29 March, 2024
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L’associazione Vecchie Glorie del Carbonia ha organizzato la prima edizione del “Memorial Emilio Fenu”, che si terrà sabato 27 maggio, con inizio alle ore 11.00, allo stadio Comunale “Carlo Zoboli” di Carbonia.  Scenderanno in campo le squadre delle vecchie glorie del Carbonia e della Nuorese.

Emilio Fenu era nato a Decimoputzu il 20 dicembre 1924. Orfano di padre, nel 1939 giunse a Carbonia, dove si adattò a svolgere svariate attività lavorative. Aveva una grandissima passione per il calcio e nel 1940 l’allora allenatore del Carbonia Roberto Orani, lo tesserò per la società biancoblu. Dal ’43 al ’48, giocò in prima squadra i vari campionati regionali e uno nella serie C a girone unico. Il suo ruolo era quello di centravanti, ma nel suo destino c’era la panchina, nella veste di allenatore. Nel 1947 venne inserito come tecnico del settore giovanile del Carbonia, dove rimase sino al 59, vincendo ogni anno il campionato allievi o quello juniores.
Tra i giovani da lui “allevati” e arrivati in prima squadra, Ravot, Santoru, Putzolu, Corona, Podda. Nel 1956 acquisì il patentino da allenatore di terza categoria e di istruttore Nagc (giovani calciatori) (tra i suoi compagni di corso, c’era Manlio Scopigno). Nel 1958 venne promosso al grado superiore e poi a quello di prima categoria. Guidò la squadra mineraria nel campionato di serie C 1959/60, l’anno successivo in serie D, per molte stagioni allenò il Bosa, per passare poi al Sant’Antioco, alla Nuorese e al Guspini, fece da osservatore al Cagliari collaborando con Luisito Suarez. Si dedicò per diversi anni al settore giovanile nella veste di selezionatore e per alcune stagioni anche dei dilettanti e delle rappresentative locali dal 1947 al 1960, dispensando le sue conoscenze ai ragazzi del Gonnesa e della Sguotti. L’ultima sua apparizione su una panchina importante è stata quella con la Sguotti ai primi anni ’90, e concluse definitivamente, tornando alle origini, al Rosmarino, seguendo Giovanissimi ed Esordienti.

Educatore vero, Emilio Fenu metteva al primo posto il comportamento e l’educazione, prima ancora del gesto tecnico, nell’insegnare il quale era unanimemente definito un maestro. Sino agli ultimi anni, mantenne il peso forma dei suoi 20 anni, stakanovista della preparazione atletica, percorreva chilometri nella pineta di Rosmarino e per le strade della città, era conosciuto e salutato da tutti, ormai non più di corsa ma ad un passo talmente veloce, da dare punti a parecchi giovani.

Emilio Fenu ha dato un esempio di quella che dovrebbe essere la vita di uno sportivo. Negli ultimi tempi la salute che cominciava a fare le bizze, essendo egli celibe e senza figli, lo convinse a ritirarsi nell’istituto per anziani di Iglesias, dove ogni tanto qualche suo ex allievo andava a trovarlo, sino alla sua scomparsa avvenuta il 5 settembre 2003.

Ha collaborato Antonello Pirotto

Definizione di casco, da dizionario della lingua italiana: copricapo in materiale rigido e resistente, a scopo protettivo, diminutivo “caschetto”.

Si può aggiungere che è un dispositivo di protezione di sicurezza personale. Ma è molto di più di una asettica definizione o di un oggetto di uso comune nel mondo del lavoro, è un tuo compagno di vita, a volte è fastidioso in determinate situazioni e, a seconda del clima, fa sudare e vorresti lanciarlo il più lontano possibile, scomodo come lo sono talvolta anche gli amici e anche le persone care, ma che sopporti ben volentieri, perché di loro non puoi fare a meno.

Ti protegge dagli infortuni, ti fa compagnia per gran parte della giornata, racchiude i tuoi pensieri, li rende più intimi.

Questo quando il lavoro c’è…

ma diventa un simbolo, un compagno di lotta, che ti da coraggio, nei momenti difficili,

quando il lavoro non c’è…

Per questo diventa parte di te, un’estensione della tua testa, del  tuo cervello, una simbiosi totale… il suo peso ti costringe a pensare, a chi sei, da dove provieni e dove vuoi arrivare. Orgoglio ed appartenenza, ad una classe sociale, ad una storia di dignità e determinazione nel pretendere il rispetto dei propri diritti get more.

Diventa una delle cose a te più care, ti tiene concentrato sugli obiettivi, ti collega costantemente alla tua famiglia, a chi soffre e lotta insieme a te, ai tuoi veri compagni di lavoro e di vita, e ripone le speranze di una vita dignitosa e serena, dall’esito delle tue e comuni battaglie…

Sino a quando lo hai ben piantato sulla testa… la speranza resta viva… quando dovessi toglierlo… in tanti immediatamente capiranno che la lotta è finita… un segno di resa, di sconfitta.

Per questo non si cede, non si dona con facilità… in questi casi deve essere una scelta ponderata… vigono regole che solo chi non ne conosce i significati deroga…

1) Il casco non va mai consegnato ai nemici, è come farsi strappare una bandiera,

2) a chi non ne rispetta il valore,

ma questo codice, prevede anche che, se donato, possa essere un gesto di rispetto, di stima e di fiducia. In questo caso la delusione se questa risultasse mal riposta, sarebbe forse la più grave delle offese.

chi lotta può perdere… chi non lotta… ha già perso!!!…

Antonello Pirotto

“Operaio Eurallumina Portovesme”

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La conferenza dei capigruppo, guidata dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha incontrato questo pomeriggio la Rsu Eurallumina, in stato di “mobilitazione permanente” per sensibilizzare le istituzioni sulla ripresa delle produzioni nello stabilimento di Portovesme.

Rsu e lavoratori con Antonello Pirotto hanno rivolto l’invito al presidente dell’Assemblea sarda e ai rappresentanti di tutte le forze politiche perché garantiscano il “pieno e non formale sostegno” alla battaglia per il rilancio della filiera dell’alluminio nel Sulcis ed in particolare, compiano azioni di sensibilizzazione verso l’assessorato dell’Ambiente e l’ex provincia di Carbonia Iglesias perché sia convocata entro l’anno la conferenza dei servizi per il via libera al progetto per la ripresa produttiva dell’Eurallumina.

La conferenza dei capigruppo, a conclusione dell’incontro, ha quindi predisposto un documento unitario, indirizzato all’assessorato dell’Ambiente e amministratore straordinario dell’ex provincia Carbonia Iglesias, con l’auspicio che si proceda con la convocazione della conferenza dei servizi entro dicembre che, senza un esito definitivo e positivo, vanificherebbe il progetto di ripresa produttiva che prevede, per gli impianti di Portovesme, investimenti per circa 200 milioni di euro e un’occupazione diretta di oltre 350 lavoratori.

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Si è svolto ieri, 17 novembre, in una sala riunioni dell’aereoporto di Elmas, un incontro tra il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, presente il presidente della Regione, Francesco Pigliaru ed alcune delegazioni dei lavoratori impegnati nelle più difficili vertenze industriali in Sardegna e del resto d’Italia. Antonello Pirotto, a nome della RSU Eurallumina, ha illustrato lo stato attuale del percorso autorizzativo, che si concluderà come annunciato dall’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, indicativamente entro il 20 dicembre 2016, con una nuova conferenza dei servizi, per il progetto di ripresa produttiva del primo anello della filiera dell’alluminio. Antonello Pirotto ha chiesto la «conferma ed un ulteriore impulso al sostegno istituzionale già espresso, in concorso con la Regione Sardegna», per la conclusione positiva che – si legge in una nita della RSU Eurallumina – «ratifichi gli accordi, il protocollo d’intesa ed il contratto di sviluppo, obiettivi raggiunti con anni di lotta e sacrifici dai lavoratori in tuta verde  e possa consentire lo sblocco degli investimenti da parte della RUSAL, che ammontano a oltre 200 milioni di euro e che avranno ricadute occupazionali come da piano industriale, per 357 lavoratori diretti (circa 100 saranno nuove assunzioni) 270  lavoratori degli appalti per 36 mesi (150 poi stabilizzati), 200 nell’indotto (mense, trasporti, servizi, fornitori), che con il moltiplicatore economico statistico per l’area di crisi del Sulcis Iglesiente 1 a 3 (ogni busta paga ne ingenera altre due), supera le 1.500 persone, e che con i nuclei familiari arrivano a 5.000».

Al presidente Renzi, ai sottosegretari Claudio De Vincenti e Luca Lotti e al capo della segreteria Nicola Centrone, la RSU Eurallumina, ha consegnato un documento aggiornato e dettagliato sugli ultimi passaggi dell’iter procedurale in corso di svolgimento.

Come annunciato e messo in atto, si moltiplicano le iniziative della RSU e dei lavoratori Eurallumina, con l’approssimarsi delle scadenze dettate dalle norme previste dall’iter autorizzativo.

Nuovo presidio stamane, in via Roma, a Cagliari, davanti all’assessorato dell’Ambiente della Regione Sardegna, titolare del procedimento in carico al Servizio Valutazioni Ambientali della Regione Sardegna, insieme al settore Ambiente dell’ex provincia Carbonia Iglesias, avviato ufficialmente il 29 settembre 2016, che si concluderà nei termini normativi dei 60 giorni, il 28 novembre 2016.

La manifestazione è inserita nel programma tracciato dall’avvio dell’iter autorizzativo con una mobilitazione permanente , la tredicesima a partire dal 1° settembre scorso, la ventiquattresima nel corso del 2016, a cui vanno sommate le iniziative messe in atto a Roma verso le altre componenti istituzionali.

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Approfitto di questo spazio, per dedicare un pensiero ad un mio vecchio amico e compagno di scuola, che non c‘è più. Se n’è andato ieri, martedì 25 ottobre 2016, all’età di 56 anni.

Si chiamava Alberto Mei, era un ragazzo di via Quintino Sella, classe 1960, cresciuto all’ombra del campanile della chiesetta di Gesù Divino Operaio, ma più che la chiesa, frequentava il campetto di calcio ed il dopolavoro di Cacciapaglia, biliardo e biliardino erano le sue passioni.

Si potrebbe dire che nasceva ad handicap, come tanti, e come tanti, troppo giovane, ha incrociato qualcosa che gli ha segnato la vita.

Io ho avuto e lo dico oggi, a distanza di oltre quarant’anni, il piacere di conoscerlo quando era un ragazzino, avendo frequentato insieme la seconda e la terza media. Certo era per così dire, esuberante, era due anni ripetente e, a quell’età, era una differenza che si sentiva e lui la faceva pesare, spesso manifestava verso i più piccoli in quello che oggi chiamano “bullismo”, ma niente di veramente eccessivo.

In fondo era divertente, malgrado i problemi che si portava dietro, sempre pronto alla battuta, amava tutte le cose che amavano i suoi coetanei, divertirsi, era più alto della media, piaceva alle ragazze, giocava anche bene al calcio.

Con noi, in quella classe, trovò un ambiente ideale, si studiava in gruppi, spesso il pomeriggio continuavamo gli studi a casa mia e si comportava bene, non doveva dimostrare di essere “il più forte“. Riuscì a conseguire la licenza media e si iscrisse alle scuole professionali, ma quell’esperienza durò poco.

Intraprese un cammino insidioso e, poco più che ventenne ì, divenne un altro. Qualcosa nella testa, per poi intaccare il fisico, si spense. Con il tempo riacquistò un equilibrio, senza più eccessi lesivi per le persone, aveva la lucidità minima per poterci almeno dialogare.

Per oltre trent’anni ha frequentato la casa di accoglienza creata da Don Giovanni Diaz, a Medadeddu, dove risiedeva ed ha percorso le strade della città. Era conosciuto, magrissimo, ingobbito, per tanti inquietante, era normale per chi non lo conosceva veramente, averne anche timore.

Sembrava incredibile che ci  fosse ancora, quando sembrava prossimo alla fine, riusciva a recuperare e a continuare a trascinare la sua esistenza. Una tempra fortissima, nessuno di quanti della sua generazione hanno avuto lo stesso percorso esistenziale, è arrivato alla sua età, aveva un attaccamento alla vita, malgrado tutto, straordinario.

Lo incontravo volentieri, si avvicinava sempre, offrirgli un caffè era doveroso, ricordava i tempi della scuola, forse gli unici veramente felici della sua vita, mi ricordava sempre quando mi regalò un paio di scarpe da calcio, perché era un generoso, donava spesso agli altri il poco che aveva.

Ci sarà sicuramente chi non condividerà questo mio pensiero, ma io non sono un giudice e credo che gli errori che ha commesso li abbia abbondantemente pagati… e con gli interessi.

L’ultima volta che in lontananza l’ho intravisto, è stato lunedì scorso, la sua inconfondibile sagoma, un mucchio di ossa, tenute insieme da pelle e vestiti, affrontava la salita all’altezza della Biblioteca di viale Arsia ed ho fatto una considerazione: Berto non si arrende!

Antonello Pirotto

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La sala conferenza della Grande Miniera di Serbariu ha ospitato questa sera il comizio di Giuseppe Casti, sindaco uscente e candidato sindaco della coalizione di centrosinistra nel ballottaggio in programma domenica 19 giugno a Carbonia. A sostenere Giuseppe Casti sono arrivati, tra gli altri, il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru; l’assessore regionale degli Enti locali ed Urbanistica, Cristiano Erriu; il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda; il deputato del Partito Democratico Emanuele Cani; il coordinatore del Piano Sulcis, ex presidente della provincia di Carbonia Iglesias ed ex sindaco di Carbonia, Salvatore Cherchi; il consigliere regionale e segretario regionale di SEL Luca Pizzuto; il capo di gabinetto della presidenza della Giunta regionale, Filippo Spanu; l’ex sindaco di Carbonia, Antonangelo Casula.

Ad aspettare l’arrivo del governatore Pigliaru, c’erano una delegazione dei lavoratori dell’Eurallumina ed una dei lavoratori Ati-Ifras, che hanno chiesto lumi sulle prossime azioni dell’Esecutivo regionale per la soluzione delle loro vertenze. E la scelta della sede non è stata molto felice, perché la sala conferenze della Grande Miniera si è rivelata insufficiente ad ospitare tutti ed alcune centinaia di persone sono rimaste nel piazzale antistante la Grande Miniera.

Ad aprire gli interventi è stato Salvatore Cherchi, che ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento elettorale di domenica prossima ed ha fatto un forte richiamo all’unità di tutte le forze del centrosinistra, presentatosi profondamente diviso al primo turno. E’ poi intervenuto Antonello Pirotto, leader delle battaglie dei lavoratori Eurallumina, che ha richiamato tutti i presenti ad un forte impegno per il superamento di tutti gli ostacoli ancora presenti nel percorso per il rilancio della produzione, ultimo quello relativo ai terreni ancora gravati dagli usi civici, per il superamento del quale Salvatore Cherchi ha annunciato che sono stati compiuti sostanziali passi in avanti. Antonello Pirotto ha ribadito ancora una volta che i lavoratori Eurallumina ritengono irrinunciabile il rilancio della produzione di Eurallumina e dell”intero polo industriale, da perseguire nel completo rispetto delle norme vigenti in materia di tutela ambientale.

Il riconfermato sindaco di Cagliari Massimo Zedda, unico sindaco di una grande città eletto al primo turno lo scorso 5 giugno, ha sottolineato come ha fatto prima di lui Salvatore Cherchi, l’importanza dell’unità del centrosinistra, risultata decisiva a Cagliari, auspicando una ricucitura in extremis con la parte dello schieramento che al primo turno ha fatto scelte diverse. Massimo Zedda ha rimarcato anche la collaborazione avuta con il comune di Carbonia nei primi cinque anni del suo mandato – facendo riferimento al progetto che portò Cagliari alla candidatura a capitale Europea della Cultura 2019 – e con lo stesso Giuseppe Casti, nella sua seconda veste di presidente del Consiglio delle Autonomie locali.

E’ poi intervenuto il governatore Francesco Pigliaru, che ha ribadito l’impegno della Giunta regionale per il rilancio del polo industriale di Portovesme, sia per l’Eurallumina sia per lo stabilimento ex Alcoa, per la cui vertenza è stato fissato un nuovo incontro a Roma per il 20 giugno. Francesco Pigliaru ha parlato anche degli altri settori produttivi e, riguardo i progetti per la valorizzazione del territorio a fini turistici, ha detto chiaramente che per parlare seriamente di turismo, bisogna pensare ad un’adeguata infrastrutturazione, ad iniziare dalla costruzione di grandi alberghi ed ha annunciato che a breve la Regione Sardegna si doterà di una nuova legge Urbanistica, con la quale sarà possibile dare risposte concrete, in tempi relativamente brevi, ai soggetti imprenditoriali che manifesteranno interesse ad investire nel territorio.

L’intervento conclusivo è stato quello di Giuseppe Casti, candidato sindaco del centrosinistra nel ballottaggio di domenica 19 giugno.

Giuseppe Casti ha ringraziato tutti per la loro presenza, ad iniziare dal governatore Francesco Pigliaru e dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda, e dai due ex sindaci di Carbonia presenti, Antonangelo Casula e Salvatore Cherchi. Ha ricordato il grande ed impegnativo lavoro svolto per mettere insieme la coalizione di centrosinistra, che ha perso pezzi ma ha trovato nuovi alleati che hanno accettato, pur provenendo da esperienze politiche diverse, di condividere un nuovo progetto per la città. Ha poi ricostruito i cinque anni della consiliatura appena conclusa, non nascondendo le difficoltà incontrate, soprattutto nei primi anni, condizionati dai continui tagli dei trasferimenti («Il comune di Carbonia si è visto tagliare 6 milioni ma, nonostante questo – ha detto Giuseppe Casti – è riuscito a mantenere tutti i servizi, soprattutto nel sociale») ma allo stesso tempo ha rivendicato la validità e l’importanza dei risultati raggiunti in tutti i settori, resi possibili dai conti in ordine ed ha sottolineato che Carbonia è forse l’unico Comune in Sardegna che ha approvato il bilancio di previsione prima della fine del 2015 e che, grazie all’adeguamento del PUC al Piano Paesaggistico Regionale, ha potuto dare risposte concrete nel settore urbanistico, consentendo ad esempio la realizzazione di un albergo da 160 posti letto in breve tempo. Giuseppe Casti ha spaziato in tutti i settori, con un’attenzione particolare alla scuola ed alle politiche sociali, e si è intrattenuto a lungo sui problemi del settore industriale, di cui tanto si parla in questa vigilia elettorale, ribadendo che un’amministrazione comunale non ha il potere di aprire o chiudere una fabbrica, ma ha comunque un ruolo, nella creazione delle precondizioni perché un’attività industriale possa decollare. Ha fatto riferimento alla Portovesme srl che a breve avrà bisogno di un’area nella quale realizzare una nuova discarica. «Questa – ha detto Giuseppe Casti – una volta fatte tutte le verifiche necessarie – dovrebbe sorgere su terreni ricadenti nel comune di Carbonia, ai confini con il comune di Iglesias. A proposito di Iglesias ha sottolineato l’importanza di condurre azioni politiche comuni, per la gestione della nascente rete urbana ed ha sottolineato l’importanza del ruolo che avrà il comune di Carbonia nella nascente nuova provincia del Sud Sardegna.»

Alcune volte, nel suo intervento, Giuseppe Casti ha fatto dei riferimenti al Movimento 5 Stelle e al candidato a sindaco Paola Massidda, facendo infine appello a tutti coloro che al primo turno non hanno votato il Movimento 5 Stelle, perché sostengano il progetto del centrosinistra che si propone di dare continuità al lavoro svolto nei cinque anni appena trascorsi e di completare i progetti avviati.

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L’Anmil, l’associazione nazionale dei lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, ha tenuto ieri e oggi a Carbonia la 40ª tappa del Tour per la sicurezza sul lavoro. Stamane, nella sala conferenza della Grande Miniera, si è svolto un incontro con la partecipazione del presidente nazionale Franco Bettoni, del presidente della provincia di Cagliari Antonello Sabiu, del consigliere di Carbonia Dante Ennas. E’ intervenuto il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti. Presente in sala anche Paola Massidda, protagonista con il sindaco uscente del ballottaggio per l’elezione del nuovo sindaco, in programma domenica 19 giugno. Ha partecipato una delegazione della RSU dell’Eurallumina di Portovesme, in rappresentanza della quale è intervenuto Antonello Pirotto.

Il Tour per la sicurezza sul lavoro, iniziato il 28 aprile, si concluderà venerdì 17 giugno, dopo 4.000 km percorsi per sensibilizzare quante più persone possibile sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro.

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Antonello Pirotto ha ricevuto ieri a Napoli il premio nazionale del mensile “Lo Strillo di Napoli”. Un premio all’«impegno e alla determinazione nella lotta per il lavoroad uno dei protagonisti delle battaglie di questi anni, per il riconoscimento e la riconquista di questo basilare diritto per la vita di uomini e donne».

Il mensile “Lo Strillo di Napoli “, per il ventennale della sua attività , ha scelto 5 figure della società civile che in campo nazionale si sono distinte con merito nella loro attività. Tra questi Antonello Pirotto, appunto, l’operaio dell’Eurallumina di Portovesme. Gli altri 4 personaggi, premiati con una scultura del maestro Armando Jossa, sono stati: il prof. Antonio Giordanoeccellenza mondiale nell’oncologia; Fabrizio Marrafondatore di Astronomitaly; il maestro Giuseppe Marcucci, compositore e direttore d’orchestra di fama internazionale e il talento dello spettacolo emerso nel programma Made in Sud  e Tale e Quale Show Francesco Chicchella. Un premio speciale alla soap opera “Un posto al sole”, seguita da milioni di telespettatori, ritirato da alcuni dei protagonisti .

Antonello Pirotto, al momento della consegna del premio, nello scenario dell’Hotel Capodimonte di Napoli, indossava con orgoglio il suo ormai caratteristico abito: «La giacca da lavoro e il casco in alluminio ammaccato da tante giornate passate a far risuonare il rumore della lotta», contornato dalla bandiera con i 4 mori, simbolo di appartenenza ad una terra forte e generosa come la Sardegna.

Antonello Pirotto, nel suo breve discorso di ringraziamento, ha testimoniato le problematiche che affliggono i lavoratori per le tante vertenze aperte ed ha condiviso questo riconoscimento con i suoi colleghi di lavoro e delle battaglie dell’Eurallumina, del Sulcis, della Sardegna e del resto d’Italia, con l’ auspicio che tanto impegno e sacrificio venga finalmente riconosciuto, invitando tutti a «non considerare mai persa la speranza, a non arrendersi, perché la lotta paga sempre e consente di affrontare le difficoltà a testa alta e schiena dritta, certi di aver fatto sino in fondo il proprio dovere di lavoratori e di cittadini».

La Rsu Eurallumina si è congratulata con Antonello Pirotto per il riconoscimento ricevuto e per aver voluto condividere con tutti i colleghi della Rsu e tutti i lavoratori questo momento, ribadendo le linee guida del mandato di rappresentanza e comune impegno, all’insegna dell’unità e ricerca dell’unico obiettivo che è quello del lavoro e della dignità.

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Antonello Pirotto, lavoratore dell’Eurallumina, leader in questi anni della battaglia sindacale per la riapertura dello stabilimento, è uno dei cinque prescelti per la prima edizione del Premio “Il sognatore” istituito dal mensile Lo Strillo.

«A Lei che, nel suo percorso personale e professionale, ha dimostrato di avere un sogno: che ogni lavoratore possa sempre avere dignità e diritti nell’esplicazione dei propri doveri» è la motivazione con la quale è stato scelto Antonello Pirotto. L’assegnazione è in programma domani, 12 marzo, nell’ambito del ventennale del mensile napoletano Lo Strillo, che si terrà presso il Grand Hotel Capodimonte di Napoli.

Il mensile Lo Strillo è stato fondato nel 1996 dal giornalista Mimì De Simone che ne è il direttore responsabile, insieme alla giornalista Annamaria Ghedina, all’imprenditore Mario Pagliari ed al compianto direttore Azienda Soggiorno di Positano Luca Vespoli. Non solo festeggiamenti, ma anche il varo del premio “Il Sognatore” istituito dal mensile, assegnato ad un cinquina di personalità che ad insindacabile giudizio della direzione sono risultati dei sognatori, o per il loro percorso di vita, o perché hanno fatto sognare gli altri, o perché hanno realizzato i loro sogni.

I premiati di questa prima edizione sono i seguenti: Antonello Pirotto, l’operaio sardo che con il suo casco è un simbolo per tanti lavoratori; l’oncologo prof. Antonio Giordano, eccellenza del nostro Paese, orgoglio partenopeo nel campo della medicina mondiale; Fabrizio Marra, fondatore di Astronomitaly e ideatore della certificazione del cielo stellato; il maestro Giuseppe Marcucci, compositore di fama internazionale, autore, arrangiatore e direttore d’orchestra, Francesco Cicchella, da Made in Sud e Tale e Quale show, autentica rivelazione, cantante, imitatore, ballerino, intrattenitore, insomma un vero show man, e eccezionalmente, per questa prima edizione, a ‘Un posto al sole’ la soap, made in Naples, che con le sue storie, le sue vicende e i suoi personaggi, è diventata punto di riferimento per milioni di telespettatori che la seguono da anni. Ritireranno il premio gli attori Lorenzo Sarcinelli, Giorgia Gianetiempo e Veronica Mazza. Il premio, una splendida scultura che dà il titolo al Premio, è stato realizzato dal maestro Armando Jossa.

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Il 14 febbraio, per chi ha conoscenza della propria storia, delle proprie radici, di quando accadde in questa data del 1938, 78 anni fa, è un giorno legato al ricordo e alla commemorazione, con grande rispetto di coloro che persero la vita in quella data a Carbonia.

La data ufficiale dell’inaugurazione di Carbonia conosciuta da tutti è quella del 18 dicembre 1938, ma in quella giornata si svolse la cerimonia voluta dal regime di allora, mentre la nascente città si poteva fregiare del titolo di “Comune”, già dal giugno 1937 (nell’occasione giunsero in quello che era un enorme cantiere, i ministri Tahon de Revel e Lantini), quando subentrò al precedente soggetto istituzionale, che era il comune di Serbariu, la stessa miniera prese il nome da quello che sino ad allora era il centro residenziale più prossimo al nucleo principale per l’estrazione del carbone, che nel “bacino Sirai – Serbariu”, era già stata avviata.

Quello che in quel momento era il Comune più giovane del Regno d’Italia, nasceva per soddisfare le necessita energetiche della nazione, per il fabbisogno autarchico, dell’energia e di materie prime e per questo occorrevano un enorme numero “di braccia” (circa 15.000 addetti), che andavano collocate a livello residenziale a “bocca di miniera”.

Da tutta Italia, arrivarono a migliaia, per affrancarsi dalla condizione di miseria che sopportavano nei loro paesi. Perché a parte la ristretta cerchia dei tecnici, dirigenti, funzionari del regime, la stragrande maggioranza di chi giunse, in molti casi senza sapere cosa fosse una miniera, a rischiare la vita, nelle viscere della terra, lo fece PER FAME, per sfamare le proprie famiglie.

Una delle regioni che era maggiormente rappresentata era l’Abruzzo nel 1938, le fonti storiche parlano di 291 persone provenienti dalle varie province abruzzesi.

Cinque di loro erano arrivati da pochi giorni, qualcuno solo il 4 febbraio, sicuramente furono sistemati, nei primi alloggi provvisori, subito abili arruolati per il lavoro nel sottosuolo.

Era la mattina del 14 febbraio 1938, destinazione Pozzo 1, la galleria a “meno 150 metri” si allagò improvvisamente i cinque non riuscirono a raggiungere “la gabbia per la risalita”, si rifugiarono sulla sommità di una “rimonta( galleria in salita )”, ma quel fiume in piena rapidamente allagò ogni spazio, provarono con tutte le loro forze a costruire una diga, per deviare l’acqua, ma quell’elemento fu più forte di loro.

Morirono tutti e 5, una fine terribile.

Erano arrivati tutti dalla provincia di Chieti, nello specifico da Taranta Peligna, i due fratelli Amadio e Nicola Merlino, di 47 e 34 anni, Nicola Santarelli di 46, Domenico Marinelli di 21, il più giovane di anni ne aveva appena 17, era di Lama dei Peligni, Ludovico Silvestri.

I loro corpi furono recuperati solo il 23 giugno (4 mesi dopo), oggi si può solo immaginare in quale stato, quando le pompe idrovore, riuscirono a far defluire tutta l’acqua, di loro, dei loro sogni, delle loro speranze, una vita diversa, rimasero delle piccole casse, con i loro pochi averi, indumenti ed effetti personali, che furono inviati ai familiari, che non poterono essere presenti ai funerali.

Furono i primi caduti in quella che oggi è chiamata GRANDE MINIERA DI SERBARIU, ne seguirono altri 123, alla media di 5 per ogni anno, età media 37 anni, nessuna miniera sarda ha avuto tante vittime nello stesso arco di tempo nel periodo 1 gennaio 1938 – 31 dicembre 1963, tra loro il 15 ottobre 1941, presso il Pozzo Vecchio di Nuraxeddu, il più giovane in assoluto, Salvatore Viola, classe 1927, nativo di Siliqua, appena 14 anni, precipitò nel pozzo osservando la gabbia in risalita. Nel 1999, l’Amministrazione comunale, in occasione delle celebrazioni per l’inaugurazione della città, dedicò uno spazio significativo al ricordo di quel tragico evento.

Ma lo si deve a CGIL, CISL, UIL (!!!) unitariamente, che il 14 febbraio 2002, riportarono finalmente alla memoria collettiva, le figure di quei pionieri, a cui tutti, dovrebbero porgere il doveroso omaggio. Fecero in modo, che i sindaci dei due Comuni abruzzesi di provenienza, Graziano Merlino (omonimo di due caduti) e Rocco Vielli, con le fasce tricolori, insieme al collega di Carbonia Salvatore Cherchi, i segretari delle tre sigle sindacali, Bruno Saba, Mario Crò, e il compianto Sergio Usai, accompagnati da tantissimi cittadini, si raccogliessero, tutti insieme, presso il monumento in trachite, posto in corrispondenza del punto dove perirono (grazie alla ricerca topografica di Luciano Ottelli), Altri monumenti simili sempre realizzati dall’artista Luigi Angius, sono visibili in altri punti di analoghe disgrazie (vedi centro intermodale, ingresso strada CFadda Cortoghiana).

Le cronache di quella giornata, tratte dagli articoli dell’Unione Sarda e La Nuova Sardegna (Enrico Cambedda, Gianfranco Nurra, Sandro Mantega), riportano testimonianze toccanti, come quella del figlio di Nicola Santarelli: «Non ho mai conosciuto mio padre ed ero sempre alla ricerca delle cause, quelle vere della sua morte. Quel giorno mia madre aspettava una sua lettera, arrivò invece l’annuncio della sua morte. Vengo oggi a Carbonia, e sono felice perché rientro al mio paese di origine affidando le spoglie di mio padre alla comunità di questa città».

Con la voce rotta dall’emozione, Cettina, figlia di Amadio Merlino, aveva 9 anni quando perse il padre, ha raccontato che suo padre era un piccolo e povero contadino, scelse Carbonia per un motivo che oggi farebbe sorridere, ma che allora, in quegli anni rappresentava un dramma. Morì la mucca, che per la famiglia era la sola ricchezza e una grande gelata distrusse il magro raccolto. Partì il 4 febbraio, dopo dieci giorni la tragedia.

Durante la benedizione della loro “tomba comune”, rimessa in condizioni più decorose nel “vecchio cimitero di Serbariu”, venne rimarcato, che quel sacrificio, almeno non fu invano, perché da quella disgrazia, scattarono i primi provvedimenti per la sicurezza in miniera, sino ad allora pressoché inesistenti. Non impedirono che se ne verificassero molti altri, ma senza il progressivo miglioramento, sarebbero state molte di più.

Il tutto si concluse con un solenne impegno: «Il San Valentino , in città “sarà” d’ora in poi una giornata dedicata ai ricordi».

Purtroppo non è così, il cippo in trachite che «dovrebbe preservarne la memoria», è posto in un luogo ormai divenuto inaccessibile, sia dalla strada adiacente il centro intermodale, perché sotto il livello stradale, sia dall’interno della Grande Miniera, percorrendo il binario ferroviario, la vegetazione ha fatto il suo corso, impadronendosi del passaggio. Nessun cartello indica cosa sia e perché, in quel luogo si trovi, quella che è comunque un’opera artistica, malgrado in quelle aree si siano succeduti diversi cantieri comunali, per pulizie e manutenzioni.

Il “Cimitero Monumentaleviene aperto esclusivamente in occasione della commemorazione dei defunti e almeno in quell’occasione, pur sporadica, la tomba dei cinque minatori viene pulita, omaggiata di fiori, e si svolge una cerimonia in loro suffragio e degli altri defunti, tumulati prima della costruzione del nuovo cimitero.

Antonello Pirotto

14 febbraio 2016