25 April, 2024
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Consiglio regionale 42

La nuova legge sull’edilizia spacca ancora il Consiglio regionale, il centrodestra conferma le critiche ed annuncia iniziative di mobilitazione. Il giorno dopo l’approvazione in Aula del disegno di legge 130, il cosiddetto nuovo Piano Casa, i gruppi della minoranza ribadiscono le critiche, a sostegno del «malcontento dei sardi verso un provvedimento che non semplifica le procedure e non migliora il patrimonio edilizio«.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha rimarcato le distanze tra il piano casa (varato nella scorsa legislatura) e la legge edilizia approvata ieri in Consiglio con i soli voti del centrosinistra ed ha definito “un inganno” il tentativo della maggioranza di voler rimandare le decisioni in materia all’approvazione di una nuova legge urbanistica. «Sull’urbanistica, come per la sanità e gli enti locali – ha proseguito Pittalis – la Giunta e la maggioranza annunciano riforme senza che si traducano poi in atti concreti». «La verità – ha concluso il capogruppo di Fi – è che con la legge edilizia si ritorna indietro ai tempi di Soru; agli editti che si applicano ai comuni mortali; ai contenziosi milionari come quello per Tuvixeddu e al potere discrezionale della giunta con le intese coi privati».

«Le riforme annunciate dal centrosinistra – ha attaccato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni – sono rappresentate da un articolo che in due righe abroga la legge sul golf, mortificando così il Consiglio regionale e le opportunità che ne derivavano al comparto dell’edilizia e del turismo».

«La legge approvata ieri dal centrosinistra – ha incalzato il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu – è inutile e superata: lo affermano tutte le organizzazioni di categoria e lo dimostrano le norme contenute nel “Milleproroghe” che a livello nazionale semplificano per davvero norme e procedure in materia edilizia». A giudizio di Rubiu la legge edilizia “sarà impugnata dal governo” e sarà sottoposta presto a nuove modifiche in Consiglio regionale.

Per il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, l’approvazione del provvedimento non ha rafforzato la maggioranza che anzi – così ha affermato il consigliere dei sardisti – ha registrato la presa di distanze di alcuni capogruppo del centrosinistra in sede di dichiarazione finale del voto. «Gli stessi esponenti del centrosinistra – ha spiegato Carta – hanno riconosciuto che il provvedimento non era urgente e c’è chi si è spinto ad affermare che meglio sarebbe stato procedere con la proroga del piano casa e impegnare il Consiglio sulle riforme attese dai sardi». Il capogruppo dei Quattro Mori ha quindi espresso perplessità sull’annunciata riforma degli Enti locali, paventando il rischio che sulla concretezza prevalga quella “furia ideologica” che ha caratterizzato l’iter del Dl 130 e si vari così una “riforma degli Enti Locali in stile vecchio Urss».

«Le scelte ideologiche – ha aggiunto Paolo Truzzu (Sardegna-FdI) – hanno fatto sì che quella approvata ieri in Consiglio possa definirsi una legge contro l’edilizia e non già un provvedimento per l’edilizia». L’esponente di Fratelli d’Italia ha quindi ricordato che ad un anno dal suo insediamento al governo della Regione, le leggi approvate dal centrosinistra “non hanno prodotto alcun risultato mentre crescono le difficoltà dei sardi. «Se questi sono i risultati dei tecnici – ha concluso Truzzu – si ritorni alla politica.»

«I pochi risultati che eventualmente arriveranno con la nuova legge edilizia sono ascrivibili all’impegno delle forze della minoranza che hanno lavorato per più di un mese di Consiglio per tentare di migliorare un provvedimento inadeguato e dannoso». E’ questo il giudizio espresso dal consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, che ha rimarcato come l’iniziativa del centrodestra non abbia mai riguardato possibili intendimenti speculativi.

«La nuova legge edilizia non semplifica e non migliora alcunché e conferma che al centrosinistra manca una visione organica dell’urbanistica in Sardegna». Così il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha marcato le distanze con il provvedimento varato dal centrosinistra e che, a giudizio dell’esponente di Forza Italia, crea disparità tra i diversi territori e elimina gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare dell’Isola. Peru ha quindi rivolto pesanti critiche alla decisione della maggioranza di cancellare la legge sul golf: «Di fatto si impedisce la realizzazione di strutture e servizi indispensabili per attrarre in Sardegna un mercato turistico che solo in Andalusia conta 8 milioni di turisti in bassa stagione».

«La maggioranza si assuma la responsabilità politica delle scelte fatte con la legge sull’edilizia» – ha dichiarato il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa – perché alla Sardegna serviva una grande legge che semplificasse norme e procedure, il cui proliferare incentiva invece l’abusivismo e allenta le tutele». Cossa ha definito la norma varata ieri dal Consiglio «non più migliorabile e ricca di norme contraddittorie e illogiche che contribuiscono a delineare un quadro normativo devastante».

Proprio sulle difficoltà applicative e interpretative della norma ha posto l’accento la consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, che ha denunciato il concreto rischio di un aumento dei contenziosi. «In particolare per ciò che riguarda le zone “F” – ha dichiarato Zedda – dove, col voto segreto siamo riusciti a introdurre l’incremento volumetrico ma per le quali non è stato definito in legge la misura dell’incremento stesso».

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Il Consiglio regionale ha ripreso ieri sera l’esame del Dl 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia” ed ha approvato gli articoli 27 e 28.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dell’art. 27 (“Interventi di trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica”) del Disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”. Per incentivare il trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica nell’articolo viene previsto un credito volumetrico pari al 40 per cento.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto all’assessore e alla maggioranza «se esiste la volontà di dare un significato alla legge» e ha formulato, in proposito, due proposte. Con la prima si introducono nella legge gli interventi sostitutivi regionali a favore dei comuni che non hanno mezzi sufficienti per le demolizioni di manufatti abusivi realizzati in zone vincolate o a rischio idrogeologico, prevedendo anche le opere di ripristino del territorio. Con la seconda, sempre per venire incontro ai comuni,  si prevedono forme di sostegno per consentire il recepimento delle nuove disposizioni regionali negli statuti dei comuni.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha evidenziato che l’articolo «è diviso in due parti: la prima dà grande premialità, il 40%, per la demolizione seguita da ricostruzione in aree urbane importanti dal punto di vista paesaggistico o a rischio idrogeologico». Nella seconda parte c’è, ha poi lamentato, «c’è una sostanziale una retromarcia anche nella fascia dei 300 dove alla demolizione non può seguire la ricostruzione se non in un’area più interna con un arretramento del manufatto, ma così non si riqualifica il paesaggio».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha condiviso le considerazione del collega Cherchi, aggiungendo che il testo, «originariamente l’art.8 della prima proposta della Giunta sottoposta alla commissione, non presenta sostanziali differenze e appare frutto della ennesima schizofrenia legislativa che attraversa tutta le legge, contenitore di tante norme difficili da assemblare e soprattutto da applicare». In molti passaggi, ha aggiunto entrando nel merito, «viene richiesto l’intervento del consiglio comunale ma questo non è certo un modo per semplificare l’iter dei procedimenti amministrativi, è invece un appesantimento inutile che complicherà le procedure ed allungherà i tempi, meglio assegnare queste competenze alle giunte».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) non ha espresso un giudizio negativo sull’articolo che, a suo avviso, «risponde efficacemente alla domanda di riqualificazione presente sul territorio regionale, fermo restando il peccato originale della legge per cui anche interventi di miglioramento in certe aree incontreranno un mare di difficoltà; in definitiva il testo dimostra poco coraggio perché si poteva andare un po’ più avanti e poteva essere esteso anche ai manufatti abusivi e sanabili, magari al centro di lunghe e complesse vicende giudiziarie».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha messo l’accento sul fatto che «il paesaggio non è una cartolina ma qualcosa di mobile in continua trasformazione, non solo per la presenza di manufatti abusivi ma anche, ad esempio, per l’abbandono o la sostituzione di alcune colture; il Consiglio regionale ha il dovere di intervenire per preservare l’integrità del nostro paesaggio e questa purtroppo è una occasione che la legge non ha saputo cogliere».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta agitazione nei banchi del centrosinistra, forse per i troppi vertici bilaterali convocati da Soru e Pigliaru, speriamo non ci siano le ennesime ripercussioni negative su questa legge». Pittalis ha poi citato le perplessità espresse da un importante esponente della maggioranza sulla nuova norma, «giudizio negativo cui come al solito non è seguito alcun fatto concreto, come sarebbe stato lecito e logico aspettarsi sia sulla legge che sullo stesso articolo in esame, frutto dell’atteggiamento di qualcuno che continua a fare gazzosa sulla stampa salvo poi comportarsi in modo contrario». Come modifica del testo il capogruppo di Forza Italia ha suggerito una riduzione dei costi di costruzione, già prevista nella misura del 20% dalla normativa nazionale per gli immobili dismessi, superando l’insufficiente previsione del testo in discussione, limitato alla riduzione degli oneri concessori».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’art. 27.

A scrutinio palese, l’Aula ha bocciato l’emendamento soppressivo totale n. 226 e i soppressivi parziali nn. 335, 319, 320, 321, 322, 323, 333 e 334.

Sull’emendamento soppressivo parziale n. 332 (Pittalis e più) è intervenuto per dichiarazioni di voto il consigliere Oscar Cherchi che ha giudicato contraddittorie le disposizioni contenute nel comma 4 dell’art. 27: «Non si capisce – ha detto Cherchi – per quale motivo non si possano ricostruire gli edifici demoliti nella fascia dei 300 metri dal mare. Questa possibilità è invece prevista dall’art. 28 seppur con una diminuzione delle volumetrie del 15%». Cherchi ha quindi proposto la soppressione del comma 4 o, in alternativa, un adeguamento alle disposizioni dell’art. 28.

Mario Floris (Sardegna – Uds) ha invece ribadito la necessità di modificare la norma per scongiurare l’impugnazione da parte del Governo. «Stiamo modificando norme statali di carattere generale – ha detto Floris – il rischio di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale è reale».

Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver segnalato il contrasto tra le disposizioni dell’art. 27 e dell’art.28, ha chiesto un intervento chiarificatore da parte dell’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. L’esponente della Giunta Pigliaru ha ricordato che la questione era stata ampiamente dibattuta nel corso dell’esame del Piano Casa. «La logica è che gli interventi di demolizione abbiano come fine la riqualificazione paesaggistica».

L’emendamento n. 332 è stato respinto dall’Aula con 27 voti contrari e 18 a favore.

Disco rosso anche per gli emendamenti sostitutivi parziali n. 318, 324, 325, 357, 326, 327 e 328, tutti presentati dalla minoranza.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 329 (Pittalis e più) che proponeva di cancellare il comma 7 dell’art. 27 che fissa il limite dei 3 metri d’altezza per le ricostruzioni, con mutamento di destinazione d’uso, di edifici precedentemente destinati a cicli produttivi. Per dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia): «si tratta di una norma eccessivamente restrittiva – ha detto l’esponente della minoranza – se l’immobile ha un unico piano significa perdere tanta volumetria». Cherchi ha quindi proposto di cassare il comma o di portare il limite d’altezza per le ricostruzioni a 3,5 metri. L’emendamento n. 329 è stato bocciato con 28 voti contrari e 18 a favore.

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione il testo dell’articolo 27.

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas ha proposto un emendamento aggiuntivo orale con il quale si stabilisce che “le disposizioni si applicano anche in casi di edifici in corso di realizzazione o realizzabili in virtù di titolo abilitativo legittimo ed efficace alla data di presentazione dell’istanza di parte del privato o alla data di adozione della deliberazione del consiglio comunale”.  Dopo una breve sospensione, la proposta è stata accolta dall’Aula che ha poi dato il via libera al testo dell’art.27 con 30 voti a favore e 16 contrari.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento aggiuntivo n. 134, presentato dalla Giunta regionale, dell’art.27 ha ottenuto il via libera con 29 a favore e 18 contrari. La modifica al testo stabilisce che, in caso di demolizioni e ricostruzioni di edifici localizzati in zone urbanistiche omogenee diverse dalla zona A, la necessità di una deliberazione del consiglio comunale o una espressa disposizione contenuta nel Piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione”.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 28 (Rinnovo del patrimonio edilizio con interventi di demolizione e ricostruzione). L’obiettivo dell’articolo in discussione è chiarito al comma 1 in cui viene scritto: “La Regione promuove il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente mediante interventi di integrale demolizione e successiva ricostruzione degli edifici esistenti che necessitino di essere adeguati in relazione ai requisiti qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici, di sicurezza strutturale e per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche”. L’articolo prevede, secondo la zona, diverse premialità volumetriche mentre nella zona h una diminuzione volumetrica rispetto all’edificio originale. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 14. Il primo consigliere a prendere la parola è stato Oscar Cherchi (Forza Italia). Per l’esponente della minoranza non è chiaro perché nell’articolo 28 vengano attribuite diverse premialità secondo la grandezza del lotto: per i lotti inferiori a 500 metri quadri la premialità è del 15%, se invece sono superiori la premialità è del 30%. «L’altro aspetto  che mi lascia perplesso – ha proseguito Cherchi – è legato alle zone agricole: si escludono senza una ratio e una logica». Per Cherchi non ha neanche senso che nella zona h, in caso di demolizione e ricostruzione, vengano penalizzati i proprietari con una diminuzione del 15% della volumetria. «Chiediamo che vengano mantenute le stesse volumetrie». D’accordo con il collega di partito anche Giuseppe Fasolino: «In questo articolo ci sono contraddizioni evidenti». Per l’esponente della minoranza «è assurdo che l’aumento volumetrico debba essere approvato in Consiglio comunale. Uno degli obiettivi della legge era di velocizzare le procedure, così stiamo appesantendo, e non di poco, l’iter burocratico». Per quanto riguarda il comma 15 ha poi affermato: «Oltre a ridurre la volumetria del 15% potevamo anche punire il proprietario per aver voluto recuperare il proprio edificio in zona h. Teniamo almeno la volumetria esistente».

Per l’esponente di Forza Italia, Ignazio Locci: «Questa norma nelle sue intenzioni,  ossia provare a specificare meglio le norme nazionali, sembrava meritoria, ma poi troviamo che questo principio è annacquato da diverse limitazioni». Per Locci non c’è motivo  di negare la possibilità di utilizzare la legge a chi ha già utilizzato altre norme precedentemente. Per Michele Cossa, Riformatori sardi: «Questo articolo andrebbe nella direzione giusta se non ci fossero inutili appesantimenti delle procedure. Che senso ha l’approvazione dell’aumento volumetrico da parte del Consiglio comunale, al massimo sottoponiamolo a delibera di Giunta». Per l’esponente della minoranza il comma 12 rappresenta un inutile appesantimento e complicazione: «Chiedere al privato elaborati tecnico-grafici di livello pari allo studio di fattibilità di un’opera pubblica mi sembra eccessivo». Per Cossa anche il comma 15 (riduzione volumetrica del 15% in zona h) non ha senso: «Stiamo parlando di edifici che hanno avuto con concessione edilizia, e quindi legittimi. Non possono essere penalizzati coloro che si fanno carico di spendere denaro per demolire e ricostruire le porcherie di cui è costellata la nostra costa, mi sembra un accanimento ingiustificato». D’accordo anche Antonello Peru, intervenuto in vece del capogruppo di Forza Italia. Per l’esponente dell’opposizione si tratta di una legge un po’ pasticciata anche se in alcune parti corretta «grazie al contributo dell’opposizione». Peru si è detto contrario a quanto previsto nel comma 15, ossia la riduzione della volumetria pari al 15% in caso di demolizione e ricostruzione in zona H. «Basta l’applicazione della legge 380, recepita da questa legge, per consentire ai proprietari di edifici presenti in zona h di demolire e ricostruire senza penalizzazioni. Speriamo – ha concluso – che la maggioranza ascolti i suggerimenti della minoranza».

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, il quale ha chiarito alcuni dubbi della minoranza. Intanto per quanto attiene al passaggio in Consiglio comunale: questo riguarda soltanto lotti superiori a 500 metri quadri o 2000 metri cubi, mentre le piccole proprietà sono esentate da questo passaggio. «Per quanto riguarda l’agro nelle zone e) e h) abbiamo una norma di salvaguardia e vogliamo evitare le deroghe». D’accordo con le osservazioni dell’opposizione invece sul comma 15: «Ci sarà una proposta di emendamento orale per eliminare la riduzione del 15 per cento sulla volumetria esistente per gli edifici delle zone H».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato al Consiglio due emendamenti orali con cui si modificano alcune parti dell’articolo 28. Con il primo, il comma 11 dell’art. 28 riformulato consente la cumulabilità del credito volumetrico del lotto con i volumi dello stesso non ancora utilizzati. Il secondo, invece, interviene sul comma 15 e, in caso di demolizione-ricostruzione in zona h, permette la riedificazione dell’immobile utilizzando la volumetria pre-esistente, «a condizione che il nuovo fabbricato determini un minore impatto paesaggistico secondo le indicazioni dell’Amministrazione regionale, con apposite linee guida da adottarsi entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), sull’ordine dei lavori, ha osservato che la risposta dell’assessore è stata fornita sulla base del testo, tralasciando che lo stesso era sottoposto a significative modifiche per effetto degli emendamenti presentati. Un tale modo di procedere, ha affermato, «crea confusione e rende difficile il lavoro dell’Aula».

Il presidente ha condiviso l’osservazione, invitando tutti a procedere con ordine.

Successivamente l’Assemblea ha respinto i seguenti emendamenti: 227, 309, 426, 310, 423, 311, 422, 421, 312, 78, 314, 315, 316, 317, 358, 359, 360, 361, 362, 363, 364, 365, 503, 504, 505, 506, 507, 170, 579, 580, 581, 398, 424, 153, 151, 394, 433.

Sono stati invece approvati il n. 473 – Solinas Antonio e più (“E’ consentita la demolizione-ricostruzione dei fabbricati esistenti con un credito volumetrico del 30% da determinarsi con apposita deliberazione del consiglio comunale 512”), il n. 135 – Giunta regionale (“Le demolizioni-ricostruzioni nei centri storici sono consentite solo in presenza del Piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione”) e n. 592 – Giunta regionale – (“La Regione promuove il ricorso a programmi integrati di riordino urbano di cui alla legge regionale 16/94”).

A seguito dell’approvazione dell’emendamento n.592 il presidente ha dichiarato la decadenza di alcuni emendamenti, fra i quali il n.15 – aggiuntivo.

Successivamente il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 28, comprensivo delle integrazioni orali formulate dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd).

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha sollecitato un chiarimento sulla decadenza dell’emendamento n.15, che a suo avviso resta valido, e ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha spiegato che l’emendamento n.15 presenta in effetti una diversità rispetto al n. 592 e può essere ammesso sia pure non integralmente, ma solo per la parte che riguarda la cessione di immobili a prezzo simbolico in modo da poter avviare i piani integrati previsti dall’articolo 28 e, per questo motivo, sarà integrato nel testo.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 15 che l’Assemblea ha approvato.

Il presidente ha poi avviato la discussione generale sull’art. 29 (“Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica”).

Il presidente della commissione Antonio Solinas, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha comunicato che in base ad accordi intercorsi fra tutti i gruppi, è stato deciso di chiudere la seduta con l’approvazione dell’art.28 rinviando l’esame dell’art. 29 a domani.

Il presidente, quindi, ha dichiarato conclusa la seduta ed ha riconvocato il Consiglio per questa mattina alle 10.00.

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I consiglieri della coalizione di centrodestra in Consiglio regionale sollecitano l’attivazione di un cordone sanitario per proteggere i patrimoni olivicolo e vitivinicolo della Sardegna dal batterio Xylella e l’immediata discussione della mozione 134 (Rubiu e più) sul «piano che miri alla prevenzione e alla salvaguardia del patrimonio olivicolo della Sardegna che rischia di essere colpito dal batterio della xylella fastidiosa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio». «La situazione è gravissima: se arrivasse in Sardegna il batterio xylella fastidiosa verrebbero distrutti i patrimoni olivicolo e vitivinicolo mettendo l’Isola in ginocchio».

«La xylella – ha affermato il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni – ha già creato un enorme danno all’agricoltura della Puglia, bisogna agire tempestivamente per evitare che sbarchi nell’Isola, come hanno fatto i vettori patogeni della peste suina, della blue tongue, del punteruolo rosso e della tuta absoluta dei pomodori. La maggioranza, circa un mese fa, ha bocciato una nostra proposta di legge in commissione Salute». Per Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area popolare sarda, è fondamentale costruire un cordone sanitario in entrata che preveda  punti di controllo in tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna. Rubiu ha ricordato che «la xylella è stata individuata per la prima volta intorno agli anni ’40 nell’America centrale e in particolare in Brasile ed è arrivata in Italia nel 2013. Il batterio non colpisce soltanto le olive, ma anche la vite, le mandorle, le querce e l’erba medica». D’accordo anche il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ex assessore dell’Agricoltura: «Nel Psr non sono state previste risorse per eventuali risarcimenti, perché non si potrebbe ammettere con l’Europa di non aver eseguito i controlli appropriati. La Regione deve intervenire con controlli in entrata delle merci, istituendo un vero e proprio servizio Fitosanitario all’interno dell’agenzia Laore». Per la minoranza non occuparsi subito di questa emergenza vuol dire condannare l’economia della Sardegna.

La mozione presentata impegna il presidente della Regione, il presidente del Consiglio regionale, gli assessori dell’Agricoltura e dell’igiene e sanità «a convocare immediatamente un tavolo di confronto con gli assessorati competenti e le associazioni di categoria per informarle dell’emergenza e delle misure di prevenzione atte a evitare la propagazione del fenomeno in Sardegna; a predispone in tempi certi degli opuscoli informativi e dei manuali operativi per individuare e riconoscere i primi fenomeni della malattia; a monitorare tutte le coltivazioni sarde, isolando il rischio di propagazione del virus e segnalando immediatamente i rischi per le coltivazioni; a istituire un cordone sanitario in tutti i porti della Sardegna per monitorare e controllare tutti gli ulivi da reddito e ornamentali in arrivo in Sardegna, che potrebbero essere veicolo di propagazione e contagio dell’agente patogeno trasmesso tramite un insetto; inoltre, a sensibilizzare e informare il mondo rurale sugli strumenti di lotta per il contenimento del batterio».

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Attraverso la visita in Sardegna di una delegazione proveniente dalla Corsica sono state gettate le basi per “conquistare” la zona franca. Una piattaforma di grande importanza per riaffermare anche il principio di insularità, costringendo l’Unione Europea al riconoscimento di una fiscalità di compensazione. Si tratta di una svolta storica per Modesto Fenu (capogruppo di Sardegna Zona Franca).

«Ecco perché la giornata di oggi – ha sottolineato durante la conferenza stampa – rappresenta un tassello importante per aprire una nuova fase di concertazione con la comunità europea. Si tratta solo di un primo passo. Il consiglio regionale ha già approvato la costituzione di una commissione per la zona franca, che è un patrimonio di tutti i sardi. Ora questa alleanza con la Corsica ci pone davanti ad una nuova sfida.»

L’incontro con il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, tenutosi ieri sera, è stato solo il preludio di una nuova scommessa. Il sindaco di Bastia Gilles Simeoni ha invitato il numero uno dell’assemblea isolana in Corsica per dare un seguito a questo percorso intrapreso. Gian Felice Acquaviva, rappresentante dei Comuni montani ed esponente del partito Femu a Corsica, ha tracciato l’orizzonte: «L’unione con la Sardegna ci consentirà di aprire la strada verso nuove opportunità per ridare slancio all’economia delle due Isole. In questo summit abbiamo discusso di trasporti, turismo, cultura e identità. Occorre un piano d’azione strutturale per approdare ad una zona franca che delinei nuovi scenari di competitività».

Diunisu Luciani (esponente del consiglio economico e sociale corso) ha tratteggiato la linea: «Sardegna e Corsica sono due nazioni senza Stato che vivono le medesime problematiche». Alla conferenza stampa hanno partecipato i capigruppo del consiglio regionale. Daniele Cocco (Sel): «Siamo ormai ad un crocevia decisivo. La sinergia con la Corsica permetterà di tradurre le parole in fatti, con il decollo di nuove occasioni di sviluppo». Gianluigi Rubiu (Area Popolare): «L’insularità potrebbe diventare non più un danno economico, ma un vantaggio. Abbiamo da portare una battaglia su diversi punti con la vicina Corsica». Efisio Arbau (Sardegna Vera) è andato oltre: «Si proponga da subito un’assemblea unitaria con i due parlamenti sardo e corso, per dare un’accelerata alla zona franca». Roberto Desini (Centro Democratico) ha auspicato «che possa essere solo l’inizio di un percorso comune per vincere la sfida del futuro». Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha abbozzato: «La zona franca come il primo gradino che consenta alle due isole di diventare protagoniste nel Mediterraneo». Per Alessandra Zedda (Forza Italia): «Ci sono tutti i parametri per approdare ad una zona franca come possibile attrattore di sviluppo e nuovi investimenti». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Edoardo Tocco: «Vista la morfologia e la vicinanza strategica con la Corsica sarebbe auspicabile una battaglia unitaria per colmare gli handicap strutturali». 

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Il Consiglio regionale ha ripreso stamane l’esame del Piano Casa con la discussione e gli emendamenti all’art. 20. La commissione e la Giunta hanno espresso il parere di competenza e il presidente ha aperto la discussione.

L’on. Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera) ha annunciato il ritiro degli emendamenti 12 e 13 mentre l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto: «Oggi ci concentriamo sulle volumetrie turistiche  e ricettive. Oltre i 300 metri la premialità è pari al 25 per cento salvo che i fabbricati non rientrino in differenti tipi di attività e questo va bene. Il problema è che rimangono senza una definizione chiara le zone F previste dall’articolo 19, a seguito della seduta di ieri. E sono le zona F, a seguito delle indicazioni dell’Aula, che hanno generato un problema e dovranno essere affrontate in qualche modo dalla Giunta».

L’on. Fasolino (Forza Italia) ha detto: «Non si capisce come volete incentivare con queste norme l’industria delle vacanze. Tutti aspettiamo questa legge come la manna dal cielo ma poi la manna non c’è perché non c’è un ragionamento sulle strutture turistiche e ricettive».

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde, che ha toccato ancora il tema delle zone F «non quantificate dall’articolo 19 e per questo si rischia un pasticcio sulle quantità autorizzabili nelle zone F. Per questo, per evitare che l’Aula faccia una brutta figura, è bene che torniamo a definire ciò che ieri abbiamo lasciato a metà. Dobbiamo superare questo moloch della fascia dei 300 metri, perché nei 300 metri ci stanno porcherie orripilanti e cose pregevoli da tutelare».

Per l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) «solo le industrie turistiche sono rimaste in piedi, visto che tutto il resto dell’industria è crollato. Sul sito booking.com risulta che in Sardegna esistono 4111 strutture turistiche aperte; quattro anni fa erano appena 900. E’ un sistema articolato che dà benefici al nostro territorio e che dovrebbe essere premiato da questa legge. Come può presentarsi al mercato un albergo sardo obsoleto, che non può rinnovarsi rispetto a quanto il mercato offre altrove e chiede in termini di standard di ospitalità? Parlo di spa, delle piccole aree congressuali e delle piccole strutture sportive collegate agli alberghi. E’ adesso che si firmano i contratti dei tour operator per il 2016 e non ci sono chiamate d’appello. Ma davvero pensate che qualcuno faccia investimenti, milionari o meno, senza la possibilità concreta di riguadagnare quel denaro?».

L’on. Ignazio Locci (Forza Italia) ha riferito all’Aula «di una rinnovata fiducia degli artigiani e delle piccole imprese per il nuovo e imminente Piano casa. La stessa attesa c’è da parte degli operatori delle strutture ricettive rispetto alla norma in discussione ora. Non possiamo non tener conto di queste aspettative: dobbiamo liberarci dalle paure di chi pensa che abbellire gli alberghi e le strutture ricettive costituisca un danno per l’ambiente».

Il consigliere di Aps, Gianni Tatti, ha riferito in Aula di un incontro avuto con alcuni sindaci che hanno sollecitato una nota esplicativa sulle norme contenute nel Dl 130 vista la difficile comprensione delle norme in esso contenute. Nel merito dell’articolo 20, l’esponete della minoranza ha rivolto critiche al divieto di utilizzo delle volumetrie per realizzare posti letto nelle strutture ricettive e per le disposizioni che stabiliscono la realizzazione delle strutture con “vista camere”. «Norme  – ha concluso Tatti – che danno la misura della scarsa qualità del provvedimento e testimoniano una visione miope dell’Isola e del suo sviluppo».

Antonello Peru (Fi), dopo aver richiamato l’attenzione dell’assessore Cristiano Erriu, ha ricordato il principio di fondo che sta alla base dell’articolo 20 e cioè “miglioramento delle strutture esistente”. Per tale ragione, a giudizio del vice presidente del Consiglio, serve un’analisi approfondita  sulle condizioni delle strutture esistenti nel territorio regionale ed ha ricordato la proposta di legge presentata dalle forze dell’opposizione per la riclassificazione delle attività recettive in Sardegna. Il consigliere Peru ha quindi evidenziato il contenuto del comma 4) dell’articolo 20 ed ha denunciato che la sua formulazione sembra escludere la possibilità di incrementi volumetrici per quelle strutture che abbiano già usufruito degli incrementi previsti dall’articolo 10 bis della legge n. 45.

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa ha definito l’articolo 20 “una follia” ed ha sottolineato che le timide aperture contenute nella formulazione del testo originario del provvedimento sono state cancellate dall’emendamento sostitutivo totale n. 126 (presentato dalla Giunta) che, così come è accaduto anche per i precedenti articoli, è diventato il testo su cui confrontarsi. «Si è così eliminata – ha spiegato Cossa – la possibilità di realizzare interventi utili per rendere l’offerta turistica sarda competitiva al livello mondiale». L’esponente della minoranza ha quindi definito “ridicolo” il contenuto del comma 4) dell’emendamento 126, ed ha ribadito che i commi 7) e 8) renderanno impossibile qualunque forma di intervento nelle strutture ricettive. «Abbiate dunque il coraggio – ha concluso Cossa – di abrogare l’articolo 20».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto critiche per alcune interpretazioni di stampa riguardo gli esiti dei lavori dell’Aula nella giornata di ieri. Dedoni ha quindi svolto alcune considerazioni di carattere generale sulla strategicità del comparto turistico per l’economia della Sardegna ed ha citato l’esempio della Costa Smeralda. «Con le norme che proponete – ha tuonato il consigliere dei Riformatori, rivolto ai banchi della maggioranza –  si impedisce agli alberghi di avere servizi e di migliorare la qualità dell’offerta». Dedoni ha concluso con l’invito alla Giunta e alla maggioranza perché il Dl 130 ritorni all’esame della commissione Urbanistica.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato in tono critico la nuova riscrittura del testo dell’articolo 20 con un nuovo emendamento della Giunta ed ha sottolineato come anche da parte della  maggioranza si stato presentato un emendamento, il n. 12 (Arbau e più, poi ritirato dai presentatori) che proponeva l’abolizione dell’articolo 20. Il capogruppo della minoranza ha ribadito quindi l’invito a “riportare all’esame della commissione il Dl 130” ed ha definito le disposizione contenute nell’articolo 20 e nell’emendamento 126 “come muro e una trincea”. «Il problema – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – è che dall’altra parte della trincea non ci sono nemici ma altri sardi, imprenditori e l’industria turistica sarda che dovrebbe rappresentare la nostra Fiat e non un’avversario da combattere».

 Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha svolto alcune precisazioni sugli esiti dell’articolo 19 ed ha tenuto a precisare, che l’articolo, sostituito dall’emendamento 125, modificato a sua volta  con un emendamento approvato a voto segreto che allarga alla zona F le premialità edificatorie va considerato insieme con le disposizioni contenute al comma 7 del suddetto articolo. Previsioni normative che, a giudizio del capogruppo della maggioranza, consentono incrementi volumetrici soltanto per le residenze che ospitano portatori di handicap.  Nel merito dell’articolo 20, Efisio Arbau, ha  spiegato di aver raggiunto un accordo in maggioranza sull’emendamento 126, pur ribadendo la contrarietà al divieto di realizzare nuovi posti letto e definendo un “errore” il tentativo di imporre scelte che sono proprie dell’imprenditore che investe nel comparto turistico ricettivo dell’Isola.

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha affermato che «tutti siamo un po’ ambientalisti» ma ha aggiunto che «tutti insieme con la tutela delle coste e delle bellezze dobbiamo garantire occupazione a nostri giovani». «Serve trovare il giusto equilibrio», ha aggiunto l’esponente della minoranza, «e insieme dobbiamo consentire alle strutture ricettive di migliorare offerta e servizi». A giudizio di Rubiu però le norme del Dl 130 impediscono il miglioramento della qualità dell’offerta e non tengono conto delle innovazioni e dei mutamenti che caratterizzano il mercato turistico mondiale.  

Il capogruppo del gruppo  Sardegna, Modesto Fenu, ha criticato la riproposizione del limite assoluto all’edificazione nella fascia costiera entro i trecento metri ed ha auspicato l’introduzione di norme che introducano quale elemento condizionante gli studi di dettaglio sull’edificabilità costiera. L’esponente della minoranza ha quindi invitato l’assessore a far cessare la politica dei “rimandi” ed ha domandato in tono polemico il perché si proceda con l’approvazione del Dl 130 se tutte le scelte sono demandate ad una nuova legge Urbanistica.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha smentito alcuni contenuti di agenzia che riferirebbero di «una riscrittura da parte della Giunta del cuore dell’articolo 19 del Dl 130». «La Giunta – ha dichiarato Pittalis – non ha riscritto un bel nulla perché il Consiglio ha riscritto l’articolo 19 ed ha approvato l’inserimento della zona F». Pietro Pittalis ha quindi denunciato come sul’articolo 20 si assista ad un nuovo braccio di ferro interno alla maggioranza ed al Pd in particolare ed ha affermato che l’emendamento 126 presentato dalla Giunta “corregge in senso peggiorativo” l’articolo 19 esitato dalla commissione IV. Pittalis ha parlato di «una norma fatta di divieti che mortifica le potenzialità del comparto ricettivo sardo e rischia di concorrere al definitivo affossamento del nostro sistema turistico».

Il presidente del Consiglio, verificato che non risultano altri consiglieri iscritti a parlare nella discussione generale ha posto in votazione  l’emendamento n. 61 (Rubiu e più), uguale al 219, che non è stato approvato con 23 contrari e 21 favorevoli.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 575 – Tedde e più – (“Incremento volumetrico delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-alberghiera, soppressione dei commi 3, 4 , 5 , 6, 7 e 8″) dell’emendamento 126) – Giunta regionale – Sostitutivo totale (“Premialità volumetriche per le strutture turistico-ricettive purchè situate al di fuori della fascia dei 300 metri dalla battigia”) dell’art. 20.

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), con un emendamento orale, ha proposto anche in considerazione dell’emendamento n. 575 presentato dalla minoranza, l’eliminazione dall’emendamento n. 126 del comma 4. Il Consiglio ha condiviso la proposta.

Messo ai voti, l’emendamento n. 575  è stato approvato con 49 favorevoli ed 1contrario.

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 525.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), per dichiarazione di voto, ha affermato che «la maggioranza e la Giunta hanno necessità di chiarimenti interni perché occorre migliorare la norma in modo chiaro senza andare contro gli operatori turistici: la fascia 300 metri va quindi necessariamente inserita fra le premialità».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), favorevole, «inserire le premialità nei 300 metri significa rispondere ad una esigenza reale del mercato perché il turismo di lusso si indirizza dove c’è l’offerta migliore; va poi considerato il dato che solo 9 alberghi su 300 presenti hanno utilizzato il Piano casa».

Il presidente, dopo alcuni richiami ai consiglieri, ha sospeso la seduta per riaprirla subito dopo e convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, sono riprese le dichiarazioni di voto sull’emendamento n.525

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sostenuto che stralciare dalla legge le strutture entro i 300 metri «è una cosa incongrua; se solo 9 su 300 hanno utilizzato il Piano casa è evidente che è stata valutata l’utilità dell’intervento, quindi non solo non c’è nessun rischio per l’ambiente ma anzi bisogna introdurre misure che incoraggino gli investimenti privati nel senso auspicato dal consigliere Crisponi, cioè potenziando i servizi aggiuntivi».

Il consigliere Luigi Crisponi, anch’egli dei Riformatori, ha detto che «le parole dell’assessore riferite ai 1600 chilometri di costa della Sardegna ed alle 390 strutture complessive danno la misura della realtà; siamo di fronte ad numero incredibilmente basso al di sotto dell’1%, quindi pericoli e scempi non esistono, tanto più di fronte alla totale assenza di benefici, ci vuole ben altro per far diventare la nostra Regione un hub turistico internazionale e per questo sono auspicabili nuove misure che forse troveremo in passaggi successivi se saranno confermate le aperture della maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha messo in luce che «il dibattito sta prendendo una piega diversa e noi restiamo impegnati ad abbattere il moloch dei 300 metri anche perché nessuno ha mai guardato cosa c’è in quella porzione del territorio; siamo legiferando sulla carta, dimenticando che le strutture alberghiere devono poter essere riqualificate per entrare finalmente negli standard internazionali».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, favorevole, ha dichiarato che «va fatta una valutazione sul bello e sulla qualità di un progetto di sviluppo e non si può vietare a prescindere; si possono magari creare vincoli di tipologie perché brutto e bello prescindono dalle distanze, guardiamo invece alla crescita ed all’occupazione».

IL consigliere Modesto Fenu (Zona franca) si è detto convinto che «utilizzare un termine perentorio è sbagliato in una norma che vuole mettere ordine nella materia edilizia, bisogna invece considerare elementi di valore oltre i 300 metri che meritano di essere tutelati molto più di quelli sulla costa; suggerisco che l’assessore faccia un emendamento riferendosi ad uno studio di dettaglio sull’edificabilità costiera, è una cosa di buon senso già fatta per piano di assetto idrogeologico».

Messo ai voti, l’emendamento n. 525 è stato respinto con 17 favorevoli e 27 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 519.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha osservato che, «senza aumento del numero di posti letto non è una buona legge; se non vogliamo dare uno schiaffo agli operatori turistici sardi dobbiamo consentire il potenziamento delle strutture anche realizzando nuovi posti letto finalizzati all’adeguamento complessivo della qualità della struttura, su questo auspico una convergenza della maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha sostenuto che quella dei posti letto «è una questione effimera, i posti letto non solo il vero attrattore ma la qualità, ci vogliono spazi adeguati agli standard internazionali individuati dal mercato; negli anni ’70 si puntava molto sui posti letto ma lo scenario è completamente cambiato e la ridefinizione degli spazi è fattore centrale del miglioramento dell’offerta, ed inoltre l’imprenditore deve essere libero di dimensionare la sua azienda come crede».

Messo ai voti l’emendamento n. 519 è stato respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari. A seguire, il Consiglio ha respinto anche l’emendamento nn. 516 e 521.

Intervenendo sull’ordine dei lavori il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di un emendamento di sintesi.

Il testo, illustrato dal consigliere Salvatore Demontis, apporta alcune modifiche ai commi 1, 4 e 8 bis dell’emendamento sostitutivo totale n.126 presentato dalla Giunta.

La norma così riscritta autorizza incrementi volumetrici finalizzati alla riqualificazione e accrescimento delle potenzialità delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico ricettive nelle zone urbanistiche B,C,F e G purché fuori dalla fascia dei 300 metri dal mare. Gli interventi ammessi non potranno superare il 25% dei volumi esistenti.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento di sintesi. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis che ha espresso apprezzamento per la disponibilità della maggioranza a inserire alcuni correttivi alla legge. «Rimane però il giudizio negativo sull’impianto complessivo del provvedimento».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha chiesto chiarimenti sul 1° comma dell’emendamento di sintesi e proposto di chiarire meglio la parte in cui si autorizzano incrementi volumetrici per l’adeguamento delle camere. «Deve essere chiaro – ha detto Fasolino – che il numero delle camere rimane invariato».

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha spiegato che nell’ultima parte del comma 1 viene fugato ogni dubbio con la dicitura “senza incremento del numero delle stanze complessivo”.  

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento di sintesi che è stato approvato dall’Aula con 30 voti favorevoli, 16 contrari e 6 astenuti.

Approvato l’articolo 20, l’Aula è passata all’esame dell’art. 21 (Interventi per il riuso e per il recupero con incremento volumetrico dei sottotetti esistenti).

Stefano Tunis (Forza Italia), a nome della minoranza, ha espresso soddisfazione per essere riusciti a ottenere alcune modifiche al testo. «Ciò dimostra che la nostro non era una tattica ostruzionistica ma piuttosto un’azione propositiva – ha detto Tunis – certo, sarebbe stato meglio prorogare il Piano Casa ed evitare un’inutile perdita di tempo. Il provvedimento che uscirà da quest’Aula sarà un nuovo Piano Casa con la sterilizzazione delle zone turistiche. L’Aula ha buttato via sei mesi di tempo prezioso».

E’ quindi intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni. «Ieri è finita la Quaresima e oggi inizia la Passione – ha detto – speriamo che dopo le festività pasquali si torni in Aula con meno ideologie e meno settarismo ».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti soppressivi parziali nn. 220, 269, 44, 46, 270, 288, 351, 353 che sono stati respinti dall’Aula. Approvato invece l’emendamento della Giunta n. 127 che esclude la zona A dagli interventi di recupero con incremento volumetrico dei sottotetti per il solo scopo abitativo. Respinti, infine, l’emendamento all’emendamento n. 156 e tutti gli emendamenti sostitutivi totali e parziali.

Il presidente ha messo in votazione il testo dell’art. 21 che ha ottenuto il via libera dal Consiglio.

Si è poi passati all’esame dell’art. 22 (Interventi per il riuso degli spazi di grande altezza). Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas ha dato parere contrario agli emendamenti.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Michele Cossa (Riformatori) che ha chiesto spiegazioni sul terzo comma dell’art.22, in particolare sugli interventi consentiti per l’illuminazione e areazione dei sottotetti. « Stiamo imponendo che una volta fatti i soppalchi bisognerà rispettare il rapporto tra superfici finestrate e areazione, ciò è impossibile. La norma non è chiara – ha concluso Cossa – tanto vale sopprimerla».

A Michele Cossa ha replicato l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu: «Non si tiene conto di una fattispecie: nei soppalchi si può realizzare una finestra, senza modificare il prospetto dell’edificio, ciò consente di eliminare tutte le problematiche».

Risposta che però non ha convinto Michele Cossa «gli edifici più alti si trovano, di solito, nelle zone più antiche – ha detto – in questo caso non si può intervenire perché i prospetti degli edifici non sono modificabili».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti 221, 271 e 64 che sono stati respinti.

Via libera invece al testo dell’art. 22 che è stato approvato con 29 voti a favore e 18 contrari.

Successivamente il presidente ha aperto la discussione sull’art. 23 (“Condizioni di ammissibilità degli interventi”).

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha chiesto la sospensione della seduta, anche in considerazione del fatto che è stata convocata la riunione congiunta della prima e della terza commissione per le audizioni dei commissari delle province.

Il presidente Gianfranco Ganau, accogliendo la richiesta, ha tolto la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo, comunicando inoltre che il Consiglio sarà convocato a domicilio.

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

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Nuovo passo avanti questa mattina, in Consiglio regionale, verso l’approvazione definitiva del D.L. 130.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato il ritardo con il quale si è aperta la seduta, rispetto all’ora stabilita per la convocazione. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha invece svolto il suo intervento sul tema normato dall’articolo 17 (la disciplina degli interventi nelle aree rurali) che rappresenta una delle questioni in cui appare più marcato il contrasto tra le posizioni della maggioranza e della minoranza. Oscar Cherchi ha ricordato quindi il differente testo esitato dalla IV commissione rispetto all’originaria proposta della Giunta e i successivi emendamenti presentati dall’esecutivo. A giudizio dell’esponente di Fi è dirimente la questione del cosiddetto “lotto minimo”. «La Giunta conferma i 3 ettari previsti nel Ppr – ha spiegato Cherchi – ma alcuni emendamenti di alcuni consiglieri della maggioranza riducono a 2 ettari e a un ettaro le superfici necessarie per richiedere l’autorizzazione ad edificare».  Oscar Cherchi ha quindi invitato giunta e maggioranza a esplicitare quale sia l’orientamento sul tema del lotto minimo così da consentire un confronto efficace anche con i gruppi della minoranza.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha definito “superati” i concetti di metro quadro e metro cubo riferiti alle attività in agricoltura ed ha ricordato le novità introdotte in materia nella Regione Toscana. «Occorre prestare attenzione – ha spiegato Locci – alla sostenibilità ambientale dei progetti aziendali piuttosto che alle estensioni e alle superfici, perché il mondo agricolo è profondamente mutato ed è evidente che all’interno della stessa azienda agricola si coniugano oltre alle coltivazioni anche le attività legate al turismo e al commercio». L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta e la maggioranza a considerare distinti i provvedimenti che riguardano le attività economiche in agro da quelle attinenti le residenze in agro.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha sottolineato una generale confusione nell’esame del provvedimento ed ha evidenziato una differente posizione della Giunta rispetto al pronunciamento della competente commissione consiliare. Anche Alessandra Zedda ha rivolto la sua attenzione sul tema del lotto minimo («concordiamo con l’estensione di un ettaro») ed ha invitato Giunta e maggioranza a tenere ben presenti le nuove tecniche per le attività agricole che consentono livelli soddisfacenti di produttività con un ridotto utilizzo del territorio.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di ritrovare nel dettato dell’articolo 17 la spiegazione delle affermazioni fatte dal presidente Pigliaru in sede di dichiarazioni programmatiche a proposito di “paesaggio” e produzioni agricole. «Dimostrate – ha attaccato Tunis – la vostra visione contemplativa della Sardegna e dimostrate di non capire cosa significa l’approvazione di queste norme per le  proprietà dell’agro». L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il tradizionale uso della campagna, anche a scopo abitativo,  nelle comunità della Sardegna ed ha evidenziato come per molte famiglie l’agricoltura costituisca una forma di reddito accessorio. Stefano Tunis ha concluso denunciando che, insieme con l’introduzione dell’Imu agricola, la norma in discussione, se approvata, porterà al crollo del mercato dei territori dell’agro in tutta la Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’articolo «una colonna portante di un corpus normativo contraddittorio e profondamente sbagliato, prima con una modifica radicale del testo della Giunta che in commissione diventa un testo di divieti assoluti, poi con l’emendamento successivo della Giunta che materializza nuovamente la presenza del fantasma che fin dall’inizio ha aleggiato su questa legge». «In tutto il mondo e in tutta Italia – ha ricordato Tedde – l’agro è cambiato e non è più un’area vasta da mettere sotto una cappa; noi mettiamo l’uomo al centro della terra per lavorarci e per custodirla, mentre il ripescaggio del Ppr è una deriva fondamentalista che non deve prevalere in Consiglio regionale, per questo siamo al fianco di quella parte dei sardi, presente anche in alcuni settori della maggioranza, che vuole far vivere le nostre campagne».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «evocare il solito fantasma significa dire la verità, è uno dei chiodi fissi di una certa visione delle campagne sarde che, fra l’altro, sostiene la divisione fra zone agricole costiere e zone agricole interne ritenendo che siano tutti abusivi ma non è così. In Sardegna – ha continuato – ci sono aree dove sono nati piccoli borghi per iniziativa di tanti agricoltori, con insediamenti in parte legati anche al turismo, con persone che fanno impresa valorizzando la nostra terra». Basta, ha esortato Fasolino, «con la programmazione fondata solo sui vincoli, una idea superata anche in Regioni come Toscana ed Umbria dove invece viene premiata la scelta di insediarsi in campagna, secondo un approccio alle zone rurali legato allo sviluppo, per fortuna questa tesi è presente anche in maggioranza ed è auspicabile che cresca ancora».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha rilevato che «c’è un dibattito interno alla maggioranza con lo scopo di limitare i divieti che va assecondato». Torna in mente, secondo Carta, «il decreto Ronchi che decise di salvaguardare alcuni territori con normative rigide ed assurde; allora tutti i sindaci combatterono una battaglia giusta contro chi voleva limitare l’autodeterminazione delle comunità locali, oggi si sta impedendo di nuovo ai comuni di difendere e presidiare il loro territorio». «Ma qual è – si è chiesto il consigliere sardista – il rischio che si vuole evitare? La dimensione di un ettaro, ha precisato, «nasce dal fatto che in Sardegna c’è una proprietà agricola molto frammentata, frutto di una tradizione secolare; è necessario quindi tornare con i piedi per terra senza imporre una linea contro la storia, la cultura, l’identità, la dignità dei nostri cittadini».

Il consigliere di Area popolare sarda Giorgio Oppi ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla necessità di operare con attenzione e consapevolezza, «mentre invece emerge l’incapacità di risolvere i problemi con corretti strumenti di governo, ripiegando sulla linea del chiudiamo tutto a chiave poi ne riparleremo; il contrario di uno sviluppo che deve essere affrontato in maniera coerente ed esaustiva anziché vietare tutto o quasi e mantenere lo statu quo». La Sardegna, ha detto ancora Oppi, «ha firmato un accordo con il ministero dei Beni culturali per la predisposizione di un Ppr delle zone interne che doveva essere completato in 540 giorni a partire dal primo marzo 2013: a che punto siamo? Perché si continua con norme sbagliate?». Al di là dei numeri, ha concluso il consigliere di Ap, «in Sardegna abbiamo assistito spesso alla concentrazione della proprietà in centinaia di ettari prima lottizzati e poi frazionati creando obiettive difficoltà alle amministrazioni locali anche per la necessaria dotazione di servizi pubblici nelle aree urbanizzate».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sostenuto che repetita iuvant, nella speranza che sia «utile per far maturare convincimenti diversi nella maggioranza e nella Giunta; siamo arrivati a questo punto con un testo della Giunta ed uno della commissione profondamente diversi, in un clima di confusione aggravata dagli emendamenti della stessa Giunta e dalla maggioranza, non è il modo migliore per procedere perché c’è il massimo dell’incertezza per il cittadino». Nelle nostre campagne, ad avviso di Truzzu, «c’è una proprietà polverizzata che rende il vincolo dei tre ettari punitivo per la maggioranza dei sardi e soprattutto per tanti giovani che vogliono tornare all’agricoltura e formarsi una famiglia, senza dimenticare che si corre il rischio di generare fenomeni speculativi per creare un nuovo latifondo». «Oggi – ha aggiunto Truzzu – le aziende agricole si sviluppano in lotti di piccole dimensioni e lo testimoniano progetti di serre che si sviluppano in altezza per sfruttare la luce; non si può fermare chi vuol fare anche ricerca ed innovazione, bisogna ragionare parlando non di quantità ma di qualità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha invitato il Consiglio a lasciar perdere «le polemiche sugli abusi e le distorsioni, con il loro carico di strumentalità». «L’Imu – ha spiegato Floris – è differenziata, dalla montagna, la collina, da quella per i coltivatori diretti, a quella generalista per superfici da zero a 280 metri; potrebbe accadere anche in Sardegna quanto già successo in altre Regioni, dove i piccoli e grandi proprietari si sono rivolti alle amministrazioni pubbliche per cedere i loto terreni, dei quali non sopportavano il peso del carico fiscale». «Siamo fuori dal mondo – ha protestato Floris, «perché fra l’altro c’è un impianto di norme, dall’Europa in giù, secondo le quali la Regione non ha il potere di legiferare come vuole e lo dimostrano i tanti ricorsi alla magistratura amministrativa che abbiamo perso». «Abbiamo parlato di un ettaro – ha concluso il consigliere – guardando la Sardegna vera composta fa fazzoletti di terra dove sono cresciute intere generazioni ma non è questioni di numeri; teniamo conto piuttosto dei tanti giovani che vogliono tornare in campagna e che noi dobbiamo aiutare anche con i punti di ristoro».

Ha quindi preso la parola Antonello Peru (Forza Italia) che ha definito “arrogante” il contenuto dell’articolo 17: «Non capisco – ha detto Peru – perché si vogliano punire i cittadini sardi. Incomprensibile la distinzione tra ambito costiero e zone interne. L’articolo 17 certifica l’esistenza di zone agricole di serie A e zone di seri B».

Peru ha poi stigmatizzato l’introduzione di nuovi vincoli che, di fatto, bloccano tutte le attività in ambito costiero «non è più possibile realizzare posti letto, né strutture sportive – ha sostenuto il consigliere azzurro – non c’è un’idea di agro, siamo davanti ad un articolato “ad personam e ad paesem”. Non capisco questa demonizzazione dell’agro, la stragrande maggioranza della popolazione del sassarese vive nelle borgate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso un giudizio fortemente critico sul contenuto dell’articolo 17. «La pianificazione relativa al mondo delle campagne viene affrontata in modo improprio – ha affermato Dedoni – l’agricoltura sarda non è tutta estensiva, cambia da territorio a territorio, ci sono aree vocate alla pastorizia e altre alle coltivazioni. L’articolo 17 non tiene conto di questo, non c’è un progetto meditato».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu si è detto certo che l’approvazione dell’articolo 17 segnerà la sconfitta del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. «E’ una norma scritta da persone incompetenti – ha detto Rubiu – il sistema per calcolare quanta terra serva per produrre è la redditività aziendale. E’ un concetto introdotto dalla legislazione comunitaria, le norme Ue parlano di “reddito standard lordo”, tutto il resto sono solo stupidaggini, questa legge serve a bastonare chi vuole svolgere un’attività agricola».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, ha apprezzato il tentativo della Giunta di trovare una soluzione con l’emendamento n. 590 che affida ai comuni la responsabilità di definire nei Puc le zonizzazioni dei territori agricoli in funzioni delle caratteristiche agro pedologiche e della capacità d’uso suoli. «Avrei però apprezzato di più se al comune fosse stata demandata anche la possibilità di stabilire il lotto minimo di intervento, eliminando il blocco dei tre ettari. Questo – ha concluso Fenu – è un articolo scritto da chi non è mai stato in campagna. Non si può ignorare una cultura millenaria di utilizzo dei suoli».

Efisio Arbau, citando l’antropologo Bachisio Bandinu, ha ricordato che nella lingua sarda non esiste un termine per definire l’ambiente. «Parliamo di tancas, terrinos, sappiamo che la questione è complessa e variegata, meno male – ha poi affermato ironicamente – che in Consiglio c’è l’on. Tunis che difende il mondo pastorale». Arbau ha poi spiegato che nel Dl vengono disciplinate distintamente gli interventi le zone agricole a fini edificatori e quelli a fini residenziali: «Nelle direttive è previsto che il lotto minimo sia un ettaro, nell’emendamento è precisato che ai soli fini residenziali il lotto minimo è di tre ettari. E’ una misura di salvaguardia, una misura temporanea che ci serve per arrivare a una legge urbanistica che va nella direzione opposta: i comuni avranno il potere di disciplinare il lotto minimo. L’impegno della maggioranza è quello d approvare la legge urbanistica entro l’anno».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel suo accalorato intervento, è tornato sulla polemica innescata ieri in Consiglio sulle deroghe al PPR contenute nel Dl 130.  «Si tratta di una violazione palese che anche le sentenze del Tar dicono di non essere ammissibile. Non c’entra nulla il San Raffaele di Olbia, gli interessi sono altri. E’ un dovere della politica verificare chi c’è dietro. Quando si parlava di Costa Turchese c’era una levata di scudi, adesso nessuno si scandalizza se ci sono fondi di investimenti stranieri che stanno mettendo le mandi sulle coste sarde». Entrando poi nel merito dell’art. 17, Pittalis ha attaccato la maggioranza: «Voi dimenticate che nell’agro esercitano la loro attività pastori e agricoltori. Questi saranno penalizzati, state introducendo un principio chiaro, state punendo un settore che è già agonizzante».

In relazione all’emendamento n.590, il capogruppo di Forza Italia ha chiesto la votazione per parti: per i commi 1,2,3 e 6 a scrutinio palese, per i punti 4 e 5 a voto segreto.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata – ha concluso Marco Tedde – e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ennesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – ha concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 «arrogante e punitivo per le amministrazioni locali». «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di «non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582» ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris (Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: «E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute». L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consigliere della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto precisare che «il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità».

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

E’ quindi intervenuto per la replica l’assessore Erriu che ha condiviso alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza: «Ho apprezzato gli interventi degli on. Rubiu e Fenu  e le loro interessanti argomentazioni sui concetti di reddito lordo standard e imprenditore attivo – ha detto Erriu – la legislazione europea impone però analisi molto attente e ribalta il ragionamento dando più rilievo all’imprenditore che lavora la terra piuttosto che al suolo agricolo. Manca l’analisi della suscettibilità dei suoli, la direttiva europea per le zone agricole è stata adottata da pochi comuni, questo comporta che si edifichi in soli 5000 mq. Se si considera la redditività minima siamo ben al di sotto del limite, in Toscana e in Umbria hanno introdotto parametri diversi che arrivano fino ai cinquanta ettari. C’è per questo la necessità di una norma di salvaguardia. L’impegno mio e della giunta è quello di introdurre questi elementi nella nuova legge urbanistica»

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che alcune regioni, come il Veneto, hanno posto come riferimento per le autorizzazioni a costruire nei terreni agricoli il reddito aziendale. «Ci sono poi ulteriori condizioni come l’iscrizione a un’anagrafe regionale e l’aver almeno un dipendente iscritto all’Inps. L’emendamento n.590 fissa un principio democratico: viene riconosciuta la potestà decisionale ai comuni che, con l’adozione dei Puc, possono stabilire dove si può edificare».

Il capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu ha sollecitato l’introduzione di un enunciato nella norma. «Perché rinviare a domani ciò che può essere fatto oggi? Occorre evitare che in futuro ci siano difficoltà interpretative».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione, con voto elettronico palese,  i commi 1, 2, 3, e 6 dell’emendamento sostitutivo totale n. 590 che sono stati approvati con 32 voti a favore e 21 contrari. Si è poi passati alla votazione, a scrutinio segreto,  dei commi 4 e 5 che sono stati approvati con 29 voti a favore e 23 contrari. In conseguenza dell’approvazione dell’emendamento n. 590 sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 70, 104, 486 e 495.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione generale dell’art. 18 (“Modifiche alla legge regionale 8/2004 in materia di zone turistiche”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «dopo la debacle dell’articolo precedente in cui la maggioranza ha provato a giustificare le sue scelte, resta il fatto che il problema di fondo resta il Piano paesaggistico regionale». «Questo articolo – ha spiegato – modifica in parte la c.d. legge salva coste che, come è stato dimostrato, ha bloccato lo sviluppo della Sardegna,; nello specifico, inoltre, l’aspetto fondamentale è che c’è un taglio secco del 50% sul dimensionamento delle zone turistiche».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato che, al termine di un approfondimento, verrà ritirato l’emendamento n. 485, soppressivo totale dell’art. 18.

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «certe norme orribili a volte ritornano ed in effetti si torna indietro di 10 anni ad una norma oscurantista che ha prodotto solo danni alla Sardegna». «In quel periodo – ha ricordato – il Ppr bloccò lo sviluppo di tutta la Sardegna dai comuni alle campagne; sotto questo profilo il richiamo del consigliere Floris alla riflessione è sempre molto attuale a condizione di ragionare con buon senso e non con spirito di parte, anche se maggioranza continuano i segnali di disagio ma senza coraggio».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha detto con ironia che «la maggioranza chiamerà Soru per avere lumi su come orientarsi su questo articolo; anche la salva coste era nata come norma di salvaguardia assicurando che, in futuro, si sarebbe fatta una legge organica, ora la maggioranza a proposito della norma sulle zone rurali è caduta nella stessa trappola». «Vuol dire – ha sostenuto Fasolino – che abbiamo ragione noi perché i presunti dissidenti della maggioranza non hanno avuto il coraggio di difendere le loro posizioni appiattendosi su quelle del Pd ed arrendendosi all’ennesimo rinvio: ma se le cose non le facciamo ora, quando?».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha attribuito alla maggioranza «un comportamento fantozziano o del vorrei ma non posso, abbiamo di fronte un emendamento surreale con cui si stabilisce che la capacità ricettiva deve essere il 50% del carico antropico, cosa priva di senso: allora teniamoci le spiagge tutte per noi e mandiamo via i turisti».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha osservato che «nella vita alla fine contano i fatti e non le buone o cattive intenzioni; oggi avevamo la possibilità di fare qualcosa di buono per i sardi invece avete deciso di rimandare tutto a chissà quando, è una cosa che non vi fa molto onore perché con questo articolo si perde ancora tempo su cose che non hanno rilevanza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «si sta proiettando di nuovo il film orribile del 2004, con la legge che le associazioni di categoria chiamarono legge canaglia, come questa, incompleta, contraddittoria, approssimativa». «Allora – ha ricordato – ci fu l’arretramento delle nostre imprese a fronte della crescita registrata nei mercati mondiali, oggi tornano pregiudizio ed ignoranza come se i turisti facciano paura invece di rappresentare l’8% di pil della nostra Regione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha messo in luce che «mentre proprietario può subire un esproprio ma avere un indennizzo basato sul valore di mercato di quel bene, questa legge è un esempio di disparità iniqua e assurda». «Poco fa – ha concluso – avete introdotto forzosamente il concetto di verde pubblico agricolo in dispregio del mondo agricolo sardo, ora fate lo stesso con scelte orientate più al blocco che allo sviluppo».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha detto di non amare molto il voto segreto ma poco fa «ho visto la partecipazione attiva dei consiglieri di maggioranza alcuni dei quali si sono rassegnati per l’ennesima volta ad aspettare Godot e resteranno delusi perché anche la legge regionale urbanistica arriverà chissà quando». «I sardi però – ha avvertito Dedoni – guardano, ascoltano e registrano e si rendono conto che stiamo arrivando ad una Sardegna che si accontenta del sussidio minimo garantito dimenticando che i soldi per il sussidio non ci sono più».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «c’è poco da aggiungere dopo il disastro propinato ai sardi sulle zone agricole a causa del solito pregiudizio ideologico sul mondo del lavoro; ma la gente deve sapere di chi è la responsabilità e noi la informeremo dicendo tutta la verità, con questa legge alla grande impresa non facciamo nemmeno il solletico ed invece ci infischiamo dei pastori e dei contadini sardi». La vicenda degli emendamenti, ha concluso, è ancora più assurda: «Con un emendamento si vuole addirittura cassare l’allegato di una delibera di Giunta».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’art. 18.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha espresso un giudizio negativo sulla norma: «Questa proposta mostra le insofferenze presenti nella maggioranza rispetto a un PPR che ha creato lacci e laccioli difficili da far capire a chi si occupa della materia. Nonostante le insofferenze presenti nella maggioranza, registriamo purtroppo un acritico allineamento rispetto al verbo imperante. State votando quello che vi viene chiesto da altre sedi».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e sottolineato la necessità di continuare a dire no al Dl 130 «che crea danni al settore dell’edilizia».

Alessandra Zedda (Forza Italia) rivolgendosi al centrosinistra ha affermato: «State facendo gli errori del passato, bisogna attivare le procedure corrette, le leggi devono essere precise altrimenti rischiano di rivelarsi inutili»

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’invito al centrosinistra a modificare la legge. «Ascoltate il grido d’allarme delle associazioni di categoria, è una richiesta di aiuto di imprenditori e padri di famiglia alla quale dovete dare una risposta».

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito la norma cavillosa, pedante e contraddittoria e ha poi attaccato la maggioranza. «Avete trasformato l’agro in amaro, tra poco trasformerete i centri storici in periferia, state ponendo in atto la politica del rinvio utilizzando lo stesso metodo sperimentato con la riforma della Sanità. Oggi si commissariano l’urbanistica e l’edilizia». 

Giudizio condiviso da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sull’ipotesi prospettata dall’assessore di un’approvazione della legge urbanistica entro l’anno. «L’edilizia è in forte difficoltà, il settore non può aspettare per mesi, serve una legge ponte».

Il consigliere di Area Popolare Sarda Peppino Pinna ha invitato la maggioranza ad ascoltare le critiche al Dl 130 arrivate dalle associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti. «In questa legge non c’è semplificazione, riordino della materia urbanistica e, tantomeno, rilancio del complesso turistico-ricettivo. Serve una risposta per gli imprenditori altrimenti si rischia di portare a casa una scatola vuota».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare sarda, ha ringraziato il centrosinistra per aver risvegliato l’elettorato di centrodestra. «Ci chiedono incontri dal territorio, ci sollecitano a continuare la nostra battaglia. E’ una grande opportunità che ci state dando e noi la utilizzeremo fino in fondo». Rubiu ha poi criticato la “tattica del rinvio” adottata dal centro sinistra con il rinvio della disciplina dell’agro.

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece evidenziato il rischio che la norma possa produrre effetti dannosi al sistema economico della Sardegna: «Questa legge – ha detto il capogruppo sardista – è un susseguirsi di norme confuse e un coacervo di divieti e prescrizioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario del suo gruppo e chiesto lumi alla maggioranza sul ritiro dell’emendamento n. 16:«Perché questa marcia indietro? In commissione abbiamo cercato di riflettere sull’argomento. Non si capisce la ritirata. Penso che state inaugurando una nuova stagione: siete i nuovi Attila, state desertificando il territorio e mortificando il settore agropastorale e quello turistico».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito la necessità di procedere nell’approvazione di buone leggi ed ha invitato i colleghi consiglieri a far sì che le norme siano contemperare alle istanze «di chi sta fuori dall’Aula e  che non sta nelle segrete stanze». Dedoni ha invitato la maggioranza ad abbandonare la cosiddetta “doppia morale”.

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha chiesto al presidente di formulare l’invito ai consiglieri perché si utilizzi un linguaggio opportuno ed ha denunciato alcuni riferimenti di “carattere sessista”, ricordando i continui riferimenti al termine “marchetta”.

Il presidente del Consiglio ha raccolto l’invito della consigliera Busia ed ha richiamato per due volte il capogruppo Dedoni.

Il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 18 (modifiche alla legge regionale n. 8 del 2004 in materia di zone turistiche) che è stato approvato con 48 voti contrari.

Il presidente ha quindi comunicato la decisione della minoranza di fare proprio l’emendamento n. 16, presentato e poi ritirato dal consigliere del Pd, Luigi Ruggeri.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci (Fi)  ha dichiarato che «è singolare che l’emendamento tenti di intervenire sulle norme tecniche di attuazione sul Ppr di soru, così come non è chiara la logica del proponente». «E’ un emendamento invotabile», ha concluso il consigliere Locci.

Oscar Cherchi (Fi) ha spiegato di aver fatto proprio l’emendamento 16 per «dare contezza della tecnica legislativa con la quale si procede nell’esame del Dl 130». «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della minoranza – propone di  modificare un atto amministrativo con una legge, una cosa mai vista prima in Consiglio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha dichiarato di non aver mai utilizzato i termini a cui ha fatto riferimento la consigliera Busia  ed ha polemizzato  a distanza, senza mai citarlo, col firmatario dell’emendamento n. 16, Ruggeri.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato: «Abbiamo fatto nostro l’emendamento n. 16 per mettere in evidenza l’incapacità di colui che l’ha presentato». Tede ha quindi citato Virga, ed ha sottolineato che l’emendamento 16 rivoluzioni «tette le gerarchie delle fonti del diritto».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha ammesso di non comprendere quale fosse l’obiettivo del presentatore dell’emendamento 16.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di concordare con l’invito formulato dall’onorevole Busia ma che alle volte «riesce difficile dare il giusto aggettivo ad un emendamento come quello di cui si discute». Pittalis ha quindi escluso, con l’utilizzo del termine “marchetta” o “magnaccia politico”, l’intenzione di offendere l’altrui decoro o la reputazione.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, presentatore dell’emendamento n. 16, ritirato ma poi fatto proprio in Aula dalla minoranza, ha parlato con tono polemico della “teatralizzazione delle cose” e ha fatto riferimento al “circo”, alle “attività circensi”, ad acrobati e giocolieri. Ha quindi spiegato che ha presentato l’emendamento 16 per evitare possibili conflitti con le norme del Ppr.

Il capogruppo dio Forza Italia, Pittalis, ha quindi a sua volta chiesto al presidente Ganau di invitare i colleghi ad utilizzare termini propri e consoni al Consiglio regionale.

Il presidente Gianfranco Ganau, ha raccolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha aperto la votazione dell’emendamento n. 16 che non è stato approvato con 47 voti contrari su 47 votanti.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori del Consiglio ed ha convocato l’Aula per questo pomeriggio alle 16.00.

Restano lunghi i tempi del dibattito sul DL 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio” in Consiglio regionale, per la netta contrapposizione delle posizioni tra maggioranza e opposizione.

La seduta odierna si è aperta con l’esame dell’aula l’art. 5 (Interventi di ristrutturazione edilizia) del DL 130, al quale è stato presentato un unico emendamento, il 245 (soppressivo totale) su cui sia la commissione che la giunta hanno dato parere contrario. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Sardegna Pietro Pittalis che ha fatto rilevare che per la giunta era presente solo l’assessore ai trasporti Massimo Deiana. Auspicando l’arrivo dell’assessore competente ha sollecitato una dichiarazione in aula del presidente Pigliaru sulla questione Tossilo. Non è possibile – ha detto – che il Consiglio sia informato solo dalla stampa. Il presidente Pigliaru deve venire in aula, basta con gli atteggiamenti reticenti.

Il presidente Ganau  ha detto che avrebbe trasmesso la richiesta alla giunta e al presidente della Regione. 

Il primo ad intervenire nel dibattito generale sull’articolo 5 è stato Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) che ha detto che sul termine “ristrutturazione” bisogna fare  chiarezza. La sostituzione di componenti strutturali – ha chiesto – è ristrutturazione? Se decido di demolire muri portanti è un abuso? Sulla ristrutturazione ci sono libere interpretazioni lasciate alla libera interpretazione amministrativa. Per questa ragione sarebbe opportuno fermarsi in commissione per capire cosa stiamo approvando. 

Angelo Carta (Psd’az)  ha ricordato che l’opposizione non sta facendo ostruzionismo, come sostiene la maggioranza, ma sta solo cercando di migliorare il corpo normativo. L’articolo 5 rappresenta uno dei tanti nodi su cui non riusciremo a trovare un’intesa. Bisogna capire che con la ristrutturazione il cittadino non vuole  creare un danno enorme all’ambiente. Non si può punire chi vuole migliorare la sua casa, il proprio albergo, migliorando l’utilizzazione del suolo.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’art 5 è importante. Lo sarebbe stato di più se, cogliendo il concetto di ristrutturazione, ci si fosse sforzati di entrare nel merito. Purtroppo così non è stato. L’atteggiamento della giunta e della maggioranza non è cambiato. L’art 5 è deficitario anche rispetto alla giurisprudenza. Proprio la parola ristrutturazione vuol dire “intervenire sulla struttura”. Tunis si è rivolto all’assessore Erriu, appena entrato in aula, per sollecitare la presentazione di un emendamento orale per migliorare questo articolo.

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che con questo articolo si vuole ridefinire in Sardegna il concetto di ristrutturazione edilizia. Per fare questo però sarebbe necessaria la chiarezza. Uno degli obiettivi di questa legge, almeno nelle intenzioni dei presentatori, doveva essere quello di dare un contributo alla semplificazione del quadro normativo. Per Locci si è raggiunto, invece, il risultato opposto.  Ci troviamo a confrontarci con scritture differenti dello stesso concetto. Bisogna quindi, almeno, specificare che questa definizione dell’articolo 5 prevalga sulle altre.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha rimandato al mittente le accuse di chi ha detto che l’opposizione vuole rallentare i lavori. L’opposizione ha invece stimolato la maggioranza e la giunta perché la legge arrivasse in aula. Ma la maggioranza e la giunta – ha aggiunto – hanno preferito impallare il Consiglio regionale su una finta rivoluzione della sanità sarda che doveva servire a ridurre i costi e a dare migliori servizi ma che in realtà è servito  solo a nominare i commissari. Inoltre, quando il DL della giunta è arrivato in commissione è stato stravolto dalla stessa maggioranza. Il risultato è che le modifiche fatte dalla maggioranza in commissione sono peggio del testo della giunta.  Nello specifico l’articolo 5 è una “norma minestrone” che sarà indigesto e dannoso per i cittadini sardi. L’articolo è frutto di  una tecnica bizzarra che rende incomprensibile il testo.

Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto all’assessore che fine fanno le opere interne. Queste opere rientrano nelle ristrutturazioni? Ci vuole chiarezza.

Paolo Truzzu (Sardegna) condivide il quesito posto da Michele Cossa e ha invitato la giunta e la maggioranza ad  abbandonare l’aspetto ideologico e a ragionare su elementi concreti. 

Mario Floris ha detto che questo provvedimento risente di uno scontro politico in atto in Regione che dura da dieci anni. Dobbiamo smetterla – ha detto Floris – di pensare che l’impatto delle questioni urbanistiche abbiano un impatto elettorale. Queste materie non devono essere guardate nell’ottica elettorale. Questo provvedimento deve dare delle risposte. Ma complica le cose anche perché sembra che sia stato scritto da persone che non sanno nulla di urbanistica. Per l’ex presidente della Regione nel testo ci sono incongruenze pazzesche. Se l’assessore dice che tra 60 gg presenterà la proposta urbanistica generale quale è l’urgenza di approvare questo provvedimento nato nel buio del palazzo?    

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna)  ha detto che l’articolo 5 sarebbe stato importante se fosse stato in sinergia con i provvedimenti del precedente Piano casa. Il vicepresidente del Consiglio ha invitato la maggioranza a riflettere e ad abbandonare ogni aspetto ideologico. 

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ribadito che l’intera legge è inutile. Basterebbe fare un unico articolo di rinvio alla legge nazionale. Nell’articolo 5 c’è un rimando puntuale alla legge nazionale. Ma è possibile – ha chiesto – legiferare in questo modo?  

Gianluigi Rubiu (Area Popolare sarda) ha sottolineato la lacunosità dell’articolo 5 che tratta di una materia importante come quella delle ristrutturazioni. 

Essendoci un solo emendamento soppressivo il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto è intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha dichiarato il voto contro. Siamo a uno snodo fondamentale – ha detto – perché stiamo entrando nella fase degli errori come vedremo anche nei successivi articoli. Questa   legge è una gabbia, una legge sbarra, una  legge pollaio. E’ impensabile continuare in questo modo.

Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)  ha detto che con questo art 5 stiamo tornando ai tempi dell’azzeccagarbugli. Questo articolo è ingarbugliato,  anzichè rendere più chiaro il testo si concatenano leggi. Il povero cittadino cosa deve fare? Questo articolo va cassato. Perché non proviamo a riscrivere questo articolo 5 in maniera chiara?

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’articolo 5 è determinante. Ma la preoccupazione vera nasce dal fatto che ci possano essere libere interpretazioni.

Paolo Truzzu (Sardegna) ha espresso un voto favorevole all’emendamento soppressivo n. 245. Per il consigliere del gruppo Sardegna sarebbe necessario fare un passaggio in commissione.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che il voto sull’articolo 5 è negativo. Questa legge è un guazzabuglio di norme affastellate anche male. Si tratta di un minestrone di concetti. Si sarebbe voluta la semplificazione ma si è raggiunto il risultato contrario.

Angelo Carta (Psd’az) ha detto che l’articolo 5 è il contrario della semplificazione. Non si capisce cosa c’è scritto. 

Gianluigi Rubiu (Area Popolare Sarda) ha espresso il voto favorevole sull’emendamento che sopprime l’articolo 5. Per rubiu questo articolo è poco chiaro. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’articolo 5

Messo in votazione, l’articolo 5 è stato approvato.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’art.6 (Opere soggette a Segnalazione certificata di inizio attività) chiedendo al presidente della commissione Urbanistica Antonio Solinas il parere sugli emendamenti.

Solinas ha comunicato il parere contrario agli emendamenti n. 48, 49, 50, 51, 52, 58, 243, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 171, 172, 173, 434, 435, 453, favorevole agli emendamenti nn. 91 e 489; mentre  per il n. 25, 490 e 491 ha invitato i presentatori al ritiro. L’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu ha espresso parere conforme a quello della Commissione.

Ha quindi preso la parola il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), che dopo aver chiarito il significato politico della mancata partecipazione al voto sull’art.5 della minoranza, è entrato nel merito dell’art 6 manifestando forti perplessità: «E’ un articolo che introduce ulteriori elementi di confusione – ha detto Cherchi – in particolare quando affida, per gli interventi su superfici superiori a 25 mq, la supervisione al direttore dei lavori». Dubbi anche sulla sanzione di 500 euro per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori. «La dichiarazione è obbligatoria – ha concluso il consigliere azzurro – il direttore si deve assume la responsabilità che non può essere sostituita da una sanzione».

Per Michele Cossa (Riformatori) «la norma in discussione è un passo indietro sul versante della semplificazione. La Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) rappresenta la traslazione della responsabilità dagli uffici tecnici al progettista. Da una parte diciamo che non serve un permesso a costruire e poi chiediamo tutti gli atti di assenso allo Sportello di inizio attività edilizia. Altro problema: stiamo andando a sopprimere l’articolo 15 della legge 23 che non prevede l’autorizzazione per le opere interne e quelle di manutenzione ordinaria. Questo rischia di creare ulteriori ostacoli».

Molto critico anche il giudizio di Luigi Crisponi (Riformatori). «Non si capisce perché si voglia correggere la legislazione nazionale che mette a disposizione dei cittadini gli strumenti per le migliorie nelle proprie abitazioni. L’art. 6, invece, appesantisce le incombenze di carattere burocratico. Perché si vuole intervenire su un articolato chiaro?».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 si adegua alla legislazione nazionale e non introduce elementi di semplificazione. «La Regione sta sperimentando lo sportello unico dell’edilizia in alcuni comuni dell’Isola. Con questa legge invece si rende ancora più complicato il quadro normativo in materia».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di andare avanti nella discussione: «Meglio riportare il testo in Commissione e provare a correggerlo – ha detto Tunis – altrimenti non ci resta altro da fare che resistere in Aula per impedire di approvare una legge dannosa per la Sardegna».

Un appello al buon senso ha invece rivolto all’Aula Alessandra Zedda (Forza Italia). «Il testo della legge non è chiaro, non si capisce se c’è una differenza tra il permesso di costruire e le manutenzione ordinarie. I regolamenti edilizi dei Comuni sono tutti uguali? Non è il caso di cominciare davvero un lavoro di semplificazione?».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «la Scia trasferisce la responsabilità degli interventi edilizi ai cittadini e al progettista. L’istituto ha necessità di una rivisitazione ma, così come viene prospettata, la norma proposta dalla Regione non va in questa direzione». Tedde ha poi accusato la maggioranza di vassallaggio nei confronti del Governo nazionale. «La Regione sarda ha competenza esclusiva in materia urbanistica ma continua a scopiazzare e a fare pasticci. Il rischio è creare un corpo di norme difficilmente interpretabili e applicabili».

Secondo ill consigliere Christian Solinas (Psd’Az) l’articolo 6 introduce l’istituto della Scia nell’ordinamento regionale e rischia di ostacolare la riqualificazione dei centri storici. «Con questa norma viene meno la possibilità di chiedere l’autorizzazione edilizia per un tetto crollato, servirà un permesso di costruire perché la Scia non lo prevede. E’ un aggravio di costi che colpirà soprattutto i piccoli centri e non i grandi speculatori. Da una parte si propone la vendita a un euro delle vecchie case dei centri storici e dall’altra si impedisce di ristrutturarle. E’ una normativa complicata che rischia di bloccare la riqualificazione dei centri storici».

Concetto ribadito da Attilio Dedoni che ha chiesto norme più semplici in materia urbanistica.

Angelo Carta (Psd’Az) ha letto in aula l’appello rivolto dall’Ance al Consiglio per una modifica sostanziale del Dl 130. «Questa e altre organizzazioni di categoria avevano condiviso la prima proposta della Giunta, stravolta in seguito dalla Commissione.  Quel lavoro egregio fatto dalla Giunta è andato perduto – ha rimarcato Carta  –  perché non tornare su quel testo anziché imporre un provvedimento che potrebbe arrecare seri danni all’economia sarda».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro degli emendamenti n. 49, 51, 53 e 54. «E’ un segnale di apertura da parte nostra. Chiediamo però di discuterne in commissione. Apriamo un dialogo costruttivo che consenta trovare una soluzione condivisa». Rubiu è poi entrato nel merito dell’art. 6: «E’ una norma monca – ha detto il capogruppo di Aps – non comprende la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata), strumento indispensabile per la semplificazione. Credo che sarebbe utile allinearsi alla legislazione statale».

Roberto Deriu, rispondendo al capogruppo  di Area Popolare Sarda, ha manifestato apprezzamento per il segnale di distensione arrivato dai banchi della minoranza. «E’ un passo in avanti – ha affermato Deriu – sugli strumenti non possiamo però concordare. Il rinvio del provvedimento in Commissione sarebbe un rallentamento. Meglio proseguire con i lavori a oltranza e individuare altri strumenti previsti dal Regolamento per ottenere gli stessi risultati».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che la normativa statale prevede la Scia solo per gli interventi straordinari, mentre per tutti gli altri richiede la Cila. «Questa semplificazione manca invece nell’art.6 che riporta all’interno della Scia interventi prima esclusi. Sono questioni importanti, si sta creando una sovrapposizione tra la legge 380 e la legge 23 del 1985 che creerà non pochi problemi interpretativi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamento soppressivo totale n. 243 e soppressivo parziale n.157 che sono stati respinti dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n.513. Il primo firmatario Christian Solinas ha spiegato il senso della proposta: « far transitare nella Scia i piccoli interventi nei centri storici». Solinas ha quindi chiesto un chiarimento alla Giunta e dato la disponibilità a un ritiro dell’emendamento.

Il presidente Ganau per consentire un approfondimento alla Giunta ha sospeso la discussione dell’emendamento n.513.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento soppressivo parziale n.159 che è stato respinto.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n.160 che propone l’esclusione dei muri di cinta e delle cancellate dalle opere soggette a Scia.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale la norma in discussione «è ancora più restrittiva rispetto alla sperimentazione in atto in materia urbanistica avviata da alcuni Comuni della Sardegna».

A sostegno dell’emendamento n.160 ha preso la parola Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha manifestato la volontà di procedere verso la semplificazione in modo da consentire ai cittadini di ottenere piccole autorizzazioni senza rischiare di rimanere intrappolati nei labirinti della burocrazia».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) la norma «sottopone al giogo della legge anche le operazioni più elementari. Ciò che dispiace è constatare che, nonostante la manifestazione di disponibilità da parte nostra, non c’è sensibilità da parte della maggioranza».

Gianluigi Rubiu, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso contrarietà per la decisione della maggioranza di non accogliere la sua proposta di un rinvio in commissione del provvedimento. «E’ un dialogo tra sordi – ha detto Rubiu – a questo punto noi andremo avanti con la nostra battaglia. La minoranza è coesa, lavora in sintonia ed è pronta ad andare avanti a oltranza».

Marco Tedde (Forza Italia) si è detto “dispiaciuto” per la mancanza di disponibilità da parte della maggioranza. «A questo punto andremo avanti con una ferma opposizione per impedire che venga approvata una legge dannosa per l’economia isolana».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il suo voto favorevole e ha invitato la maggioranza ad ascoltare i suggerimenti dell’opposizione: «eliminare i muri di cinta e le cancellate dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia è un atto di buon senso».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti critiche all’art.6. «si assimilano le rampe di accesso per i disabili agli ascensori esterni. Servirebbe l’intervento di un buon neurologo».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) « imporre la Scia per realizzare un muro di cinta o una cancellata è un paradosso cosi come non ha senso prevedere una segnalazione certificata di inizio attività per la realizzazione di rampe o ascensori esterni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Forza Italia) ha messo in evidenza l’atteggiamento di chiusura da parte della minoranza: «Vi rifiutate di correggere le aberrazioni che mettete in campo – ha detto Dedoni – siete chiusi in una gabbia».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu per la replica. «L’art. 6 comprende opere di restauro e interventi conservativi che possono essere molto rilevanti – ha detto Erriu – in molti casi si tratta di interventi che non possono non essere sottoposti al permesso di costruire».

Erriu ha poi dato la disponibilità della Giunta a ragionare sugli incentivi per il restauro e il risanamento conservativo degli edifici dei centri storici in modo da ridurre i costi legati alla richieste di permesso. «Serve una norma finanziaria –ha detto Erriu – la Giunta valuta questa possibilità e pensa di individuare quali tipo di edifici prevedere nella Scia».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione emendamento n.160 che è stato respinto dall’Aula.

Sull’emendamento 161, soppressivo del comma 1 lettera e) dell’articolo 6, su cui c’è il parere contrario di giunta e commissione, è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha espresso un parere  molto critico.

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) siamo davanti a degli “aborti legislativi” e a delle “scopiazzature”  per cui l’emendamento soppressivo deve essere approvato. Il comma così come è scritto non vuol dire nulla perché manca la parola “opere”.

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che su questa lettera e) ci sono molti dubbi di chiarezza. Stefano Tunis  (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto a favore sull’emendamento 161. Luigi Crisponi (Riformatori sardi)  ha affermato che è assurdo prevedere  la Scia anche per l’installazione di un’altalena. Giuseppe Fasolino  (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che più si va avanti più si capisce quanto sia confusionaria questa legge. Angelo Carta (psd’az) ha annunciato il  voto favorevole sull’emendamento. Antonio Solinas (Pd)  ha presentato una serie di emendamenti orali anche – ha detto – su indicazione dell’opposizione. Mario Floris ha fatto rilevare che alcuni   emendamenti presentati confliggono con gli articoli successivi e ha chiesto chi valuta le copertura di spesa. Gianluigi  Rubiu (area popolare sarda) ha detto che questa legge è stata scritta con troppa fretta e ha proposto un altro passaggio in commissione. Efisio Arbau (Sardegna Vera) ha invitato tutti a tenere un  comportamento lineare e sereno. Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna)  ha ricordato che l’obiettivo è la tutela del patrimonio urbanistico. Non bisogna però arretrare. Quando e se questa legge sarà approvata i sardi non capiranno nulla. La procedura è macchinosa anche per installare una caldaia. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che molti emendamenti presentati dall’opposizione vogliono portare un minimo di saggezza in questa legge che attualmente è difficile da interpretare e  da capire ed è stata scritta copiando a casaccio.

L’emendamento è stato bocciato (sì 20, no 21).

Sull’emendamento 162 che intende sopprimere il comma 1 lettera f) dell’articolo 6 è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha detto che anche per le piccole opere dovrà essere presentata la Scia.  Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che quelle prime aperture di credito che si intravedevano all’inizio della seduta sono svanite. Marco Tedde  (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo emendamento va  votato a occhi chiusi perché è espressione del liberalismo.

Per Paolo Truzzu (Sardegna) gli emendamenti orali presentati da Antonio Solinas dovrebbero essere esaminati in commissione.

Gianluigi Rubiu (area popolare sarda) ha detto che il tema delle pertinenze è un tema difficilissimo che merita un confronto approfondito. Rubiu ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 162.

Anche Angelo Carta (psd’az) voterà a favore dell’emendamento 162. Sugli emendamenti orali il consigliere Carta ha chiesto di averli per iscritto per poterli esaminare.

L’emendamento 162 è stato bocciato (presenti 49, votanti 49, sì 19, no 30).

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 163 che propone la cancellazione della lettera g) del primo comma dell’art.6 e la conseguente esclusione degli impianti tecnologici dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia.

 Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha parlato di atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza: «Non si vuole dare un contributo di chiarezza. Le norme non danno certezze e lasciano campo al libero arbitrio».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) manca la volontà di fare qualcosa di originale che rappresenti la specificità sarda.  «Avete la stessa originalità di un fotocopiatore o di uno scanner –ha detto Tedde – il popolo sardo merita una rappresentanza parlamentare di altra caratura».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha contestato l’inserimento degli impianti tecnologici nell’elenco delle opere da sottoporre a Scia. «Stiamo parlando di attività che non hanno bisogno della procedura certificata».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni dopo aver espresso forti perplessità sul Dl 130 («scritto dietro specifico mandato») ha riformulato la richiesta al presidente Francesco Pigliaru di riferire in Aula sul progetto di ampliamento dell’inceneritore di Tossilo.

Christian Solinas (Psd’Az) ha invece chiesto una pausa di riflessione per approfondire il contenuto dell’articolo 6. «Serve capire se anche la semplice installazione delle caldaie a gas debba essere sottoposta a Scia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) in merito alla lettera g) del primo comma dell’art. 6 ha detto di non avere dubbi sul fatto che la legge sia stata scritta bene. «Il testo che era arrivato in Commissione era un testo condivisibile, poi è stato modificato. Il nuovo introduce complicazioni e non se ne capisce il motivo. Servono modifiche».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n.163 che è stato respinto con 29 voti contrari e 20 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento soppressivo parziale  n.164 che propone l’esclusione dalla procedura Scia delle  varianti a permessi di costruire già rilasciati a) che non incidano sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, b) che non cambino la destinazione d’uso e la categoria edilizia e non alterino la sagoma e non violino le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito “inaccettabile” la mancata previsione di tempi certi per i procedimenti. «Non è sufficiente richiamare le disposizioni generali, così si apre la porta a direttive, circolari e regolamenti che governano il procedimento amministrativo. Inammissibile che quando si presenta una pratica non si abbiano risposte in tempi brevi. ».  

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) la normativa nazionale individua la possibilità di richiedere la Scia per varianti in corso d’opera che non modifichino i parametri urbanistici. «Ciò dà la possibilità, in caso di variazioni interne agli edifici, di procedere attraverso una Scia». Cherchi ha poi proposto al presidente Solinas di presentare un emendamento orale che escluda dalla Scia le demolizioni di opere.

Il presidente Gianfranco Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi sospeso i lavori e aggiornato la seduta alle ore 15.00.

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Clima sempre teso, in Consiglio regionale, tra maggioranza e opposizione, nel dibattito sul DL n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha espresso forti critiche «per aver appreso dalla stampa di un dibattito interno alla maggioranza e fra la stessa e la Giunta; nella seduta precedente il consigliere Gavino Sale ha sollevato un problema in Aula e vorremmo sapere cosa è successo, è opportuno perciò che il presidente Francesco Pigliaru trovi il modo di riferire al Consiglio sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo».

Il presidente Ganau ha precisato che la richiesta presuppone passaggi formali di competenza della conferenza dei capigruppo.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato di aver sollevato alcuni problemi di merito ed è importante sapere «in che misura si intende tenerne conto».

Il presidente Ganau ha replicato che l’Aula è chiamata ad esprimersi sull’emendamento in esame con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Cossa ha ripreso l’intervento annunciando il voto contrario all’articolo, motivandolo con la necessità «di intervenire su fabbricati di vecchia costruzione considerati abusivi e non sanabili».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha rilevato che il termine tolleranza edilizia, a proposito di distanze fra gli edifici, «è di difficile interpretazione ed ha una casistica infinita secondo il codice civile, perciò occorre riconsiderare il testo della norma».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato la rinuncia alla replica da parte dell’assessore «è un fatto grave e ci sarebbe da porre una questione pregiudiziale su questa materia, perché stiamo disciplinando le tolleranze in modo diverso dal testo unico senza i necessari approfondimenti».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha evidenziato che votare a favore dell’emendamento «significa far emergere il rifiuto della maggioranza di confrontarsi su vere questioni di merito».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha espresso preoccupazione per una conferenza dei capigruppo diventata «il notaio di quanto deciso fuori dall’Aula e poi riportato dai giornali; l’art. 4 dimostra che maggioranza e Giunta hanno dimenticato di essere, anche in questa materia, una Regione a Statuto speciale».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che di solito gli emendamenti soppressivi sono provocatori «ma in questo caso il problema nasce dall’interpretazione del concetto di tolleranza edilizia che il testo non chiarisce».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «è giusto ricordare la scelta della maggioranza di abdicare al proprio ruolo nell’interesse dei cittadini per migliorare la norma nazionale ed ha auspicato un recupero di sensibilità».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, favorevole alla soppressione, ha affermato che «la legge non dà certezze e presenta troppi margini di ambiguità nell’interpretazione e nell’applicazione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), favorevole, ha sostenuto che «è un voto politico che però ha una finalità molto chiara di semplificazione rispetto ad un articolo inutile che disciplina situazioni già previste dal testo unico nazionale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha ripreso le dichiarazioni del collega Tedde, associandosi alle critiche su una programmazione del Consiglio decisa all’esterno e, inoltre, ha espresso dispiacere per la scelta della maggioranza di «rimangiarsi le aperture ad un confronto sui temi concreti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, perché «è grave tradire le attese di semplificazione espresse dalle categorie produttive e da larga parte della società sarda con un articolo del tutto inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, favorevole, ha evidenziato l’inutilità dell’articolo, «perfino peggiorativo del testo unico in alcune parti come quella relativa alla certificazione di abitabilità; c’è poi incoerenza con un emendamento di una parte della maggioranza che propone l’aumento della tolleranza dal 2 al 3%».

Ha riassunto la presidenza il presidente Ganau, che messo in votazione l’emendamento n. 246. Il Consiglio lo ha respinto con 21 voti favorevoli e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 214 che propone di cancellare il limite del 2% sulle tolleranze edilizie.

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha chiesto alla Giunta chiarimenti sui contenuti e sulla formulazione delle norme: «Non si capisce il mutismo della maggioranza su questioni rilevanti che meriterebbero un approfondimento».

Il primo firmatario dell’emendamento Oscar Cherchi (Forza Italia) ha spiegato il significato della proposta: «E’ un emendamento chiaramente provocatorio, fatto per stimolare l’attenzione dei colleghi della maggioranza che di questo dibattito non stanno seguendo nulla».

Anche Michele Cossa (Riformatori) ha sostenuto l’utilità dell’emendamento che «punta a favorire un’interpretazione corretta della norma».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto pronto ad affrontare una lunga maratona in Aula per tentare di migliorare la legge: «Siamo come la goccia che scava la pietra. Noi speriamo di scalfire il vostro atteggiamento ostinatamente chiuso. Dovere della minoranza è quello di cercare di porre rimedio alle storture della legge».

Pier Mario Manca (Pds) ha ricordato che un emendamento analogo era stato presentato dal suo Gruppo per essere poi ritirato: «Il motivo – ha spiegato Manca – è che il vincolo sulle tolleranze è già stabilito dalla legislazione nazionale».

Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’emendamento, ha sollecitato l’Aula a proporre una percentuale diversa sulle tolleranze edilizie: «Dobbiamo rivendicare la nostra potestà primaria in questa materia. Il Consiglio farebbe bene a raccogliere la sfida».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invitato la minoranza a riflettere sulle importanti aperture riguardo alle tolleranze edilizie.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso forti perplessità sulla decisione della maggioranza di andare ad oltranza con i lavori dell’Aula: «Non capisco la prova muscolare. Andare a oltranza non è un problema, ci consentirà di dibattere in modo più approfondito i contenuti della legge». Carta ha poi chiesto chiarimenti sull’art. 4 «I volumi tecnici rientrano nel 2 per cento? Se uno vuole modificare il vano caldaia o il vano ascensore, le modifiche rientrano nella previsione della norma? Se così fosse si introdurrebbero ulteriori complicazioni».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’obiettivo della minoranza: «La nostra è una critica costruttiva per aiutarvi a varare una buona legge per la Sardegna. Non pretendiamo di sconvolgere la filosofia che l’ha ispirata ma vi chiediamo di introdurre migliorie».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Consiglio a non fossilizzarsi sul limite del 2 per cento sulle tolleranze edilizie. «La Regione ha competenza primaria in materia – ha ricordato Tedde – avrebbe potuto proporre qualcosa di originale per far capire che non si prostra ai concetti dottrinari».  

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, dopo aver invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento, ha sollecitato un atteggiamento diverso da parte della maggioranza rispetto alle rivendicazioni della minoranza. «Rientra nella dialettica democratica il fatto che ci siano posizioni diverse – ha detto Solinas – il Consiglio bene farebbe a riflettere sulla richiesta di modifiche nell’interesse della Sardegna. Opposizione rappresenta una larga fetta della popolazione».

Alessandra Zedda (Forza Italia), rivolgendosi ad Efisio Arbau (la Base), ha offerto la propria disponibilità al dialogo: «Però – ha detto – per dialogare bisogna essere in due. Le aperture arrivano solo dal vostro Gruppo, convinca la maggioranza ad aprirsi e gli accordi potrebbero essere diversi. Non abbiamo paura di andare ad oltranza».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rivolto un monito all’Aula: «La gente con capisce perché si approvino leggi che vanno contro il sentire comune – ha sostenuto Dedoni – i cittadini si aspettano una buona politica, le norme devono rispondere alle esigenze della popolazione».

In risposta alla richiesta di chiarimenti del consigliere Angelo Carta (Psd’Az), ha preso la parola l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. «Uno dei motivi che  hanno spinto alla formulazione di questa norma sono stati i dubbi sui volumi tecnici avanzati da molti uffici tecnici. Se i volumi sono iscritti in progetto rientrano nel limite del 2 per cento stabilito per le tolleranze edilizie».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione dell’emendamento n. 214 che è stato respinto dall’Aula.

Successivamente il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato di voler fare proprio l’emendamento n. 101 (“Aumento della tolleranza edilizia dal 2 al 3%”) di cui è stato comunicato il ritiro dal primo firmatario, il consigliere Piermario Manca (Partito dei sardi).

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha chiarito che l’emendamento era stato valutato negativamente e ritirato in precedenza.

Il consigliere Pittalis ha ribadito di aver proceduto nel pieno rispetto del regolamento.

Il vice presidente Lai, anche a seguito chiarimento con uffici, ha riconosciuto la correttezza dell’iniziativa del consigliere Pittalis.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha manifestato parere favorevole: «L’emendamento presentato dalla maggioranza e poi ritirato in realtà ha lo scopo di migliorare la norma, posto che il 3% su piccolo manufatto è inutile e su altri può essere eccessivo e serve quindi valutazione più articolata ed elastica».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha detto che «nella maggioranza c’è molto di buono ed era proprio questo emendamento poi ritirato perché come al solito nell’aria aleggia il fantasma di mastro Don Gesualdo, che da operario diventa nobile e si dimentica della sua storia».

Il consigliere Ignazio Tatti di Area popolare sarda ha dichiarato che «c’è troppa confusione su una legge che i sardi stanno aspettando e sono sempre più delusi perché si accorgono che non poterà niente di buono».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha rilevato che «l’azione dei partiti che si proclamano autonomistici dovrebbe consistere nell’affermare la potestà primaria della Sardegna su tutte le materie e non secondo convenienza; giusto invece segnare in positivo le differenze ed evitare interpretazioni contraddittorie».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), voterà contro, «perché elevare la percentuale di tolleranza significa non dare certezza; che in concreto si tratterebbe di un abuso edilizio e, quanto ai volumi tecnici, emergono molte perplessità sulla risposta dell’assessore, anche perché la legge non considera volumi i volumi tecnici».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, darà un voto favorevole; «il recupero dell’emendamento testimonia una capacità di riforma del testo anche se molto contenuta, capacità che dovrebbe caratterizzare le menti libere come insegnava Alexis De Toqueville».

Il consigliere Angelo Carta, capogruppo del PSd’Az, anch’egli favorevole, ha definito la proposte «un segnale; peraltro, il chiarimento dell’assessore non chiarisce l’aspetto su volumi tecnici perché forse, se non inseriti in progetto, potrebbero essere considerati abusivi».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha osservato che «al di là di ostruzionismo, speriamo che la settimana santa porti consiglio alla maggioranza e la induca a riavvicinarsi alle categorie produttive ed al mondo del lavoro che ruota attorno all’edilizia, gli spazi per un confronto positivo ci sono e vanno sfruttati».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha detto che «forse sta maturando un atteggiamento nuovo e altri passaggi del dibattito lo dimostreranno, il recupero dell’emendamento è fattore di miglioramento della norma e di attenzione alle esigenze dei cittadini che stanno fuori dal palazzo».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «dovremo abituarci al fatto che in questa Assemblea non possiamo fare quello che vogliamo; stiamo costantemente giudicati da chi sta all’esterno, non possiamo legiferare con questa approssimazione ma operare con il massimo della responsabilità per dare certezze».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), che voterà a favore, ha detto che «il dibattito fa passi avanti come dimostrano alcune proposte della maggioranza ispirate al buon senso ed emerge un filo comune nella riflessione del Consiglio purtroppo mortificato da immotivate retromarce».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha msso in votazione l’emendamento n. 101 che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Ha preso la parola il consigliere Michele Cossa (Riformatori) che ha espresso rammarico per l’atteggiamento della maggioranza. «Non c’è ostruzionismo da parte nostra – ha detto Cossa – siamo nella fisiologia del confronto parlamentare. L’obiettivo è quello di trovare una sintesi e di migliorare una legge che rischia di arrecare seri danni all’economia dell’Isola».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito “inutile” l’art. 4 e ribadito il proprio convincimento sull’opportunità di prorogare il Piano Casa.

Concetto condiviso da Ignazio Locci (Forza Italia) che dopo aver difeso l’impianto del Piano Casa «cancellato per motivi ideologici» si è detto convinto  che il Dl 130 «creerà ulteriore depressione al mercato dell’edilizia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «è un peccato che la maggioranza non abbia accolto le sollecitazioni dell’opposizioni. La norma poteva essere migliorata».

Stesso giudizio da parte del capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha parlato di «atteggiamento di sfida da parte della maggioranza, decisa a portare in porto la legge ad ogni costo».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efiso Arbau, in risposta al consigliere Oscar Cherchi, ha difeso il provvedimento e ricordato l’atteggiamento assunto dalla minoranza in occasione della discussione della legge sugli indennizzi per la Lingua blu. «Anche allora l’opposizione assunse toni apocalittici, le legge invece è stata approvata e comincia a produrre i suoi effetti benefici. Sono convinto – ha concluso Arbau – che anche questa norma, una volta a regime, porterà risultati importanti».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione del testo dell’articolo 4 che è stato approvato dall’Aula.

Subito dopo ha chiesto la parola il consigliere dell’Uds Mario Floris che, ai sensi dell’art 86 del Regolamento, ha posto  una questione pregiudiziale e chiesto il rinvio del provvedimento in Commissione. «Non deve suonare come un’offesa – ha affermato Floris – è una proposta che mira a superare l’empasse. Se si raggiungerà un accordo su alcuni punti fondamentali si potrebbe superare la situazione di stallo evitando inutili prove muscolari».

Il presidente Ganau, ottenuto l’assenso di un capogruppo che ha fatto propria la proposta come richiesto dal terzo comma dell’art 86 del regolamento, ha messo in discussione la pregiudiziale.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha affermato che «siamo arrivati ad una sintesi importante che deve essere valutata bene perché potrebbe essere una soluzione, l’opportunità che tutti stavamo cercando per arrivare ad una legge giusta capace di dare impulso positivo alla nostra economia». Ha proposto inoltre, per aiutare la riflessione, «che una parte degli interventi siano rinviati alla seduta di domani».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «ci vogliamo soffermare sulla proposta senza sottovalutarla, l’opposizione ha chiesto un momento di riflessione al suo interno ed altrettanto farà anche la maggioranza; mi pare si inizi a ragionare su ipotesi che possono convergere, perciò attendiamo la riflessione dell’opposizione di questo pomeriggio». «In questo momento – ha precisato – non è possibile assumere decisioni sull’ordine dei lavori e ciò non rappresenta un diniego su proposta del consigliere Floris, chiediamo però rispetto per le intese raggiunte al nostro interno per poi arrivare ad una conclusione come quella prospettata da Floris o una simile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la proposta Floris era implicita in molti interventi del dibattito, siamo favorevoli così come raccogliamo favorevolmente anche le dichiarazioni del consigliere Deriu, poi si valuterà se seguire un percorso formale o pragmatico, ma la sostanza positiva resta perché, da parte nostra, c’è intento di migliorare la legge e lo ribadiamo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu si è detto dell’avviso che «la proposta faciliti il dialogo ed il confronto fra maggioranza e minoranza con l’unico obiettivo di dare vita ad una buona legge che la Sardegna aspetta; è una occasione molto importante a condizione che operiamo seguendo la regola aurea del buon senso». Anche le argomentazioni del consigliere Deriu, ha concluso, «sono sagge e vanno tenute nella massima considerazione».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, dopo aver detto di ascoltare «sempre con attenzione le proposte del consigliere Floris» ha dichiarato che «va nella direzione da tutti auspicata che ci deve portare ad un confronto produttivo finalizzato all’approvazione della legge, accogliere la richiesta di sospensione è coerente anche se la pregiudiziale va votata adesso e in questo momento la respingiamo».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha definito la proposta «molto ragionevole e di buon senso, dettata dall’esperienza, che non ostacola i lavori che comunque dovranno trovare un loro punto di caduta perché, prima o pi, si arriverà alle questioni centrali che richiedono una sintesi». Il passaggio in commissione, a suo avviso, «consente di procedere con più rapidità se esistono le condizioni; sarebbe poi utile rinviare il voto a domattina perchè non cambia niente».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta pregiudiziale e sospensiva formulata dal consigliere Floris, che il Consiglio ha respinto per alzata di mano.

Dopo la votazione, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.24

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che, in sede di commissione, era stato formulato l’invito al ritiro ma poi, a seguito dei necessari approfondimenti, è stato presentato un emendamento all’emendamento (569) sul quale è stato dato un parere favorevole.

E’ quindi intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha annunciato il suo voto contrario: «L’emendamento contiene una doppia morale e decide di sanare solo un certo tipo di abusi commessi prima del 9 settembre 2006 ( data di entrata in vigore del PPR)».

Per Michele Cossa (Riformatori), l’emendamento va invece nella direzione giusta. «Si cerca di individuare una serie di abusi e di disinnescare una procedura che crea grossi guai».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) «siamo di fronte a una sanatoria. Il percorso non è legittimo né corretto. L’Aula deve limitarsi a recepire la legislazione nazionale».

E’ quindi  intervenuto Stefano Tunis (Forza Italia). Il consigliere ha detto che si tratta di un emendamento orrendo. E’ una norma che si ricollega a un interesse particolare. «Non è altro – ha detto Tunis – che un condono edilizio. Quindi lo spirito di protezione dell’ambiente che, come affermate,  è alla base della vostra azione è solo propaganda.»

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha detto che «nell’emendamento manca solo nome cognome e ragione sociale del beneficiario. Questa non è una fattispecie astratta ed è quindi invotabile. Per Tedde è la prova che è necessario tornare in commissione. Non è possibile votare questa legge – ha concluso – che non serve a dare risposta ai sardi ma solo ad aiutare gli amici degli amici. Attilio Dedoni ha ricordato che la strada che ha intrapreso la maggioranza è quella dello scontro. A noi lo scontro, però,  non interessa. Vogliamo solo correggere questa aberrazione.  Per Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) l’emendamento all’esame dell’aula è un condono edilizio. Bisogna uscire dall’ipocrisia di sistema – ha affermato – secondo cui al centro sinistra questi argomenti non interessano. Questi emendamenti contengono un condono edilizio. Mi fa piacere – ha concluso – che anche la giunta regionale che ha espresso parere favorevole si sia convinta che si possano fare i condoni edilizi.»

Per Luigi Crisponi (Riformatori) si tratta di una norma contraddittoria frutto della confusione della maggioranza. 

Walter Piscedda (Pd) ha negato che l’emendamento contenga una sanatoria. «Dato che non abbiamo nessun interesse – ha detto – lo ritiriamo».

L’emendamento è stato ritirato. I lavori si sono conclusi. Riprenderanno domani mattina alle 9.00. La seduta proseguirà fino a mezzanotte con una breve sospensione solo dalle 14.00 alle 15.00. La Conferenza dei capigruppo ha anche deciso, su precisa richiesta della maggioranza che punta ad accelerare i tempi per arrivare quanto prima possibile all’approvazione finale del DL. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”, che si lavorerà sabato e domenica fino all’approvazione definitiva.

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Stamane è ripreso, in Consiglio regionale, l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 3 del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha messo in votazione l’art. 3 (“Sanzioni per interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”) che ha ottenuto 26 voti favorevoli; non essendo stato raggiunto il numero legale la seduta è stata sospesa per 30 minuti e alla ripresa, l’Assemblea ha ripetuto la votazione; l’art. 3 è stato approvato con 26 voti.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 92 (Agus e pù) “Conferenze di servizi in caso di demolizioni di immobili abusivi ricadenti in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio ambientale” di cui, però, i presentatori hanno annunciato il ritiro.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito l’emendamento importante comunicando di volerlo recepire.

L’iniziativa è stata poi formalizzata dal presidente del gruppo Pietro Pittalis.

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che la proposta «tocca un tema che non può essere trascurato, l’indicazione della conferenza dei servizi nei casi di abusi in aree a rischio idrogeologico o di pregio ambientale costituisce anche un significativo elemento di semplificazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, fra l’altro, l’emendamento «è un’occasione per mettere in rilievo le deficienze del Ppr di Soru (il mastro Don Gesualdo di questa fase politica), alla radice della mancata approvazione dei Puc nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna; la Giunta sta ancora cercando di mettere rimedio a quei pasticci, senza però intervenire sulla abnorme discrezionalità dell’istituto delle intese».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha ricordato che «già in commissione era emersa qualche perplessità ma è giusto portare l’emendamento in discussione: a prima vista sembra un eccesso di controllo ma in realtà l’esame di una certa tipologia di abusi in conferenza dei servizi ha aiutato ed aiuta molto la pubblica amministrazione a superare le difficoltà e ad abbreviare i tempi».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha evidenziato che «la ratio del nostro atteggiamento è evidente, ci sembra una proposta intelligente e di buon senso perchè la demolizione post-abuso, fra l’altro, è un atto complesso che deve lasciare spazio al miglioramento ambientale evitando i soliti rimpalli di competenze, su questo sarebbe giusto un voto ampio di tutto il Consiglio».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato invece il suo voto contrario «perché siamo in presenza di un testo incorreggibile, provvedimento emergenziale che non dà l’idea di quale obiettivo voglia raggiungere; oltretutto a livello nazionale si sta per approvare una norma che consente a chiunque di ristrutturare la sua casa senza formalità, fatte salve le volumetrie, questa legge finisce per discriminare i sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha comunicato il suo orientamento a favore «perché si coglie un aspetto importante, lo spirito della conferenza dei servizi è proprio quello di individuare procedure accelerate in determinati casi, uno strumento efficace per valutare tutti gli interessi in gioco, ferme restando le riserve di fondo sulla legge».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver osservato che la proposta offre una grande opportunità, ha raccontato di un suo incontro con un operatore di immobiliare globale di origine sarda che vorrebbe lavorare nell’Isola. Gli hanno risposto, ha detto Fasolino, «dappertutto nel mondo ma non in Sardegna, questo è un segnale gravissimo e molto pericoloso perché stiamo alimentando all’esterno l’immagine di una Regione contraria per partito preso alla cultura d’impresa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ribadito il suo parere contrario, come emerso in commissione, «perché secondo noi è troppo superficiale, inserito in un testo molto farraginoso».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), contrario all’emendamento, lo ha definito «non era necessario perché la conferenza di servizi è già prevista dalla normativa vigente; quello dell’opposizione è ostruzionismo legittimo ma bisogna chiamarlo con il suo vero nome, perché non si può criticare il ritardo e poi rallentare i lavori». «Su questa legge – ha continuato Solinas – ci stiamo mettendo la faccia assumendoci la responsabilità politica, a voi invece la responsabilità dei ritardi dopo aver detto che una legge in materia edilizia era comunque necessaria; in generale sarebbe comunque opportuno rivedere il regolamento per mettere in condizione il governo di esercitare il suo diritto-dovere e disciplinare gli interventi della minoranza, in sede di dichiarazioni di voto, ad un solo intervento per gruppo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il gruppo di Sel ha fatto bene a presentare l’emendamento in esame, perché «a parte il contenuto positivo è anche una apertura che consente di uscire dagli steccati ideologici ed è un peccato che poi il ritiro della proposta ha innestato una marcia indietro». «Non si capisce però – ha lamentato – il significato concreto del passaggio riferito alla valenza storico culturale e ambientale dell’immobile abusivo da demolire».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «forse l’emendamento lo avremmo votato anche se il gruppo di Sel lo avesse mantenuto, la stoltezza umana non ha mai limiti; il collega Antonio Solinas non ha ascoltato bene quanto si è detto in quest’Aula ieri pomeriggio a proposito del ruolo e della funzione dei parlamenti nella storia della democrazia, non si può pretendere di stare sempre in cattedra solo perché si è in maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha proposto che il presidente intervenga «a difesa delle prerogative dei consiglieri regionali perché notizie di stampa riferiscono che un Pm ha chiesto in Consiglio regionale alcuni emendamenti legati ad una legge; dobbiamo essere tutelati e lavorare con serenità nell’esercizio del nostro mandato di fare le leggi ed esercitare ogni atto di sindacato ispettivo».

Il presidente Ganau ha chiarito che da parte della magistratura non è stato richiesto alcun atto relativo alla legge in esame, ma solo documenti riguardanti il piano casa del 2009 e 2011 peraltro pubblici e presenti sul sito istituzionale del Consiglio regionale.

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha dichiarato in modo molto netto che «nessuno può pensare di mettere il bavaglio all’opposizione, ognuno si guardi in casa propria perché scheletri negli armadi ce ne sono tanti anche con riferimento a questioni edilizie e urbanistiche; noi non recederemo anche di un solo millimetro e non ci sarà nessun compromesso, ribadiamo che per noi occorre la proroga del piano casa e confermiamo questa proposta, come chiedono tutte le associazioni, siete voi invece che avete fatto ostruzionismo, portando in Aula questo provvedimento dopo 4 mesi».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è detto convinto che, al contrario di quanto sostiene la minoranza, la coalizione di governo «lavora molto tranquillamente anche in presenza di richieste di documenti da parte della magistratura per cui non vediamo pericolo per le prerogative del Consiglio regionale, non abbiamo scheletri nell’armadio e non subiamo diktat da parte di nessuno, discutiamo nelle sedi opportune e assumiamo decisioni condivise». «Fatevi una ragione – ha concluso Demontis – del fatto che il Piano casa non c’è più e non è il nostro dello perché per noi lo sviluppo passa attraverso i Puc dei comuni».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, contrario, ha detto che «in politica si vince come nel calcio, a volte, anche perché gli avversari sbagliano a porta vuota; la maggioranza si prende il tempo necessario per discutere al suo interno secondo una regola che prevede anche aperture alle valutazioni dell’Aula, pur se provenienti dall’opposizione». «In realtà – ha aggiunto Arbau – si sta replicando lo scenario nazionale, c’è Forza Italia che va verso Salvini e Area popolare su una posizione più autonoma, certo è che il clima delle barricate non aiuta il ragionamento sul merito».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, pur essendo contrario, ha dichiarato che «le squadre hanno diritto entrambe di giocare la partita; la maggioranza ha sempre mostrato disponibilità ad ascoltare e se ci prendiamo più tempo è proprio la dimostrazione di questa tesi». Fermo restando che crediamo in questa legge e vogliamo andare fino in fondo, ha suggerito Cocco, «sarebbe meglio evitare sterili contrapposizioni, anche perché riconosciamo che dall’opposizione sono arrivate alcune proposte che potrebbero essere condivisibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha risposto al consigliere Arbau che «sarebbe più utile restare sul tema, a parte il fatto che chi ha fatto mancare il numero legale poco fa non può dare lezioni a nessuno; chiediamo solo di poterci confrontare e di usare le prerogative che il regolamento assegna ai gruppi di minoranza, ma soprattutto vogliamo dare voce a chi sta fuori dal palazzo».

Non essendoci altri scritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 92 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi aperto la discussione generale sull’articolo 4 (tolleranze edilizie) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte di modifica. Il presidente della Commissione Urbanistica ha dichiarato parere contrario agli emendamenti 246 e 214, ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 101 ed ha invitato al ritiro i presentatori dell’emendamento 24 e 569.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu ha espresso il parere conforme della Giunta a quello della IV commissione del Consiglio regionale.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha aperto il suo intervento ricordando che il prossimo 28 marzo cade l’anniversario del primo anno della Giunta Pigliaru. «Una Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – che non è nata sotto una buona stella con l’annullamento del piano regionale paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci». «Quel giorno – ha aggiunto Floris – è incominciata una nuova era: quella del disfare a prescindere».

Mario Floris ha proseguito esprimendo ferma contrarietà alla decisione assunta un anno fa dal governo regionale del centrosinistra e sulla quale – ha sottolineato il consigliere del gruppo Sardegna – l’attuale assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, si era speso in qualità di presidente dell’Anci.

A giudizio di Floris con il Ppr e il piano casa si sarebbero create le opportunità per riprendere un cammino di crescita ma, così ha denunciato il consigliere della minoranza, la Giunta ha scelto la strada del “disfare” e “dell’attesa”.

Il già presidente della Regione ha quindi elencato le tante riforme che sono in attesa di approvazione e nel contempo ha rimarcato la scarsa efficacia delle misure adottate in attesa delle leggi che ridisegnino dal profondo sanità, enti locali, competenze statutarie, entrate, turismo, agricoltura, urbanistica e edilizia.

«State portando la Sardegna al disastro – ha concluso Floris rivolto ai banchi della maggioranza – e questa Giunta si dimostra incapace e inadeguata.»

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito l’articolo 4 del Dl 130 “un’occasione persa per dare un senso alla specialità sarda”. Altre Regioni – così ha dichiarato l’esponente della minoranza – hanno infatti adattato alle specifiche realtà le norme approvate in sede di recepimento del testo unico in materia di urbanistica. Alessandra Zedda ha quindi citato l’esempio della Regione Sicilia che ha elevato dal 2% al 3% le tolleranze edilizie.

Il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è detto stupito per le dichiarazioni rese in Aula dal presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd), in ordine all’auspicata modifica del regolamento consiliare. «L’intenzione – ha dichiarato Locci – sembra quella di voler mettere il bavaglio alle forze della minoranza, riducendone tempi e modalità di intervento».

L’esponente di Forza Italia ha poi fatto riferimento alla visita in Consiglio fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica del tribunale di Tempio, ed ha ribadito al presidente Ganau la richiesta di assicurare la piena tutela e il pieno esercizio delle prerogative dei consiglieri regionali della Sardegna.

Sul tema specifico delle “tolleranze edilizie”, Ignazio Locci ha invitato la Giunta regionale a chiarire quale sia l’esatta posizione della Giunta, considerato che il tema oggetto dell’articolo 4 del D.L. 130 rappresenta uno di quelli in cui di recente si è sviluppata una ricca letteratura.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha svolto il suo intervento con un’ampia digressione che ha riguardato la pubblicazione sul quotidiano La Nuova Sardegna, di un esposto nel quale sarebbero denunciati presunti abusi edilizia in una sua prorietà immobiliare. Il vice presidente del Consiglio ha rimarcato l’utilizzo strumentale di un esposto che – così ha dichiarato Peru – è del tutto privo di fondamento ed i cui rilievi sarebbero già stati chiariti fin dallo scorso mese di settembre attraverso le opportune verifiche di tecnici e legali. L’esponente della minoranza ha parlato di “meschinità”, “maldicenze”, “vigliaccherie” e ha sottolineato la sospetta tempistica nella divulgazione della notizia: «Quale migliore occasione della discussione sul Dl sull’edilizia per non trasformare gli oppositori in spregiudicati cementificatori?».

Peru ha ribadito la regolarità degli interventi di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà ed ha concluso confermando la volontà («non cederò di un millimetro») di proseguire nella difesa del piano casa approvato nella scorsa legislatura e ha declinato i positivi effetti benefici che ne sarebbero derivati alle imprese e ai cittadini sardi.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha definito “l’articolo 4 del dl 130 l’ennesima occasione sprecata per mettere ordine nel complicato tema dell’abusivismo edilizio”. L’esponete della minoranza ha quindi criticato la quantificazione al 2% dei margini di tolleranza edilizia perché – così ha spiegato – la misura potrebbe essere ridicola se riferita alle piccole superfici, mentre sarebbe una misura enorme se si tratta di volumi importanti.

L’esponente della minoranza ha quindi  sottolineato come l’articolo 4 non ponga rimedio ai casi di presunti abusi che si verificano per le errate operazioni di accatastamento degli immobili realizzati tra gli anni ’60 e ’70. «Il problema si trasforma in un dramma – ha dichiarato Cossa – per i tanti che sono entrati in possesso di manufatti abusivi a loro insaputa e che si trovano quindi nell’impossibilità di richiedere le necessarie autorizzazioni per realizzare gli opportuni interventi migliorativi».

Ha quindi preso la parola il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) secondo il quale la legge in discussione «non rende più veloci le procedure per l’approvazione dei Piani Urbanistici Comunali».

Fasolino ha quindi difeso il Piano Casa approvato nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra. «Non era uno strumento di programmazione ma un modo per ridare ossigeno alle imprese in un periodo di grave crisi – ha detto Fasolino – la decisione di non confermarlo rappresenta un danno per il sistema economico regionale». L’esponente della minoranza ha poi avanzato la proposta di prorogare il Piano e, parallelamente, lavorare a una legge organica in materia urbanistica.

Stefano Tunis (Forza Italia) ha respinto le critiche della maggioranza sull’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione: «Non è tollerante dire come dovrebbe comportarsi la minoranza e svilire il ruolo alto dell’attività parlamentare».

Il consigliere azzurro è poi tornato sulla “visita” a Palazzo del Pm Fiordalisi: «Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione legale che esercita in virtù di un interesse pubblico. La magistratura procede a una verifica in presenza di una notizia di reato. In questo caso non può esserci notizia di reato perché, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, Fiordalisi è venuto ad indagare sugli atti di formazione di una legge, un momento sacro su cui nessuno ha il diritto di ficcare il naso. E’ un problema che abbiamo il dovere di affrontare – ha concluso Tunis rivolgendo un appello ai consiglieri di maggioranza e opposizione – nessuno può usurpare il ruolo del legislatore».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha difeso il ruolo dell’istituzione parlamentare per poi concentrarsi sul contenuto dell’art.4. «Il Dl 130 nei primi articoli recepisce la legislazione nazionale – ha osservato Cherchi – nello specifico l’art.4 accoglie l’istituto della tolleranza edilizia fissando al 2 per cento le eccedenze delle violazioni o degli errori progettuali. Manca però una previsione degli errori in difetto. Cosa accade se si realizzano opere con misure o cubature inferiori rispetto a quelle indicate in progetto? Serve una norma chiara altrimenti si rischia di lasciare alla discrezionalità dei tecnici l’interpretazione della legge».

E’ quindi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha illustrato all’Aula i dati negativi diffusi dall’Agenzia del Lavoro e dall’Istat sul calo dell’occupazione in edilizia. «I numeri parlano di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, una situazione di grave crisi che in Sardegna poteva diventare drammatica se non ci fosse stato il Piano Casa. Voi avete abrogato quel Piano – ha affermato Tedde rivolgendosi all’opposizione – la promessa di approvare una legge organica non è stata però mantenuta».

Il consigliere di minoranza ha poi parlato di «mancanza di coraggio da parte del centrosinistra che, tenuto conto delle prerogative previste dallo Statuto,  poteva  pensare norme differenti rispetto a quelle nazionali: «Avremmo potuto prevedere un 3 o un 4 per cento di tolleranza – ha concluso Tedde – invece ci siamo limitati a copiare  mettendo una pietra tombale sulla specificità sarda e sulla capacità del Consiglio di dettare norme proprie».

Critico anche l’intervento di Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) che ha difeso il D.L. 130 ma espresso forti perplessità sull’art. 4: «Si tratta di una sanatoria. Se applicata alle grandi opere, la regola del 2 per cento rischia di autorizzare cubature importanti. Non si possono legalizzare gli errori dei professionisti».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riferendosi alla visita del Pm Fiordalisi, ha detto di non sentirsi «affatto preoccupato delle indagini di chicchessia» e ha poi difeso appassionatamente l’autonomia parlamentare: «La democrazia regge solo se è chiaro il principio della divisione dei poteri. Attenzione a delegittimare le istituzioni, la storia insegna che così non si va da nessuna parte».

Attilio Dedoni, infine, ha invitato la maggioranza ad ascoltare le voce dell’opposizione «non servono gli atteggiamenti di chiusura, serve un dibattito serio su una normativa che può avere conseguenze pesanti per le famiglie e le imprese sarde».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «è difficile parlare di questa legge nei dettagli perché è da respingere in toto, non fa nulla per lo sviluppo e uccide la speranza per il futuro, è piena di imbrogli e cerca di parlare d’altro; qualcuno come Soru dice che vuole migliorare il paesaggio e lo scenario costiero, ma è un linguaggio fondamentalista che non ha rispetto della minoranza». Sull’art. 4 Rubiu ha detto che «rappresenta un passaggio ambiguo, pletorico, fuori dai tempi, superato da leggi nazionali; nel decreto mille proroghe al comma 1 dell’art. 17 bis si parla a proposito delle tolleranze della volumetria complessiva dell’edificio e non di singole unità immobiliari come fa la legge regionale». «Non andiamo avanti – ha esortato in conclusione – in una legge senza sbocchi nata già vecchia, superata da una legge nazionale pubblicata appena un mese fa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), dopo aver dichiarato di non essere estraneo al dibattito né convertito ad altre convinzioni, si è detto «convinto che questa non sia una buona legge per la Sardegna che, anche sulle tolleranze, risponde ad una visione ideologica tipica di quando si cerca a tutti i costi di applicare un sistema di valori alla realtà, salvo rendersi conto che questa impresa è impossibile».«Spesso si è evocato il fantasma degli speculatori – ha aggiunto Truzzu – dimenticando però che il 98% degli iscritti all’Ance sono piccoli imprenditori, sono in gioco quindi interessi diffusi e non quelli dei grandi speculatori, bisogna comprendere cosa c’è sul territorio attraverso un confronto di merito senza pregiudiziali, soprattutto perché fuori dal palazzo c’è una opposizione a questa legge di gran lunga più ampia di quella consiliare». «Ma – ha concluso – che spazio di confronto ci può essere quando si chiede la modifica del regolamento per contingentare i tempi delle dichiarazioni di voto? stiamo facendo ostruzionismo esercitando un nostro diritto ma anche nel vostro interesse per evitare una pessima legge che causerà un mare di problemi»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, sull’articolo 4, ha detto che «potrebbe essere uno spazio utile per un ragionamento comune fra maggioranza e opposizione». Quanto al regolamento del Consiglio, Arbau ha affermato che «lo dobbiamo cambiare e lo faremo a fine mandato, così non ci saranno sospetti di parzialità su argomenti che servono a tutti e non vanno affrontati a seconda delle esigenze del momento». Il capogruppo di Sardegna Vera si è poi soffermato sulle notizie di stampa relative ad un accertamento della magistratura relatiuvo ad atti del Consiglio regionale, osservando che «è fastidioso assistere all’acquisizione di emendamenti di procedimento legislativo, lo dico con tutte le cautele del caso ma nessuno di noi deve aver paura di sbagliare scrivendo un emendamento perchè il nostro lavoro deve essere sempre sereno; nessuno della maggioranza, inoltre, vuole utilizzare clave giudiziarie e giornalistiche per mettere il bavaglio all’opposizione, facciamo politica a viso aperto discutendo sul merito delle questioni politiche e dobbiamo essere liberi sia quando la stampa approva sia quando disapprova». Rivolto al consigliere di Forza Italia Fasolino, Arbau lo ha infine invitato a «criticare la maggioranza senza continuamente evocare la presenza di Soru, che non siede più in quest’Aula».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato in apertura che «Soru ha lasciato tristi ricordi ma è il segretario del Pd e lo critichiamo sia per quello che dice che per alcune vicende a lui riconducibili legate ad interventi edilizi, nessuno se ne abbia a male». «Voglio però cogliere l’occasione – ha aggiunto Pittalis – per esprimere la più convinta solidarietà, mia e del gruppo, ad Antonello Peru che con determinazione e coraggio ha rappresentato una vicenda incredibile che lo ha visto coinvolto; non vogliamo che il nostro dibattito sia influenzato da questo tipo di dinamiche e forse Arbau non ha sentito l’intervento del consigliere Rubiu di poco fa, il problema non è di Forza Italia perchè l’opposizione su questo provvedimento parla una sola voce». «Il fatto è un altro – secondo Pittalis – cioè che, anche stamattina la Confartigianato ha richiamato la Giunta su una legge che, a suo avviso, è un danno delle imprese, ha criticato i ritardi, ha indicato precise responsabilità dell’assessore Erriu, ipotizza che di questo passo finiremo a ferragosto, chiede infine se è possibile fermare questo gioco al massacro ma il problema sta nella maggioranza: noi confermiamo la nostra proposta di ritirare il provvedimento e prorogare il Piano casa, e faremmo bene ad ascoltare questo suggerimento nell’interesse dei sardi».

Non essendoci altri interventi, il presidente Ganau ha sospeso i lavori del Consiglio per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.30, mentre per domani pomeriggio alle 15.30 è convocata la quinta commissione per un parere obbligatorio. Successivamente ha tolto la seduta.