24 April, 2024
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Da domani riprende il lavoro delle commissioni consiliari. La quarta commissione “Ambiente”, presieduta da Antonio Solinas,  si riunisce alle 10 per esaminare il DL 134 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna, ai sensi dell’articolo 2, comma 186 bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152). Nel pomeriggio, dalle 16.00, all’esame dell’organismo consiliare  il progetto di legge 159 (proroga del termine della legge regionale n. 3/2013 e successive modifiche ed integrazioni).

Sempre martedì alle 16 si riunisce la quinta“Attività produttive”. All’ordine del giorno dei commissari, presieduti da Luigi Lotto, il disegno di legge 98 (soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione), la proposta di legge 6 (soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna promozione), la proposta di legge 12 (soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna promozione), il testo unico proposte di legge 45-61 (apicoltura). Seguirà l’audizione dell’Assessore regionale dell’Industria sulle criticità relative al mancato riconoscimento del regime di essenzialità per le centrali elettriche sarde.

Martedì, alle 10.00, in sesta commissione “Salute e politiche sociali”, presieduta da Raimondo Perra, saranno sentiti, sulle problematiche sanitarie connesse all’amianto, il presidente dell’associazione regionale ex esposti Amianto Sardegna (AREAS) e il presidente dell’associazione familiari e Vittime Amianto A.F. e V. A. Sardegna Onlus. Seguirà l’audizione dell’assessore regionale alla sanità sul disegno di legge 149 (disposizioni urgenti per l’eradicazione della peste suina africana) e sul progetto di legge 92 Piano di eradicazione della peste suina africana). Compatibilmente con i  lavori del Consiglio la seconda commissione “Lavoro”, presieduta da Gavino Manca, è convocata giovedì 18 dicembre 2014 alle ore 16.00. All’ordine del giorno il progetto 32 (Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche 2015/2016 – Linee guida) e le audizioni del Direttore dell’Ufficio Scolastico regionale; di ANCI-UPS-ASEL e di CGIL-CISL-UIL Scuola.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

La Quarta commissione (Governo del territorio) ha approvato oggi il DL 130 sull’edilizia. Il presidente Antonio Solinas (PD) ha ringraziato i consiglieri dell’opposizione per la sensibilità dimostrata «lavorando assieme per consentire una rapida approvazione della legge da parte del Consiglio regionale, così come ci è stato chiesto in tutte le audizioni dalle categorie produttive interessate, dai sindacati, dagli Ordini professionali; invito anche il Consiglio a tenere conto dell’esigenza comune espressa da larghi settori della società sarda di avere al più presto una nuova legge sull’edilizia».

Questi i punti qualificanti del testo licenziato dalla Commissione:

Incrementi volumetrici: saranno consentiti nei Comuni nella misura del 20% in presenza Piano particolareggiato e del 30% in presenza di Puc, più un ulteriore bonus del 15% finalizzato al miglioramento dell’efficienza energetica.

Zone F (entro i 300 metri): riqualificazione dell’esistente consentita fino al 25% a condizione che riguardi solo spazi di servizio alla clientela.

Sottotetti: l’altezza minima è di 2.40 mt  per i fabbricati esistenti e di 2.70 mt per le nuove costruzioni.

Demolizioni/ricostruzioni: il trasferimento di fabbricati dalle zone H a rischio idrogeologico in zone “sicure” prevede un bonus del 40%. Nelle zone F il trasferimento di fabbricati dalla fascia entro i 300 mt ad una zona al fuori di quella distanza prevede un bonus del 15%.

Zone E rurali: la possibilità edificatoria è limitata agli imprenditori agricoli a titolo principale. Per quanto riguarda gli incrementi volumetrici, la Commissione ha rinviato la disciplina di questo punto all’Aula, esprimendo però parere favorevole sugli interventi finalizzati al risanamento ambientale, paesaggistico ed energetico.

Sportello Unico per l’Edilizia: dal momento dell’entrata in vigore della legge sarà attivo in ogni Comune o presso le Unioni dei Comuni lo Sportello unico per l’edilizia.

Pubblicazione dei Puc: sparisce l’obbligo di pubblicazione dei Puc sugli organi di informazione. Saranno pubblicati sui siti istituzionali dei Comuni e delle Unioni di Comuni.

Norma transitoria: sono fatte salve le pratiche presentate in base alla legge regionale 4/2009 (Piano Casa) entro il 1° dicembre scorso.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sull’intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna, il disegno di legge della Giunta regionale sul piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN e ha approvato la proposta di legge sulle modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti). Il Consiglio ha poi esaminato due mozioni sulla riduzione dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli, poi ricomprese in un ordine del giorno unitario sulla riduzione dell’esenzioni Imu, approvato all’unanimità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge della Giunta regionale che prevede un intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna. Il presidente ha aperto la discussione generale.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato in apertura che «non è facile parlare con le donne chiuse nella miniera di Igea, espressione di una lotta che si protrae da tempo in cui i lavoratori pagano responsabilità della politica in senso lato». Truzzu è stato critico sulla proposta della Giunta: «Stiamo ancora una volta illudendo le persone perché con questo strumento non risolveremo il problema e stiamo operando senza il necessario coraggio». In concreto, il consigliere si è dichiarato molto perplesso sulla natura del fondo di rotazione per i dipendenti delle società partecipate «che vorrebbe dire che un soggetto anticipa e uno restituisce ma questo passaggio non è chiaro, perché non è pensabile che sia la stessa Igea che non riesce a pagare gli stipendi». «Sarebbe stato più giusto – ha concluso – attivare l’agenzia delle bonifiche e farla funzionare, senza dimenticare che esiste il rischio che il fondo si possa configurare come potenziale aiuto di Stato, esponendo la Regione a possibili sanzioni».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «il problema di Igea richiama quello più generale delle bonifiche di Sulcis e dei siti minerari di tutta la Sardegna». Abbiamo di fronte un quadro, ha proseguito Locci, «in cui c’è da un lato una convenzione con la Regione che non è stata applicata e dall’altro una società decotta con grandissime difficoltà finanziarie e gestionali: stiamo provando a mettere una toppa per pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori in un clima tensione emotiva molto forte». E’ importante perciò, ha concluso, «che non si colga questa occasione per le solite recriminazioni, privilegiando invece azioni chiare per rilanciare la società e mettere finalmente la parola fine alle pastoie burocratiche che stanno ostacolando l’attività di questa ed altre società».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito il tema in discussione “complesso” e ha evidenziato come le ultime due giunte regionali non siano riuscite a trovare una soluzione definitiva alla questione che riguarda le società partecipate interamente dalla Regione, le cosiddette società in house, come è l’Igea.

L’esponente della minoranza ha spiegato che la struttura societaria in house non agevola la ricerca di una soluzione definitiva e ha auspicato una riforma complessiva dell’Igea per garantire, primi tra tutti, i lavoratori. Alessandra Zedda ha quindi preannunciato il voto favorevole al disegno di legge approvato dalla Giunta e arrivato all’esame dell’Aula con la corsia preferenziale, garantita dall’articolo 102 del vigente regolamento interno del Consiglio regionale.

L’ex assessore dell’Industria prima e della Programmazione poi, della Giunta Cappellacci, non ha nascosto perplessità in ordine ai meccanismi di rimborso ma ha affermato che i contenuti del provvedimento sono sostanzialmente condivisibili. Alessandra Zedda ha concluso offrendo la disponibilità a procedere per una soluzione definitiva del problema che della società Igea.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha dichiarato in apertura l’assenso del suo gruppo al provvedimento e ha compiuto alcune precisazioni sulla gestione dell’Igea. L’esponente della minoranza ha ricordato che nel 2009 si è proceduto con la nomina di Battista Zurru per sanare un buco in bilancio di circa 14 milioni di euro e nel 2013 – ha spiegato Oppi – è stato approvato il consuntivo 2012 che si è chiuso con 2 milioni di sbilancio. «Il presidente Zurru – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – ha lasciato con due mesi di stipendi arretrati mentre col commissario gli stipendi non pagati sono diventati sei».

L’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci ha quindi denunciato “atteggiamenti di scarsa collaborazione” nei confronti di Igea da parte dei funzionari dell’assessorato dell’Industria ed in particolare di quelli del settore “miniere”.

Oppi nell’auspicare una soluzione definitiva al problema Igea, ha rimarcato l’inopportunità di procedere con la società in house («sarebbe meglio una trasformazione in agenzia») ed ha proposto, nell’ottica di un risparmio nei costi di gestione, di fare ricorso all’esodo di 40 lavoratori che insieme con 20 nuove assunzioni, a giudizio di Oppi, comporterebbero un risparmio sul costo del personale di circa 3.5 milioni di euro nell’arco di un triennio.

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha sottolineato la necessità di ripensare a un programma di riconversione dei siti minerari. «In altre zone dell’Isola come Lula – ha detto Arbau – si pensa alla tutela delle miniere come patrimonio dell’umanità, si vuole lavora per costruire un sistema che funzioni e produca reddito e sia in grado di stare sul mercato». L’esponente della maggioranza ha poi invitato l’opposizione a tener conto della situazione di emergenza in cui si trovano oggi i lavoratori dell’Igea, ormai senza stipendio da mesi. «Abbiamo a che fare con una situazione molto delicata – ha proseguito Arbau – è vero che trovare una soluzione complessiva al problema è difficile. Ora l’obiettivo è quello di prenderci tre-quattro mesi, che sono il tempo del concordato, e pagare gli stipendi a persone che si trovano in oggettiva difficoltà».

Secondo Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, occorre pensare da subito a una nuova politica industriale per la Sardegna. «Oggi è stata trovata una soluzione per dare risposte ai lavoratori Igea e alle donne che hanno deciso di occupare i pozzi in segno di protesta. Si tratta di un provvedimento tampone che servirà per l’immediato ma che non individua un percorso definitivo per la società partecipata dalla Regione».

Per il consigliere di minoranza è arrivato il momento di avviare una profonda riflessione per tutti gli enti strumentali e le agenzie regionali. «Serve sobrietà in un momento di grave crisi – ha affermato Dedoni – se non siamo capaci di fare questo offriremo il fianco a coloro che propongono l’abolizione delle regioni a statuto speciale come il Presidente della Regione Toscana, Rossi». Il capogruppo dei Riformatori, infine, ha chiesto un intervento forte della politica per mettere mano alle storture dell’apparato burocratico regionale.

Ha poi preso la parola il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha voluto specificare che l’intervento del collega Truzzu  voleva essere «uno stimolo per trovare una soluzione definitiva per questi lavoratori». Fenu ha esortato, quindi, la Giunta a risolvere il problema e ha annunciato il voto favorevole.  Il consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, ha ricordato che proprio lei, nella sua veste di avvocato, aveva sollecitato per Igea l’intervento della Procura della Repubblica, che ha avviato un’inchiesta ancora in corso. Busia ha ricordato che lo stesso ex assessore dell’Industria, Antonello Liori, aveva detto che l’Igea era gestita da incapaci e ha fatto l’esempio di un bando del 2010 per lo smaltimento dell’amianto. Per eseguire quell’operazione, secondo l’esponente della maggioranza, Igea ha speso il doppio di quanto sarebbe stato necessario: circa un milione e 300mila euro contro i 700mila euro necessari. Secondo la Busia le cause sono da cercare nella gestione avvenuta nella scorsa legislatura.

Ha annunciato il suo voto favorevole Fabrizio Anedda (Misto – RCSinistra sarda) «per pagare gli stipendi ai lavoratori di Igea». Per il consigliere c’è un problema da risolvere: Igea è una società che gestisce 200 operai e il committente è la Regione. Secondo Anedda o la Regione non ha dato i soldi alla società o chi gestisce non è in grado, e ha proposto di analizzare la produttività di Igea e affrontare la situazione in maniera definitiva.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) ha ribadito che «si tratta di un intervento straordinario attorno al quale nessuno può fare esercizio di retorica o prendersi meriti forse non dovuti; è necessario fare una analisi delle responsabilità politiche e gestionali e, infatti, di questi aspetti si sta occupando la magistratura, ma ora bisogna dare corso alla soluzione individuata dalla Giunta e dall’assessore». «In questo modo – ha sottolineato – stiamo dando una risposta ai lavoratori da mesi senza stipendio: è vero che si tratta di una soluzione importante ma non definitiva e su questa prospettiva bisogna concentrare i nostri sforzi, senza dimenticare che dietro gli uomini e le donne che lottano in galleria ci sono famiglie che hanno diritto a lavoro, dignità e futuro».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha condiviso le argomentazioni del consigliere Usula. «Il punto centrale – ha sostenuto – è la straordinarietà dell’intervento che arriva dopo l’incontro dei capigruppo con i rappresentanti sindacali di Igea». «La Giunta – ha detto ancora Cocco – ha fatto bene ad individuare la soluzione proposta attraverso il disegno di legge; è il minimo che il Consiglio regionale possa fare, e sotto questo profilo va apprezzata l’azione incisiva del presidente della Giunta per una vicenda ormai diventata di livello nazionale». «Oggi è inutile parlare del passato – ha concluso – anche perché le responsabilità saranno accertate, ma oggi votare questa legge è nostro dovere».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito «una ennesima umiliazione per tutti i sardi assistere alla lotta delle donne barricate dentro le gallerie per difendere diritti sacrosanti, contro una politica dimostratasi incapace di dare una prospettiva ad Igea». «Servono soluzioni definitive – ha spiegato Rubiu – attraverso un meccanismo virtuoso e nuove risorse che possano far ripartire la società per mettere in moto un processo di normalità e di vero rilancio dell’azienda». L’agenzia, ha continuato il consigliere dell’Udc, «può essere una ipotesi solida, Igea e Regione avranno più margini di manovra, vogliamo che Igea abbia un ruolo attivo nelle bonifiche sotto il controllo pubblico perché la Sardegna ne ha bisogno in un quadro di trasparenza». «Piuttosto – ha osservato – il riferimento a passate eredità contenuto nella relazione non è chiaro, la questione non è tornare indietro di quattro anni o quindici anni, perché o siamo tutti colpevoli o tutti innocenti». «Il nostro voto sarà favorevole – ha concluso Rubiu – nonostante le speculazioni».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, in riferimento ad alcuni accenti polemici emersi nel corso della discussione dai banchi dall’opposizione, ha sottolineato come quello varato dalla Giunta sia un provvedimento “semplice” che “mette a disposizione 5 milioni di euro attraverso un fondo di rotazione da pagare con la Sfirs per garantire le retribuzioni arretrate ai lavoratori dell’Igea”.

«Il tutto significa – ha spiegato l’esponente della maggioranza – che chi prima ha gestito l’Igea non lo ha fatto nella maniera dovuta». Pietro Cocco ha inoltre sintetizzato le tappe di Igea, nata nel ’90 per fare le bonifiche e gestire patrimonio e siti minerari nell’Isola. «Igea – ha affermato il capogruppo dei democratici – non ha saputo svolgere i suoi compiti».

Cocco ha anche confermato il ruolo di Igea nel settore delle bonifiche dei siti minerari «che – ha dichiarato – devono essere fatte da una società pubblica.»

Il capogruppo Pd ha quindi rassicurato sulla presentazione di un piano di rilancio dell’Igea e ha ricordato l’esistenza di un piano di esodo per i lavoratori che riguarda 94 lavoratori. Oggi però – ha proseguito Pietro Cocco – diamo una risposta all’emergenza delle retribuzioni non pagate ai lavoratori. «Lo ricordo – ha concluso Cocco – a quei consiglieri che hanno governato per cinque anni e che hanno lasciato in eredità situazioni disastrose».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ribadito la richiesta avanzata dal suo gruppo perché il provvedimento su Igea e Carbosulcis fosse inserito in cima all’ordine del giorno dei lavori in Consiglio regionale.

L’esponente della minoranza ha definito “non risolutive” le disposizioni del Dl 155 pur riconoscendo che rappresentano un primo passo nel verso dei problemi dei lavoratori. «Siamo un’opposizione responsabile – ha dichiarato Pittalis – e non cerchiamo divisioni sulle emergenze del lavoro ma chiediamo che si proceda con un piano industriale adeguato per il rilancio del ruolo e delle funzioni di Igea». Il capogruppo di Fi ha ribadito la necessità di una soluzione definitiva per scongiurare il rischio di nuovi interventi dettati dalle emergenze.

Nella parte conclusiva del suo intervento, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente della Giunta: «Presidente Pigliaru – ha dichiarato Pittalis – sul lavoro, il disagio sociale e il precariato, Forza Italia è al fianco di chi pone in essere iniziative serie per dare risposte ai problemi dei sardi».

Al termine dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Giunta per il parere al disegno di legge.

Pigliaru ha chiarito da subito che la decisione adottata dall’Esecutivo è una soluzione di emergenza per dare una risposta ai lavoratori Igea. «Si tratta di una soluzione pienamente legittima che non sottrae l’azienda ai suoi obblighi – ha detto il capo dell’Esecutivo – è un provvedimento di sostegno al reddito dei singoli lavoratori e non influenza negativamente il principio della libera concorrenza».

Il presidente della Regione ha poi evidenziato “il disordine” in cui si trovano le società partecipate, alcune delle quali create da una cattiva politica al fine della mera gestione del potere che oggi non hanno però nessun ruolo nel mercato.

«I dipendenti Igea non devono pagare questo disordine creato dalla politica – ha affermato Pigliaru – oggi si tratta di risolvere un problema contingente ma importantissimo: consentire ai lavoratori in grande difficoltà di ricevere gli stipendi arretrati». La Giunta in ogni caso lavorerà per consentire a Igea di procedere alle bonifiche dei siti minerari: «Ci sono difficoltà forti che speriamo di poter risolvere – ha assicurato Pigliaru – il nuovo commissario si sta muovendo con molta determinazione per recuperare i ritardi causati da una politica distratta». Il presidente ha poi ringraziato l’opposizione per il contributo dato in Aula e si è detto convinto che con un confronto franco e diretto si possano trovare altre buone soluzioni per la Sardegna.

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula all’unanimità. Subito dopo il Consiglio è passato all’esame dell’articolo 1. Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’art.1 che è stato approvato all’unanimità. Successivamente è stato votato l’articolo 2 e il relativo emendamento aggiuntivo che fissa l’entrata in vigore del provvedimento nel giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Articolo ed emendamento sono passati con 52 voti a favore e uno contrario. Ganau ha quindi messo in votazione il testo integrale della legge che è stato approvato con 52 voti a favore e uno contro.

Il presidente Ganau ha messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il DL 154 (Giunta regionale) “Piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN)”. Il presidente ha aperto la discussione generale e ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel). Il consigliere ha affermato “che o si sta dalla parte del lavoro o non ci si sta”. Pizzuto ha ricordato che «abbiamo ereditato una situazione del mondo del lavoro, attinente ai finanziamenti della Regione, disastroso». E ha ricordato l’intervento dell’attuale Giunta per risollevare le sorti dei lavoratori di Igea, con il Dl appena approvato, di Alcoa (oggi recuperata) e della Carbosulcis con un percorso  di chiusura che dà sicurezza ai lavoratori. Pizzuto ha annunciato che il gruppo di Sel sosterrà le due proposte e si impegnerà a dare risposte ai lavoratori.  

L’ex assessore dell’Industria, Alessandra Zedda (FI), ha evidenziato che «quando bisogna dare risposte ai lavoratori noi non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, ma non abbiamo invece goduto dello stesso atteggiamento da parte dell’opposizione nella scorsa legislatura». Zedda ha ripercorso le tappe che hanno portata alla crisi della Carbosulcis, ricordando che il problema arriva da lontano, e ha imputato responsabilità alla Regione, ma anche allo Stato.  Zedda ha annunciato il voto favorevole per una «norma dovuta», che eviterà alla Regione di incorrere nella procedura di infrazione dell’Europa e consentirà di sostenere fino al 2027 tantissimi lavoratori e le loro famiglie. Zedda ha esortato il presidente della Regione a cercare di ottenere il maggior numero di finanziamenti possibili dallo Stato da destinare al rilancio del territorio del Sulcis Iglesiente.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che con il provvedimento in esame «inizia un percorso giusto in continuità con un cammino avviato alcuni anni fa, nell’ambito di un progetto di chiusura programmata condiviso fra lavoratori, sindacati e Regione ed Unione europea». Si chiude un pezzo della storia industriale della Sardegna, ha ricordato Locci, «ma oggi non avevamo soluzioni diverse; confermiamo quindi il sostegno a questa legge raccomandando che non sia una soluzione temporanea ma si rafforzi nel tempo con una prospettiva forte già a partire, per quanto riguarda la Regione, dalla prossima finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, rivolgendosi al consigliere Pizzuto, ha affermato che «il ragionamento politico è un divenire, democrazia significa aprirsi alla partecipazione del popolo sia su scelte economiche che istituzionali, in un percorso spesso non omogeneo segnato da grandi difficoltà». Le politiche del settore minerario in Sardegna, ha aggiunto Dedoni, «sono state inadeguate e poco partecipate, segno che la politica e la classe dirigente non riescono a mettersi in sintonia con la gente; bisogna recuperare una sensibilità nuova capace di offrire più fatti e meno parole».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «stiamo chiudendo l’ultima miniera di carbone d’Italia è non si tratta  di una questione romantica, perché nel tempo ci sono state responsabilità oggettive che hanno portato a questo risultato». «La vicenda della miniera di Nuraxi Figus – ha detto ancora Cocco – poteva andare diversamente con scelte più coraggiose anche industriali e tecniche ma ora siamo di fronte ad una scelta obbligata: piuttosto, dobbiamo concentrare il nostro impegno sulla creazione di un polo tecnologico sostenibile da punto di vista ambientale, sui diversi passaggi che accompagneranno questo processo, dalla chiusura nel 2018 fino al completamento dei piani di bonifica nel 2027». Ci sono insomma molte idee da mettere in campo, ha concluso il capogruppo del Pd, «e la Regione ha un ruolo importantissimo che dovrà esercitare con grande attenzione e competenza anche nelle scelte che riguarderanno il management della società, perché non ci possono essere uomini per tutte le stagioni».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al presidente della Giunta. Il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato in apertura del suo intervento l’importanza del Dl 154 che fa parte – ha spiegato il capo dell’Esecutivo – del piano Carbosulcis. «Facciamo la nostra parte – ha dichiarato il presidente della Regione – e creiamo le condizioni perché il percorso di chiusura delle attività della miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis Spa (così come richiesto dalla Commissione Europea) avvenga con il minor danno possibile per i lavoratori».

Pigliaru ha quindi confermato la volontà di procedere così come concordato nell’apposito piano ed ha annunciato l’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, in programma domani (giovedì 4 dicembre) a Cagliari sui temi dell’Igea, Piano Sulcis e sulle altre vertenze aperte in Sardegna.

A conclusione delle dichiarazioni del presidente della Giunta, il presidente del Consiglio ha concesso la parola per le dichiarazioni di voto ai consiglieri Pizzuto (Sel), Truzzu (Fdi-Sardegna), Rubiu (Udc) e Arbau (La Base-Sardegna Vera) che hanno dichiarato voto favorevole al Dl 154.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è proceduto, dunque, con la votazione dell’articolo 1) “Approvazione  del Piano di chiusura della miniera di Nuraxi Figus” che è stato approvato con votazione elettronica (52 presenti, 51 votanti e 51 voti favorevoli), quindi dell’articolo 2) “Copertura finanziaria” che è stato approvato con 51 votanti e 51 voti favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 1, presentato da tutti i capigruppo del Consiglio (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che così recita: “La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras)”. L’Aula ha dato il via libera all’unanimità (51 votanti e 51 favorevoli) all’emendamento aggiuntivo all’articolo 2 e sempre con votazione unanime sono stati approvati gli allegati A) e B) al testo di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la votazione finale ed ha proclamato l’approvazione del Dl 154 con 51 votanti e 51 voti a favore.  (am)

Successivamente il Consiglio è passato all’esame della proposta di legge n. 139/B “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti)”.

Il testo introduce alcuni correttivi alla legge approvata nei mesi scorsi e impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale perché ritenuta contrastante con le norme europee sulla libera circolazione delle merci e sulla libera concorrenza.  Il primo firmatario Luigi Lotto, presidente della Commissione Attività Produttive, ha spiegato l’obiettivo primario della legge n.16/2014:  creare un marchio di qualità per la valorizzazione dei prodotti sardi. «Quella legge era stata licenziata all’unanimità dal Consiglio – ha ricordato Lotto – la Giunta aveva impostato una procedura presso l’Unione Europea per l’approvazione del marchio di qualità. Il Governo ha impugnato la legge contestando l’iniziativa perché andrebbe contro le normative europee sulla libera concorrenza. Noi abbiamo voluto creare un marchio che valorizzasse sistemi produttivi certificati per promuovere valori e tradizioni del mondo agricolo sardo». Il presidente della Quinta Commissione ha poi ricordato all’Aula che in Italia altre regioni si sono dotate di un marchio di qualità. Alcuni progetti sono andati in porto, altri hanno subito le contestazioni del Governo. «Non sono in grado di sapere quale sarà il destino finale della nostra legge – ha affermato Lotto – c’è però una scelta politica di fondo fatta dal Consiglio all’unanimità per porre le basi che consentano al mondo agricolo sardo di creare sviluppo economico». Lotto ha poi spiegato che con la proposta in discussione saranno corretti solo alcuni passaggi obiettivamente suscettibili di rilievi, mentre sarà mantenuto l’impianto della legge 16 e difesa l’idea della Regione di creare un marchio di qualità per valorizzare i propri prodotti tipici. “Ad altre Regioni è stato consentito – ha proseguito Lotto – come Regione Autonoma non possiamo accettare supinamente che il Governo e la Corte lascino in piedi le leggi di altre regioni cassando la nostra». In mattinata la Quinta Commissione aveva respinto la proposta del presidente del Gruppo “Sardegna” Modesto Fenu che chiedeva di non procedere ad alcuna modifica della legge regionale n.16 impugnata dal Governo. «Abbiamo deciso in sintonia con gli uffici di procedere ad alcune modifiche senza rinunciare all’impianto di fondo – ha concluso Lotto – siamo convinti che la creazione del marchio di qualità per i prodotti sardi sia un’operazione pienamente legittima».

Ha poi preso la parola il leader dell’Uds Mario Floris che ha chiesto di ritirare la sua firma dal progetto di legge. «Pensavo che ci fossero state delle interlocuzioni con il Governo nazionale – ha detto l’ex presidente della Regione – questa proposta introduce invece delle modifiche per i rilievi del governo. Fino a questo momento abbiamo difeso la nostra specialità con ricorsi e contestazioni, ora ci stiamo rimangiando tutto». Floris ha poi invitato Giunta e Consiglio a riappropriarsi del ruolo di capofila tra le regioni a statuto speciale: «Oggi ci adagiamo sulle decisioni di altri – ha affermato Floris – eppure la Sardegna è stata la prima regione al mondo a dotarsi di un testo unico sull’agricoltura». Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento sollecitando una difesa più forte delle tipicità sarde in modo da evitare l’invasione dei prodotti provenienti dall’estero.

Il presidente ha poi dato la parola al vice presidente della commissione Attività produttive, Luigi Crisponi (Riformatori sardi), il quale ha evidenziato il lavoro fatto dal parlamentino nell’analisi delle richieste fatte dal governo. Crisponi si è detto dispiaciuto nel rinunciare a parti importanti della legge, approvata ad agosto, come il contrassegno, la dicitura prodotto in Sardegna e sulle sanzioni, «ma dobbiamo soggiacere» a causa dei regolamenti comunitari. Il consigliere ha ricordato che la Regione Sardegna ha passato, però, indenne il controllo dell’Unione europea sul marchio di qualità e di origine dell’artigianato di qualità della Sardegna, utilizzando il marchio Isola. «Questo impone una riflessione della commissione». Crisponi ha concluso dichiarando «inevitabile assicurare, per adesso, il voto favorevole».

Per Mario Tendas (Pd) probabilmente c’è stato qualche errore a livello procedurale sul marchio collettivo di qualità. Il consigliere ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale 66/13 relativamente ai marchi di qualità regionali in cui viene affermato che “introdurre un marchio «regionale» di qualità può indurre il consumatore a preferire prodotti contrassegnati da tale marchio rispetto ad altri similari, producendo, quantomeno indirettamente o in potenza, effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci”. Tendas ha ricordato anche l’esperienza della Puglia, che ha allargato l’utilizzo del marchio ai soggetti operanti nell’Unione europea che rispettino determinati principi di qualità. Un’iniziativa, secondo l’esponente della maggioranza, da approfondire in Commissione. Il consigliere del Pd ha esortato l’Aula ad approvare la legge che «consente di salvare il salvabile».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia)  si è detto dispiaciuto del fatto che «la legge sia sotto lo schiaffo dell’avvocatura dello Stato pur essendo il frutto di un lavoro importante cui hanno contribuito maggioranza e opposizione». Con le modifiche che stiamo apportando, ha continuato Tedde, «si è deciso di salvare il bambino buttando l’acqua che comunque non è sporca ed è evidente che da parte del Governo c’è stato un eccesso di zelo: dal punto di vista tecnico stiamo facendo una operazione abbastanza marginale ma sul piano politico va denunciato l’atteggiamento del Governo che si concentra su atti formali e non guarda alla sostanza, dato che la legge non vuole violare i principi della libera concorrenza ma richiamare l’attenzione dei consumatori sul nostro marchio di qualità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha operato una distinzione. Da una parte, ha sostenuto, «c’è un percorso di tecnica legislativa che porta al rispetto delle norme sovra ordinate nazionali ed europee ma, dall’altro, c’è poi un aspetto che riguarda la politica su cui c’è molto da dire». Il nostro obiettivo, ha spiegato, «è quello di promuovere la qualità dei nostri prodotti; in altre parole mangia sardo e compra sardo lo possiamo e lo dobbiamo dire, vogliamo avere uno strumento di promozione forte ed efficace e per questo abbiamo due strade, prodotti con marchio di qualità più un marchio qualità Sardegna che verrà regolato dai disciplinari di produzione delle varie filiere».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera), in apertura, ha espresso dispiacere per la posizione del consigliere Floris che ha ritirato firma, «fermo restando che rilievi del Governo non sono del tutto condivisibili soprattutto in materia di concorrenza sleale». La politica, però, ha continuato Manca, «è mediazione, il legislatore deve governare il territorio con norme che consentano agli operatori economici di lavorare con dignità e non ci possiamo arroccare sulle nostre posizioni». Oggi, ha detto ancora, «dobbiamo salvaguardare l’impianto della legge e lavorare sui marchi di qualità, utilizzando anche il meglio di altre esperienze con riferimento a marchi di società private». Forse non è la migliore legge possibile, ha concluso il consigliere, «ma è l’inizio di una strada nuova che ci può portare a risultati migliori nel futuro, un segnale che inverte la tendenza e che si potrà ulteriormente consolidare con la programmazione dei fondi Por 2014 – 2020 che consentiranno di intervenire positivamente sulle nostre filiere».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’approvazione della legge n. 16 dello scorso 7 agosto “una bella pagina della Legislatura” e un “buon esercizio di un pezzo di quella sovranità tanto sbandierata”. Carta ha quindi dichiarato di considerare “un attacco alla Sardegna” la decisione del governo di impugnare la legge 16 dinanzi alla Corte costituzionale, perché – ha aggiunto il consigliere della minoranza – la potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste è garantita dall’articolo 3 dello Statuto di Autonomia. «Ma Renzi – ha attaccato  il rappresentante sardista – della nostra Specialità se ne frega e non si può dunque accettare la decisione del governo procedendo con l’approvazione del Dl 139».

A giudizio di Carta, il Consiglio regionale non deve infatti modificare il testo della legge 7 agosto 2014 sul marchio dei prodotti agroalimentari ma “andare fino in fondo, fino al giudizio dinanzi della Corte costituzionale”. «Conduciamo la nostra battaglia per difendere la nostra specialità oppure saremo complici del governo nazionale», ha insistito Angelo Carta, che si è rivolto alla componente indipendentista e sovranista della coalizione del centrosinistra, perché incalzino la maggioranza per un’azione più coraggiosa e incisiva.

Il consigliere del Psd’Az ha concluso annunciando il ritiro della firma al Dl 139 ed ha preannunciato il voto contrario al testo che modifica la legge 16 approvata in Consiglio lo scorso 7 agosto.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ribadito l’opportunità di procedere con l’approvazione del Dl 139 che – a giudizio del presidente della Quinta commissione –modifica quelle parti della legge 16/2014 che sono a rischio di bocciatura dinanzi alla Corte costituzionale. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Lotto – è salvaguardare la possibilità per la Regione di gestire il proprio marchio attraverso gli appositi disciplinari di produzione».

Luigi Lotto si è detto sicuro che senza le modifiche contenute nel Dl 139 la legge, che istituisce il marchio Sardegna, per i prodotti dell’agroalimentare sarà bocciata dalla Corte costituzionale. (am)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha difeso l’impianto della legge n.16. «Quel testo per il quale oggi si presenta una proposta di modifica – ha detto Rubiu – era una legge condivisa, la sintesi perfetta delle proposte di maggioranza e opposizione. Per questo siamo contrari ai correttivi».  Rubiu ha poi chiesto all’Aula di prendere in considerazione l’emendamento alla legge presentato insieme al consigliere Modesto Fenu con il quale si affida la gestione del marchio ad un soggetto terzo di diritto privato. «In questo modo si difenderebbero i nostri prodotti tipici e si impedirebbe ad aziende non sarde di produrre e commercializzare con il marchio Sardegna». Rubiu ha quindi annunciato il proprio voto contrario in caso di mancato accoglimento dell’emendamento proposto.

Efisio Arbau, presidente del Gruppo “Sardegna Vera” ha sottolineato il nuovo spirito identitario presente in Sardegna da cui è nata l’esigenza di creare un marchio di qualità. «Questo – ha detto Arbau – sta consentendo a molte aziende di presentarsi con orgoglio nei mercati nazionali ed internazionali. Oggi però c’è l’esigenza di portare a casa un risultato positivo». Arbau ha messo in evidenza l’obbligo del legislatore di individuare strumenti e iniziative buone per tutti. «Gli strumenti da noi votati – ha proseguito il capogruppo di Sardegna Vera – sono stati ritenuti illegittimi dal Governo. Oggi abbiamo il dovere di fare i buoni legislatori e ottenere il miglior risultato possibile».

Rivolgendosi al consigliere Mario Floris, Arbau ha chiesto se si vuole davvero fare una battaglia per la creazione dello Stato sardo. «Noi siamo pronti a sostenere questa battaglia – ha concluso Arbau – altrimenti sventolare la bandierina solo sul dettaglio ci porta a prendere schiaffi dalla Corte Costituzionale». (Psp)

Il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, ha affermato di essere dispiaciuto nel sentire consiglieri che paragonano la Sardegna a regioni come la Puglia non a Statuto speciale. «Noi siamo chiamati qui oggi non per assecondare quello che ci viene chiesto dal Governo ma per difendere l’autonomia, i diritti e le aspettative delle aziende agroalimentari sarde». Fenu ha ricordato che «il divario tra le esportazioni e importazioni ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro», e che se si riuscisse a incidere almeno del 40 per cento si porterebbe un incremento di fatturato per le nostre aziende di oltre un miliardo di euro.

L’avvocatura dello Stato ci offende, ha affermato, perché hanno utilizzato diversi comportamenti con altre regioni non sono state e perché chiunque così potrà avere il marchio. «E non è un caso che ci chiedono di inserire il regolamento 207 del 2009» ha aggiunto Fenu, «significa che noi non possiamo intervenire neanche con i disciplinari di produzione». Per l’esponente della minoranza bisogna approvare un testo che difenda la Sardegna e gli interessi delle aziende sarde e non comportarci sempre come una colonia. Fenu ha ricordato che il Regolamento CE 1169 del 2013 non solo non impedisce di creare il marchio, «ma ce lo chiede». «Non è possibile che dobbiamo sempre essere figli di un Dio minore. Non è possibile accettarlo. Non posso votare questa legge», ha concluso Fenu.

Emilio Usula (Rossomori), capogruppo di Soberania e Indipendentzia, ha annunciato: «Voterò a favore di questa legge anche con un po’ di mal di pancia. Tutte le strade che portano alla promozione dei nostri prodotti devono essere percorse. La legge approvata all’unanimità ad agosto – ha continuato – va vista in questa direzione e l’impugnazione del Governo dimostra che stiamo andando nella direzione giusta». Usula ha affermato che la Roma ci sono forze che rispondono agli interessi della grande distribuzione che si vede minacciata da questo tipo di legge. «Dobbiamo difendere il nostro prodotto agricolo sardo e con i disciplinari saremo in grado di farlo». (eln)

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, a nome della Giunta, ha affermato che «le modifiche proposte sono corrette e vanno sostenute, perché affermano la volontà della Sardegna di sostenere i suoi prodotti, decisione fortemente attesa dagli operatori del settore che punta a distinguere il prodotto sardo e difenderlo da una concorrenza molto aggressiva». L’impugnativa del Governo, ha precisato, «punta ad interrompere questo cammino virtuoso; per il futuro, comunque, niente ci vieta di effettuare interventi successivi per connotare meglio i nostri prodotti attraverso l’iniziativa delle imprese private, oggi dobbiamo andare avanti nella tutela della nostra agricoltura».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che l’Aula ha approvato. Successivamente, il Consiglio ha approvato l’art.1 (36 favorevoli, 4 contrari), l’art. 2 (36 favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti) e l’art. 3 (35 favorevoli e 4 contrari).

Nella discussione generale dell’art.4 sono intervenuti i consiglieri Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca), Luigi Lotto e Roberto Deriu (Pd).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha sottolineato che, con l’articolo in esame, «si cancella la concessione esclusiva del marchio ad imprese che hanno sede in Sardegna, quindi si dà la possibilità ad imprese del territorio nazionale di confezionare nostri prodotti ottenendo per giunta il nostro marchio, distorsione che non è possibile correggere con i disciplinari».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «quando venne introdotta questa modifica lo si fece per difendere la visione unitaria della legge, superando i rilievi degli uffici che avevano avvertito sulla possibilità di una censura; il cuore della legge è l’art.22, che prevede l’obbligo di indicare il luogo in cui i prodotti vengono confezionati in base a precisi disciplinari dove vengono, al consumatore la scelta finale, a noi il compito di dare valore a questo aspetto della legge».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «la mente mi porta a sostenere l’approvazione della legge ma il cuore mi porterebbe a sostenere le ragioni dell’autonomia, senza dimenticare che proprio la prima legge della Sardegna venne rimandata indietro dal Governo e la Sardegna la riapprovò». La vera scelta, ha sostenuto, «è invitare i consumatori a orientarsi su prodotti sardi perché si può essere autonomisti credendo nel mercato e nella concorrenza leale: noi, difendendo l’origine del prodotto, facciamo un passo avanti anche se vorremmo fare qualcosa di più, fermo restando che la riflessione politica su come esprimere la nostra autonomia rimane tutta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.4 che è stato approvato con 37voti favorevoli e 4 contrari.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha confermato le critiche alle disposizioni contenute nella Pl 139 ed ha ribadito che le modifiche proposte alle legge regionale n. 16 non tengono conto delle prerogative statutarie in materia di agricoltura e foreste. «A ciò si aggiunga – ha concluso l’esponente della minoranza – che all’articolo 5 della Pl 139 si lascia intendere che i disciplinari di produzione debbano avere una sorta di parare preventivo da parte del ministero».

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare a posto in votazione l’articolo 5 “Modifiche all’articolo 19 (Disciplinare di produzione) della legge regionale n. 16 del 2014” che è stato approvato con 33 voti favorevoli, 11 contrari, su 44 votanti. Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6), al quale è stato presentato l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu), e il presidente del Consiglio ha invitato i presentatori ad indicare la copertura finanziaria. Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) ha indicato l’Upb è specificato che la copertura finanziaria prevista è pari a 50mila euro. Modesto Fenu ha quindi proseguito il suo intervento denunciando che con l’approvazione della Pl 139 di fatto si impedisce la valorizzazione attraverso l’apposito marchio dei prodotti dell’agroalimentare sardo per quelle produzioni con ingrediente principale sardo. Fenu si è detto convinto che al marchio Sardegna possa applicarsi il regolamento Ue 1169/2011 che consente alla Francia di tutelare e valorizzare i prodotti delle produzioni agricole.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato come l’ipotesi del marchio collettivo a gestione privata sia stato in realtà cassato dall’Unione europea nel 2002, in riferimento ad un’iniziativa condotta in tal senso dalla Germania.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha espresso il parere contrario della commissione Quinta e la Giunta, con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere della commissione.

Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) è intervenuto per dichiarazione di voto ed ha invitato il Consiglio a riflettere sul fatto che le modifiche alla legge 16, attraverso quanto previsto nella Pl 139, si tradurranno in una penalizzazione per la Sardegna e avranno come risultato che “i culurgiones prodotti con la fecole di patate olandesi avranno il marchio dei prodotti sardi”.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento Fenu-Rubiu ma ha sottolineato come in sede di discussione in commissione si è dichiarata la disponibilità ad affrontare il tema del marchio collettivo a gestione privata.

Il consigliere del gruppo Soberania&Indipendentzia, Piermario Manca, ha sottolineato la disponibilità al confronto dichiarata in tal senso dall’assessore Falchi.

Il consigliere di Sel, Eugenio Lai, ha evidenziato come il compito principale del Consiglio regionale sia quello di concludere il percorso normativo segnato dalla legge 16 del 7 agosto 2014 e che ha registrato il favore di agricoltori e allevatori in Sardegna.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato il favore alla proposta avanzata da Fenu e Rubiu per il marchio collettivo a gestione privata.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’articolo 6 “Abrogazioni” che è stato approvato con 38 voti a favore e 5 contrari, mentre l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu) non è stato approvato (42 votanti, 11 favorevoli e 31 contrari). Approvato con 40 favorevoli e 3 contrari l’articolo 7 “Entrata in vigore”, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione finale del testo di legge e ne ha quindi proclamato l’approvazione: 43 votanti, 39 favorevoli e 4 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame di due mozioni, una della maggioranza e una dell’opposizione, sulla revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli introdotta dal Governo nazionale. La prima mozione è stata illustrata da Antonio Solinas, presidente della Commissione Urbanistica e primo firmatario del documento.

Solinas ha evidenziato i pericoli del decreto interministeriale n.66/2014, convertito in legge lo scorso 23 giugno, con il quale si cancellano le esenzioni Imu per i terreni agricoli finora assicurate alle aree montane, collinari e svantaggiate lasciandole in vigore solo per i centri situati ad oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. «Se applicato – ha detto Solinas – questo provvedimento metterebbe a rischio le già asfittiche casse dei comuni sardi e impedirebbe di rispettare il principio del pareggio di bilancio».

Secondo il primo firmatario della mozione, la decisione del Governo, oltre a penalizzare i comuni, arrecherebbe un colpo mortale all’intero comparto agricolo della Sardegna. «Per questo – ha concluso Solinas – si chiede l’impegno della Giunta regionale a sostegno del mondo delle campagne e degli enti locali per scongiurare i rischi per i loro bilanci derivanti dalla revisione dalle esenzioni Imu sui terreni agricoli.

Pietro Pittalis (capogruppo Forza Italia Sardegna) ha illustrato la mozione n. 96 di cui è primo firmatario. Non basta approvare un  ordine del giorno – ha detto – bisogna intervenire a livello parlamentare. Il capogruppo di Forza Italia ha detto che l’iniziativa di predisporre un ordine del giorno bipartisan è lodevole  ma non basta. Il problema è far svegliare i parlamentari della Sardegna per far valere le nostre  prerogative. Questo onere di 18 milioni e 500 mila euro non può gravare sul bilancio dei comuni e del comparto agricolo. Eugenio Lai (Centro democratico Sardegna) ha parlato di “mannaia” per il nostro mondo agricolo e di “fuga” dello Stato davanti alle proprie responsabilità. Per Lai è necessario aprire  una vertenza Sardegna e un confronto continuo con il governo nazionale.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento del governo colpisce un settore, come quello agricolo, che stava mostrando timi segnali di ripresa. La Sardegna, ha aggiunto, «è la Regione che paga di più perché ha un altimetria media molto bassa e la maggioranza dei Comuni ricade in una fascia che non potrà godere di nessuna esenzione». Nella nostra Regione inoltre, ha detto ancora Manca, «esistono caseggiati di grandi dimensioni per immagazzinare grandi quantità di prodotti come i cereali, che sarebbero ulteriormente penalizzati; in definitiva, siamo davanti a un colpo mortale per la nostra agricoltura, che si potrebbe evitare semplicemente ritornando al concetto di altimetria media eliminando il legame fra l’imposta e la posizione della casa comunale».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Itaila) ha affermato che, con il provvedimento del Governo sull’Imu, «si sta gettando nella disperazione tutta l’agricoltura sarda». Sul piano istituzionale, secondo Cherchi, «viene completamente ribaltata la situazione precedente in base alla quale la Regione sarda poteva azzerare l’impatto dell’Imu sui terreni agricoli, considerando tutta la Sardegna zona svantaggiata; ora invece la competenza passa allo Stato con gli effetti che conosciamo». A parte il criterio assurdo di legare l’imposizione alla sede legale del Comune, ha concluso Cherchi, «chiediamo che il presidente e  l’assessore si trasferiscano a Roma fino alla soluzione del problema».

Il capogruppo dei Riformatori Sardi Attilio Dedoni ha rivendicato in Aula la decisione di presentare insieme ai colleghi del centrodestra una mozione per arrivare poi alla predisposizione di un ordine del giorno unitario. «Gli agricoltori non possono essere trattati in questo modo – ha detto Dedoni – questo decreto sulle esenzioni Imu per i terreni agricoli è l’ennesimo attacco all’autonomia sarda. Dal Governo abbiamo ricevuto piccoli contentini, per il resto solo tasse e penalizzazioni».

Angelo Carta (Psd’Az) ha auspicato un’azione forte nei confronti del Governo che domani sarà rappresentato in Sardegna dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio. «Ho firmato l’ordine del giorno unitario consapevole che non cambierà le sorti dei comuni sardi ma servirà per ribadire a Roma che non siamo disposti a continuare a subire penalizzazioni». Carta ha poi annunciato, come sindaco di Dorgali, l’intenzione di trasferire la sede legale del suo comune a 800 metri di altitudine per poter continuare a beneficiare delle esenzioni Imu.

L’ordine del giorno è stato condiviso dalla giunta. Siamo fortemente preoccupati – ha detto l’assessore all’Agricoltura – dall’impatto che questo provvedimento avrà sui nostri territori. Questo provvedimento deve essere rivisto.

Il Consiglio ha poi messo in votazione un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Questo ordine del giorno impegna la giunta regionale a mettere in campo tutte le azioni necessarie per difendere le prerogative della Regione e le norme approvate in ragione della propria autonomia, a tutelare gli Enti locali della Sardegna rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli e a sostenere il mondo agropastorale sardo di fronte ad un provvedimento che, se applicato, aggraverà la situazione di pesante crisi che attraversa il settore. L’ordine del giorno è stato approvato. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Piantagione di carciofi 5

I gruppi della maggioranza di centrosinistra del Consiglio regionale hanno presentato una mozione urgente, primo firmatario Antonio Solinas, presidente della Commissione Urbanistica, contro la cancellazione delle esenzioni sull’Imu per i terreni agricoli prevista da un decreto del Governo che nei prossimi giorni potrebbe essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.

Il documento impegna la Giunta a sostenere il mondo delle campagne isolano di fronte ad un provvedimento che, una volta entrato in vigore, aggraverà la situazione di pesante crisi attraversata dal settore agricolo. Dai proponenti arriva, inoltre, una sollecitazione all’esecutivo regionale perché si schieri a difesa degli Enti locali i cui bilanci potrebbero subire un colpo mortale dalla revisione delle esenzioni Imu.

Contro il provvedimento del Governo si è schierata nei giorni scorsi anche l’Anci che ha annunciato la presentazione di un ricorso alla Corte Costituzionale. L’Associazione dei comuni contesta la decisione di ridurre l’area delle esenzioni dalla tassa sugli immobili. Dall’Imu sui terreni agricoli erano escluse finora le zone montane, collinari o svantaggiate, il decreto ministeriale riduce invece il beneficio ai centri che si trovano ad oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. Una nuova formulazione che, scrivono i firmatari della mozione, penalizzerebbe non solo i comuni ma tutto il comparto agricolo sardo, in un periodo nel quale gli effetti della crisi economica si fanno sentire in maniera pesante e senza che sia stato dato il tempo agli operatori del settore di attrezzarsi ad affrontare la “stangata” con una programmazione aziendale che tenesse conto della novità introdotta.

Il provvedimento sarà portato in Aula con la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento consiliare.

Le commissioni del Consiglio regionale torneranno al lavoro da martedì pomeriggio. La Quarta commissione (Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità), presieduta da Antonio Solinas (Pd) si riunirà domani, 2 dicembre, alle 15,30. All’ordine del giorno l’esame del disegno di legge 140 (mantenimento dei livelli essenziali di servizio pubblico di trasporto marittimo con le isole minori. Modifiche all’articolo 5, comma 32, della legge regionale n. 7 del 2014 19 novembre 2014) – approvazione definitiva. La commissione si riunirà anche giovedì 4 dicembre, alle 10.00. All’ordine del giorno l’esame del disegno di legge 130 (norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia). I lavori proseguiranno nel pomeriggio, alle 16.00, e se necessario venerdì alle 10.00.

La Quinta commissione (Attività produttive), presieduta da Luigi Lotto (Pd), si riunirà giovedì, 4 dicembre, alle 10.00. All’ordine del giorno l’esame del Testo Unico proposte di legge 558-79-107-115-121-122 (multifunzionalità in agricoltura), l’esame del disegno di legge 98 (soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione) della proposta di legge 6 (soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna promozione), della proposta di legge 12 (soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna promozione), del Programma regionale di sviluppo XV legislatura 2014-2019, parere sulle parti di competenza e del Testo unico proposte di legge 45-61 (apicoltura). I lavori della Commissione proseguiranno nel pomeriggio alle 16.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il presidente della Commissione Urbanistica del Consiglio regionale, Antonio Solinas, replica alle accuse del centrodestra sul Piano casa.

«Invece di una battaglia politica intrisa di demagogia – ha detto stasera Antonio Solinas -, ci aspettiamo che il centrodestra porti avanti lo spirito di collaborazione che ha finora dimostrato nei lavori della commissione, per arrivare quanto prima all’approvazione della legge che riordina l’edilizia in Sardegna.»

«Certuni esponenti dell’opposizione sono fuori strada: a differenza di quel che dicono loro, questo testo dà certezze e trasparenza a tutto il settore in Sardegna – aggiunge l’esponente del Partito democratico -. E non nasce dal nulla, ma dalla condivisione e dal confronto sia all’interno della maggioranza sia con le associazioni di categoria, i sindacati e la società. A tutti i cittadini è stata data la possibilità di inviare per via telematica le proprie osservazioni direttamente all’assessorato.»

«Al contrario della passata legislatura, non esistono interessi più o meno palesi da tutelare: in commissione stiamo lavorando per una legge a vantaggio di un settore importante per la nostra isola – dice ancora Solinas -. Anche sul peso più o meno presunto di Soru, i colleghi della minoranza vanno a vuoto: Renato Soru è il segretario regionale del Partito democratico, ma il presidente della Regione è e rimane Francesco Pigliaru. I gruppi consiliari lavorano nella totale autonomia e stanno discutendo ulteriori e possibili modifiche al ddl, alcune giunte anche dagli ordini professionali.»

«La nostra unica preoccupazione – conclude il presidente della IV commissione – è arrivare in tempi brevissimi all’approvazione di questo testo: l’economia sarda ne ha un grande bisogno.»

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Commissioni del Consiglio regionale al lavoro da martedì pomeriggio. La Prima (Autonomia e ordinamento regionale), presieduta da Francesco Agus (Sel), si riunirà mercoledì, 26 novembre, alle 10.00.

All’ordine del giorno: l’elezione di un segretario e i seguenti pareri: Soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione); Testo unificato sulla norma di semplificazione amministrativa in materia di difesa del suolo); l’esame della proposta di legge sull’abrogazione della L.R. n. 19 del 2000 ”Istituzione del Consiglio regionale dell’economia e del lavoro”) e la programmazione dei lavori, in particolare sulla riforma degli Enti locali. E’ prevista anche l’audizione dei componenti della Commissione Paritetica di cui all’art. 56 dello Statuto speciale.

Mercoledì si riunirà, alle 10.00, anche la Seconda commissione (Lavoro, cultura e formazione professionale), presieduta da Gavino Manca (Pd).

All’ordine del giorno il programma regionale di sviluppo. XV legislatura. 2014-2019; il riconoscimento del titolo di studio del tecnico dei servizi socio-sanitari; la ricognizione della situazione precari nel sistema regionale. In caso di necessità i lavori proseguiranno nel pomeriggio con lo stesso ordine del giorno.

La Terza commissione (Programmazione, bilancio e politiche europee), presieduta da Franco Sabatini (Pd), si riunirà domani, 25 novembre, alle 16.00.

All’ordine del giorno: audizione dei rappresentanti degli enti locali sul Programma regionale di sviluppo – XV legislatura 2014-2019; pareri finanziari sul Testo Unico della norma di semplificazione amministrativa in materia di difesa del suolo e sulla proposta di legge sulle norme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda); seguito esame Programma regionale di sviluppo 2014-2019.

I lavori proseguiranno nel pomeriggio e nella mattinata di giovedì 27 novembre con l’esame del Programma regionale di sviluppo 2014-2019. Giovedì pomeriggio, alle 17, la Commissione sentirà, in audizione, le Autorità di gestione dei programmi operativi FESR, FSE, PSR in merito al raccordo tra il Programma regionale di sviluppo e la Programmazione europea, lo stato di avanzamento finanziario della Programmazione 2007-2013, lo stato dei negoziati in corso relativi alla Programmazione 2014-2020, il recepimento nei Programmi operativi degli indirizzi deliberati dal Consiglio regionale con Risoluzione n. 2 del 10 luglio 2014.

La Quarta commissione (Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità), presieduta da Antonio Solinas (Pd) si riunirà mercoledì, alle 15,30. All’ordine del giorno: esame del D.L. 140 (mantenimento dei livelli essenziali di servizio pubblico di trasporto marittimo con le isole minori. Modifiche all’articolo 5, comma 32, della legge regionale n. 7 del 2014 19 novembre 2014); audizione dell’assessore regionale dei Trasporti; esame del disegno di legge sulle norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia). Se necessario lavori proseguiranno giovedì 27 novembre alle 10.00.

La Quinta commissione (Attività produttive), presieduta da Luigi Lotto (Pd), si riunirà domani, 25 novembre, alle 17.00.

All’ordine del giorno: audizione dell’assessore regionale dell’Agricoltura sullo stato dei risarcimenti danni da calamità naturale e sugli effetti derivanti dall’aggiornamento della classificazione delle aree agricole sarde operate da AGEA ai fini della corresponsione dei contributi comunitari.

I lavori proseguiranno con l’audizione di Confederdia sullo stato della stabilizzazione dei dipendenti ARA; audizione di ARA Sardegna sulle problematiche relative alle risorse finanziarie dell’associazione; audizione dell’Associazione interprovinciale allevatori di Nuoro-Ogliastra in merito al commissariamento dell’Associazione; audizione di Federalberghi – Confcommercio Sardegna sulle proposte di legge all’esame della Commissione in materia di multifunzionalità in agricoltura.

I lavori proseguiranno mercoledì, alle 10,30. All’ordine del giorno: esame del T.U. delle proposte di legge sulla multifunzionalità in agricoltura; parere sulle parti di competenza del Programma regionale di sviluppo XV legislatura 2014-2019; proposta di legge regionale per l’incentivazione dell’allevamento apistico e per la tutela e la salvaguardia dell’Apis mellifera ligustica; esame della proposta di legge sulle disposizioni in materia di apicoltura. I lavori della commissione proseguiranno nel pomeriggio alle 16 con lo stesso ordine del giorno.

La Sesta commissione (Sanità e politiche sociali), presieduta da Raimondo Perra (Psi), si riunirà mercoledì, alle 10,30.

All’ordine del giorno: parere sulle parti di competenza del Programma regionale di sviluppo. XV legislatura. 2014-2019; P/26  (Contratti di Formazione Specialistica per la frequenza delle Scuole di Specializzazione in discipline mediche delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università degli Studi di Cagliari e di Sassari – a.a. 2013/2014. euro 2.550.000. Capitolo SC02.1118 – U.P.B. S02.04.010); esame della proposta di legge sulle norme sui controlli sulle merci in ingresso nella Regione Sardegna; esame della proposta di legge su interventi straordinari per la promozione e la diffusione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali ed europei. I lavori, se necessario, proseguiranno nel pomeriggio.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e gli emendamenti nn. 4, 5, 7, 131, 129, 134, 135, 136, 137, 138. L’Aula ha anche approvato tre ordini del giorno: “Sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 9/2000”, “sull’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione” e “sulla Croce Rossa italiana”.

Al mattino, la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti al Disegno di legge 72/A – Giunta regionale – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul titolo e non essendoci iscritti a parlare ha messo in votazione l’emendamento n.50 col parere negativo del relatore Salvatore Demontis (Pd) e dell’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, a nome della Giunta; l’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 14 favorevoli. Successivamente l’Aula ha approvato il titolo della legge.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 31 del 1998 (Ambito di applicazione)”.

Il consigliere Mario Floris (gruppo Sardegna) ha comunicato la sua decisione di non presentare emendamenti perché, ha spiegato, «si tratta di una legge che non chiude alcun ciclo, anzi apre la strada alla ripetizione di quanto accaduto nella Regione negli ultimi 30 anni». «La sfida che abbiamo di fronte – ha sostenuto – è quella di conciliare le istanze dei dipendenti della Regione con i cambiamenti della società e non partiamo da zero, c’è stato un lungo confronto ed il lavoro di uno specifico tavolo tecnico, abbiamo quindi un quadro normativo solido su cui operare ma resta aperto il problema del rapporto fra politica e burocrazia». Il compito della politica, ha detto Floris, «è dettare obiettivi, indirizzi, controllare sul raggiungimento dei risultati per creare una Regione di eccellenze politiche e professionali, superando la errata convinzione di molti politici di essere al potere in eterno». Il nuovo modello di Regione  che dobbiamo perseguire, secondo il consigliere, «presuppone non solo la riforma dell’organizzazione della macchina amministrativa ma anche un nuovo Statuto, una nuova legge elettorale, una legge statutaria, un nuovo rapporto con Enti locali, con lo Stato e l’Europa, c’è poi l’esigenza di coordinare la riforma rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione e della nuova normativa in materia di lavoro». «Se non saremo capaci di fare questo – ha concluso – consumeremo il nostro tempo in una sarabanda che non merita di essere considerata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha sottolineato la grande attenzione sulla legge nell’opinione pubblica al di là degli addetti ai lavori, precisando però che «il provvedimento non si propone come legge sul personale della Regione ma è un primo passo importante sulla riorganizzazione della macchina burocratica che introduce alcuni concetti nuovi come il sistema regione e la stretta relazione fra esecutivo e burocrazia». «I temi del personale e del trattamento di settore – ha chiarito Deriu – sono state in questa fase accantonate perché devono confluire in un provvedimento specifico; il fatto di essere partiti da un intervento di modifica della legge 31 ha indotto molti in un equivoco,in realtà la commissione ha introdotto alcuni miglioramenti frutto di un clima di collaborazione fra maggioranza ed opposizione e del confronto aperto fra due posizioni culturali». «L’obiettivo comune – ha concluso Deriu – è quello di lavorare per ricostruire un disegno che riporti al centro la capacità dell’amministrazione di essere incisiva nella realtà sociale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definto la legge una operazione con cui si è voluto «concentrare l’attenzione sull’idea di fondo di una riforma che incide sull’organizzazione, anche se forse si è voluto accelerare troppo». «In commissione – ha poi ricordato, – si è lavorato in modo molto duro, con la maggioranza che apparentemente ha tenuto una posizione rigida anche se, nei fatti, anche l’opposizione ha potuto contribuire alla costruzione del testo». Secondo l’esponente di Forza italia, «il tema centrale nel dibattito della pubblica amministrazione è il rapporto fra politica e burocrazia e in questo si inserisce positivamente il nuovo sistema di valutazione della dirigenza, ma il quadro sanzionatorio indicato fa capire che difficilmente arriveranno risultati concreti, perché ciò che limita il dirigente è la paura di non far ricadere le proprie azioni nell’ambito dell’interesse pubblico». La vera questione, a giudizio di Tunis, «è coinvolgere le strutture apicali nella mission dell’azione politica, ed intervenire sull’elemento motivazionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce la novità rappresentata dall’introduzione del sistema regione, che «incide profondamente sia sulla mobilità che sulla valutazione della performance». La mobilità, in particolare, consentirà a parere di Demontis «una vera integrazione con Enti ed Agenzie rendendo possibile la mobilità larga, un risparmio di risorse, una migliore possibilità di scelta delle diverse figure professionali, dando vita ad una Regione regista». Il disegno di legge della Giunta, ha detto infine il consigliere del Pd, «apre la strada alla modifica della macrostruttura con la revisione legge 1 che va certamente cambiata laddove suddivide gli assessorati secondo uno schema tipico degli anni ‘90 molto rigido e superato nei fatti, ed orientata verso risultati ed obiettivi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha parlato di una «legge di organizzazione ma non ancora di una vera e propria riforma con alcune cose condivisibili, con particolare riferimento all’idea di delegificare attribuendo alla Giunta il potere di organizzare la macchina regionale per realizzare il programma di mandato». Nella realtà, tuttavia, secondo Truzzu accade molto spesso che «gli obiettivi non sono chiari a causa di contrasti fra esecutivo, maggioranza e personale e sullo sfondo resta il divario forte fra elaborazione ed attuazione delle idee, il personale non è un esercito senza forma e senza confini, deve essere ben guidato e ben diretto, coinvolto nelle azioni che si intendono fare».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «tutti si sono spesi in una legge che rappresenta una opzione organizzativa in cui si parla anche di rapporti di lavoro del personale, allargando il perimetro con un percorso singolare che inizia stranamente modificando la 31anticipando un pezzo della riforma che avrebbe richiesto un vero chiarimento delle questioni aperte nell’ottica complessiva di una riforma organica della Regione». «Una riforma – ha spiegato Solinas – che deve prevedere fra l’altro le nuove competenze della Giunta, del Presidente e la riduzione degli assessorati in linea con la riduzione dei consiglieri e delle commissioni, mentre qui si è cominciato dalla fine con il personale che dovrebbe essere in stretto rapporto con gli organi di governo». Dopo aver lamentato che una sua proposta di legge sulla stessa materia non è stata accorpata al disegno di legge in esame, Solinas ha concluso affermando che «il testo contiene alcuni spunti interessanti alcuni spunti interessanti sul sistema regione, il sistema autonomie ed il sistema di valutazione della dirigenza, ma prima andava fatta la legge statutaria e poi, a cascata, bisognava operare sull’ assetto organizzativo, così si è fatta una anticipazione che fa perdere organicità».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione e ha messo in votazione gli emendamenti. L’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 (Ambito applicazione)” è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

Sull’articolo 01 e sugli emendamenti sono intervenuti più volte Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Mario Floris (Uds), Michele Cossa (Riformatori sardi), e il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), il quale ha spiegato all’Aula che il Dl nasce dall’urgenza di intervenire verso l’omogeneizzazione del comparto Regione, poi successivamente dovranno essere risolte le grandi differenze contrattuali ed economiche all’interno del comparto.

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Inserimento dell’articolo 8 bis nella legge regionale n. 31 del 1998 (Valutazione della dirigenza)” e sugli emendamenti.

Il primo iscritto a parlare è stato Salvatore Demontis (Pd), il quale ha subito spiegato che «l’articolo 1, insieme con l’emendamento 130, è l’articolo di maggior rilievo del disegno di legge». «Stiamo proponendo l’attuazione della legge 150/2009 e prevedendo l’istituzione dell’organismo di valutazione». Per Demontis il mancato recepimento delle linee di mandato è la non coincidenza degli obiettivi tra classe politica e classe gestionale. La classe politica deve dare gli obiettivi di mandato, ha continuato, e deve valutare durante tutto l’anno il raggiungimento di tali obiettivi strategica. Questo è il compito della politica. «Ora i dirigenti verranno valutati non da organismi interni all’amministrazione ma dall’Oiv, e solo se la valutazione sarà positiva si potrà corrispondere la parte economica legata agli obiettivi raggiunti». Demontis ha anche evidenziato che  il “ciclo delle performance” stabilisce anche delle responsabilità per i risultato non raggiunti.

Per il consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, con questa riforma si stanno soltanto colmando alcuni vuoti normativi della legge 31, come la valutazione dei dirigenti, «ma sarà difficile fare tali valutazioni perché si opera in una macchina scollegata». «Credo si debba intervenire – ha proseguito Zedda – su un’armonizzazione delle valutazioni tra Regione ed enti. Non ci possono essere dirigenti di serie A e di serie B, devono raggiungere gli obiettivi ma devono essere messi nelle condizioni di farlo». Per l’esponente azzurro manca ancora molta strada per poter valutare le performance nei tempi utili e si rischia di penalizzare i dirigenti che hanno raggiunto i risultati previsti. D’accordo con la collega anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), il quale ha proposto l’inserimento di una clausola di salvaguardia per garantire i dirigenti, con l’applicazione del contratto di lavoro, nel caso in cui la valutazione non venga data nei tempi previsti. «L’articolo 1 è molto importante – ha affermato Truzzu – perché permette di equiparare i principi di valutazioni in base alla legge Brunetta, legge che, se fosse stata applicata nella sua interezza, avrebbero consentito di avere delle amministrazioni più efficienti». Sulla valutazione dei dirigenti Truzzu ha detto di essere d’accordo nel merito, ma nel metodo ha stigmatizzato ancora una volta l’utilizzo di un emendamento completamente sostitutivo, che «rende difficile lavorare e si rischiano pasticci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Stefano Tunis: «Stiamo compiendo un atto dovuto, ma ricorrere a valutazioni esterne, vuol dire che c’è una carenza nella nostra organizzazione interna, ed è un elemento di debolezza».

Per Tunis quella in esame è una riforma di destra, perché nell’utilizzo della risorsa umana si punta al raggiungimento dell’obiettivo e ha consigliato alla Giunta e alla maggioranza di accettare i suggerimenti dell’opposizione per attenuare questo aspetto destrorso della riforma.

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere su tutti gli emendamenti. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il parere favorevole soltanto per l’emendamento n. 130 e contrario per tutte le altre proposte di modifica.

L’assessore del Personale, Gianmario Demuro, ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione gli emendamenti n. 12, 73 e 152 che non sono stati approvati dall’assemblea. Si è proceduto quindi con votazione elettronica palese all’emendamento 130, sostitutivo totale dell’articolo 1 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) con parere favorevole del relatore e della Giunta. Al termine della votazione il presidente Ganau ha proclamato l’esito: presenti: 52; votanti: 51; favorevoli: 34 e contrari 17.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato decaduto l’emendamento 74 ed ha posto in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 34. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Paolo Truzzu (“FdI-Sardegna”) “favorevole” e il relatore della maggioranza Salvatore Demontis (Pd) “contrario”. L’emendamento 34 non è stato approvato (votanti: 52; favorevoli: 18; contrari: 34). Non è stato approvato neppure l’emendamento 168 (votanti: 52; favorevoli: 16; contrari: 36) mentre l’emendamento n. 72 è stato dichiarato inammissibile.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n.31 del 1998 (Istituzione strutture)” e sugli emendamenti.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato che l’articolo 2 “delegifica le procedure d’istituzione, modifica e soppressione delle direzioni generali e dei servizi, attribuendo alla Giunta il compito di definire le linee fondamentali dell’organizzazione amministrativa regionale”. Demontis ha inoltre affermato che la previsione in legge del numero massimo delle direzioni generali, 24, deriva dal fatto che non è possibile stabilirne la riduzione prima della definizione della nuova pianta organica. Il relatore della maggioranza ha quindi sottolineato piena condivisione nella norma che pone in capo al presidente della Giunta la facoltà di stabilire le direzioni regionali e non già, come è attualmente, al Consiglio regionale che procede con apposita legge.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) si è detto negativamente “sorpreso” dalla “chiusura pregiudiziale” da parte della maggioranza verso i contributi migliorativi dell’intero Consiglio e anche per quelli che arrivano «da parte di chi da oltre quarant’anni si occupa dell’amministrazione regionale». Floris ha quindi ricordato la riforma sull’organizzazione regionale presentata nella passata Legislatura per poi affermare che «le norme gentili che vengono proposte oggi hanno un nome e un cognome in ciascuno degli articoli». L’ex presidente della Giunta ha quindi criticato la scelta dell’attuale maggioranza di governo di delegare al presidente della Regione anche “il numero delle direzioni regionali” ed ha espresso contrarietà per il mantenimento di 24 direzioni, proponendone 13 («una per la presidenza e una per ciascuno degli assessorati»).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha espresso il dubbio di una sottovalutazione dell’impatto che le norme del dl 72 avranno sull’intero sistema organizzativo regionale. Cherchi ha criticato la scelta della maggioranza di «voler procedere con le deleghe ai direttori generali e ai funzionari» di compiti che, a suo giudizio, devono restare in capo all’organo politico.

L’esponente dell’opposizione ha quindi rimarcato contrarietà per le 24 direzioni regionali e invitato l’Aula a ridurne sensibilmente il numero. Oscar Cherchi ha auspicato una sospensione dell’esame dell’articolo 2 ed ha definito “un gravissimo errore” quello di «delegare la funzione politica alla parte tecnica».

Stefano Tunis (Fi) ha ribadito le critiche all’impostazione del Dl 72 ed ha insistito sul fatto che la legge sembra voler «dare vita propria alla parte amministrativa regionale». Tunis ha inoltre sottolineato le difficoltà di applicazione e la inopportunità delle disposizioni riferite al direttore generale a cui vengono attribuiti anche compiti sulla gestione delle risorse umane.

L’esponente della minoranza ha definito il comma 7 dell’articolo 2 “troppo blando” nella determinazione del vincolo tra l’indirizzo politico e la direzione generale ed ha auspicato, in proposito, una positiva valutazione dell’emendamento n. 167.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore Demuro per la replica della Giunta. Il responsabile del Personale nell’esecutivo Pigliaru ha dichiarato di rimettersi alle valutazioni del relatore di maggioranza.

Il relatore Demontis ha quindi dichiarato, su invito del presidente Ganau, il parere sugli emendamenti, esprimendo parere favorevole soltanto sull’emendamento 128 (sostitutivo parziale) primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti 13, 122 e 151 che non sono stati approvati con 32 voti contrari e 18 favorevoli.

Non approvati gli emendamenti n. 123 (18 favorevoli e 33 contrari); n. 125 (20 favorevoli e 30 contrari); n. 127 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 117 (20 favorevoli e 33 contrari); n. 119 (20 favorevoli e 33 contrari); n.121 (19 favorevoli e 34 contrari); n. 111 (18 favorevoli e 30 contrari).

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento 126 sul quale hanno formulato dichiarazione di voto i consiglieri Gianluigi Rubiu (favorevole) e Salvatore Demontis (Pd). L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 126 e l’emendamento 116.

In votazione con procedura elettronica gli emendamenti 68 e 167 non sono stati approvati (favorevoli 19 e contrari 31).

L’assemblea ha invece approvato (38 favorevoli e 13 contrari) l’emendamento 128 (parere favorevole del relatore e della Giunta) che sostituisce il punto 7 dell’articolo con la seguente dicitura: “I servizi sono istituiti, modificati o soppressi con decreto dell’assessore competente per materia, su proposta del direttore generale sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale ai sensi del comma 6”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 32 favorevoli e 19 contrari. Non approvati gli emendamenti aggiuntivi n.124 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 118 e n. 120.

Il presidente del Consiglio, ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 3 “Inserimento dell’articolo 13 bis della legge regionale 31 del 1998 (Comitato di coordinamento delle direzioni generali)” e sugli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il nuovo organismo previsto dal dl 72 «un parlamentino dei direttori generali, luogo in cui la nuova classe dominante si ritrova col presidente della Regione per decidere le priorità della Regione». Su questo, ha auspicato, «serve un meditato passo indietro; non si capisce che fine farebbero nel parlamentino le sintesi politiche raggiunte faticosamente nella maggioranza».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato la scelta di dare vita ad un organismo in cui vengono concentrate decisioni e competenze operative e strategiche. Ricordando un episodio della sua esperienza assessoriale, Cherchi ha raccontato di una riunione in cui, per accelerare le procedure interne relative alle autorizzazioni per impianti di energie rinnovabili, si organizzò una grande riunione con tutti i direttori generali, dove tutti si misero a disposizione per dare una mano autorizzando anche trasferimenti di personale. «Naturalmente – ha concluso – non venne trasferito nessuno, questo per dire il parlamentino che viene immaginato non serve a niente, anche perché il presidente convoca i direttori generale quando vuole».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che è sbagliato parlare di parlamentino, «è un organismo di coordinamento e non c’è cessione di poteri, si parla degli obiettivi trasversali ed interassessoriali sui quali gli stessi dirigenti saranno valutati, si stabilisce chi fa cosa e a quale valutazione sarà sottoposto». «Si sta parlando – ha precisato – degli obiettivi più importanti per una amministrazione, proprio che non vengono mai raggiunti e non si capisce mai di chi sia la responsabilità».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua posizione contraria alle legge, che pure contiene alcune parti positive. Quest’articolo, ha affermato, «senza sulla togliere alla dirigenza non fa altro che codificare una cosa che può essere gestita in via amministrativa, con una delibera o un atto di indirizzo». «Se invece lo si vuole scrivere in una legge – ha avvertito – ho il dubbio che dietro ci sia una ragione nascosta, perché chi ha ricevuto un potere difficilmente lo restituisce, stiamo approvando ennesima norma rigida che non serve a niente».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato che il provvedimento «dimostra tutti i rischi di una riforma che va per la sua strada trascurando il quadro di insieme; c’è già un passaggio della legge 1, in vigore, che attribuisce al Presidente l’unità di indirizzo politico della Giunta». «In altre parole –ha detto ancora Solinas – è sbagliato procedere a pezzi, ci saranno nell’ordinamento regionale due norme che dicono cose diametralmente opposte e la maggioranza non dovrebbe avere il timore di prendersi un po’ di tempo per migliorare il testo».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau si è detto convinto che «il comitato va incontro ad una esigenza molto sentita coordinando la macchina amministrativa su obiettivi trasversali, quadro che si rafforza con altri articoli contenuti nella legge, fermo restando che la guida della Regione rimane all’organo politico».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ironicamente corretto i colleghi Tunis e Cherchi sostenendo che, in realtà, «le ragioni di questa norma risiedono nella necessità di rispondere all’inadeguatezza della Giunta ed alla incapacità di alcuni assessori, serve in altre parole a supplire all’inadeguatezze dell’organo politico e a rafforzare la Giunta che ora riceve indirizzi e lavoro su una strada tracciata da altri,  segno di debolezza fisiologica».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, intervenendo a nome della Giunta per la replica, ha tenuto a precisare che «l’indirizzo politico resta in capo all’organo di governo come previsto dall’art. 97 della Costituzione; il comitato di coordinamento è invece un intervento di tipo organizzativo incaricato di svolgere compiti operativi, uno strumento di maggiore collaborazione per affrontare questioni che non sono più settoriali ma devono essere inquadrate in un’ottica sistematica, proprio per garantire la migliore attuazione dei propri programmi politici».

Dopo aver acquisiti i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti, entrambi contrari, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 182, approvato, e quelli n. 14, 153 e 132, respinti. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 3.

E’ quindi incominciata la discussione generale dell’art. 3/bis “Modifiche dell’articolo 14 della legge regionale 31 del 1989 (Posizioni dirigenziali di staff e ispettive)” e degli emendamenti.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha precisato che si tratta della definizione del contingente numerico dei cosiddetti “dirigenti ispettivi”, contingente che sarà rideterminato dal presidente della Giunta, di cui non si prevede aumento.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che occorre invece puntare alla riduzione di questo contingente ai minimi termini, per mettere a regime professionalità non sfruttate nel modo adeguato.

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n.15 ed approvato il testo dell’articolo.

Al termine dello scrutinio il presidente ha avviato la discussione sull’art 4.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il provvedimento «uno sforzo ingegneristico in cui si immagina un modo di contingentare il personale da qui a tre anni lavorando poi con obiettivi annuali; serve invece maggiore elasticità nella gestione delle risorse umane».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che «si parla del programma triennale di fabbisogno del personale ma ha ovviamente una valenza annuale, è una procedura già in vigore nel sistema delle autonomie».

Non essendoci altri scritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri sugli emendamenti del relatore e della Giunta, entrambi negativi, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti presentati: l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 16, 112, 154, 113 e 114.

Sul n.115 il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «si tratta di rendere giustizia ai lavoratori dell’Ente Foreste che da anni svolgono mansioni superiori; prima dei concorsi e del riordino degli organici sarebbe opportuno un corso-concorso aperto ai dipendenti».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che, in base agli accordi di maggioranza, «si è scelto di non introdurre nella legge contenuti che riguardano il personale, al quale si penserà dopo con un provvedimento specifico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito la fondatezza scelta della maggioranza, anche perché occorre una riflessione molto attenta su una problematica giuridicamente molto complessa, anche per ciò che concerne la spesa.

L’emendamento 115, sottoposto al voto dell’Assemblea, è stato respinto.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 5.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’Articolo 5 “Inserimento dell’articolo 15 bis (Variazione dei contingenti organici delle direzioni generali)” e sugli emendamenti. Dopo il parere del relatore e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in votazione testo dell’articolo che è stato approvato.

Sull’emendamento 8, bocciato dopo essere stato ritirato dal proponente Emilio Usula (Soberania e Indipendenzia) e fatto proprio dall’opposizione, c’è stata una lunga discussione. Il testo prevedeva di risolvere il problema del transito dalla categoria A alla categoria B per quei dipendenti che per anni hanno svolto mansioni superiori. Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti della maggioranza: il proponente dell’emendamento Emilio Usula (capogruppo Soberania e Indipendentzia), Pietro Cocco (capogruppo Pd), Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera), Daniele Cocco (capogruppo Sel), Roberto Desini (capogruppo Cd), Anna Maria Busia (Cd), Franco Sabatini (Pd) e Salvatore Demontis (Pd).

Gli esponenti della maggioranza, prima di tutti il proponente dell’emendamento, Emilio Usula, hanno spiegato di aver ritirato l’emendamento per evitare interventi spot sul personale, visto la Giunta ha l’obiettivo di presentare entro sei mesi un disegno di legge organico in materia di personale. La maggioranza ha annunciato un ordine del giorno che impegnerà l’esecutivo a rispettare il termine di sei mesi.

Per la minoranza sono intervenuti, Pietro Pittalis (capogruppo FI), che ha fatto suo l’emendamento ritirato dalla maggioranza, Stefano Tunis (FI), Oscar Cherchi (FI), Michele Cossa (Riformatori sardi), Alessandra Zedda (FI), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gianluigi Ribiu (capogruppo Udc), Christian Solinas (capogruppo Psd’Az), Mario Floris (Uds). Tutti hanno affermato che l’approvazione dell’emendamento era necessaria e urgente perché sarebbe andata a risolvere un caso noto da tempo di ingiustizia e che non c’era alcun bisogno di rinviare ancora a una futura legge organica sul personale. L’opposizione ha evidenziato che ci sono tante persone che aspettano da anni la risoluzione del problema. (eln)

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.69.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato il suo voto favorevole «perché -ha spiegato – si tratta di assicurare il transito di un contingente di lavoratori, composto da vincitori di concorso, dalla categoria C alla categoria D». Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto dall’Aula che, subito dopo, ha respinto anche l’emendamento n. 158.

Successivamente, il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo e sospeso la seduta; i lavori sono ripresi nel pomeriggio, sempre sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti all’art.6 del Dl 72/A – Giunta regionale –- Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che l’Arpas ha presentato le mappe bio-climatiche della Sardegna, disegnando attraverso i fenomeni eco ambientali la Sardegna del futuro, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad intervenire presso la Giunta per garantire che tutti i consiglieri regionali abbiano a disposizione quel documento

Il presidente ha assicurato il suo intervento ed ha comunicato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, che al termine dell’esame del DL 72 sarà esaminato un ordine del giorno in materia di contributi alle associazioni sportive non professionistiche.

Successivamente ha avviato la discussione sull’art.6 e, non essendoci iscritti a parlare, ha acquisito i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti; entrambi hanno espresso parere contrario tranne per il n. 36 per cui si invita il proponente al ritiro.

Subito dopo l’Aula ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed approvato il testo dell’art.6.

Sull’emendamento n.36 il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha annunciato il suo voto favorevole «perché la definizione di un sistema-Regione appare lo strumento migliore per agevolare i processi di mobilità interna». Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che la proposta di ritiro nasceva proprio dalla considerazione che «il sistema-Regione è espressamente previsto dal disegno di legge in esame».

Messo in votazione, l’emendamento n. 36 è stato respinto.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato la discussione dell’art.6/bis e, non essendoci iscritti a parlare, ha messo in votazione il testo dell’articolo, che è stato approvato.

Al termine di questa votazione, il presidente ha avviato la discussione dell’art.7 e, non essendoci iscritti a parlare, ha invitato il relatore e la Giunta ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti presentati. Entrambi hanno espresso parere negativo, fatta eccezione per il n. 131 ed il n. 129. L’Aula ha quindi proceduto alla votazione, respingendo gli emendamenti nn. 20, 81,149 e 169 approvando invece gli emendamenti n. 131 (Compiti del dirigente assegnato a studi e ricerche, Unità di progetto) e 129 (Equiparazione del trattamento economico dei coordinatori delle Unità di progetto, finalizzato al conseguimento degli obiettivi, al contratto di lavoro dell’area dirigenziale), quest’ultimo a scrutinio segreto con 30 voti favorevoli e 20 contrari.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.8 con la discussione generale dell’articolo e degli emendamenti.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha manifestato la sua meraviglia perché l’articolo «è l’unica norma sul Corpo Forestale mentre è opportuno che eventuali modifiche siano inserite nell’apposita legge di riforma; del resto stamattina la stessa maggioranza aveva detto che non dovevano esserci norme sul personale». «Siamo davanti ad una follia – ha protestato Oppi – non è mai successo che un dirigente della Regione andasse al vertice del corpo: se uno non ci ha mai lavorato non sa nemmeno di cosa si occupa, soprattutto per ciò che concerne il settore investigativo che opera per delega della magistratura». La vera svolta, ha continuato il consigliere, «sarebbe quella di portare il corpo sotto la competenza dello Stato, visto che è l’unico autonomo nel panorama regionale e costa alla Sardegna 30 milioni l’anno». «Quella che state facendo è una marchetta chiara e lo vedremo subito», ha concluso Oppi rivolto alla maggioranza annunciando con forza il suo voto contrario.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha iniziato il suo intervento dichiarando che il consigliere Oppi ha usato il termine migliore: «E’ una norma aberrante secondo la quale un dirigente esterno potrebbe ricoprire un ruolo in cui è previsto il requisito di ufficiale di polizia giudiziaria, compito delicatissimo riservato a figure altamente specializzate». E’impensabile, ha concluso Crisponi, «che anche che il miglior dirigente della Regione, in forza di una legge, possa ricoprire quella funzione al vertice di un esercito di 1400 uomini, è un percorso con fotografia, un articolo sbagliatissimo».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso le osservazioni contenute negli interventi precedenti, ricordando fra l’altro che «il ministro della Funzione pubblica Madia ha presentato un disegno di legge che va verso la riunificazione corpi di polizia per cui, in questo nuovo contesto, sarebbe davvero auspicabile riportare in capo allo Stato la competenza del corpo forestale». In ogni caso, ha proseguito, «è chiaro che nessuno, sia pure con grandi capacità, può avere conoscenze e competenze adatte in un contesto così speciale». Per quanto riguarda il nuovo regime che il testo prevede per le figure dirigenziali, secondo Zedda la strada maestra sarebbe quella di una progressiva diminuzione, fermo restando che «occorre prestare attenzione a quelle figure professionali dei cosiddetti facenti funzioni che, in molti casi, hanno sopperito a situazioni complesse mandando avanti l’attività dell’amministrazione regionale in tanti settori».

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha illustrato i contenuti dell’articolo 8 “modifiche all’articolo 28 della legge regionale 31 del 1998 (Attribuzioni delle funzioni dirigenziali)” sottolineando il fatto che la norma va nel segno della semplificazione e della continuità amministrativa con la possibilità di designazione dei dirigenti. Demontis ha evidenziato inoltre come oggi la figura del direttore generale sia da considerarsi alla stregua di un manager e quindi non è più necessario rivolgersi ad un esperto. Il riferimento vale, a giudizio del relatore indicato dalla commissione, per la disposizione contenuta nell’articolo 8 a proposito della possibilità di attribuire l’incarico di direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ai dirigenti dell’amministrazione regionale in possesso di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza del Corpo forestale.

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato le misure di contenimento della spesa pubblica derivanti dalle disposizioni dell’articolo 8, in particolare per quanto attiene il divieto per gli enti e le agenzie regionali di compensi ai ruoli apicali superiori a quelli attribuiti ai direttori generali dell’amministrazione regionale. «Inoltre – ha spiegato Demontis – è previsto l’indirizzo per enti e agenzie ad istituire una sola posizione dirigenziale che deve svolgere anche le funzioni di direttore di servizio». A giudizio del consigliere del Pd va inoltre rimarcata la possibilità di revoca degli apicali al momento dell’insediamento della Giunta regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’articolo 8 “il banco di prova per la maggioranza per dimostrare la sua credibilità in ordine all’inserimento nel Dl 72 di norme che riguardano il personale”. A giudizio del capogruppo della minoranza, infatti, la maggioranza contraddice se stessa e al punto d) dell’articolo 8 ha inserito proprio norme che riguardano il personale e che – stando alle dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra – dovrebbero essere oggetto di un apposita legge. «Se passano i contenuti dell’articolo 8 – ha incalzato Pittalis – allora non ci sono giustificazioni perché non possano essere approvati gli emendamenti riguardanti il personale dell’Ente foreste».

L’esponente del centrodestra ha quindi definito “un’operazione spericolata” la volontà della maggioranza di “assoggettare” il Corpo Forestale alla volontà politica invece che alla magistratura per quanto attiene i compiti che il corpo regionale svolge al servizio delle Procure. «Con l’articolo 8 – ha ammonito Pietro Pittalis – create i presupposti per la nomina di qualche dirigente regionale che avete già individuato ed in più puntate al controllo delle attività investigative del Corpo Forestale».

Pietro Pittalis ha concluso invitando il Consiglio a cassare l’articolo 8 del Dl 72.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha rinunciato all’intervento ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere agli emendamenti presentati all’articolo 8.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole agli emendamenti 134 e 137 e contrario per tutti gli altri. L’assessore Demuro ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore. Si è proceduto dunque con la votazione dell’emendamento 21 che non è stato approvato (17 favorevoli e 29 contrari) mentre con 30 voti a favori e 17 contrari è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 134 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) in materia di attribuzione temporanea di funzioni, che sostituisce gli articoli 4 bis, 4 ter, 4 quater, 4 quinquiens della lettera d) dell’articolo 8 del Dl 72.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti gli emendamenti nn. 164, 39 e 38 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 8 che è stato approvato dall’Aula con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 105 che è non è stato approvato (17 favorevoli e 35 contrari) mentre è stato approvato con 34 favorevoli e 18 contrari, l’emendamento aggiuntivo n. 137 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 8 dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che così recita: “Le disposizioni legislative o contrattuali che riconoscono un trattamento economico parametrato alla retribuzione di posizione prevista per le funzioni di dirigente con compiti di studio, ricerca e consulenza sono da intendersi riferite alla misura attualmente prevista dal contratto collettivo per la suddetta posizione”.

Il presidente ha aperto quindi la discussione sull’articolo 9 “Modifiche all’articolo 30 della legge regionale 31 del 1998 (Sostituzione dei direttori generali e dei direttori di servizio)” e agli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha invitato il relatore a formulare il pare sugli emendamenti presentati. Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 9 (nn. 27, 95, 96 e 104) e la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore. Con medesimo risultato (18 favorevoli e 34 contrari) non sono stati approvati gli emendamenti n. 27, 95, 96 e 104.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo 9 che è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contrari.

Il presidente Ganau ha dichiarato soppresso l’articolo 10 ed ha aperto al discussione dell’articolo 11 “Modifiche all’articolo 33 bis della legge regionale 31 del 1998 (Conferimento di funzioni dirigenziali presso altre amministrazioni)” e degli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare, il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato parere contrario per l’unico emendamento presentato il n. 29. Parere conforme a quello del relatore è stato espresso dalla Giunta con l’assessore Demuro.

Verificato che l’unico emendamento presentato (il n. 29) è “soppressivo totale”, il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 11 nella formulazione originaria del Dl 72. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 11e il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 12 “Sostituzione dell’articolo 39 della legge regionale 31 del 1998 (Variazione provvisoria delle dotazioni organiche, mobilità nel sistema Regione)” e degli emendamenti presentati. Non essendoci iscritti a paralare, il relatore Demontis ha espresso il parere sugli emendamenti, formulandolo positivo solo per gli emendamenti nn. 136, 5 e 4; contrario per tutti gli altri. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore. L’Aula non approvato gli emendamenti nn. 30 e 83; il n. 160 mentre ha approvato l’emendamento soppressivo parziale n. 136 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che sopprime all’articolo 12, comma 1 il punto 1. Nelle successive votazioni non sono state approvati gli emendamenti nn. 98 e 107; i nn. 87 e 109.

Il presidente Ganau, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 136 ha dichiarato decaduti gli emendamenti n. 166, 84, 86 e 108. Non approvato, invece, l’emendamento 82. Approvato, invece, l’emendamento sostitutivo parziale n. 5 (primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, Pd) che così riformula il punto 3 del comma 1 dell’articolo 12: “L’assessore competente in materia di bilancio è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni compensative, anche fra diverse unità di voto del bilancio di previsione della Regione, ivi comprese quelle relative ai contributi di funzionamento di enti, agenzie e istituti, nei limiti delle spese per il personale conseguenti ai trasferimenti disposti in attuazione del presente articolo”.

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero articolo 12 che è stato approvato ed ha proceduto con le votazioni degli emendamenti aggiuntivi. L’Aula ha approvato l’emendamento aggiuntivo n. 4 (primo firmatario il consigliere di Sel, Agus) che così recita: “Nel punto 2 del comma 1 dell’articolo 12 dopo la parola – complessiva – sono inserite le seguenti: – del sistema regionale -“.  Non approvati, invece, gli emendamenti 85, 40, 88 e 110, 51.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 13 “Sostituzione dell’articolo 40 della legge regionale 31 del 1998 (Trasferimenti, assegnazioni e comandi, mobilità tra il sistema Regione e altre pubbliche amministrazioni)” e degli emendamenti presentati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha segnalato all’Aula l’emendamento n. 52 ed il presidente Ganau ha fatto presente che sarà discusso nel corso dell’esame dell’articolo 15 bis. Il capogruppo del Psd’Az. Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento di cui è presentatore, il n. 58.

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis, ha espresso il parere favorevole solo per l’emendamento 138 e contrario per tutti gli altri emendamenti presentati. La Giunta ha dichiarato parare conforme a quello del relatore.

L’Aula con votazioni consecutive non ha approvato gli emendamenti: 31, 89, 99; 90 e 100; 91 e 101; 92 e 102. Il presidente Ganau ha dichiarato inammissibili i due emendamenti 93 e 103 e l’Aula ha approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 138 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 13, comma 1, sostituisce il punto 3 con la seguente dicitura: “I comandi di cui ai commi 1 e 2 sono attivati secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentiti i dipendenti interessati, con provvedimento del direttore competente in materia di personale in ciascuna amministrazione del sistema Regione”.

Il Consiglio ha quindi approvato l’intero articolo 13 e si è passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento 57, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore, mentre il consigliere Demontis ha ribadito il voto contrario. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 57 e si è proceduto con le dichiarazioni di voto sull’emendamento 41, formulate dal consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna): favorevole; e dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: favorevole. Il Consiglio non ha approvato l’emendamento n. 41 e con votazione a scrutinio elettronico (16 favorevoli e 34 contrari) non ha approvato l’emendamento 58.

Il presidente del Consiglio ha aperto la discussione sull’articolo 13 bis “Inserimento dell’articolo 40 bis della legge regionale 31 del 1998” e sugli emendamenti. Preso atto del ritiro dell’unico emendamento presentato all’articolo 13 bis, il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 14 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 32 del 1988 sulla composizione degli uffici di gabinetto” e sugli emendamenti. Il primo consigliere a intervenire è stato Stefano Tunis (FI), il quale ha chiesto all’Aula un chiarimento su quale funzione debbano avere gli Uffici di gabinetto. Tunis ha ricordato che in Commissione è stata respinta all’unanimità la possibilità, prevista nel testo della Giunta, di aumentare i consulenti dell’Ufficio di gabinetto del presidente della Regione da due a tre. «Non vorrei che nel corso del dibattito, attraverso qualche emendamento, si riaprisse la porta all’aumento dei consulenti». Immediata la risposta del consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha spiegato che il voto negativo in Commissione è stato dovuto a un difetto di comunicazione tra Giunta e Commissione. L’Esecutivo, ha spiegato Demontis, ha comunicato che il terzo consulente andrà all’ufficio di Roma, visto che il Servizio di Roma verrà soppresso. Quindi, per Demontis, non solo non c’è un aggravio di spese ma c’è un risparmio.

Ha dichiarato il voto a favore dell’articolo il consigliere Roberto Deriu (Pd), ma con riserva. L’esponente della maggioranza ha affermato che è fondamentale per l’attività del presidente della Regione che quest’ultimo possa scegliere il proprio staff. Devono essere in primo luogo  persone godono della fiducia del presidente, figure duttili e con competenze specifiche. «Dobbiamo riuscire a disegnare attorno al vertice politico un ufficio che lo aiuti a governare, a conoscere e a comandare». E ha concluso: «Il presidente si deve scegliere le persone che lo possano aiutarlo meglio a governare». D’accordo anche Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) perché il presidente e gli assessori devono avere «una struttura di supporto quanto più qualificata possibile». Dedoni si è detto contrario al continuo utilizzo del comando, mentre è favorevole alla mobilità.

Il presidente ha dato poi la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Non so se la maggioranza si sia resa conto di cosa stia approvando con l’articolo 14. Abbiamo un testo presentato dalla Giunta regionale che prevede tre consulenti, un testo esitato dalla Commissione che riporta a due i consulenti e tra gli emendamenti ce n’è uno che ripristina le tre unità. È un modo schizofrenico di agire». Pittalis ha dato ragione all’on. Deriu sul fatto che gli assessori e il presidente della Regione devono potersi scegliere lo staff e ha ricordato che  il punto 3 dell’articolo 14 dice che il personale dell’Ufficio di gabinetto è scelto tra i dipendenti del sistema Regione e che gli Uffici di gabinetto attuali, se passasse la norma, dovranno essere modificati.

In risposta al capogruppo Pittalis è intervenuto l’assessore Demuro, il quale ha rassicurato l’esponente dell’opposizione sul fatto che resta in vigore il comma 4 dell’articolo 27 della Legge regionale n. 32 del 26 agosto del 1998. Il comma prevede che “Il Capo di Gabinetto, il segretario particolare ed i consulenti che devono essere dotati di alta e specifica professionalità, possono essere scelti fra i funzionari in servizio presso altre amministrazioni pubbliche, da comandarsi presso l’Amministrazione regionale, o anche fra estranei all’Amministrazione regionale”.

Il presidente Ganau ha messo, quindi, in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 135 (Pietro Cocco e più) che porta i consulenti del presidente della Regione da due a tre. L’emendamento è stato approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari. L’Aula ha poi approvato anche il testo dell’articolo 14.

Sull’emendamento 42 uguale al 173, che è stato bocciato, che prevedeva l’istituzione della vice dirigenza sono intervenuti Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Alessandra Zedda (FI), presentatori del testo. Gli esponenti della minoranza hanno messo in evidenza l’importanza di questa nuova figura di supporto al dirigente, che renderebbe più efficiente l’amministrazione e più responsabilizzato il personale. La vice dirigenza, ha spiegato Zedda, esiste già a livello nazionale.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.15.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere su emendamenti, contrario tranne che per il n. 156 (Attività delle conferenze e servizio di Roma)

Non essendoci iscritti a parlare l’Aula ha respinto il n.24 ed ha approvato il testo dell’articolo 15. Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 47, 165, e 52.

Sull’emendamento n.53 il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sottolineato che «si intende rendere giustizia a quanto hanno avuto un inquadramento dirigenziale dopo aver vinto un concorso, senza però veder riconosciuto il livello retributivo». L’emendamento è stato poi respinto, con 17 voti favorevoli e 32 contrari. A seguire sono stati respinti anche gli emendamenti n.140, 141, 142, 143, 144, 145 e 146.

Sull’emendamento n.156 il primo firmatario Anna Maria Busia (Sardegna Vera-Cd) ha annunciato il ritiro, precisando che «ci sono state date rassicurazioni che si interverrà sul punto con un atto amministrativo della Giunta ma è importante che se ne sia parlato». Gli uffici di Roma, ha ricordato, «sono di proprietà del Banco di Sardegna e costano circa 250.000 l’anno; è opportuno, nel quadro del contenimento delle spese, ridimensionare questa struttura anche perché i suoi compiti possono essere svolti utilmente dalla conferenza Stato-Regioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha comunicato di voler fare suo l’emendamento, riservandosi poi di decidere sul ritiro. «Siamo davanti – ha detto – ad una contraddizione incredibile, prima si aumentano i consulenti del presidente, poi si parla contenimento di spese: al contrario, penso che l’ufficio vada potenziato e rinforzato, perché in questi mesi è emerso che il ruolo della Regione deve contare soprattutto a Roma, nel rapporto con lo Stato». Pittalis ha infine annunciato il ritiro dell’emendamento, auspicando che si trovi il modo per affrontare la questione sotto ogni aspetto».

Sull’emendamento n. 43 il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha espresso parere favorevole, perché «si prevede il recupero di una norma nazionale che assegna una riserva del 50% di posti nei concorsi pubblici al personale dipendente; questo non significa che si vincono i concorsi in modo surretizio ma la precedenza scatta solo se vince, sarebbe il riconoscimento di giuste aspirazioni per chi è entrato nell’amministrazione magari con un livello inferiore».

Messo in votazione, l’emendamento n.43 è stato respinto insieme al n. 170.

Il presidente Ganau ha quindi avviato la discussione dell’art. 15/bis e degli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «questa riforma, alla fine, è diventata il “cavallo di Troia” per arrivare al commissariamento delle Province, per il desiderio irrefrenabile di commissariare qualunque cosa». Dopo aver chiesto ai commissari di verificare tutto si comunica la loro sostituzione, un fatto su cui, secondo Tunis, «c’è persino poca letteratura giuridica; chiederemo ai nuovi se tutto va bene ma sarà dura sostenerlo davanti all’opinione pubblica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha evidenziato che «dopo le  invettive sulla precedente amministrazione ora si chiude il cerchio: resterà solo qualche commissariato di polizia da commissariare». Dopo aver ripercorso l’iter di abolizione delle Province, Cossa ha affermato che ci si trova di fronte «ad una norma brutale che dà ai commissari un termine di 15 giorni per fare non si sa bene che facendo scattare poi la sostituzione o la conferma degli stessi commissari; è una norma che non sta in piedi, sarebbe stato molto più ragionevole indicare un termine vero che darebbe un senso ad una vera riforma delle autonomie locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che in poco tempo si è passati «dalla competenza al potere per evitare pasticci e migliorare la qualità dell’amministrazione, consolidata anche oggi dai continui richiami a leggi organiche, ad una pura follia giuridica». E’vero, ha riconosciuto, «che chi vince ha il diritto di governare, però commissariare i commissari è davvero troppo, questa legge è diventata lo strumento per commissariare i commissari sgraditi senza nemmeno salvare le apparenze, l’ennesima porcata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), riprendendo la metafora del cavallo di Troia, ha affermato che in realtà manca il cavallo, mentre è vero che prima c’era Ponzio Pilato come ha detto il consigliere Cossa; «qui si vuole sostituire le gestioni provvisorie mettendo ordine in una situazione giuridica mostruosa e non si può accusare noi di sostituire i commissari se queste figure le avete inventate voi con i vostri podestà, noi stiamo ricostruendo un tessuto istituzionale profondamente lesionato».

Non essendoci altri iscritti a parlare, relatore e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti, sempre negativo tranne che per il n. 133 “commissari per le gestioni provvisorie delle Province e modifica dell’articolo 4 della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13”.

L’Aula ha quindi respinto gli emendamenti n.44 e 54.

Sull’emendamento n.133 il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «per l’ennesima volta si cambia del tutto un articolo e, nel merito, occorre precisare il riferimento ai requisiti dei commissaria, che dovrebbero essere almeno dirigenti enti locali o ex segretari comunali, in coerenza con norme nazionali che vietano incarichi a pensionati».

Il presidente Ganau ha precisato che la legge richiede che i dirigenti in pensione prestino la loro opera per non più di un anno ed a titolo gratuito.

L’emendamento 133 è stato poi approvato con 33 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è stato approvato il testo dell’articolo e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti n.163 (a scrutinio segreto, 22 favorevoli e 28 contrari) e n. 66.

Al termine di quest’ultima votazione è iniziata la discussione dell’art.15/ter.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha dichiarato di trovarsi «in grossa difficoltà nel dover esprimere un voto favorevole a questo articolo perché, se stralciamo le questioni del personale bisogna poi avere un trattamento uniforme e rispettare l’orientamento comune dei capigruppo». «Le mie remore sono intellettuali – ha chiarito Manca – ma anche dal punto di vista formale ho grossi dubbi; c’è un aumento di spesa nascosto, si sta derogando alla durata degli incarichi che non possono avere durata superiore ad un anno». Dopo aver aggiunto che «non si possono fare figli e figliastri», Manca ha annunciato che non parteciperà alla votazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che «nella maggioranza qualcuno si rende conto di quanto sta succedendo, prima ha detto di voler procedere con una legge organica, poi si è arrivati a questo capolavoro di fantasia, con stabilizzazioni mascherate e personale trattato perfino meglio di quello in ruolo». «Da una parte – ha riconosciuto Truzzu – si vuole ovviare ad un problema ma di questi problemi ce ne sono a centinaia; se si apre questa porta generazioni di giovani sardi non avranno nemmeno la possibilità di provare a fare un concorso».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha dichiarato che la posizione di Manca evidenzia una obiezione vera, anche se «sulla questione specifica va precisato che non è una stabilizzazione né una eccezione alle deroghe; c’è un gruppo di ragazzi che regge di fatto l’assessorato dell’Urbanistica, un gruppo che non potrebbe più lavorare mancando tutti gli obiettivi della Regione». Resta comunque, ha concluso Arbau, «l’impegno previsto nell’ordine del giorno ad intervenire sul personale in modo organico, in modo che tutti abbiano risposte».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che si è parlato più volte del problema, anche in fase di assestamento. «La realtà dell’assessorato dell’Urbanistica – ha continuato – è che quel gruppo di lavoro fornisce assistenza ai Comuni per i Puc, alla Regione per la legge edilizia e urbanistica, alla nuova stesura del Ppr». Solinas ha poi negato che si tratti di una stabilizzazione: «Si conclude un percorso con cui si possono dare risposte alla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ammesso che «si sta parlando di professionalità di alto livello che sono necessarie, tuttavia resta il problema del metodo perché i trattamenti diversi ci sono eccome». «Se l’amministrazione regionale ha problemi – ha affermato – vanno risolti tutti al di là della volontà della maggioranza, avremo creato meno errori e creato meno aspettative mentre si poteva e si doveva fare molto meglio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto «che non può passare inosservato l’atteggiamento a corrente alternata della maggioranza e Manca ha fatto bene ad evidenziarlo: quella del personale regionale dipendente o precario è un problema che non può essere trattato usando due pesi e due misure». «Non sono in discussione – ha proseguito – ruolo, funzione ed utilità del gruppo di lavoro, ma il metodo è censurabile, qui ci sono 840.000 euro per alcuni e niente per altri, a cominciare dai lavoratori dell’Ente foreste che hanno gli stessi diritti».

Al termine della discussione, relatore e Giunta hanno espresso parere contrario sull’unico emendamento presentato, il n. 45.

Il primo firmatario dell’emendamento Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha tenuto a precisare che «non è in discussione la qualità persone, il loro ruolo ed i loro e compiti: non si parla dei singoli ma del metodo e se sarà sempre questo non risolveremo mai nulla».

L’emendamento è stato respinto dall’Aula e, successivamente, è stato approvato il testo dell’art.15/ter con 31 voti a favore, 3 contrari e 14 astenuti.

Sull’articolo 15 quater (piano per il superamento del precariato) e sull’emendamento 159 sull’ente foreste (bocciato),  sono intervenuti, anche più volte, i consiglieri Peru (Forza Italia Sardegna), Antonio Solinas ( Pd), Demontis (Pd), Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel), Arbau (Sardegna Vera), Dedoni (Riformatori sardi), Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente sulla situazione dell’ente foreste.

In rapida successione sono stati approvati gli articoli 15 quater, il 16, il 16 bis, il 16 ter, il 16 quater e il 16 quinquies.

Sull’articolo 16  sexies, e sugli emendamenti presentati, sono intervenuti: Cristian Solinas (Psd’az), Paolo Truzzu (Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori sardi). L’articolo è stato approvato.

Sull’emendamento 157, presentato dalla consigliera Busia e fatto proprio da Pietro Pittalis sono intervenuti, oltre al capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Cocco (Pd). L’emendamento è stato bocciato.

Sull’articolo 17 e sugli emendamenti sono intervenuti Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Salvatore Demontis (Pd), Approvato il testo dell’articolo e l’emendamento 7 (Busia e più) che aggiunge un articolo che prevede l’entrata in vigore della legge nel giorno della pubblicazione sul Buras.

L’aula ha approvato anche tre ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito dall’articolo 12 della legge regionale 9/2006.

Questo odg impegna la giunta regionale ad adottare entro 120 giorni dall’approvazione dell’ordine del giorno, con propria deliberazione, su proposta dell’assessore degli affari generali, previo parere della commissione competente, le linee guida per l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 9/2006, in armonia con i principi che regolano il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e nel rispetto delle norme sull’ordinamento degli enti locali.

Il secondo ordine del giorno approvato (Arbau e più) riguarda l’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione. In particolare questo documento impegna la giunta regionale a predisporre, entro sei mesi, un apposito disegno di legge sul personale che affronti e risolva le questioni solevate in materia di personale durante la discussione sul DL n. 72. L’esecutivo, inoltre deve garantire, nell’applicazione del DL 72, la prosecuzione di importanti funzioni, assicurando la continuità lavorativa del personale precario coinvolto. La Giunta è stata anche impegnata a emanare direttive precise all’Ente foreste per attivare immediatamente la procedura ad evidenza pubblica che risolva alla radice, ed in tempi rapidi, la questione attinente alle assegnazioni temporanee di mansioni superiori. Il terzo ordine del giorno approvato, che è stato illustrato da Alessandra Zedda) riguarda la Croce Rossa italiana che sarà posta in liquidazione dal primo gennaio 2015. L’ordine del giorno impegna il presidente della Regione a porre in essere tutte le azioni necessarie anche per rispettare il profilo pubblico dell’ente e per salvare i livelli occupativi inserendo i militari della Sardegna in una lista di esaurimento per essere destinati alla protezione civile o ad un coinvolgimento per il servizio del 118.

Per dichiarazione di voto sul DL 72 sono intervenuti: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha espresso voto contrario perché non si sono applicati criteri uguali per tutti. Michele Cossa (Riformatori Sardi) ha parlato di legge negativa perché inquinata da norme intruse. Agus ha espresso, invece, voto a favore. Si tratta di una legge importante che apre un processo di riforma ed è un primo tassello di un puzzle complicato. Pietro Cocco (Pd) ha espresso un parere favorevole sulla legge e ha detto che la riorganizzazione della Regione è un tema che si è affrontato da tempo, ma nessuno ha mai risolto il problema. Noi abbiamo fatto un primo passo. Questa legge è l’inizio di un percorso. Per Arbau (Sardegna Vera) si tratta di una buona legge. E’ stata l’ennesima prova per questa maggioranza superata con intelligenza. Ma questa tecnica legislativa di stravolgere l’attività fatta in commissione in Consiglio, non funziona più. Il DL 72 è stato approvato (votanti 46, sì 32, no 14). 

Pl 141 (Pietro Cocco e più) “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”

Il presidente Ganau ha annunciato quindi la presentazione per la discussione in Consiglio con la procedura d’urgenza di cui all’articolo 102 del regolamento, della Pl 141, siglata da tutti i capigruppo, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), dal titolo: “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha chiesto la sospensione dell’esame del Dl 141 e il rinvio del testo in commissione, definendo la proposta “invotabile”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere l’invito del collega di gruppo Ruggeri per il rinvio del testo in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto “basito” per la decisione comunicata dal capogruppo dei democratici ed ha definito un’autentica “sconfessione” quella ricevuta da Pietro Cocco. «Ma il punto non è questo – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione – ma il rischio concreto dei fallimenti che si fa correre alle società dilettantistiche dello sport isolano».

Pittalis ha invitato il gruppo del Pd ed i consiglieri della maggioranza a procedere con l’esame della Pl 141, evidenziando come sia frutto di un’intesa tra tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Se così non sarà – ha concluso Pittalis – non firmeremo più alcuna procedura d’urgenza con il ricorso all’articolo 102 del regolamento».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha definito un “simpatico siparietto” quello andato in scena in seno al gruppo del Pd ma si è detto pronto a “sfilarsi” dal voto sulla Pl 141 seppure in autonomia rispetto al suo gruppo e alla minoranza. Crisponi ha lamentato una scarsa azione a difesa delle sponsorizzazioni di società che competono tra i professionisti, facendo esplicito riferimento alla revoca delle sponsorizzazioni di “Sardegna promozione” alle squadre del Cagliari calcio e alla Dinamo basket.

La consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, ha invitato alla prudenza e ha dichiarato di condividere le perplessità e le richieste avanzate dal consigliere Ruggeri per la sospensione dell’esame della Pl 141. «Lo sport è importante – ha conclusa la consigliera della maggioranza – e gli accordi tra capigruppo vanno rispettati ma le emergenze della Sardegna sono altre». Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione per alzata di mano la pregiudiziale avanzata dal consigliere Luigi Ruggeri che è stata approvata dall’Aula.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha comunicato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

La quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), che ha cominciato l’esame del DL 130 – Giunta regionale – Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio, la semplificazione ed il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia, con le audizioni dei rappresentanti di categorie produttive e sindacati.

A nome delle associazioni di categoria, il segretario regionale della Cna, Francesco Porcu, ha espresso apprezzamento per il testo, «che propone un quadro di certezze e di semplificazioni in grado di superare una stagione emergenziale e dogmatica». «Piuttosto – ha aggiunto – siamo preoccupati per un possibile vuoto normativo che avrebbe ripercussioni negative per un settore già in grande sofferenza con ben 26.000 unità in meno e comunque ancora in condizioni di dare molto al Pil regionale».

Nel merito, Porcu ha sollecitato più flessibilità in alcune parti del testo, auspicando fra l’altro la rimozione del limite dei piani attuativi per gli interventi consentiti, un’apertura sui centri storici (finora esclusi fatta eccezione per i fabbricati in cui risiedono disabili), l’estensione ai camping ed alle strutture all’aria aperta degli incrementi volumetrici per le strutture turistiche e, in materia di semplificazioni, l’utilizzo della comunicazione di inizio lavori in tutti gli interventi che non riguardino le parti strutturali del fabbricato.

Luca Murgianu, della Confartigianato, dopo aver ricordato che in questi anni il settore è riuscito a contenere il crollo occupazionale solo grazie al piano casa, ha affermato che la Sardegna ha bisogno di una legge «stabile, chiara, senza ideologie e senza tabù». «Sotto questo profilo – ha aggiunto – i limiti previsti per i centri storici e le zone agricole appaiono eccessivi se davvero si vuole puntare con decisione al recupero del nostro patrimonio edilizio». «Noi proponiamo – ha concluso – di introdurre in queste zone, come in quelle costiere, una premialità contenuta e legata, per esempio, alla qualità architettonica e all’utilizzo dei nostri materiali tipici.»

Aprendo la serie degli interventi delle organizzazioni sindacali, il segretario della Filca-Cisl Giovanni Matta ha messo l’accento sul momento delicatissimo della categoria che, con una buona legge, «può rappresentare per la Sardegna un moltiplicatore di opportunità, purché ci siano certezze, percorsi condivisi e tempi brevi». Matta ha inoltre sostenuto che esistono le condizioni per una nuova edilizia del futuro, «che dovrà essere fondata su quattro pilastri: qualità, sostenibilità, innovazione, rispetto delle norme» con una attenzione particolare alla valorizzazione dei materiali tipici dell’Isola, «senza dover più assistere a situazioni come quella dei cantieri della Sassari-Olbia, dove si utilizzano materiali di importazione».

Per la Cgil, il segretario Antonio Piludu ha evidenziato la necessità di rafforzare i riferimenti della legge alla qualità architettonica ed all’efficienza energetica prevedendo, nello stesso tempo, una parte dedicata all’edilizia residenziale pubblica ed alla rigenerazione urbana delle periferie. «Una strada – ha spiegato – che può aprire l’accesso ai fondi europei incentivando i proprietari alla riqualificazione». Per quanto riguarda alcuni articoli del testo, l’esponente della Cgil ha formulato due proposte: sostituire il silenzio-assenso («molto spesso i Comuni non riescono a rispondere nei termini, non per loro volontà») con l’intervento di un commissario ad acta e portare la premialità volumetrica anche oltre il 40% per le aziende che trasferiscono la loro sede produttiva da un’area a rischio idrogeologico ad una “sicura”.

Parlando per la Fenea-Uil Gianni Olla si è detto convinto che «una edilizia sostenibile capace di garantire certezze sugli interventi e sui tempi può accompagnare positivamente l’economia regionale verso la ripresa: in questi anni abbiamo avuto il 70% degli occupati in meno ed il 60% delle ore lavorate in meno, adesso possiamo e dobbiamo ripartire».

Il segretario regionale di Legambiente Vincenzo Tiana ha aperto la parte finale dell’audizione, dedicata alle associazioni ambientaliste. Secondo Tiana, intanto, «dal disegno di legge non è arrivato quel primo segnale forte in materia di restauro idrografico e idrogeologico, che sarebbe stato auspicabile proprio nella ricorrenza delle terribili calamità naturali che hanno colpito la Sardegna». «In secondo luogo – ha osservato – a differenza dell’accordo Stato-Regioni sui piani casa che aveva carattere temporaneo questa legge stabilizza un regime di deroghe permanenti, disincentivando nei fatti i Comuni dal predisporre i Piani urbanistici». «La strada maestra invece – ha concluso – resta quella della pianificazione con cui si crea quella qualità architettonica che i piani casa hanno peggiorato».

Ad avviso di Maria Paola Morittu, rappresentante di Italia Nostra, «il disegno di legge contiene una questione preliminare insuperabile: non può diventare legge della Regione se prima non viene sottoposto alla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica), come prescrive la normativa europea confermata da vasta giurisprudenza». Morittu ha poi contestato che la legge possa raggiungere l’obiettivo di contenere il consumo di suolo. «Supponiamo – ha immaginato – che ciascuna delle 4.000 strutture ricettive della Sardegna presenti un progetto di ampliamento di appena il 25%, numero bassissimo: in Sardegna avremmo ben 25 milioni di metri cubi in più.»

«La vera lacuna di questa legge è la pianificazione sostenibile – ha dichiarato Antonello Secci del Wwf – soprattutto nei centri urbani degradati; sotto questo aspetto è la classica montagna che ha partorito il topolino.» E’ profondamente sbagliato, inoltre, «concedere nuove cubature nelle aree a 300 metri dalla costa e nelle zone agricole di piccole dimensioni da 1 a 3 ettari».

Il presidente Antonio Solinas, al termine delle audizioni, ha assicurato che l’impegno comune della commissione è quello di procedere a tappe forzate «in modo da approvare il disegno di legge già nella prossima settimana per sottoporlo all’esame del Consiglio delle autonomie locali». «Questo significa – ha precisato – che andremo incontro ad un brevissimo vuoto normativo, forse di pochi giorni». «La commissione – ha proseguito – ha recepito le indicazioni sull’uso dei materiali locali, l’inclusione dei centri storici e dei piani di edilizia residenziale pubblica; siamo consapevoli che questo disegno di legge è l’inizio di un percorso, che sarà seguito dalla legge urbanistica e dal Piano paesaggistico, ma intendiamo procedere fin da subito con chiarezza e trasparenza».

Rispondendo, infine, ai rilievi delle associazioni ambientaliste, il presidente ha detto di non credere all’obbligatorietà della procedura di Vas, «anche perché fin dall’avvio dell’iter del disegno di legge si è lavorato in stretta collaborazione con l’assessorato dell’Ambiente».

Cristiano Erriu  11 copia

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha illustrato alla 4ª commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) le linee principali del disegno di legge della Giunta in materia urbanistica ed edilizia.

E’un provvedimento molto articolato, ha affermato l’assessore, «che risponde ad una esigenza, particolarmente sentita da cittadini ed operatori, di un riordino complessivo della materia ed ha due obiettivi di fondo: da un lato portare a regime e migliorare alcuni elementi positivi della legge 4 del 2009 (“Piano casa”) e, dall’altro, introdurre significative misure di semplificazione, anche attraverso l’abrogazione di norme precedenti».

Soffermandosi poi su alcuni aspetti generali del disegno di legge, Erriu ha sottolineato che «la finalità della legge è quella di rinnovare e riqualificare il patrimonio edilizio della Regione, riducendo il consumo del suolo e favorendo interventi di recupero edilizio ed ambientale finalizzati ad una migliore qualità architettonica ed all’incremento dell’efficienza energetica dei fabbricati».

«In questa ottica – ha proseguito l’assessore – vanno inquadrati gli incrementi volumetrici per i quali viene fissato un limite massimo di cubatura, i limiti più stringenti previsti per le zone fino ai 300 dalla costa, nei centri storici e nelle zone agricole, il trasferimento di volumi (con premialità) da aree a rischio idrogeologico ad altre più sicure, la definizione di norme più puntuali per l’utilizzo dei sottotetti, l’ampio pacchetto di semplificazioni a partire dallo sportello unico per l’edilizia».

Il presidente Antonio Solinas ha osservato che «la commissione ha di fronte un lavoro molto complesso da portare a termine in tempi brevi, sia per ridurre al minimo le possibilità di un vuoto normativo, sia per non alimentare la corsa alla presentazione dei progetti entro il 29 di novembre, scadenza della legge 4 del 2009». A questo proposito i funzionari dell’assessorato, presenti all’incontro, hanno precisato, rispondendo ad una domanda dell’on. Giuseppe Meloni (Pd), che le istanze presentate entro il 29 novembre saranno trattate secondo le disposizioni vigenti a quel momento, cioè quelle della legge 4 del 2009.

Successivamente l’on. Antonello Peru (Forza italia) ha chiesto di rinviare l’esame del disegno di legge, «per la sua importanza e per la sua complessità», ad una seduta successiva. Il presidente Solinas, non essendo state espresse posizioni contrarie, ha accolto la proposta individuando in linea di massima per martedì 18 novembre la prima giornata utile, lavori del Consiglio permettendo. Per quella data si sono resi disponibili sia l’assessore Erriu che i dirigenti dell’assessorato.

La prima parte della seduta è stata dedicata all’esame del disegno di legge n. 100 – Giunta regionale – Norme di semplificazione amministrativa in materia di difesa del suolo.

Ai lavori è intervenuto il vice direttore dell’Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna, Marco Melis, che ha spiegato la situazione che ha reso necessario un intervento legislativo. «L’Agenzia – ha affermato – ha attualmente un arretrato di 8/900 pratiche relative ad opere di piccola entità alla quali si deve far fronte con un organico di appena 15 unità per tutto il territorio regionale ma, nello stesso tempo, occorre dare risposte in tempi brevi a tante altre istanze, tecnicamente e giuridicamente più complesse, riguardanti fra l’altro la pianificazione idrogeologica e gli studi di settore collegati ai Piani urbanistici dei Comuni». «Di qui – ha aggiunto – la necessità di trasferire ai Comuni la competenze sulle opere minori».

Il presidente della commissione, Antonio Solinas, ha condiviso l’esigenza di una accelerazione dell’iter delle opere di scarsa entità, precisando però che gli Enti Locali non dispongono di risorse adeguate (300.000 euro per l’anno in corso, 200.000 per il 2015) e di figure professionali idonee. Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri Ignazio Tatti (Udc), Giuseppe Fasolino (Forza Italia), Eugenio Lai (Sel), Giuseppe Meloni e Piero Comandini (Pd) ed Antonello Peru (Forza italia).