29 March, 2024
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Da venerdì 2 luglio una delegazione istituzionale sarda si trova in Kurdistan per incontrare rappresentanti istituzionali e per conoscere la realtà di un popolo di 40 milioni di persone. La delegazione è composta da Luca Pizzuto (Gruppo Sel), Gavino Sale (Gruppo Misto) e Paolo Zedda (Gruppo Soberania e indipendentzia), dai consiglieri comunali di Cagliari Enrico Lobina (Sardegna Sovrana), e di Carbonia, Matteo Sestu (Sel); dal giornalista freelance Roberto Mulas e da Antonello Pabis (ASCE e Rete italiana di solidarietà col popolo kurdo).

Dopo aver visitato nella giornata di sabato un campo profughi di yazida nella municipalità di Yaniseir, a 40 km da Diyarbakir, città turca a maggiore estrazione curda, la delegazione dei consiglieri sardi ha portato i saluti del Presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ad Ali Simsek, segretario del partito BDP, maggiore partito curdo in Turchia. Successivamente ci si è trattenuti con una delegazione del congresso curdo (KCD) composta  da 3 ministri locali e capeggiata da Seydi Firat, per poi incontrare una deputazione dell’amministrazione di Diyarbakir composta da Fethi Suvari, segretario Generale e da Cihan Aydin, vice co-sindaco.

La giornata di domenica è proseguita con alcune visite ufficiali ai monumenti storici della città di Diyarbakir, come il Caravan Serraglio risalente al sedicesimo secolo o la Grande Moschea – esempio di architettura araba in basalto e pietra lavica e risalente al 1091 – per concludere con il raggiungimento della città di Urfa, da cui si può raggiungere il cantone di Kobane.

I media locali, tra cui 2 quotidiani di carta stampata, hanno dato ampio rilievo alla notizia della visita della delegazione sarda che è stata accolta con sentita ospitalità dalle autorità del posto.

«C’è un grande potenziale tra Sardegna e Kurdistan ed è arrivata l’ora di stringere rapporti più stretti», ha commentato durante l’incontro con l’amministrazione locale Gavino Sale, segretario di Irs. Sul diritto all’autodeterminazione c’è sintonia tra sardi e kurdi.

Lunedì la brigata sarda ha raggiunto il confine turco-siriano per incontrare Ismail Sahin e Rovda Binici, co-presidenti del partito HDP di Suruc, cittadina alle porte di Kobane. Kobane è stata negli ultimi mesi lo snodo di tutte le forze curde YPG, accorse nel Rojava siriano per combattere contro i miliziani dell’Isis.

«La straordinaria esperienza di governo comunitario che state portando avanti nell’autoproclamata autonomia democratica del Rojava, nella quale convivono etnie, culture e religioni differenti, è la risposta più alta alla teoria degli stati monoetnici o monoreligiosi». Questo il contenuto della lettera scritta dal Presidente del Consiglio sardo Gianfranco Ganau consegnata dai delegati alle autorità del più forte partito del sudest turco. «Mi auguro di potervi avere come graditi ospiti quando le vostre condizioni lo consentiranno», prosegue Ganau. Oltre alla lettera, i parlamentari sardi hanno consegnato la bandiera dei 4 mori che verrà recapitata personalmente ai co-sindaci di Kobane come segno di fratellanza e solidarietà del popolo sardo verso i curdi in lotta contro le forze del Daesh.

Anche la co-sindaco di Suruc, Zuhal Ekmez ha ricevuto i delegati. Dopo i ringraziamenti per il sostegno mostrato dalla Sardegna, la prima cittadina ha espresso la sua preoccupazione per l’ingente presenza di soldati di Erdogan – circa 30mila – lungo il confine siriano. Proprio nelle ultime due settimane il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan avrebbero minacciato un’invasione dei territori del Rojava per contrastare l’avanzata dell’Isis non curante delle eventuali conseguenze. Dopo aver sventolato la bandiera sarda alle porte di Kobane – città simbolo della lotta curda – i deputati sono stati accolti dai profughi di uno dei 6 campi presenti nei territori di Suruc, la maggior parte di loro scappati il settembre scorso verso la Turchia.

Un viaggio ricco di lezioni umane e politiche che segnano un patto di amicizia tra la popolazione curda e quella sarda. Due popoli lontani geograficamente ma che vivono con la stessa volontà il desiderio di autodeterminare la propria identità.

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