28 March, 2024
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Può iniziare il processo canonico diocesano per la beatificazione di don Antonio Loi, sacerdote originario di Decimoputzu, morto nel 1965. Lo ha stabilito la Conferenza episcopale sarda, su proposta dell’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, nel corso dell’ultima assemblea, svoltasi il 17 e 18 ottobre scorsi.

Promotore della causa è il Seminario regionale sardo, di cui don Loi fu alunno nella seconda metà degli anni ’50. L’iter è affidato al Tribunale ecclesiastico di Cagliari, presieduto da don Luca Venturelli, e il ruolo di postulatore per la fase diocesana sarà ricoperto da don Fabrizio Deidda.

«Che io sia, o Gesù, sacerdote secondo il tuo Cuore». L’aveva scritto don Antonio Loi, ancora giovanissimo, tra i suoi appunti. Poche parole, ma forti e significative, che avrebbero segnato la sua vita, interamente dedicata al sacerdozio e alla santità.

Antonio Loi nacque a Decimoputzu il 6 dicembre 1936. Ancora alle elementari, espresse chiaramente la sua vocazione di diventare sacerdote. A tredici anni entrò nel Seminario di Iglesias e nel 1954 nel Seminario regionale di Cuglieri dove proseguì gli studi e si impegnò in numerose attività, ponendosi sempre a servizio degli altri. Sette anni dopo, era il mese di febbraio, ebbe inizio il suo calvario. Operato alle tonsille e più volte ricoverato, solo due anni più tardi gli fu diagnosticato il male che lo affliggeva: linfogranuloma maligno, incurabile, mortale. Antonio si affidò completamente a Dio ed il suo desiderio più grande, nonostante le difficoltà nel proseguire gli studi, rimase il diventare sacerdote. Giovanni Pirastru, suo vescovo, inoltrò la richiesta a Roma per la dispensa da parte della competente Congregazione vaticana. La risposta di Paolo VI si fece attendere solo qualche settimana: il 21 settembre 1963, Antonio Loi divenne sacerdote e due giorni dopo celebrò la sua prima messa nel suo paese natale.

La sua missione e l’offerta di se stesso, tra continue sofferenze e ricoveri, durarono venti mesi. «Sento il desiderio prepotente – scrisse nel suo diario – di saltare giù dal letto per correre a salvare tante anime, devo lavorare fino all’esaurimento di me stesso». E così avvenne, arrivando a celebrare messa stando seduto sul letto.

Una mattina di fine maggio del 1965 chiamò attorno al letto i suoi cari e li confortò, parlando loro di ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve. Gli fu amministrata l’Unzione degli Infermi. A mezzogiorno esclamò: «Cantiamo insieme». E don Antonio, sul letto di morte, distrutto dal tumore, a 28 anni, intonò il canto del Te Deum. Benedisse tutti i presenti, che recitavano il rosario. Al «Gloria» dell’ultimo mistero glorioso, don Antonio tornò alla casa del Padre. Erano le 17.00 del 29 maggio 1965.

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Si è concluso il Convegno regionale dei sacerdoti tenutosi dal 12 al 14 ottobre a Orosei. «La Chiesa di Sardegna ha bisogno di questi momenti unitari – ha detto monsignor Arrigo Miglio, presidente dei vescovi isolani – per programmare e realizzare una pastorale più incisiva anche a livello locale». Questa esperienza è stata l’occasione far ripartire un percorso interdiocesano su alcuni fondamentali obiettivi: la formazione al sacerdozio, l’attenzione al sociale e soprattutto alle nuove povertà, la pastorale giovanile, il coinvolgimento del laicato.

Le ultime battute della tre giorni hanno avuto come protagonista don Mario Simula, vicario generale della diocesi di Sassari, che ha messo in evidenza le problematiche riguardanti gli stili di amministrazione dei beni personali dei singoli preti e di quelli che, invece, appartengono alle comunità loro affidate. Alcune ore di lavoro sono state dedicate alla discussione in gruppi di studio sulle tre relazioni principali e alla condivisione in assemblea.

Monsignor Morfino, nel concludere i lavori, ha rimarcato, in modo particolare, la necessità di procedere a una effettiva adesione ai valori fondanti la vita sacerdotale emersi in questi giorni. Il vescovo di Alghero-Bosa ha, inoltre, sottolineato la necessità per il prete di vivere ogni azione della vita sacerdotale, sia i più semplici incontri sia quelli più impegnativi, come un’occasione di crescita nel cammino spirituale proprio e di coloro che gli sono affidati. «Il sacerdote – ha ricordato Morfino – è “full time” e non “part time”, quindi deve vivere il proprio tempo, anche quello “libero”, nel continuo orientamento verso l’eternità. Dio ci visita e ci edifica attraverso l’incontro con tutte le persone, anche quando, con alcune, si presentano difficoltà di comunicazione e di relazione».

Al termine dei lavori è emersa la proposta di fissare i prossimi “stati generali” dei preti isolani entro un triennio per discutere, tra l’altro, su alcune tematiche sviluppate dal Concilio plenario sardo e sulla sinodalità.

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Saranno gli stati generali del clero sardo. Dal 12 al 14 ottobre, a distanza di 22 anni dall’ultimo appuntamento, delegazioni di preti di tutte le 10 diocesi sarde si incontreranno a  Orosei in una tre giorni di riflessione e di confronto sul tema «La formazione permanente dei sacerdoti». Un degli obiettivi dell’incontro – come si legge nell’invito  spedito agli oltre 800 preti presenti nell’isola – «è rinverdire il tessuto di relazioni tra le Chiese. La nostra gente sta conoscendo un notevole cambiamento nei suoi orientamenti culturali e spirituali, nella sua condizione socio-economica, nelle sue strutture ecclesiali». Dentro questi processi ci sono i preti: in numero ridotto, rispetto a qualche decennio addietro, con un’età media piuttosto avanzata, con poche  nuove vocazioni al sacerdozio. Sono attesi almeno 200 tra parroci e vice e circa 50 alunni del seminario regionale maggiore.

Tra i relatori del convegno, al quale parteciperanno tutti i vescovi sardi, sarà anche il vescovo Gualtiero Sigismondi, presidente della commissione CEI per il Clero e la vita consacrata, delegato per i Seminari d’Italia, che parlerà di «Formazione permanente del presbitero: aspetti teologici, spirituali ed esistenziali». Monsignor Mauro Maria Morfino terrà la relazione «Per una regola di vita del presbitero». Infine, l’intervento di don Mario Simula verterà sul tema «La vita del presbitero, tra missione pastorale e incombenze amministrative». A ogni relazione seguiranno momenti di confronto e di dibattito in aula.

I lavori, la cui sede sarà l’hotel Marina Beach, inizieranno mercoledì 12 ottobre, alle ore 18.00,, con il saluto di monsignor Arrigo Miglio, Presidente della Conferenza Episcopale Sarda, e di monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero-Bosa, Presidente della Commissione presbiterale regionale.

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La Basilica di Saccargia copia

Cattedrale Santa Chiara Iglesias

Si è insediata questa mattina la Cabina di regia istituita dal Protocollo d’intesa Regione-Conferenza Episcopale sarda. Ai lavori, presieduti dall’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, hanno preso parte l’assessore dei Beni culturali Claudia Firino, i direttori generali e i capi di gabinetto degli assessorati dei Lavori pubblici, del Turismo, della Sanità e Politiche sociali, del Centro di programmazione regionale e dell’Anci Sardegna. La delegazione della CES era guidata dal presidente, monsignor Arrigo Miglio, e dal segretario, monsignor Sebastiano Sanguinetti.
Nei prossimi giorni saranno convocati tre tavoli tecnici tematici: uno si occuperà di inclusione sociale e sanità, un altro di patrimonio (beni culturali e architettonici, nell’ottica del miglioramento degli standard di offerta e fruizione nelle aree di attrazione turistica) e il terzo di istruzione, formazione e lavoro. Su indicazione della Cabina di regia, lavoreranno alla stesura degli elenchi dei beni e delle priorità d’intervento (chiese, archivi storici, musei) e l’individuazione dei progetti con il pieno coinvolgimento dei territori attraverso le Unioni di Comuni. Regione e Conferenza Episcopale co-finanzieranno gli interventi, tenendo conto di alcuni progetti sostenuti dalla CES.
La complessità della programmazione richiede il prossimo coinvolgimento nei tavoli tecnici di Assessorati della Programmazione, del Lavoro e dell’Agricoltura, per la parte relativa al POR (che può garantire risorse dedicate ai beni culturali considerati sottoutilizzati) e ai fondi comunitari FSE e FEASR.
«Questo Protocollo d’intesa – sottolinea l’assessore Erriu – consente molteplici modalità d’intervento in ambito culturale, sociale e turistico. Sin dai primi colloqui preparatori, tutti i soggetti coinvolti hanno mostrato piena disponibilità alla collaborazione per il raggiungimento di obiettivi comuni. Per la Regione Sardegna, la partnership della Conferenza Episcopale è un’opportunità straordinaria che ci permette di affrontare tematiche di strettissima attualità come quelle dei migranti, dei minori a rischio e delle nuove povertà, ma anche di offrire ai territori nuove opportunità di sviluppo.»
Nel patrimonio della Regione figurano numerosi immobili, tra chiese e canoniche, disseminati in tutta l’Isola. La loro valorizzazione potrà passare anche per l’eventuale trasferimento ai Comuni di riferimento.

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Cagliari ha dato l’ultimo saluto, ieri, nella basilica di Bonaria, a Claudio Olinto de Carvalho, il grande Nenè dello scudetto rossoblu del 1970, scomparso sabato mattina all’età di 74 anni, dopo lunga malattia. Sono stati tanti gli ex compagni di squadra e colleghi di una vita intera dedicata al calcio che non hanno voluto mancare, tra i quali Gigi Riva, Cesare Poli, Adriano Reginato, Giuseppe Tomasini, Ricciotti Greatti, Mario Brugnera, Antonello Cuccureddu, Renato Copparoni, Roberto Quagliozzi, Giovanni Roccotelli, Luigi Piras. E, in rappresentanza del Cagliari di oggi, il direttore sportivo Stefano Capozucca ed i brasiliani Joao Pedro e Diego Farias.

Davanti all’altare, Gigi Riva ha steso sopra la maglietta bianca con i bordi rossoblù e il numero 8, la maglia di Nenè. L’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, nella sua omelia, ha sottolineato che oggi sono intensi i ricordi che i sardi e la Sardegna conservano del grande Nenè. A salutare il campione brasiliano c’era anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e gli Sconvolts sul sagrato della basilica hanno esposto un grande striscione: “Ciao Claudio, leggenda rossoblù”.

Funerale di Nenè 1Funerale di Nenè 2.jpp

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suor teresa tambelli

Venerdì otto luglio 2016 la Congregazione per le Cause dei Santi ha dato il nulla osta all’apertura della causa di beatificazione di suor Teresa Tambelli, Figlia della Carità, protagonista dal 1907 al 1964, nell’Asilo della Marina, della vita religiosa cagliaritana.

L’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, dopo aver informato lo scorso mese di febbraio la Conferenza Episcopale Sarda della sua volontà di avviare questo nuovo percorso canonico, aveva  presentato la richiesta ufficiale alla Congregazione per le Cause dei Santi, che ieri l’altro ha risposto positivamente.

Da questo momento tutto ciò che direttamente e indirettamente riguarda suor Tambelli sarà di esclusiva competenza di un apposito “Tribunale”, presieduto da don Luca Venturelli, che guiderà il processo cognizionale diocesano sulla vita e le virtù della suora che prese il posto della beata suor Giuseppina Nicoli nell’opera caritativa a favore non solo dei “marianelli”, ma anche di  migliaia di poveri cagliaritani.

Suor Teresa Tambelli, sesta di sette figli,  nasce a Revere, provincia di Mantova, il 17 gennaio 1884 . Dopo il diploma, a 18 anni entra tra le Figlie della Carità di Torino. A 23 anni è inviata in Sardegna, a Cagliari, all’Asilo della Marina dove nel 1914 arriva Suor Nicoli che diviene la sua nuova superiora. Alla morte della suora dei “piccioccus de crobi”, il 31 dicembre 1924, suor Teresa ne prosegue l’opera di carità nei confronti dei poveri di tutta la città. Con le  suore assiste gli abitanti del Lazzaretto di Sant’Elia, di Palabanda, Is Mirrionis, Monte Urpinu.

Tra il 1940-43 apre l’Asilo della Marina agli sfollati e dopo il ’43, con la Comunità, è costretta a sfollare a Uras per un breve periodo. Muore il 23 febbraio 1964. Migliaia di persone partecipano al suo funerale, soprattutto  povere.

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Arrigo Miglio Corpus Domini 2016

Quest’anno le celebrazioni cittadine della solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore saranno caratterizzate da uno speciale ricordo per i migranti e i profughi che, numerosi, approdano anche nella  nostra isola. Pertanto, è stato scelto il tema «Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Sarà il vescovo Arrigo Miglio a presiedere i diversi momenti celebrativi previsti per il pomeriggio di domenica 29 maggio.

Lo stesso monsignor Miglio, in un messaggio indirizzato a tutti i fedeli della diocesi, ha affermato: «Dare alla processione una meta significativa ci aiuta a viverla come un vero pellegrinaggio. Per Cagliari quest’anno la meta da raggiungere con l’Eucaristia è il mare, da cui provengono i pellegrini forzati che fuggono dalla violenza e dalla povertà, quelli che riescono a farcela, mentre molti altri restano per sempre in fondo a quel mare. Li vogliamo ricordare tutti e chiedere al Signore – Pane spezzato e condiviso – di allargare nel nostro cuore gli spazi della carità ma anche di allargare la nostra mente per trovare soluzioni possibili senza mai arrenderci».

Il programma prevede alle ore 18.30, presso la Cattedrale, il canto dei vespri. Seguirà la messa alle 19.00 e, infine, intorno alle 20.00, la processione che giungerà presso il pontile della dogana del porto di Cagliari attraversando il seguente percorso: piazza Palazzo, via Canelles, piazza Lamarmora, via De Candia, via Mazzini, piazza Martiri, piazza Costituzione, viale Regina Margherita, via Cavour, via Porcile, attraversamento di via Roma, porto.

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E’ in corso di svolgimento, nella sede del Seminario Arcivescovile di Cagliari, in via Mons. Cogoni 9, il 13° Congresso regionale delle Acli della Sardegna.

La giornata si apre con i saluti dell’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, ed entrerà nel vivo con la relazione del presidente delle Acli sarde Fabio Meloni. Seguiranno gli interventi dei rappresentanti istituzionali e dei delegati. E’ prevista, in particolare, la partecipazione del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, dell’assessore regionale della Sanità e dell’assistenza sociale, Luigi Arru, dell’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, del senatore Silvio Lai e della deputata Romina Mura.

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Una straordinaria partecipazione di studenti, volontari, cittadini, rappresentanti delle istituzioni e di tantissime associazioni ha contraddistinto oggi a Sestu la celebrazione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, organizzata nell’isola dall’associazione Libera Sardegna in collaborazione con il Comune di Sestu, il Centro di Servizio per il Volontariato “Sardegna Solidale”, l’Unione degli Studenti della Sardegna, con il patrocinio della Regione Sardegna, del Comune di Sestu e dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Provenienti da tutta la Sardegna e in concomitanza con la manifestazione nazionale in programma a Messina, in piazza della Musica si sono ritrovati in cinquemila per quella che è stata una vera e propria festa della legalità e della memoria. Anche a Sestu, paese natale natio di Emanuela Loi (la poliziotta vittima della strage di via D’Amelio nella quale perse la vita anche il giudice Borsellino), in contemporanea con altre mille piazze d’Italia, dalle undici in punto decine e decine di giovani si sono infatti alternati al microfono per dare lettura dei nomi delle oltre 950 vittime della mafia.

«Tutti i nomi devono essere ricordati allo stesso modo», ha detto la sorella di Emanuela, Claudia Loi, «con la stessa forza e dignità. Ventiquattro anni fa la strage di via D’Amelio ha segnato la mia vita e quella della mia famiglia, ma non abbiamo un sentimento di odio nei confronti degli assassini di Emanuela: solo un forte desiderio di legalità, di giustizia e di memoria. Prima della morte di mia sorella non sapevo neanche cosa fosse la mafia, poi ho capito che tutto nasce dalla sete di potere e di denaro. Il cambiamento deve partire da un cambio di mentalità, e cambiare la storia è possibile».

Anche Pino Tilocca è un familiare di una vittima delle mafie, e dal palco di Sestu ha lanciato il suo messaggio di speranza alle migliaia di giovani presenti: «Hanno ucciso i nostri familiari ma non ci hanno piegato e non ci hanno sconfitto perché possiamo contare su di voi. Finché non ci lascerete soli, noi non saremo mai sconfitti».

Ad aprire la manifestazione è stata il sindaco di Sestu, Paola Secci, che ha rimarcato l’importanza della famiglia e della scuola nell’opera di sensibilizzazione ai temi della giustizia e della legalità, mentre il rappresentante del prefetto Enzo Floridia ha ricordato l’impegno costante delle forze dell’ordine contro la criminalità organizzata.

A nome dell’Unione degli Studenti è intervenuto Riccardo Caoci: «Il miglior antidoto alla mafia è una istruzione inclusiva – ha detto Caoci -, capace di garantire un percorso di formazione attraverso il riconoscimento di un vero diritto allo studio. Solo così la cultura mafiosa può essere battuta».

Anche l’arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio ha voluto salutare dal palco i ragazzi presenti alla manifestazione: «Chiediamoci ogni giorno dove inizia e dive finisce la mafia, con la consapevolezza che la si rafforza ogni volta che crediamo di essere in buoni rapporti con Dio senza essere in buoni rapporti col prossimo».

Nel suo intervento il referente di Libera Sardegna Giampiero Farru ha ricordato l’impegno dei giovani che ventuno anni fa diedero vita alla prima edizione della giornata e ha ribadito l’importanza della memoria per consentire alle nuove generazioni di proseguire in una lotta contro la mafia.

La mattinata si è chiusa con la musica della band sassarese Nasodoble, vincitrice del Premio “Musica contro le Mafie” 2016.

Sestu non è stato l’unico centro della Sardegna in cui si è celebrata la Giornata: la lettura dei nomi è stata fatta in circa cinquanta luoghi di ventisette comuni sardi (oltre Sestu, Cagliari, Sassari, Oristano, Olbia, Alghero, Carbonia, Iglesias, Porto Torres, Tempio Pausania, Ozieri, Villacidro, Guspini, Siniscola, Muravera, Decimomannu, Isili, Senorbì, Laconi, Gonnosfanadiga, Mogoro, Arzachena, Seui, Palau, Perfugas, Genoni e Gergei).

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Nella riunione della Conferenza Episcopale Sarda, tenutasi a Oristano il 16 febbraio 2016, i vescovi hanno riformulato i diversi ambiti del coordinamento pastorale regionale e assegnato le relative deleghe vescovili, così come di seguito riportato:

Atzei mons. Paolo: Comunicazioni sociali e Turismo

Carboni mons. Roberto Evangelizzazione dei Popoli, Cooperazione tra le Chiese, Ecumenismo e Dialogo, Migrazioni

Marcia mons. Mosè: Pastorale della Famiglia e della Vita

Melis mons. Corrado: Laicato, Servizio di Pastorale Giovanile e Pastorale Vocazionale

Miglio mons. Arrigo Osservatorio Giuridico e “Sovvenire”

Morfino mons. Mauro Maria: Clero e Vita Consacrata

Mura mons. Antonello: Cultura-Progetto Culturale, Educazione Cattolica, Scuola e Università

Sanguinetti mons. Sebastiano Beni Culturali ed Edilizia di Culto

Sanna mons. Ignazio Dottrina della Fede, Annuncio e Catechesi, Liturgia

Zedda mons. Giovanni Paolo Servizio della Carità, Pastorale della salute, Pastorale Sociale e del Lavoro, progetto “Policoro”

Nella stessa seduta, i vescovi hanno proceduto alle seguenti nomine:

Su proposta del Comitato regionale di Servizio del Rinnovamento nello Spirito (RNS) è stato confermato quale consigliere spirituale Regionale il reverendo don Tonino Carta, della diocesi di Nuoro.

E’ stata confermata la nomina del presidente della Sezione Sardegna Sud dell’Unitalsi, Sergio Zuddas, dell’arcidiocesi di Cagliari, eletto dalla relativa Assemblea sezionale.

Si conferma la nomina del presidente della Sezione Sardegna Nord dell’Unitalsi, Roberto Manca, dell’arcidiocesi di Sassari, eletto dalla relativa Assemblea sezionale.

Inoltre:

Su istanza dell’arcivescovo di Cagliari, S.E. Mons. Arrigo Miglio, la Conferenza Episcopale Sarda esprime parere favorevole all’introduzione della causa di beatificazione di Suor Teresa Tambelli delle Figlie della Carità.

Infine, nella seduta del 5 gennaio scorso, la Conferenza aveva anche provveduto alla nomina a Incaricato regionale del Servizio di Pastorale Giovanile del Rev.do don Enrico Perlato, dell’arcidiocesi di Oristano.