29 March, 2024
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Il Consiglio di Stato ha rinviato al prossimo 16 novembre il suo pronunciamento sul ricorso della Regione Sardegna al DPCM energia, per consentire, nei prossimi 9 mesi, alla stessa Regione ed alla presidenza del Consiglio dei ministri, le necessarie interlocuzioni per arrivare alla revisione dei contenuti dello stesso decreto.

Questa decisione, di fatto, congela per quasi un anno il progetto della SNAM sull’arrivo del GNL in Sardegna che il DPCM prevedeva dovesse avvenire attraverso la collocazione di due FSRU nei porti di Portovesme e Porto Torres e di un rigassificatore nel porto di Oristano, soluzione fortemente contestata dall’amministrazione comunale di Portoscuso e da alcune associazioni ambientaliste, con in testa Legambiente che non più tardi di due settimane fa ha tenuto una conferenza stampa a Portoscuso, nella sala consiliare e al porto di Portovesme, con i suoi massimi rappresentanti, il presidente nazionale Stefano Ciafani, la presidente regionale Annalisa Columbu ed il responsabile energia per la Sardegna Vincenzo Tiana, per dire no sia alla FSRU sia al gasdotto che, in base all’accordo stipulato esattamente un mese fa tra il presidente del Consiglio dei ministri italiano Giorgia Meloni ed il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, dovrebbe portare il gas in Italia attraversando la Sardegna con il Galsi.

I vertici nazionale (il presidente Stefano Ciafani) e regionale (la presidente Annalisa Columbu ed il responsabile energia Vincenzo Tiana) di Legambiente sabato mattina hanno tenuto una conferenza stampa nella sala consiliare del comune di Portoscuso, presenti anche il sindaco Ignazio Atzori e gli assessori Attilio Sanna ed Ornella Pilisio, per ribadire la propria opposizione al progetto SNAM della supermetaniera e al progetto Galsi, e rivendicare priorità al disinquinamento dell’area industriale. Dopo l’incontro in Municipio, ambientalisti ed amministratori comunali si sono recati al porto di Portovesme.

Allegata, una breve intervista con il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

Legambiente è critica sull’accordo internazionale di cooperazione energetica Italia-Algeria siglato in questi giorni e sul possibile progetto del Galsi (Gasdotto Algeria Sardegna Italia) che riprende sempre più quota. Per l’associazione ambientalista, che già conduce da tempo una battaglia contro le FSRU previste dal Dpcm energia per la Sardegna, a Portovesme e Porto Torres, non è questa la strada da seguire per rendere l’Italia davvero indipendente dal punto di vista energetico. Per Legambiente occorre, invece, accelerare lo sviluppo e la diffusione delle rinnovabili, dell’efficienza, delle reti e degli accumuli, e far in modo che anche la Sardegna possa dare l’esempio diventando un laboratorio della transizione energetica ed ecologica del Paese e per il Green Deal europeo.

«Evocare il metanodotto del Galsi progettato nel 2002/2005, allo stato attuale, è improponibile e vorrebbe dire far arretrare l’ambiente e l’economia della Sardegna di trent’annidichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. La nostra associazione conosce bene il progetto Galsi perché in quegli anni se ne era occupata con attenzione formulando numerose osservazioni nella procedura di VIA e dando anche una valutazione in generale positivaDa allora sono passati 20 anni ed il mondo dell’energia ha preso un’altra direzione di chiusura netta nei confronti delle fonti fossili in conformità alle indicazioni dell’IPCC e della UE. Per questo e per uscire dalla dipendenza dall’estero è fondamentale accelerare la diffusione delle rinnovabili, delle comunità energetiche, delle reti e degli accumuli, e realizzare tanti grandi impianti a fonti rinnovabili, da quelli eolici a mare a quelli a terra, passando per l’agrivoltaico, velocizzando gli iter autorizzativi. Evitiamo inutili passi indietro che di certo non fanno bene al Paese.»

«Siamo convinti – aggiunge Annalisa Columbupresidente di Legambiente Sardegna  che lo sviluppo ambientale ed energetico incentrato sulle rinnovabili sia la base per promuovere anche quello economico e sociale. Tema su cui stiamo lavorando molto a livello territoriale ed il nostro auspicio è che la Sardegna elabori con urgenza proposte forti e convincenti, definendo una programmazione ambiziosa e orientata alla transizione energetica incentrata sulle fonti pulite. L’affermazione delle rinnovabili e la rivoluzione digitale rappresentano i due motori di sviluppo e i punti cardine della lotta ai cambiamenti climatici, secondo le linee prioritarie indicate dalla UE. La sfida che si apre per gli scenari regionali è di fare in modo che la transizione energetica sia sostenibile anche dal punto di vista sociale diventando un’occasione di inclusione e di sviluppo economico del territorio.»

«La Sardegna conclude Vincenzo Tiana, responsabile Energia di Legambiente Sardegna – affronti con un ruolo attivo la sfida della innovazione per riconvertire il comparto produttivo e creare anche nuova occupazione. Riteniamo pertanto che la prospettiva obbligata per la Sardegna sia l’applicazione ancora più rigorosa del PNIEC Piano Nazionale Integrato Energia Clima. Come associazione, a livello territoriale, continueremo il nostro impegno per mettere al centro del nuovo sistema produttivo la valorizzazione delle risorse primarie dell’isola: sole, vento e paesaggio, anche per ridurre la dipendenza dei sistemi locali e non esporsi a ricatti geopolitici!»

«Il via libera arrivato oggi dalla Commissione europea al piano Just Transition Fund per l’Italia da 1 miliardo di euro con azioni mirate nelle aree di Taranto, in Puglia, e del Sulcis, in Sardegna rappresenta un’ottima notizia per il nostro Paese, per l’ambiente e soprattutto per quei territori della Penisola feriti da inquinamento, veleni ed emergenze croniche ancora irrisolte. L’Italia non perda questa importante occasione per far decollare, davvero, la transizione ecologica ed energetica incentrandola su innovazione, rinnovabili e tecnologie pulite, e per avviare una nuova stagione di risanamento ambientale garantendo il diritto al lavoro e alla salute in quei territori ad oggi ancora feriti e dove le bonifiche procedono a rilento, a partire da Taranto, in Puglia, e dalle zone del Sulcis Iglesiente, in Sardegna. Queste aree, che vivono ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, grazie alle misure previste dal Just Transition Fund per l’Italia, possono diventare il simbolo del riscatto e un esempio da seguire coniugando innovazione, tecnologie pulite e rigenerazione urbana e dimostrando che sia possibile ripensare l’industria e l’economia in chiave ambientale riconvertendo la fonte energetica fossile più inquinante, quale il carbone, con l’utilizzo dell’energia rinnovabile. Un primo importante passo è stato compiuto a Taranto lo scorso aprile con l’inaugurazione del primo parco eolico off-shore del mar Mediterraneo, realizzato dopo 14 anni di ritardi e insensate lungaggini burocratiche. Ora si continui in questa direzione anche nel resto d’Italia puntando su progetti di rigenerazione urbana, realizzando tanti grandi impianti a fonti rinnovabili – da quelli eolici a mare a quelli a terra passando per l’agrivoltaico – promuovendo l’integrazione tra lo sviluppo delle energie rinnovabili e la tutela del paesaggio, accelerando la diffusione delle comunità energetiche, e soprattutto velocizzando gli iter autorizzativi.»

Lo ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

«La città di Taranto deve candidarsi ad essere la capofila in Italia per la riconversione industriale nell’ottica della sostenibilità ambientale. Da sempre la nostra associazione sostiene che il capoluogo ionico può essere il luogo della sperimentazione di un nuovo modello economico e industriale che tenga insieme salute, tutela ambientale e diritto al lavoro. È evidente che ora la priorità è la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico il cui piano industriale non è ancora noto se non per generici accenni all’utilizzo di uno o due forni elettrici e di idrogeno nel ciclo produttivo. Contestualmente bisogna puntare ad un progetto ambizioso in cui la decarbonizzazione e la bonifica del territorio tarantino vadano di pari passo con l’innovazione energetica, ambientale e sociale e gli investimenti su formazione e ricerca. Soprattutto sarà necessario avere tempi certi e rapidi, perché Taranto e la Puglia non possono più aspettare», hanno aggiunto Ruggero Ronzulli presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco presidente del circolo di Taranto. 

«Le risorse del piano Just Transition Fund per il Sulcis ha concluso Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegnapermettono alle comunità di questo territorio di consolidare e accelerare il percorso già avviato per una transizione ecologica giusta, per uno sviluppo sostenibile che mette al centro le persone e gli straordinari valori ambientali e culturali del Sulcis. Uno sviluppo sostenibile incentrato sull’energia da fonti rinnovabili, l’economia circolare e le bonifiche dei tanti siti inquinati, sulla valorizzazione delle bellezze ambientali e paesaggistiche, che guarda alla salute delle persone, al bene comune e al lavoro, in contrapposizione all’industrializzazione del passato che ha sovraccaricato questo territorio di veleni.»

E’ partita ieri da Portoscuso la Campagna Nazionale di informazione e sensibilizzazione di Legambiente “C’è puzza di gas”, sviluppata con il supporto di Clean Air Task Force (CATF). 

I manifestanti si sono ritrovati sulla Banchina Est del porto di Portovesme, per dire NO alla supermetaniera che la SNAM ha in progetto di sistemare in attuazione di quanto previsto dal DPCM energia firmato dal Premier Mario Draghi e pubblicato in Gazzetta ufficiale.

C’erano, tra gli altri, i massimi esponenti di Legambiente, Massimo Serafini, componente della segreteria regionale; Annalisa Columbu, presidente regionale; Vincenzo Tiana. Il sindaco ed il vicesindaco di Portoscuso, Ignazio Salvatore Atzori e Giorgio Alimonda; il sindaco di Carloforte, Stefano Rombi; rappresentanti di diverse associazioni ambientaliste; cittadini.

Vediamo l’intervista realizzata con il sindaco di Portoscuso, Ignazio Salvatore Atzori.

         

 

 

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Questa mattina, in occasione del 3° Ecoforum della Sardegna, il comune di San Giovanni Suergiu è stato inserito tra le eccellenze premiate da Legambiente con l’attestato di Comune Rifiuti Free.
«Il nostro paese ha detto Camilla Melis, assessore dell’Ambiente del comune di San Giovanni Suergiu – si è confermato virtuoso in termini di raccolta differenziata, per aver raggiunto nel 2019 una percentuale di rifiuti differenziati superiore all’83%, posizionandosi ben al di sopra della media regionale. Un grande risultato che gratifica non solo noi dell’amministrazione e tutte le figure professionali impegnate a vario titolo nella gestione dell’appalto di igiene urbana, ma sopratutto i cittadini di San Giovanni Suergiu che, quotidianamente, si impegnano per il corretto conferimento dei rifiuti.»
«Siamo consapevoli che c’è ancora tanto da fare ha affermato durante la conferenza Annalisa Colombu, presidentessa di Legambiente Sardegna; osservando le nostre strade, il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti permane ed è un problema non più trascurabile. Occorre potenziare la sorveglianza del territorio e incrementare le attività di sensibilizzazione della cittadinanza, a partire dalla tenera età. L’obiettivo è ambizioso, ma questo risultato conferma che stiamo percorrendo la strada giusta.»
«I risultati raggiuntiha concluso il sindaco Elvira Usaici dicono che in questi cinque anni di lavoro le politiche ambientali stanno funzionando e ci stimolano a lavorare ancora più intensamente per eliminare il fenomeno delle discariche abusive nel nostro territorio.»

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Guardare al futuro con un’attenzione alle giovani generazioni e alla sostenibilità con un obiettivo: superare le diseguaglianze. Che non sono solo in termini si di pil ma anche sociali, energetiche e in fatto di trasporti. Questi i temi affrontati nel corso dell’appuntamento “Sosteniamo il futuro” l’agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile promosso da Legacoop Sardegna. A rimarcare la necessità di lavorare e intervenire per superare le diseguaglianze è stato il presidente di Legacoop Claudio Atzori che ha posto l’accento anche sulla questione metano e metanizzazione. «E’ uno strumento che serve per abbassare le diseguaglianze». Il presidente di Legacoop ha rimarcato la necessità di “trovare soluzioni” al problema legato al fatto che «molti ragazzi non studiano e non lavorano». Per questo motivo e per superare le «diseguaglianze diventa importante l’agenda 2030». PosiIone condivisa anche da Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis che, ricostruendo lo scenario nazionale, ha ricordato l’importanza della sostenibilità. Il presidente di Confindustria Sardegna Maurizio de Pascale ha rimarcato il fatto che “in Sardegna serve industria”. E serve anche “un sistema dei trasporti efficiente e uno energetico”. Compreso il metano “e il sistema di collegamento con la dorsale”. Per Daniela Ducato di Edizero attenzione ai diritti delle donne “sottopagate rispetto agli uomini” ma elemento portante della green economy. Anna Maria del Zompo, Rettore dell’università di Cagliari ha parlato di pari opportunità “primo rettore donna dopo 400 anni” ma anche di sviluppo e crescita. E della necessità di partire dagli asili. A parlare su sviluppo sostenibile anche Emiliano Deiana, presidente dell’Anci Sardegna. Antonello Cabras, presidente Fondazione di Sardegna ha parlato degli obiettivi da raggiungere.

L’assessore della Difesa dell’Ambiente Gianni Lampis ha ricordato il traguardo raggiunto con la vertenza Eurallumina. Poi gli interventi di Michele Carrus, Riccardo Barbieri, Silvia Mongili, Annalisa Columbu e Don Marco Lai di Caritas Sardegna.

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Venerdì 29 novembre, a partire dalle 9.30, nella Sala Congressi della Fiera di Cagliari si svolgerà l’iniziativa “Sosteniamo il futuro”, l’agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.
Interverranno:

Claudio Atzori, presidente della Legacoop Sardegna
Pierluigi Stefanini, presidente della Fondazione Alleanza per lo sviluppo sostenibile
Gianni Lampis, assessore regionale della Difesa dell’Ambiente
Maria Del Zompo, magnifico rettore dell’Università di Cagliari
Emiliano Deiana, presidente dell’Anci Sardegna
Daniela Ducato, imprenditrice della Filiera Edizero industrie verdi

Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna
Antonello Arru, presidente del Banco di Sardegna
Michele Carrus, segretario della Cgil Sardegna
Maurizio de Pascale, presidente regionale della Confindustria Sardegna
Silvia Mongili, La Factoria, responsabile Scuola Ecopsicologia Sardegna
Annalisa Columbu, presidente regionale Legambiente
Don Marco Lai, direttore della Caritas.

Coordinerà i lavori Marco Girardo, giornalista di Avvenire.

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I rappresentanti di Legambiente Sardegna Annalisa Colombu (presidente regionale) e Vincenzo Tiana (presidente del comitato scientifico regionale), hanno consegnato al presidente della Regione Christian Solinas il documento scaturito dalla conferenza dello scorso 7 ottobre che ha visto la partecipazione di numerosi esperti.

Legambiente ribadisce che per affrontare l’Emergenza Cambiamenti Climatici, occorre «accelerare la transizione energetica. La Sardegna non deve perdere le opportunità economiche e di nuova occupazione possibili con la nuova politica europea per il clima. Regione, imprese e sindacati elaborino una proposta per un nuovo modello di sviluppo sostenibile per l’Isola».

La prospettiva della decarbonizzazione – secondo Legambiente Sardegna – «impone un programma innovativo che investe in primis le scelte energetiche del passato ed in generale il modello di sviluppo della Sardegna e per queste ragioni», e l’associazione ambientalista «rivolge un appello alla Regione per accelerare la transizione climatica e sociale, con un progetto che indirizzi le risorse della nuova programmazione UE per le comunità interessate al phase-out del carbone e per creare lavoro attraverso investimenti in riconversione delle zone industriali inquinanti, rinnovabili, efficienza del settore edilizio e sistemi di accumulo idraulico ed elettrico».

La prospettiva obbligata per la Sardegna, per Legambiente Sardegna, è l’applicazione ancora più rigorosa del PNIEC Piano Nazionale Integrato Energia Clima proprio per le opportunità che si possono aprire.

«Ai sindacati diciamo che comprendiamo la giusta difesa dei posti di lavoro, che il processo obbligato, necessario ed urgente di decarbonizzazione non lo devono pagare i lavoratori ma è indispensabile che la Sardegna affronti con un ruolo attivo la sfida della innovazione energetica per riconvertire il comparto produttivo e creare anche nuova occupazione – sostengono i rappresentanti di Legambiente Sardegna -. Pertanto ai sindacati proponiamo l’apertura di un momento di confronto, per delineare insieme delle alternative di sviluppo.»

Legambiente Sardegna ribadisce il no al metano GNL come prospettiva di lungo periodo, «anche perché il GNL sì, ci renderebbe dipendenti da altri territori, e allora si svuota di senso l’investimento nella dorsale. I depositi costieri possono fornire il GNL per gli usi industriali e civili, favorendo anche lo sviluppo della filiera del biometano, in un contesto di maggiore elettrificazione e decarbonizzazione del sistema energetico regionale».

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Il comune di Sant’Antioco ha ottenuto la “menzione speciale” in qualità di comune costiero, alla prima edizione dell’EcoForum Sardegna promosso da Legambiente sulla raccolta differenziata. Nel 2017, la città (che nel territorio dell’ex Provincia di Carbonia Iglesias continua a detenere il primato in riferimento alla percentuale di differenziato) ha raggiunto il 75%. Un dato che colloca Sant’Antioco in una posizione invidiabile, se si pensa che in Sardegna la media del rifiuto differenziato è del 62,78% e nel Sud Sardegna è del 70,7%.

 Il primo EcoForum in Sardegna sull’economia circolare dei rifiuti si è tenuto giovedì a Cagliari nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna: un focus a livello regionale sulle eccellenze e le potenzialità che l’Isola esprime in materia, nonché un’occasione di incontro e dialogo tra aziende, pubbliche amministrazioni, consorzi e operatori del settore sul tema della raccolta differenziata. Presente all’appuntamento anche Pasquale Renna, consigliere comunale di Sant’Antioco con delega all’Ambiente, che ha ricevuto il riconoscimento direttamente dalle mani di Annalisa Columbu, presidente Legambiente Sardegna.

«Siamo molto soddisfatti del risultato – commenta Pasquale Renna – ottenere la “menzione speciale” gratifica tutta la macchina che quotidianamente lavora per una migliore raccolta differenziata in città. E i risultati si vedono: la percentuale del differenziato cresce di anno in anno. Siamo consapevoli che c’è ancora tanto da fare, soprattutto in riferimento alla quantità pro-capite di kg di indifferenziato prodotti. Ma per un Comune costiero come il nostro, che ogni anno accoglie i turisti che producono una quantità di rifiuti notevole (e spesso anche non differenziati) smaltiti con costi che ricadono sull’intera cittadinanza, non è semplice. L’obiettivo che ci prefiggiamo per il futuro è proprio questo: diminuire i kg pro-capite di indifferenziato.»