23 April, 2024
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Il 14 febbraio, per chi ha conoscenza della propria storia, delle proprie radici, di quando accadde in questa data del 1938, 78 anni fa, è un giorno legato al ricordo e alla commemorazione, con grande rispetto di coloro che persero la vita in quella data a Carbonia.

La data ufficiale dell’inaugurazione di Carbonia conosciuta da tutti è quella del 18 dicembre 1938, ma in quella giornata si svolse la cerimonia voluta dal regime di allora, mentre la nascente città si poteva fregiare del titolo di “Comune”, già dal giugno 1937 (nell’occasione giunsero in quello che era un enorme cantiere, i ministri Tahon de Revel e Lantini), quando subentrò al precedente soggetto istituzionale, che era il comune di Serbariu, la stessa miniera prese il nome da quello che sino ad allora era il centro residenziale più prossimo al nucleo principale per l’estrazione del carbone, che nel “bacino Sirai – Serbariu”, era già stata avviata.

Quello che in quel momento era il Comune più giovane del Regno d’Italia, nasceva per soddisfare le necessita energetiche della nazione, per il fabbisogno autarchico, dell’energia e di materie prime e per questo occorrevano un enorme numero “di braccia” (circa 15.000 addetti), che andavano collocate a livello residenziale a “bocca di miniera”.

Da tutta Italia, arrivarono a migliaia, per affrancarsi dalla condizione di miseria che sopportavano nei loro paesi. Perché a parte la ristretta cerchia dei tecnici, dirigenti, funzionari del regime, la stragrande maggioranza di chi giunse, in molti casi senza sapere cosa fosse una miniera, a rischiare la vita, nelle viscere della terra, lo fece PER FAME, per sfamare le proprie famiglie.

Una delle regioni che era maggiormente rappresentata era l’Abruzzo nel 1938, le fonti storiche parlano di 291 persone provenienti dalle varie province abruzzesi.

Cinque di loro erano arrivati da pochi giorni, qualcuno solo il 4 febbraio, sicuramente furono sistemati, nei primi alloggi provvisori, subito abili arruolati per il lavoro nel sottosuolo.

Era la mattina del 14 febbraio 1938, destinazione Pozzo 1, la galleria a “meno 150 metri” si allagò improvvisamente i cinque non riuscirono a raggiungere “la gabbia per la risalita”, si rifugiarono sulla sommità di una “rimonta( galleria in salita )”, ma quel fiume in piena rapidamente allagò ogni spazio, provarono con tutte le loro forze a costruire una diga, per deviare l’acqua, ma quell’elemento fu più forte di loro.

Morirono tutti e 5, una fine terribile.

Erano arrivati tutti dalla provincia di Chieti, nello specifico da Taranta Peligna, i due fratelli Amadio e Nicola Merlino, di 47 e 34 anni, Nicola Santarelli di 46, Domenico Marinelli di 21, il più giovane di anni ne aveva appena 17, era di Lama dei Peligni, Ludovico Silvestri.

I loro corpi furono recuperati solo il 23 giugno (4 mesi dopo), oggi si può solo immaginare in quale stato, quando le pompe idrovore, riuscirono a far defluire tutta l’acqua, di loro, dei loro sogni, delle loro speranze, una vita diversa, rimasero delle piccole casse, con i loro pochi averi, indumenti ed effetti personali, che furono inviati ai familiari, che non poterono essere presenti ai funerali.

Furono i primi caduti in quella che oggi è chiamata GRANDE MINIERA DI SERBARIU, ne seguirono altri 123, alla media di 5 per ogni anno, età media 37 anni, nessuna miniera sarda ha avuto tante vittime nello stesso arco di tempo nel periodo 1 gennaio 1938 – 31 dicembre 1963, tra loro il 15 ottobre 1941, presso il Pozzo Vecchio di Nuraxeddu, il più giovane in assoluto, Salvatore Viola, classe 1927, nativo di Siliqua, appena 14 anni, precipitò nel pozzo osservando la gabbia in risalita. Nel 1999, l’Amministrazione comunale, in occasione delle celebrazioni per l’inaugurazione della città, dedicò uno spazio significativo al ricordo di quel tragico evento.

Ma lo si deve a CGIL, CISL, UIL (!!!) unitariamente, che il 14 febbraio 2002, riportarono finalmente alla memoria collettiva, le figure di quei pionieri, a cui tutti, dovrebbero porgere il doveroso omaggio. Fecero in modo, che i sindaci dei due Comuni abruzzesi di provenienza, Graziano Merlino (omonimo di due caduti) e Rocco Vielli, con le fasce tricolori, insieme al collega di Carbonia Salvatore Cherchi, i segretari delle tre sigle sindacali, Bruno Saba, Mario Crò, e il compianto Sergio Usai, accompagnati da tantissimi cittadini, si raccogliessero, tutti insieme, presso il monumento in trachite, posto in corrispondenza del punto dove perirono (grazie alla ricerca topografica di Luciano Ottelli), Altri monumenti simili sempre realizzati dall’artista Luigi Angius, sono visibili in altri punti di analoghe disgrazie (vedi centro intermodale, ingresso strada CFadda Cortoghiana).

Le cronache di quella giornata, tratte dagli articoli dell’Unione Sarda e La Nuova Sardegna (Enrico Cambedda, Gianfranco Nurra, Sandro Mantega), riportano testimonianze toccanti, come quella del figlio di Nicola Santarelli: «Non ho mai conosciuto mio padre ed ero sempre alla ricerca delle cause, quelle vere della sua morte. Quel giorno mia madre aspettava una sua lettera, arrivò invece l’annuncio della sua morte. Vengo oggi a Carbonia, e sono felice perché rientro al mio paese di origine affidando le spoglie di mio padre alla comunità di questa città».

Con la voce rotta dall’emozione, Cettina, figlia di Amadio Merlino, aveva 9 anni quando perse il padre, ha raccontato che suo padre era un piccolo e povero contadino, scelse Carbonia per un motivo che oggi farebbe sorridere, ma che allora, in quegli anni rappresentava un dramma. Morì la mucca, che per la famiglia era la sola ricchezza e una grande gelata distrusse il magro raccolto. Partì il 4 febbraio, dopo dieci giorni la tragedia.

Durante la benedizione della loro “tomba comune”, rimessa in condizioni più decorose nel “vecchio cimitero di Serbariu”, venne rimarcato, che quel sacrificio, almeno non fu invano, perché da quella disgrazia, scattarono i primi provvedimenti per la sicurezza in miniera, sino ad allora pressoché inesistenti. Non impedirono che se ne verificassero molti altri, ma senza il progressivo miglioramento, sarebbero state molte di più.

Il tutto si concluse con un solenne impegno: «Il San Valentino , in città “sarà” d’ora in poi una giornata dedicata ai ricordi».

Purtroppo non è così, il cippo in trachite che «dovrebbe preservarne la memoria», è posto in un luogo ormai divenuto inaccessibile, sia dalla strada adiacente il centro intermodale, perché sotto il livello stradale, sia dall’interno della Grande Miniera, percorrendo il binario ferroviario, la vegetazione ha fatto il suo corso, impadronendosi del passaggio. Nessun cartello indica cosa sia e perché, in quel luogo si trovi, quella che è comunque un’opera artistica, malgrado in quelle aree si siano succeduti diversi cantieri comunali, per pulizie e manutenzioni.

Il “Cimitero Monumentaleviene aperto esclusivamente in occasione della commemorazione dei defunti e almeno in quell’occasione, pur sporadica, la tomba dei cinque minatori viene pulita, omaggiata di fiori, e si svolge una cerimonia in loro suffragio e degli altri defunti, tumulati prima della costruzione del nuovo cimitero.

Antonello Pirotto

14 febbraio 2016

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Domenica si ricordano i 5 minatori morti nella miniera di Serbariu il 14 febbraio 1938. Antonello Pirotto, noto leader del movimento dei lavoratori che lotta per la riapertura dello stabilimento Eurallumina di Portovesme, lo scorso ottobre presentò un progetto al sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, per la commemorazione dei 5 minatori scomparsi nella miniera di Serbariu il 14 febbraio 1938, con la sistemazione e pulizia dell’area circostante al monumento in trachite, situato presso il CICC, esattamente nel punto dove avvenne la tragedia.

«Caro Giuseppe – scriveva Antonello Pirotto – ti scrivo per segnalarti la situazione di degrado in cui versa uno dei monumenti di maggior rilevanza, per la storia della città e del movimento dei lavoratori. Ho personalmente provato, più volte, riuscendo a fatica ad arrivarci, un’operazione che mi è riuscita passando dal lato opposto al centro intermodale, mentre pur cercando varchi accessibili, anche percorrendo a ritroso dal monumento verso il treno storico (anche quell’area molto frequentata si trova in pessime condizioni), lungo le rotaie, ad un certo punto il percorso è non percorribile.

In questo momento è operativo il cantiere per il restauro del silos del carbone e potrebbe essere un occasione per  la sistemazione di quell’area che risulta adiacente.

In pratica si tratta di pulire da sterpaglie e arbusti, sistemare e rendere percorribile, il tratto di rotaia e bordi adiacenti, che dal treno storico sito presso il CICC, porta al monumento posto dall’Amministrazione di Carbonia, nel punto e in memoria della prima tragica disgrazia nella miniera di Serbariu, con 5 minatori coinvolti, il 14 febbraio 1938. L’ intervento si completerebbe con la sistemazione dell’area dello stesso monumento e della pulizia per rendere leggibile l’epigrafe.

Da segnalare che l’epigrafe è rivolta verso l’area mineraria e dal marciapiede fronte lato opposto (molto frequentato da pedoni) centro intermodale, non è leggibile, quasi totalmente coperta dalla vegetazione risultante un monolite, anonimo, per chi non ne conosce storia e significato .

Se mi è possibile fornire un suggerimento:

1) installare in un punto dove ci sia maggiore visibilità, adiacente alle rotaie, indicante il percorso per raggiungere il monumento, un cartello indicante la seguente dicitura:

2) pulire la stele e evidenziare la dicitura che risulta poco leggibile

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Un nuovo passo in avanti verso la ripresa produttiva dell’Eurallumina è stato compiuto ieri sera al termine della conferenza dei servizi, alla quale erano presenti 21 enti, svoltasi nel Palazzo della Regione, in viale Trento, a Cagliari, che ha fatto una valutazione sostanzialmente positiva, condizionando il via libera definitivo al rispetto di alcune precise prescrizioni che verranno comunicate all’azienda entro l’11 gennaio. Quest’ultima avrà poi tre mesi di tempo per valutare se accettarle o meno e proseguire quindi l’iter procedurale verso l’atto conclusivo.

«La vertenza rimane aperta – ha spiegato a tarda sera Antonello Pirotto, componente della RSU Eurallumina, che ha seguito i due giorni di lavori della conferenza in viale Trento – sino a quando non sarà messo il primo mattone di investimenti. Per noi è un risultato positivo. Che il progetto ricevesse il nulla osta non era un risultato affatto scontato. Ora lo abbiamo ottenuto: si può andare avanti. Noi controlleremo che tutto vada per il meglio».

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185 milioni di investimenti, 205 lavoratori impiegati nei cantieri durante la fase di costruzione della centrale a vapore, 500 posti di lavoro consolidati e tra 500 e 750 creati nell’indotto: sono questi i numeri del progetto Eurallumina, presentato questo pomeriggio, nella sala conferenze del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias, a Portoscuso.

Alla presentazione hanno partecipato l’amministratore delegato dello stabilimento di Portovesme, l’ingegner Vincenzo Rosino; i rappresentanti della Foster Wheeler italiana, la società che ha realizzato il progetto e i rappresentanti del Savi, il Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali della Regione Sardegna; i rappresentanti del comune di Portoscuso e della provincia di Carbonia Iglesias; parlamentari, consiglieri regionali, amministratori locali, rappresentanti di associazioni e comitati e tantissimi lavoratori.

La presentazione, come annunciato alla vigilia, è stata preceduta da una manifestazione dei lavoratori Eurallumina, partita dall’ingresso dello stabilimento, sotto una pioggia battente, e conclusa davanti alla sala conferenze del Consorzio industriale, pochi minuti prima dell’inizio dei lavori.

I lavori sono stati aperti dall’ingegner Vincenzo Rosino che con i tecnici ha presentato le caratteristiche del nuovo impianto, progettato per garantire la completa copertura della domanda di energia termica ed elettrica della raffineria di bauxite e per contribuire al raggiungimento delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività produttive di Eurallumina, nel rispetto delle prescrizioni ambientali, molto più severe rispetto al passato.

Dopo la presentazione che ha ricalcato sostanzialmente quella fatta nella stessa sede lo scorso 28 maggio, secondo quanto prevedono le procedure, è stato dato spazio agli interventi che, contrariamente a quanto accadde sei mesi fa, sono stati tutti favorevoli, perché i rappresentanti delle associazioni ambientaliste contrarie alla realizzazione del progetto della nuova centrale, questa volta non hanno partecipato all’incontro.

Tredici, complessivamente, gli interventi. Il primo è stato quello di Francesco Garau, segretario Filtcem CGIL, seguito da quello del deputato PD Francesco Sanna che ha sottolineato l’importanza del progetto e le prescrizioni ambientali imposte, le più rigide a livello europeo.

Il professor Paolo Amat, docente universitario di chimica, ha spiegato di aver studiato a fondo le caratteristiche dei fanghi rossi che a suo parere non costituiscono un problema e, viceversa, possono essere impiegati in vari settori.

Anche Salvatore Cherchi, ex presidente della provincia di Carbonia Iglesias, oggi coordinatore del Piano Sulcis, ha difeso il progetto, sottolineandone l’impatto a livello occupazionale, con 500 lavoratori diretti e un fattore moltiplicativo tra 2 e 2,5, per un totale di oltre 1.000 posti di lavoro. Non si può ignorare che resta comunque un progetto di industria pesante – ha detto Cherchi -, ma è stato progettato nel rispetto dell’ambiente e si dovrebbe convincere l’azienda a investire in studi per il riutilizzo dei fanghi rossi.

Sono poi intervenuti Nino D’Orso, segretario della Femca Cisl; Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa e capogruppo PD in Consiglio regionale; Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia e presidente del Consiglio delle Autonomie locali; Giorgio Alimonda, sindaco di Portoscuso e presidente del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias; Tonino Melis, componente della segreteria Uiltec Uil; Luca Pizzuto, consigliere regionale e coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà; Claudia Mariani, rappresentante delle partite iva di Portoscuso e del Sulcis Iglesiente; Mauro De Sanctis, presidente del Consorzio Fieristico Sulcitano; e, infine, Antonello Pirotto, componente della RSU Eurallumina.

Il procedimento prevede la possibilità di presentare osservazioni al progetto fino al 24 dicembre, vigilia di Natale.

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E’ stato sottoscritto ieri pomeriggio, presso l’assessorato regionale del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale, il verbale d’accordo istituzionale per l’attivazione della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale per i 291 lavoratori Eurallumina, per la durata totale di 36 mesi a partire dal 1° gennaio 2016, tra Azienda, Confindustria, Segreterie Fulc e RSU di fabbrica.

All’incontro erano presenti, per le parti:

• Eurallumina Spa – Vincenzo Rosino, Mauro Simone Angius, Sonia Vivarelli

• Confindustria Sardegna Meridionale – Andrea Porcu

• Filctem CGIL – Francesco Garau

• Femca CISL – Nino D’Orso

• Uiltec UIL – Antonio Melis

• Ugl – Piert Giorgio Piu, Marco Spiga

• RSA/RSU – Antonello Pirotto, Gian Marco Mocci, Corrado Marongiu, Enrico Pulisci, Davide Boi, Marcello Salis.

La riunione è stata presieduta dal direttore del Servizio Lavoro Rodolfo Conù.

Un risultato importante che offre ai lavoratori certezze sul percorso della ripresa produttiva, perché vincolato agli investimenti da parte dell’Azienda che ne richiede la concessione, ma la RSU e la segreteria dei Chimici lo ritengono non ancora definitivo.

Il 31 dicembre sarebbero scaduti gli ultimi quattro mesi di cassa integrazione in deroga e la nuova riforma degli ammortizzatori sociali prevede solo la mobilità o la riorganizzazione aziendale, che sostituisce il precedente strumento della ristrutturazione aziendale. La durata massima della cassa integrazione per riorganizzazione è di 24 mesi ma per il caso Eurallumina, essendo tra le dieci situazioni di crisi attenzionate a livello nazionale considerate strategiche dal ministero dello Sviluppo economico per il sistema industriale del Paese, può godere di ulteriori 12 mesi, il tempo necessario per accompagnare, come misura transitoria, i lavoratori nel periodo in ci verranno realizzate le opere per la ripresa delle produzioni. Si tratta del secondo accordo siglato con questo strumento dopo quello di Ottana Polimeri (per 24 mesi) dall’entrata in vigore del Job-Act, ma che per la durata di 36 mesi è il primo in assoluto stipulato in Sardegna.

Qualora gli ultimi passaggi non avessero esito positivo, la cassa integrazione per ristrutturazione verrebbe tra qualche mese sospesa e la possibilità di vedere i lavoratori reinseriti nelle liste di mobilità potrebbe ripresentarsi in maniera ancora più disastrosa, perché accompagnata dal definitivo accantonamento del progetto.

«Si tratta di un’eventualità che non vogliamo prendere in considerazione – commentano i delegati della RSU – perché dopo i risultati ottenuti, non è possibile che il progetto di ripartenza della fabbrica possa non trovare sviluppo e vanificarsi sul filo del traguardo, dopo anni di sacrifici e lotta mai interrotta. Per il Sulcis Iglesiente e la Sardegna tutta, è ormai chiaro a tutti che, esaurito il percorso autorizzativo in capo agli Enti preposti, dovrà partire immediatamente la fase degli investimenti (185 milioni di euro, 270 addetti degli appalti alla punta massima, 357 lavoratori diretti, oltre ai servizi, alle mense, ai trasporti, fornitori e indotto complessivo) e fare così da apripista per un rilancio complessivo del comparto industriale e produttivo in altri settori.

Siamo consapevoli di esserci conquistati con sacrificio i minuti di recupero dei tempi supplementari che erano ormai quasi scaduti – concludono i delegati della RSU Eurallumina – e li utilizzeremo per raggiungere, con ancora maggiore determinazione, l’unico risultato che possiamo accettare: la ripresa del lavoro.»

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La RSU Eurallumina ha tenuto questa mattina una conferenza stampa in via Costituente, davanti al Lù Hotel, porta d’ingresso della zona commerciale di Carbonia, dove campeggia un grande manifesto 12 x 3 metri, messo a disposizione gratuitamente da un imprenditore locale, in preparazione di un’importante iniziativa che si terrà la prossima settimana a Portovesme, per la presentazione pubblica dei progetti per la ripresa produttiva del primo anello della filiera dell’alluminio.
«Il mega manifesto – ha detto tra l’altro Antonello Pirotto – vuole sottolineare, non solo metaforicamente, come la crisi dell’industria abbia in questi anni messo in ginocchio le attività commerciali, artigianali e dei servizi del Sulcis Iglesiente. Si collega con in filo virtuale a quello lungo 20 metri esposto da alcuni mesi a Portovesme, davanti all’ingresso principale dello stabilimento Eurallumina, nel quale è evidenziato che “salute, ambiente e lavoro possono e devono convivere, insieme alla determinazione nel dire basta con il no a tutto.»
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I lavoratori dell’Eurallumina di Portovesme questa mattina hanno compiuto un blitz, con caschi e trombe, davanti all’assessorato regionale dell’Ambiente, per sollecitare un’accelerazione dell’iter burocratico per il rilancio della produzione.

«Abbiamo concluso l’iter a livello istituzionale e firmato accordi per la ripartenza con il Governo, la Regione e gli Enti locali e ora siano alla parte autorizzativa – ha detto Antonello Pirotto .- Si tratta di 185 milioni che rimetterebbero dentro la fabbrica 357 operai dei quali 250 solo per la caldaia a vapore, oltre a tutti gli addetti tra fornitori e indotto. Abbiamo fatto in sei anni di lotta tanti passi avanti, ma oggi ci troviamo a scontrarci con la burocrazia. Siamo qui per chiedere all’assessorato la massima celerità. I tempi della burocrazia non sono quelli che servono agli operai e da settembre l’iter deve riprendere celermente perché entro dicembre dobbiamo avere concluso l’iter.»

Nella tarda mattinata, una delegazione dei manifestanti ha incontrato l’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano, alla quale hanno esposto la preoccupazione per i ritardi accumulati e la ferma e determinata richiesta che, nel rispetto delle norme, si dia impulso e massima priorità al crono programma per l’avvio degli ingenti investimenti per la ripresa produttiva.

L’assessore dell’Ambiente ha preso l’impegno di garantire tempi certi per lo svolgimento delle procedure di Valutazione ambientale.

«Dopo l’apprezzata delibera dello scorso maggio, con cui abbiamo autorizzato alla firma dell’Accordo di programma per procedere su tutte le attività – ha dichiarato Donatella Spano – ci siamo impegnati quest’oggi a convocare subito, al termine dei sessanta giorni utili alla presentazione delle osservazioni sul progetto complessivo, la Conferenza dei servizi. Garantiamo, dunque, tempi celeri e certi. Sappiamo che c’è in gioco il lavoro di centinaia di operai e faremo il possibile per concludere celermente gli iter amministrativi.»

«L’assessore Spano che in precedenza aveva tenuto una riunione con i funzionari titolari del procedimento – si legge in una nota della RSU -, ha dimostrato piena conoscenza delle problematiche esposte ed ha garantito entro i limiti imposti dalle regole in merito, di monitorare affinché i tempi tecnici possano essere quanto più contenuti possibile. Domani 29 luglio, intanto, si svolgerà un incontro tra il SAVI, il responsabile del settore Ambiente dell’ex Provincia di Carbonia Iglesias e i tecnici dell’Eurallumina, che in precedenza saranno impegnati in un altro tavolo tecnico all’Università di Cagliari.»

Incontro con l'assessore dell'Ambiente Donatella Spano la protesta di oggi all' assessorato all' ambiente

Si è svolta giovedì sera, presso la biblioteca Comunale di Carbonia, la presentazione del libro di Antonello Deidda, “Eravamo giovani nel 1967, la storia mai raccontata del Cagliari in America”, inserita nella rassegna “Carbonia scrive “ che si avvale della collaborazione del comune di Carbonia, assessorato della Cultura, e dello Sbis.

La pubblicazione del giornalista professionista cagliaritano, al suo terzo impegno letterario, legato a Carbonia, per aver ricoperto il ruolo di responsabile de la Nuova Sardegna nella città mineraria, è stata presentata da Antonello Pirotto. Dopo i saluti del sindaco, Giuseppe Casti, e dell’assessore della cultura, Loriana Pitzalis, che ha illustrato i fini della rassegna “Carbonia scrive” e l’ impegno dell’Amministrazione comunale nel sostenere gli scrittori di Carbonia o di quelli che scrivono sulla città, l’autore Antonello Deidda ha illustrato i contenuti salienti del suo libro. Si sono succeduti gli interventi di Checco Fele, tra i più importanti allenatori del calcio regionale e nel dibattito si sono inseriti Aldo Scopa, ex calciatore biancoblù, che ha trovato spazio tra i personaggi citati nel libro; Franco Reina, scrittore storiografo del calcio locale; Augusto Tolari, promotore culturale.

Tra il pubblico, Giulio Ravot, bandiera della mitica Carbosarda, il delegato locale della FIGC Renato Serra, il comandante della compagnia carabinieri di Carbonia Giuseppe Licari, l’ex sindaco di Carbonia Antonio Saba, l’Amministratore straordinario dell’ex Provincia Carbonia Iglesias, Giorgio Sanna, i giornalisti dell’Unione Sarda Ilenia Mura, della Nuova Sardegna Giampaolo Meloni, di Radio Star Elvira Usai, e numerosi appassionati del Cagliari e della sua storia, dei fenomeni di costume e dei cambiamenti della società della fine degli anni ’60 che sono narrati con la dovizia del ricercatore, nel libro, da Antonello Deidda.        

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Gigi Riva

Giovedì 16 luglio, presso la Biblioteca Comunale di Carbonia in viale Arsia, alle ore 18.30, verrà presentato il libro di Antonello Deidda “Eravamo giovani nel 1967” – La storia mai raccontata del Cagliari in America”. L’iniziativa, voluta dall’assessorato della Cultura del comune di Carbonia in collaborazione con lo SBIS (Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis), rientra nel più ampio progetto “Carbonia Scrive”. Presenterà Antonello Pirotto e interverranno il sindaco Giuseppe Casti, l’assessore della Cultura Loriana Pitzalis e l’allenatore Checco Fele.

La storia del libro “Eravamo giovani nel 1967” è la storia mai raccontata del Cagliari in America, ambientata nel 1967, quando il Cagliari arriva negli Stati Uniti per disputare un vero e proprio campionato, insieme ad altre undici squadre provenienti dall’Inghilterra, dalla Scozia, dall’Irlanda e dal Sudamerica.

Resta in America due mesi e ne succedono di tutti i colori: quella è l’estate dell’amore, degli hippy e della musica rock ma è anche il periodo delle rivolte razziali e delle prime manifestazioni studentesche. I rossoblù vivono in prima persona quegli avvenimenti ma parlare del 1967 è anche il pretesto e il filo conduttore per parlare di costume, musica, cultura, fatti piccoli e grandi accaduti nel mondo ma soprattutto a Cagliari e dintorni. Tutto è legato a filo doppio dalla nostalgia e dal ricordo.

Ci sono Riva, Scopigno, Reginato, Nenè e Boninsegna ma anche i Beatles, Guccini e De Andrè, oltre a personaggi minimi della storia cittadina. Una parte è riservata anche al ricordo della squadra del Carbonia di quell’anno.

Questo pomeriggio, nella sala convegni del Consorzio Industriale a Portovesme, è stato presentato il progetto di costruzione ed esercizio di un impianto di cogenerazione, in un incontro organizzato dalla proponente Euralenergy, previsto dal programma di rilancio dell’attività produttiva dello stabilimento Eurallumina.

Alla presentazione hanno partecipato l’amministratore delegato dello stabilimento di Portovesme, l’ingegner Vincenzo Rosino; due rappresentanti della Foster Wheeler italiana, la società che ha realizzato il progetto, Vincenzo Tota e Massimo Zanasso; due rappresentanti del SAVI, il Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali della Regione Sardegna; i rappresentanti del comune di Portoscuso e della provincia di Carbonia Iglesias; rappresentanti di associazioni e comitati e tantissimi lavoratori.

L’ingegner Vincenzo Rosino, Vincenzo Tota e Massimo Zanasso, hanno presentato il nuovo impianto, progettato per garantire la completa copertura della domanda di energia termica ed elettrica della raffineria di bauxite e a contribuire al raggiungimento delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività produttive di Eurallumina. Al termine, i tecnici del SAVI hanno raccolto le osservazioni dei cittadini rappresentanti di associazioni e comitati (la loro presentazione, come prevede la normativa, è possibile fino al 23 giugno, essendo stato depositato il progetto lo scorso 23 aprile), che si sono alternati negli interventi, tutti molto critici, soprattutto per l’impatto ambientale che potrebbe avere il nuovo impianto: Angelo Cremone, Aldo Minasso, Francesco Giganti, Vincenzo Pillai, Franco Loi e Alfredo Biggio. Al termine sono intervenuti i lavoratori, e Antonello Pirotto, rappresentante della RSU, ha letto un documento.

Il clima nella sala era abbastanza teso, tra i sostenitori del progetto e gli oppositori, ma i lavori si sono svolti regolarmente fino alla fine.

Nei prossimi giorni pubblicheremo un approfondimento con le principali caratteristiche dell’impianto e le principali osservazioni fatte dai cittadini intervenuti.

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