25 April, 2024
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In prossimità del solstizio d’inverno torna ogni anno, puntualmente d’attualità il tema dell’orientamento astronomico dei nuraghi e degli antichi monumenti sardi.

La magnifica alba solstiziale presso il tempio a megaron Arcu is Forros A di Villagrande Strisaili, ad esempio, attira decine di persone e risplende letteralmente sui social media, ma pochi o nessuno ricordano lo Studioso che mise in luce per primo l’orientamento astronomico di questa classe di monumenti, ovvero Michael Hoskin, già professore di Storia dell’astronomia e direttore del Dipartimento di Storia e filosofia della scienza al Churchill College di Cambridge da lui fondato.

Hoskin è deceduto all’età di 91 anni il 5 dicembre 2021, quindi quasi esattamente un anno fa e pare assolutamente doveroso ricordarlo anche per il suo interesse e amore per la Sardegna, purtroppo, come vedremo, scarsamente ricambiato.

Lo Studioso inglese si era, infatti, interessato alle antichità sarde per la prima volta nel 1982, a Roma, dove venne su invito del papa Giovanni Paolo II come organizzatore del convegno per i 400 anni della riforma Gregoriana del calendario.

Nel 1993 Hoskin aveva già pubblicato sul Journal for the History of the Astronomy l’orientamento dei cinque templi a megaron allora scavati, rilevando come l’orientamento di questi monumenti guardasse verso sud est, come i dolmen sardi, i corridoi dolmenici e la maggior parte delle tombe di giganti, dallo lui stesso rilevate.

Lo studio sistematico dei megaron sardi da parte dell’Accademico inglese proseguì per tutti gli anni ’90 del secolo scorso, in collaborazione con lo studioso isilese Mauro Peppino Zedda, interessando in totale una quindicina di monumenti. Le loro frequenze di orientamento si accumulano nell’arco di orizzonte dove sorge il sole nel periodo autunno-inverno, e in cui sorgeva e culminava la magnifica costellazione della Croce del Sud negli ultimi secoli del II millennio a.C.

Tali orientamenti sono in perfetta continuità con quelli degli ingressi dei nuraghi del Nord Sardegna, rilevati e pubblicati da Mauro Zedda e, come tutte le epifanie nuragiche, costituiscono motivo di forte suggestione in particolare nel caso del tempio di Arcui is Forros, il cui orientamento con l’alba del solstizio invernale è perfetto.

Gli studi di Michael Hoskin sui templi a megaron, unitamente ai rilievi sulle domus, le tombe di giganti e altri monumenti sardi, occupano l’intero capitolo dodicesimo del trattato in lingua inglese del suo, Tombs, Temples and their Orientations. A New Perspective on Mediterranean Prehistory. Bognor Regis: Ocarina Books, 2001 (Tombe, templi e loro orientamenti. Una nuova prospettiva nella preistoria mediterranea)

Alla luce di questo imponente corpus di studi internazionali*, suscitano perplessità i titoli altisonanti rilanciati in questi giorni da diverse testate sarde: «I templi nuragici erano costruiti considerando l’orientamento del Sole e degli astri» le nuove (corsivo dello Scrivente, n.d.r.) scoperte esposte all’11° Convegno di archeoastronomia “La Misura del Tempo”) ed il fatto che Il tempietto di Malchittu, in Gallura, sarebbe stato costruito lungo l’asse nordovest-sudest e con ingresso orientato esattamente all’alba del solstizio d’inverno. Sarebbero infatti queste alcune delle nuove scoperte esposte durante l’undicesimo Convegno di archeoastronomia “La misura del tempo”, finanziato con fondi regionali, tenutosi recentemente a Sassari, alla Fondazione di Sardegna, organizzato della Società Astronomica Turritana e dal Circolo Aristeo.

Tali titoli veicolano, infatti, l’idea che il convegno sassarese (anche nelle precedenti edizioni) proponga scoperte inedite o comunque originali, mentre gli studi dell’archeologa e dell’agronomo sassarese, puntualmente presentati a tali convegni da loro organizzati, paiono invece e purtroppo viziati dall’elusione di più di trenta anni di studi pregressi, e la dimenticanza nell’omettere vent’anni di ricerche pregresse in materia, proponendo i loro lavori come originali e i loro convegni come i primi in materia.

Neppure un cenno, infatti, alla copiosa bibliografia archeaoastronomica sulle più prestigiose riviste scientifiche mondiali, ai congressi già tenutisi dal 1992 ad oggi ed in particolare al congresso della SEAC (Société Européenne pour l’Astronomie dans la Culture) del 2005 a Isili, avente come chairmen Mauro P. Zedda e Juan Antonio Belmonte.

Oltre trent’anni di studi in questo campo degli accademici Michael Hoskin, Arnold Lebeuf, Clive Ruggles, Juan Antonio Belmonte, Franco Laner (solo per citarne alcuni) e dello studioso isilese Mauro P. Zedda, e sono, infatti, oggetto oramai di una consolidata, monumentale bibliografia sulle più importanti riviste scientifiche internazionali* e dimostrano che la Sardegna costituisce in questo campo un giacimento di meraviglie suscettibili di sfruttamento in chiave turistica; forse il più importante patrimonio al mondo dopo quello egiziano, mesopotamico e mesoamericano.

Gli studi di Michael Hoskin, buona parte dei quali svolti in Sardegna, valsero allo Studioso nel 2015 la medaglia d’oro al merito per le Belle arti per decreto del Re di Spagna!
Ma nell’Isola si continua a ignorarli ed a produrre studi e convegni su temi che oramai da trent’anni campeggiano su prestigiose riviste e monografie internazionali eludendo la copiosissima letteratura scientifica internazionale esistente.

Un’opportunità mancata che arreca, da decenni, un danno culturale alla Sardegna.

Paolo Littarru

(Ingegnere, studioso e cultore di archeoastronomia)

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Il nuraghe Is Paras di Isili.

Gli archeologi sardi hanno sbeffeggiato, senza averne approfondito il merito e le inferenze, i serissimi studi di archeoastronomia nuragica, firmati dall’autodidatta M.P. Zedda, e da Michael Hoskin, Clive Ruggles, Juan Antonio Belmonte, Arnold Lebeuf, Giulio Magli, ritenuti i massimi esperti mondiali di questa disciplina. Studi che ormai da quasi trent’anni campeggiano sulle più importanti riviste scientifiche internazionali.

Contesto agli archeologi sardi di non aver ancora approfondito l’inequivocabile pensiero astronomico dei nuraghi, alcuni dei quali sono, con tutta evidenza, non solo astronomicamente orientati ma addirittura astronomicamente concepiti, come da pubblicazione sul monumentale trattato Handbook of Archaeoastronomy and Ethnoastronomy edito dalla Springer di New York (la più importante casa editrice scientifica del mondo), la bibbia dell’archeoastronomia internazionale.
Il prof. Alberto Moravetti ha prima deriso, poi eluso, con argomenti inconsistenti, l’evidente geometria lunare del pozzo di Santa Cristina, anch’essa oggetto di pubblicazione internazionale sull’Handbook.
Il dott. Mauro Perra ha sarcasticamente affermato, in suo libro, di preferire “la gastronomia all’astronomia”, facendo dello sfottò su studi internazionali serissimi.
La dottoressa Maria Ausilia Fadda ha posto un tappo sul foro apicale del nuraghe Is Paras di Isili, nell’intendimento di eluderne la geometria solare e ha posto un tappo  simbolico sui serissimi studi di archeoastronomia che riguardano tale magnifico monumento.

Ritengo che non si possano comprendere i nuraghi senza l’apporto decisivo dell’archeoastronomia, come non si comprende il medio evo europeo senza il cristianesimo e il mondo arabo senza l’Islam.
Chiedo agli archeologi sardi cosa aspettino ancora a prendere atto e a valutare la seguente letteratura scientifica internazionale e le sue inferenze, con un danno culturale a mio avviso immenso.
Ing. Paolo Littarru
Autore del libro “Il contadino che indicava la luna. Storia di un cambio di paradigma nell’archeologia sarda”

Bibliografia 

Belmonte Juan Antonio and Zedda Mauro Peppino 2007, “From Domus de Janas to Hawanat: on the orientations of rock carved tombs in the Western Mediterranean” in proceedings of the SEAC 2005 Lights and Shadows in Cultural Astronomy, Isili, editors Zedda M.P. and Belmonte J.A.
González García A. César Belmonte Juan Antonio and Zedda Mauro Peppino “On the Orientation of Prehistoric Sardinian Monuments: A Comparative Statistical Approach Journal for the History of Astronomy” November 2014 vol. 45 no. 4 467-481
González,César; Costa, Lourdes; Zedda Mauro Peppino; Belmonte, Juan A. The orientation of the Punic Tombs of Ibiza and Sardinia, Lights and shadows in cultural astronomy: proceedings of the SEAC 2005: Isili, Sardinia, 28 June to 3 July, edited by Mauro Peppino Zedda and Juan Antonio Belmonte. Published by Associazione Archeofila Sarda, Isili, Italy, 2007, p.47
Hoskin Michael and Zedda Mauro, 1997, “Orientations of Sardinian Dolmens“ in Archaeoastronomy, no. 22 suppl. to Journal for the history of astronomy, Cambridge.
Hoskin Michael, 2001, Tombs, Temples and Their Orientations, A New Perspective on Mediterranean Prehistory, Ocarina Books, Bognor Regis.
Magli Giulio, 2007, “I Segreti delle antiche città megalitiche”, Roma.
Magli. G., Realini E., Sampietro D., Zedda M.P, “The Megalithic complex of monte Baranta in Sardinia: a pilgrimage center of early Bronze Age?”, in Complutum, vol 22(1): 107-116, 2011, Madrid
Pásztor Emilia, 2009, “An archaeologist’s comments on the prehistoric European astronomy, in Complutum”, vol 20(2): 79-94, 2009, Madrid.
Pili P., Realini E., Sampietro D., Zedda M.P., Franzoni E., Magli G., 2007 “Topografical and Astronomical analysis on the Neolithic “altar” of Monte d’Accoddi in Sardinia”, in Mediterranean Archaeology and Archaeometry, (vol 9.2), Rhodos, Greece.
Ruggles Clive, 2005, Ancient Astronomy, Santa Barbara, California.
Ruggles Clive, Nature and Analysis of Material Evidence Relevant to Archaeoastronomy in C.L.N. Ruggles (ed.), Handbook of Archaeoastronomy and Ethnoastronomy, Springer Science+Business Media New York 2015.
Zedda Mauro, Hoskin Michael, Gralewski Renata and Manca Giacobbe, 1996, “Orientations of 230 Sardinian Tombe di Giganti”, in Archaeoastronomy, no. 21, suppl. to Journal for the History of Astronomy, Cambridge.
Zedda Mauro, 1997, “I trilobi orientati con le stazioni del Sole”, in Sardegna Antica n. 11, Nuoro.
Zedda Mauro and Pili Paolo 2000, “Archaeoastronomy study on the disposition of Sardinian nuraghes in the Brabaciera Valley”, in atti del Oxford VI and SEAC 99 Astronomy and Cultural diversity, Santa Cruz de Tenerife.
Zedda Mauro 2000, “L’orientamento del nuraghe Su Nuraxi di Barumini”, in Sardegna Antica n 18, Nuoro.
Zedda Mauro and Belmonte Juan Antonio, 2004, “On the Orientation of Sardinian Nuraghes: some Clues to their Interpretation” in the Journal for the History of Astronomy, Vol. 35 part 1, February 2004, Cambridge.
Zedda Mauro Peppino, 2004, “I Nuraghi tra Archeologia e Astronomia”, Cagliari.
Zedda Mauro Peppino and Belmonte Juan Antonio, 2007, Editors of proceedings of the SEAC 2005 Lights and Shadows in Cultural Astronomy, Isili.
Zedda Mauro Peppino 2007, “When astronomical meaning goes beyond orientation and becomes architectural design” in proceedings of the SEAC 2005 Lights and Shadows in Cultural Astronomy, Isili, Zedda M.P. and Belmonte J.A.
Zedda Mauro Peppino, 2009, “Archeologia del Paesaggio Nuragico”, Cagliari.
Zedda Mauro Peppino Sardinian Nuraghes in C.L.N. Ruggles (ed.), Handbook of Archaeoastronomy and Ethnoastronomy, Springer Science+Business Media New York 2015.

 

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Le “lollas” – casette storiche – di un villaggio disabitato attorno a un nuraghe si trasformeranno per un weekend di fine agosto in padiglioni, palchi musicali, musei, sedi di laboratori interattivi e convegni. È l'”Expo della musica sarda”, ovvero “Is sonus de is perdas fittas” che animerà il micro centro attorno alla chiesa di San Simone a dieci chilometri da Escolca – nel sud Sardegna – dal pomeriggio di sabato 31 agosto alla sera di domenica primo settembre (l’ingresso giornaliero ha un costo di 5 euro). L’evento – organizzato dall’associazione culturale Iscandula, in collaborazione con la Pro loco di Escolca – è dedicato alla memoria di Antonello Trudu (cultore di musica sarda del paese). Un evento pionieristico nel suo genere che punta al dialogo tra realtà istituzionali come il Conservatorio e le tante scuole di launeddas attive da decenni. Un luogo di confronto tra poeti, suonatori itineranti (organetto, launeddas, benas, fisarmonica) ed il pubblico. Un percorso che si snoda tra mostre fotografiche, dibattiti di archeoastronomia, prove pratiche con gli strumenti tradizionali della musica sarda affiancati dai Maestri, concerti e infine – ogni sera – Bell’Arrosa, un ballo sardo collettivo sotto le stelle di fine estate nella prima e unica discoteca dedicata alle danze isolane. Il tutto arricchito dalla presenza del noto fotoreporter nazionale Uliano Lucas, da concerti e performance improvvisati nonché dai servizi del punto ristoro.
Il programma. In apertura, alle 17.00, di sabato 31 agosto i saluti del sindaco di Escolca, Eugenio Lai e del presidente della Pro loco, Aldo Piras. Il padrone di casa Dante Olianas, presidente dell’associazione Iscandula e direttore artistico, presenterà brevemente il programma e l’idea di partenza: la prima fiera della musica sarda, un luogo di scambio e di crescita per addetti ai lavori ma anche per i profani. Alle 17.30, il primo degli incontri del sabato che saranno coordinati dal giornalista Pier Sandro Pillonca, il tema è archeologia e archeoastronomia: interverrà Arnold Lebeuf (ex docente di Storia delle Religioni a Cracovia) con un contributo su Il pozzo di Santa Cristina, un osservatorio lunare; a seguire Mauro Peppino Zedda – archeoastronomo di Isili, autore di diverse pubblicazioni sulla civiltà nuragica – con Il significato astronomico dei nuraghi e L’allineamento del nuraghe del villaggio di Nuraxi al solstizio estivo. Alle 18.00, si discute di sviluppo con gli imprenditori locali, per una sessione di interventi dal titolo Idee e pratiche per lo sviluppo del territorio. Parleranno Viviana Sirigu, responsabile del panificio Kentos, Artemio Olianas, responsabile delle cantine Olianas di Gergei, Paolo Cortis, responsabile di Zafferano Cortis di Villanovafranca; in chiusura ancora Dante Olianas dialogherà su Le potenzialità turistico-culturali del villaggio di Nuraxi.
Domenica pomeriggio primo settembre si continua con gli appuntamenti moderati da Enzo Vacca noto Liboriu (artista e socio fondatore di Iscandula). Il via alle 17.00, con il convegno “La musica sarda nella scuola italiana”, interverranno Giorgio Sanna e Gianluca Floris, rispettivamente direttore e presidente del Conservatorio di Cagliari. Il primo illustrerà “Il ruolo istituzionale dei Conservatori nella valorizzazione della cultura del territorio”, il secondo scenderà nei dettagli con “L’esperienza della classe di Launeddas al Conservatorio di Cagliari”. In chiusura Paolo Zedda – ex consigliere regionale e primo firmatario della legge 22/2018 sulla disciplina della politica linguistica regionale – parlerà de “Una tutela della lingua sarda e delle arti proprie della Sardegna”. Dalla lingua sarda all’antropologia, alle 18.00, con “La Sardegna di Bentzon”, il più importante studioso della musica sarda. L’intervento di Ignazio Macchiarella, docente di Etnomusicologia dell’Università di Cagliari si concentrerà su: “Bentzon nella ricerca sulla musica sarda”, è quindi la volta di Uliano Lucas che analizzerà – da fotoreporter – “La Sardegna nelle foto di Bentzon dal ’55 al ’65”; a seguire la testimonianza di Christian Ejlers, compagno di viaggio di Andreas Bentzon con: “La Sardegna degli anni ’50 vista da due giovani intellettuali danesi”. Infine, “Un omaggio a Bentzon”, a cura di Paolo Frau, ex assessore della Cultura del comune di Cagliari.

Le attività. In alcune “lollas” del villaggio sarà visitabile la mostra fotografica Nimbus con gigantografie, sagome e i formati 50 x 50. Sono tutte riproduzioni degli scatti dell’antropologo danese Bentzon realizzate tra il 1955 e il 1965. Una lolla in particolare sarà dedicata al rapporto stretto tra il danese con il Maestro di Villaputzu che suonava ad Escolca per il carnevale, Antonio Lara: un viaggio attraverso foto e lettere. Alle 19.30 di sabato e domenica una guida d’eccezione: il fotoreporter di fama internazionale, Uliano Lucas.
In altre lollas ancora musica dal vivo con l’opportunità di interagire insieme ai Maestri-costruttori. Nei laboratori: launeddas (Franco Melis, Luciano Montisci, Peppe Cuga, Giancarlo Seu, Nino Mura ed Ignazio Olianas), sonallas ossia campane (Ignazio Floris, da Tonara), set di campanacci (Pitano Perra), tamborra-tamburo (Gavino Sedda, Gavoi), benas e altri oggetti sonori (Mondo Usai, Seneghe). Chiudono il cerchio con la voce che si fa strumento il gruppo tenore Su cuntrattu di Seneghe che si esibirà il 31 agosto, mentre i cantori Filippo Urru e Rossano Cardia (basciu e contra) accompagneranno i poeti Paolo Zedda e Severino Monni si potranno ascoltare il primo settembre.
Vibrazioni del passato: nella lolla numero 4 (dentro il nuraghe) si potranno osservare da vicino le repliche degli strumenti dei bronzetti nuragici. Non solo una semplice esposizione: si potrà sentire il loro suono, da confrontare con quello di altri strumenti del Mediterraneo. Il laboratorio è a cura di Pitano Perra (esperto costruttore di strumenti musicali di Maracalagonis).
Spazio alla sperimentazione musicale sotto la guida dei Maestri di launeddas arrivati dal Campidano, dal Sinis e dal Sarrabus sulla scia di corsi e scuole già avviate. Le lollas diventano così punti di contatto tra le scuole di musica di Gigi Arisci (Cagliari), Stefano Cara (Sinnai), Andrea Pisu e Giancarlo Seu di Villaputzu, Stefano Pinna (Cabras), Orlando Mascia (Maracalagonis, Capoterra e Villa San Pietro), Franco Melis (Tuili), Bruno Camedda (Musei, Maracalagonis, Santadi, Siliqua, Elmas e Ussana).
Musica e poesia saranno anche itineranti grazie al gruppo di artisti in movimento: il tenore Su cuntrattu de Seneghe, i poeti Severino Monni e Paolo Zedda insieme al cantante Alberto Zucca; alle launeddas Peppe Cuga, Franco Melis, Nino Mura, Paolo Olianas e Giancarlo Seu che suonerà anche la fisarmonica insieme a Marcello Caredda. All’organetto diatonico Luca Schirru.
La locandina dell’evento è stata realizzata da Massimo Congiu Carboni, suonatore di launeddas, architetto e grafico.

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Lunedì 8 aprile, alle 12.25, andrà in onda su Rai3 Tesori troppo nascosti, puntata speciale della rubrica Tg3-Fuori TG dedicata alle meraviglie archeologiche della Sardegna nuragica e pre-nuragica e alla loro difficile gestione e valorizzazione. Nel corso della puntata, condotta da Maria Rosaria De Medici e curata da Mariella Venditti, l’inviato del TG 3 Giorgio Galleano presenterà i servizi realizzati sull’Isola l’inverno scorso.

Il primo servizio, dedicato alle Domus de Janas decorate e alla loro candidatura a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco, vedrà le telecamere del tg3 entrare per la prima volta nella Domu de Janas di Sa Pala Larga di Bonorva, scoperta nel 2008 e da allora chiusa per monitoraggio e restauri. Ad illustrare agli spettatori Sa Pala Larga e la Tomba del Capo di Sant’Andrea Priu sarà Nadia Canu, archeologa della Soprintendenza di Sassari e Nuoro. Altra meraviglia poco nota la Domus S’Incantu di Putifigari, che a trent’anni dalla scoperta non è ancora stata a messa a gara per la gestione/fruizione. A descrivere la tomba, e a presentare la candidatura Unesco, sarà l’archeologa Giuseppa Tanda, madrina della proposta.

Le Tombe di Giganti saranno, insieme al culto delle acque e all’uso cultuale e astronomico dei nuraghi, l’oggetto del secondo servizio: fra i monumenti visitati troviamo le Tombe di Giganti di Pascaredda (Calangianus) e di Madau (Fonni), i Pozzi sacri di Predio Canopoli (Perfugas) e Santa  Cristina, e i nuraghi Santu Antine e Su Mulinu (Villanovafranca). Fra gli intervistati, gli archeologi Angela Antona, Ilaria Montis, Vittoria Pilo, Augusto Mulas e Mauro Perra, l’architetto Danilo Scintu e l’archeoastronomo Arnold Lebeuf – con una riflessione sullo scarso “appeal” dell’antica storia sarda, affidata allo scrittore Fiorenzo Caterini.

Nel terzo servizio verranno approfondite altre possibili destinazioni d’uso dei nuraghi e si farà il punto su alcune delle scoperte che negli ultimi anni hanno riscritto – o tentato di riscrivere – la storia della Sardegna e del Mediterraneo: dalle nuove datazioni che attribuiscono ai Sardi, e non più ai Fenici, una serie di innovazioni e scoperte, fino alle ipotesi più controverse relative all’identificazione fra Sardi e Shardana o alla scrittura e alla lingua dei Nuragici: fra gli intervistati ancora Mauro Perra (al nuraghe Arrubiu), l’archeologo Giovanni Ugas, il divulgatore Pierluigi Montalbano, l’enologo Sergio Frau.

Tonino Arcadu, lo scrittore Sergio Frau, il glottologo Salvatore Dedola e alcuni studiosi “dilettanti” come l’architetto Valeria Putzu – che ha di recente pubblicato un libro sui rapporti fra Sardegna e penisola iberica – ed il medico Marcello Onnis, che ha individuato un interessante schema di distribuzione territoriale dei nuraghi.

Infine, un ritorno agrodolce alla cronaca con in primo piano il disagio degli operatori delle cooperative di gestione dei siti e il caso del sito di Arcu Is Forros (Villanova Strisaili) dove le guide lavorano da due anni senza stipendio.

Un montaggio più lungo e articolato (circa 35’) del reportage – sempre a metà fra il documentario vero e proprio e la cronaca – sarà disponibile, sulla pagina Facebook del TG 3, al termine della trasmissione: in questa versione saranno mostrati altri importanti monumenti e siti (dal santuario di Romanzesu a Bitti a quello di Santa Vittoria di Serri alla necropoli di Su Murrone a Chiaramonti) e verranno approfonditi gli aspetti legati ai presunti culti religiosi dei Nuragici nonché alcune delle teorie più innovative (e controverse) sulla civiltà Nuragica, con altri contributi di studiosi fra cui gli archeologi Gianfranca Salis, Giacomo Paglietti e Raimondo Zucca e il prof. Gigi Sanna. Ci sarà anche spazio per i temi dell’”Archeologia Pubblica”, con i contributi dell’archeologa Giovanna Tanda e del fotografo e divulgatore Nicola Castangia, che ha anche collaborato alla realizzazione del reportage curando l’illuminazione di alcuni monumenti.

Le musiche utilizzate per il documentario sono di Gavino Murgia Megalitico 5tet – Elena Ledda – Coro Ortobene – Tenores di Bitti – Franco Melis – canto armonico di Luca Galzerano.