essere completato in 540 giorni a partire dal primo marzo 2013: a che punto siamo? Perché si continua con norme sbagliate?». Al di là dei numeri, ha concluso il consigliere di Ap, «in Sardegna abbiamo assistito spesso alla concentrazione della proprietà in centinaia di ettari prima lottizzati e poi frazionati creando obiettive difficoltà alle amministrazioni locali anche per la necessaria dotazione di servizi pubblici nelle aree urbanizzate».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sostenuto che repetita iuvant, nella speranza che sia «utile per far maturare convincimenti diversi nella maggioranza e nella Giunta; siamo arrivati a questo punto con un testo della Giunta ed uno della commissione profondamente diversi, in un clima di confusione aggravata dagli emendamenti della stessa Giunta e dalla maggioranza, non è il modo migliore per procedere perché c’è il massimo dell’incertezza per il cittadino». Nelle nostre campagne, ad avviso di Truzzu, «c’è una proprietà polverizzata che rende il vincolo dei tre ettari punitivo per la maggioranza dei sardi e soprattutto per tanti giovani che vogliono tornare all’agricoltura e formarsi una famiglia, senza dimenticare che si corre il rischio di generare fenomeni speculativi per creare un nuovo latifondo». «Oggi – ha aggiunto Truzzu – le aziende agricole si sviluppano in lotti di piccole dimensioni e lo testimoniano progetti di serre che si sviluppano in altezza per sfruttare la luce; non si può fermare chi vuol fare anche ricerca ed innovazione, bisogna ragionare parlando non di quantità ma di qualità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha invitato il Consiglio a lasciar perdere «le polemiche sugli abusi e le distorsioni, con il loro carico di strumentalità». «L’Imu – ha spiegato Floris – è differenziata, dalla montagna, la collina, da quella per i coltivatori diretti, a quella generalista per superfici da zero a 280 metri; potrebbe accadere anche in Sardegna quanto già successo in altre Regioni, dove i piccoli e grandi proprietari si sono rivolti alle amministrazioni pubbliche per cedere i loto terreni, dei quali non sopportavano il peso del carico fiscale». «Siamo fuori dal mondo – ha protestato Floris, «perché fra l’altro c’è un impianto di norme, dall’Europa in giù, secondo le quali la Regione non ha il potere di legiferare come vuole e lo dimostrano i tanti ricorsi alla magistratura amministrativa che abbiamo perso». «Abbiamo parlato di un ettaro – ha concluso il consigliere – guardando la Sardegna vera composta fa fazzoletti di terra dove sono cresciute intere generazioni ma non è questioni di numeri; teniamo conto piuttosto dei tanti giovani che vogliono tornare in campagna e che noi dobbiamo aiutare anche con i punti di ristoro».

Ha quindi preso la parola Antonello Peru (Forza Italia) che ha definito “arrogante” il contenuto dell’articolo 17: «Non capisco – ha detto Peru – perché si vogliano punire i cittadini sardi. Incomprensibile la distinzione tra ambito costiero e zone interne. L’articolo 17 certifica l’esistenza di zone agricole di serie A e zone di seri B».

Peru ha poi stigmatizzato l’introduzione di nuovi vincoli che, di fatto, bloccano tutte le attività in ambito costiero «non è più possibile realizzare posti letto, né strutture sportive – ha sostenuto il consigliere azzurro – non c’è un’idea di agro, siamo davanti ad un articolato “ad personam e ad paesem”. Non capisco questa demonizzazione dell’agro, la stragrande maggioranza della popolazione del sassarese vive nelle borgate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso un giudizio fortemente critico sul contenuto dell’articolo 17. «La pianificazione relativa al mondo delle campagne viene affrontata in modo improprio – ha affermato Dedoni – l’agricoltura sarda non è tutta estensiva, cambia da territorio a territorio, ci sono aree vocate alla pastorizia e altre alle coltivazioni. L’articolo 17 non tiene conto di questo, non c’è un progetto meditato».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu si è detto certo che l’approvazione dell’articolo 17 segnerà la sconfitta del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. «E’ una norma scritta da persone incompetenti – ha detto Rubiu – il sistema per calcolare quanta terra serva per produrre è la redditività aziendale. E’ un concetto introdotto dalla legislazione comunitaria, le norme Ue parlano di “reddito standard lordo”, tutto il resto sono solo stupidaggini, questa legge serve a bastonare chi vuole svolgere un’attività agricola».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, ha apprezzato il tentativo della Giunta di trovare una soluzione con l’emendamento n. 590 che affida ai comuni la responsabilità di definire nei Puc le zonizzazioni dei territori agricoli in funzioni delle caratteristiche agro pedologiche e della capacità d’uso suoli. «Avrei però apprezzato di più se al comune fosse stata demandata anche la possibilità di stabilire il lotto minimo di intervento, eliminando il blocco dei tre ettari. Questo – ha concluso Fenu – è un articolo scritto da chi non è mai stato in campagna. Non si può ignorare una cultura millenaria di utilizzo dei suoli».

Efisio Arbau, citando l’antropologo Bachisio Bandinu, ha ricordato che nella lingua sarda non esiste un termine per definire l’ambiente. «Parliamo di tancas, terrinos, sappiamo che la questione è complessa e variegata, meno male – ha poi affermato ironicamente – che in Consiglio c’è l’on. Tunis che difende il mondo pastorale». Arbau ha poi spiegato che nel Dl vengono disciplinate distintamente gli interventi le zone agricole a fini edificatori e quelli a fini residenziali: «Nelle direttive è previsto che il lotto minimo sia un ettaro, nell’emendamento è precisato che ai soli fini residenziali il lotto minimo è di tre ettari. E’ una misura di salvaguardia, una misura temporanea che ci serve per arrivare a una legge urbanistica che va nella direzione opposta: i comuni avranno il potere di disciplinare il lotto minimo. L’impegno della maggioranza è quello d approvare la legge urbanistica entro l’anno».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel suo accalorato intervento, è tornato sulla polemica innescata ieri in Consiglio sulle deroghe al PPR contenute nel Dl 130.  «Si tratta di una violazione palese che anche le sentenze del Tar dicono di non essere ammissibile. Non c’entra nulla il San Raffaele di Olbia, gli interessi sono altri. E’ un dovere della politica verificare chi c’è dietro. Quando si parlava di Costa Turchese c’era una levata di scudi, adesso nessuno si scandalizza se ci sono fondi di investimenti stranieri che stanno mettendo le mandi sulle coste sarde». Entrando poi nel merito dell’art. 17, Pittalis ha attaccato la maggioranza: «Voi dimenticate che nell’agro esercitano la loro attività pastori e agricoltori. Questi saranno penalizzati, state introducendo un principio chiaro, state punendo un settore che è già agonizzante».

In relazione all’emendamento n.590, il capogruppo di Forza Italia ha chiesto la votazione per parti: per i commi 1,2,3 e 6 a scrutinio palese, per i punti 4 e 5 a voto segreto.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata – ha concluso Marco Tedde – e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ennesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – ha concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 «arrogante e punitivo per le amministrazioni locali». «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di «non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582» ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris (Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: «E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute». L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consigliere della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto precisare che «il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità».

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

E’ quindi intervenuto per la replica l’assessore Erriu che ha condiviso alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza: «Ho apprezzato gli interventi degli on. Rubiu e Fenu  e le loro interessanti argomentazioni sui concetti di reddito lordo standard e imprenditore attivo – ha detto Erriu – la legislazione europea impone però analisi molto attente e ribalta il ragionamento dando più rilievo all’imprenditore che lavora la terra piuttosto che al suolo agricolo. Manca l’analisi della suscettibilità dei suoli, la direttiva europea per le zone agricole è stata adottata da pochi comuni, questo comporta che si edifichi in soli 5000 mq. Se si considera la redditività minima siamo ben al di sotto del limite, in Toscana e in Umbria hanno introdotto parametri diversi che arrivano fino ai cinquanta ettari. C’è per questo la necessità di una norma di salvaguardia. L’impegno mio e della giunta è quello di introdurre questi elementi nella nuova legge urbanistica»

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che alcune regioni, come il Veneto, hanno posto come riferimento per le autorizzazioni a costruire nei terreni agricoli il reddito aziendale. «Ci sono poi ulteriori condizioni come l’iscrizione a un’anagrafe regionale e l’aver almeno un dipendente iscritto all’Inps. L’emendamento n.590 fissa un principio democratico: viene riconosciuta la potestà decisionale ai comuni che, con l’adozione dei Puc, possono stabilire dove si può edificare».

Il capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu ha sollecitato l’introduzione di un enunciato nella norma. «Perché rinviare a domani ciò che può essere fatto oggi? Occorre evitare che in futuro ci siano difficoltà interpretative».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione, con voto elettronico palese,  i commi 1, 2, 3, e 6 dell’emendamento sostitutivo totale n. 590 che sono stati approvati con 32 voti a favore e 21 contrari. Si è poi passati alla votazione, a scrutinio segreto,  dei commi 4 e 5 che sono stati approvati con 29 voti a favore e 23 contrari. In conseguenza dell’approvazione dell’emendamento n. 590 sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 70, 104, 486 e 495.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione generale dell’art. 18 (“Modifiche alla legge regionale 8/2004 in materia di zone turistiche”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «dopo la debacle dell’articolo precedente in cui la maggioranza ha provato a giustificare le sue scelte, resta il fatto che il problema di fondo resta il Piano paesaggistico regionale». «Questo articolo – ha spiegato – modifica in parte la c.d. legge salva coste che, come è stato dimostrato, ha bloccato lo sviluppo della Sardegna,; nello specifico, inoltre, l’aspetto fondamentale è che c’è un taglio secco del 50% sul dimensionamento delle zone turistiche».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato che, al termine di un approfondimento, verrà ritirato l’emendamento n. 485, soppressivo totale dell’art. 18.

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «certe norme orribili a volte ritornano ed in effetti si torna indietro di 10 anni ad una norma oscurantista che ha prodotto solo danni alla Sardegna». «In quel periodo – ha ricordato – il Ppr bloccò lo sviluppo di tutta la Sardegna dai comuni alle campagne; sotto questo profilo il richiamo del consigliere Floris alla riflessione è sempre molto attuale a condizione di ragionare con buon senso e non con spirito di parte, anche se maggioranza continuano i segnali di disagio ma senza coraggio».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha detto con ironia che «la maggioranza chiamerà Soru per avere lumi su come orientarsi su questo articolo; anche la salva coste era nata come norma di salvaguardia assicurando che, in futuro, si sarebbe fatta una legge organica, ora la maggioranza a proposito della norma sulle zone rurali è caduta nella stessa trappola». «Vuol dire – ha sostenuto Fasolino – che abbiamo ragione noi perché i presunti dissidenti della maggioranza non hanno avuto il coraggio di difendere le loro posizioni appiattendosi su quelle del Pd ed arrendendosi all’ennesimo rinvio: ma se le cose non le facciamo ora, quando?».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha attribuito alla maggioranza «un comportamento fantozziano o del vorrei ma non posso, abbiamo di fronte un emendamento surreale con cui si stabilisce che la capacità ricettiva deve essere il 50% del carico antropico, cosa priva di senso: allora teniamoci le spiagge tutte per noi e mandiamo via i turisti».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha osservato che «nella vita alla fine contano i fatti e non le buone o cattive intenzioni; oggi avevamo la possibilità di fare qualcosa di buono per i sardi invece avete deciso di rimandare tutto a chissà quando, è una cosa che non vi fa molto onore perché con questo articolo si perde ancora tempo su cose che non hanno rilevanza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «si sta proiettando di nuovo il film orribile del 2004, con la legge che le associazioni di categoria chiamarono legge canaglia, come questa, incompleta, contraddittoria, approssimativa». «Allora – ha ricordato – ci fu l’arretramento delle nostre imprese a fronte della crescita registrata nei mercati mondiali, oggi tornano pregiudizio ed ignoranza come se i turisti facciano paura invece di rappresentare l’8% di pil della nostra Regione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha messo in luce che «mentre proprietario può subire un esproprio ma avere un indennizzo basato sul valore di mercato di quel bene, questa legge è un esempio di disparità iniqua e assurda». «Poco fa – ha concluso – avete introdotto forzosamente il concetto di verde pubblico agricolo in dispregio del mondo agricolo sardo, ora fate lo stesso con scelte orientate più al blocco che allo sviluppo».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha detto di non amare molto il voto segreto ma poco fa «ho visto la partecipazione attiva dei consiglieri di maggioranza alcuni dei quali si sono rassegnati per l’ennesima volta ad aspettare Godot e resteranno delusi perché anche la legge regionale urbanistica arriverà chissà quando». «I sardi però – ha avvertito Dedoni – guardano, ascoltano e registrano e si rendono conto che stiamo arrivando ad una Sardegna che si accontenta del sussidio minimo garantito dimenticando che i soldi per il sussidio non ci sono più».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «c’è poco da aggiungere dopo il disastro propinato ai sardi sulle zone agricole a causa del solito pregiudizio ideologico sul mondo del lavoro; ma la gente deve sapere di chi è la responsabilità e noi la informeremo dicendo tutta la verità, con questa legge alla grande impresa non facciamo nemmeno il solletico ed invece ci infischiamo dei pastori e dei contadini sardi». La vicenda degli emendamenti, ha concluso, è ancora più assurda: «Con un emendamento si vuole addirittura cassare l’allegato di una delibera di Giunta».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’art. 18.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha espresso un giudizio negativo sulla norma: «Questa proposta mostra le insofferenze presenti nella maggioranza rispetto a un PPR che ha creato lacci e laccioli difficili da far capire a chi si occupa della materia. Nonostante le insofferenze presenti nella maggioranza, registriamo purtroppo un acritico allineamento rispetto al verbo imperante. State votando quello che vi viene chiesto da altre sedi».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e sottolineato la necessità di continuare a dire no al Dl 130 «che crea danni al settore dell’edilizia».

Alessandra Zedda (Forza Italia) rivolgendosi al centrosinistra ha affermato: «State facendo gli errori del passato, bisogna attivare le procedure corrette, le leggi devono essere precise altrimenti rischiano di rivelarsi inutili»

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’invito al centrosinistra a modificare la legge. «Ascoltate il grido d’allarme delle associazioni di categoria, è una richiesta di aiuto di imprenditori e padri di famiglia alla quale dovete dare una risposta».

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito la norma cavillosa, pedante e contraddittoria e ha poi attaccato la maggioranza. «Avete trasformato l’agro in amaro, tra poco trasformerete i centri storici in periferia, state ponendo in atto la politica del rinvio utilizzando lo stesso metodo sperimentato con la riforma della Sanità. Oggi si commissariano l’urbanistica e l’edilizia». 

Giudizio condiviso da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sull’ipotesi prospettata dall’assessore di un’approvazione della legge urbanistica entro l’anno. «L’edilizia è in forte difficoltà, il settore non può aspettare per mesi, serve una legge ponte».

Il consigliere di Area Popolare Sarda Peppino Pinna ha invitato la maggioranza ad ascoltare le critiche al Dl 130 arrivate dalle associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti. «In questa legge non c’è semplificazione, riordino della materia urbanistica e, tantomeno, rilancio del complesso turistico-ricettivo. Serve una risposta per gli imprenditori altrimenti si rischia di portare a casa una scatola vuota».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare sarda, ha ringraziato il centrosinistra per aver risvegliato l’elettorato di centrodestra. «Ci chiedono incontri dal territorio, ci sollecitano a continuare la nostra battaglia. E’ una grande opportunità che ci state dando e noi la utilizzeremo fino in fondo». Rubiu ha poi criticato la “tattica del rinvio” adottata dal centro sinistra con il rinvio della disciplina dell’agro.

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece evidenziato il rischio che la norma possa produrre effetti dannosi al sistema economico della Sardegna: «Questa legge – ha detto il capogruppo sardista – è un susseguirsi di norme confuse e un coacervo di divieti e prescrizioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario del suo gruppo e chiesto lumi alla maggioranza sul ritiro dell’emendamento n. 16:«Perché questa marcia indietro? In commissione abbiamo cercato di riflettere sull’argomento. Non si capisce la ritirata. Penso che state inaugurando una nuova stagione: siete i nuovi Attila, state desertificando il territorio e mortificando il settore agropastorale e quello turistico».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito la necessità di procedere nell’approvazione di buone leggi ed ha invitato i colleghi consiglieri a far sì che le norme siano contemperare alle istanze «di chi sta fuori dall’Aula e  che non sta nelle segrete stanze». Dedoni ha invitato la maggioranza ad abbandonare la cosiddetta “doppia morale”.

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha chiesto al presidente di formulare l’invito ai consiglieri perché si utilizzi un linguaggio opportuno ed ha denunciato alcuni riferimenti di “carattere sessista”, ricordando i continui riferimenti al termine “marchetta”.

Il presidente del Consiglio ha raccolto l’invito della consigliera Busia ed ha richiamato per due volte il capogruppo Dedoni.

Il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 18 (modifiche alla legge regionale n. 8 del 2004 in materia di zone turistiche) che è stato approvato con 48 voti contrari.

Il presidente ha quindi comunicato la decisione della minoranza di fare proprio l’emendamento n. 16, presentato e poi ritirato dal consigliere del Pd, Luigi Ruggeri.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci (Fi)  ha dichiarato che «è singolare che l’emendamento tenti di intervenire sulle norme tecniche di attuazione sul Ppr di soru, così come non è chiara la logica del proponente». «E’ un emendamento invotabile», ha concluso il consigliere Locci.

Oscar Cherchi (Fi) ha spiegato di aver fatto proprio l’emendamento 16 per «dare contezza della tecnica legislativa con la quale si procede nell’esame del Dl 130». «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della minoranza – propone di  modificare un atto amministrativo con una legge, una cosa mai vista prima in Consiglio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha dichiarato di non aver mai utilizzato i termini a cui ha fatto riferimento la consigliera Busia  ed ha polemizzato  a distanza, senza mai citarlo, col firmatario dell’emendamento n. 16, Ruggeri.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato: «Abbiamo fatto nostro l’emendamento n. 16 per mettere in evidenza l’incapacità di colui che l’ha presentato». Tede ha quindi citato Virga, ed ha sottolineato che l’emendamento 16 rivoluzioni «tette le gerarchie delle fonti del diritto».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha ammesso di non comprendere quale fosse l’obiettivo del presentatore dell’emendamento 16.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di concordare con l’invito formulato dall’onorevole Busia ma che alle volte «riesce difficile dare il giusto aggettivo ad un emendamento come quello di cui si discute». Pittalis ha quindi escluso, con l’utilizzo del termine “marchetta” o “magnaccia politico”, l’intenzione di offendere l’altrui decoro o la reputazione.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, presentatore dell’emendamento n. 16, ritirato ma poi fatto proprio in Aula dalla minoranza, ha parlato con tono polemico della “teatralizzazione delle cose” e ha fatto riferimento al “circo”, alle “attività circensi”, ad acrobati e giocolieri. Ha quindi spiegato che ha presentato l’emendamento 16 per evitare possibili conflitti con le norme del Ppr.

Il capogruppo dio Forza Italia, Pittalis, ha quindi a sua volta chiesto al presidente Ganau di invitare i colleghi ad utilizzare termini propri e consoni al Consiglio regionale.

Il presidente Gianfranco Ganau, ha raccolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha aperto la votazione dell’emendamento n. 16 che non è stato approvato con 47 voti contrari su 47 votanti.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori del Consiglio ed ha convocato l’Aula per questo pomeriggio alle 16.00.

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Importante passo avanti per il nuovo Piano Casa (disegno di legge n. 130 – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”), ieri sera sono il Consiglio regionale ha approvato 8 articoli. Il Consiglio tornerà a riunirsi lunedì 30 marzo alle 16.00.

Ieri pomeriggio il Consiglio ha ripreso l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 6 (“Opere soggette a segnalazione certificata di inizio attività-Scia”).

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il testo ricorda una carta nautica del ‘500 perché i riferimenti di dettaglio metterebbero in difficoltà qualunque esperto della materia, dato che i continui rimaneggiamenti del testo rimettono tutto in discussione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «più volte abbiamo evocato fantasmi e adesso ce ne troviamo uno di fronte; è un nulla assoluto, una norma che fa a pugni con l’esercizio della competenza esclusiva della Regione in materia urbanistica, i maestri del pensiero liberale si stanno rivoltano nella tomba davanti a tale dirigismo statalista».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che «se uno ha una concessione e poi chiede una variante vuol dire, secondo logica, che vuole cambiare qualcosa; ma se tutto è vietato cosa si può fare in concreto? E’ una norma completamente inutile, un voto favorevole è esercizio di intelligenza».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 18 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, l’Aula ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 91. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato di aver chiesto la cancellazione del punto “i” sulle demolizioni «lasciandole libere anziché sottoporle alla procedura di Scia».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha annunciato il ritiro dell’emendamento, che però viene fatto proprio dalla minoranza.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito l’articolo «una delle chiavi di volta delle semplificazioni; qui potevamo davvero una buona norma se avessimo avuto una chiara cognizione dei procedimenti amministrativi, dando termini certi agli uffici dei comuni e non solo ai cittadini, anche attraverso il silenzio-assenso».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha espresso dispiacere «per la marcia indietro dei consiglieri di Sel su un emendamento corretto e di buon senso; chiedere la Scia per le demolizioni è una cosa che non sta in piedi».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «buon emendamento che i presentatori si sono purtroppo rimangiati facendo torto alla loro stessa intelligenza, il contenuto è condivisibile perché va incontro alle esigenze dei cittadini e se sarà respinto produrrà conseguenze catastrofiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha manifestato sostegno all’emendamento «perché semplifica e rende più leggibile il testo, una buona legge regionale deve anche dettare norme chiare agli uffici tecnici dei comuni che dovranno applicarla».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha spiegato che «il sistema delle demolizioni, anche nella giurisprudenza, prevede la Scia; in effetti sarebbe più liberale lasciarle all’edilizia libera con una comunicazione di inizio lavori, con Scia la procedura è più garantista perché i lavori iniziano subito senza ritardi ma con un progetto, perché alcune demolizioni sono oggettivamente complesse». «Su questo – ha concluso – il Consiglio può esprimersi».

Non essendosi altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 91, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 28 contrari.

Al termine dello scrutinio l’Aula ha approvato l’emendamento n. 165 (“Opere di demolizione”) e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti 168, 167, 166 e 169.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n. 161 invitando i consiglieri interessati ad esprimersi con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che si tratta di un «ennesimo gravame ingiustificato sul procedimento; mettendo in fila i termini si arriva a 120 giorni e forse non bastano neppure, in queste condizioni la Scia viene del tutto vanificata».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sostenuto che il consigliere Locci ha centrato il punto di un passaggio normativo «confuso come le scie luminose avvistate dalle signore in pensione, siamo all’oscurantismo normativo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato «alcuni chiarimenti perché se si rilascia una autorizzazione è ovvio che servono i documenti necessari, il problema è semplificare l’iter degli uffici pubblici anche attraverso un aggiornamento professionale degli operatori che devono acquisire una mentalità diversa».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito il comma «pazzesco, scritto da chi forse non conosce i rapporti fra il tecnico e lo sportello unico, con elenchi di documenti che a volte cambiamo molte volte durante il procedimento, è come dire “ti rilascio al concessione purché non costruisca”».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.161, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Al termine del voto, è iniziata la discussione sull’emendamento n. 172.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «troppo spesso la pubblica amministrazione ha volontà non si risolvere problemi ma di crearne di nuovi, noi invece abbiamo il dovere di semplificare per riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni andando oltre le dichiarazioni di principio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «forse comincia ad aleggiare la possibilità di dare corpo alla volontà concreta di migliorare la legge, con alcuni emendamenti orali fra i quali l’indicazione minima di 25 metri quadri sul manufatto che si intende realizzare; siamo pronti al dialogo subito dopo l’art. 6»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il prsidente ha messo in votazione l’emendamento n. 172 con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il consiglio ha iniziato successivamente l’esame dell’emendamento n. 173.

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «introdurre la Scia prima della fine dei lavori è una grande semplificazione superando i problemi delle varianti in corso d’opera, ma resta il problema delle varianti non essenziali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha convenuto che «effettivamente occorre estendere la procedura semplificata anche agli interventi sottoposti a Scia e non solo al permesso di costruire».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione l’emendamento n. 173 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente è stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 158 e, da parte del consigliere Christian Solinas (Psd’Az) del n. 513, per il quale si sta lavorando ad una sintesi anche con la Giunta e la maggioranza.

E’stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 491 e, a seguire, l’Aula ha respinto l’emendamento n. 434 con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, è stato approvato un emendamento orale all’art.6 proposto dal presidente della commissione Antonio Solinas con 29 voti favorevoli e 20 contrari. A seguire, il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 435, 48 e 52.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 490.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato il ritiro «perché o è provocatorio o è un errore; per le pinnetas non ci vogliono autorizzazioni, mentre se in muratura ci vuole permesso di costruire».

Il consigliere Anna Maria Busia (Cd) ha precisato che a Mamoiada si dice pinnette e si cambia a seconda delle aree, si tratta di una capanna con basamento in pietra e tetto di ginepro con un forno all’interno, comunicando poi la decisionea di ritirare l’emendamento.

La proposta, a norma di regolamento, viene fatta propria dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha precisato che «la collega Busia viene dai salotti urbani; non esiste nel vocabolario il termine pinnette e neppure in letteratura, tantomeno con altezze minime dove non ci sta nemmeno il consigliere Daniele Cocco; è una proposta che va contro i nostri pastori che invece vanno rispettati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dato lettura della definizione del manufatto in dorgalese: «pinnette non esiste, si dice cuile».

Il presidente ha invitato i consiglieri a restare “nelle righe”.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito curioso l’atteggiamento della maggioranza che «non ha trovato il tempo di discutere questioni di grande portata e rifiuta il dialogo e poi trova il tempo di parlare di queste cose, che peraltro testimonialo l’esistenza di una storia architettonica della Sardegna che non va trascurata».

Il consigliere Giorgio Oppi, Area popolare sarda, ha ricordato che «ad Olzai ho pranzato in una pinnetta ma non so come si declini il plurale, la costruzione in effetti è alta 5 o 6 metri».

Il consigliere Daniele Cocco (Sel), per fatto personale, ha assicurato che proverà ad entrare in una pinnetta.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha evidenziato che «nell’architettura sarda, come dice Federico Zeri condiviso da Costantino Nivola, c’è la caratteristica di costruire in cerchio in antitesi politica alla piramide che esprimeva una gerarchia; cerchio voleva dire ad immagine della terra e del sole, come visione inclusiva della vita».

Il consigliere di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Successivamente, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 489 (“Sanzione a carico del direttore dei lavori per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori”) mentre sono stati ritirati il n. 25 ed il n. 50.

Il capogruppo di Forza Italia, Piatro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha dato notizia di aver appreso dalle agenzie di stampa della convocazione di una conferenza stampa del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sul tema dell’inceneritore di Tossilo. Pittalis ha ricordato di aver chiesto la presenza in Aula del presidente Pigliaru per riferire proprio sul tema ed ha definito un “insulto” al Consiglio la scelta del capo dell’esecutivo di non informare l’assemblea sarda sulle decisioni adottate. Il capogruppo della minoranza ha quindi invitato il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau a richiamare formalmente il presidente della Giunta: «Il Consiglio regionale non può restare inerme dinanzi a scelte di così grande importanza ed interesse».

Il presidente del Consiglio ha riferito sull’esito delle interlocuzioni intercorse durante la mattinata con il presidente della Giunta e sulla impossibilità di riferire in Consiglio perché la giunta non aveva ancora assunto alcuna decisione in merito all’inceneritore di Tossilo. Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il vice presidente dell’assemblea Eugenio Lai (Sel) ad assumere la conduzione dei lavori in Aula ed ha comunicato la volontà di assumere direttamente dal presidente Francesco Pigliaru le necessarie informazioni. Nel frattempo il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato di aver presentato una mozione sul tema dell’inceneritore di Tossilo lamentandone la mancata discussione in Aula.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato l’esigenza anche delle forze della maggioranza di conoscere le decisioni assunte dall’esecutivo in ordine all’inceneritore di Tossilo ed ha ribadito la contrarietà del suo gruppo all’ipotesi di ampliamento.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha ribadito l’invito al presidente del Consiglio perché si assicuri la presenza del presidente della Giunta in Aula, per riferire sull’inceneritore di Tossilo. Il presidente Ganau, prima di lasciare la conduzione dei lavori al vice presidente Lai ha ricordato le richieste rimaste inevase nelle precedenti legislature ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo 7 (Mutamenti di destinazione d’uso) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato che anche l’articolo 7 del Dl 130 rappresenta un ulteriore recepimento di norme nazionali e non tiene in alcuna considerazione delle specialità statutarie. L’esponente della minoranza ha ricordato che le norme statali stabiliscono che per il cambio di destinazione d’uso, solo nelle “zone A”,  è richiesto il permesso di costruire, mentre  per le richieste che insistono nelle altre zone urbanistiche è sufficiente la Scia. Oscar Cherchi ha invitato la maggioranza a considerare l’opportunità di prevedere la Scia anche per le richieste che insistono nelle “zone A”.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) si è soffermata sul comma 3 dell’articolo 7 perché, a suo giudizio, pone condizioni di eccessiva discrezionalità con la scelta di lasciare ai consigli comunali la decisione sul cambio di destinazione d’uso. «Servono regole certe da applicare in maniera uniforme», ha concluso l’esponente della minoranza.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato come nei fatti il Consiglio discuta dell’emendamento n.116, presentato dalla Giunta, che riscrive l’articolo 7 del Dl 130. L’esponente della minoranza ha espresso perplessità sulle disposizioni in esso contenuto: si creano ulteriori problemi nei centro storici che affermino di voler rivitalizzare, perché si rende ancor più impervio  il procedimento di cambio destinazione d’uso ancorché non siano previsti interventi edilizi. Christian Solinas ha quindi ricordato la presentazione di un proprio emendamento, n. 514, che propone di consentire “sempre” nelle “zone A” il mutamento destinazione d’uso da residenziale a turistico, artigianale, direzionale o commerciale. Il consigliere del Psd’Az ha poi chiesto al vicepresidente Lai di sospendere i lavori per qualche minuto a causa del persistere di un fastidioso brusio in Aula.

Il vicepresidente Lai ha richiamato i consiglieri a mantenere comportamenti consoni e a consentire il regolare svolgimento del dibattito ma nonostante le raccomandazioni del vice presidente il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha rinunciato all’intervento perché – così ha dichiarato – impossibilitato a parlare per il brusio in Aula.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ripresa la conduzione dei lavori dell’Assemblea, ha sospeso i lavori e convocato una riunione dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con una iniziativa “fuori protocollo” di cui ha voluto ringraziarlo, riferirà al Consiglio sul provvedimento assunto dalla Giunta relativamente all’inceneritore di Tossilo.

Il presidente Pigliaru ha ribadito in apertura la validità e l’importanza del principio di leale collaborazione fra istituzioni, «nel rispetto di ruoli reciproci e nell’ambito dell’equilibrio fra i poteri». «Il Consiglio – ha ricordato – ha approvato a suo tempo il Piano regionale dei rifiuti e non il nostro governo; poi spetta all’esecutivo dare esecuzione a quel Piano, fermo restando l’Aula ha inoltre il diritto-dovere di esercitare la sua funzione di controllo sull’operato dell’Esecutivo».

«La mia presenza – ha proseguito Pigliaru – è dovuta ad una cortesia istituzionale scritta nella tabella del controllo; poi sul provvedimento adottato ci sarà un ampio dibattito, sarebbe stato irrituale oltre che sbagliato discutere di una delibera che non è stata ancora presa, che poi si riferisce ad percorso amministrativo iniziato da tempo e non dal nostro governo ma coerente con Piano rifiuti». «Il passaggio attuale – ha spiegato ancora il presidente della Regione – riguarda la valutazione di impatto ambientale effettuata da parte del Savi, passaggio che in alcune Regioni non viene nemmeno esaminato dalla Giunta, in Sardegna sì e ci siamo presi il tempo necessario per riflettere su un tema sensibile e ragionare su dati di fatto del problema dei rifiuti». «Sostanzialmente – ha detto inoltre Pigliaru – è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale; si tratta di un passaggio fatto con la massima attenzione e consapevolezza e ci siamo altri passaggi che seguiranno, la delibera a disposizione per essere discussa e criticata». «E’ ovvio – ha concluso – che si facciano ragionamenti più generali sulla politica e la gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori pratiche italiane europee e mondiali, lo facciamo ogni giorno e siamo disponibilissimi a discutere sulle buone pratiche per poter avere riferimenti importanti sui ragionamenti strategici riguardanti la politica di settore».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione, il Consiglio ha ripreso la discussione sul Dl n. 130 con l’esame dell’emendamento n. 244.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso parere favorevole all’emendamento e, approfittando della presenza del presidente Pigliaru, ha detto che «nessuno chiede che il Consiglio entri nel merito delle determinazioni amministrative, non è intenzione di opposizione, abbiamo chiesto una informativa come all’assessore Erriu abbiamo chiesto i dati sull’abusivismo in Sardegna, dati che servono per conoscere la realtà su cui è chiamato a deliberare prima di apprendere le notizie dalla stampa». «Ci fa piacere che sia venuto per chiarire lo stato dell’arte – ha concluso – era doveroso».

Non essendoci altri iscritti a parlare, è stato messo in votazione l’emendamento n. 244, che il Consiglio ha respinto con 20 favorevoli e 31 contrari.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 116 emendato dal n. 568 (“suddivisione delle tipologie di destinazioni d’uso in categorie funzionali”) con parere favorevole della Giunta e della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha constatato con piacere che «anche la Giunta ha deciso alcune modifiche, sia pure parziali; sono però contrario sul n. 568 perché si differenzia la procedura fra Scia e permesso di costruire senza spiegare perché, essendo sempre in presenza di un cambio di destinazione d’uso».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «anche la nuova stesura richiede il permesso di costruire anche in assenza di opere edilizie, occorre una riflessione con lo scopo, fra gli altri, di favorire la rivitalizzazione dei centri storici».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto contrario: «E’ necessario fare chiarezza perché la norma nazionale non prevede formalità, mentre la Regione in alcuni casi le prevede per non meglio precisati interessi meritevoli di tutela, definizione che darà adito a molti equivoci perché consentirà l’esercizio di una elevatissima discrezionalità».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha espresso una posizione contraria, «è l’ennesima conferma della confusione totale in cui si interviene ripetutamente per cercare di mettere rimedio ad errori, nelle zone industriali ad esempio non c’è competenza della Regione perché in quelle aree vige un piano regolatore approvato dai consorzi».

Il presidente Ganau ha chiarito che l’emendamento n. 568 è aggiuntivo, nel senso che modifica un emendamento cui ne sono agganciati altri due. E’ opportuno, quindi, «votare prima il soppressivo n. 515 e poi i due aggiuntivi, riprendendo ora la discussione sul n. 515».

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha annunciato il ritiro del n. 515 precisando che invece, sul n. 514 «è possibile una condivisione per le aperture turistico ricettive assorbite nei servizi connessi alla residenza».

Sul n. 514 (“Cambio di destinazione d’uso consentito da residenziale a turistico-ricettivo”)  il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole. Nella successiva votazione, l’emendamento è stato approvato con 50 voti a favore.

L’Aula ha quindi iniziato la discussione dell’emendamento n. 568.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha criticato un testo «passa incredibilmente da 3 ad 8 articoli e 11 commi, un guazzabuglio amministrativo in cui complicazioni si sommano a criticità con l’intento di fondo di complicare la vita dei cittadini, in una materia peraltro chiarita definitivamente dalle norme nazionali, da ultimo nello sblocca Italia del 2014».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto perplesso, «perché si sta lavorando in modo orribile, è difficile perfino seguire l’iter degli emendamenti peraltro proposto dallo stesso soggetto, la Giunta, che aveva scritto il testo; che ci si fermi un attimo a riflettere come noi avevamo suggerito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), anch’egli contrario, ha parlato di «un modo di procedere un po’ particolare, segno che la Giunta si rende conto che occorre tornare sui propri passi, meglio ragionare sulle aree funzionali come fa la norma nazionale mentre la Regione porta la questione nei consigli comunali: l’esatto contrario della liberalizzazione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha preso atto dell’emendamento cambiato ma, ha affermato, «si confonde ancora la destinazione d’uso e la ristrutturazione, attività regolate da norme diverse».

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’emendamento n. 568 è stato approvato con 32 favorevoli e 18 contrari.

Al termine del voto, il Consiglio ha affrontato l’esame dell’emendamento n. 116.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha osservato che «c’è una dimenticanza, se ci sono riferimenti chiari ad attività commerciali realizzate con fondi regionali che escludono il cambio di destinazione d’uso, quindi con questa norma non si può autorizzare il cambio».

L’emendamento è stato approvato con 31 favorevoli e 20 contrari.

L’approvazione dell’emendamento provoca la decadenza degli altri.

Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la discussione sull’articolo 8 (opere eseguite in assenza di Scia) e sugli emendamenti presentati. Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per tutti gli emendamenti presentati e l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso il parere della Giunta conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Autonomia popolare sarda, Giorgio Oppi, ha ringraziato il presidente Ganau per la decisione di proseguire con i lavori dell’Aula nella giornata di venerdì ed ha auspicato che possa trovare accoglimento la sua richiesta di calendarizzare le riunioni del Consiglio anche il lunedì. Oppi ha quindi insistito sulla necessità di istituire un badge anche per certificare le presenze dei consiglieri in Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento all’intervento del presidente della Regione in Aula per lamentare che la richiesta di riferire in Consiglio sulla questione dell’ospedale di Olbia e del Qatar non ha trovato seguito ad un anno dalal sua formulazione. Oppi ha concluso sollecitando il presidente Ganau a procedere con la nomina dei componenti la commissione d’inchiesta sulla Sanità precisando di non essere interessato a farne parte.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, intervenendo sull’ordine dei lavori ha ricordato la convocazione per domani di una importante convocazione del Consiglio nazionale del Partito sardo d’Azione ed ha domandato lumi sui tempi di convocazione della conferenza dei capigruppo per l’organizzazione dei lavori dell’Aula.

Il presidente del Consiglio ha confermato la convocazione della capigruppo da tenersi alla conclusione dei lavori.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che “è importante la qualità del lavoro piuttosto che il numero delle ore trascorse in Aula” ed ha poi ricordato che l’articolo 8 riguarda in via esclusiva le sanzioni previste per la realizzazione di opere in assenza di Scia. Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato il ritiro degli emendamenti 234, 177, 178, 179, 180, 181, 182, e 436.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il testo dell’articolo 8  che è stato approvato.

Quindi il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 9 (interventi di edilizia libera) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per gli emendamenti 236, 183, 184 185 186 187, 252, 20 uguale al 253, 254, 255, 256, 69, e parere favorevole 95 (Cherchi Augusto e più) e 105 (Piermario Manca e più).

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha ricordato che l’articolo 9 definisce le attività che non necessitano di autorizzazioni per la realizzazione ed ha invitato la maggioranza ad inserire nel testo di legge una dicitura che spieghi che le opere non espressamente indicate nell’articolo siano considerate opere di minore importanza e dunque ricomprese tra quelle di edilizia libera.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, si è detto perplesso delle disposizioni contenute nell’articolo 9 ed in particolare di quelle riferite alla movimentazione terra per le attività della zootecnia poiché non si tiene conto delle possibili implicazioni per il rischio idrogeologico.

Crisponi ha quindi rimarcato sospetti sul dettato della lettera c) sulle opere temporanee nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico.

Il presidente del Consiglio ha quindi specificato che sugli emendamenti 55 e 56 il parere della commissione è favorevole.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha criticato il contenuto del comma 3 che a suo giudizio non va nel verso della semplificazione delle procedure prevedendo che «l’avvio dei lavori per l’esecuzione degli interventi di cui ai commi 1 e 2 è condizionato all’ottenimento di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, da acquisire, ove costituito, per il tramite dello sportello unico per l’edilizia».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 236 che non è stato approvato, così come non è stato approvato l’emendamento 423.

Approvato (29 favorevoli e 11 contrari) l’emendamento n. 95 (Oscar Cherchi e più) che sopprime la parola “stagionali” alla lettera c) comma 1 dell’articolo 9.

Non sono stato approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti 423, 184 e 185. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi. Il presidente Ganau dopo le necessarie verifiche ha comunicato che è rimasto in votazione l’emendamento n. 20 a firma Cossa e più. Il primo firmatario ne ha comunicato il ritiro e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 69 che non è stato approvato.

Il presidente ha posto in votazione l’emendamento n. 105 (Piermario Manca e più) che alla lettera a) comma 2 dell’articolo 9 propone la sostituzione della parola “novanta” con la parola “centonovanta”.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto contrario e il primo firmatario Piermario Manca (Soberania e Indipentzia) ha denunciato un errore materiale nella formulazione del testo e ha chiesto all’Aula di accettare la sostituzione del termine di centonovanta giorni con “centottanta giorni”.

Il presidente Ganau constatata l’assenza di osservazioni ha dichiarata accettate la correzione dell’errore materiale ed il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario all’emendamento 105 che è stato però approvato dall’Aula con 21 sì e 13 contrari.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha proposto un emendamento orale che aggiunge alla lettera a) del comma 1) dell’articolo 9 disposizioni che chiariscono il riferimento tra le opere di edilizia libera quelle relative agli impianti, ad incominciare da caldaie, pompe di calore e simili. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che la proposta dell’assessore testimonia che serve analizzare senza fretta il testo del provvedimento in discussione per recuperare le mancanze più volte denunciate dalla minoranza nel corso del dibattito.

Il presidente Ganau non essendoci osservazioni ha dichiarato accolto l’emendamento orale proposte dall’assessore Erriu ed ha ricordato che dopo la lettera f) dell’articolo 9 è inserito l’emendamento orale del presidente della IV commissione, Antonio Solinas, che sposta la lettera d) del comma 1 dell’articolo 6 all’articolo 9 e ricomprende così muri di cinta e cancellate tra le opere di edilizia libera.

Il presidente del Consiglio accolti gli emendamenti orali ha posto in votazione il testo dell’articolo 9 che è stato approvato dall’Aula.

Il Consiglio ha poi iniziato l’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 18.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la previsione esplicita delle opere interne contrasta con la semplificazione: queste opere invece devono essere libere, ed è auspicabile un ripensamento della commissione»

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha definito la proposta «di buon senso, riguarda tanti cittadini che intervengono anche per mutamenti della composizione familiare».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ribadito il parere contrario, «perché possono anche essere interventi strutturali che richiedono accertamenti sulla staticità dei fabbricati».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, incredibile».

L’emendamento n.18 è stato poi respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari. A seguire, è stato approvato con 43 voti favorevoli ed 1 contrario l’emendamento n.56, primo firmatario Rubiu (“Equiparazione delle zone agricole a quelle artigianali e industriali”) mentre l’emendamento n. 492 è stato ritirato; respinto, inoltre, l’emendamento n. 19, con 19 voti favorevoli e 28 contrari.

Il consiglio ha successivamente affrontato la discussione dell’emendamento n. 287 (Tocco e più).  Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «risponde all’esigenza di agevolare l’edilizia libera nelle opere interne, perché si precisa che non devono pregiudicare la staticità dell’edificio, è una risposta all’osservazione del presidente della commissione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha lamentato che «la Sardegna rischia una posizione di retroguardia rispetto a quanto prescritto dal governo ai comuni con cui si consentono interventi comprendenti l’apertura di porte e lo spostamento di pareti interne; è auspicabile una riflessione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che la proposta «va nel senso di quanto indicato dal presidente della commissione, specifica con chiarezza quanto consentito e, per completezza, si può chiarire quale soggetto debba effettuare la certificazione, comunque è professionista abilitato».

L’assessore dell’urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «la classificazione delle opere minori è pacifica, se fossero interventi di altra natura si segue la procedura Scia».

Gli emendamenti n. 287 e n.26 sono stati ritirati.

L’Assemblea ha quindi iniziato la discussione generale sull’art. 10 (“Sportello unico per l’edilizia”).

Commissione e Giunta hanno espresso parere negativo su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per il n. 493 (“Utilizzo della Pec nelle comunicazioni fra enti e professionisti”).

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha dichiarato: ci saremmo aspettati una condivisione degli orientamenti comuni a giunte precedenti; nei piccoli comuni il Sue non c’è, forse potrebbe operare nelle unione dei comuni attribuendo ad essi funzioni di singoli comuni, si è fatta una sperimentazione dal 2013 di cui non si conoscono risultati ma anche nei comuni grandi è stato rilevato lo sportello è di ostacolo ed intralcio al lavoro degli uffici tecnici.

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «sullo sportello unico non si capisce perché dopo anni di difficoltà i comuni si sono riorganizzati e adesso dovrebbero ricominciare daccapo inseguendo una semplificazione che non c’è; peraltro la sperimentazione non è finita e comunque non se ne conosce l’esito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha espresso la preoccupazione che «si ripeta la stessa vicenda dello sportello unico per le imprese, rivelatosi un collo di bottiglia; c’è grande incertezza sui tempi di chiusura dei procedimenti e noi, con aluni nostri emendamenti diciamo fra l’altro che non si possono chiedere documenti più di una volta, inoltre occorre introdurre il silenzio assenso o il silenzio diniego perché qualcosa al cittadino bisogna dirla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ipotizzato che «lo sportello rischi di fare la fine descritta dal consigliere Cossa; bisognava indicare nella legge entro quali tempi si devono chiudere i procedimenti, invece possono anche raddoppiare senza motivazioni plausibili, insomma si sta cambiando il nome ma non la realtà a danno dei cittadini».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «lo sportello unico dell’edilizia comporta interventi normativi ed amministrativi; ormai ci sono i computer anche nei piccoli comuni e la sperimentazione ha consentito un netto passo in avanti in comuni importanti (Olbia, Alghero, Nuoro) dando concreta attuazione ai nuovi strumenti cui la Giunta ha voluto dare un fortissimo impulso». Il nuovo sistema diventerà di fondamentale importanza, ha proseguito, «anche con riforma degli enti locali e l’obbligatorietà di gestione associata delle pratiche fra i comuni». Su alcuni emendamenti, come il n.40 e il n.493 «che vanno nella direzione giusta, sarebbe utile la riforma del parere contrario della commissione, mentre sul problema del silenzio assenso e diniego c’è il pericolo di un conflitto fra diritti dei cittadini a tempi certi e rischi risarcitori per i comuni, dovuti magari a problemi generali del sistema delle autonomie, meglio rinviare questa parte alla legge urbanistica».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) sull’emendamento n.40 (Cossa e più) ha sostenuto che «accoglibile solo in parte, «perché le norme generali già vietano la richiesta di documenti per più di una volta».

Il consigliere Cossa si è dichiarato d’accordo con la modifica proposta.

Successivamente è stato respinto l’emendamento 237 mentre sono stati ritirati il n. 257 e 258.

Il Consiglio ha poi approvato il testo dell’art. 10 con 31 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente, con 47 voti a favore, è stato approvato l’emendamento n. 40 con la modifica proposta in aula dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ed anche, con 35 voti favorevoli ed 1 contrario, l’emendamento n. 493 sull’uso della Pec. Respinti, invece, gli emendamenti n. 21 e 22.

E poi iniziata la discussione generale sull’art. 11 (“Procedura di rilascio, efficacia e durata dei titoli abitativi”).

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che l’articolo ripropone il tema dei termini, «perché va bene mettere al riparo le amministrazioni ma bisogna mettere al riparo anche i cittadini; le risposte possono anche essere negative ma ci devono essere, invece dopo il diniego c’è una seconda istanza presso la Regione dai tempi biblici come dimostra anche la presenza di emendamenti della maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dato ragione al consigliere Cossa, aggiungendo che «i ritardi sono il problema più grave nel rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, il testo poi è in contrasto con le norme nazionali e con i principi indicati dalla legge regionale».

Il consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 238, 23 e 259 ed ha approvato il testo dell’art. 11 con 29 voti favorevoli e 16 contrari. L’emendamento n. 27 è stato ritirato.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 117 presentato dalla Giunta regionale (“Riserva ad aree destinate a parcheggi di una superficie di 1 metro quadro ogni metro cubo di costruzione”).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «probabilmente leggendo alcune agenzie di stampa ci chiediamo se il nostro fair play è giusto: in una nota il deputato di Sel Michele Piras dice che il via libera della Giunta all’inceneritore di  Tossilo è un atto di prepotenza».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau ha manifestato «soddisfazione per la soluzione individuata a proposito dei parcheggi nelle zone A, superando i problemi creati dalla monetizzazione che poi è una tassa; è una iniziativa di qualità che risolve una questione seria».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, anch’egli favorevole, ha condiviso le argomentazioni del consigliere Arbau e sul piano politico ha dichiarato che «la posizione di Sel su Tossilo è nota ma il sostegno alla Giunta Pigliaru non è in discussione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha evidenziato perplessità sull’emendamento «perché si introduce il concetto di riattamento di fabbricati in disuso, definizione che vuol dire molte cose diverse mentre bisogna specificare, e prestare attenzione su restauri in zona A che di fatto è impedita da vincoli e da problemi per i parcheggi».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha ribadito che, a suo avviso «non c’è nessun dubbio interpretativo, il passaggio relativo a edifici in disuso da più di 10 anni è chiaro».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha obiettato che «la risposta dell’assessore non fa chiarezza, c’è troppa genericità, si impone una riflessione sui parcheggi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «rivitalizzare i centri storici è giusto però non si può introdurre un nuovo gravame per chi vi si vuole insediare».

L’emendamento n. 117 è stato approvato con 31 favore e 17 contrari.

Subito dopo l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento 139 (Tunis e più) sul rilascio del certificato di agibilità. Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere positivo suggerendo però il rinvio ad articoli successivi. La proposta è stata accolta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 12 (“Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia”). Non essendoci iscritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, l’Aula è passata agli emendamenti, respingendo i nn. 239, 260 e 261; approvati invece il n. 262, Oscar Cherchi e più (“Soppressione della sospensione o della cancellazione dall’elenco degli operatori economici”), con 44 voti a favore e 3 contrari, ed il n. 487 , Cocco Pietro e più (“Accertamenti effettuati dalla Regione e dal Corpo Forestale in collaborazione con le amministrazioni comunali”), con 30 voti favorevoli e 16 contrari. Via libera anche al testo dell’articolo, con 31 voti favorevoli e 17 contrari. Voto positivo, inoltre, per l’emendamento aggiuntivo n. 41, Cossa e più (“Pubblicazioni on line sul sito del comune”), con 45 voti favorevoli e 2 contrari, e per il n.119 presentato dalla Giunta regionale (“Annullamento del permesso di costruire da parte della Regione”), con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 13 (“Opere escluse dalla sanatoria”), approvando subito il testo con 30 voti favorevoli e 17 contrari. L’emendamento n.488 è stato ritirato.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 14 (“Deposito e visione del Puc”)

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha chiesto una sospensione della seduta per poter tenere una breve conferenza dei capigruppo. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa il presidente ha comunicato che le decisioni della conferenza dei capigruppo ed ha dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato in Aula la riunione del Consiglio per lunedì 30 marzo, alle 16.00.

Restano lunghi i tempi del dibattito sul DL 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio” in Consiglio regionale, per la netta contrapposizione delle posizioni tra maggioranza e opposizione.

La seduta odierna si è aperta con l’esame dell’aula l’art. 5 (Interventi di ristrutturazione edilizia) del DL 130, al quale è stato presentato un unico emendamento, il 245 (soppressivo totale) su cui sia la commissione che la giunta hanno dato parere contrario. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Sardegna Pietro Pittalis che ha fatto rilevare che per la giunta era presente solo l’assessore ai trasporti Massimo Deiana. Auspicando l’arrivo dell’assessore competente ha sollecitato una dichiarazione in aula del presidente Pigliaru sulla questione Tossilo. Non è possibile – ha detto – che il Consiglio sia informato solo dalla stampa. Il presidente Pigliaru deve venire in aula, basta con gli atteggiamenti reticenti.

Il presidente Ganau  ha detto che avrebbe trasmesso la richiesta alla giunta e al presidente della Regione. 

Il primo ad intervenire nel dibattito generale sull’articolo 5 è stato Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) che ha detto che sul termine “ristrutturazione” bisogna fare  chiarezza. La sostituzione di componenti strutturali – ha chiesto – è ristrutturazione? Se decido di demolire muri portanti è un abuso? Sulla ristrutturazione ci sono libere interpretazioni lasciate alla libera interpretazione amministrativa. Per questa ragione sarebbe opportuno fermarsi in commissione per capire cosa stiamo approvando. 

Angelo Carta (Psd’az)  ha ricordato che l’opposizione non sta facendo ostruzionismo, come sostiene la maggioranza, ma sta solo cercando di migliorare il corpo normativo. L’articolo 5 rappresenta uno dei tanti nodi su cui non riusciremo a trovare un’intesa. Bisogna capire che con la ristrutturazione il cittadino non vuole  creare un danno enorme all’ambiente. Non si può punire chi vuole migliorare la sua casa, il proprio albergo, migliorando l’utilizzazione del suolo.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’art 5 è importante. Lo sarebbe stato di più se, cogliendo il concetto di ristrutturazione, ci si fosse sforzati di entrare nel merito. Purtroppo così non è stato. L’atteggiamento della giunta e della maggioranza non è cambiato. L’art 5 è deficitario anche rispetto alla giurisprudenza. Proprio la parola ristrutturazione vuol dire “intervenire sulla struttura”. Tunis si è rivolto all’assessore Erriu, appena entrato in aula, per sollecitare la presentazione di un emendamento orale per migliorare questo articolo.

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che con questo articolo si vuole ridefinire in Sardegna il concetto di ristrutturazione edilizia. Per fare questo però sarebbe necessaria la chiarezza. Uno degli obiettivi di questa legge, almeno nelle intenzioni dei presentatori, doveva essere quello di dare un contributo alla semplificazione del quadro normativo. Per Locci si è raggiunto, invece, il risultato opposto.  Ci troviamo a confrontarci con scritture differenti dello stesso concetto. Bisogna quindi, almeno, specificare che questa definizione dell’articolo 5 prevalga sulle altre.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha rimandato al mittente le accuse di chi ha detto che l’opposizione vuole rallentare i lavori. L’opposizione ha invece stimolato la maggioranza e la giunta perché la legge arrivasse in aula. Ma la maggioranza e la giunta – ha aggiunto – hanno preferito impallare il Consiglio regionale su una finta rivoluzione della sanità sarda che doveva servire a ridurre i costi e a dare migliori servizi ma che in realtà è servito  solo a nominare i commissari. Inoltre, quando il DL della giunta è arrivato in commissione è stato stravolto dalla stessa maggioranza. Il risultato è che le modifiche fatte dalla maggioranza in commissione sono peggio del testo della giunta.  Nello specifico l’articolo 5 è una “norma minestrone” che sarà indigesto e dannoso per i cittadini sardi. L’articolo è frutto di  una tecnica bizzarra che rende incomprensibile il testo.

Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto all’assessore che fine fanno le opere interne. Queste opere rientrano nelle ristrutturazioni? Ci vuole chiarezza.

Paolo Truzzu (Sardegna) condivide il quesito posto da Michele Cossa e ha invitato la giunta e la maggioranza ad  abbandonare l’aspetto ideologico e a ragionare su elementi concreti. 

Mario Floris ha detto che questo provvedimento risente di uno scontro politico in atto in Regione che dura da dieci anni. Dobbiamo smetterla – ha detto Floris – di pensare che l’impatto delle questioni urbanistiche abbiano un impatto elettorale. Queste materie non devono essere guardate nell’ottica elettorale. Questo provvedimento deve dare delle risposte. Ma complica le cose anche perché sembra che sia stato scritto da persone che non sanno nulla di urbanistica. Per l’ex presidente della Regione nel testo ci sono incongruenze pazzesche. Se l’assessore dice che tra 60 gg presenterà la proposta urbanistica generale quale è l’urgenza di approvare questo provvedimento nato nel buio del palazzo?    

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna)  ha detto che l’articolo 5 sarebbe stato importante se fosse stato in sinergia con i provvedimenti del precedente Piano casa. Il vicepresidente del Consiglio ha invitato la maggioranza a riflettere e ad abbandonare ogni aspetto ideologico. 

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ribadito che l’intera legge è inutile. Basterebbe fare un unico articolo di rinvio alla legge nazionale. Nell’articolo 5 c’è un rimando puntuale alla legge nazionale. Ma è possibile – ha chiesto – legiferare in questo modo?  

Gianluigi Rubiu (Area Popolare sarda) ha sottolineato la lacunosità dell’articolo 5 che tratta di una materia importante come quella delle ristrutturazioni. 

Essendoci un solo emendamento soppressivo il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto è intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha dichiarato il voto contro. Siamo a uno snodo fondamentale – ha detto – perché stiamo entrando nella fase degli errori come vedremo anche nei successivi articoli. Questa   legge è una gabbia, una legge sbarra, una  legge pollaio. E’ impensabile continuare in questo modo.

Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)  ha detto che con questo art 5 stiamo tornando ai tempi dell’azzeccagarbugli. Questo articolo è ingarbugliato,  anzichè rendere più chiaro il testo si concatenano leggi. Il povero cittadino cosa deve fare? Questo articolo va cassato. Perché non proviamo a riscrivere questo articolo 5 in maniera chiara?

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’articolo 5 è determinante. Ma la preoccupazione vera nasce dal fatto che ci possano essere libere interpretazioni.

Paolo Truzzu (Sardegna) ha espresso un voto favorevole all’emendamento soppressivo n. 245. Per il consigliere del gruppo Sardegna sarebbe necessario fare un passaggio in commissione.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che il voto sull’articolo 5 è negativo. Questa legge è un guazzabuglio di norme affastellate anche male. Si tratta di un minestrone di concetti. Si sarebbe voluta la semplificazione ma si è raggiunto il risultato contrario.

Angelo Carta (Psd’az) ha detto che l’articolo 5 è il contrario della semplificazione. Non si capisce cosa c’è scritto. 

Gianluigi Rubiu (Area Popolare Sarda) ha espresso il voto favorevole sull’emendamento che sopprime l’articolo 5. Per rubiu questo articolo è poco chiaro. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’articolo 5

Messo in votazione, l’articolo 5 è stato approvato.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’art.6 (Opere soggette a Segnalazione certificata di inizio attività) chiedendo al presidente della commissione Urbanistica Antonio Solinas il parere sugli emendamenti.

Solinas ha comunicato il parere contrario agli emendamenti n. 48, 49, 50, 51, 52, 58, 243, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 171, 172, 173, 434, 435, 453, favorevole agli emendamenti nn. 91 e 489; mentre  per il n. 25, 490 e 491 ha invitato i presentatori al ritiro. L’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu ha espresso parere conforme a quello della Commissione.

Ha quindi preso la parola il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), che dopo aver chiarito il significato politico della mancata partecipazione al voto sull’art.5 della minoranza, è entrato nel merito dell’art 6 manifestando forti perplessità: «E’ un articolo che introduce ulteriori elementi di confusione – ha detto Cherchi – in particolare quando affida, per gli interventi su superfici superiori a 25 mq, la supervisione al direttore dei lavori». Dubbi anche sulla sanzione di 500 euro per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori. «La dichiarazione è obbligatoria – ha concluso il consigliere azzurro – il direttore si deve assume la responsabilità che non può essere sostituita da una sanzione».

Per Michele Cossa (Riformatori) «la norma in discussione è un passo indietro sul versante della semplificazione. La Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) rappresenta la traslazione della responsabilità dagli uffici tecnici al progettista. Da una parte diciamo che non serve un permesso a costruire e poi chiediamo tutti gli atti di assenso allo Sportello di inizio attività edilizia. Altro problema: stiamo andando a sopprimere l’articolo 15 della legge 23 che non prevede l’autorizzazione per le opere interne e quelle di manutenzione ordinaria. Questo rischia di creare ulteriori ostacoli».

Molto critico anche il giudizio di Luigi Crisponi (Riformatori). «Non si capisce perché si voglia correggere la legislazione nazionale che mette a disposizione dei cittadini gli strumenti per le migliorie nelle proprie abitazioni. L’art. 6, invece, appesantisce le incombenze di carattere burocratico. Perché si vuole intervenire su un articolato chiaro?».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 si adegua alla legislazione nazionale e non introduce elementi di semplificazione. «La Regione sta sperimentando lo sportello unico dell’edilizia in alcuni comuni dell’Isola. Con questa legge invece si rende ancora più complicato il quadro normativo in materia».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di andare avanti nella discussione: «Meglio riportare il testo in Commissione e provare a correggerlo – ha detto Tunis – altrimenti non ci resta altro da fare che resistere in Aula per impedire di approvare una legge dannosa per la Sardegna».

Un appello al buon senso ha invece rivolto all’Aula Alessandra Zedda (Forza Italia). «Il testo della legge non è chiaro, non si capisce se c’è una differenza tra il permesso di costruire e le manutenzione ordinarie. I regolamenti edilizi dei Comuni sono tutti uguali? Non è il caso di cominciare davvero un lavoro di semplificazione?».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «la Scia trasferisce la responsabilità degli interventi edilizi ai cittadini e al progettista. L’istituto ha necessità di una rivisitazione ma, così come viene prospettata, la norma proposta dalla Regione non va in questa direzione». Tedde ha poi accusato la maggioranza di vassallaggio nei confronti del Governo nazionale. «La Regione sarda ha competenza esclusiva in materia urbanistica ma continua a scopiazzare e a fare pasticci. Il rischio è creare un corpo di norme difficilmente interpretabili e applicabili».

Secondo ill consigliere Christian Solinas (Psd’Az) l’articolo 6 introduce l’istituto della Scia nell’ordinamento regionale e rischia di ostacolare la riqualificazione dei centri storici. «Con questa norma viene meno la possibilità di chiedere l’autorizzazione edilizia per un tetto crollato, servirà un permesso di costruire perché la Scia non lo prevede. E’ un aggravio di costi che colpirà soprattutto i piccoli centri e non i grandi speculatori. Da una parte si propone la vendita a un euro delle vecchie case dei centri storici e dall’altra si impedisce di ristrutturarle. E’ una normativa complicata che rischia di bloccare la riqualificazione dei centri storici».

Concetto ribadito da Attilio Dedoni che ha chiesto norme più semplici in materia urbanistica.

Angelo Carta (Psd’Az) ha letto in aula l’appello rivolto dall’Ance al Consiglio per una modifica sostanziale del Dl 130. «Questa e altre organizzazioni di categoria avevano condiviso la prima proposta della Giunta, stravolta in seguito dalla Commissione.  Quel lavoro egregio fatto dalla Giunta è andato perduto – ha rimarcato Carta  –  perché non tornare su quel testo anziché imporre un provvedimento che potrebbe arrecare seri danni all’economia sarda».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro degli emendamenti n. 49, 51, 53 e 54. «E’ un segnale di apertura da parte nostra. Chiediamo però di discuterne in commissione. Apriamo un dialogo costruttivo che consenta trovare una soluzione condivisa». Rubiu è poi entrato nel merito dell’art. 6: «E’ una norma monca – ha detto il capogruppo di Aps – non comprende la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata), strumento indispensabile per la semplificazione. Credo che sarebbe utile allinearsi alla legislazione statale».

Roberto Deriu, rispondendo al capogruppo  di Area Popolare Sarda, ha manifestato apprezzamento per il segnale di distensione arrivato dai banchi della minoranza. «E’ un passo in avanti – ha affermato Deriu – sugli strumenti non possiamo però concordare. Il rinvio del provvedimento in Commissione sarebbe un rallentamento. Meglio proseguire con i lavori a oltranza e individuare altri strumenti previsti dal Regolamento per ottenere gli stessi risultati».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che la normativa statale prevede la Scia solo per gli interventi straordinari, mentre per tutti gli altri richiede la Cila. «Questa semplificazione manca invece nell’art.6 che riporta all’interno della Scia interventi prima esclusi. Sono questioni importanti, si sta creando una sovrapposizione tra la legge 380 e la legge 23 del 1985 che creerà non pochi problemi interpretativi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamento soppressivo totale n. 243 e soppressivo parziale n.157 che sono stati respinti dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n.513. Il primo firmatario Christian Solinas ha spiegato il senso della proposta: « far transitare nella Scia i piccoli interventi nei centri storici». Solinas ha quindi chiesto un chiarimento alla Giunta e dato la disponibilità a un ritiro dell’emendamento.

Il presidente Ganau per consentire un approfondimento alla Giunta ha sospeso la discussione dell’emendamento n.513.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento soppressivo parziale n.159 che è stato respinto.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n.160 che propone l’esclusione dei muri di cinta e delle cancellate dalle opere soggette a Scia.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale la norma in discussione «è ancora più restrittiva rispetto alla sperimentazione in atto in materia urbanistica avviata da alcuni Comuni della Sardegna».

A sostegno dell’emendamento n.160 ha preso la parola Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha manifestato la volontà di procedere verso la semplificazione in modo da consentire ai cittadini di ottenere piccole autorizzazioni senza rischiare di rimanere intrappolati nei labirinti della burocrazia».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) la norma «sottopone al giogo della legge anche le operazioni più elementari. Ciò che dispiace è constatare che, nonostante la manifestazione di disponibilità da parte nostra, non c’è sensibilità da parte della maggioranza».

Gianluigi Rubiu, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso contrarietà per la decisione della maggioranza di non accogliere la sua proposta di un rinvio in commissione del provvedimento. «E’ un dialogo tra sordi – ha detto Rubiu – a questo punto noi andremo avanti con la nostra battaglia. La minoranza è coesa, lavora in sintonia ed è pronta ad andare avanti a oltranza».

Marco Tedde (Forza Italia) si è detto “dispiaciuto” per la mancanza di disponibilità da parte della maggioranza. «A questo punto andremo avanti con una ferma opposizione per impedire che venga approvata una legge dannosa per l’economia isolana».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il suo voto favorevole e ha invitato la maggioranza ad ascoltare i suggerimenti dell’opposizione: «eliminare i muri di cinta e le cancellate dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia è un atto di buon senso».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti critiche all’art.6. «si assimilano le rampe di accesso per i disabili agli ascensori esterni. Servirebbe l’intervento di un buon neurologo».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) « imporre la Scia per realizzare un muro di cinta o una cancellata è un paradosso cosi come non ha senso prevedere una segnalazione certificata di inizio attività per la realizzazione di rampe o ascensori esterni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Forza Italia) ha messo in evidenza l’atteggiamento di chiusura da parte della minoranza: «Vi rifiutate di correggere le aberrazioni che mettete in campo – ha detto Dedoni – siete chiusi in una gabbia».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu per la replica. «L’art. 6 comprende opere di restauro e interventi conservativi che possono essere molto rilevanti – ha detto Erriu – in molti casi si tratta di interventi che non possono non essere sottoposti al permesso di costruire».

Erriu ha poi dato la disponibilità della Giunta a ragionare sugli incentivi per il restauro e il risanamento conservativo degli edifici dei centri storici in modo da ridurre i costi legati alla richieste di permesso. «Serve una norma finanziaria –ha detto Erriu – la Giunta valuta questa possibilità e pensa di individuare quali tipo di edifici prevedere nella Scia».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione emendamento n.160 che è stato respinto dall’Aula.

Sull’emendamento 161, soppressivo del comma 1 lettera e) dell’articolo 6, su cui c’è il parere contrario di giunta e commissione, è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha espresso un parere  molto critico.

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) siamo davanti a degli “aborti legislativi” e a delle “scopiazzature”  per cui l’emendamento soppressivo deve essere approvato. Il comma così come è scritto non vuol dire nulla perché manca la parola “opere”.

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che su questa lettera e) ci sono molti dubbi di chiarezza. Stefano Tunis  (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto a favore sull’emendamento 161. Luigi Crisponi (Riformatori sardi)  ha affermato che è assurdo prevedere  la Scia anche per l’installazione di un’altalena. Giuseppe Fasolino  (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che più si va avanti più si capisce quanto sia confusionaria questa legge. Angelo Carta (psd’az) ha annunciato il  voto favorevole sull’emendamento. Antonio Solinas (Pd)  ha presentato una serie di emendamenti orali anche – ha detto – su indicazione dell’opposizione. Mario Floris ha fatto rilevare che alcuni   emendamenti presentati confliggono con gli articoli successivi e ha chiesto chi valuta le copertura di spesa. Gianluigi  Rubiu (area popolare sarda) ha detto che questa legge è stata scritta con troppa fretta e ha proposto un altro passaggio in commissione. Efisio Arbau (Sardegna Vera) ha invitato tutti a tenere un  comportamento lineare e sereno. Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna)  ha ricordato che l’obiettivo è la tutela del patrimonio urbanistico. Non bisogna però arretrare. Quando e se questa legge sarà approvata i sardi non capiranno nulla. La procedura è macchinosa anche per installare una caldaia. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che molti emendamenti presentati dall’opposizione vogliono portare un minimo di saggezza in questa legge che attualmente è difficile da interpretare e  da capire ed è stata scritta copiando a casaccio.

L’emendamento è stato bocciato (sì 20, no 21).

Sull’emendamento 162 che intende sopprimere il comma 1 lettera f) dell’articolo 6 è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha detto che anche per le piccole opere dovrà essere presentata la Scia.  Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che quelle prime aperture di credito che si intravedevano all’inizio della seduta sono svanite. Marco Tedde  (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo emendamento va  votato a occhi chiusi perché è espressione del liberalismo.

Per Paolo Truzzu (Sardegna) gli emendamenti orali presentati da Antonio Solinas dovrebbero essere esaminati in commissione.

Gianluigi Rubiu (area popolare sarda) ha detto che il tema delle pertinenze è un tema difficilissimo che merita un confronto approfondito. Rubiu ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 162.

Anche Angelo Carta (psd’az) voterà a favore dell’emendamento 162. Sugli emendamenti orali il consigliere Carta ha chiesto di averli per iscritto per poterli esaminare.

L’emendamento 162 è stato bocciato (presenti 49, votanti 49, sì 19, no 30).

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 163 che propone la cancellazione della lettera g) del primo comma dell’art.6 e la conseguente esclusione degli impianti tecnologici dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia.

 Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha parlato di atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza: «Non si vuole dare un contributo di chiarezza. Le norme non danno certezze e lasciano campo al libero arbitrio».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) manca la volontà di fare qualcosa di originale che rappresenti la specificità sarda.  «Avete la stessa originalità di un fotocopiatore o di uno scanner –ha detto Tedde – il popolo sardo merita una rappresentanza parlamentare di altra caratura».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha contestato l’inserimento degli impianti tecnologici nell’elenco delle opere da sottoporre a Scia. «Stiamo parlando di attività che non hanno bisogno della procedura certificata».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni dopo aver espresso forti perplessità sul Dl 130 («scritto dietro specifico mandato») ha riformulato la richiesta al presidente Francesco Pigliaru di riferire in Aula sul progetto di ampliamento dell’inceneritore di Tossilo.

Christian Solinas (Psd’Az) ha invece chiesto una pausa di riflessione per approfondire il contenuto dell’articolo 6. «Serve capire se anche la semplice installazione delle caldaie a gas debba essere sottoposta a Scia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) in merito alla lettera g) del primo comma dell’art. 6 ha detto di non avere dubbi sul fatto che la legge sia stata scritta bene. «Il testo che era arrivato in Commissione era un testo condivisibile, poi è stato modificato. Il nuovo introduce complicazioni e non se ne capisce il motivo. Servono modifiche».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n.163 che è stato respinto con 29 voti contrari e 20 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento soppressivo parziale  n.164 che propone l’esclusione dalla procedura Scia delle  varianti a permessi di costruire già rilasciati a) che non incidano sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, b) che non cambino la destinazione d’uso e la categoria edilizia e non alterino la sagoma e non violino le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito “inaccettabile” la mancata previsione di tempi certi per i procedimenti. «Non è sufficiente richiamare le disposizioni generali, così si apre la porta a direttive, circolari e regolamenti che governano il procedimento amministrativo. Inammissibile che quando si presenta una pratica non si abbiano risposte in tempi brevi. ».  

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) la normativa nazionale individua la possibilità di richiedere la Scia per varianti in corso d’opera che non modifichino i parametri urbanistici. «Ciò dà la possibilità, in caso di variazioni interne agli edifici, di procedere attraverso una Scia». Cherchi ha poi proposto al presidente Solinas di presentare un emendamento orale che escluda dalla Scia le demolizioni di opere.

Il presidente Gianfranco Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi sospeso i lavori e aggiornato la seduta alle ore 15.00.

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Clima sempre teso, in Consiglio regionale, tra maggioranza e opposizione, nel dibattito sul DL n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha espresso forti critiche «per aver appreso dalla stampa di un dibattito interno alla maggioranza e fra la stessa e la Giunta; nella seduta precedente il consigliere Gavino Sale ha sollevato un problema in Aula e vorremmo sapere cosa è successo, è opportuno perciò che il presidente Francesco Pigliaru trovi il modo di riferire al Consiglio sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo».

Il presidente Ganau ha precisato che la richiesta presuppone passaggi formali di competenza della conferenza dei capigruppo.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato di aver sollevato alcuni problemi di merito ed è importante sapere «in che misura si intende tenerne conto».

Il presidente Ganau ha replicato che l’Aula è chiamata ad esprimersi sull’emendamento in esame con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Cossa ha ripreso l’intervento annunciando il voto contrario all’articolo, motivandolo con la necessità «di intervenire su fabbricati di vecchia costruzione considerati abusivi e non sanabili».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha rilevato che il termine tolleranza edilizia, a proposito di distanze fra gli edifici, «è di difficile interpretazione ed ha una casistica infinita secondo il codice civile, perciò occorre riconsiderare il testo della norma».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato la rinuncia alla replica da parte dell’assessore «è un fatto grave e ci sarebbe da porre una questione pregiudiziale su questa materia, perché stiamo disciplinando le tolleranze in modo diverso dal testo unico senza i necessari approfondimenti».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha evidenziato che votare a favore dell’emendamento «significa far emergere il rifiuto della maggioranza di confrontarsi su vere questioni di merito».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha espresso preoccupazione per una conferenza dei capigruppo diventata «il notaio di quanto deciso fuori dall’Aula e poi riportato dai giornali; l’art. 4 dimostra che maggioranza e Giunta hanno dimenticato di essere, anche in questa materia, una Regione a Statuto speciale».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che di solito gli emendamenti soppressivi sono provocatori «ma in questo caso il problema nasce dall’interpretazione del concetto di tolleranza edilizia che il testo non chiarisce».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «è giusto ricordare la scelta della maggioranza di abdicare al proprio ruolo nell’interesse dei cittadini per migliorare la norma nazionale ed ha auspicato un recupero di sensibilità».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, favorevole alla soppressione, ha affermato che «la legge non dà certezze e presenta troppi margini di ambiguità nell’interpretazione e nell’applicazione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), favorevole, ha sostenuto che «è un voto politico che però ha una finalità molto chiara di semplificazione rispetto ad un articolo inutile che disciplina situazioni già previste dal testo unico nazionale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha ripreso le dichiarazioni del collega Tedde, associandosi alle critiche su una programmazione del Consiglio decisa all’esterno e, inoltre, ha espresso dispiacere per la scelta della maggioranza di «rimangiarsi le aperture ad un confronto sui temi concreti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, perché «è grave tradire le attese di semplificazione espresse dalle categorie produttive e da larga parte della società sarda con un articolo del tutto inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, favorevole, ha evidenziato l’inutilità dell’articolo, «perfino peggiorativo del testo unico in alcune parti come quella relativa alla certificazione di abitabilità; c’è poi incoerenza con un emendamento di una parte della maggioranza che propone l’aumento della tolleranza dal 2 al 3%».

Ha riassunto la presidenza il presidente Ganau, che messo in votazione l’emendamento n. 246. Il Consiglio lo ha respinto con 21 voti favorevoli e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 214 che propone di cancellare il limite del 2% sulle tolleranze edilizie.

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha chiesto alla Giunta chiarimenti sui contenuti e sulla formulazione delle norme: «Non si capisce il mutismo della maggioranza su questioni rilevanti che meriterebbero un approfondimento».

Il primo firmatario dell’emendamento Oscar Cherchi (Forza Italia) ha spiegato il significato della proposta: «E’ un emendamento chiaramente provocatorio, fatto per stimolare l’attenzione dei colleghi della maggioranza che di questo dibattito non stanno seguendo nulla».

Anche Michele Cossa (Riformatori) ha sostenuto l’utilità dell’emendamento che «punta a favorire un’interpretazione corretta della norma».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto pronto ad affrontare una lunga maratona in Aula per tentare di migliorare la legge: «Siamo come la goccia che scava la pietra. Noi speriamo di scalfire il vostro atteggiamento ostinatamente chiuso. Dovere della minoranza è quello di cercare di porre rimedio alle storture della legge».

Pier Mario Manca (Pds) ha ricordato che un emendamento analogo era stato presentato dal suo Gruppo per essere poi ritirato: «Il motivo – ha spiegato Manca – è che il vincolo sulle tolleranze è già stabilito dalla legislazione nazionale».

Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’emendamento, ha sollecitato l’Aula a proporre una percentuale diversa sulle tolleranze edilizie: «Dobbiamo rivendicare la nostra potestà primaria in questa materia. Il Consiglio farebbe bene a raccogliere la sfida».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invitato la minoranza a riflettere sulle importanti aperture riguardo alle tolleranze edilizie.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso forti perplessità sulla decisione della maggioranza di andare ad oltranza con i lavori dell’Aula: «Non capisco la prova muscolare. Andare a oltranza non è un problema, ci consentirà di dibattere in modo più approfondito i contenuti della legge». Carta ha poi chiesto chiarimenti sull’art. 4 «I volumi tecnici rientrano nel 2 per cento? Se uno vuole modificare il vano caldaia o il vano ascensore, le modifiche rientrano nella previsione della norma? Se così fosse si introdurrebbero ulteriori complicazioni».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’obiettivo della minoranza: «La nostra è una critica costruttiva per aiutarvi a varare una buona legge per la Sardegna. Non pretendiamo di sconvolgere la filosofia che l’ha ispirata ma vi chiediamo di introdurre migliorie».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Consiglio a non fossilizzarsi sul limite del 2 per cento sulle tolleranze edilizie. «La Regione ha competenza primaria in materia – ha ricordato Tedde – avrebbe potuto proporre qualcosa di originale per far capire che non si prostra ai concetti dottrinari».  

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, dopo aver invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento, ha sollecitato un atteggiamento diverso da parte della maggioranza rispetto alle rivendicazioni della minoranza. «Rientra nella dialettica democratica il fatto che ci siano posizioni diverse – ha detto Solinas – il Consiglio bene farebbe a riflettere sulla richiesta di modifiche nell’interesse della Sardegna. Opposizione rappresenta una larga fetta della popolazione».

Alessandra Zedda (Forza Italia), rivolgendosi ad Efisio Arbau (la Base), ha offerto la propria disponibilità al dialogo: «Però – ha detto – per dialogare bisogna essere in due. Le aperture arrivano solo dal vostro Gruppo, convinca la maggioranza ad aprirsi e gli accordi potrebbero essere diversi. Non abbiamo paura di andare ad oltranza».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rivolto un monito all’Aula: «La gente con capisce perché si approvino leggi che vanno contro il sentire comune – ha sostenuto Dedoni – i cittadini si aspettano una buona politica, le norme devono rispondere alle esigenze della popolazione».

In risposta alla richiesta di chiarimenti del consigliere Angelo Carta (Psd’Az), ha preso la parola l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. «Uno dei motivi che  hanno spinto alla formulazione di questa norma sono stati i dubbi sui volumi tecnici avanzati da molti uffici tecnici. Se i volumi sono iscritti in progetto rientrano nel limite del 2 per cento stabilito per le tolleranze edilizie».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione dell’emendamento n. 214 che è stato respinto dall’Aula.

Successivamente il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato di voler fare proprio l’emendamento n. 101 (“Aumento della tolleranza edilizia dal 2 al 3%”) di cui è stato comunicato il ritiro dal primo firmatario, il consigliere Piermario Manca (Partito dei sardi).

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha chiarito che l’emendamento era stato valutato negativamente e ritirato in precedenza.

Il consigliere Pittalis ha ribadito di aver proceduto nel pieno rispetto del regolamento.

Il vice presidente Lai, anche a seguito chiarimento con uffici, ha riconosciuto la correttezza dell’iniziativa del consigliere Pittalis.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha manifestato parere favorevole: «L’emendamento presentato dalla maggioranza e poi ritirato in realtà ha lo scopo di migliorare la norma, posto che il 3% su piccolo manufatto è inutile e su altri può essere eccessivo e serve quindi valutazione più articolata ed elastica».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha detto che «nella maggioranza c’è molto di buono ed era proprio questo emendamento poi ritirato perché come al solito nell’aria aleggia il fantasma di mastro Don Gesualdo, che da operario diventa nobile e si dimentica della sua storia».

Il consigliere Ignazio Tatti di Area popolare sarda ha dichiarato che «c’è troppa confusione su una legge che i sardi stanno aspettando e sono sempre più delusi perché si accorgono che non poterà niente di buono».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha rilevato che «l’azione dei partiti che si proclamano autonomistici dovrebbe consistere nell’affermare la potestà primaria della Sardegna su tutte le materie e non secondo convenienza; giusto invece segnare in positivo le differenze ed evitare interpretazioni contraddittorie».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), voterà contro, «perché elevare la percentuale di tolleranza significa non dare certezza; che in concreto si tratterebbe di un abuso edilizio e, quanto ai volumi tecnici, emergono molte perplessità sulla risposta dell’assessore, anche perché la legge non considera volumi i volumi tecnici».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, darà un voto favorevole; «il recupero dell’emendamento testimonia una capacità di riforma del testo anche se molto contenuta, capacità che dovrebbe caratterizzare le menti libere come insegnava Alexis De Toqueville».

Il consigliere Angelo Carta, capogruppo del PSd’Az, anch’egli favorevole, ha definito la proposte «un segnale; peraltro, il chiarimento dell’assessore non chiarisce l’aspetto su volumi tecnici perché forse, se non inseriti in progetto, potrebbero essere considerati abusivi».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha osservato che «al di là di ostruzionismo, speriamo che la settimana santa porti consiglio alla maggioranza e la induca a riavvicinarsi alle categorie produttive ed al mondo del lavoro che ruota attorno all’edilizia, gli spazi per un confronto positivo ci sono e vanno sfruttati».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha detto che «forse sta maturando un atteggiamento nuovo e altri passaggi del dibattito lo dimostreranno, il recupero dell’emendamento è fattore di miglioramento della norma e di attenzione alle esigenze dei cittadini che stanno fuori dal palazzo».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «dovremo abituarci al fatto che in questa Assemblea non possiamo fare quello che vogliamo; stiamo costantemente giudicati da chi sta all’esterno, non possiamo legiferare con questa approssimazione ma operare con il massimo della responsabilità per dare certezze».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), che voterà a favore, ha detto che «il dibattito fa passi avanti come dimostrano alcune proposte della maggioranza ispirate al buon senso ed emerge un filo comune nella riflessione del Consiglio purtroppo mortificato da immotivate retromarce».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha msso in votazione l’emendamento n. 101 che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Ha preso la parola il consigliere Michele Cossa (Riformatori) che ha espresso rammarico per l’atteggiamento della maggioranza. «Non c’è ostruzionismo da parte nostra – ha detto Cossa – siamo nella fisiologia del confronto parlamentare. L’obiettivo è quello di trovare una sintesi e di migliorare una legge che rischia di arrecare seri danni all’economia dell’Isola».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito “inutile” l’art. 4 e ribadito il proprio convincimento sull’opportunità di prorogare il Piano Casa.

Concetto condiviso da Ignazio Locci (Forza Italia) che dopo aver difeso l’impianto del Piano Casa «cancellato per motivi ideologici» si è detto convinto  che il Dl 130 «creerà ulteriore depressione al mercato dell’edilizia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «è un peccato che la maggioranza non abbia accolto le sollecitazioni dell’opposizioni. La norma poteva essere migliorata».

Stesso giudizio da parte del capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha parlato di «atteggiamento di sfida da parte della maggioranza, decisa a portare in porto la legge ad ogni costo».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efiso Arbau, in risposta al consigliere Oscar Cherchi, ha difeso il provvedimento e ricordato l’atteggiamento assunto dalla minoranza in occasione della discussione della legge sugli indennizzi per la Lingua blu. «Anche allora l’opposizione assunse toni apocalittici, le legge invece è stata approvata e comincia a produrre i suoi effetti benefici. Sono convinto – ha concluso Arbau – che anche questa norma, una volta a regime, porterà risultati importanti».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione del testo dell’articolo 4 che è stato approvato dall’Aula.

Subito dopo ha chiesto la parola il consigliere dell’Uds Mario Floris che, ai sensi dell’art 86 del Regolamento, ha posto  una questione pregiudiziale e chiesto il rinvio del provvedimento in Commissione. «Non deve suonare come un’offesa – ha affermato Floris – è una proposta che mira a superare l’empasse. Se si raggiungerà un accordo su alcuni punti fondamentali si potrebbe superare la situazione di stallo evitando inutili prove muscolari».

Il presidente Ganau, ottenuto l’assenso di un capogruppo che ha fatto propria la proposta come richiesto dal terzo comma dell’art 86 del regolamento, ha messo in discussione la pregiudiziale.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha affermato che «siamo arrivati ad una sintesi importante che deve essere valutata bene perché potrebbe essere una soluzione, l’opportunità che tutti stavamo cercando per arrivare ad una legge giusta capace di dare impulso positivo alla nostra economia». Ha proposto inoltre, per aiutare la riflessione, «che una parte degli interventi siano rinviati alla seduta di domani».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «ci vogliamo soffermare sulla proposta senza sottovalutarla, l’opposizione ha chiesto un momento di riflessione al suo interno ed altrettanto farà anche la maggioranza; mi pare si inizi a ragionare su ipotesi che possono convergere, perciò attendiamo la riflessione dell’opposizione di questo pomeriggio». «In questo momento – ha precisato – non è possibile assumere decisioni sull’ordine dei lavori e ciò non rappresenta un diniego su proposta del consigliere Floris, chiediamo però rispetto per le intese raggiunte al nostro interno per poi arrivare ad una conclusione come quella prospettata da Floris o una simile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la proposta Floris era implicita in molti interventi del dibattito, siamo favorevoli così come raccogliamo favorevolmente anche le dichiarazioni del consigliere Deriu, poi si valuterà se seguire un percorso formale o pragmatico, ma la sostanza positiva resta perché, da parte nostra, c’è intento di migliorare la legge e lo ribadiamo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu si è detto dell’avviso che «la proposta faciliti il dialogo ed il confronto fra maggioranza e minoranza con l’unico obiettivo di dare vita ad una buona legge che la Sardegna aspetta; è una occasione molto importante a condizione che operiamo seguendo la regola aurea del buon senso». Anche le argomentazioni del consigliere Deriu, ha concluso, «sono sagge e vanno tenute nella massima considerazione».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, dopo aver detto di ascoltare «sempre con attenzione le proposte del consigliere Floris» ha dichiarato che «va nella direzione da tutti auspicata che ci deve portare ad un confronto produttivo finalizzato all’approvazione della legge, accogliere la richiesta di sospensione è coerente anche se la pregiudiziale va votata adesso e in questo momento la respingiamo».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha definito la proposta «molto ragionevole e di buon senso, dettata dall’esperienza, che non ostacola i lavori che comunque dovranno trovare un loro punto di caduta perché, prima o pi, si arriverà alle questioni centrali che richiedono una sintesi». Il passaggio in commissione, a suo avviso, «consente di procedere con più rapidità se esistono le condizioni; sarebbe poi utile rinviare il voto a domattina perchè non cambia niente».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta pregiudiziale e sospensiva formulata dal consigliere Floris, che il Consiglio ha respinto per alzata di mano.

Dopo la votazione, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.24

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che, in sede di commissione, era stato formulato l’invito al ritiro ma poi, a seguito dei necessari approfondimenti, è stato presentato un emendamento all’emendamento (569) sul quale è stato dato un parere favorevole.

E’ quindi intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha annunciato il suo voto contrario: «L’emendamento contiene una doppia morale e decide di sanare solo un certo tipo di abusi commessi prima del 9 settembre 2006 ( data di entrata in vigore del PPR)».

Per Michele Cossa (Riformatori), l’emendamento va invece nella direzione giusta. «Si cerca di individuare una serie di abusi e di disinnescare una procedura che crea grossi guai».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) «siamo di fronte a una sanatoria. Il percorso non è legittimo né corretto. L’Aula deve limitarsi a recepire la legislazione nazionale».

E’ quindi  intervenuto Stefano Tunis (Forza Italia). Il consigliere ha detto che si tratta di un emendamento orrendo. E’ una norma che si ricollega a un interesse particolare. «Non è altro – ha detto Tunis – che un condono edilizio. Quindi lo spirito di protezione dell’ambiente che, come affermate,  è alla base della vostra azione è solo propaganda.»

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha detto che «nell’emendamento manca solo nome cognome e ragione sociale del beneficiario. Questa non è una fattispecie astratta ed è quindi invotabile. Per Tedde è la prova che è necessario tornare in commissione. Non è possibile votare questa legge – ha concluso – che non serve a dare risposta ai sardi ma solo ad aiutare gli amici degli amici. Attilio Dedoni ha ricordato che la strada che ha intrapreso la maggioranza è quella dello scontro. A noi lo scontro, però,  non interessa. Vogliamo solo correggere questa aberrazione.  Per Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) l’emendamento all’esame dell’aula è un condono edilizio. Bisogna uscire dall’ipocrisia di sistema – ha affermato – secondo cui al centro sinistra questi argomenti non interessano. Questi emendamenti contengono un condono edilizio. Mi fa piacere – ha concluso – che anche la giunta regionale che ha espresso parere favorevole si sia convinta che si possano fare i condoni edilizi.»

Per Luigi Crisponi (Riformatori) si tratta di una norma contraddittoria frutto della confusione della maggioranza. 

Walter Piscedda (Pd) ha negato che l’emendamento contenga una sanatoria. «Dato che non abbiamo nessun interesse – ha detto – lo ritiriamo».

L’emendamento è stato ritirato. I lavori si sono conclusi. Riprenderanno domani mattina alle 9.00. La seduta proseguirà fino a mezzanotte con una breve sospensione solo dalle 14.00 alle 15.00. La Conferenza dei capigruppo ha anche deciso, su precisa richiesta della maggioranza che punta ad accelerare i tempi per arrivare quanto prima possibile all’approvazione finale del DL. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”, che si lavorerà sabato e domenica fino all’approvazione definitiva.

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Stamane è ripreso, in Consiglio regionale, l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 3 del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha messo in votazione l’art. 3 (“Sanzioni per interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”) che ha ottenuto 26 voti favorevoli; non essendo stato raggiunto il numero legale la seduta è stata sospesa per 30 minuti e alla ripresa, l’Assemblea ha ripetuto la votazione; l’art. 3 è stato approvato con 26 voti.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 92 (Agus e pù) “Conferenze di servizi in caso di demolizioni di immobili abusivi ricadenti in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio ambientale” di cui, però, i presentatori hanno annunciato il ritiro.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito l’emendamento importante comunicando di volerlo recepire.

L’iniziativa è stata poi formalizzata dal presidente del gruppo Pietro Pittalis.

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che la proposta «tocca un tema che non può essere trascurato, l’indicazione della conferenza dei servizi nei casi di abusi in aree a rischio idrogeologico o di pregio ambientale costituisce anche un significativo elemento di semplificazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, fra l’altro, l’emendamento «è un’occasione per mettere in rilievo le deficienze del Ppr di Soru (il mastro Don Gesualdo di questa fase politica), alla radice della mancata approvazione dei Puc nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna; la Giunta sta ancora cercando di mettere rimedio a quei pasticci, senza però intervenire sulla abnorme discrezionalità dell’istituto delle intese».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha ricordato che «già in commissione era emersa qualche perplessità ma è giusto portare l’emendamento in discussione: a prima vista sembra un eccesso di controllo ma in realtà l’esame di una certa tipologia di abusi in conferenza dei servizi ha aiutato ed aiuta molto la pubblica amministrazione a superare le difficoltà e ad abbreviare i tempi».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha evidenziato che «la ratio del nostro atteggiamento è evidente, ci sembra una proposta intelligente e di buon senso perchè la demolizione post-abuso, fra l’altro, è un atto complesso che deve lasciare spazio al miglioramento ambientale evitando i soliti rimpalli di competenze, su questo sarebbe giusto un voto ampio di tutto il Consiglio».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato invece il suo voto contrario «perché siamo in presenza di un testo incorreggibile, provvedimento emergenziale che non dà l’idea di quale obiettivo voglia raggiungere; oltretutto a livello nazionale si sta per approvare una norma che consente a chiunque di ristrutturare la sua casa senza formalità, fatte salve le volumetrie, questa legge finisce per discriminare i sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha comunicato il suo orientamento a favore «perché si coglie un aspetto importante, lo spirito della conferenza dei servizi è proprio quello di individuare procedure accelerate in determinati casi, uno strumento efficace per valutare tutti gli interessi in gioco, ferme restando le riserve di fondo sulla legge».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver osservato che la proposta offre una grande opportunità, ha raccontato di un suo incontro con un operatore di immobiliare globale di origine sarda che vorrebbe lavorare nell’Isola. Gli hanno risposto, ha detto Fasolino, «dappertutto nel mondo ma non in Sardegna, questo è un segnale gravissimo e molto pericoloso perché stiamo alimentando all’esterno l’immagine di una Regione contraria per partito preso alla cultura d’impresa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ribadito il suo parere contrario, come emerso in commissione, «perché secondo noi è troppo superficiale, inserito in un testo molto farraginoso».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), contrario all’emendamento, lo ha definito «non era necessario perché la conferenza di servizi è già prevista dalla normativa vigente; quello dell’opposizione è ostruzionismo legittimo ma bisogna chiamarlo con il suo vero nome, perché non si può criticare il ritardo e poi rallentare i lavori». «Su questa legge – ha continuato Solinas – ci stiamo mettendo la faccia assumendoci la responsabilità politica, a voi invece la responsabilità dei ritardi dopo aver detto che una legge in materia edilizia era comunque necessaria; in generale sarebbe comunque opportuno rivedere il regolamento per mettere in condizione il governo di esercitare il suo diritto-dovere e disciplinare gli interventi della minoranza, in sede di dichiarazioni di voto, ad un solo intervento per gruppo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il gruppo di Sel ha fatto bene a presentare l’emendamento in esame, perché «a parte il contenuto positivo è anche una apertura che consente di uscire dagli steccati ideologici ed è un peccato che poi il ritiro della proposta ha innestato una marcia indietro». «Non si capisce però – ha lamentato – il significato concreto del passaggio riferito alla valenza storico culturale e ambientale dell’immobile abusivo da demolire».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «forse l’emendamento lo avremmo votato anche se il gruppo di Sel lo avesse mantenuto, la stoltezza umana non ha mai limiti; il collega Antonio Solinas non ha ascoltato bene quanto si è detto in quest’Aula ieri pomeriggio a proposito del ruolo e della funzione dei parlamenti nella storia della democrazia, non si può pretendere di stare sempre in cattedra solo perché si è in maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha proposto che il presidente intervenga «a difesa delle prerogative dei consiglieri regionali perché notizie di stampa riferiscono che un Pm ha chiesto in Consiglio regionale alcuni emendamenti legati ad una legge; dobbiamo essere tutelati e lavorare con serenità nell’esercizio del nostro mandato di fare le leggi ed esercitare ogni atto di sindacato ispettivo».

Il presidente Ganau ha chiarito che da parte della magistratura non è stato richiesto alcun atto relativo alla legge in esame, ma solo documenti riguardanti il piano casa del 2009 e 2011 peraltro pubblici e presenti sul sito istituzionale del Consiglio regionale.

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha dichiarato in modo molto netto che «nessuno può pensare di mettere il bavaglio all’opposizione, ognuno si guardi in casa propria perché scheletri negli armadi ce ne sono tanti anche con riferimento a questioni edilizie e urbanistiche; noi non recederemo anche di un solo millimetro e non ci sarà nessun compromesso, ribadiamo che per noi occorre la proroga del piano casa e confermiamo questa proposta, come chiedono tutte le associazioni, siete voi invece che avete fatto ostruzionismo, portando in Aula questo provvedimento dopo 4 mesi».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è detto convinto che, al contrario di quanto sostiene la minoranza, la coalizione di governo «lavora molto tranquillamente anche in presenza di richieste di documenti da parte della magistratura per cui non vediamo pericolo per le prerogative del Consiglio regionale, non abbiamo scheletri nell’armadio e non subiamo diktat da parte di nessuno, discutiamo nelle sedi opportune e assumiamo decisioni condivise». «Fatevi una ragione – ha concluso Demontis – del fatto che il Piano casa non c’è più e non è il nostro dello perché per noi lo sviluppo passa attraverso i Puc dei comuni».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, contrario, ha detto che «in politica si vince come nel calcio, a volte, anche perché gli avversari sbagliano a porta vuota; la maggioranza si prende il tempo necessario per discutere al suo interno secondo una regola che prevede anche aperture alle valutazioni dell’Aula, pur se provenienti dall’opposizione». «In realtà – ha aggiunto Arbau – si sta replicando lo scenario nazionale, c’è Forza Italia che va verso Salvini e Area popolare su una posizione più autonoma, certo è che il clima delle barricate non aiuta il ragionamento sul merito».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, pur essendo contrario, ha dichiarato che «le squadre hanno diritto entrambe di giocare la partita; la maggioranza ha sempre mostrato disponibilità ad ascoltare e se ci prendiamo più tempo è proprio la dimostrazione di questa tesi». Fermo restando che crediamo in questa legge e vogliamo andare fino in fondo, ha suggerito Cocco, «sarebbe meglio evitare sterili contrapposizioni, anche perché riconosciamo che dall’opposizione sono arrivate alcune proposte che potrebbero essere condivisibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha risposto al consigliere Arbau che «sarebbe più utile restare sul tema, a parte il fatto che chi ha fatto mancare il numero legale poco fa non può dare lezioni a nessuno; chiediamo solo di poterci confrontare e di usare le prerogative che il regolamento assegna ai gruppi di minoranza, ma soprattutto vogliamo dare voce a chi sta fuori dal palazzo».

Non essendoci altri scritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 92 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi aperto la discussione generale sull’articolo 4 (tolleranze edilizie) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte di modifica. Il presidente della Commissione Urbanistica ha dichiarato parere contrario agli emendamenti 246 e 214, ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 101 ed ha invitato al ritiro i presentatori dell’emendamento 24 e 569.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu ha espresso il parere conforme della Giunta a quello della IV commissione del Consiglio regionale.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha aperto il suo intervento ricordando che il prossimo 28 marzo cade l’anniversario del primo anno della Giunta Pigliaru. «Una Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – che non è nata sotto una buona stella con l’annullamento del piano regionale paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci». «Quel giorno – ha aggiunto Floris – è incominciata una nuova era: quella del disfare a prescindere».

Mario Floris ha proseguito esprimendo ferma contrarietà alla decisione assunta un anno fa dal governo regionale del centrosinistra e sulla quale – ha sottolineato il consigliere del gruppo Sardegna – l’attuale assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, si era speso in qualità di presidente dell’Anci.

A giudizio di Floris con il Ppr e il piano casa si sarebbero create le opportunità per riprendere un cammino di crescita ma, così ha denunciato il consigliere della minoranza, la Giunta ha scelto la strada del “disfare” e “dell’attesa”.

Il già presidente della Regione ha quindi elencato le tante riforme che sono in attesa di approvazione e nel contempo ha rimarcato la scarsa efficacia delle misure adottate in attesa delle leggi che ridisegnino dal profondo sanità, enti locali, competenze statutarie, entrate, turismo, agricoltura, urbanistica e edilizia.

«State portando la Sardegna al disastro – ha concluso Floris rivolto ai banchi della maggioranza – e questa Giunta si dimostra incapace e inadeguata.»

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito l’articolo 4 del Dl 130 “un’occasione persa per dare un senso alla specialità sarda”. Altre Regioni – così ha dichiarato l’esponente della minoranza – hanno infatti adattato alle specifiche realtà le norme approvate in sede di recepimento del testo unico in materia di urbanistica. Alessandra Zedda ha quindi citato l’esempio della Regione Sicilia che ha elevato dal 2% al 3% le tolleranze edilizie.

Il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è detto stupito per le dichiarazioni rese in Aula dal presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd), in ordine all’auspicata modifica del regolamento consiliare. «L’intenzione – ha dichiarato Locci – sembra quella di voler mettere il bavaglio alle forze della minoranza, riducendone tempi e modalità di intervento».

L’esponente di Forza Italia ha poi fatto riferimento alla visita in Consiglio fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica del tribunale di Tempio, ed ha ribadito al presidente Ganau la richiesta di assicurare la piena tutela e il pieno esercizio delle prerogative dei consiglieri regionali della Sardegna.

Sul tema specifico delle “tolleranze edilizie”, Ignazio Locci ha invitato la Giunta regionale a chiarire quale sia l’esatta posizione della Giunta, considerato che il tema oggetto dell’articolo 4 del D.L. 130 rappresenta uno di quelli in cui di recente si è sviluppata una ricca letteratura.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha svolto il suo intervento con un’ampia digressione che ha riguardato la pubblicazione sul quotidiano La Nuova Sardegna, di un esposto nel quale sarebbero denunciati presunti abusi edilizia in una sua prorietà immobiliare. Il vice presidente del Consiglio ha rimarcato l’utilizzo strumentale di un esposto che – così ha dichiarato Peru – è del tutto privo di fondamento ed i cui rilievi sarebbero già stati chiariti fin dallo scorso mese di settembre attraverso le opportune verifiche di tecnici e legali. L’esponente della minoranza ha parlato di “meschinità”, “maldicenze”, “vigliaccherie” e ha sottolineato la sospetta tempistica nella divulgazione della notizia: «Quale migliore occasione della discussione sul Dl sull’edilizia per non trasformare gli oppositori in spregiudicati cementificatori?».

Peru ha ribadito la regolarità degli interventi di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà ed ha concluso confermando la volontà («non cederò di un millimetro») di proseguire nella difesa del piano casa approvato nella scorsa legislatura e ha declinato i positivi effetti benefici che ne sarebbero derivati alle imprese e ai cittadini sardi.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha definito “l’articolo 4 del dl 130 l’ennesima occasione sprecata per mettere ordine nel complicato tema dell’abusivismo edilizio”. L’esponete della minoranza ha quindi criticato la quantificazione al 2% dei margini di tolleranza edilizia perché – così ha spiegato – la misura potrebbe essere ridicola se riferita alle piccole superfici, mentre sarebbe una misura enorme se si tratta di volumi importanti.

L’esponente della minoranza ha quindi  sottolineato come l’articolo 4 non ponga rimedio ai casi di presunti abusi che si verificano per le errate operazioni di accatastamento degli immobili realizzati tra gli anni ’60 e ’70. «Il problema si trasforma in un dramma – ha dichiarato Cossa – per i tanti che sono entrati in possesso di manufatti abusivi a loro insaputa e che si trovano quindi nell’impossibilità di richiedere le necessarie autorizzazioni per realizzare gli opportuni interventi migliorativi».

Ha quindi preso la parola il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) secondo il quale la legge in discussione «non rende più veloci le procedure per l’approvazione dei Piani Urbanistici Comunali».

Fasolino ha quindi difeso il Piano Casa approvato nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra. «Non era uno strumento di programmazione ma un modo per ridare ossigeno alle imprese in un periodo di grave crisi – ha detto Fasolino – la decisione di non confermarlo rappresenta un danno per il sistema economico regionale». L’esponente della minoranza ha poi avanzato la proposta di prorogare il Piano e, parallelamente, lavorare a una legge organica in materia urbanistica.

Stefano Tunis (Forza Italia) ha respinto le critiche della maggioranza sull’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione: «Non è tollerante dire come dovrebbe comportarsi la minoranza e svilire il ruolo alto dell’attività parlamentare».

Il consigliere azzurro è poi tornato sulla “visita” a Palazzo del Pm Fiordalisi: «Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione legale che esercita in virtù di un interesse pubblico. La magistratura procede a una verifica in presenza di una notizia di reato. In questo caso non può esserci notizia di reato perché, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, Fiordalisi è venuto ad indagare sugli atti di formazione di una legge, un momento sacro su cui nessuno ha il diritto di ficcare il naso. E’ un problema che abbiamo il dovere di affrontare – ha concluso Tunis rivolgendo un appello ai consiglieri di maggioranza e opposizione – nessuno può usurpare il ruolo del legislatore».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha difeso il ruolo dell’istituzione parlamentare per poi concentrarsi sul contenuto dell’art.4. «Il Dl 130 nei primi articoli recepisce la legislazione nazionale – ha osservato Cherchi – nello specifico l’art.4 accoglie l’istituto della tolleranza edilizia fissando al 2 per cento le eccedenze delle violazioni o degli errori progettuali. Manca però una previsione degli errori in difetto. Cosa accade se si realizzano opere con misure o cubature inferiori rispetto a quelle indicate in progetto? Serve una norma chiara altrimenti si rischia di lasciare alla discrezionalità dei tecnici l’interpretazione della legge».

E’ quindi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha illustrato all’Aula i dati negativi diffusi dall’Agenzia del Lavoro e dall’Istat sul calo dell’occupazione in edilizia. «I numeri parlano di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, una situazione di grave crisi che in Sardegna poteva diventare drammatica se non ci fosse stato il Piano Casa. Voi avete abrogato quel Piano – ha affermato Tedde rivolgendosi all’opposizione – la promessa di approvare una legge organica non è stata però mantenuta».

Il consigliere di minoranza ha poi parlato di «mancanza di coraggio da parte del centrosinistra che, tenuto conto delle prerogative previste dallo Statuto,  poteva  pensare norme differenti rispetto a quelle nazionali: «Avremmo potuto prevedere un 3 o un 4 per cento di tolleranza – ha concluso Tedde – invece ci siamo limitati a copiare  mettendo una pietra tombale sulla specificità sarda e sulla capacità del Consiglio di dettare norme proprie».

Critico anche l’intervento di Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) che ha difeso il D.L. 130 ma espresso forti perplessità sull’art. 4: «Si tratta di una sanatoria. Se applicata alle grandi opere, la regola del 2 per cento rischia di autorizzare cubature importanti. Non si possono legalizzare gli errori dei professionisti».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riferendosi alla visita del Pm Fiordalisi, ha detto di non sentirsi «affatto preoccupato delle indagini di chicchessia» e ha poi difeso appassionatamente l’autonomia parlamentare: «La democrazia regge solo se è chiaro il principio della divisione dei poteri. Attenzione a delegittimare le istituzioni, la storia insegna che così non si va da nessuna parte».

Attilio Dedoni, infine, ha invitato la maggioranza ad ascoltare le voce dell’opposizione «non servono gli atteggiamenti di chiusura, serve un dibattito serio su una normativa che può avere conseguenze pesanti per le famiglie e le imprese sarde».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «è difficile parlare di questa legge nei dettagli perché è da respingere in toto, non fa nulla per lo sviluppo e uccide la speranza per il futuro, è piena di imbrogli e cerca di parlare d’altro; qualcuno come Soru dice che vuole migliorare il paesaggio e lo scenario costiero, ma è un linguaggio fondamentalista che non ha rispetto della minoranza». Sull’art. 4 Rubiu ha detto che «rappresenta un passaggio ambiguo, pletorico, fuori dai tempi, superato da leggi nazionali; nel decreto mille proroghe al comma 1 dell’art. 17 bis si parla a proposito delle tolleranze della volumetria complessiva dell’edificio e non di singole unità immobiliari come fa la legge regionale». «Non andiamo avanti – ha esortato in conclusione – in una legge senza sbocchi nata già vecchia, superata da una legge nazionale pubblicata appena un mese fa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), dopo aver dichiarato di non essere estraneo al dibattito né convertito ad altre convinzioni, si è detto «convinto che questa non sia una buona legge per la Sardegna che, anche sulle tolleranze, risponde ad una visione ideologica tipica di quando si cerca a tutti i costi di applicare un sistema di valori alla realtà, salvo rendersi conto che questa impresa è impossibile».«Spesso si è evocato il fantasma degli speculatori – ha aggiunto Truzzu – dimenticando però che il 98% degli iscritti all’Ance sono piccoli imprenditori, sono in gioco quindi interessi diffusi e non quelli dei grandi speculatori, bisogna comprendere cosa c’è sul territorio attraverso un confronto di merito senza pregiudiziali, soprattutto perché fuori dal palazzo c’è una opposizione a questa legge di gran lunga più ampia di quella consiliare». «Ma – ha concluso – che spazio di confronto ci può essere quando si chiede la modifica del regolamento per contingentare i tempi delle dichiarazioni di voto? stiamo facendo ostruzionismo esercitando un nostro diritto ma anche nel vostro interesse per evitare una pessima legge che causerà un mare di problemi»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, sull’articolo 4, ha detto che «potrebbe essere uno spazio utile per un ragionamento comune fra maggioranza e opposizione». Quanto al regolamento del Consiglio, Arbau ha affermato che «lo dobbiamo cambiare e lo faremo a fine mandato, così non ci saranno sospetti di parzialità su argomenti che servono a tutti e non vanno affrontati a seconda delle esigenze del momento». Il capogruppo di Sardegna Vera si è poi soffermato sulle notizie di stampa relative ad un accertamento della magistratura relatiuvo ad atti del Consiglio regionale, osservando che «è fastidioso assistere all’acquisizione di emendamenti di procedimento legislativo, lo dico con tutte le cautele del caso ma nessuno di noi deve aver paura di sbagliare scrivendo un emendamento perchè il nostro lavoro deve essere sempre sereno; nessuno della maggioranza, inoltre, vuole utilizzare clave giudiziarie e giornalistiche per mettere il bavaglio all’opposizione, facciamo politica a viso aperto discutendo sul merito delle questioni politiche e dobbiamo essere liberi sia quando la stampa approva sia quando disapprova». Rivolto al consigliere di Forza Italia Fasolino, Arbau lo ha infine invitato a «criticare la maggioranza senza continuamente evocare la presenza di Soru, che non siede più in quest’Aula».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato in apertura che «Soru ha lasciato tristi ricordi ma è il segretario del Pd e lo critichiamo sia per quello che dice che per alcune vicende a lui riconducibili legate ad interventi edilizi, nessuno se ne abbia a male». «Voglio però cogliere l’occasione – ha aggiunto Pittalis – per esprimere la più convinta solidarietà, mia e del gruppo, ad Antonello Peru che con determinazione e coraggio ha rappresentato una vicenda incredibile che lo ha visto coinvolto; non vogliamo che il nostro dibattito sia influenzato da questo tipo di dinamiche e forse Arbau non ha sentito l’intervento del consigliere Rubiu di poco fa, il problema non è di Forza Italia perchè l’opposizione su questo provvedimento parla una sola voce». «Il fatto è un altro – secondo Pittalis – cioè che, anche stamattina la Confartigianato ha richiamato la Giunta su una legge che, a suo avviso, è un danno delle imprese, ha criticato i ritardi, ha indicato precise responsabilità dell’assessore Erriu, ipotizza che di questo passo finiremo a ferragosto, chiede infine se è possibile fermare questo gioco al massacro ma il problema sta nella maggioranza: noi confermiamo la nostra proposta di ritirare il provvedimento e prorogare il Piano casa, e faremmo bene ad ascoltare questo suggerimento nell’interesse dei sardi».

Non essendoci altri interventi, il presidente Ganau ha sospeso i lavori del Consiglio per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.30, mentre per domani pomeriggio alle 15.30 è convocata la quinta commissione per un parere obbligatorio. Successivamente ha tolto la seduta.

Consiglio regionale 42 copia

Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Dopo il cordoglio per le vittime dell’attentato di Tunisi, in Consiglio regionale prosegue il dibattito sul DL n.130 in materia urbanistica. I lavori del Consiglio regionale sono ripresi stamane. Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la seduta esprimendo la vicinanza del Parlamento sardo «alle famiglie delle vittime dell’attentato di ieri a Tunisi e alla giovane democrazia tunisina che con fatica ricostruisce il Paese».

Il presidente Ganau ha chiesto all’Aula un minuto di raccoglimento, «che segna anche il nostro sdegno e condanna a ogni forma di terrorismo e di violenza«.

I lavori del Consiglio sono poi ripresi con l’esame degli emendamenti all’articolo 2 del Piano casa. Dopo il parere della Commissione e della Giunta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione, che il presidente Ganau ha concesso.

Alla ripresa, ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), secondo cui nella maggioranza e nella Giunta «si finge di fare qualcosa e non si fa invece nulla. Questa è la rappresentazione dell’articolo 2. Quel poco che state facendo andrà di certo a danneggiare le imprese e la Sardegna. Ma d’altronde, quando si tratta di imprese, avete già dimostrato qual è il vostro livello di interesse verso il settore produttivo in occasione della Finanziaria». Rivolto poi ai consiglieri di maggioranza ha detto: «Siete soggiogati dai voleri di un soggetto che predica bene e razzola male, è giusto che facciate sentire la vostra voce dentro la maggioranza. Fate capire al piccolo manovratore che ci siete e fatevi rispettare».

L’on. Mario Floris (Uds) si è rivolto al capogruppo del Pd e ha detto: «Questo articolo non è una grande riforma come ci è stato presentato. E’ la sola modifica di un nome: da concessione edilizia a permesso di costruzione. Ma non cambia nulla. Insomma, attribuire a questo articolo la trasformazione della legge urbanistica della Sardegna è offensivo».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia), che ha ricostruito la legislazione urbanistica che si è succeduta in Italia a partire dal 1942, «oggi ci troviamo con estrema urgenza a discutere l’articolo 2. Dopo 14 anni la Regione si sveglia e pensa di proporre all’Aula una legge che stravolgerà il sistema del rilascio delle autorizzazioni a costruire. Tutto questo non ha nulla a che fare con la semplificazione».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) «c’è l’esigenza di una vera legge urbanistica che dica dove e come si deve costruire. Anche il pericolo e manicheo Ppr, come lo definite, non si discosta dal decreto Floris. Bisogna stare attenti a non introdurre premialità nei centri storici di Cagliari e Quartu, sarebbe prima necessario censire l’edilizia dei centri storici».

Ha preso poi la parola l’on. Michele Cossa (Riformatori): »Questo articolo uniforma la terminologia sarda a quella italiana, con 14 anni di ritardo. Ma vi vorrei ricordare che la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica: c’è molto da riflettere su questa legge, che si pone su una posizione di retroguardia rispetto alla legge nazionale, orientata invece verso la semplificazione. Questo vostro piano casa è un piano di retroguardia e fa il possibile per fare un passo indietro perfino da quello Stato al quale pretendiamo di affermare la nostra specialità. C’è molto da riflettere, soprattutto sugli effetti che le leggi producono. Com’è stato per gli effetti del Piano casa, che insieme alla crisi hanno portato il licenziamento a decine di migliaia di operai sardi dell’edilizia».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che in materia urbanistica «la Sardegna avrebbe potuto fare molto di più avendo la competenza esclusiva per arrivare ad una vera semplificazione, invece è stato aggravato, ad esempio, il procedimento amministrativo sul silenzio-assenso laddove si prevede la sostituzione degli uffici regionali in caso di inerzia di quelli comunali». Occorre riportare il quadro normativo in linea con quello nazionale, ha aggiunto, «senza arroccarci su problemi di retroguardia, riconoscendo che qui non c’è grande riforma e non si fa altro se non cambiare alcuni passaggi terminologici privi di significato».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha evidenziato che «il tema non è solo nominalistico, fa parte della evoluzione normativa ed amministrativa dello jus edificandi dato che, modificando la legge 23 dell’85, cambia di conseguenza tutto l’impianto». Il dibattito finora svoltosi in Consiglio, ha però osservato Erriu, «è singolare perché nel 2013 la Giunta Cappellacci in una sua legge parla proprio di permesso di costruire ma senza una norma regionale di appoggio, cosa che pone problemi in una Regione con competenza primaria sull’urbanistica; questa è una norma di semplice allineamento che dà certezza giuridica e pur non semplificando è utile».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato che, permesso o concessione, «parliamo sempre di un potere autorizzativo della pubblica amministrazione e forse se ne poteva pure fare a meno; è interessante invece capire perché ci stiamo muovendo in modo asimmetrico rispetto al quadro normativo nazionale ed accontentandoci di un topolino, dopo aver detto di voler superare il Piano casa per strutturarlo in modo stabile». Fuori da questo palazzo, ha proseguito Zedda, la situazione è molto diversa: «Friuli, Toscana, Calabria, Piemonte, Marche, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Campania e Lazio (addirittura fino al 2017) hanno prorogato il Piano casa, confermandone la validità, noi invece siamo gli unici in Italia che fanno il passo del gambero».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha messo in luce che il dibattito somiglia alla situazione in cui «la maggioranza non riesce ad indossare l’abito che un bravo sarto come l’assessore Erriu sta cercando di confezionare, compito impossibile perché la legge che sta venendo fuori non soddisfa nessuno nemmeno all’interno della maggioranza e con i rattoppi in corsa la situazione è perfino peggiorata». Il decreto Renzi del 2014, secondo Rubiu, «è molto più avanti di quanto stiamo discutendo e molte Regioni hanno recepito la legge nazionale; sarebbe molto più utile fermare i lavori, recepiamo quel decreto e ripartiamo, così facciamo un buon servizio ai Sardi e dimostriamo che la politica sa andare oltre la dialettica maggioranza minoranza».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «qualcuno ha detto che questo dibattito è inutile ma o il collega Lotto non è sintonizzato con l’opinione pubblica o forse si riferiva al lavoro che ha fatto la maggioranza, perché oggi anche Confindustria manifesta critiche durissime contro questa legge». Citando un documento degli imprenditori, Pittalis ha riferito che «se la nuova legge venisse approvata sarebbe un ulteriore gravissimo attacco all’economia della Sardegna ed il testo in esame è fortemente peggiorativo rispetto alla precedente stesura». «La maggioranza – ha concluso – sta portando avanti una azione debolissima ma i problemi non sono questi, non fatevi travolgere dal furore ideologico».

L’Assemblea ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 114 che sostituisce la rubrica del secondo Capo della legge con la dizione “semplificazioni e riordino in materia edilizia”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sostenuto che «è vero che è necessario aggiornare le norme regionali a quelle nazionali ma la perplessità nasce dal riferimento all’urbanistica mentre la materia trattata è quella dell’edilizia; sul permesso di costruire non c’è nessun dubbio da nessuna parte ma il vero problema è la Sardegna è ferma da quattro mesi».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che «la norma è la prosecuzione classica del niente assoluto, il permesso di costruire è una norma diffusa ovunque e purtroppo non ha nessuna incidenza positiva nell’ordinamento regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «sarebbe stato molto più veritiero dire cosa contiene il capo due altrimenti è una pratica da azzeccagarbugli, sforziamoci invece di rendere la legge un po’ più chiara semplificando la vita di chi dovrà applicarla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto che «il permesso di costruire è ormai una acquisizione comune, nella proposta della Giunta Cappellacci c’era una altra visione di fondo che, ad esempio, superava la legge regionale 23 dell’85 ma, al di là di queste differenze, qui emerge che al di là del cambio del nome non si cambia la sostanza».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato per quanto potrà accadere dopo l’approvazione di questa legge, state perdendo di vista il vero contenuto della legge, sono subissato da messaggi che chiedono interventi decisi accusando perfino l’opposizione di essere troppo morbida con la maggioranza, siete finiti in un imbuto dopo che vi hanno cambiato la legge sotto il muso».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha parlato di «emendamento in linea con le cose che ha detto poco fa l’assessore, la proposta dà maggiore organicità alla legge in attesa della nuova legge urbanistica, chiamiamo le cose con il loro nome».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che «l’adeguamento della legge regionale 23/85 al testo unico nazionale non è inutile, ci sono ancora le concessioni edilizie e non i permessi, la dia e non la Scia, vuol dire che la modifica non inutile, perché stiamo introducendo gli stessi nomi e gli stessi procedimenti della legislazione nazionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha voluto rassicurare la maggioranza sul fatto che «siamo qui per consentirvi di svolgere al meglio il vostro ruolo di maggioranza ma noi non abbiamo, ed è questa la differenza,  una coscienza esterna a questa Assemblea, siete assenti da questo dibattito anche se la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica e state ignorando autonomia ed autogoverno, mentre noi non stiamo facendo ostruzionismo ma cercando di farvi capire che schifezza avete portato e come la state perfino peggiorando».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) quando si annuncia al mondo intero una rivoluzione copernicana uno si aspetta qualcosa di forte ma Copernico metteva all’indice i dogmi della Chiesa, qui non si fa nulla se non sostituire una parola con un’altra, siamo con la testa rivolta all’indietro.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha sottolineato che «con l’urbanistica di dobbiamo comunque confrontare ma questa legge ci spinge controvoglia a giocare al gioco dell’oca, saltando qua e là per orientarsi fra tutte le leggi richiamate; se diciamo che anziché modificare la legge x facciamo semplificazioni in materia edilizia tutti capiscono».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha manifestato il suo orientamento favorevole all’emendamento, perché «la semplificazione dovrebbe essere la nostra stella polare, è questo che ci chiede la Sardegna, semplificare negli uffici tecnici e negli studi professionali per mettersi al servizio delle imprese e delle famiglie; la casa è il bene più prezioso ed i cittadini si aspettano dalla politica che non tradisca le loro aspettative».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sostenuto che «l’opposizione sta esagerando e forse scimmiottando questa sinistra elitaria che per fortuna è stata rottamata: la maggioranza ha presentato molti emendamenti e, se l’opposizione cessa l’ostruzionismo, è possibile trovare un terreno comune confrontandosi sul merito delle questioni e non sulle terminologie».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha definito il provvedimento «non una anticipazione di norme di carattere generale o una norma rivolta al contrasto del consumo di suolo, perché il permesso di costruire è previsto dal testo unico sull’edilizia dalle leggi successive, dal mille proroghe e allo sblocca Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto di non aver capito neanche dall’intervento del collega Arbau «quale è la posizione della maggioranza; siamo qui per confrontarci ma, se da parte vostra restate arroccati e la Giunta continua a rimanere in silenzio, non ci sono spazi e noi continueremo a mettere in evidenza i tanti punti di debolezza di questo testo: sarebbe molto più semplice lasciarvi fare perché si ripeterebbe la storia degli anni scorsi, dalle dimissioni di Soru alla sconfitta successiva del centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha precisato che l’opposizione «non ha utilizzato il termine inutile per il dibattito; è vero che la normativa nazionale sull’edilizia si applica in moltissimi comuni della Sardegna ma i problemi sono altri rispetto al permesso di costruire, i problemi riguarderanno i sardi che non potranno utilizzare né permessi né concessioni, nelle zone agricole e turistiche, nelle città e nei centri storici».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.114 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari e 19 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 248 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione dell’articolo 2 “titoli abilitativi”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le critiche al provvedimento e tra le proteste della maggioranza ha dato lettura di un sms di critica, trasmesso – così ha dichiarato Fasolino – da un elettore del centrosinistra. «Alla maggioranza non interessa il futuro e il bene della nostra terra», ha concluso il consigliere della minoranza che è stato ripreso, a conclusione del suo intervento dal presidente del Consiglio, per non aver dichiarato la sua intenzione di voto.

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato il voto favorevole ed ha evidenziato le critiche rivolte da Confindustria e il conseguente allarme degli imprenditori sulle drammatiche conseguenze che deriverebbero per l’economia dell’Isola qualora il Dl 130 venisse approvato dall’Aula. «La maggioranza esca dall’angolo in cui l’ha relegata il segretario regionale del Pd», è stata la conclusione polemica di Tedde.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione dell’articolo 2 («è fuori dalla logica come lo è l’intero provvedimento») e con la prima parte dell’articolato «stiamo solo aggiornando la legge 23 dell’’85 alle norme nazionali».

Stefanio Tunis (Fi) ha dichiarato il voto favore ed ha ribadito la sostanziale ininfluenza delle norme contenute nel Dl 130: «Lo dimostra il fatto che se abrogassimo l’articolo 2 non cambierebbe assolutamente niente».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto a favore ed ha invitato la maggioranza a non mostare risentimento per le affermazioni della minoranza in ordine al ruolo del segretario regionale del Pd nelle diverse fasi di scrittura e riscrittura del provvedimento che è all’esame dell’Aula.

Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di comprendere la scelta ostruzionistica della minoranza ma, ha affermato rivolto ai banchi di Forza Italia, rischiate di diventare “noiosi” e “inascoltabili”. Solinas ha respinto le critiche rivolte al segretario regionale del Pd («il centrosinistra non ha padroni») ed ha elencato una serie di circostanze che evidenzierebbero – a suo giudizio – un ruolo del cosiddetto “divino” nelle scelte e nelle decisioni del centrodestra. «”Il vostro divino” – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non ha ancora scelto chi di voi farà il coordinatore regionale, vi ha indicato assessori ed ha, a suo tempo, imposto ai sardi Cappellacci». Il presidente del Consiglio ha ricordato anche al consigliere Antonio Solinas che negli interventi per dichiarazione di voto occorre esplicitare l’intensione di voto.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha ribadito che l’articolo 2 altro non è che un adeguamento alle norme nazionali già in vigore ed ha invitato i colleghi della minoranza a cessare l’attribuzione delle responsabilità dell’inadeguatezza del Dl 130 al segretario regionale del Pd. «Questo centrosinistra – ha spiegato Floris – deve dire oggi con chiarezza se ha sposato la linea di Soru che otto anni fa aveva rifiutato fino a provocarne le dimissioni da presidente della Regione proprio per i contrasti in materia di urbanistica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento 248 perché – ha spiegato – «introduce elementi di semplificazione anche se sarebbero necessarie ulteriori limature».

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito il ruolo del segretario regionale del Pd (definendolo “l’innominabile”) nelle scelte e nelle decisioni della maggioranza in materia di edilizia e urbanistica. «Fermiamoci al recepimento delle norme nazionali – ha concluso il consigliere della minoranza – e ragioniamo sugli emendamenti e sulla seconda parte del Dl 130».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il contenuto dell’articolo 2 “questione di lana caprina” a fronte delle disposizioni dell’articolo 57 dello Statuto di Autonomia. Pittalis ha quindi replicato con fermezza alle critiche mosse dall’onorevole Antonio Solinas ed ha ricordato che il centrosinistra ha candidato alla presidenza della Regione, Francesco Pigliaru, nonostante le primarie vinte da Francesca Barracciu.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha dichiarato voto contrario «come sarà quello che esprime l’intera maggioranza». Usula ha quindi evidenziato come il Dl 130 sia in linea con il programma del centrosinistra ed ha replicato al collega Fasolino, affermando di aver ricevuto decina di sms che lo invitano a proseguire con l’approvazione della legge.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha evidenziato che la minoranza continui a ostacolare l’approvazione del Dl 130 nonostante le parti a cui rivolgono critiche siano nella seconda metà dell’articolato. «Approviamo la prima parte che è il recepimento delle norme nazionali – ha dichiarato Lotto – e quando sarà il momento ci confronteremo sugli articoli che più stanno a cuore ai consiglieri di minoranza».

Il consigliere Antonio Solinas ha preso la parola per proporre un emendamento orale all’articolo 2 ed ha sottoposto all’attenzione dell’Aula la sostituzione delle parole “concessione edilizia” con “permesso di costruire” nella legge regionale 11/85 e nella normativa regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il favore alla proposta del consigliere Antonio Solinas («va nella direzione corretta»).

Il presidente Ganau, a seguito dell’assenso dell’Aula ha dichiarato “acquisito” l’emendamento orale all’articolo 2, proposto da Antonio Solinas.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), primo firmatario dell’emendamento 248 ha quindi dichiarato il ritiro dell’emendamento soppressivo totale. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 115, presentato dal consigliere sardista Christian Solinas (Psd’Az) che riscrive l’articolo 2 limitando a tre fattispecie il rilascio del permesso di costruire: a) nuove costruzioni, b) ristrutturazioni urbanistiche, c) ristrutturazioni edilizie su edifici con volumetrie superiori a 1500 metri cubi.

Solinas, illustrando l’emendamento, lo ha definito “provocatorio” perché finalizzato a chiarire in Aula quale dovrebbe essere l’atteggiamento della Regione Sardegna su materie nelle quali esercita la potestà primaria. «Chiedo ai sovranisti dove sta l’esercizio di sovranità se ci limitiamo a trascrivere nell’ordinamento giuridico sardo leggi nazionali – ha detto il consigliere sardista – noi con questo emendamento vogliamo dare più libertà ai cittadini e affermare che il diritto di proprietà va compresso solo in alcuni casi».

Solinas si è poi soffermato sui centri storici: «Sono tutti nati in assenza di pianificazione e di regimi vincolistici ma sono migliori rispetto a quelli realizzati con i piani di lottizzazione che opprimono il senso del bello».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha fatto riferimento alla legislazione nazionale in materia urbanistica rispetto alla quale la Regione Sardegna ha la possibilità di ragionare su modelli alternativi: «Per questo voterò a favore dell’emendamento – ha detto Cherchi – che definisce la nostra autonomia, e disegna una Regione realmente speciale».

Stefano Tunis (Forza Italia), dopo aver ringraziato il presentatore dell’emendamento, ha rimarcato l’utilità di ribadire il valore del diritto di proprietà. «Dobbiamo convincere i sardi che vedono messo in discussione questo diritto che questa legge viene fatta per migliorare il loro patrimonio edilizio – ha affermato Tunis – purtroppo non è così, questa norma mette in discussione proprietà che hanno radici profonde nelle vicende familiari dei cittadini sardi».

Per Michele Cossa (Riformatori) l’emendamento n. 115 «esalta la potestà primaria della Regione sarda in materia urbanistica. Se questa legge non verrà cambiata provocherà un disastro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Presidente della Regione Francesco Pigliaru a liberarsi dal giogo imposto dal segretario regionale del Pd Renato Soru in materia urbanistica: «Chi vuole imporre i vincoli predica bene e razzola male. Chi oggi condiziona il dibattito è stato già bocciato dagli elettori».

Per Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento va nella direzione di semplificare la materia. «Prende spunto dall’art 10 del Testo unico sull’edilizia, lo semplifica e lo depura da previsioni inutili». Locci ha poi negato di voler fare ostruzionismo e invocato un’apertura da parte dalla maggioranza: «D’ora in poi discuteremo di contenuti e quello sarà il terreno su cui confrontarsi».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ricordato l’iter del provvedimento in Commissione «dove tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza sono stati bocciati» per chiarire il motivo della sua contrarietà alla legge: «In Aula la minoranza cerca di fare il suo dovere. Noi ostacoliamo ciò che riteniamo negativo per la Sardegna. Questa legge è dannosa, se avessimo sentore di una vostra volontà al confronto non esiteremmo a cambiare atteggiamento».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 115 che è stato respinto dall’Aula.

Si è passati poi all’esame del testo dell’articolo 2 emendato oralmente dalla proposta del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas.

Marco Tedde Forza Italia) ha invitato nuovamente la maggioranza a tenere conto delle sollecitazioni da parte delle associazioni di categoria: «Siete sordi, sentite solo i diktat dell’ombra che aleggia sull’Aula – ha affermato Tedde – Pigliaru prenda in mano le redini e consenta di approvare una legge che vada nell’interesse dei sardi».

Alessandra Zedda (forza Italia) ha invece parlato di “chiusura totale” da parte della maggioranza nonostante gli appelli degli operatori del settore. «Questa legge non è gradita ai sardi. Vi imploriamo di fermarvi a riflettere e di ascoltare le voci che fuori dal Palazzo ci avvertono della gravità della norma che si va ad approvare».

Voto contrario al testo della legge ha annunciato Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha difeso l’azione ostruzionistica della minoranza. «Il nostro è garantismo – ha detto Cherchi – vogliamo evitare che si approvi una legge inutile».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha precisato la natura politica della sua decisione: «L’integrazione di Solinas va bene ma in questa sede voglio rimarcare l’inutilità di una legge decisa da altri. Il mio è un voto negativo con apertura di fiducia. C’è la volontà di pochi di creare un clima più sereno, confido che si materializzi una coscienza rimasta finora latitante. Vi diamo il tempo di fare ciò che fino ad oggi non è stato fatto».

Ignazio Locci (Forza Italia), rivolto al consigliere del Pd Luigi Lotto, gli ha ricordato il suo ruolo di fiero oppositore all’interno del consiglio comunale di Sassari governato dal centrodestra: «Lo conobbi nel corso di uno stage – ha detto Locci – e ne apprezzai la capacità di discutere caparbiamente sulle questioni di merito. Non capisco perché adesso ci accusi di fare ostruzionismo. Noi difendiamo le posizioni degli operatori del settore edilizio e non ci si deve scandalizzare se si esprime un dissenso politico».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di rispondere alle domande rivolte dai rappresentanti degli ordini professionali e delle associazioni di categoria: «Cosa pensate delle loro osservazioni? – ha chiesto Fasolino -. Sembrate più interessati ad applicare le direttive del vostro segretario di partito piuttosto che a dare risposte alla società sarda».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha invece annunciato il voto favorevole del suo gruppo al testo dell’articolo «perché convinti dalle aperture fatte dal presidente della Commisione Urbanistica Antonio Solinas. E’ un segnale di disponibilità che accogliamo perché siamo contrari ai dogmatismi che negano la schifezza di questa legge».

Anche Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, ha annunciato il voto favorevole al testo dell’articolo corretto dall’emendamento orale del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas. Poi, in segno di protesta per i continui brusii in Aula, ha deciso di rinunciare al suo intervento.

Il presidente Ganau, infastidito dall’accaduto, ha bacchettato i consiglieri invitandoli ad assumere un comportamento più consono e ha annunciato la decisione di procedere a richiami formali ed eventualmente all’espulsione dall’Aula dei consiglieri che disturbano lo svolgimento dei lavori.

Ha quindi preso la parola Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha ribadito la volontà della minoranza di cambiare il provvedimento: «Abbiamo insistito sull’articolo 2 per evidenziare un aspetto: i tecnicismi potevano andare in coda alla legge lasciando la preferenza alle questioni più importanti – ha detto il consigliere azzurro – si potevano affrontare da subito le disposizioni sull’agro o sugli insediamenti turistici».

A Pittalis ha replicato Luigi Lotto (Pd): «L’articolazione della legge è una questione di tecnica legislativa – ha sostenuto Lotto – il problema vero sono alcune norme sulle quali voi farete la battaglia. Quello è il vero motivo di scontro. Gli aspetti tecnici potevano passare tranquillamente».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 2 che è stato approvato. Subito dopo il voto, la seduta è stata interrotta ed è stata aggiornata a questo pomeriggio.

Consiglio regionale 2 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge n. 130 in materia di urbanistica.

I lavori si sono aperti con l’intervento del consigliere di Forza Italia Stefano Tunis che si è detto «vagamente sorpreso dall’intervento del capogruppo del Pd che accusava l’opposizione di creare un nesso fra occupazione e legge sull’edilizia salvo poi contraddirsi rilevando che il piano casa della giunta precedente non aveva aumentato i posti di lavoro; ora dovrebbe spiegare se la legge in esame ha le potenzialità di creare sviluppo». «In realtà – ha continuato Tunis – chiude ogni spazio impedendo a cento alberghi sardi di ammodernare le loro strutture ed all’agricoltura con una sorta di sterilizzazione delle campagne; la Giunta voleva cominciare il domani ma ha perso la bussola scrivendo tre versioni dello stesso testo senza far capire quale sia la sua idea di sviluppo».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha osservato che «la legge lancia affermazioni nel vuoto a cominciare dalla semplificazione, dalla riqualificazione e dall’efficienza energetica, recepisce norme nazionali ed europee ma non fa un passo avanti». «La Scia – secondo Locci – è una sorta di surrogato del Suap (sportello unico per le imprese) che oltretutto non dice nulla sui tempi e in particolare sulle lungaggini degli uffici pubblici, non specifica i casi di silenzio-assenso, non indica come migliorare il tessuto urbanistico regionale limitandosi ad una premialità del 5% senza consentire aumenti volumetrici». «Speriamo di incontraci – ha auspicato il consigliere – sul terreno di un confronto articolato, ad esempio, sull’idea di città moderne orientate all’efficienza energetica ed all’architettura sostenibile; ma questo è indubbiamente un compromesso al ribasso».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura il ritardo con cui la Giunta risponde alle interrogazioni, «impedendo alla minoranza di denunciare con tempestività certe nomine illegittime nella sanità a Sassari non ultima la nomina di un super coordinatore dei distretti che non risponde ai requisiti indicati dalla legge». Arrivando al contenuto della legge ripete, a parere di Tedde «ripete un mantra come semplificazione, miglioramento del tessuto urbano e dell’efficienza energetica, ma l’unica cosa che ha fatto la commissione è stato rivoltare come un calzino il testo della Giunta, come se fosse colpita dalla sindrome di Vitangelo Mostarda, il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila, in preda ad una crisi di identità». La legge, ha concluso, «in effetti scontenta tutti ma soprattutto scontenta la Sardegna; la Giunta avrebbe dovuto indicare una linea magari da non condivisa ma chiara, almeno Soru ha il coraggio delle sue azioni».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha insistito su quello che a suo giudizio è un aspetto importante del dibattito, cioè «la necessità che la maggioranza deve cogliere di aprirsi al confronto ed all’ascolto; il coinvolgimento delle categorie, sotto questo profilo, è stato sulla proposta della Giunta ma poi il testo è stato completamente cambiato, altrimenti non si spiegherebbe perché alcune associazioni hanno acquistato pagine di pubblicità sui giornali per far conoscere la loro posizione». Zedda ha poi rivolto alla maggioranza «un ulteriore appello a valutare insieme le questioni più importanti per dare un senso a questa legge farraginosa che, a parte tutto, crea enormi difficoltà interpretative anche agli utilizzatori istituzionali come i comuni».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che «alla fine di questo percorso molti discorsi fatti oggi si riveleranno privi di fondamento perché la legge darà trasparenza ad un settore che ne ha molto bisogno, lo sportello unico per l’edilizia aiuterà molto il comparto e gli incentivi volumetrici nei centri storici dove esistono piani particolareggiati serve a contenere il consumo del suolo e a stimolare la ripartenza dell’edilizia popolare, un discorso molto interessante già avviato con Area». Inoltre, ha proseguito, vanno evidenziati «gli aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica e all’utilizzo di prodotti della bio-edilizia, incentivi per la predisposizione dei piani attuativi». Se poi, ha commentato Solinas, «solo otto Puc sono stati approvati in Sardegna non è colpa del Ppr, del resto il centro destra aveva promesso la rivisitazione del Ppr e di fatto aveva disincentivato la realizzazione dei Puc». Certo, ha riconosciuto Solinas in conclusione, «con l’opposizione restano differenze profonde anche nel merito e la maggioranza ha proposto con coerenza la sua linea, non c’è stata nessuna convocazione urgente della direzione su questo tema». 

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha definito l’edilizia «un settore trainante per l’economia della Sardegna, uno dei pochi che potrebbero farci uscire dalla crisi».

Rubiu ha poi precisato che nessuno dei consiglieri di minoranza si batte per favorire il consumo del suolo o l’ampliamento delle strutture alberghiere: «Vogliamo invece trovare soluzioni positive per i cittadini sardi – ha detto Rubiu – per le famiglie che risiedono nei centri storici e non hanno possibilità di acquistare una nuova casa e vorrebbero invece ristrutturare le loro dimore».

Rubiu ha poi sottolineato il contrasto tra la legge in discussione e il decreto “Milleproroghe” approvato dal Governo nei mesi scorsi. «Il provvedimento dell’esecutivo Renzi supera i contenuti del Dl 130 – ha sostenuto il capogruppo di Aps – ci sono innovazioni che voi non avete ritenuto opportuno mutuare come quella che inserisce l’installazione di pompe di calore tra gli interventi di manutenzione ordinaria». Rubiu, infine, ha rivolto un appello alla maggioranza per riportare il Dl n.130 in Commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato le sollecitazioni arrivate nelle scorse settimane dalle associazioni di categoria finalizzate a una modifica del provvedimento: «Noi portiamo in Aula le voci delle imprese e degli amministratori locali, non quelle degli speculatori». Pittalis ha quindi ricordato l’appello rivolto alla Giunta dall’Ance attraverso un annuncio sulle pagine dei giornali e le dichiarazione dei rappresentanti di Anci e Confartigianato.

Dal capogruppo azzurro, infine, una richiesta ai partiti alleati del Pd: «Non andate a rimorchio del Partito Democratico, vi stanno facendo ingoiare una legge che produrrà solo danni – ha affermato Pittalis – ascoltate invece chi vi invita a riesumare il Piano Casa provvedimento che ha portato benefici al settore dell’edilizia e contribuito a una crescita dell’occupazione».

Chiusa la discussione sull’articolo 1, il presidente Ganau ha messo in votazione emendamento soppressivo n.249. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 1 e annunciato il voto favorevole all’emendamento: «Le finalità indicate non hanno senso. Non sarà questa la legge che risolverà la crisi della Sardegna».

Voto favorevole ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia). Rivolgendosi al presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas, Zedda ha precisato di non aver niente da dire sulle attività di partito «ma nessuno può contestare l’urgenza e la straordinarietà della riunione convocata da Soru. Questo si diceva sul vostro sito, basta ammetterlo».

Michele Cossa (Riformatori) ha manifestato l’esigenza di procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle norme. «Non vogliamo l’eliminazione dei vincoli, ma vincoli basati su regole chiare – ha detto Cossa – ciò significa facilitare la vita dei cittadini».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che il Piano Casa ha cercato di porre rimedio alla paralisi dell’edilizia causata dal PPR. «Furono misure emergenziali, frutto di un accordo tra Governo e Regioni. Queste misure hanno ottenuto risultati. Gli effetti positivi cominciavano a vedersi proprio nel momento in cui questa Giunta ha deciso di cancellare il Piano Casa».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto favorevole, ha invitato la maggioranza a individuare insieme gli obiettivi della legge. «Noi ci batteremo fino allo stremo per convincervi a fare un passo indietro. Avete l’obbligo morale di dare una risposta a chi vi ha eletto».

Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto dell’opportunità di prorogare il Piano Casa. «Questa norma non farà altro che portare complicazioni negli uffici tecnici comunali – ha sostenuto Locci – a breve l’assessorato dell’urbanistica dovrà far seguire alla norma una serie di circolari esplicative. Nonostante si affermi la volontà di semplificare, questa legge non farà altro che creare una situazione di stallo».

Concetto ribadito anche da Ignazio Tatti (Aps): «Questa legge non semplifica nulla, rischia invece di creare ulteriore confusione». Tatti ha quindi difeso l’approccio alla questione della Giunta Cappellacci: «Sul Pps ai sindaci fu data la possibilità di esprimersi – ha affermato esponente di Area popolare sarda – questa legge rappresenta invece un’ulteriore colpo alle speranza di rilancio delle zone interne».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ammonito il Partito Democratico: «Questa legge farà più danni all’economia della Sardegna di quelli che ha fatto il PPR ma sarà un boomerang per il Pd in termini elettorali». 

Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 249 perché, a suo giudizio, enuncia finalità «che non trovano rispondenza nelle previsioni normative contenute nell’articolato del Dl 130».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 249 ha definito “legge rattoppo” il Dl 130 «dopo che dai lanci di agenzia si apprende delle proposte modificative avanzate dalla Giunta». «Nell’articolato – ha denunciato il consigliere della minoranza – sono presenti elementi di illegittimità e la Giunta aggiunge disordine al caos normativo che si va delineando nel corso degli approfondimenti  alle disposizioni contenute nel Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole e ha ricordato come rispetto al testo originario proposto dalla legge le successive modifiche intervenute in commissione e avanzate dall’esecutivo regionale ne abbiano peggiorato il contenuto e complicato la comprensione.

Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole ad un emendamento “opportuno perché rappresenta un cappello infausto ad un articolato dannoso”. «Questa norma – ha denunciato il consigliere della minoranza – è falsa e bugiarda e le affermazioni della maggioranza in rodine alla semplificazione, alla riqualificazione e al riordino rappresentano un mantra falso».

Il capogruppo dell’Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 249 e rivolto ai banchi della maggioranza ha dichiarato: «Avete semplificato tutte le procedure perché con questa legge non si potrà realizzare alcunché». Rubiu ha invitato l’Aula a procedere ad oltranza nell’esame degli articoli e degli emendamento del Dl 130.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad un “un’ulteriore e più ampia riflessione” ed ha evidenziato che i tempi con cui si procede nell’esame del Dl 130 fanno sì che si possano stimare in 560 ore di lavoro, i tempi necessari per approvare i 32 articoli di legge.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ad ha affermato che la condotta dell’opposizione non può essere definita di ostruzionismo. «La verità è che abbiamo tanto dire su questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – mentre la maggioranza è arroccata nelle posizioni dettate dal segretario regionale del Pd».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento 249 (Cherchi Oscar e più) che non è stato approvato (20 voti favorevoli e 33 contrari). Posto in votazione non è stato approvato neppure l’emendamento 306 (19 voti a favore e 33 contrari).

Aperta la discussione sull’emendamento n. 200 (Cherchi Oscar e più) che abroga il primo comma dell’articolo 1 (“La presente legge contiene disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo”).

Hanno dichiarato voto a favore e ribadito le critiche più volte espresse nei precedenti interventi i consiglieri Alessandra Zedda (Fi); Oscar Cherchi (Fi), Ignazio Locci (Fi); Michele Cossa (Riformatori), Attilio Dedoni (Riformatori), Marco Tedde (Fi); Giuseppe Fasolino (Fi); Stefano Tunis (Fi); Marcello Orrù (Psd’Az); Luigi Crisponi (Riformatori); Gianluigi Rubiu (Aps); Pietro Pittalis (Fi).

L’Assemblea ha respinto l’emendamento n.200 con 33 voti contrari e 21 favorevoli.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione generale sull’emendamento n.201

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «nella norma non c’è traccia di aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica ed in ogni caso il 5% è troppo poco; oltretutto si va in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione europea e dello stesso governo nazionale che ha introdotto incentivi fiscali per le stesse finalità, poteva essere un’occasione per dare un bel segnale ai Sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di affermazioni di principio cui non seguono fatti concreti, eppure c’è molto bisogno di riqualificazione e miglioramento del nostro tessuto urbanistico: come sappiamo ci sono edifici orribili che andrebbero demoliti ed invece sono paradossalmente tutelati dal Ppr».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha parlato di «un emendamento centrale perché richiama la Regione a promuovere il miglioramento della qualità architettonica e abitativa ma non ci sono strumenti per dire cosa e dove si vuole migliorare, cosa si vuole salvaguardare; manca insomma un’idea di come diffondere anche il saper costruire che, negli anni, si è radicato in Sardegna nel solco di una lunga tradizione».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia ha dichiarato il suo voto favorevole all’emendamento «perché gli incentivi sono del tutto insufficienti, avremmo fatto bene a lavorare sull’impianto della legge proposto dall’assessore almeno per un periodo breve, altrimenti sarà difficile anche per il centro sinistra portare a casa qualche risultato apprezzabile nell’arco del mandato».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha rilevato che «con la nostra proposta vogliamo in qualche modo richiamare l’attenzione dell’Aula sulla notizia che nella pausa pranzo la maggioranza ha trovato un nuovo accordo che consisterebbe nel rinvio alla legge urbanistica delle questioni relative all’agro e ai premi volumetrici: se fosse vero di questa legge non rimarrebbe che il solito tassello».

Il consigliere Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «perfino il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila si rivolterebbe nella tomba, questa norma è un caso patologico di disonestà normativa, una norma scritta nel vapore acqueo che, fra l’altro, opera un furto con destrezza di alcuni contenuti del piano casa del centro destra: la differenza è che quel piano ha funzionato e questa non funzionerà».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato che «la necessità di sopprimere il secondo comma dell’art. 2 nasce dalla considerazione che, da una parte, si predica la riduzione del consumo del suolo e, dall’altra, si sta per dare via libera all’inceneritore di Tossilo che, se realizzato, inquinerà infinitamente di più».

Il consigliere Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha affermato che «chi ha scritto la norma o era distratto o non ha seguito la logica del buon padre di famiglia: qui si stanno tradendo le aspettative di tutti i Sardi, compresi gli amministratori locali e i semplici cittadini che hanno votato il centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha detto che, «oltre alla mancata semplificazione, questa parte della norma afferma il contrario di ciò che vorrebbe, il miglioramento del patrimonio edilizio perchè non c’è nessuno strumento, in particolare, per riqualificare quelli che la legge stessa definisce contesti compromessi anche perché le premialità volumetriche non sono né convenienti né economicamente sostenibili».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu, ricordando il testo della norma, ha invitato il Consiglio «a leggere la disposizione dell’art.23 che disciplina gli interventi in siti con qualità urbanistica di pregio ma questo passaggio non esiste nemmeno in letteratura: ancora peggio lasciare la determinazione di queste caratteristiche ai comuni, ennesima prova che siamo di fronte ad una legge confusa e inapplicabile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha citato una recente agenzia di stampa con cui è stata rilanciata la posizione di Italia Nostra che ha chiesto di «sottoporre la legge a procedura di valutazione ambientale strategica, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea, ritenendo che si tratti di una pianificazione edilizia potenzialmente in grado di produrre trasformazioni nell’ambiente: in effetti, è un tema che fa il paio con l’eliminazione dal testo, operata dalla maggioranza, del requisito della sicurezza strutturale degli edifici».

Non essendoci  altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 201 che il Consiglio ha respinto con 31 voti contrari e 22 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il testo dell’art.1.

Alessandra Zedda (Forza Italia), intervenendo per dichiarazioni di voto, ha definito confusionarie le disposizioni della legge: «Usate termini chiari che consentano ai comuni di applicare le norme – ha detto Zedda rivolgendosi alla maggioranza – evitate dichiarazioni fuorvianti. La legge non contiene nessuna delle finalità indicate».

Secondo l’esponente della minoranza, la norma in discussione non potrà essere migliorata. «Con i contenuti attuali non ha nessun senso approvarla – ha detto – prendetevi il tempo che volete per esitare una legge urbanistica che affronti il tema dello sviluppo economico e del territorio. Oggi ci sono solo proclami inutili».

Oscar Cherchi (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha evidenziato le contraddizioni tra il testo dell’articolo 1 e il Titolo I. «Non si parla di miglioramento edilizio, non ci sono ragionamenti sulle norme urbanistiche e sul Piano paesaggistico. La legge dice tutto e il contrario di tutto».

Per Marco Tedde (Forza Italia), il testo della legge sembra scritto dal mago dell’horror Steven King: «Non è una buona norma ma il tentativo confuso di riordinare un settore – ha detto Tedde – non si parla di urbanistica e non si introduce nessun elemento di semplificazione».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato le critiche avanzate dall’associazione ambientalista “Italia Nostra” alla legge. «Gli ambientalisti chiedono di sottoporre a VIA il provvedimento. E’ un atteggiamento intollerabile nei confronti del Consiglio regionale. Per questo mi corre l’obbligo di denunciare queste cose e dire qual è il nostro stato d’animo nel difendere un’altra visione».

Voto contrario al testo dell’articolo 1 ha annunciato anche Stefano Tunis che ha segnalato tre errori all’interno dell’articolo: 1) le premesse (visto il mancato ascolto degli appelli rivolti al consiglio dal mondo associativo e delle categorie professionali);  2) il contenuto (si pensa a uno strumento per semplificare le procedure ma si ottiene il risultato opposto mettendo la materia nelle mani dei burocrati); 3) le conclusioni ( la norma non è coerente con gli obiettivi indicati).

Per Angelo Carta (Psd’Az) l’articolo 1 è una furbata per estorcere il voto alla minoranza. «Se ci fosse solo questa norma in gioco l’avremmo votata all’unanimità. Nessuno può essere contrario alle finalità indicate, il problema è che a queste cose occorre dare gambe». Carta ha poi contestato l’atteggiamento di chiusura della maggioranza che «invece ha il dovere di aprirsi al confronto per arrivare al varo di una buona legge».

Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato l’assenza di norme che garantiscano lo sviluppo dell’isola e segnalato la sua contraddittorietà rispetto alle disposizioni della Finanziaria 2015 in materia di centri storici. «Poche settimane fa abbiamo approvato una norma per incentivare l’albergo diffuso nei centri storici del paesi dell’interno – ha detto Peru – questa norma invece rende quasi impossibili gli interventi di riqualificazione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato» per le lamentele di Ance, Confartigianato, Federalberghi, Anci e Italia Nostra. «Perché ascoltate solo Soru? Perché non ascoltate la vostra gente? – ha chiesto Fasolino – approvare la legge è dannoso per la Sardegna. Fermatevi e prorogate il Piano Casa. Noi ci impegniamo a discutere una legge organica in materia di urbanistica».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) manca in Consiglio uno strumento che valuti l’impatto delle leggi nel tessuto economico e sociale. «Il Ppr ha prodotto la paralisi dell’attività edilizia in Sardegna. Non si può affrontare una materia come questa in questo modo. Giunta ha inviato un testo che è poi stato stravolto in commissione. La norma contiene termini diversi rispetto alla legislazione nazionale e alle norme regionali. Produrrà danni ancora più gravi del Ppr».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha invitato la maggioranza a liberarsi «dall’ombra che si dipana e si materializza con chiamate da Bruxelles, mette timore disturba, non poco, la serenità dei lavori dell’Aula». Crisponi ha dichiarato irricevibile la proposta del centrosinistra: «Rigettiamo il tentativo di far passare come legge seria una norma che fa acqua da tutte le parti».

Il capogruppo Pietro Pittalis, dopo aver espresso apprezzamento per l’intervento del consigliere di Sinistra Sarda Fabrizio Anedda che aveva definito la legge«una semplice correzione del PPR di Renato Soru», ha chiesto lumi sulla mancata previsione di norme sulla sicurezza strutturale che invece era stata disciplinata dal vecchio Piano Casa. Il capogruppo azzurro ha ricordato il contenzioso promosso dalla società Scivu Srl contro il provvedimento del Corpo Forestale che ha bloccato il suo progetto nella marina di Arbus: «Non è che ci sia la manina di qualcuno per eliminare alcune disposizioni importanti contenute nel Piano Casa? – ha chiesto Pittalis – che fine ha fatto il contenzioso?».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha evidenziato la bontà delle finalità indicate dalla legge. «Il provvedimento non risolverà tutti i problemi ma indica una strada da seguire – ha sostenuto Arbau – il vostro è un processo alle intenzioni. L’Aula si appresta a discutere ed eventualmente emendare il provvedimento. Una volta entrati nel merito si potrà esprimere un giudizio compiuto».

Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché della mancata previsione di una norma sulla sicurezza strutturale. «Sarebbe stato pleonastico prevederla – ha detto il consigliere della maggioranza – una legge sull’edilizia non disciplina questo aspetto. E’ come se un testo di ortopedia parlasse di cardiologia».

Demontis ha poi difeso il PPR ed espresso la volontà di ripristinarlo. «Quanto fatto dal Piano Casa era illegittimo – ha affermato Demontis – lo pensano anche gli imprenditori che non hanno mandato avanti le lottizzazioni».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha ricordato lo scontro sull’urbanistica che determinò la caduta della Giunta Soru. «Nessuno più del presidente Pigliaru, che da assessore si scontrò con il presidente Soru, può capire che cosa sta avvenendo. Il problema è vostro. Se non avete confermato Soru non potete meravigliarvi se oggi noi portiamo avanti una battaglia ideale. In Sardegna centinaia di generazioni hanno vissuto grazie alla campagna. La legge non tiene conto di questo». Il presidente Ganau ha quindi  messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 302 (Tedde e più) che all’articolo 1 comma 2 dopo le parole “contesti paesaggistici e ambientali compromessi” aggiunge le parole “esistenti nel territorio regionale”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha dichiarato che con gli emendamenti aggiuntivi si cerca di colmare le lacune presenti nel testo di legge. L’esponente della minoranza ha quindi ribadito che l’articolato in discussione “non ha niente a che vedere con il piano casa approvato nella scorsa legislatura” ed ha rievocato “l’ombra del segretario del Pd” sulla condotta della maggioranza. Pittalis in conclusione del suo intervento ha formulato un appello al centrosinistra perché “chiarisca le idee al suo interno”.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rivolto apprezzamento per l’operato del corpo forestale, riferendosi alle azioni intraprese a Scivu, ed ha accusato la maggioranza di soffrire “di una forte sindrome di Stoccolma”. «In ogni caso – ha concluso il consigliere della minoranza – continueremo a stimolare il dibattito e ad offrire un contributo per migliorare il Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invitato il presidente del Consiglio a esprimere ferma condanna per i tragici fatti accaduti a Tunisi, dove sembra siano stati uccisi tre turisti italiani. Il presidente Ganau ha quindi preannunciato una iniziativa in tal senso che sarà esplicitata nel corso dei lavori del Consiglio.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 e denunciato una riproposizione delle “dannose politiche del centrosinistra” sia in materia di turismo (tassa lusso, tassa di sbarco e simili) e sia in materia di edilizia e urbanistica con la riproposizione di vincoli e sanzioni.

Giuseppe Fasolino (Fi) ha ripreso il precedente intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, per auspicare un’apertura del Pd sui temi dell’edilizia. «Mi auguro che il Pd sardo – ha concluso Fasolino – diventi un partito più moderno e aperto come si sta dimostrando il Pd al livello nazionale».

Michele Cossa (Riformatori) ha auspicato che in Aula, dinanzi a temi importanti come sono quelli trattati nel Dl 130, si evitino le contrapposizioni frontali ed auspicato forme di proficuo confronto tra maggioranza e minoranza nel prosieguo dell’esame del provvedimento in Consiglio.

Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato la rilevanza delle modifiche proposte dall’emendamento che ha come primo firmatario il suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde, e ha concluso con un velato riferimento al segretario regionale del Pd, affermando che “è facile predicare bene in veste pubblica e praticare il contrario in veste di imprenditore privato”.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 ed ha sottolineato che con le modifiche aggiuntive all’articolo 1 si offre l’opportunità alla maggioranza di migliorare e precisare le finalità in esso contenute».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha lamentato un “comportamento poco corretto” da parte della Giunta che «sceglie le agenzie per replicare e dibattere sul Dl 130 e non già la sede che è propria del confronto: il Consiglio regionale».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha richiamato le responsabilità politiche della maggioranza e del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, sui contenuti del Dl 130. «Maggioranza e presidente – ha attaccato il consigliere della minoranza – si nascondono dietro Soru nonostante non sia più in Consiglio». Locci ha concluso riconfermando una condotta dell’opposizione “ferma e responsabile” ed ha ribadito l’invito al centrosinistra perché si confronti nel dibattito in Aula.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, con tono deciso ha replicato con fermezza alle critiche rivolte dalla maggioranza ed ha ammonito: «Non potente pretendere che si approvi il pessimo piano casa varato nella scorsa legislatura e non pensiate di tenerci inchiodati in Aula per giorni sulla discussione del Dl 130». «Quella di oggi – ha proseguito Lotto – è una discussione inutile e le responsabilità del perché si perde del tempo sono tutte in capo alla minoranza». L’intervento del consigliere della maggioranza ha provocato forti contestazioni dai banchi del centrodestra ed è stato necessario l’intervento del presidente Ganau per consentire a Luigi Lotto di proceder con le conclusioni.  

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad “offrire una prova di apertura” votando a favore dell’emendamento 302. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato come associazioni ambientaliste e operatori continuino a formulare richieste di incontro con i capigruppo aventi per oggetto il Dl 130.

Antonello Peru (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per le affermazioni fatte dal collega Lotto che ha definito inutile il dibattito in Aula ed ha ricordato che la proroga delle disposizioni del piano casa non è una richiesta di Forza Italia ma una richiesta dell’intera Sardegna.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,  ha sottolineato i toni “un po’ esagerati” del consigliere del Pd, Luigi Lotto, e nel dichiarare il voto a favore dell’emendamento 302 ha invitato la maggioranza ad una ulteriore riflessione per valutare la possibilità di un’intesa con la minoranza sui principali punti del Dl 130.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), relatore del provvedimento, ha dichiarato che «un’ora di dibattito su questo emendamento merita da parte della maggioranza una risposta seria e concreta, propongo di modificare il parere negativa della commissione e della Giunta e di votare a favore dell’emendamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 48 voti favorevoli e 3 contrari

Dopo lo scrutinio, l’Aula ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.29

Il consigliere Stefano Tunis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che «dopo l’approvazione dell’emendamento n. 302 in Consiglio si è creato un clima diverso; se necessario, prendiamoci un momento per riflettere».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), primo firmatario dell’emendamento n.29 ha spiegato il contenuto della proposta ricordando che «spesso, nei nostri centri, troviamo case diroccate e degradate su cui i comuni non riescono ad intervenire; suggeriamo quindi di istituire un apposito capitolo di bilancio per consentire ai comuni di finanziare progetti di recupero urbano».

Il presidente Ganau ha osservato che, così come formulato, l’emendamento non ha copertura finanziaria e, in caso di mancata indicazione della stessa, non è ammissibile.

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha definito il contenuto della proposta apprezzabile, sottolineando però che «già la legge regionale n. 19 prevede questa tipologia di interventi ed uno stanziamento di 20 milioni nel triennio; inoltre, all’28/ bis dello stesso DL 130, sono previsti interventi di riqualificazione secondo uno schema molto ampio che va dalla sostituzione edilizia alla modifica della destinazione d’uso agli incrementi volumetrici, ricalcando in qualche modo il grande progetto di riqualificazione delle periferie avviato dal senatore Renzo Piano».

Il consigliere Angelo Carta ha chiesto di poter abbinare il suo emendamento alla discussione dell’art. 28/bis della legge ed l’assessore Erriu ha accolto la richiesta.

Subito dopo, il presidente del Consiglio ha disposto una sospensione della seduta per convocare una conferenza dei capigruppo e fare il punto sulla prosecuzione dei lavori.

Al termine della sospensione, il presidente ha comunicato il calendario dei lavori: nella giornata di domani, giovedì, il Consiglio proseguirà l’esame del Dl n. 130 dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00 mentre venerdì si proseguirà sempre con il Dl n. 130 ma solo dalle 10.00 alle 14.00. Alle 16.00 si terrà la seduta solenne dell’Assemblea con la partecipazione della presidente della Camera, Laura Boldrini.

Consiglio regionale 42 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge n. 130/A “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura dei lavori, il Consiglio ha respinto l’emendamento n° 295 presentato al titolo della legge, con 33 voti contrari, 1 a favore e 3 astenuti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha chiarito che l’assenza dell’opposizione ha motivazioni politiche.

Il presidente ha quindi messo in votazione il titolo della legge.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «in un momento così difficile per la Sardegna fa un po’ specie che il Consiglio regionale non riesca a far partire i lavori per colpa della maggioranza che non riesce a trovare la quadra al suo interno». La legge, ha sostenuto, «è del tutto inadeguata e non produrrà nessun risultato, sarebbe stato davvero molto meglio prorogare il piano casa come avevamo chiesto, oggi non stiamo facendo niente di buono per la Sardegna; lo stesso titolo è incoerente rispetto ai contenuti, non c’è nemmeno semplificazione ma il semplice recepimento di alcune parti del testo unico nazionale sull’edilizia». L’unica cosa che si sta facendo, ha concluso Tedde, «è riordinare la proposta della Giunta regionale, che la maggioranza ha definito addirittura privo di logica espositiva».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha definito il titolo «quasi un poema; la semplificazione per voi resta un modo di pensare ma non si va oltre perché, in concreto, si va verso il solito tassello rimandando a qualcosa che si farà dopo senza dire quando, avete fatto incetta di tasselli in tutta la Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha affermato che «è evidente che il titolo dice il contrario del contenuto della legge, una legge che complicherà la vita a tutti gli uffici tecnici della Sardegna edc anziché mettere ordine si farà ulteriore confusione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha riconosciuto di aver sbagliato a fidarsi dell’assessore Erriu «quando promise di varare un nuovo piano casa entro il 2014; il titolo fa anche un po’ ridere perché riordino e semplificazione devono essere fatti soprattutto all’interno della maggioranza, mentre dovremo essere noi a cercare di semplificare questa legge che, fuori dall’Aula, è attesa da larghi settori della società sarda, da chi vuole investire rispettando l’ambiente contribuendo per quanto possibile a risollevare la nostra economica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il titolo è quasi una offesa all’intelligenza delle persone perchè è vero che nell’edilizia c’è un grandissimo bisogno di semplificazione anche per disboscare una vera e propria giungla di norme e competenze, che incutono quasi terrore in chi vuole fare un intervento in una situazione resa ancora più grave a causa della crisi economica, oltre che paura negli uffici tecnici che entrano nel panico temendo l’intervento della magistratura». Questa legge, ha aggiunto, «non contiene nessuna semplificazione ma introduce ulteriori elementi di complicazione e confusione».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «siamo al terzo tentativo di presentare uno strumento organico in questa materia, avete proceduto random cambiando più volte il testo ma ora delle due l’una: o non avete una pallida idea dell’urbanistica o l’atteggiamento schizofrenico sta arrivando al momento più alto». Questa legge, ha precisato, «complica una materia già farraginosa come hanno detto più volte gli operatori del settore ed i professionisti; sta nascendo una nuova oligarchia burocratica e si sta trasformando una seduta del Consiglio in una seduta spiritica».

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha definito la discussione «inutile per una legge riempita di enfasi che dentro non ha nulla; non si sa su quale patrimonio edilizio si voglia intervenire mentre da più parti la Sardegna sta chiedendo di fermarvi, una richiesta alla quale anche noi ci associamo». Meglio fermarsi, ha spiegato Zedda, «e rinviare tutto alla nuova legge urbanistica; come avete fatto nella sanità non c’è nulla di quanto proclamato in campagna elettorale, solo due righe messe in croce (e anche molto male) senza una idea di sviluppo della nostra Sardegna, ottenendo l’unico risultato di mettervi tutti contro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «fa davvero sorridere il fatto che una legge che vuole guardare al futuro per salvaguardare l’ambiente sia accompagnata dalla resa della Giunta di fronte alla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, vicenda molto più pesante di un presunto inquinamento nel campo del turismo». Il presidente di Federalberghi, ha ricordato, «vi definisce dilettanti perché negare perfino l’adeguamento delle strutture alle esigenze del mercato, o negare agli agricoltori addirittura la presenza nelle loro campagne, significa che si sta facendo tutto il contrario di quanto lo stesso governo nazionale intende fare per rilanciare l’edilizia».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «oggi è la dimostrazione che una certa politica è la causa principale dei problemi che la Sardegna sta vivendo, tuttavia l’inizio della seduta è, secondo me, positivo perché almeno una parte della maggioranza sta cercando di dialogare non con i segretari di partito ma con la gente». Per Fasolino «è assurda l’esclusione delle zone agricole perché occorre chiedersi cosa faranno gli agricoltori con un ampliamento di 30 metri quadri, la verità è che non c’è una idea di Sardegna, non c’è una idea di turismo, non c’è una idea di sviluppo». E’ fondamentale invece, ha concluso il consigliere, «dialogare con le persone, con le categorie e con gli operatori economici anziché chiudersi in una sede di partito: questo non può essere accettato». (Af)

Il consigliere di Area popolate sarda, Peppino Pinna, ha criticato la mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa entro lo scorso novembre. L’esponente della minoranza ha ricordato i benefici prodotti dalle norme introdotte nella precedente legislatura che, a giudizio di Pinna, hanno registrato ricadute positive in termini economici e sociali. «Lo sviluppo creato – ha dichiarato il consigliere del gruppo “Aps” – è infatti paralizzato e gli uffici tecnici dei Comuni sono sommersi di richieste di aumento delle volumetrie domestiche. Peppino Pinna ha quindi fatto appello alla maggioranza «perché riconsideri la possibilità di prorogare le disposizioni del piano casa».

Il consigliere, Gianni Tatti (Aps), ha sottolineato le modifiche intervenute rispetto al testo originario del Dl 130 trasmesso alla competente commissione consiliare. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato come le audizioni della IV commissione si siano svolte su un testo di legge che nel frattempo è stato stravolto “in altre sedi”, diverse da quelle del Consiglio. A giudizio di Tatti le norme in discussione incentivano ulteriori forme di spopolamento delle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha dichiarato che “«il titolo dà conto della confusione che esiste sulla denominazione da dare al provvedimento». Il decano dell’Aula ha quindi manifestato contrarietà per le modifiche intervenute ed ha invitato il Consiglio a riconsiderare la riproposizione del titolo originario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, in riferimento alla dicitura del titolo “norme per la semplificazione e riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica” ne ha sottolineato l’importanza ma ha affermato che nessuno degli obiettivi indicati potrà essere conseguito con l’entrata in vigore delle norme contenute nel Dl 130. Attilio Dedoni ha quindi invitato la maggioranza a «evitare la distruzione delle poche opportunità offerte da leggi adeguate a fronteggiare la crisi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, in riferimento al mancato raggiungimento del numero legale in apertura di seduta si è rivolto ai consiglieri della minoranza per formulare con tono polemico che «la maggioranza è salda, compatta e non ha la memoria corta riguardo alle occasioni in cui è mancato il numero legale nella precedente legislatura». «La nostra agenda – ha aggiunto l’esponente di Sel – la detta solo il nostro programma e leggi che approviamo hanno come obiettivo quello di favorire la ripresa dell’economia sarda». Daniele Cocco ha concluso evidenziando che la maggioranza è disponibile a valutare eventuali modifiche migliorative delle norme contenute nel Dl 130.

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che il centrosinistra con il Dl 130 ha raggiunto l’obiettivo «di scontentare tutti e tutte le categorie che gravitano nel comparto economico e nel comparto dell’edilizia e del suo indotto». «Il provvedimento in discussione – ha aggiunto Rubiu – preclude ogni possibilità di sviluppo, riafferma limitazioni e vincoli, e non contiene norme per la semplificazione delle procedure».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato la necessità di procedere con la semplificazione del quadro normativo in materia di edilizia e urbanistica. «Non servono nuove leggi in materia – ha dichiarato il capogruppo della minoranza – ma un testo unico che cancelli le difficoltà interpretative e applicative che derivano dalla convivenza di tanti testi normativi che con “stralci” restano in vigore per pezzi». Christian Solinas ha invitato il Consiglio a “fermarsi” per riflettere sulle norme in discussione e sulla coerenza del testo di legge».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato in apertura del suo intervento il voto favorevole al testo in discussione ed ha affermato di condividere la richiesta del suo collega Christian Solinas per procedere nel verso della semplificazione delle norme e delle procedure. Pietro Cocco ha definito un atteggiamento caratterizzato da una forte “presunzione” la condotta tenuta nel corso del dibattito dagli esponenti della minoranza consiliare. Il capogruppo Pd ha quindi evidenziato i numeri della crisi, anche nel comparto dell’edilizia, che, a suo giudizio, certificano il fallimento del centrodestra al governo della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che sui giudizi espressi sul Dl 130 «parlano i fatti e le dichiarazioni fatte da addetti ai lavori e dalle organizzazioni delle imprese, dei lavoratori e dei professionisti».

«Il piano casa – ha spiegato l’esponente della minoranza – con oltre 40mila concessioni edilizie ha rappresentato una misura efficace per aiutare il settore dell’edilizia in tempi di crisi profonda». «Pensate a ciò che ha prodotto il centrosinistra in un anno di governo», ha attaccato Pietro Pittalis, «perché i sardi non dimenticano di essere ancora governati dalle norme volute da Renato Soru che ancora oggi detta la linea in materia di edilizia e urbanistica».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare ha posto in votazione il titolo della norma che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 21 contrari.      

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 1 della legge.  Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di esaminare prima il Titolo I “Disposizioni generali e norme di semplificazione e riordino in materia urbanistico-edilizia”. Il Presidente Ganau ha fatto notare che per prassi i titoli delle leggi non vengono discussi né votati. Pittalis ha però insistito, sottolineando la necessità di avere disposizioni chiare ed efficaci per evitare interpretazioni fuorvianti.

Contrarietà alla proposta di Pittalis ha espresso il capogruppo del PD Pietro Cocco che, richiamando le indicazioni ricevute dagli uffici, ha invitato l’Aula a procedere con le stesse modalità.

A favore della proposta di Pittalis si è invece schierato il consigliere dei Riformatori Michele Cossa: «Non è questione irrilevante – ha detto – i titoli assumono un peso importante ai fini dell’interpretazione delle legge».

Il Presidente Ganau, accogliendo la richiesta dell’opposizione, ha quindi deciso di mettere in discussione il Titolo I della legge dando la parola al consigliere Marco Tedde. L’esponente di Forza Italia ha sottolineato l’assenza nel Titolo I di qualsiasi riferimento alla riqualificazione del patrimonio edilizio. «E’ uno degli obiettivi principali del provvedimento, bene avrebbe fatto la Giunta a inserire questo passaggio. E’ un sintomo dell’inadeguatezza di una legge che si pone obiettivi formali ma non ha gli strumenti per raggiungerli. La norma che uscirà da questo consesso sarà un mostriciattolo».

Sulla sessa linea di Tedde anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rivolto un monito all’Aula sul rischio che una legge poco chiara possa essere esposta a contestazioni e interpretazioni discutibili. «Le costruzioni di case nei territori costieri e le successive demolizioni ordinate dalla magistratura non sono solo il risultato di abusi – ha detto Dedoni – in molti casi si è trattato di errate interpretazioni delle norme. E’ giusto privilegiare la tutela del paesaggio ma la demolizione di una casa si traduce in un atto distruttivo del lavoro e della ricchezza. Per evitare danni  la legge deve essere chiara».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Titolo I non rispecchia le disposizioni successive. «Ciò che manca è la previsione di incentivi per i privati e le imprese per ristrutturare e migliorare abitazioni o attività. Se si dice che una ristrutturazione si può fare diminuendo la volumetria dello stabile del 15% è chiaro che nessuno la farà».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ironicamente invitato l’Aula a modificare il Titolo I con la dicitura “Canne al vento”. « Il clima di ineluttabilità, presente nel romanzo di Grazia Deledda, è lo stesso che si respira oggi in Aula – ha detto Tunis – qualunque proposta di buon senso, animata da spirito di lealtà nei confronti del popolo sardo, viene travolta dalla filosofia di Canne al Vento».

Tunis ha quindi accostato il presidente Francesco Pigliaru alla figura di Efis (protagonista del romanzo deleddiano): «Il presidente, come Efis, uccide per lealtà e per amore. Pigliaru dovrebbe però capire che non è servo di nessuno se non del popolo sardo. La gente chiede altro: che la politica si liberi dal giogo dell’ideologia, lo spirito che aleggia in quest’Aula deve essere allontanato o eventualmente curato con strumenti adeguati». Un riferimento chiaro al segretario del Partito Democratico ed ex presidente della Regione Renato Soru che nei giorni scorsi ha convocato la direzione regionale del partito per discutere del Dl sull’edilizia: «Come è possibile mettere in legge ciò che trova spiegazione solo nella mente di un uomo? – ha concluso Tunis – Noi vogliamo aiutarvi, siamo a disposizione ma usciamo fuori da questo giogo».

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento ostruzionistico della minoranza: «L’opposizione sta mettendo in campo tutti i tentativi possibili per bloccare la legge. E’ legittimo, lo abbiamo fatto anche noi nella scorsa legislatura – ha detto Solinas – però non ho mai sentito nessuno chiedere di discutere e votare i singoli titoli di una legge».

Solinas ha poi ricordato che dal 2004 al 2009 il centrosinistra ha cercato di darsi una legislazione in materia urbanistica a differenza del centrodestra «che nella scorsa legislatura non ha nemmeno provato a elaborare una proposta in materia».

L’esponente della maggioranza ha quindi difeso il lavoro fatto in Commissione: «Abbiamo sentito sindacati, organizzazioni di categoria e ambientalisti – ha detto Solinas – abbiamo ascoltato le critiche e accolto alcuni suggerimenti. Non ci stiamo inventando nulla. In campagna elettorale abbiamo detto che avremo cancellato il PPS, messo un tassello all’edilizia, questo stiamo facendo con l’obiettivo per il futuro di approvare entro il 2016 una nuova legge urbanistica per poi procedere al varo del nuovo PPR».

Solinas, infine, ha rispedito al mittente l’accusa di eseguire ordini di partito: «Nel partito democratico si è discusso serenamente. Non prendiamo ordini, né da Arcore, né da Villa Certosa. E’ facile criticare, in Commissione si è lavorato con spirito costruttivo. Andare a dire che questa è una legge che penalizza la Sardegna offende i tutti i sardi».

Angelo Carta (Psd’Az) ha rilevato la discrasia tra il Titolo I e le disposizioni in esso contenute. «I titoli delle leggi vanno nell’indice. Nel caso in discussione non si parla delle sanzioni, contenute nell’art. 3. Per questo il Titolo I va corretto inserendo anche la parte relativa alle sanzioni. La nostra – ha affermato Carta – non è una discussione banale, né strumentale».

Secondo Salvatore Demontis (PD), la minoranza non si rassegna al fatto che il Piano Casa non esista più. «E’ stato applicato per cinque anni e ha scoraggiato i Comuni ad adeguare i Puc al Piano Paesaggistico Regionale – ha detto Demontis – crediamo che la questione urbanistica vada affrontata in modo diverso. Ci è stata chiesta una nuova legge urbanistica, lo dite anche voi che serve un provvedimento generale. Se lo ritenete così importante perché non lo avete fatto nei cinque anni passati?».

Demontis ha poi difeso la linea del suo partito: «Il segretario non impone nulla, convoca la direzione su temi di interesse regionale e nazionale – ha detto Demontis – sono orgoglioso di appartenere ad un partito in cui si discute e poi si decide. In altre occasioni si decideva in riunioni ristrette in Costa Smeralda».

Pronta la replica di Pietro Pittalis (Forza Italia): « Non ho mai fatto una riunione in Costa per questioni urbanistiche, al massimo mi sono occupato del crollo di un muraglione a Orune, paese d’origine dei miei avi. Che la Costa Smeralda abbia costituito oggetto di attenzione della politica è un’accusa da rivolgere al centrosinistra. Nessuno ha mai volato in elicottero per andare a valutare possibili iniziative imprenditoriali nei territori né incontrato gruppi di investitori americani. Nessuno sta demonizzando il fatto che Renato Soru detti la linea – ha detto Pittalis – per noi però è un ritorno all’oscurantismo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia), nella legge in discussione vengono proposti titoli poco chiari, rafforzati da ulteriori sottotitoli. «Di tutto si può parlare fuorché di semplificazione – ha affermato l’esponente della minoranza – non è questo il migliore modo di legiferare».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a un atteggiamento più tollerante: «Non capisco quale turbamento vi crei il dibattito e il confronto in Aula – ha detto Locci – noi, nel rispetto del regolamento contestiamo l’impostazione oscurantista della legge , voi non avete dimostrato disponibilità al confronto, così non si aiuta l’economia della discussione. Non abbiamo paura di svolgere il nostro ruolo di oppositori, siamo pronti al dialogo ma al momento il giudizio rimane negativo».

E’ poi intervenuto l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) che ha espresso forti critiche sul metodo adottato dalla maggioranza nella predisposizione della legge: «All’inizio dello scorso anno l’assessore Erriu parlava di provvedimento pronto, come mai il segretario del Pd, a marzo 2015, ha ritenuto di dover convocare una riunione straordinaria sull’argomento? Evidentemente il percorso non era trasparente».

Cappellacci ha poi difeso il Piano Casa, adottato dalla sua Giunta: « Abbiamo fatto come la  Regione Puglia sulla base delle disposizioni nazionali – ha detto Cappellacci – la mia maggioranza ha intrapreso un percorso lungo di ascolto con i comuni, le associazioni di categoria e i sindacati. C’è stato un largo coinvolgimento delle parti sociali che non può essere dimenticato».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invece contestato il metodo adottato in Commissione «dove si è deciso a colpi di maggioranza» e ricordato la contrarietà dei sardi alla politica urbanistica della Giunta Soru. Zedda ha poi rivolto un appello al presidente Pigliaru e agli altri partiti di maggioranza: «Nessuno può imporre la linea al Consiglio, le decisioni devono essere proposte dalla Giunta e discusse in Aula».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), ha difeso il Piano Casa e addossato al PPR il mancato adeguamento dei PUC: «E’ arrivato il momento – ha detto Fasolino – di pensare a una norma complessiva che dia alle amministrazioni locali la possibilità di metter in campo gli strumenti più idonei per il governo del territorio». (Psp)

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «l’atteggiamento della maggioranza è una foglia di fico con cui si cerca di accontentare qualcuno scontentando però tutti, a cominciare dalle categorie produttive». E’sbagliato poi, a giudizio di Tedde, «attribuire al presidente Cappellacci perfino l’origine di una crisi economica globale mai conosciuta prima, dimenticando che hanno funzionato sia il piano casa che il taglio dell’Irap; quello che non ha funzionato è stato invece il Ppr di Soru che ha impedito ai comuni di fare i Puc, come dimostrano i dati della Sardegna».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha affermato che «la legge dimostra il peso ideologico negativo che la maggioranza ha voluto attribuire alla legge; per esempio, anche con gli ampliamenti consentiti nei centri storici solo dove risiedono persone disabili». Bisogna cercare di essere più credibili, ha esortato il consigliere, «non mi appassiona il tema di chi ha governato prima o dopo, questo è un metodo che porta ad allontanarsi dal merito dei problemi, mentre invece è necessario un ascolto reciproco fra maggioranza e opposizione».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il titolo primo della legge che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art. 1.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto in apertura che «i più grandi avversari della politica sono i politici, siamo qui a discutere di cose che la gente e gli stessi consiglieri regionali non conoscono, mentre dovremmo ricordare che tutti abbiamo rispettato l’ambiente ed anzi siamo stati i primi al mondo, cosa di cui dovremmo essere orgogliosi». Invece, ha poi lamentato Floris, «continuiamo a dividerci sul null e sono sbigottito da quanto accaduto nel fine settimana; non mi impiccio dei problemi del partito ma segnalo l’allarme sulla reale capacità di Giunta e maggioranza di risolvere i veri problemi della Sardegna in materia urbanistica senza passare sotto le forche caudine di Soru, che da anni tiene sotto scacco uno dei settori primari della nostra Regione». Il braccio di ferro di Soru, ha commentato il consigliere, «è lo stesso del 2008 ed oggi si rimarca la stessa volontà vincolistica di allora, un dogma che mandò a casa la stessa maggioranza di centro sinistra nel 2008; sono conseguenze tristi e sarebbe meglio ripartire da zero, perché i veti di Soru ignorano il dramma dell’edilizia in Sardegna ma il Consiglio ha dovere di dare risposte alle comunità locali ed in questo momento occorre una virata radicale».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha detto che «proprio sul piano degli indirizzi generali la legge mostra la corda ed ingenera il massimo della confusione; la Giunta e la maggioranza vogliono bloccare l’edilizia per altri 10 anni con un sistema di divieti, vincoli e punizioni, rinnegando gli stessi concetti espressi nella relazione di maggioranza e soprattutto segnando un grave ritorno al passato, danno più grave nel Nord Sardegna dove allora chiuse una azienda su due nel settore edilizio». Orrù ha inoltre sottolineato che l’annullamento del piano paesaggistico è stato molto grave «perchè avrebbe dato respiro al comparto; ora parti della maggioranza dicono che nell’urbanistica devono essere coinvolti i comuni a cominciare dalle zone agricole, c’è qualcuno che per fortuna ha un minimo di buon senso ma la legge si rivela purtroppo incapace di replicare il piano casa mettendo in piedi un meccanismo macchinoso e problematico». Fermiamoci, ha consigliato in conclusione il consigliere sardista, «per lavorare a fondo sul merito e lavorare per una riforma organica che dia davvero risposte ai sardi».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto convinto che la finalità dell’articolo sia più che condivisibile. E’vero, ha riconosciuto, «che il Ppr non risolve granché, ci vorrebbe una nuova legge urbanistica prima di questa che, in effetti, è solo un nuovo piano casa». Purtroppo, ha lamentato Anedda, «dopo cinque anni la situazione delle imprese è drammatica soprattutto per il carico dell’invenduto; significa che non è stata una buona terapia perché bisogna non solo indicare cosa si può costruire e cosa no, ma soprattutto perché».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha commentato l’andamento del dibattito affermando che «come disordine mentale siamo arrivati al massimo e lo dimostrano le contraddizioni interne alla maggioranza; Federalberghi ha definito i politici dilettanti accomunando tutti ma rivolgendosi in realtà alla maggioranza ma oltre a quel dilettantismo c’è anche il dilettantismo legislativo di cui questa legge è un esempio emblematico». Entrando nel dettaglio del testo, Cherchi ne ha evidenziato la contraddittorietà perché si mischiano questioni edilizie, urbanistiche e paesaggistiche e, quanto alla semplificazione, ci si limita a recepire norme nazionali (peraltro certamente migliori di questa, senza però dire niente di nuovo e di buono». Anche noi, ha concluso il consigliere, «abbiamo la necessità di individuare le migliori soluzioni per il territorio ma per questo serve l’unità del Consiglio e non i diktat di Soru».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) entrando nel merito della legge ha espresso l’opinione che «che le finalità enunciate stridono con il contenuto mentre nel fare le leggi dovremmo tutti calarci nella realtà di ogni giorno e proprio questa è la grande occasione mancata». Soffermandosi sull’art.6 che prevede la cosiddetta Scia Cossa ha sottolineato che, da una parte, «si trasferisce la responsabilità delle certificazioni degli enti pubblici ai tecnici che ne assumono piena responsabilità anche sul piano penale, poi la mano pubblica fa rientrare tutto dalla finestra richiedendo documenti indispensabili per iniziare i lavori ma delle due l’una: o si fa la Scia o si chiedono le autorizzazioni, altrimenti tanto vale richiedere il permesso di costruire». In questo contesto, ha continuato, «i pochi che faranno un intervento saranno solo quelli obbligati a farlo, gli unici in grado di sopportare un calvario del genere; bisogna ricordare che la burocrazia non nasce dal nulla, nasce da norme malfatte come questa anche perché, fra l’altro, si chiamano le stesse cose con un nome diverso a seconda dell’applicazione della normativa nazionale o regionale».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha indicato nella risorsa ambientale e nel suolo “l’ultima risorsa strategica” nella disponibilità dei sardi, per affrontare le sfide del futuro. L’esponete della maggioranza ha dunque ribadito la necessità di cautela e di scelte ponderate perché, così ha dichiarato, «non dobbiamo pregiudicare il futuro possibile». Agus ha quindi affermato la necessità di cautela e confronto nell’esame di quelle parti del provvedimento che riguardano l’edificabilità nelle aree costiere e gli investimento in agro, evidenziando come serva tenere in considerazione il ruolo sempre più determinante del comparto agricolo anche in Sardegna.

A giudizio di Agus il provvedimento in discussione non può essere considerato tra quelli utili a programmare lo sviluppo e la conferma di tale affermazione, così ha spiegato il consigliere di Sel, deriva dal constatare come neppure il piano casa di cui il centrodestra invoca la proroga, lo sia stato per l’economia dell’Isola. «I paesi e le città si spopolano – ha aggiunto Agus – perché non c’è il lavoro e non perché non ci sono cubature da realizzare, così come il comparto edile tornerà ad essere da traino quando sarà risolto il problema dell’occupazione». Francesco Agus ha concluso affermando che le disposizioni contenute nel Dl 130 e nelle modifiche al testo presentate dalla Giunta, rispondono ai bisogni dell’oggi e sono utili a disincentivare la politica delle deroghe urbanistiche.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha manifestato apprezzamento per i contenuti e i toni dell’intervento del consigliere Mario Floris e ne ha sottolineato lo spirito costruttivo e superpartes. L’esponente della minoranza ha rimarcato ulteriormente che le audizioni in commissione si siano svolte su un testo che è completamente differente da quello che è all’esame dell’Aula ed ha domandato, in tono polemico, alla maggioranza quanti e quali osservazioni formulate dagli organi professionali abbiano trovato accoglimento nel Dl 130. Giuseppe Fasolino ha quindi difeso il Pps approvato dalla Giunta Cappellacci e cancellato dell’esecutivo Pigliaru ed ha così replicato alle affermazioni del consigliere Agus in merito alle deroghe: «Le deroghe previste nel Pps di Cappellacci non erano arbitrarie come lo sono le intese normate dal Ppr di Soru».