16 April, 2024
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«I problemi della Sassari-Olbia sono ben noti e ne ho parlato lungamente in campagna elettorale criticando i ritardi e le criticità accumulate negli ultimi anni.»

Così il presidente della Regione, Christian Solinas, replica al consigliere regionale del M5S, Roberto Li Gioi.

«Per questo in qualità di commissario governativo per la realizzazione dell’opera – aggiunge Christian Solinas – sono al lavoro fin dal mio insediamento per garantire il più celere completamento dell’opera e il rispetto e la tutela delle tante aziende sarde che finora hanno pagato dolorosamente scelte in linea con il cosiddetto “gigantismo degli appalti” a solo vantaggio di grandi aziende provenienti da oltremare.
Evidentemente – conclude il presidente della Regione – sfugge all’onorevole Li Gioi che la vicenda della composizione dell’attuale Giunta regionale non ha alcun rilievo rispetto agli attuali problemi.»

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Il presidente Solinas questa mattina ha incontrato le organizzazioni sindacali del Sulcis Iglesiente sulla vertenza Sider Alloys.

La delegazione era composta da Rinaldo Barca e Elvio Muscas in rappresentanza della FSM-CISL, Roberto Forresu e Bruno Usai in rappresentanza della FIOM-CGIL, Renato Tocco della UILM-UIL, ed Angelo Diciotti in rappresentanza della FLM-Uniti CUB e dal consigliere regionale Fabio Usai (PSd’Az).
Le organizzazioni sindacali hanno esposto al presidente le criticità legate all’erogazione della mobilità in deroga per le aree di crisi complessa. Inoltre, sono stati rappresentati i problemi relativi alla ricerca di una soluzione per la fornitura energetica per lo stabilimento ed alla conoscenza del piano industriale dell’azienda finalizzato al riavvio dello stabilimento. Il presidente ha preso atto delle richieste e ha dato ampia disponibilità perché sia velocizzato l’iter burocratico per l’erogazione della mobilità. Il capo della Giunta – che ha apprezzato il clima positivo dell’incontro e la determinazione dimostrata dai lavoratori nella vertenza – ha, inoltre, manifestato la ferma volontà di essere accanto ai lavoratori e alla loro rappresentanza all’incontro che si terrà al MISE il prossimo 9 maggio. Il presidente Solinas – in conclusione – ha assunto l’impegno di seguire costantemente la vertenza sino alla sua conclusione, in quanto la Regione è parte attiva dell’investimento.

Sull’intero polo industriale intanto, pende la “spada di Damocle” della chiusura della Centrale Grazia Deledda nel 2025! Il Governo, infatti, ha confermato che la scadenza del 2025 per la chiusura delle centrali a carbone è irreversibile e tra i lavoratori cresce la preoccupazione.

«Come stiamo dicendo da tempo ed abbiamo ribadito anche in assemblea  – dice Antonello Pirotto, della RSU Eurallumina – occorre una forte risposta unitaria a livello regionale, con il governatore Christian Solinas a sostenere a Roma la specificità sarda sul tema energia. I sindacati hanno chiesto un incontro il 16 aprile sul tema generale ed il 23 specifico su Eurallumina. L’assenza dell’assessore dell’Industria (non ancora nominato dal presidente Solinas, n.d.r.) è un handicap.»

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Il presidente della Regione, Christian Solinas ha riunito, nella sala Emilio Lussu, a Villa Devoto, la Giunta regionale.

Diversi i provvedimenti approvati dall’esecutivo. Tra questi, la deliberazione proposta dall’assessore regionale del lavoro Alessandra Zedda, che dà il via libera al bilancio dell’Aspal, l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro. «Si tratta di un provvedimento che consente, tra l’altro, di rendere spendibili immediatamente le risorse per realizzare numerosi interventi di politica attiva del lavoro e dare, quindi, risposte per contrastare disoccupazione e creare ulteriori opportunità di lavoro», ha sottolineato l’assessore Alessandra Zedda. La Giunta ha anche deliberato, dopo la relazione dell’assessore regionale della difesa dell’ambiente Gianni Lampis, di non sottoporre alla VIA, valutazione di impatto ambientale, la domanda di autorizzazione alla ricerca mineraria (Acque termali) presentata dal comune di Fordongianus. E’ stato approvato, inoltre, il provvedimento di autorizzazione inerente il bilancio preventivo 2019 dell’Agenzia conservatoria delle coste. 

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Il consigliere regionale Nanni Lancioni (PSd’Az) interviene sulla polemica sollevata dai rappresentanti del consorzio industriale di Cagliari (CACIP), in seguito all’intervento del presidente della Regione Christian Solinas, in materia di consorzi industriali. Nanni Lancioni evidenzia come «a detti rappresentanti, rimasti in silenzio per lungo tempo, sfugga che l’enorme ritardo nell’avvio della zona franca di Cagliari, il cui piano operativo, rammenta, risale al giugno del 2001 (art.7 D.P.C.M. 7 giugno 2001) non sia certo da imputare al presidente Christian Solinas, appena eletto, bensì a chi, in questi anni, ha governato il comune di Cagliari, competente al rilascio delle autorizzazioni amministrative necessarie per l’avvio delle attività».

«Basti pensare che solo per convocare la Conferenza di servizi sono stati necessari oltre quattro anni autorizzando, peraltro, solo le opere di urbanizzazione, e non la costruzione delle strutture necessarie per l’avvio della zona franca per le quali ancora non esiste nemmeno il progetto – aggiunge Nanni Lancioni -. È stato proprio il CACIP, congiuntamente all’Autorità Portuale, a tergiversare sulla concessione delle aree a beneficio della Zona Franca Doganale, in quanto proprietario delle aree a ridosso del porto canale; tanto che, a tutt’oggi, non esiste alcun provvedimento concreto finalizzato in tale senso. Anzi, si continua a “pensare” che siano sufficienti sei ettari, peraltro non ancora infrastrutturati, per competere con le altre zone franche presenti nell’area del Mediterraneo.»

«Negli ultimi cinque anni Regione, Provincia, CACIP e comune di Cagliari sono stati governati dalle stesse persone, appartenenti al medesimo schieramento politico – conclude Nanni Lancioni -. Pertanto, è assai bizzarro che i rappresentanti del CACIP, dopo un lungo torpore, abbiano la pretesa di attribuire la responsabilità della mancata operatività della ZFD al Governo regionale appena insediato e per di più, ad una direttiva regionale che nulla ha a che vedere con le procedure per l’avvio della Zona Franca.»

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La seduta solenne del Consiglio in occasione della ricorrenza de Sa Die de sa Sardigna è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, il presidente Michele Pais ha pronunciato un breve discorso di commemorazione dell’ex presidente del Consiglio Salvatorangelo Mereu, recentemente scomparso. Il Consiglio ha osservato un minuto di raccoglimento.

Subito dopo ha preso la parola per l’intervento di apertura della giornata.

Il presidente, interpretando i sentimenti dell’intero Consiglio regionale, ha rivolto un saluto e un augurio a tutti i sardi, «idealmente con noi a formare una grande comunità di uomini e donne che, pur dovendo affrontare le difficoltà del presente, è pronta ad assumersi le proprie responsabilità e a lottare unita per assicurare un futuro migliore ai propri figli».

A 27 anni dal varo della legge che istituì Sa Die per ricordare l’insurrezione popolare che portò alla cacciata dei piemontesi dalla Sardegna e «segnò l’avvio di una stagione politica più attenta al temi dell’identità e delle piccole patrie» restituire alla giornata il suo significato originario significa, secondo Michele Pais, «riflettere sul momento storico che attraversiamo, sulle nostre istituzioni autonomistiche e sul nostro essere sardi oggi». Temi alti, al pari di quelli al centro di festività come quella della Repubblica, dell’indipendenza degli Stati Uniti e dei grandi eventi che scandiscono la storia della Sardegna: Sant’Efisio di Cagliari, l’Ardia di Sedilo, i Candelieri di Sassari, il Carnevale barbaricino.

«Temi di una tale portata – ha aggiunto il presidente – da non poter essere confinati in un freddo calcolo ragionieristico sui costi per l’apertura del Palazzo, perché oggi la cosa più importante è essere qui».

Citando il memoriale di Giovanni Maria Angioy, Michele Pais ha ripreso un passaggio nel quale il grande intellettuale sardo parlava dell’Isola come di una terra che ha tutto il necessario per il benessere dei suoi abitanti e quindi, se ben amministrata, «sarebbe uno degli Stati più ricchi d’Europa». Una «nazione protagonista», secondo la definizione di Giovanni Lilliu, che a giudizio del presidente del Consiglio deve riprendere, partendo dai moti del 1794, a ragionare sulla necessità di una «saldatura perfetta fra città e campagna, del rilancio dei piccoli paesi, di un nuovo rapporto fra Regione ed Enti locali capace di «dare gambe al decentramento amministrativo, superando il concetto di periferia anche attraverso una riforma del sistema di enti ed agenzie regionali concretizzata nel trasferimento di alcuni snodi decisionali in aree marginali».

Rispetto ai rapporti con lo Stato centrale «che hanno toccato in questi anni il punto più basso», Michele Pais ha auspicato una mobilitazione ampia della politica «senza distinzioni di schieramento per fare fronte comune in difesa dell’interesse supremo della Sardegna, cominciando con l’attuazione di tutte le prerogative dello Statuto di Autonomia».

«In questo momento – ha sostenuto Michele Pais – bisogna però andare oltre ed immaginare una radicale riforma del nostro istituto autonomistico, pensando ad un intervento innovativo sullo stesso Statuto che abbia come riferimento il Trentino-Alto Adige che, negli anni, è riuscito a dare forma compiuta al principio di autodeterminazione.»

Senza dimenticare, ha continuato il presidente, uno sguardo attento all’Europa, «ai mutamenti del quadro politico e sociale dove le spinte autonomiste e indipendentiste della Nazioni senza Stato come Catalogna, Scozia, Corsica e Bretagna si fanno sempre più pressanti».

Avviandosi alla conclusione, il presidente del Consiglio si è rivolto ai giovani sardi esprimendo l’auspicio che tornino ad essere protagonisti del futuro della Sardegna, conoscendo il mondo e facendo esperienza «ma rivendicando con orgoglio e fierezza il loro senso di appartenenza». Riprendendo un passo dello scrittore Francesco Masala riferito alla lingua come elemento costitutivo della libertà di un popolo, Pais ha riconosciuto i passi avanti del Consiglio nella difesa del sardo, del catalano e delle altre parlate alloglotte delle Sardegna, specificando però che manca ancora il passaggio fondamentale relativo alla «libertà di insegnare la lingua ai nostri figli nella scuole sarde di ogni ordine e grado».

Arrivato alle battute finali, Pais ha fatto appello ai sardi alla presa di coscienza del proprio passato che, come insegna l’antropologo Bachisio Bandinu, «è la base sulla quale costruire una nuova scena politica ed economica, sociale e culturale per procedere dalla sfiducia alla stima di sé, dal risentimento ossessivo alla proposta costruttiva, dal fatalismo alla progettualità».

Pais ha terminato il suo discorso con gli auguri per la festa di Sa die in sardo e catalano: «Bona Die de sa Sardigna» e «Bona jornada de Sardenya».

La seduta è proseguita con gli interventi dei presidenti dei gruppi.

Il primo a prendere la parola è stato Daniele Cocco di Leu: «Oggi è la festa della Sardegna ma sarà vera festa quando il presidente della Regione  otterrà risposte sui diritti  acquisiti come il tema degli accantonamenti: i 700 milioni che ci sono stati ingiustamente sottratti ci devono essere restituiti. La Sardegna è indietro anche per le responsabilità di tutta la classe politica: molto di quel che si poteva fare non è stato fatto e, a prescindere dalle posizioni politiche, tutti dovremmo collaborare per risolvere la vertenza con lo Stato e praticare sino in fondo lo Statuto speciale. Oggi non è il tempo della polemica ma degli impegni comuni, però tengo a dire che chi ha chiesto di non convocare oggi il Consiglio regionale non l’ha fatto per sminuire l’importanza di Sa die».

Francesco Mura (Fdi): «Chi sposa e definisce il nostro pensiero sa bene che la nostra patria è l’Italia, grande una e indivisibile. Ma questo non ci impedisce di sapere e riconoscere che l’Italia è il frutto dell’unione di tanti popoli. Chi, da sardo, nega che la Sardegna abbia una cultura e una condizione unica fa male alla Sardegna e all’Italia intera.  Cosa resta oggi dell’esperienza di questa cacciata? La considerazione che quando il governo, qualunque governo, si dimentica dei diritti dei cittadini c’è sempre qualcuno che si incarica, nel popolo, di rimettere le cose al loro posto. Dobbiamo avere la forza di smettere di cercare aiuto altrove e pensare a badare a noi stessi. Meritiamo di essere una delle regioni più ricche d’Europa e non abbiamo nemici che ci tengono in questa condizione: il problema è qui, in Sardegna. Dobbiamo liberarci della politica statalista e assistenzialista e occuparci di connettere le città con i paesi. Chi da ultimo ha pensato a una sola città metropolitana con 376 cortes apertas ha sbagliato. La Sardegna ha grandissime risorse e dobbiamo soltanto ben amministrarla, con una rivoluzione culturale che parta da noi».

Michele Cossa (Riformatori sardi): «Ogni 28 aprile la storia in Sardegna dialoga con il coraggio e ci fa sentire un popolo, consapevole e con una identità.  Nessuno può dimenticare che la nostra storia è fatta di uomini e donne che hanno lottato contro la bramosia del potere malato: è sempre tempo di libertà. Ma non saremo davvero mai liberi fino a quando la nostra capacità di autodeterminarci sarà così pesantemente limitata dalle circostanze. Essere isola è opportunità ma molto di più è ostacolo e se il progetto di autonomia differenziata andrà avanti in Parlamento non potrà che peggiorare la situazione.  La battaglia giusta è quella che tre anni fa abbiamo iniziato noi, chiedendo che sia inserito in Costituzione il principio di insularità, sia per i trasporti che per le accise che gravano sui sardi».

Valerio De Giorgi (Misto): «Nel giorno di Sa Die nessuno di noi può dimenticare le recenti rivendicazioni dei pastori sul prezzo del latte o la crisi del porto canale con 700 posti di lavoro a rischio. Siamo chiamati a risposte immediate, cari colleghi, e non possiamo dimenticare i troppi sardi rimasti indietro: non ci può essere sviluppo vero se non ci sono pari opportunità per tutti. Siamo riusciti in passato a liberare le migliori energie, possiamo farlo anche oggi con i sardi che sono nati qui e con chi ha scelto di diventare sardo, come me. Spero che questa legislatura coincida con la stagione dell’unità per il bene dei sardi: dobbiamo stare uniti per far tornare la Sardegna forte».

Desirèe Manca (Movimento cinque stelle): «Confesso di essere emozionata perché questo è il primo intervento del Movimento Cinque stelle nella storia della Sardegna e non poteva esserci migliore occasione. Ripeto le parole di Giomaria Angioy: “Malgrado tutto, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per la sussistenza di tutti i suoi abitanti.  Ben amministrata, la Sardegna sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa”. Era il 1799 e dopo più di 200 anni viviamo in una situazione pressoché immutata. I primi due mesi di vuoto governativo e di intrecci sotto banco, non possono che richiamare le parole di Angioy: avete sventolato l’idea di un cambiamento ma era solo strumentale per richiamare voti. Dopo 60 giorni siete ancora prigionieri della vostra spartizione e tenete in ostaggio una terra martoriata e allo stremo. Qui le aziende chiudono per fallimento e la Sanità, un tempo eccellenza, è in ginocchio: sarebbero bastati 15 minuti e invece dopo 60 giorni tenete tutti i sardi in ostaggio. Il nostro popolo si merita un’amministrazione all’altezza. Ora che noi siamo entrati nelle istituzioni faremo tutto ciò che è possibile per ridare dignità alla politica. Non vi faremo mai nessun tipo di sconto».

Gianfranco Ganau (Pd): «In questa festa nazionale dei sardi non possiamo non notare i drammi presenti in Sardegna, come l’aumento delle povertà e l’incapacità dei governi, a tutti i livelli, di rispondere ai bisogni dei sardi. Per questo mi permetto di sollecitare il completamento della Giunta, perché si lavori a pieno regime e si aumenti l’autonomia di delle Regioni, senza intaccare la ripartizione delle risorse. Oggi dobbiamo ribadire l’unità del popolo sardo chiedendo maggiori poteri e maggiori spazi di gestione autonoma: le ragioni della nostra richiesta di autogoverno poggiano  prima di tutto sull’insularità, che ci impedisce di sfruttare le grandi reti italiane ed europee, a cominciare da quelle energetiche. Senza il riconoscimento della condizione di insularità noi non avremo mai condizioni paritarie di mobilità: questa deve diventare una battaglia di popolo, che avrà il nostro pieno e leale sostegno». 

Per il gruppo Psd’Az il consigliere Francesco Mula  ha ricordato che Sa Die ha un preciso riferimento ad un periodo storico in cui la Sardegna chiedeva autonomia e giustizia contro i soprusi fiscali e sociali del governo piemontese, una storia che purtroppo non è cambiata molto come hanno dimostrato le testimonianze fondamentali di Camillo Bellieni ed Emilio Lussu. Oggi, anche di fronte alla domande rimaste aperte del passato, ha aggiunto Mula, abbiamo il compito di riscrivere lo Statuto da riscrivere in molti punti, un passaggio che sarà tanto più se ci farà andare oltre le celebrazioni raggiungendo risultati concreti con l’impegno comune di maggioranza ed opposizione. Questo piacerebbe molto ai sardi, ha affermato il consigliere, e darebbe un valore non simbolico alla giornata che stiamo celebrando. Abbiamo grandi responsabilità nei confronti del popolo sardo, ha concluso Mula, soprattutto nei confronti di disoccupati, precari, famiglie ed imprese; sappiamo di non aver mai contato su un governo nazionale amico e di aver avuto di fronte su una Unione europea fondata sull’asse franco tedesco. All’Europa, in particolare, ha sollecitato l’esponente sardista, chiediamo una deroga per uscire dalla tagliola degli aiuti di Stato mentre, sul piano nazionale, il nostro accordo con Lega dovrà essere portato avanti su zona franca integrale e continuità territoriale, lotta allo spopolamento specie nelle zone interne, riforma della sanità, opere strategiche, istruzione, lingua, cultura: tutte battaglia sardiste sulla sovranità regionale nelle quali, fra l’altro, hanno creduto gli elettori sardi nelle recenti consultazioni.

A nome della Lega il consigliere Dario Giagoni ha riproposto le parole di Giovanni Maria Angioy sul rapporto fra cattiva amministrazione e situazione socio economica della Sardegna, per sottolineare che il pensiero di un grande uomo del passato crea in noi un forte sconcerto per la sua attualità e per la sua ansia di autonomia, a dimostrazione del fatto che la storia insegna che nessun avvenimento può essere considerato lontano ed estraneo ai fatti che l’hanno preceduto. Nei moti del 1794 c’è infatti, secondo Giagoni, un seme vivo ancora oggi, il sentimento di autogoverno e di riscatto che oggi abbiamo il dovere di raccogliere come moderna chiave di lettura con responsabilità ed unità, con rinnovata capacità di coesione e di difesa della nostra specificità. Oggi, ha concluso il consigliere,  nella giornata del popolo sardo chiediamo ai giovani (anche a quelli purtroppo lontani loro malgrado dalla Sardegna) di conservare le nostre tradizioni, di trasformare i moti di allora in un sentimento di rispetto della volontà popolare, nella volontà di lotta e riscatto, in una autonomia finalmente reale e concreta.

Il consigliere Francesco Agus, dei Progressisti, ha osservato che i ritardi nella formazione della di Giunta, per una sorta di scherzo del destino, hanno fatto coincidere primi interventi dei consiglieri regionali con la ricorrenza de Sa Die, una occasione che di consente di riflettere sulla Sardegna del passato in attesa di conoscere la Sardegna del futuro quando conosceremo governo regionale e programma. Il nostro passato secolare, ha detto ancora Agus, ci riporta ad una riflessione su nostri problemi di sempre, attraversati da di soprusi, dominazioni, governi per interposta persone e ministri di Roma che hanno creduto, sbagliando, di avere la ricetta giusta per Sardegna. Angioy, ha continuato Agus, è molto più di wikipedia, è il sogno vivo (allora come oggi) di una Sardegna libera capace di dialogare con tutti, in Italia ed Europa, con rapporti non subalterni; forse oggi abbiamo smesso di sognare e non possiamo permettercelo, perché ancora oggi il dibattito politico parla di noi come di una pedina nello scacchiere.  Il riferimento all’esperienza del Trentino, ha concluso Agus, ha un valore perché quella Regione ha saputo scrivere una storia di grande unità con il lavoro legislativo e la produzione significativa di importanti norme di attuazione, però va ricordato che tutto questo si costruisce soprattutto con le azioni concrete, con il rispetto delle garanzie dell’opposizioni e delle prassi consiliari consolidate: questo è fare l’unità dei sardi.

Al termine degli interventi dei gruppi ha preso la parola il presidente della Regione Christian Solinas che ha pronunciato il suo intervento in lingua sarda.

Dopo aver affermato che senza lingua non ci può essere vera identità, il presidente ha fatto un riferimento all’ingresso del sardo nella liturgia: «Est de importu mannu sa riforma liturgica a profetu de sa limba sarda, ca gai sos sardos poten faeddare con Deus in sa propria limba ma prus e prus Deus matessi in sa Missa nons faeddati in limba. Chustu cheret narrer chi su populu sardu vivet una esperientzia nova chi aperit unu camminu de fide. Su 28 aprile, sa Die de sa Sardigna, sa festa nazionale de sos Sardos, cuffirmat s’identitade de su populu sardu, ma diventat puru die nodida ca sa limba intrat in Creja e duncas a profettu de su populu de Deus. Su fattu est de ammonimentu a nois puliticos pro chi si faca intrare sa limba sarda in s’iscola. Oe, amus a comprendere totu chi sa consacrazione de sa limba in sa creja matzore de Casteddu e, unu cras, in totu sas crejas de Sardegna, petit, chene duda peruna, una cunsacratzione laica de sa limba in iscola e in totu sas istitutziones de s’Isula».

Soffermandosi poi sulla “lezione” dei moti del 1794, Solinas ha invitato i Sardi a riflettere su quale identità sia necessario costruire per il popolo sardo nel tempo che stiamo vivendo: “Bisonzat de affortire s’identidade territoriale, imbentare un’identidade turistica, economica, ambientale, una forma nova de pastoriu e da massaria. Sos prodotos pretziados in su mercadu mondiale sun sos prodottos identitarios, ca sun nostros e non de atteros. Sa calitade de s’abba, de s’aera, de su terrinu su sos fundamentos de s’isviluppu economico de sa Sardigna, mascamente pro s’identidade singulare chi l’at dadu sa natura. Ma pro li dare valore e profettu bisonzat da dare fortza a una cultura de rispettu e de investimentu”.

In conclusione, un messaggio positivo per il futuro: «Pro nois, supra sa Sardigna non pesat un’umbra de mancamentu e de fallimentu. Nois credimus in dunu tempus nou de fide e de ispera. Approntamus profeto e programmas pro leare unu caminu de creschida e de isviluppu pro su populu sardu. Amus cosas de contare e de produire: b’at meda da narrere e meda prus de faghere».

Augurios sincheros de bona Die de sa Sardigna, Augurios mannos pro sa festa de su Populu Sardu.

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente ha tolto la seduta, riconvocando il Consiglio a domicilio. I lavori dell’Aula sono proseguiti in seduta informale.

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Il presidente della Regione, Christian Solinas, stamane ha espresso una ferma condanna contro l’ignobile atto intimidatorio nei confronti dell’imprenditore di Orosei Gianni Buonfigli, che «con coraggio porta avanti la sua attività creando occupazione nel territorio, al quale esprime la più sentita solidarietà. Con l’augurio che i responsabili del gesto criminale vengano presto assicurati alla giustizia».

Questa sera il presidente della Regione, in una nota, ha espresso il sentimento di profondo e sincero cordoglio per la scomparsa di Tzia Michela Mastio, pioniera del turismo in Sardegna, che in anni di duro lavoro ha saputo realizzare a Orosei una realtà imprenditoriale di rilievo creando un’opportunità di occupazione notevole nel territorio. Con lei, coraggiosa e lungimirante, se ne va una grande donna sarda che è stata ambasciatrice dei nostri valori tradizionali più autentici.

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Il Consiglio regionale si riunirà domenica 28 aprile alle 11.00, in occasione delle celebrazioni de Sa Die de Sa Sardinia.  La seduta è divisa in due parti. La prima parte “formale” prevede, in apertura,  l’intervento del Presidente del Consiglio regionale Michele Pais. Seguiranno i Capigruppo e le comunicazioni del Presidente della Regione Christian Solinas. I lavori poi proseguiranno in seduta “non formale” con la celebrazione de “Sa Die”. Dopo l’esecuzione dell’inno “Procurade ‘e moderare” ci saranno gli interventi degli storici Luciano Carta e Nicola Gabriele e del giurista Gianni Loy. La seduta sarà chiusa dall’intervento del presidente della Regione.

Il programma è stato illustrato durante l’ultima seduta dei Capigruppo. Il presidente Michele Pais ha ribadito la necessità di celebrare questa giornata proprio nella data in cui cade:  il 28 aprile. Rispondendo alle critiche dell’opposizione che sottolineava l’aggravio dei costi per l’apertura del Palazzo in un giorno festivo, il presidente Michele Pais ha detto che “I valori non si possono contabilizzare”. Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha parlato di “autocelebrazione” ed ha ribadito, con l’intera minoranza,  la necessità di calendarizzare in Aula le dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione Christian Solinas.

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Il presidente della Regione, Christian Solinas ha riunito oggi, nella sala Emilio Lussu, a Villa Devoto, la Giunta regionale.

Fra le altre delibere approvate, l’esecutivo, su proposta del Governatore, ha dato il via libera al programma per le celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, previste per domenica 28 aprile.

Questa la sintesi degli appuntamenti della giornata:

Ore 9-00-10.00 Cattedrale – Santa Messa celebrata da S.E. mons. Arrigo Miglio (le parti significative del rito si terranno in lingua sarda);

Ore 10,15 Palazzo Viceregio – Apertura dei lavori da parte della prof.ssa Carmen Campus, rappresentante del Comitato “Sa Die de sa Sardigna”;

-Saluti del Presidente della Città Metropolitana e del commissario del comune di Cagliari. 

Rappresentazione di una pièce teatrale di Riccardo Laria

– Ore 10,45 Partenza del corteo, dal Palazzo Viceregio al palazzo del Consiglio regionale, accompagnato dal suono delle launeddas del gruppo “Cuncordia a Launeddas”

– Ore 11.00 Consiglio regionale – Seduta solenne con apertura dei lavori da parte del presidente del Consiglio, Michele Pais

– Annuncio del presidente della Regione Christian Solinas della firma del decreto di attuazione della Legge istitutiva dell’Inno ufficiale della Regione Sardegna

– Esecuzione dell’inno “Procurade ‘e moderare”

– Intervento del prof. Luciano Carta, rappresentante del Comitato “Sa Die de sa Sardigna”, che illustra il significato dell’inno “Procurade ‘e moderare”

Sono previsti i seguenti interventi:

Nicola Gabriele, storico: Dall’invasione francese alla congiura di Palabanda: storia, valori, aspirazioni;

Gianni Loy, giurista: 28 aprile, festa del Popolo sardo. Attualità e prospettive;

Capigruppo del Consiglio regionale

Concluderà i lavori il presidente della Regione, Christian Solinas

 

A margine della riunione della Giunta regionale, il presidente Christian Solinas, preso atto della proposta in tal senso formulata dal Comitato per “Sa Die de Sa Sardigna”, ha firmato il decreto che stabilisce le corrette modalità di esecuzione e l’indicazione dello spartito musicale dell’inno ufficiale della Regione, “su patriota sardu a sos feudatarios”, meglio conosciuta come “procurade ‘e moderare”. In particolare, il decreto stabilisce che nelle cerimonie ufficiali o nelle ricorrenze solenni, la modalità di esecuzione delle strofe prescelte è stabilita nella melodia del canto dei “gosos”, in quanto – spiega il decreto – esso accomuna, secondo una tradizione secolare profondamente radicata, tutte le popolazioni delle regioni storico-geografiche della Sardegna. In circostanze particolari più improntate ad una atmosfera festosa, è consentito – specifica il decreto – che l’inno possa essere eseguito “cun boghe ‘e ballu”, ossia con il ritmo del “ballu tundhu” o “ballo sardo cantato”, anch’esso molto vivo nella tradizione sarda.

 

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«Dopo anni di assenza della Regione per quanto riguarda la crisi del porto di Cagliari, assieme al presidente Christian Solinas ci siamo immediatamente preoccupati di intervenire per assicurare una gestione corretta della situazione. Ma, soprattutto, per provare a mettere in campo delle proposte in grado di contrastare la profonda attuale incertezza, nonché per rilanciare l’attività del porto industriale ai fini di uno sviluppo complessivo che passa per l’attivazione della ZES ma anche per l’applicazione del DPCM che è stato già siglato per la realizzazione della zona franca doganale. Nell’incontro che si è tenuto a Roma con il viceministro Edoardo Rixi sono stati evidenziati tutti gli aspetti connessi alla vertenza del porto canale.»

Lo ha detto questa sera, Alessandra Zedda, assessore regionale del Lavoro.

«ll tavolo ministeriale con il ministro Danilo Toninelli è stato sollecitato dal presidente Christian Solinas, e dal Ministero sono state apprezzate la serietà dell’approccio della Regione nella vicenda nonché la volontà di trovare soluzioni concrete. Riteniamo, quindi, l’incontro positivo nonostante la complessità della vertenza, nella quale registriamo la disponibilità dell’azienda a non voler abbandonare il porto di Cagliari e a voler cercare delle soluzioni. Il primo segnale in questa direzione è la decisione di non mettere in liquidazione la Cict. In questi giorni si sta, tuttavia, lavorando per cercare di trovare la soluzione per la messa in sicurezza dei personale. Si sta, inoltre, valutando la possibilità di studiare delle norme straordinaria che garantiscano comunque il sostegno ai lavoratori – ha concluso Alessandra Zedda -. Voglio ribadire, infine, che Regione è presente e attiva da subito per cercare di superare un’inerzia durata cinque anni da parte del Centrosinistra.»

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«Abbiamo riaperto il dialogo con i vettori aerei ed individuato un percorso per assicurare il diritto alla mobilità sulle rotte da e per Olbia in regime di continuità territoriale e scongiurare i paventati licenziamenti in attesa di una definizione più puntuale dei ruoli operativi dei due vettori.»

Lo ha detto il presidente della Regione Christian Solinas al termine del vertice che si è appena concluso al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. L’incontro convocato dal sottosegretario Armando Siri su richiesta del presidente Christian Solinas, aveva l’obiettivo di trovare una mediazione in extremis tra le due compagnie per salvaguardare servizi e occupazione messi a rischio proprio nell’imminenza del ponte pasquale.

«Ci siamo trovati a gestire a pochi giorni dal passaggio di consegne con il presidente Francesco Pigliaru, avvenuta il 22 marzo, una grave emergenza che deriva da cinque anni di gestione approssimativa del sistema dei trasporti, i cui danni, con i conseguenti rischi sull’operatività dei voli e la chiusura della base di Olbia stiamo cercando di scongiurare anche grazie all’impegno del Governo che ha apprezzato la credibilità e la correttezza delle azioni da noi messe in campo con assoluta tempestività – ha sottolineato il presidente -. Le parti private si sono impegnate, inoltre, a definire entro il prossimo 5 maggio, i termini di un accordo più dettagliato sul quale la Regione ed il Ministero continueranno a vigilare.
Siamo tutti impegnati, in queste ore, a limitare i disagi per le migliaia di passeggeri che hanno prenotato voli per il periodo pasquale e rischiavano di restare completamente a terra per il grande pasticcio che abbiamo ereditato. Al momento permangono alcune criticità per i giorni di massima intensità del traffico aereo – ha concluso il presidente della Regione -, nei quali la riprotezione di tutti i passeggeri da Roma e Milano verso Olbia è condizionata al materiale riposizionamento di ulteriori aeromobili, sul quale attualmente stanno lavorando i gruppi tecnici delle due compagnie.»