29 March, 2024
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Lunedì 8 aprile, alle 12.25, andrà in onda su Rai3 Tesori troppo nascosti, puntata speciale della rubrica Tg3-Fuori TG dedicata alle meraviglie archeologiche della Sardegna nuragica e pre-nuragica e alla loro difficile gestione e valorizzazione. Nel corso della puntata, condotta da Maria Rosaria De Medici e curata da Mariella Venditti, l’inviato del TG 3 Giorgio Galleano presenterà i servizi realizzati sull’Isola l’inverno scorso.

Il primo servizio, dedicato alle Domus de Janas decorate e alla loro candidatura a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco, vedrà le telecamere del tg3 entrare per la prima volta nella Domu de Janas di Sa Pala Larga di Bonorva, scoperta nel 2008 e da allora chiusa per monitoraggio e restauri. Ad illustrare agli spettatori Sa Pala Larga e la Tomba del Capo di Sant’Andrea Priu sarà Nadia Canu, archeologa della Soprintendenza di Sassari e Nuoro. Altra meraviglia poco nota la Domus S’Incantu di Putifigari, che a trent’anni dalla scoperta non è ancora stata a messa a gara per la gestione/fruizione. A descrivere la tomba, e a presentare la candidatura Unesco, sarà l’archeologa Giuseppa Tanda, madrina della proposta.

Le Tombe di Giganti saranno, insieme al culto delle acque e all’uso cultuale e astronomico dei nuraghi, l’oggetto del secondo servizio: fra i monumenti visitati troviamo le Tombe di Giganti di Pascaredda (Calangianus) e di Madau (Fonni), i Pozzi sacri di Predio Canopoli (Perfugas) e Santa  Cristina, e i nuraghi Santu Antine e Su Mulinu (Villanovafranca). Fra gli intervistati, gli archeologi Angela Antona, Ilaria Montis, Vittoria Pilo, Augusto Mulas e Mauro Perra, l’architetto Danilo Scintu e l’archeoastronomo Arnold Lebeuf – con una riflessione sullo scarso “appeal” dell’antica storia sarda, affidata allo scrittore Fiorenzo Caterini.

Nel terzo servizio verranno approfondite altre possibili destinazioni d’uso dei nuraghi e si farà il punto su alcune delle scoperte che negli ultimi anni hanno riscritto – o tentato di riscrivere – la storia della Sardegna e del Mediterraneo: dalle nuove datazioni che attribuiscono ai Sardi, e non più ai Fenici, una serie di innovazioni e scoperte, fino alle ipotesi più controverse relative all’identificazione fra Sardi e Shardana o alla scrittura e alla lingua dei Nuragici: fra gli intervistati ancora Mauro Perra (al nuraghe Arrubiu), l’archeologo Giovanni Ugas, il divulgatore Pierluigi Montalbano, l’enologo Sergio Frau.

Tonino Arcadu, lo scrittore Sergio Frau, il glottologo Salvatore Dedola e alcuni studiosi “dilettanti” come l’architetto Valeria Putzu – che ha di recente pubblicato un libro sui rapporti fra Sardegna e penisola iberica – ed il medico Marcello Onnis, che ha individuato un interessante schema di distribuzione territoriale dei nuraghi.

Infine, un ritorno agrodolce alla cronaca con in primo piano il disagio degli operatori delle cooperative di gestione dei siti e il caso del sito di Arcu Is Forros (Villanova Strisaili) dove le guide lavorano da due anni senza stipendio.

Un montaggio più lungo e articolato (circa 35’) del reportage – sempre a metà fra il documentario vero e proprio e la cronaca – sarà disponibile, sulla pagina Facebook del TG 3, al termine della trasmissione: in questa versione saranno mostrati altri importanti monumenti e siti (dal santuario di Romanzesu a Bitti a quello di Santa Vittoria di Serri alla necropoli di Su Murrone a Chiaramonti) e verranno approfonditi gli aspetti legati ai presunti culti religiosi dei Nuragici nonché alcune delle teorie più innovative (e controverse) sulla civiltà Nuragica, con altri contributi di studiosi fra cui gli archeologi Gianfranca Salis, Giacomo Paglietti e Raimondo Zucca e il prof. Gigi Sanna. Ci sarà anche spazio per i temi dell’”Archeologia Pubblica”, con i contributi dell’archeologa Giovanna Tanda e del fotografo e divulgatore Nicola Castangia, che ha anche collaborato alla realizzazione del reportage curando l’illuminazione di alcuni monumenti.

Le musiche utilizzate per il documentario sono di Gavino Murgia Megalitico 5tet – Elena Ledda – Coro Ortobene – Tenores di Bitti – Franco Melis – canto armonico di Luca Galzerano.

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Tredicimila persone da tutto il mondo, i principali media nazionali e internazionali, decine di compratori e agenti, semplici curiosi hanno affollato dal 22 al 24 febbraio l’area Sardegna di tourismA 2019, il Salone internazionale di Firenze dedicato all’archeologia e alla promozione del turismo culturale. L’evento, ospitato al Palazzo dei Congressi, ha riportato un enorme successo in cui la Sardegna, ospite d’onore della manifestazione con il logo “Sardegna museo a cielo aperto”, ha giocato un ruolo fondamentale. Lo spazio di 120 metri quadri dedicato all’isola edallestito dall’editore Carlo Delfino – con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, delle Soprintendenze archeologiche sarde e del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari – è stato collocato in posizione strategica affinché tutti i visitatori lo potessero attraversare. Tra i tanti che hanno firmato la loro presenza anche i principali relatori delle conferenze in programma: dallo storico dell’arte Philippe Daverio, che nello spazio Sardegna ha tagliato il nastro inaugurale col presidente del Consiglio regionale toscano Eugenio Giani, al decano degli archeologi Andrea Carandini; dal noto divulgatore Alberto Angela al critico d’arte Vittorio Sgarbi; dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt allo scrittore e storico Valerio Massimo Manfredi fino alla “turista per caso” Syusy Blady. Tutti si sono intrattenuti tra gli stand dedicati all’isola promettendo di tornare presto in Sardegna.

Con tre giorni di convegni, dibattiti e incontri, tourismA ha confermato di essere un appuntamento di riferimento per il settore. La Sardegna, come ospite d’onore – per la prima volta è stata scelta una regione italiana e non un Paese estero -, ha attirato le attenzioni generali grazie alla straordinaria ricchezza del proprio patrimonio culturale e archeologico. Interessanti appuntamenti hanno avuto per tema la regione, tra cui il convegno “Sardegna museo a cielo aperto. Incontri con l’archeologia dell’Isola”, un viaggio di diecimila anni, dalla preistoria al Medioevo, moderato da Alberto Moravetti dell’Università di Sassari con gli interventi di docenti ed esperti delle Università di Sassari (Marco Milanese, Anna Depalmas, Michele Guirguis) Cagliari (Riccardo Cicilloni) e Firenze (Fabio Martini) e delle Soprintendenze regionali (Angela Antona, Gianfranca Salis); l’imponente auditorium ha invece ospitato le relazioni del docente dell’Università di Sassari Raimondo Zucca sulle straordinarie statue di Mont’e Prama e del direttore del Museo della statuaria preistorica di Laconi Giorgio Murru su torri e templi dell’età nuragica.

La rassegna, giunta alla quinta edizione, è un’iniziativa della rivista Archeologia Viva diretta da Piero Pruneti. Un’occasione di grande visibilità che la Carlo Delfino editore ha colto fin dalla prima edizione: «L’archeologia e in generale la cultura possono essere il volano di un turismo moderno e intelligente», ha detto l’editore, auspicando di poter curare in futuro un evento simile anche in Sardegna. Parole riprese, tra gli altri, da Vittorio Sgarbi: «I sardi hanno un turismo importante ma prevalentemente balneare che non sempre va nella giusta direzione; ha, però, un senso dell’orgoglio per cui se i turisti vengono accompagnati nei luoghi della bellezza a loro sconosciuti se ne innamorano». Sulla stessa linea Philippe Daverio: «La Sardegna ha una serie di contenuti straordinari non abbastanza percepiti. Serve un turismo diverso da quello di massa: si potrebbero avere 10 mesi di agiatezza e non solo i due e mezzo estivi, anche sfruttando le particolarità culturali di grandi personaggi sardi come Mario Sironi, Costantino Nivola e Pinuccio Sciola».

Tra il suono delle launeddas di Sergio Lecis, le immagini di Nicola Castangia e Maurizio Cossu e le riproduzioni delle statue di Mont’e Prama e dei bronzetti del laboratorio di archeologia sperimentale dell’oristanese Carmine Piras, i visitatori hanno potuto inoltre visitare gli stand degli ospiti sardi: Unioncamere Sardegna, l’Unione dei Comuni della Trexenta (Comuni di Gesico, Guamaggiore, Guasila, Ortacesus, Pimentel, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli), della Comunità Montana Sarcidano Barbagia di Seulo (Comuni di Escolca, Esterzili, Genoni, Gergei, Isili, Laconi, Mandas, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Sadali, Serri, Seui, Seulo, Villanova Tulo), la Città di Alghero – Fondazione Alghero, i Comuni di Bonorva, Borutta e Torralba, i tre aeroporti sardi di Cagliari Sogaer, Olbia Geasar e Alghero Sogeaal, l’Associazione culturale Archeofoto Sardegna e Teravista (Cagliari).

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Il critico Philippe Daverio, il presidente del Consiglio regionale toscano Eugenio Giani e il direttore della galleria degli Uffizi Eike Schmidt hanno inaugurato oggi al Palazzo dei Congressi di Firenze tourismA 2019, il salone internazionale del turismo archeologico e del turismo culturale di cui la Sardegna è l’ospite d’onore. È la prima volta che tourismA dedica il suo evento a una regione anziché un Paese estero.

Proprio la sala Sardegna ha ospitato il taglio del nastro, cui hanno presenziato il direttore di tourismA Piero Pruneti e l’editore Carlo Delfino, partner della manifestazione e organizzatore della delegazione sarda, accompagnato dal suono delle launeddas di Sergio Lecis. «Un grande onore per l’Isola che – ha detto Eugenio Giani -, è come una gemella per la Toscana. Sono realtà che hanno profondamente dialogato e avuto momenti storici di grande comunanza. Ci sono sempre stati degli scambi che hanno portato, ad esempio, la partorizia, per lungo tempo un elemento fondamentale della nostra economia. Sono due regioni sorelle e in qualche modo una mostra come questa sublima questo aspetto che mi piace considerare come una spinta per il futuro perché questi scambi possano essere sempre maggiori e più forti». Philippe Daverio si è invece soffermato sulle prospettive che per l’Isola potrebbe avere il turismo archeologico e culturale: «La Sardegna ha una serie di contenuti straordinari non abbastanza percepiti. Serve un turismo diverso da quello di massa: si potrebbero avere 10 mesi di agiatezza e non solo i due e mezzo balneari. C’è un’eredità museale importantissima, come il museo di Cagliari o il piccolo sacrario di Costantino Nivola che hanno pochi visitatori, o ancora la grande eredità lasciata da Pinuccio Sciola: si potrebbe pensare, ad esempio, a un museo che racchiude l’estetica del sasso che raduni Sciola, Nivola e Mario Sironi: non è facile per il limite tecnico della bassa popolazione sarda, ma c’è molto da fare»

L’evento, organizzato dalla rivista Archeologia Viva (Giunti editore), raduna istituzioni, esperti, archeologi, giornalisti da tutta Europa per una tre-giorni di conferenze e presentazioni di altissimo livello. La prima giornata ha ospitato, tra gli altri eventi, il convegno “Sardegna. Museo a cielo aperto – incontri con l’archeologia dell’Isola” che ha ripercorso la storia sarda dal Paleolitico al Medioevo. Moderato da Alberto Moravetti dell’Università di Sassari, l’incontro ha ospitato gli interventi di Fabio Martini dell’università di Firenze sul Paleolitico, del direttore del Menhir Museum di Laconi Giorgio Murru sul rapporto tra ipogeismo e megaliti, Riccardo Cicilloni dell’università di Cagliari su dolmen e tombe dei giganti, Angela Antona della soprintendenza di Sassari e Nuoro su nuraghi e paesaggio, Gianfranca Salis della soprintendenza di Cagliari sulla civiltà nuragica del sacro, Anna Depalmas dell’Università di Sassari sugli incontri tra le sponde del Mediterraneo, Michele Gurguis dell’università di Cagliari sulla Sardegna tra IX e VI secolo, Raimondo Zucca dell’Università di Sassari sulla Sardegna romana e Marco Milanese, ancora dell’ateneo sassarese, sull’Isola al tempo del Medioevo. Gli interventi hanno affascinato il pubblico che ha gremito la sala verde, tra cui molti non sardi e tantissimi studenti, che hanno partecipato a una full-immersion nel passato ascoltando le mille storie dell’archeologia sarda.

Raimondo Zucca ha poi partecipato, nel pomeriggio, al XV incontro di Archeologia Viva, portando all’attenzione le statue dei giganti di Mont’e Prama, grandi protagonisti di tourismA: dodici riproduzioni dei giganti, elaborate dalla bottega artigiana di Carmine Piras, accolgono i visitatori nei giardini del Palazzo.

L’evento, patrocinato dalla Regione Sardegna e dalle Soprintendenze archeologiche regionali e dell’Università di Sassari, vede raccolti nella stessa sede Unioncamere Sardegna, l’Unione dei Comuni della Trexenta, la Comunità Montana Sarcidano Barbagia di Seulo, la Città di Alghero – Fondazione Alghero, i comuni di Bonorva, Borutta e Torralba, i tre aeroporti sardi di Cagliari Sogaer, Olbia Geasar e Alghero Sogeaal, l’Associazione culturale Archeofoto Sardegna, la Bottega artistica di Carmine Piras (Oristano) e Teravista (Cagliari). L’intero Palazzo è allestito con suggestive immagini del patrimonio sardo, curate da Nicola Castangia e Maurizio Cossu, tutte corredate dal logo che Carlo Delfino Editore ha studiato per la rassegna: la “A” di Archeologia che, stilizzata, rievoca un nuraghe con richiami alle sfumature della terra, del sole e del cielo.

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Circa 3mila visitatori paganti hanno potuto apprezzare la mostra di archeologia nuragica “Lu Brandali: leggi, tocca, ascolta” ospitata nel sito Lu Brandali di Santa Teresa Gallura dal 17 luglio 2018 al 15 gennaio scorso, giorno in cui si è chiusa la prima fase dell’esposizione. Il 90 per cento dei visitatori proveniva dall’Italia, mentre il restante 10 per cento da diversi stati esteri: Francia, Germania, Spagna, Australia, Brasile, Usa. Da questo momento, la mostra potrà essere ospitata in altre località, assumendo una connotazione itinerante, fino al mese di aprile, quando tornerà a Santa Teresa (per maggio informazioni, è possibile consultare il sito internet www.lubrandali.it). Le ragazze della Cooltour Gallura, la cooperativa che gestisce i monumenti di Santa Teresa, commentano i risultati raggiunti: «Siamo molto soddisfatte, sia per il numero di visitatori, sia per la collaborazione con l’associazione per ciechi e ipovedenti, la Sardegna Irifor, grazie alla quale abbiamo avuto pareri molto favorevoli dai loro soci che hanno potuto valutare la mostra attraverso il linguaggio braille e i pannelli audio-tattili».

La caratteristica principale della mostra, infatti, è quella di condurre l’utente all’interno di un viaggio tattile, sensoriale e tridimensionale nella storia: ma soprattutto, è stato realizzato un percorso culturale accessibile anche alle persone con disabilità, con i pannelli interamente tradotti in braille grazie alla stretta collaborazione con l’associazione Irifor. Inoltre “Lu Brandali, leggi, tocca e ascolta” propone stampe tridimensionali tattili e audio. E con il progetto “Tooteko”, ideato da una start up, sono stati posizionati dei sensori, collegati a una speciale “app”, sui reperti esposti, per l’avvio delle spiegazioni audio. In questo modo l’utente può avere una immersione sensoriale totale in un villaggio nuragico.

Alessia Chisu, della Cooltour Gallura, aggiunge: «Siamo molto contente dei risultati, il ringraziamento va alla Regione Sardegna che, con il contributo stanziato attraverso il programma operativo regionale POR – Programmazione unitaria 2014-2020 – sulla competitività delle imprese con il bando Culture_Lab, ci ha permesso di creare questa importante iniziativa. Altro ringraziamento va al comune di Santa Teresa Gallura che ci permette di gestire i beni culturali. Il tutto non sarebbe stato possibile senza la collaborazione della dottoressa Letizia Lemmi per la direzione scientifica, dei dottori Rubens D’Oriano, Francesco Carrera (archeologi SABAP per le province di Sassari e Nuoro) e Francesco Di Gennaro, soprintendente SABAP per le province di Sassari e Nuoro, della dottoressa Angela Antona”».

Il lavoro di programmazione delle prossime attività relative alla gestione dei siti di Santa Teresa prosegue: la Cooltour Gallura parteciperà alla fiera del turismo archeologico TourismA che si svolgerà a Firenze dal 22 al 24 febbraio. Per l’occasione, la cooperativa gallurese sta cercando co-finanziatori che, lavorando in stretta sinergia, consentiranno di creare delle proposte vantaggiose e ampliare la valorizzazione del territorio (per informazioni cooltourgallura@gmail.com). «Abbiamo chiuso l’anno con 12.560 visitatori a Lu Brandali e 13.822 alla Torre di Longonsardo. Sono numeri importanti rispetto al 2012, anni in cui siamo partite con la riapertura dei siti, ma si sa, la strada è ancora molto lunga e ci sono ancora ripide salite da affrontare».

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La mostra itinerante di archeologia nuragica “Lu Brandali: leggi tocca ascolta”, visitabile nel centro didattico polivalente del complesso archeologico del villaggio nuragico e tomba di giganti di Lu Brandali a Santa Teresa Gallura, e che espone i reperti delle campagne di scavo 2015-2016 condotte nel sito, con dispositivi audio tattili e visori in 3D, si arricchisce ora di un singolare ed importante reperto: una zanna di cinghiale che faceva parte di un elmo miceneo.

I Micenei popolavano il mondo greco continentale e insulare nella fase storica che corrisponde in Sardegna all’apogeo della Civiltà Nuragica, e sono i re e le regine, gli eroi, i guerrieri, i mercanti, cantati da Omero nell’Iliade e nell’Odissea, che edificarono le rocche di Tirinto e Micene e le grandi tombe a tholos dette “tesoro di Atreo e di Citennestra” anch’esse a Micene.

Le ceramiche micenee rinvenute negli insediamenti nuragici, e viceversa quelle nuragiche rinvenute nel mondo miceneo fino all’isola di Cipro, mostrano che era fitto e ricco l’interscambio commerciale e culturale tra le due aree e i due popoli, imperniato soprattutto sulla circolazione dei metalli.

I guerrieri micenei di alto rango indossavano un elmo interamente ricoperto di zanne di cinghiale, fissate alla calotta di cuoio con fori di cucitura, a simboleggiare anche il valore che la caccia aveva presso l’èlite di quel popolo. Una zanna pertinente ad un elmo miceneo, riconosciuta come tale da Barbara Wilkens, archeozoologa dell’Università di Sassari, è stata rinvenuta a Lu Brandali nella campagna di scavo 2016 diretta sul campo da Letizia Lemmi, sotto la supervisione della Soprintendenza. E’ difficile dire se il sottosuolo del villaggio nuragico, scavato solo in parte, conservi il resto dell’elmo o se fosse lì giunta solo una zanna come una sorta di souvenir a simboleggiare, da parte del possessore, un rapporto stretto col mondo miceneo e i suoi guerrieri. Ma certamente il singolare ritrovamento sottolinea che i rapporti tra Micenei e Nuragici non si limitava al puro scambio commerciale ma coinvolgevano aspetti culturali sofisticati come la simbologia del rango sociale, l’ideologia militare e altro.

Nella mostra, visitabile fino al 15 gennaio, tutti i giorni dalle 9.30 alle 18.30 nel sito archeologico di Lu Brandali, a Santa Teresa Gallura, lungo la strada per Capo Testa, il reperto viene illustrato, oltre che con il classico pannello, anche mediante la riproduzione di un elmo miceneo completo, realizzato dalla CoolTour Gallura.

Il progetto, voluto e creato dalla Cooperativa CoolTour Gallura, con il titolo “Santa Teresa Gallura heritage. Ritorno al futuro. Dalle pietre di Lu Brandali alle mura della Torre di Longonsardo”, è stato finanziato attraverso il programma operativo regionale POR – Programmazione unitaria 2014-2020 – sulla competitività delle imprese con il bando Culture_LAB della Regione Sardegna. Un progetto che è stato possibile grazie alla collaborazione della dottoressa Letizia Lemmi per la direzione scientifica, dei dottori Rubens D’Oriano, Francesco Carrera (archeologi SABAP per le province di Sassari e Nuoro) e Francesco Di Gennaro, soprintendente SABAP per le province di Sassari e Nuoro, della dottoressa Angela Antona ed il prezioso patrocinio del Comune di Santa Teresa Gallura.

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Un viaggio nella storia della Sardegna. La cooperativa CoolTour Gallura, che gestisce il sito archeologico di Lu Brandali a Santa Teresa Gallura, ha aderito alle Giornate europee del Patrimonio con una imperdibile promozione: sabato 22 e domenica 23 settembre si potranno visitare tutti i luoghi dell’arte e della storia, custoditi nel territorio di Santa Teresa, con un unico biglietto. Sarà dunque possibile, con un solo ingresso, trascorrere un’intera giornata a Lu Brandali, accedere al sito archeologico, visitare la Torre di Longonsardo e condividere l’esperienza ipersensoriale che offre la mostra “Lu Brandali, leggi tocca ascolta” inaugurata il 18 luglio scorso.

Il progetto innovativo, che rende l’archeologia e l’arte fruibili anche ai non vedenti o agli ipovedenti, è perfettamente in linea con il tema del Gep: “L’Arte di condividere”. «Spartire, mettere spazi e risorse a disposizione della comunità: è questo il significato della parola condividere – spiega Alessia Chisu della CoolTour Gallura -. Nel corso di questi anni abbiamo basato il nostro lavoro sulla condivisione della passione, dei sacrifici e, quest’anno più degli altri, abbiamo cercato di condividere l’importanza del patrimonio storico e culturale di Santa Teresa Gallura attraverso la nostra mostra. Lu Brandali, leggi tocca ascolta – aggiunge Alessia Chisu – è un’esposizione di materiali originali degli ultimi due anni di scavo. Le informazioni in braille, l’area tattile con le riproduzioni di ceramica e di bronzo, ma soprattutto l’utilizzo delle nuove tecnologie, dai pannelli audio tattili alle esperienze immersive in 3D, consentono al visitatore di entrare in contatto con la storia: anche se si è ipovedenti o non vedenti. Insomma è questa la nostra idea di condivisione: fare in modo che l’arte sia per tutti».

Per le due giornate europee è stato creato un biglietto cumulativo che consentirà di accedere al sito archeologico Lu Brandali, alla mostra ipersensoriale e alla Torre di Longonsardo al costo di otto euro per gli adulti e tre euro e cinquanta per i bambini. Sarà invece gratuito l’ingresso per i piccoli visitatori da zero a tre anni.

Il progetto “Lu Brandali: leggi tocca ascolta” è stato finanziato attraverso il programma operativo regionale POR – Programmazione unitaria 2014-2020 – sulla competitività delle imprese con il bando Culture LABdella Regione Sardegna. La realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione di Letizia Lemmi, per la direzione scientifica; Rubens D’Oriano, Francesco Carrera e Francesco Di Gennaro, responsabili della Soprintendenza dei Beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro; della dottoressa Angela Antona, con il prezioso patrocinio del comune di Santa Teresa Gallura.

Il sito archeologico e la mostra potranno essere visitati dalle 9.30 alle 18.30, mentre la Torre di Longonsardo, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00.

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La prima mostra di archeologia ipersensoriale in grado di far conoscere una storia millenaria anche a persone con disabilità fisiche. La Sardegna di 3mila anni fa è la protagonista di “Lu Brandali leggi tocca e ascolta” l’esposizione di archeologia nuragica inaugurata il 18 luglio nell’omonimo sito di Santa Teresa Gallura. Un progetto ideato dalla CoolTour Gallura, la cooperativa che gestisce il complesso nuragico “Lu Brandali”, che conduce lo spettatore all’interno di un viaggio tattile, sensoriale e tridimensionale nella storia: ma, soprattutto, un percorso culturale accessibile anche alle persone con disabilità. Interamente tradotta in braille, grazie alla stretta collaborazione con l’associazione I.RI.FO.R. – Formazione, ricerca e riabilitazione per la disabilità visiva – “Lu Brandali leggi tocca e ascolta” propone stampe tridimensionali tattili e audio. Si tratta del progetto “Tooteko”, ideato da una start up che rende l’arte e i luoghi di cultura fruibili ai non vedenti e ipovedenti attraverso una speciale “app” collegata ad alcuni sensori che consentono di toccare i reperti esposti ed ascoltare le spiegazioni. La mostra di archeologia nuragica “Lu Brandali, leggi tocca ascolta” sarà visitabile fino al 15 novembre, dalle 9,30 alle 18,30, all’interno del centro didattico del sito archeologico Lu Brandali di Santa Teresa Gallura. L’esposizione raccoglie tutti i reperti archeologici più importanti degli scavi eseguiti nel sito nuragico e crea un percorso cronologico che parte dalla scoperta del sito nel ’67 fatta da Michele Careddu ed arriva fino agli scavi del 2016. Tra i materiali esposti anche alcuni teschi relativi agli inumati nella Tomba di Giganti, importantissima scoperta dei primi anni ‘80.

«Essere state le ideatrici di questa mostra ci inorgoglisce e ci riempie di gioia – spiegano Alessia Chisu, Arianna Riva e Stefania Simula della CoolTour Gallura -. In questi anni di gestione dei beni culturali del Comune di Santa Teresa Gallura abbiamo avuto tantissime soddisfazioni, ma la felicità che proviamo per questa nuova iniziativa è davvero indescrivibile. L’approvazione del progetto da parte della Regione ci ha consentito di realizzare un sogno iniziato nel 2012: rendere fruibile il sito archeologico Lu Brandali a tutti. Questa mostra è dedicata soprattutto alle persone che, a causa di disabilità fisiche, non avrebbero potuto vedere il sito archeologico e, grazie alla sinergia con i professionisti di settore e alle nuove tecnologie, ora potranno ammirarlo in tutto il suo splendore. Questo non è un punto di arrivo ma di partenza, vorremmo incrementare l’esposizione, aumentarne la capacità ed esportarla in più territori.»

Un percorso archeologico dove la tecnologia diventa strumento di conoscenza, attraverso i virtual reality ed esplorazioni in 3D da provare su tablet. Da qui la possibilità per tutti, soprattutto i portatori di handicap, di vivere e vedere la ricostruzione ideale della Tomba di Giganti, trovarsi davanti alla grande esedra ed esplorarla dall’interno. L’area tattile sarà anche corredata con riproduzioni di ceramica e di bronzo che propongono i reperti di Lu Brandali.

Francesco Carrera, funzionario SABAP delle province di Sassari e Nuoro, spiega: «La mostra di Lu Brandali è un tuffo nel passato, nella vita quotidiana di un villaggio nuragico risalente a 3.500 anni fa. Non esiste, in Sardegna, una esibizione simile, che consenta di vedere, sentire e percepire ciò che accadeva nell’isola ai tempi dei nuragici». I principali reperti della mostra provengono dal villaggio e dalla Tomba di giganti di Lu Brandali. «Ma questo sito non ha assolutamente finito di stupirci – conclude Francesco Carrera – sono sicuro che c’è molto altro materiale da scoprire e riportare alla luce».

L’archeologa Letizia Lemmi, a capo dei lavori di scavo nel biennio 2015/2016, commenta: «Per la prima volta in Sardegna si è utilizzata una tecnologia del genere applicata a una mostra nuragica. Non è mai stato fatto nulla di simile, finora. Serve per portare a conoscenza del pubblico, in maniera immediata, delle nozioni comprensibili sia per il pubblico adulto, sia per i bambini».

Il progetto, voluto e creato dalla Cooperativa CoolTour Gallura, con il titolo “Santa Teresa Gallura heritage. Ritorno al futuro. Dalle pietre di Lu Brandali alle mura della Torre di Longonsardo”, è stato finanziato attraverso il programma operativo regionale POR – Programmazione unitaria 2014-2020 – sulla competitività delle imprese con il bando Culture_LAB della Regione Sardegna. Un progetto che è stato possibile grazie alla collaborazione della dottoressa Letizia Lemmi per la direzione scientifica, dei dottori Rubens D’Oriano, Francesco Carrera e Francesco Di Gennaro, responsabili della Soprintendenza dei Beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, della dottoressa Angela Antona e il prezioso patrocinio del comune di Santa Teresa Gallura.