28 March, 2024
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Pizzerie, rosticcerie, paninoteche ed altre attività di ristorazione potranno regolarmente continuare il proprio servizio di asporto purché le consegne seguano le regole previste dal Governo e vengano utilizzati tutti i dispositivi di sicurezza e anti-contagio.

Dalla Cna Alimentare della Sardegna arriva la rassicurazione sulla regolarità di massima del servizio di asporto e consegna a domicilio dei prodotti alimentari alla luce del decreto del presidente del Consiglio dei ministri che il 21 marzo scorso ha sospeso tutte le attività produttive considerate non essenziali.

«Il decreto lascia alle imprese alimentari la possibilità di continuare ad effettuare l’asporto e la consegna a domicilio, così come già previsto nel Dpcm dell’11 marzo – spiega Maria Antonietta Dessì, responsabile regionale della Cna Alimentare -. Si tratta di un’apertura importantissima, sia per le nostre imprese, alle quali è data la possibilità di operare comunque in una fase difficilissima sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sanitario. Ma in più si garantisce un servizio prezioso alla cittadinanza: privare chi oggi sta lavorando a pieno ritmo di un ulteriore supporto con la possibilità di acquistare cibi a domicilio sarebbe un grave problema

In questo periodo di emergenza, mentre la maggior parte dei cittadini è costretta a casa, c’è, infatti, chi lavora a ritmi serratissimi al servizio del Paese. Anche nel comparto agroalimentare si viaggia a doppia velocità e con enormi rischi per consentire l’approvvigionamento degli scaffali dei supermercati. Tante imprese – continuando a lavorare nonostante i rischi – hanno aumentato la produzione per soddisfare la grande richiesta di cibo, complice anche la diffusa paura (al momento del tutto ingiustificata) di una eventuale mancanza di cibo negli scaffali. Dall’altra ci sono imprese che hanno dovuto chiudere completamente i battenti e si trovano al momento in gravissime difficoltà per mancanza di liquidità. Tra queste, oltre alla ristorazione, ci sono quelle strettamente legate al mondo turistico e/o a quello della ristorazione, dei bar e simili.

Nel frattempo, per l’intero comparto agroalimentare sardo la Pasqua ormai alle porte si annuncia come una vera e propria Caporetto. Il periodo pasquale, che per molte aziende isolane è normalmente fondamentale per far quadrare il fatturato, sarà quest’anno il simbolo di un dramma finanziario e occupazionale, di cui non tarderanno a vedersi gli effetti. Saranno, infatti, cancellati migliaia di ordini: dalle pardule alla colomba pasquale, dalle uova di cioccolato alla pasticceria fresca. Ma anche tanti altri prodotti che solitamente finiscono sulle tavole durante le festività pasquali.

Tutto ciò è reso ancor più complicato da una normativa d’urgenza in continua evoluzione, dal timore del blocco della logistica e di tutti gli altri settori indirettamente legati e dalla necessità di operare a pieno ritmo in un momento di grande incertezza.

«Abbiamo l’onore di rappresentare imprese e lavoratori di grande coraggio e forte senso di responsabilità, che rischiano in prima linea per garantire i servizi minimi e rispondere alle necessità di aziende, famiglie e cittadini – aggiunge Alessandro Mattu, presidente della CNA Alimentare Sardegna -. A questi imprenditori e questi collaboratori va la nostra gratitudine e la garanzia che la CNA continua ad operare ad offrire il suo supporto. Vogliamo ringraziare i lavoratori della filiera agroalimentare, dei farmaci, dei trasporti, dei rifornimenti ospedalieri che pur nella difficoltà continuano ad offrire il servizio essenziale di approvvigionamento dei beni necessari a sostenere l’intera popolazione in questo momento di emergenza estrema in tutto il Paese

Le attività citate possono continuare ad operare a porte chiuse unicamente con la consegna del cibo a domicilio, che deve essere necessariamente effettuata dall’impresa produttrice o da personale che opera per suo conto. Non è invece permesso il ritiro del prodotto da parte del cliente, nella sede aziendale.

 

Boom di pizze in Sardegna. Nella nostra isola sono state censite oltre 6mila attività che producono questo alimento (non solo pizzerie e ristoranti, ma anche rosticcerie, gastronomie, panifici e bar): un esercizio ogni 267 abitanti contro una media italiana di un produttore ogni 472 abitanti. L’isola è molto vicina all’Abruzzo, la regione che con 1 esercizio ogni 263 abitanti, mostra la maggior densità di produttori di pizza nella penisola. In Sardegna, inoltre, è maggiore rispetto al resto d’Italia anche l’incremento del numero di attività iscritte alla Camera di Commercio: nel 2019 si è registrato un aumento di 114 attività rispetto al 2018: +1,9% contro l’1,1% della media nazionale. Si tratta di uno degli indici più elevati nella nazione. Inoltre, considerate le attività di ristorazione in Sardegna, oltre il 50% prevede nel proprio menu anche la pizza. Anche questa è tra le percentuali più alte in Italia. La crescita esponenziale del settore in Sardegna si evince dai dati del II Rapporto congiunturale sulla Pizza realizzato dalla CNA Agroalimentare che dà un’ampia testimonianza con numeri e tendenze che dimostrano che la pizza tenda a crescere in tutte le regioni, ma in Sardegna registri dati superiori alla media. La pizza, patrimonio dell’Unesco, è entrata prepotentemente nel nostro quotidiano diventando piatto duttile utilizzato per molte occasioni, compreso lo street food. Che la sua offerta sia sempre più varia e appetibile, è confermato dai dati su imprese, addetti e crescita del settore, nel suo complesso. Le attività che offrono questo alimento sono sempre di più e non si limitano alle sole pizzerie o attività di ristorazione. Oggi la pizza è disponibile in molti altri multiformat come le rosticcerie, le gastronomie, i panifici o i bar, dove è possibile acquistare il prodotto per l’asporto e in certi casi per un consumo sul posto. Sono oltre 128 mila le attività che in Italia producono pizze, di cui più di 6mila si trovano in Sardegna: il 4,82% del totale. Nel confronto tra i dati del 2018 e quelli del 2019 si registra un incremento dell’1,1% nel numero di imprese che producono pizze. La produzione giornaliera in Italia è di circa 8 milioni di pizze al giorno, per più di 2 miliardi di pizze all’anno. I pizzaioli impiegati in queste attività sono circa 110.000, una cifra che arriva a 200 mila nei fine settimana. In Italia si registra in media un produttore di pizza ogni 472 abitanti. Media che sale sensibilmente in Sardegna dove c’è un esercizio ogni 267 abitanti (molto vicina all’Abruzzo che con un esercizio ogni 263 abitanti mostra la maggior densità di produttori di pizza in Italia). In Sardegna, come detto, l’incremento del numero di attività iscritte è maggiore rispetto al resto d’Italia: i dati 2019 su 2018 registrano un aumento di 114 attività (pari all’1,9%, contro l’1,1% della media nazionale). Inoltre oltre il 50% delle attività di ristorazione in Sardegna prevede nel proprio menu anche la pizza: anche questa è tra le percentuali più alte in Italia. Negli ultimi anni il settore della produzione di pizze si è molto evoluto sia in termini di servizio che di offerta” – dichiara Maria Antonietta Dessi, Responsabile CNA Alimentare Sardegna -. C’è una attenzione sempre maggiore verso la qualità, con nuove varianti come per esempio gli impasti a lievitazione naturale, di lunga durata o con farine integrali. C’è inoltre una proposta sempre maggiore anche di condimenti legati al territorio e stagionali e anche il servizio è molto migliorato, con la possibilità di consegna a domicilio in tempi rapidi, presente quasi ovunque”. Eppure, evidenzia la Cna, ci sono anche difficoltà importanti. “E’ un settore che ha un indotto importante, considerato il personale necessario e gli altri comparti che coinvolge – aggiunge Alessandro Mattu, presidente CNA Alimentare Sardegna – ma paradossalmente in questo momento di crisi occupazionale non è semplice trovare pizzaioli esperti e capaci: è una professionalità molto richiesta ma non scontata e spesso le nostre imprese hanno problemi a trovare dei lavoratori specializzati”.