28 March, 2024
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Ugo Cappellacci e Francesco Pigliaru 1 copiaConsiglio regionale 3 copia

«La delibera adottata il 29 aprile scorso dalla Giunta regionale sul patto di stabilità certifica l’atteggiamento rinunciatario della Sardegna nei confronti di Roma.»

Il centrodestra contesta nel metodo (per il mancato coinvolgimento degli organismi consiliari) e nel merito (per l’assenza di una indicazione di priorità e azioni di contrasto delle emergenze) il provvedimento approvato dall’esecutivo.

Secondo il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, «il tetto di 2,4 miliardi di euro fissato dal patto di stabilità, a fronte di un fabbisogno di oltre 4 miliardi, rischia di mettere in ginocchio la Sardegna». Per l’opposizione è dunque necessario «un cambio di rotta nel confronto con il Governo nazionale. La Giunta Pigliaru continua a subire i diktat romani in una situazione in cui servirebbero, invece, azioni forti in difesa dei diritti dei sardi». 

Per Ugo Cappellacci (FI), sulla revisione del patto di stabilità si gioca il futuro dell’Isola. «O si vince questa battaglia – ha detto l’ex presidente della Regione – o la Giunta dovrà svolgere esclusivamente il ruolo di commissario liquidatore della Sardegna». Ugo Cappellacci ha invitato il presidente Francesco Pigliaru a proseguire nell’azione contro il Governo portata avanti nella precedente legislatura dichiarata vincente dalla Corte Costituzionale. «Noi – ha detto – siamo pronti a sostenerla ma l’esecutivo deve smetterla di dare patenti di credibilità e affidabilità».

Critico nei confronti dell’esecutivo anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, secondo il quale «la rinuncia alla battaglia sulle accise impedirà alla Sardegna di incamerare un miliardo di euro di risorse aggiuntive». Giudizio condiviso dal capogruppo dell’UDC, Gianluigi Rubiu: «Questa Giunta – ha detto – sta dimostrando tutta la sua incapacità. La delibera approvata non indica nessuna soluzione per le emergenze dell’Isola».

Preoccupazione per il “livello di interlocuzione Governo-Regione” ha invece espresso il capogruppo del PSd’Az Christian Solinas. La Giunta, ha detto Solinas, deve alzare il tiro: «Basta trattare con i funzionari della Ragioneria dello Stato, occorre rivolgersi ai ministri competenti o direttamente al premier Matteo Renzi». Di “situazione kafkiana” ha parlato Paolo Truzzu (FdI). «Oggi ci si lamenta della mancanza di risorse ma non si fa niente per individuarne delle altre. Limitarsi a condurre una battaglia per l’allentamento dei vincoli del Patto senza portare avanti le altre vertenze con lo Stato è una strategia perdente».

L’ex assessore alla programmazione Alessandra Zedda ha contestato la decisione di inserire nel patto di stabilità anche le risorse del Fondo unico per gli enti locali «contravvenendo a una legge regionale in ossequio alle indicazioni della Ragioneria dello Stato. Rispetto al 2013 la Sardegna potrà spendere 900 milioni di euro in meno – ha ricordato Zedda – senza un allentamento dei vincoli si rischia il tracollo dell’intero sistema socio-economico».

Per Antonello Peru (FI) «la Giunta finora si è caratterizzata più per le rinunce che per le proposte. La sudditanza nei confronti del Governo centrale è chiara: questo esecutivo ha accettato le indicazioni romane evitando di sostenere le battaglie su credito, zona franca, accise e Galsi». Stesso giudizio da parte di Marco Tedde(FI) che ha parlato di “piglio grillino” nel descrivere l’azione di governo portata avanti in questi mesi da Pigliaru. «Questa Giunta – ha detto Tedde – critica le cose fatte ma non indica soluzioni per il futuro.»

«Il centrodestra – ha annunciato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis – chiederà nei prossimi giorni ai singoli assessorati l’indicazione delle singole voci di spesa in cui andranno a confluire le risorse assegnate dalla delibera dello scorso 29 aprile.»

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«La situazione è difficile e ribadisco la volontà alla collaborazione con la commissione e il Consiglio perché c’è bisogno di trovare condivisione nella visione del bilancio regionale e nelle politiche da attuare», L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha raccolto con queste parole l’invito formulato in proposito, dal presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, in apertura della seduta dedicata alle audizioni dei componenti l’esecutivo regionale con delega al Bilancio e al Lavoro.

L’intervento dell’assessore Paci si è incentrato sull’illustrazione della delibera n. 15 del 29 aprile scorso, avente per oggetto il patto di stabilità 2014, su cui la commissione è chiamata ad esprimere il parere ma il cui testo non è stato ancora preso in carico dal preposto organismo consiliare.

Il documento nella sua tabella riepilogativa indica il cosiddetto plafond di spese prioritarie il cui ammontare è pari a 2.406.860.000 di euro, una cifra inferiore rispetto allo scorso anno, quando il plafond era di 3.373.000.000 di euro. L’assessore Paci ha quindi sottolineato come per il 2014 ci sia stata una riduzione degli “spazi finanziari” di circa 900 milioni di euro e come le richieste di spesa degli assessorati, per l’anno in corso, superano i 4 miliardi di euro.

«Con questi limiti di spesa non si può andare avanti», ha ammesso il delegato alla Programmazione, nell’introdurre il tema del confronto aperto con lo Stato per la modifica dei tetti di spesa del patto di stabilità. Il 10 aprile – ha riferito Paci – si è aperto il tavolo della trattativa con il governo alla presenza anche del presidente della giunta, Francesco Pigliaru, e in un successivo incontro la ragioneria dello Stato ha quantificato delle ipotesi (definite “interessanti” dall’assessore) a cui la Regione ha già risposto con ulteriori indicazioni. Oggi e domani sono in programma a Roma altri incontri per “chiudere” entro la prossima settimana il tavolo politico Regione-Governo sul tema del “patto”. L’assessore, pur mostrandosi fiducioso per gli esiti della vertenza aperta con lo Stato, ha ribadito il concetto espresso in Aula dal presidente Pigliaru: «Se non riusciamo ad ottenere risultati positivi, dovremo decidere insieme come contrapporci duramente allo Stato». «Non abbiamo spazi finanziari – ha proseguito Paci – e teoricamente dovremo spendere oltre 4 miliardi di euro ma ne possiamo spendere appena 2.4 miliardi».

L’assessore ha dunque ricordato il lavoro fatto con la revisione della spesa regionale e la volontà di procedere speditamente con le “riforme a costo zero” ad incominciare da quella per la semplificazione burocratica. «Ma – ha aggiunto il responsabile della Programmazione – ogni giorno che passa la situazione peggiora». L’esempio è il recente decreto del governo sul cuneo fiscale che ha comportato per la Sardegna una riduzione del “patto” di 34 milioni di euro con un accantonamento di pari importo. Dal 2012 le somme accantonante (cifre che lo Stato congela alle regioni a Statuto speciale) sono di circa un miliardo di euro e per il 2014 la cifra stimata è di circa 600 milioni.

In riferimento al 2014 le entrate della Regione registreranno una riduzione del gettito per effetto della “manovra” sull’Irap e per le riduzioni effetto della crisi economica, ad iniziare dalla quota di compartecipazione sui giochi.

L’assessore ha annunciato una manovra di assestamento di bilancio tra giugno e luglio, quando cioè dovrebbe essere conclusa la trattativa con lo Stato per la modifica dei tetti di spesa del patto di stabilità.

Sono intervenuti nel dibattito Pietro Pittalis -Fi (ha chiesto l’attenzione della giunta per i settori strategici e sensibili a incominciare dal lavoro e dal disagio sociale); Giorgio Oppi – Udc (ha invitato l’assessore a procedere con la riforma dei consorzi industriali, con l’azzeramento delle Zir e la cancellazione dei Cda); Alessandra Zedda – Fi (ha sottolineato come l’interlocutore della giunta nel confronto con lo Stato debba essere principalmente la parte politica e si è detta preoccupata per il taglio del fondo per gli Enti Locali); Christian Solinas – Psd’Az (ha invitato la giunta ad “inchiodare” lo Stato alle proprie responsabilità e ricordato che la Sardegna è l’unica Regione che paga i servizi del trasporto pubblico locale); Gavino Sale – Irs (ha chiesto quale sia lo strumento della Regione per quantificare il gettito fiscale); Valter Piscedda – Pd (ha invitato la giunta a dotarsi di strumenti idonei per conoscere le dinamiche della spesa negli Enti locali).

Il presidente della commissione, Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato come il plafond di spesa si sia abbassato dai 3.100.000.000 del 2009 ai 2.400.000.000 del 2014 e denunciato come la differenza in danno della Sardegna tra il cosiddetto “accertato e riscosso” sia di 2.800.000.000 di euro. Sabatini ha invitato inoltre l’assessore Paci a non “cedere di un millimetro” nel confronto con lo Stato per il fondo unico degli Enti Locali che (come ha dichiarato l’assessore) è a rischio impugnazione da parte del governo. L’ulteriore invito formulato dal presidente della commissione alla giunta ha riguardato «la certezza e la puntualità del trasferimento delle risorse ai Comuni che rappresentano il primo argine contro la crisi per le famiglie e le imprese sarde».

Nell’intervento di replica l’assessore Paci ha dichiarato di considerare come temporaneo il vincolo di spesa del patto di stabilità («perché con l’attuale tetto di spesa non si può governare») e non ha escluso, in caso di mancata conclusione positiva del confronto con lo Stato, lo sforamento dei tetti di spesa del patto di stabilità, davanti ad un pronunciamento unanime del Consiglio in tal senso. L’assessore, a questo proposito, ha evidenziato come l’ostacolo principale non sia quello rappresentato dalle sanzioni previste, quanto dalle disposizioni della legge regionale n. 31/98 che obbliga la Regione al rispetto del patto. Norma che potrebbe essere modificata dal Consiglio regionale già in sede di approvazione dell’assestamento del bilancio.

L’assessore Paci e il presidente Sabatini hanno, dunque, concordato l’audizione sullo stato di attuazione dei fondi europei ad una successiva riunione della commissione.

I lavori sono proseguiti con l’audizione dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, che su invito del presidente della commissione, ha proceduto con l’illustrazione del documento relativo allo stato di attuazione del piano operativo “Fondo sociale europeo 2007-2013”.

Nel corso del 2013 e dei primi mesi del 2014 sono stati pubblicati 24 bandi pubblici per un importo di circa 125 milioni di euro, alcuni dei progetti a valere sul Fse sono in corso e altri sono nella fase conclusiva dell’intervento. Il piano in sette anni ha coinvolto 135.177 destinatari e 128.491 hanno concluso le attività, il 53.66% dei destinatari degli interventi sono donne. A fronte di una media nazionale di spesa del 52.7% delle risorse, il piano operativo Fse della Regione sarda ha certificato a Bruxelles il 69.4% delle risorse. Al 31 dicembre 2013 sono stati certificati oltre 468 milioni di euro su 675.053.206 di dotazione complessiva e il piano Fse regionale ha raggiunto anche per il 2013 tutti gli obiettivi fissati dall’Ue.

Il focus riguarda gli interventi sul microcredito, il cui fondo, l’assessore ha dichiarato di voler incrementare, visto l’apprezzamento degli amministratori e delle imprese e il successo dell’iniziativa. L’ulteriore approfondimento ha riguardato il programma “Master and Back” (dotazione di 137 milioni, di cui 117.8 milioni spesi al 31.12.2013) con 4.070 destinatari dei quali 2.443 destinati ai percorsi di alta formazione e dei tirocini mentre 1.627 sono i destinatari dei percorsi di rientro. L’assessore nell’occasione ha annunciato la volontà di voler introdurre per il Master and Back la formula del prestito d’onore con la restituzione qualora chi beneficia del sostegno regionale non rientri nell’Isola dopo il periodo di formazione all’estero.

L’assessore Mura ha dunque illustrato la deliberazione n.13 dell’8 aprile scorso relativa alla cosiddetta “Garanzia giovani”: nove le misure previste per un importo complessivo di 54.181.253 euro.

Nel corso del dibattito (sono intervenuti i consiglieri Pietro Pittalis, Attilio Dedoni, Alessandra Zedda, Pietro Cocco, Daniele Cocco, Alessandro Paolo Collu, Truzzu, Gavino Sale) sono state sollecitate risposte e chiarimenti in ordine alla cassa integrazione in deroga, ai centro servizi per l’impiego, alla formazione professionale  e approfondimenti per il master and back e la Garanzia giovani.

L’assessore nel suo intervento di replica ha annunciato che nei prossimi giorni «i lavoratori in mobilità in deroga riceveranno parte delle competenze relative al 2013. Somme “coperte” dai 52 milioni di euro di stanziamento regionale in anticipazione sulle somme statali». Il responsabile del lavoro della giunta Pigliaru ha sottolineato come dallo Stato servano 170 milioni per fare fronte alla cassa integrazione in deroga e che il ministro del Lavoro ha avanzato la proposta di uno stanziamento di un miliardo di euro da ripartire tra tutte le regioni.

L’assessore Mura ha illustrato nel dettaglio il progetto “Garanzia giovani” e rimarcato la centralità dei centri servizi per l’impiego, per i quali sono già incominciate le azioni formative rivolte al personale. «Vogliamo far funzionare i Csl», ha dichiarato Virginia Mura, che ha concluso annunciando «una profonda rivisitazione della formazione professionale non appena saranno varate le nuove norme nazionali sull’apprendistato».

Il presidente della commissione, Franco Sabatini, nel suo intervento di chiusura lavori ha sottolineato come a fronte dei positivi risultati sui livelli di spesa del Fse – in Sardegna – la disoccupazione sia cresciuta e come siano carenti in materia di lavoro la programmazione, denunciando l’assenza di una vero piano per il lavoro. Il presidente Sabatini ha inoltre chiesto informazioni sullo stato di elaborazione del programma operativo 2014-2020 e invitato l’assessore Mura a far pervenire la relativa documentazione e ogni utile comunicazione alla commissione, non appena il programma sarà definito con maggiore dettaglio.

Il presidente Sabatini ha concluso i lavori annunciando che l’audizione dell’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi (in programma oggi alle 10.00) è rinviata ad una prossima seduta.

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Dura reazione dei Riformatori sardi al voto contrario del Consiglio regionale sulla mozione presentata dal consigliere Attilio Dedoni in materia di accise.

«Votando contro la mozione che impegnava la Giunta regionale ad opporsi al ricorso del Governo sulle accise – scrive il coordinatore regionale Michele Cossa in una nota diffusa questo pomeriggio – il centrosinistra si è assunto una grave responsabilità: rinunciare a una battaglia storica per la Sardegna, voltare le spalle ai sardi impedendo così di tagliare il costo della benzina. Senza considerare che si sono sconfessati da soli: il centrosinistra aveva votato la norma. Evidentemente.»

«Il centrosinistra e Pigliaru – conclude Michele Cossa – hanno tradito il popolo sardo. È vergognoso e imbarazzante.»

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Il Consiglio regionale ha respinto pochi minuti fa la mozione sulle accise, con 29 voti contrari, 21 favorevoli e 1 astenuto. Il relatore del testo, Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori sardi), aveva auspicato la trasformazione della mozione in un ordine del giorno unitario per difendere un importante diritto per la Sardegna. Un appello che però non è stato raccolto dalla maggioranza, anche se, nei diversi interventi, la maggioranza ha esortato la Giunta a tutelare i diritti della Sardegna e dei sardi con una contrattazione seria e decisa con lo Stato centrale per dare ossigeno a un territorio schiacciato dalla crisi.

Per la Giunta Pigliaru è intervenuto l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, il quale ha evidenziato l’assoluta illegittimità della norma e quindi un sicuro insuccesso in giudizio. Per l’assessore Paci la priorità adesso è modificare il Patto di Stabilità e poter spendere i fondi disponibili per la Sardegna: 4 miliardi di euro a fronte di un limite di spesa pari a 2 miliardi e 400 milioni di euro. L’assessore Paci ha annunciato che domani ci sarà un tavolo tecnico con il Governo, in cui la Giunta chiederà alla Ragioneria generale dello Stato di fare una proposta concreta, ossia stabilire una cifra definita,  su come aumentare il Patto di Stabilità e allentarne i vincoli. La Giunta ha confermato la volontà di procedere su questa strada e arrivare al risultato di difendere i diritti della Sardegna con serietà e senza sconti.

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Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha appena aperto la seduta di oggi. Il primo punto all’ordine del giorno è la mozione n. 4 (Dedoni e più), sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione sulla “battaglia delle accise”. La mozione rivendica il diritto della Sardegna «sul trasferimento della quota spettante alla Regione ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto Speciale per la Sardegna». In particolare i proponenti puntano sul diritto della Regione di esigere le accise sui prodotti petroliferi della Saras fabbricati in Sardegna anche se inviati poi in depositi fiscali fuori dall’Isola, in base a quanto prevede l’articolo 8 dello Statuto. Un’entrata di un miliardo di euro iscritta nella Legge finanziaria della Regione, che è stata però impugnata dallo Stato davanti alla Corte Costituzionale proprio per la norma sulle accise.

Secondo il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, «le prime dichiarazioni di esponenti della Giunta regionale a seguito dell’impugnativa appaiono improntate ad un atteggiamento di arrendevolezza nei confronti del Governo, laddove è necessaria massima consapevolezza e determinazione nella difesa delle prerogative della Sardegna e dei diritti dei cittadini sardi» e per questo «impegna la Giunta regionale a far valere convintamente ed efficacemente presso la Corte costituzionale le ragioni della Sardegna per ottenere dallo Stato il rispetto dell’articolo 8 dello Statuto speciale sardo e, segnatamente, il trasferimento delle quote delle accise nella misura prevista dal menzionato articolo 8, lettera e), con particolare riferimento alle accise riscosse sui carburanti e sui derivati petroliferi prodotti in Sardegna».

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I consiglieri regionali dei Riformatori sardi (Attilio Dedoni, Michele Cossa, Luigi Crisponi) hanno presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, per conoscere le ragioni della decisione di non opporsi all’impugnazione del Governo contro le norme sulle accise, approvate dal Consiglio regionale all’unanimità, che provocherebbe alla Sardegna un danno di oltre un miliardo di euro.

I Riformatori chiedono di sapere cosa il presidente «intende fare per opporsi all’impugnativa del Governo che, ove accolta, provocherebbe alla Regione un danno economico valutabile in oltre un miliardo di euro; se intende costituire la Regione nel giudizio promosso dal Governo; se conferma le opinioni espresse qualche giorno fa, o almeno così riportate dalla stampa, dall’assessore al Bilancio Paci che sosteneva le ragioni del Governo invece di quelle della Regione Sardegna».

I consiglieri regionali dei Riformatori sardi ricordano che la norma sulle accise «è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale» e in particolare che l’articolo 8 dello Statuto stabilisce che «nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione». Senza considerare che «la nuova norma di riscrittura dell’articolo 8 dello Statuto Regionale sardo ha contestualmente legato ai maggiori proventi derivanti dalle nuove compartecipazioni l’imputazione al bilancio regionale della spesa sanitaria, delle spese relative al trasporto pubblico locale e alle misure di continuità territoriale». 

 

La Corte Costituzionale, tra l’altro, ricordano ancora i Riformatori, «con sentenza n. 95 del 2013 si è già espressa sulla materia delle entrate della Regione stigmatizzando l’inerzia Statale che troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello statuto».

 

Secondo i Riformatori sardi, infine, «impugnare la norma sulle accise, equivale a impugnare lo stesso articolo 8 dello Statuto e, dunque, il Governo regionale non può restare impassibile e non opporsi davanti alla Corte Costituzionale».

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Sono ripresi poco dopo le sedici i lavori del Consiglio regionale. All’ordine del giorno le comunicazione del Presidente della Regione sul disegno di legge di revisione del Titolo V della Costituzione approvato dal Consiglio dei Ministri. In apertura di seduta il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha comunicato all’Aula l’avvenuta costituzione del nuovo gruppo consiliare “Sardegna”. Ne fanno parte i consiglieri Modesto Fenu (presidente), Mario Floris, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu.

Subito dopo il presidente Ganau ha sospeso i lavori per dieci minuti in attesa dell’arrivo del presidente della Regione Francesco Pigliaru.

Alla ripresa dei lavori, il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente Pigliaru.

Il Capo dell’esecutivo ha illustrato brevemente la posizione della Regione sarda sulla riforma del Titolo V della costituzione. Una riforma – ha detto Pigliaru – che mette a rischio la specialità della Sardegna ed espande la potestà legislativa dello Stato.

Noi – ha detto il presidente – difenderemo le prerogative della nostra autonomia e su questo punto porteremo avanti una battaglia insieme alle altre regioni speciali.

«Le potestà esclusive affidate dalla Costituzione alle Regioni autonome devono rimanere tali – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru -. La Regione deve continuare a poter decidere sulla gestione del territorio, sulla tutela del paesaggio, sulla scuola, sugli enti locali etc. Noi, ha aggiunto il presidente, siamo in grado di dimostrare di saper esercitare al meglio il nostro potere e di saper utilizzare le risorse a disposizione per lo sviluppo. Tuteleremo in ogni modo i nostri spazi di sovranità presenti e futuri. Domani ci sarà un primo confronto con le altre autonomie speciali. Il 14 aprile a Roma si terrà invece un incontro tra le delegazioni dei Consigli e degli esecutivi delle Regioni e delle Province autonome.»

Subito dopo le comunicazioni del presidente Pigliaru, è intervenuto in Aula il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, per illustrare la mozione del centrodestra sulla “Innovazione del Titolo V della Costituzone e in particolare sulla modifica del Senato nella quale è contemplata anche l’abolizione del regime di autonomia speciale della Sardegna”. L’opposizione su questo punto chiederà la convocazione straordinaria del Consiglio Regionale. «Serve una presa di posizione forte in difesa della nostra autonomia – ha detto Dedoni – Consiglio, Giunta e parlamentari sardi devono fare fronte comune per respingere questo tentativo di cancellare la specialità dei sardi.»

Un’altra mozione sulla riforma del Titolo V e del Senato della Repubblica, presentata dal centrosinistra, è stata invece illustrata dal capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco.

«Concordo con il Presidente Pigliaru sull’esigenza di difendere le nostre prerogative di Regione autonoma – ha detto l’on. Cocco – attenti però ad insistere sul tema dell’identità rilanciato in Europa da movimenti xenofobi, reazionari e conservatori. Occorre puntare sul regionalismo,difendere la nostra autonomia e ragionare su una riforma degli statuti speciali mettendo in campo una proposta forte che veda insieme tutte le forze politiche della Sardegna.»

Nel dibattito è intervenuto il consigliere del neocostituito gruppo consiliare “Sardegna”, Edoardo Tocco, che ha ribadito la necessità di difendere le prerogative previste dallo Statuto Speciale. Secondo Tocco, è necessario portare a Roma una posizione unitaria per dare più forza alle rivendicazioni dell’Isola.

Una nuova “Carta de Logu” ha invocato, invece, Annamaria Busia (Centro Democratico) per costruire un nuovo rapporto con lo Stato.

«In questi anni la nostra autonomia ha subito uno svuotamento e una compressione non solo dall’esterno, ha detto l’on. Busia. La politica ha la colpa di non aver sfruttato gli spazi a disposizione». Al termine del suo intervento, l’on. Busia ha rivolto un appello all’Aula perchè sull’argomento si arrivi a una mozione unica.

 

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Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha rivolto critiche alle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ritenute priva di contenuti fondamentali che individuino la volontà della Giunta e quale sia la filosofia di agire. Per uscire dalla crisi, ha sostenuto, «non ci possiamo assoggettare alle decisioni prese da Roma, ma far valere i diritti dei sardi, con un confronto forte e determinato con lo Stato e con l’Unione europea».

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La conferenza dei Capigruppo, riunita questo pomeriggio sotto la presidenza del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, ha inserito all’ordine del giorno dell’Assemblea la discussione sulla revisione del titolo V. L’Aula ne discuterà domani pomeriggio, dalle 16.00. La Conferenza ha così accolto la richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio presentata dalla Giunta regionale.

Domani mattina, dalle 10,30, si concluderà, con l’intervento dei capigruppo e la replica del Presidente della Regione, il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche. Seguirà la votazione per eleggere i segretari che faranno parte dell’Ufficio di Presidenza. Nel pomeriggio comincerà il dibattito sulla riforma del titolo V della Costituzione che si dovrebbe concludere con la votazione  di un ordine del giorno unitario. Sull’argomento sono state presentate due mozioni: una di maggioranza e l’altra di opposizione. La mozione della maggioranza, primo firmatario Pietro Cocco, impegna il Presidente della Regione Francesco Pigliaru a tutelare la specialità e l’autonomia dell’Isola, perché siano fatte salve le competenze già previste nello Statuto speciale che dovranno essere confermate, rafforzate e rilanciate nella riforma costituzionale in discussione al Senato. La mozione della minoranza, primo firmatario Attilio Dedoni, impegna il presidente della Regione a ricercare le più opportune e necessarie azioni politiche affinché venga salvaguardata la specialità autonomistica della Sardegna.

Mercoledì 16 aprile, alle ore 10,30, si insedieranno le commissioni consiliari. Nel pomeriggio, dalle 16.00,  si riunirà il Consiglio con, all’ordine del giorno, l’esame di alcune mozioni. I lavori dell’Assemblea proseguiranno anche giovedì mattina.

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Taglio del costo della benzina per i sardi, i fondi per l’alluvione e il collegio Sardegna per le europee: tre schiaffi alla Sardegna su tre battaglie dei Riformatori sardi. L’ultimo è arrivato ieri con la decisione del Governo guidato da Matteo Renzi di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la norma sulle accise, inserita in Finanziaria e che è stata votata all’unanimità, dunque anche dal Pd, dal Consiglio regionale. E’ la posizione dei Riformatori sardi, espressa durante la conferenza stampa di questa mattina a cui hanno partecipato il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il capogruppo Attilio Dedoni e il deputato dei Riformatori Pierpaolo Vargiu.

«Per quanto riguarda la questione accise, se l’assessore Raffaele Paci si fosse documentato con i suoi colleghi su come si sono svolti i lavori in commissione e in Aula sulla Finanziaria- sostengono i Riformatori sardi – avrebbe evitato dichiarazioni improvvide e senza nessun fondamento. Infatti l’argomento accise è stato quello più sviscerato e dibattuto che ha caratterizzato, grazie anche al voto del Pd una Finanziaria che diversamente sarebbe stata piatta e inutile. L’assessore Paci inizia supino, figuriamoci come sarà a fine legislatura. C’è da augurarsi che il presidente Francesco Pigliaru non la pensi come lui.»

«Oggi all’ordine del giorno – aggiungono Cossa, Dedoni e Vargiu – è la situazione all’armante per l’autonomia della Sardegna. Soprattutto in considerazione dell’atteggiamento assunto da Pd e Forza Italia al Senato, che hanno bocciato l’emendamento alla legge elettorale per le elezioni europee, che avrebbe consentito di avere un collegio Sardegna separato dalla Sicilia. Il Governo Renzi ha espresso parere contrario e Pd e Forza Italia con il Nuovo Centrodestra hanno votato contro la proposta di modifica: in sostanza alle Europee la Sardegna sarà insieme alla Sicilia e ancora una volta i voti dei sardi serviranno a eleggere parlamentari siciliani. Non è tollerabile che i sardi paghino sempre dazio allo Stato e il governo non tenga in alcun conto le esigenze della Sardegna.»

«In questa situazione – concludono i tre esponenti dei Riformatori sardi – ai sardi non resta altro che l’obiezione di coscienza. Ai sardi se non è concesso di esprimere un loro parlamentare che senso ha votare per le europee? Per questo motivo proporremo agli Stati generali dei Riformatori che si terranno a breve, di scegliere la strada della non partecipazione attiva alle elezioni per il Parlamento europeo.»