20 April, 2024
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I segretari regionali COSMED Susanna Montaldo, Anaao Assomed Maria Elisabetta Piu, AAROI EMAC Cesare Iesu e FVM Massimiliano Picoi hanno inviato una lettera-diffida all’assessore regionale dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale, Mario Nieddu, per «sospetta condotta antisindacale».

In una nota, i quattro segretari, firmatari del vigente Ccnl, scrivono all’assessore della Sanità di «essere costretti a chiedere un incontro urgente, al fine di vedere rispettate le proprie prerogative sindacali palesemente violate dal recente tentativo da parte Vostra di scegliere solo alcuni sindacati con i quali intrattenere relazioni ed accordi».

«La richiestascrivono è da in riferirsi al “protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità, dei Servizi Socio Sanitari e Socio Assistenziali in ordine all’emergenza sanitaria Covi-19 nel servizio Sanitario Regionale della Sardegna” sottoscritto esclusivamente con CGIL CISL e UIL, condizione che pone in essere una condotta anti sindacale nei nostri confronti. Escludere dalle trattative i maggiori sindacati di categoria oltre alla violazione delle prerogative sindacali esplicita la volontà di non voler vedere né sentire le reali problematiche che stanno affliggendo la dirigenza.»

«Questi comportamenti hanno come conseguenza l’obiettiva estromissione delle nostre rappresentanze sindacali, aventi diritto, costituiscono condotta antisindacaleaggiungono i quattro segretari -. La attività sindacale è un diritto, irrinunciabile e, pertanto, agiremo in tutte le sedi che consentiranno il confronto richiesto e previsto dalla normativa vigente, posto in essere con le altre organizzazioni sindacali.»

Susanna Montaldo, Maria Elisabetta Piu, Cesare Iesu e Massmiliano Picoi concludono auspicando un immediato confronto e dovuto riconoscimento e «chiedono l’annullamento del protocollo sottoscritto con CGIL CISL e UIL, perché insufficiente a garantire la tutela della salute degli operatori sanitari sardi».

Ribadiscono, infine, «la richiesta di attivazione di un tavolo di confronto con tutte le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, al fine di sottoscrivere un adeguato protocollo di intesa».

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Cinque organizzazioni sindacali della confederazione COSMED hanno chiesto all’assessorato regionale della Sanità e al presidente della Regione, l’annullamento degli Atti aziendali relativi alla ridefinizione della Rete ospedaliera. Nella nota di richiesta, indirizzata per conoscenza al presidente della commissione Sanità e ai direttori generali dell’ATS, dell’AO Brotzu e delle AOU di Cagliari e Sassari, Elisabetta Piu, segretario regionale ANAAO ASSOMED, Cesare Iesu, presidente regionale AAROI-EMAC, Massimiliano Picoi, segretario regionale FVM, Daniele Agulli, segretario regionale FEDIRETS (area DIRER-SIDIRSS) e, infine, Elisa Petrone, segretaria nazionale FEDIRETS (area FEDIR), scrivono che «preso atto del comunicato del ministero della Salute e dei rilievi fortemente critici espressi in merito al documento di “Ridefinizione della Rete ospedaliera della Regione Autonoma della Sardegna”; considerato che il modello organizzativo proposto nella Rete è stato giudicato incoerente rispetto a quello definito dal DM 70/2015, e che la correzione della molteplicità dei sopra menzionati rilievi richiede l’annullamento di tutti gli Atti aziendali e delle delibere regionali che hanno inciso sulla riorganizzazione della Rete; preso atto che la Regione in primis, nonché i direttori generali dell’ATS, dell’AO Brotzu, dell’AOU di Cagliari e dell’AOU di Sassari, incuranti delle direttive Ministeriali e di quanto dovrà essere obbligatoriamente modificato entro il 31 ottobre, continuano a deliberare come se le leggi non fossero a loro sovraordinate; considerato che la ridefinizione della Rete ospedaliera, gli Atti aziendali deliberati, e le delibere della Giunta regionale hanno comportato importanti modifiche nella organizzazione sanitaria e amministrativa del SSR tali da causare, per il personale sanitario, veterinario e amministrativo un peggioramento della qualità del lavoro, un aumento delle ore lavorate, anche al di fuori delle norme europee, e, di conseguenza per la popolazione notevoli disservizi tra cui l’aumento delle liste d’attesa e la diminuzione dell’offerta assistenziale pubblica; chiedono che immediatamente la Giunta regionale annulli in autotutela sia gli Atti aziendali e tutte le deliberazioni conseguenti sia le deliberazioni regionali, emanate al di fuori degli Atti, che hanno modificato l’organizzazione sanitaria e amministrativa delle Aziende; e, infine, diffida la Regione e i Direttori generali delle Aziende a perseverare nell’inosservanza delle disposizioni ministeriali e a persistere nell’attuazione degli Atti aziendali».

«Nella denegata ipotesi che tale richiesta rimanga inesitata – concludono -, ci riserviamo di agire secondo le modalità previste dalla legge.»

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

La commissione di inchiesta sull’efficienza ed i costi del sistema sanitario regionale, presieduta dall’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sentito in audizione i rappresentanti sindacali dei medici e degli infermieri.

Angela Vacca, della Fum, ha richiamato l’attenzione della commissione su un dato strutturale molto a suo giudizio molto preoccupante che riguarda i servizi veterinari: su 350 sanitari pubblici circa 150 hanno superato i 60 anni ed una situazione analoga si registra anche nel personale tecnico ed amministrativo. «E’ urgente quindi – ha affermato – dare corso al turn-over per evitare gravi conseguenze sul sistema nei prossimi 4-5anni. Per quanto concerne le realtà ospedaliera, vi sono molti punti del contratto che devono ancora essere definiti, a cominciare dalle differenze normative e retributive che si registrano nelle diverse aziende per gli stessi incarichi». Sul problema della Asl unica, infine, Vacca ha espresso una valutazione negativa sostenendo che «non sarà certo la soluzione perché, in concreto, è sempre mancato il controllo della Regione sul sistema sanitario».

A nome della Uil medici Rosanna Pintore ha ripreso il tema della carenza di personale, «che rende molto più difficile la gestione quotidiana delle attività e pesa in negativo sulla funzionalità della sanità sarda; c’è il rischio che fra pochi anni il sistema arrivi al collasso a causa dello stress degli operatori, col risultato che aumenteranno i viaggi della speranza fuori della Sardegna e la spesa pubblica del settore».

«Il sistema sanitario regionale – ha dichiarato Luigi Mascia, della Cimo – si è progressivamente snaturato perché molti medici svolgono di fatto mansioni esclusivamente burocratiche e la componente amministrativa, che secondo la normativa nazionale non dovrebbe superare il 7%, in Sardegna è doppia e quasi tripla; è necessaria perciò una radicale inversione di tendenza.»

Sempre in materia di personale Enrico Giua (Anpo-primari) ha messo l’accento sulla presenza «di aree molto consistenti di precariato fra i medici, con contratti che vengono rinnovati di 6 mesi in 6 mesi in molti casi da oltre 10 anni». Parlando del riassetto della rete ospedaliera, secondo Giua non ci potrà essere «senza prima predisporre una rete efficiente di servizi sul territorio; cominciando dal vertice ci saranno conseguenze negative sui pazienti soprattutto nelle zone interne dell’Isola».

L’equilibrio fra la rete ospedaliera e quella dei servizi sul territorio è stato al centro anche dell’intervento di Susanna Montaldo (Anaoo-Assomed) per la quale «il sistema regionale è privo di meccanismi efficaci di controllo della spesa ed anzi si assiste alla continua proliferazione di servizi, con relativo aumento di costi, mentre nelle strutture sarde il personale lavora in condizioni di emergenza, sia per l’entrata in vigore della nuova normativa europea sugli orari di lavori che per le carenze delle piante organiche».

Cesare Iesu, dell’Aaroi-Emac ha criticato in primo luogo la mancata applicazione della legge relativa alla terapia del dolore, anch’essa a suo avviso “fonte di sprechi” evidenziando inoltre le gravi lacune del servizio di emergenza-urgenza, «indispensabile per dare un assetto razionale alla rete, invece la gara per l’elisoccorso è ancora al palo e in queste condizioni, ad estate già cominciata, rischiamo di non poter trasferire i pazienti da una struttura all’altra prima di 6-7 ore, in certe zone della Sardegna”.

Alessandro Nasone (Nursind-infermieri) ha detto che «il sistema sanitario regionale è troppo costoso perché non è mai stato organizzato mettendo al centro il cittadino come utente del servizio pubblico; i ricoveri ospedalieri hanno costi elevatissimi mentre sarebbe possibile risparmiare risorse ingenti curando molti pazienti presso le strutture del territorio o, quando possibile, a casa». «Le priorità della riforma – ha osservato – vanno invertite, prima bisogna pensare alle cure territoriali e poi a quelle ospedaliere, che vanno riservate ai casi acuti non parla dei pazienti ma degli incarichi».

Gianluca Chelo, anch’egli di Nursind, ha ricordato fra l’altro che anche nella professione infermieristica esiste un problema «di età avanzata e di carichi di lavoro fortemente appesantiti dalla carenza delle piante organiche». Quanto alla crescita anomale degli accessi impropri agli ospedali, Chelo ritiene che ciò sia riconducibile «alla scarsa efficienza delle rete territoriale e domiciliare, un vuoto del sistema che potrebbe essere colmato sia con il potenziamento delle strutture di base che con l’istituzione della nuova figura dell’infermiere di famiglia».

Al termine degli interventi dei rappresentanti sindacali si è sviluppato all’interno della commissione un ampio dibattito nel corso del quale hanno preso la parola i consiglieri regionali Roberto Deriu (Pd), i capigruppo di Sdl Roberto Desini, di Sel Daniele Cocco e di Cps Pierfranco Zanchetta ed Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia). Tutti, con sottolineature diverse, hanno manifestato l’esigenza di correggere l’accesso della componente amministrativa nelle aziende sanitarie sarde, sollecitando in proposito l’acquisizione di dati certi e dettagliati. Inoltre, sono state segnalate con forza le anomalie provenienti da alcune realtà riguardanti, a parte il surplus di personale amministrativo, l’istituzione di nuovi servizi, la larga discrezionalità delle commissioni di concorso, le assunzioni non giustificate, gli aumenti di spesa immotivati; tutti elementi che, secondo i consiglieri, configurano una sorta di sconfinamento dei commissari delle Asl rispetto ai limiti del mandato loro assegnato.

Il presidente della commissione Attilio Dedoni, nelle conclusioni, ha dichiarato che la richiesta di dati certi ed aggiornati sulla composizione del personale delle Asl «è una richiesta quanto mai opportuna, perché nessun cambiamento sarà possibile se non preceduto da un intervento incisivo sulle risorse umane ed il loro corretto utilizzo». Quanto all’eccessivo potere in capo alle figure dei commissari, a giudizio di Dedoni, «è presente in tutte le aziende, dove i commissari hanno operato come figure autonome al di là del perimetro tracciato dell’ordinaria amministrazione; sono emersi alcuni fatti gravi di cui ritengo che altre istituzioni dovranno occuparsi».

 

 

 

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Reparto di rianimazione ospedale Sirai di Carbonia

Dura presa di posizione dei responsabili del sindacato AAROI-EMAC (Cesare Iesu e Francesco Tolis, rispettivamente presidente regionale e delegato aziendale), sulla vertenza ADI alla Asl 7 di Carbonia.

«I medici e il direttore di struttura complessa a cui fa riferimento l’articolo dal titolo “sei direttori della asl 7…” pubblicato su questo giornale – scrivono in una nota Cesare Iesu e Francesco Tolis – stati oggetto di accuse false, tendenziose e lesive della loro dignità personale e professionale. Da un lato si ricostruisce in modo totalmente arbitrario la questione ADI, senza far riferimento a tutti i carteggi legali esistenti; dall’altro si muove un’accusa di palese incapacità organizzativa del direttore di struttura complessa di anestesia e rianimazione, fornendo dati e numeri alterati, tendenti a screditare e far ricadere sul medesimo direttore, la responsabilità di spese aziendali non congrue. Tale atto non trova giustificazione alcuna, se non nell’inaugurare una nuova stagione, ove al di fuori dei luoghi e modi previsti da leggi e regolamenti, si può impunemente gettare discredito sull’operato dei dirigenti medici delle Unità Operative aziendali, sulla base del giudizio personale di colleghi, senza considerare, invece, che ciò che rileva sono gli indici di qualità e i riscontri di obiettivi assegnati, ossia i parametri oggettivi che dovrebbero costituire l’unico metro di valutazione. In questo caso, ciò che, se possibile, è ancora più grave, è che tale giudizio, disancorato dalla realtà e soggettivamente capzioso, provenga addirittura da parte di colleghi dirigenti che riferiscono di documenti che per ovvie questioni di privacy non dovrebbero nemmeno conoscere. Rigettiamo totalmente quanto sostenuto dai direttori in questione e auspichiamo una Loro rettifica di quanto dichiarato. Un ultimo inciso è doveroso.»

«Preoccupa, infatti, la nostra organizzazione sindacale – aggiungo Iesu e Tolis -, il silenzio della Direzione Aziendale sulle dichiarazioni diffuse, come detto palesemente false, nonché il mancato richiamo dei “ SEI Direttori” ad un comportamento di correttezza, lealtà e fedeltà ai dettami aziendali e l’ancor più grave inosservanza del nostro Codice Deontologico.»

«E’ noto che di fronte agli illeciti disciplinari l’azione è obbligatoria per cui si attende fiduciosi l’avvio del procedimento. L’AAROI Sardegna nell’attendere fiduciosamente segnali dalla Direzione Aziendale – concludono Cesare Iesu e Francesco Tolis -, osserverà con la massima attenzione gli sviluppi eventuali della vicenda, riservandosi ogni altro ulteriore intervento a tutela di tutti i colleghi anestesisti rianimatori della ASL 7 Carbonia.»