29 March, 2024
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A Rivoli (Torino), nella mattina di domenica 21 gennaio 2018, presso la Sala al 2° Piano della Casa del Conte Verde, Via F.lli Piol 8, si è svolto con pieno successo l’incontro organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “4 Mori” in onore di Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937) a 127 anni dalla nascita del Grande Sardo.

Dopo i saluti del presidente del Circolo, Renzo Caddeo, e di Franco Dessì, sindaco di Rivoli, Giovanni Carpinelli (docente di Storia contemporanea presso Università di Torino e coordinatore scientifico della Fondazione Istituto “A. Gramsci” del Piemonte) ha proposto un ritratto del grande politico e pensatore sardo, partendo da questa premessa: «C’è un Gramsci prima della morte e uno dopo la morte. Come è accaduto per un pittore come Van Gogh, anche per Gramsci la fama postuma è di gran lunga superiore a quella del personaggio stesso da vivo». In sintesi: «Nelle cose che Gramsci fa e scrive si percepisce una fede comunista vicina allo spirito delle origini. L’obiettivo è l’emancipazione delle classi subalterne più ancora che la vittoria di un partito. In un primo tempo, sulla base dei Quaderni del carcere, si è pensato a lui come al teorico della rivoluzione in Occidente (con l’idea dell’egemonia). Oggi appare ancora più giusto vedere in lui un pensatore politico della crisi».

Maria Luisa Righi, della Fondazione Gramsci, ha presentato l’Edizione nazionale degli scritti di Gramsci, illustrando uno per uno i volumi finora pubblicati ed  esponendo i criteri specifici di questa grande operazione critica volta a inserire l’opera omnia di Gramsci nel patrimonio culturale che costituisce il vanto dello spirito nazionale dell’Italia in quanto “immortala” la eredità lasciataci dai grandi autori classici. Per il piano dell’opera ci si colleghi a questo link: http://www.fasi-italia.it/index.php/calendario-eventi-a-cura-di-paolo-pulina/icalrepeat.detail/2018/01/21/1775/10/presentazione-dell-edizione-nazionale-degli-scritti-di-antonio-gramsci-associazione-di-promozione-sociale-4-mori-di-rivoli-to

Nella sezione “Scritti 1910-1926” è stato pubblicato il secondo volume relativo al 1917. Nella sezione “Quaderni del carcere” sono stati pubblicati: Quaderni di traduzioni (uscito nel 2007), Quaderni miscellanei (il cui primo tomo è uscito nel 2017). Per quanto riguarda “l’Epistolario”, sono già stati pubblicati i volumi relativi al 1906-1922, e al gennaio-novembre 1923.  Nella sezione “Documenti” sono apparsi nel 2016 gli “Appunti di glottologia 1912-1913”.

Maria Luisa Righi ha sottolineato il fatto che i volumi già editi hanno messo in rilievo numerose novità nella biografia politica e umana di Gramsci, da cui gli studi gramsciani non potranno prescindere (le lettere dei corrispondenti, le lettere inedite, la relazione con Eugenia Schucht, l’attività di critico musicale, il ristabilimento corretto dei testi, le nuove annotazioni, ecc.).

«Le novità portate dai volumi editi – ha detto Righi – possono stimolare a studiare Gramsci sia chi lo ha fatto in passato, sia chi si approccia ad esso per la prima volta.»

Nell’intervento finale l’on. Umberto D’Ottavio, della commissione Cultura della Camera dei deputati, ha ricordato che il Parlamento italiano (Legge 3 novembre 2016, n. 207) ha approvato a larga maggioranza il benemerito provvedimento, promosso dalla deputata sarda Caterina Pes del PD, che attribuisce lo status di “monumento nazionale” alla casa di Ghilarza dove Gramsci visse dal 1898 gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza con i suoi familiari, casa-museo gestita da anni da un gruppo di volontari, che in qualche momento ha rischiato la chiusura per mancanza di fondi.

Richiamata l’opposizione incrollabile manifestata coraggiosamente da Gramsci contro il regime fascista, D’Ottavio  ha invitato a seguire la lezione gramsciana “Odio gli indifferenti” e contrastare  la riabilitazione di un dittatore come Benito Mussolini che gruppi vari, specie sui social network,  cercano vergognosamente di operare trascurando tranquillamente la negazione delle libertà democratiche  che ha caratterizzato  tutto il Ventennio fascista.

Paolo Pulina

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Anteprima a Cagliari per Nues, il festival internazionale dei fumetti e cartoni nel Mediterraneo che si accinge a vivere, dal 18 al 24 novembre prossimi, la sua ottava edizione sotto il titolo “Storie oltre”. Questa sera un altro impegno attende l’autrice di fumetti e illustratrice Sara Colaone, già ospite nella giornata di ieri alla MeM del convegno internazionale Spaced out / Spazi tra le nuvole – Lo spazio nel fumetto, organizzato dalla Facoltà di Studi Umanistici – Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Cagliari. Alle 18.00, alla Libreria La Feltrinelli Point in via Paoli 19, l’autrice friulana presenta “Leda” (edizioni Coconino Press), la biografia a fumetti scritta da Francesco Satta e Luca de Santis e da lei disegnata, di Leda Rafanelli (1880-1971), scrittrice, anarchica e futurista, musulmana e anticonformista: una vita da romanzo, una storia vera che attraversa gli anni più tumultuosi del Novecento. Nella nazione da poco unita, nella piccola Pistoia, Leda fa il suo apprendistato da tipografa e scrittrice e si inizia all’anarchismo. A Firenze, accanto al compagno della vita, Giuseppe Monanni, si affaccia al nuovo secolo come portabandiera dell’individualismo anarchico. Intanto sogna Alessandria d’Egitto e matura la sua conversione al sufismo, corrente mistica dell’Islam. A Milano, è compagna di strada dei futuristi e ama il pittore Carlo Carrà. Il giovane Benito Mussolini, astro del socialismo rivoluzionario e direttore dell’Avanti! ne è sedotto. Più tardi, obbedendo ai dettati del suo cuore e in spregio alle leggi dell’Italia fascista, non esiterà ad amare uomini d’Etiopia e d’Eritrea. Sapiente costruttrice della propria immagine dal sapore orientale provocatoriamente kitsch, Leda la zingara, Leda la maliarda dai profumi inebrianti non mancherà di conquistare il cuore dei lettori di oggi con la forza delle sue contraddizioni.

Insieme a Sara Colaone – fresca vincitrice del premio Gran Guinigi come migliore disegnatore, il riconoscimento che ogni anno celebra il meglio della produzione fumettistica in Italia, decretato da una serie di esperti nell’ambito del Festival Lucca Comics & Games – parteciperanno all’incontro lo sceneggiatore della graphic novel Francesco Satta e il direttore artistico del festival Nues Bepi Vigna.

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Paola Massidda 10 giugno 2016 copia

Il risultato è definitivo: Paola Massidda, candidata del Movimento 5 Stelle, è il nuovo sindaco di Carbonia con 9.219 voti, il 61,60%. Giuseppe Casti, candidato della coalizione di cinque liste del centrosinistra, eletto sindaco cinque anni fa con 12.020 voti, il 62,36%, oggi s’è fermato a 5.748 voti, il 38,40%.

In cinque anni, come emerge chiaramente dai numeri, è cambiato tutto: nel 2011 il centrosinistra era unito e il Movimento 5 Stelle non presentò una sua lista alle elezioni. C’era invece una coalizione di centrodestra, oggi non presente con propri liste e rappresentato indirettamente da alcuni sui consiglieri uscenti distribuiti in varie liste di diverse coalizioni.

Sull’esito del voto, evidentemente, ha influito anche quanto fatto o non fatto dalla Giunta Casti, nelle diverse interpretazioni fatte dalle forze politiche scese in campo per l’elezione del nuovo sindaco e del Consiglio comunale.

Di tutti questi elementi si parlerà a lungo, come è giusto ed inevitabile che sia, dopo un risultato che, comunque lo si interpreti a caldo e lo si interpreterà domani e in futuro, cambia la storia politica ed amministrativa della città di Carbonia, la città fondata da Benito Mussolini nel 1938 e da sempre, dal primo dopoguerra, amministrata dalla sinistra e/o dal centrosinistra.

 

Happy Birthday Carbonia, City of Mines, Art and Culture!

To know the origins of my beloved city, you need to go back a good 76 years.

It was in 1936 that Benito Mussolini consented to the setting up of a city within the mineral basin of Sulcis, and he had the brilliant idea of building the city with the goal of obtaining the maximum possible from the coal reserves. In just two years, a workers’ village in the ‘mouth of a mine’ attracted labourers from various parts of Sardinia plus mainland Italy. During the first phase, temporary workers constructed the city, but subsequently, many workers decided to settle in Carbonia and work in the mines. The realization of the city was initially taken care of by the engineer Gustavo Pulitzer, but then given to the engineer Cesare Valle, plus the architect Ignazio Guidi, who was assisted by, then replaced by, Eugenio Montuori. A city was born with ordered architecture, simple houses and few decorative elements, iron and trachyte featuring in the main.

To co-ordinate everything, “the regime” decided to create the Italian Coal Office – L’Azienda Carboni Italiani.

For sure, at the beginning, there were more than a few problems… a predominantly male presence, many different dialects, and a sense of isolation.

The work in the mines, however, bonded the workers, making many feel less lonely. Together they ‘gave life’ to the mines which were utilized during the entire Second World War, and the post-war period; but then declined in importance until their closure in 1964.

Unfortunately, at that time, the mines were abandoned. Buildings, machinery and tools with which people had ‘given their all’ remained forgotten, until, under the auspices of the council administration run by Antonangelo Casula, a restoration plan was formulated, finances for it arriving from the European Community. The site became an object of intense interventions, of reconstruction and of re-working. It became a reality with the birth of the ‘Italian Centre for Coal-related Culture’, inaugurated on 3rd November 2006 in the presence of The Speaker of the House of Deputies, Fausto Bertinotti, the President of the Region of Sardinia, Renato Soru, the President of the Carbonia-Iglesias Province, Pierfranco Gaviano, and the Mayor of Carbonia, Salvatore Cherchi. The mine today is ‘a treasure’ utilized under the umbrella of culture, tourism, instruction and science.

The mineshafts, lamp rooms, and equipment rooms bear witness to the history of all those who in the tunnels worked, suffered, and often, lost their lives. The museum has collected a vast array of objects and documents which, “from coal-covered” and “sweaty, injured hands”, come to us, not to be forgotten, but to be remembered by ‘the elders,’ and to be made known to ‘the youngsters’, along with the origins of Carbonia…

… a city that ‘today’ is trying to rise again… a city where the young cannot find work… where the workplaces suffer and often slam shut their gates…where unemployment assumes a character truly alarming… where family poverty is steadily increasing… where the natural beauty of the surrounding land should save us from ‘a slow, certain death”…

A gift for your 76th birthday?

I know you would like to receive certain things: a warm embrace from your citizens, who, together, for you, could do so much, dedicating a little of their time to re-evaluating every corner of the city, just like they did in the past, when friendly hands lovingly looked after you, without asking anything in return, just for the pleasure of seeing you smile. Let’s appreciate you again.

Nadia Pische (traduzione di Elisabetta Basciu)

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Il Duce inaugura CarboniaIl Duce inaugura Carbonia 2Inaugurazione di Carbonia Arrivo Fausto Bertinotti 1 Bertinotti 0 Bertinotti 675  Bertinotti in miniera 3 Cocco-Bertinotti 1 Fausto Bertinotti 2 Fausto Bertinotti 3 Murgia-Bertinotti 1 Murgia-Bertinotti-Cherchi Bertinotti in miniera 2IMG_5582

Buon compleanno Carbonia, città mineraria, d’arte e cultura!

Per conoscere le origini della mia amata città bisogna tornare indietro di ben 78 anni…

Era il 1936 quando Benito Mussolini constatò l’esistenza di un bacino minerario nel Sulcis ed ebbe così la brillante idea di edificare la città, al fine di ottenere il massimo rendimento dai giacimenti carboniferi. In soli due anni nasce un villaggio operaio “a bocca di miniera” che attira a sé masse di lavoratori provenienti da altre parti della Sardegna e da diverse regioni italiane. Nei primi periodi la manodopera viene utilizzata per costruire la città ma successivamente molti degli operai decidono di stabilirsi a Carbonia e lavorare in miniera. L’ideazione della nuova città, inizialmente curata dall’ingegner Gustavo Pulitzer, viene poi affidata all’ingegner Cesare Valle e all’architetto Ignazio Guidi, coadiuvati e poi sostituiti dall’architetto Eugenio Montuori. Nasce una città dall’architettura ordinata, con abitazioni semplici e pochi elementi decorativi, ferro e trachite rossa la fanno da padroni.

Per coordinare il tutto, “il regime” decide di costituire l’A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani).

Certo i disagi iniziali non sono pochi… una presenza maschile molto forte… una varietà linguistica che propone un ventaglio di dialetti diversi… dilaga così un sottile filo di solitudine…

Il lavoro in miniera però unisce gli operai, in alcuni casi dà loro conforto facendoli sentire meno soli. Insieme “danno vita” ad una miniera che verrà poi sfruttata durante tutto il periodo del secondo conflitto mondiale e nel periodo post-bellico, per poi pian piano vedere decrescere il suo prestigio sino ad arrivare alla chiusura, nel 1964. Purtroppo, da quel momento la miniera viene abbandonata… edifici… impianti e macchinari che tanto avevano “dato”, rimangono lì dimenticati da tutti… fino a quando per volere dell’Amministrazione comunale guidata da Antonangelo Casula, viene ideato il progetto di recupero, dall’Unione Europea arrivano ingenti finanziamenti ed il sito diventa oggetto di poderosi interventi di ristrutturazione e rifunzionalizzazione, e diventa definitivamente realtà con la nascita del Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC), inaugurato il 3 novembre 2006, alla presenza del presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, del presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, del presidente della Provincia di Carbonia Iglesias, Pierfranco Gaviano, e del sindaco di Carbonia, Salvatore Cherchi. La miniera è oggi un “tesoro” fruibile sotto il profilo culturale, turistico, didattico e scientifico.

Pozzi, Sale Argani e Lampisteria raccontano la storia di tutte quelle persone che, in quelle gallerie, hanno lavorato, sofferto e troppe volte perso la vita. Il Museo accoglie una vasta collezione di oggetti e documenti che… “da mani nere di carbone”, “da mani sudate e ferite”, sono arrivati a noi, per non far dimenticare, per ricordare ai “più grandi” e per far conoscere ai “più piccoli” l’origine di Carbonia…

… una città che “oggi” cerca di risorgere… una città dove i giovani non riescono a trovare un lavoro… dove le attività soffrono e troppo spesso ormai chiudono i battenti… dove la disoccupazione assume caratteri allarmanti… dove la povertà delle famiglie aumenta sempre più… dove le naturalezze del territorio circostante potrebbero salvarci da “morte lenta e sicura”

Un regalo per il tuo settantaseiesimo compleanno?

So per certo cosa ti piacerebbe ricevere… un forte e caloroso abbraccio dai tuoi cittadini, che insieme, per te potrebbero fare tanto… dedicando un poco del loro tempo a rivalorizzare tanti angoli della città… proprio come avveniva in passato, quando amabili mani ti curavano con amore… senza chiedere niente in cambio… solo per il piacere di vederti ridente… ridiamo lustro alla città…

Buon compleanno Carbonia!

Nadia Pische

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Il Duce inaugura CarboniaIl Duce inaugura Carbonia 2Inaugurazione di Carbonia Arrivo Fausto Bertinotti 1 Bertinotti 0 Bertinotti 675  Bertinotti in miniera 3 Cocco-Bertinotti 1 Fausto Bertinotti 2 Fausto Bertinotti 3 Murgia-Bertinotti 1 Murgia-Bertinotti-Cherchi Bertinotti in miniera 2IMG_5582

GIG053

Lunedì 30 giugno, alle 17.30, verrà presentato a Carbonia, nella biblioteca comunale di viale Arsia, il libro “La voce della verità”, di Vindice Lecis, edizioni Nutrimenti, 2014. Si tratta della storia di Luigi Polano, il comunista che beffò #Benito Mussolini.

La presentazione verrà introdotta da Ignazio Cuccu. Seguirà il dibattito, con la partecipazione dell’autore, Vindice Lecis. Interventi finali di Tore Cherchi e Loriana Pitzalis.

Nel 1941 l’Italia fascista è in guerra al fianco della Germania di Hitler. La sera del 6 ottobre succede qualcosa che mina  la baldanza del regime: alle fatidiche venti e venti, orario di messa in onda del commento ai fatti del giorno, una voce esterna interrompe il principe della propaganda radiofonica fascista, Mario Appelius. La voce polemizza, accusa, pianta stoccate vincenti. Continuerà così per tre anni, destando l’odio di Mussolini e la tacita simpatia di molti italiani. Soltanto dodici anni dopo la fine della guerra, si verrà a sapere che dietro quello“spettro” si nascondeva il comunista Luigi Polano. Muovendosi tra realtà e finzione, con un’originale trama narrativa che condensa la scrupolosa ricostruzione storica, questo libro racconta l’incredibile parabola di Luigi Polano, comunista venuto dalla Sardegna, spina nel fianco del regime di Benito Mussolini.

Vindice Lecis è nato a Sassari nel 1957. Giornalista, da più di trent’anni lavora per il gruppo editoriale l’Espresso. È autore di numerosi romanzi storici e saggi sulla politica italiana del Novecento e sulla storia antica della Sardegna.

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Il 30 giugno, alle 17.30, verrà presentato a Carbonia, nella biblioteca comunale di viale Arsia, il libro “La voce della verità”, di Vindice Lecis, edizioni Nutrimenti, 2014. Si tratta della storia di Luigi Polano, il comunista che beffò Benito Mussolini.

La presentazione verrà introdotta da Ignazio Cuccu. Seguirà il dibattito, con la partecipazione dell’autore, Vindice Lecis. Interventi finali di Tore Cherchi e Loriana Pitzalis.

Nel 1941 l’Italia fascista è in guerra al fianco della Germania di Hitler. La sera del 6 ottobre succede qualcosa che mina  la baldanza del regime: alle fatidiche venti e venti, orario di messa in onda del commento ai fatti del giorno, una voce esterna interrompe il principe della propaganda radiofonica fascista, Mario Appelius. La voce polemizza, accusa, pianta stoccate vincenti. Continuerà così per tre anni, destando l’odio di Mussolini e la tacita simpatia di molti italiani. Soltanto dodici anni dopo la fine della guerra, si verrà a sapere che dietro quello “spettro” si nascondeva il comunista Luigi Polano. Muovendosi tra realtà e finzione, con un’originale trama narrativa che condensa la scrupolosa ricostruzione storica, questo libro racconta l’incredibile parabola di Luigi Polano, comunista venuto dalla Sardegna, spina nel fianco del regime di Benito Mussolini.

Vindice Lecis è nato a Sassari nel 1957. Giornalista, da più di trent’anni lavora per il gruppo editoriale l’Espresso. È autore di numerosi romanzi storici e saggi sulla politica italiana del Novecento e sulla storia antica della Sardegna.