20 April, 2024
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«Con la nostra iniziativa, insieme a quella di alcuni parlamentari sardi, sindacati ed associazioni, riteniamo di aver dato un contributo importante al riconoscimento dei diritti di tanti lavoratori sardi esposti all’amianto, finora ingiustamente discriminati.»

Lo ha dichiarato la consigliera del Pd Daniela Forma che, con il capogruppo di Sel Daniele Cocco, ha presentato un’interrogazione per sollecitare il presidente della Regione «ad un concreto e celere impegno del Governo a sostenere gli emendamenti presentati alla legge di stabilità 2017, presentati da diversi parlamentari sardi, che puntato al riconoscimento da parte dell’Inps dei benefici previdenziali previsti per le esposizioni ultradecennali all’amianto».

«Si tratta in sostanza – ha aggiunto Daniela Forma – di intervenire a favore non solo dei lavoratori dell’ex polo chimico di Ottana, ma anche di quanti (non solo sardi) hanno presentato a suo tempo le domande senza risposte positive ed ora potranno beneficiare della riapertura dei termini, pur trovandosi in pensione o in mobilità.»

La nostra proposta ha ricevuto numerose adesioni, ha poi affermato il deputato di Sinistra Italiana-Sel Michele Piras, firmatari degli emendamenti, «segno che sta facendo sempre più strada la precisa volontà di chiudere una nebulosa stagione industriale in cui si è fatto un uso massiccio dell’amianto, non solo nei siti produttivi, determinando conseguenze gravissime per i lavoratori, molti dei quali hanno perso la vita o contratto gravi malattie permanenti».

A nome della Cgil Salvatore Pinna ha definito la battaglia parlamentare per il riconoscimento dei diritti degli ex esposti all’amianto come un «dovere verso una classe operaia che ha lavorato in condizioni pericolosissime senza i livelli minimi di sicurezza» mentre Sabina Contu, rappresentante dell’associazione degli ex esposti all’amianto, ha sostenuto che «siamo davanti ad una svolta per i lavoratori sardi, anche in mobilità, che avrebbero dovuto essere in pensione già da 10 anni». «E’necessario – ha concluso – che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il presidente della Regione Francesco Pigliaru si impegnino a fondo, nelle rispettive competenze, per arrivare ad una soluzione positiva che interessa in Sardegna come nel territorio nazionale decine migliaia di lavoratori.»

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Lunedì 14 novembre, alle ore 9.30, nella sala stampa del Consiglio regionale, i consiglieri Daniele Cocco (Sel) e Daniela Forma (Pd) illustreranno ai giornalisti i contenuti dell’interrogazione urgente presentata al presidente della Regione sul riconoscimento da parte dell’INPS dei benefici previdenziali previsti per le esposizioni ultradecennali all’amianto ai lavoratori dipendenti della Montefibre Spa ed Enichem Spa. All’incontro interverranno i rappresentanti dell’Associazione ex esposti all’amianto, dell’Anmil e della Cgil.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

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Alcune centinaia di persone, con in testa i sindaci di numerosi comuni di diverse aree della Sardegna, hanno risposto all’invito “della Rete Sarda – Sanità pubblica”, partecipando a Cagliari alla manifestazione di protesta contro il Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, a difesa dei piccoli ospedali e dei servizi sanitari delle zone interne. Al termine della manifestazione, una delegazione ha incontrato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, al quale hanno esposto le ragioni della protesta.

Il gruppo consiliare di Sel (Daniele Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Francesco Agus) ha diffuso una nota, nella quale sostiene che «comprende le ragioni della protesta di amministratori locali e comunità delle zone interne per la razionalizzazione della rete ospedaliera. E’importante però sottolineare, anche in questa occasione, che la missione della maggioranza sia rivolta verso il rilancio delle aree più marginali della Sardegna, cominciando dalla salvaguardia dei diritti essenziali dei cittadini come quello alla salute».

«I piccoli ospedali ed i servizi ad essi collegati sono quindi un elemento imprescindibile della nostra azione politica – aggiungono i consiglieri regionali di SEL -. Riteniamo che questo debba essere il punto di partenza per gli interventi di razionalizzazione della rete, che devono certamente eliminare gli sprechi ma in un quadro di garanzie fondate sia sulla migliore accessibilità al sistema sanitario che sulla qualità delle prestazioni. L’azione politica di Sel sarà comunque diretta alla difesa delle periferie e dei piccoli ospedali ed alla tutela dei servizi nella zone più svantaggiate.»

«Occorre garantire nell’immediato la qualità e la sicurezza  dei servizi sanitari ai cittadini – ha detto da parte sua Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale -. Anche nel Sulcis Iglesiente ci aspetta una sfida decisiva, con l’impegno di preservare e rafforzare i presidi ospedalieri all’interno del distretto. Il rischio del nuovo disegno è il declassamento dei poli ospedalieri dell’interno, veri punti di riferimento nel territorio e con reparti che rappresentano l’eccellenza della sanità. Si pensi alle criticità del Cto di Iglesias e del Sirai di Carbonia, con il trasloco dei reparti ed il taglio dei servizi destinati ai pazienti. Una confusione che sta generando una battaglia di campanile assurda ed inconcepibile. Ci sono poi le situazioni relative agli ospedali di Isili e Sorgono. Non è certo questa la finalità della Asl unica – conclude Gianluigi Rubiu – E’ necessario preservare e salvaguardare i servizi sanitari sul territorio, scongiurando una razionalizzazione basata su tagli privi di logica e le sforbiciate delle prestazioni specialistiche.»

Assessorato regionale della Sanità 6 copia

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giuramento-marras 

Il neo consigliere regionale Alfonso Marras (Udc), subentrato a Gianni Tatti, decaduto dal 31 ottobre 2016 per effetto di una decisione giudiziaria. ha giurato nell’Aula di via Roma, a norma dell’articolo 23 dello Statuto speciale.

L’Aula è poi passata all’esame del Regolamento sul Registro regionale dei tumori. Il regolamento è stato illustrato dall’on. Raimondo Perra, presidente della commissione Sanità, secondo cui «non si può prescindere, per la prevenzione, della valutazione dell’incidenza e della tipologia dei tumori. Il registro è un archivio volto a raccogliere, per finalità di studio e di ricerca, tutti i dati relativi ai tumori nel rispetto delle norme sulla tutela delle persone».

Il relatore ha riferito che «lo schema di regolamento della Giunta, trasmesso al garante per la protezione dei dati personali, è stato poi esaminato in commissione Sanità che ha sostanzialmente condiviso il testo del proponente».

Per la discussione generale è intervenuto l’on.Emilio Usula (Rossomori), che ha detto: «Il registro è uno strumento indispensabile di conoscenza, di cui si potranno avvalere gli operatori sanitari ma ancora prima i decisori politici in ordine a tutte le scelte che possono avere conseguenze sulla salute, come le decisioni in materia di ambiente e di industria. Sarà un ottimo strumento di guida: a oggi esistono in Sardegna soltanto il registro di Sassari e quello di Nuoro, con una copertura pari al 43 per cento della popolazione regionale».

Per l’on. Luca Pizzuto (Sel) «oggi c’è da essere orgogliosi perché il Registro è un grande strumento di crescita della nostra isola. Con questa legge stiamo realmente facendo qualcosa di concreto verso di chi oggi vive problemi di salute ed è questo un modo per testimoniare a queste persone la nostra concreta vicinanza».

La Giunta ha espresso un parere favorevole con l’assessore Luigi Arru, che ha detto: «Il garante della privacy Antonello Soro ha detto con orgoglio che la Sardegna è la prima regione ad adottare il registro nel rispetto delle norme sulla tutela dei dati personali. E’ un motivo in più di orgoglio questo nostro regolamento che ha regole chiare, anche organizzative, e che terrà conto delle positive esperienze di Sassari e poi di Nuoro». L’assessore ha aggiunto: «Potremo finalmente monitorare i dati delle cartelle cliniche e incrociarli per studiare i fenomeni epidemiologici. I dati saranno raccolti su base aziendale».

L’Aula ha approvato gli articoli 1, 2, 3, 4. L’on. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha presentato un emendamento e ha ricordato che «anche Cagliari ha inviato all’Osservatorio epidemiologico i suoi dati. Tutti i dati dovrebbero essere inviati a Sassari e poi da Sassari a Cagliari. Vorrei capire perché il coordinamento regionale del registro tumori non è all’Ospedale Oncologico di Cagliari. Dite con chiarezza se il coordinamento sarà a Cagliari o a Sassari».

L’assessore Arru ha detto in replica: «L’Oncologico di Cagliari sarà il punto di riferimento della rete oncologica sarda ma non possiamo non tenere conto che negli ’90 la Asl 1 di Sassari ha iniziato a occuparsi per prima del problema. La funzione di coordinamento sarà a Sassari ma non ci saranno problemi di dislocazione fisica perché l’informatica mette a disposizione i dati in tempo reale. Non verrà meno il ruolo dell’area sociosanitaria di Cagliari, con il suo 57 per cento della demografia e della casistica dei tumori sardi».

L’on. Lorenzo Cozzolino ha ritirato l’emendamento e l’articolo è stato approvato.

Così anche l’articolo 5 e poi il 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 e l’allegato A. Il Regolamento che istituisce il Registro dei tumori è stato approvato in via definitiva.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 267 presentata da tutti i capigruppo sulla paventata chiusura degli uffici postali nelle zone più disagiate della Sardegna a seguito del nuovo piano di privatizzazione e riassetto di Poste Italiane Spa.

Il primo firmatario, Daniele Cocco (Sel) ha illustrato il documento scaturito da un incontro con i sindacati in occasione della manifestazione di protesta tenuta nei giorni scorsi a Cagliari dai dipendenti di Poste Italiane. «Si va verso la privatizzazione della società con la cessione di un ulteriore 30% del pacchetto azionario – ha ricordato Cocco – la procedura potrebbe avere effetti devastanti per la Sardegna con decine di posti di lavoro a rischio e la probabile chiusura di molti uffici postali nei piccoli paesi dell’Isola».

Il documento impegna la Giunta a intervenire con urgenza nei confronti del Governo: «La maggioranza ha sottoscritto un progetto per il rilancio delle zone interne, la Giunta ha presentato un Master Plan per i comuni minori – ha affermato Cocco – le Poste in alcuni centri hanno la stessa importanza degli uffici comunali e delle stazioni dei carabinieri. La procedura di privatizzazione non deve andare avanti, porterebbe ulteriori criticità alla Sardegna, siamo certi che il Presidente Pigliaru interverrà perché venga scongiurato questo rischio».

Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che da tempo di sparla di adottare misure finalizzate a bloccare, o almeno attenuare, il fenomeno dello spopolamento delle zone interne. «Giunta e maggioranza, ma credo anche l’opposizione, vogliono dedicare la seconda parte della legislatura al problema dello spopolamento dei piccoli comuni – ha detto Solinas – credo che sia importante che il Consiglio nella sua interezza chieda al Governo nazionale, vista la particolarità orografica della Sardegna, di evitare i tagli ipotizzati da Poste Italiane». Secondo Solinas, gli sforzi della Regione a favore dei piccoli comuni rischiano dei essere vanificati dalla cancellazione di servizi importanti per i cittadini. «La scorsa settimana ad Aritzo abbiamo discusso di zone interne – ha detto il consigliere di maggioranza – il sindaco di quel paese ci ha ricordato che è inutile parlare di lotta allo spopolamento se poi vengono a mancare servizi come la scuola e i trasporti. Sono convinto che i giovani possano continuare a vivere nei piccoli comuni ma servono servizi essenziali per garantire a tutti un vivere dignitoso, tra questi servizi ci sono quelli svolti da Poste Italiane». Solinas ha quindi concluso il suo intervento chiedendo che eventuali provvedimenti di razionalizzazione vengano preventivamente discussi e concordati con la Giunta regionale.

Anche per Gigi Ruggeri (Pd) questa vicenda non può trovare la Sardegna come spettatore passivo. «Non va trascurato che siamo di fronte alla più importante azienda in Sardegna in termini di capitale umano e di presenza nei piccoli centri – ha detto Ruggeri – noi siamo attenti ai processi di razionalizzazione dei servizi, a questo miravano le riforme della sanità e il dimensionamento della rete scolastica. In questo caso non si parla di razionalizzare per offrire un servizio migliore ma si ragiona secondo logiche economiche. Siamo in presenza di un rischio grosso. Le Poste nei piccoli paesi hanno una funzione centrale di riferimento, non hanno solo una declinazione economica ma anche sociale. Nei piccoli comuni i servizi devono avere la stessa qualità garantita nei centri maggiori».

L’esponente del Pd ha poi invitato la Giunta a far valere le prerogative contenute nello Statuto: «La Provincia di Bolzano ha ottenuto da Poste Italiane un particolare trattamento per i propri comuni. C’è bisogno di una evidente mobilitazione da parte della Giunta. Il nostro territorio non è come quello di Roma o Milano».

Giudizio condiviso da Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori. «Non capisco se la controparte siano le Poste o il governo centrale – ha esordito Dedoni – è ora di finirla di parlare dei problemi della Sardegna bisogna risolverli alla fonte. La questione riguarda molti lavoratori che da domani potrebbero essere espulsi dal mercato del lavoro ma riguarda anche un importante servizio che potrebbe mancare nei piccoli centri. Il piano di razionalizzazione di Poste Italiane deve tener conto dell’orografia della Sardegna, della sua viabilità e del problema dei trasporti. Già oggi in alcuni centri gli uffici postali aprono per due giorni alla settimana, sembra di essere nel Far West. E’ ora di dire basta».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che si parla di un’operazione finanziaria multiforme che modifica gli assetti societari di Poste Italiane. «C’è da preoccuparsi sugli effetti diretti e indiretti dell’operazione – ha sottolineato Congiu – . La Cassa Depositi e Prestiti continuerà ad assolvere il suo compito originario di assistenza degli enti locali o diventerà un soggetto con un ruolo importante nel sistema della finanza pubblica italiana? Il presidente Francesco Pigliaru ponga il tema della tenuta finanziaria della Cassa e del suo ruolo. Occorrono rassicurazioni sul fatto che non cambi la sua mission».

Per Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, le Poste sono un simbolo della presenza dello Stato italiano nell’Isola. «La società ha un fatturato di 30 miliardi di euro con utili di 500 milioni – ha ricordato Rubiu – in Sardegna ha 3500 dipendenti. Il Consiglio ha il potere di condizionare il Governo chiedendo che Cassa Depositi e Prestiti mantenga solo il 35% della quota azionaria. E’ necessario l’impegno del presidente affinché il contenzioso venga risolto. Non ci si può permettere di perdere un servizio così importante per i cittadini sardi. Siamo  con i lavoratori».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha detto di condividere le preoccupazioni per la situazione di Poste Italiane in Sardegna. «Abbiamo presentato in passato un’interrogazione sulla vicenda – ha ricordato Cocco – il tema dello spopolamento delle piccole comunità è un tema ricorrente su cui concentrare la nostra attenzione. Questa è una risposta che può scontrarsi con le logiche economiche ma è un tema decisivo per il futuro delle comunità che sono il cuore e l’anima dell’Isola».

Secondo Cocco, quella del Consiglio non è una battaglia di retroguardia: «Siamo pronti alla sfida della globalizzazione, ma questa talvolta non coincide con la necessità di salvaguardare le proprie comunità – ha detto il capogruppo del Pd – occorre valorizzare la nostra autonomia, bisogna avere la capacità di scrivere regole nuove per tutelare i nostri diritti. Saremo vigili e metteremo in piedi tutte le iniziative necessarie e i nostri buoni uffici nei confronti del governo nazionale».

Per Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, le Poste italiane hanno rappresentato un presidio pubblico nell’interesse della collettività e hanno esercitato un ruolo sostitutivo degli istituti di credito in alcuni piccoli centri per la raccolta del denaro e per i servizi agli anziani. La responsabilità della vicenda deve però essere chiara: «Se non si dà nome e cognome a chi sta mettendo in piedi questa operazione si rischia di abbaiare alla luna – ha detto Pittalis – non si può tollerare il silenzio della Giunta di fronte allo smantellamento di servizi importanti. Pigliaru non deve aspettare una mozione o un ordine del giorno del Consiglio. La Giunta deve esercitare le prerogative che lo Statuto le attribuisce pretendendo di essere sentita dal Consiglio dei Ministri, non dobbiamo chiedere nulla ma far valere i nostri diritti. La mozione è importante, da sola però non è sufficiente se non c’è una presa di coscienza da parte della Giunta».

Pietro Pittalis ha poi ribadito che il collocamento del restante 30% di azioni di Poste Italiane è stato deciso dal Governo italiano. «Se è in atto un processo di privatizzazione questo può essere accompagnato da direttive nazionali che tengano conto della specificità della Sardegna. Non parliamo di razionalizzazione ma di smantellamento di servizi. La Giunta faccia pressione sul governo Renzi».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha recepito le preoccupazioni espresse dal Consiglio sottolineando che «sono anche quelle della Giunta ed assicurando il massimo impegno dell’Esecutivo regionale e del presidente Pigliaru». «Piuttosto – ha osservato – la mozione non deve essere considerata contro il governo Renzi o contro la privatizzazione di Poste Italiane, perché allora sarebbe inutile chiedere la riduzione delle tasse o misure più incisive per sostenere il rilancio dell’economia; è vero invece che il processo di razionalizzazione di una grande azienda come Poste Italiane non può avere le stesse connotazioni in una Regione a bassissima densità di popolazione come la Sardegna ed è evidente che ci deve essere riconosciuta quella peculiarità che le stesse Poste hanno rappresentato come presidio sociale e bancario». «Il nostro impegno – ha proseguito Paci – è continuare il dialogo fra istituzioni ciascuna con la propria autonomia, superando la politica dei ricorsi che non ha prodotto risultati; con la nostra azione, al contrario, abbiamo dimostrato a partire dal problema delle entrate che siamo sulla strada giusta». Quanto alle aree interne – ha concluso – va ricordato che la Sardegna è pienamente inserita nella strategia nazionale per le aree interne con le zone dell’Alta Marmilla e del Mandrolisai, una strategia che mette al centro proprio il mantenimento ed il potenziamento dei servizi di pubblica utilità come sanità, trasporti ed istruzione».

Per dichiarazione di voto il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha valutato positivamente che «il Consiglio abbia manifestato una forte coesione anche se il punto dolente di questo momento unitario è quello dell’assessore Paci che ha fatto un pistolotto giustificazionista nei confronti di Renzi ma le cose non stanno così perché le responsabilità devono emergere e deve essere riconosciuto che chi governa ha la piena responsabilità dell’arretramento dello Stato in Sardegna». «La soppressione di tribunali, uffici del giudice di pace, scuole e perfino della motorizzazione civile – ha concluso Tedde – sono scelte che in un’Isola come la nostra hanno effetti devastanti, soprattutto perché nel caso specifico delle Poste si stanno mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro, ecco perché il presidente Pigliaru deve alzare la voce nei confronti dell’azienda ma anche di Renzi».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, primo firmatario della mozione, ha ricordato che «non capita troppe volte che il Consiglio regionale si trovi unito sulle stesse posizioni e, in particolare, su una mozione con un contenuto molto chiaro e concreto». «Nella nostra Regione – ha aggiunto – ci sono 400.000 cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e quindi non ci possiamo permettere non di perdere ma nemmeno di mettere a rischio un solo posto di lavoro; piuttosto deve essere riconosciuta la specificità della nostra Regione e su questo non abbiamo dubbi sull’impegno della Giunta».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha annunciato il voto favorevole esprimendo però alcune perplessità, a cominciare da «alcuni precedenti come quello di Tossilo in cui la volontà dell’Aula è stata ignorata». «Si parla tanto di zone interne – ha lamentato Carta – ma poi non ci preoccupiamo quando si chiudono le scuole, una decisione che non ha preso il Governo Renzi ma la Regione, ultima di una serie di inadempienze che ci metterebbero in difficoltà nel caso di un confronto serrato con lo Stato».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), favorevole, ha messo però l’accento sul fatto che «lo spirito della mozione è quello di unire le forze politiche in una azione forte nei confronti di Poste italiane, un obiettivo che non può essere offuscato da accuse strumentali contro il Governo Renzi, con cui si dimentica troppo in fretta che i processi di razionalizzazione del sistema pubblico hanno attraversato centro destra e centro sinistra e non si possono concentrare le accuse su una sola parte». «Sulle scuole – ha detto infine – non è vero che le ha chiuse la Regione ma ha dato seguito agli indirizzi del Governo; resto peraltro convinto che le pluriclassi debbano essere chiuse mentre invece è necessario potenziare i collegamenti fra i diversi centri».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato con 47 voti. Successivamente ha tolto la seduta aggiornando i lavori dell’Aula a domani alle 16.00, mentre per le 15.30 è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Per le 12.00 infine è prevista la riunione della commissione Autonomia.

 

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Aias Cortoghiana

La vertenza Aias, seconda per importanza solo a quella di Alcoa, «va affrontata e risolta con impegno e determinazione, per tutelare il diritto alla salute dei pazienti, dare finalmente certezze a centinaia di lavoratori di tutti i territori della Sardegna e mettere in sicurezza una parte importante del sistema sanitario regionale».

Lo sostengono, in una nota, i consiglieri regionali di Sinistra Ecologia Libertà Daniele Cocco, Eugenio Lai, Francesco Agus e Luca Pizzuto, secondo i quali «l’assessorato ha già adottato atti significativi ma non sufficienti, almeno fino a questo momento, a garantire il pagamento delle spettanze arretrate e la giusta retribuzione a tutti i dipendenti dell’azienda».

In particolare è opportuno, aggiungono Daniele Cocco, Eugenio Lai, Francesco Agus e Luca Pizzuto, «che la commissione Sanità ascolti al più presto le organizzazioni sindacali per acquisire ulteriori elementi di conoscenza sulla complessa vicenda, tanto più che la richiesta dei rappresentanti dei lavoratori è già stata inoltrata circa due mesi fa ed il tempo a disposizione va utilizzato, a nostro giudizio, per una ulteriore accelerata nell’individuazione di una soluzione positiva della vertenza.»

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Nuovo intervento dei consiglieri regionali Daniele Cocco (SEL) e Daniela Forma (PD) sul tema della sorveglianza sanitaria degli ex lavoratori esposti all’amianto. Lo fanno depositando una interrogazione indirizzata all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, che non ha ancora istituito, nonostante l’impegno assunto a Nuoro lo scorso 15 giugno, il Tavolo Tecnico che avrà il compito di rendere uniforme il protocollo operativo per la sorveglianza sanitaria degli ex esposti su tutto il territorio regionale.

«Nonostante le continue sollecitazioni e le relative rassicurazioni da parte dell’assessore Luigi Arru – spiegano Daniele Cocco e Daniela Forma – non sono stati fatti, in questi mesi, passi in avanti per venire incontro alle denunce e alle richieste dei lavoratori ex esposti all’amianto. Da mesi, infatti, i lavoratori, rappresentati in particolare dall’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA), chiedono un aggiornamento del Protocollo Operativo per la Sorveglianza Sanitaria degli ex esposti al fine di garantire una diagnosi certa e precoce delle patologie asbesto correlate e l’istituzione di un Tavolo Tecnico per rendere uniforme l’applicazione del suddetto Protocollo da parte degli SPreSAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) su tutto il territorio regionale.»

«Lo scorso mese di giugno, l’assessore regionale della Sanità ha garantito un intervento urgente per fronteggiare la situazione ma, ad oggi, non è stato nemmeno istituito il Tavolo Tecnico che avrebbe dovuto lavorare per raggiungere gli obiettivi suesposti. Per tali ragioni, interroghiamo il Presidente della Regione e l’assessore regionale della Sanità per sapere se ritengano opportuno intervenire per istituire e convocare il Tavolo Tecnico dell’Amianto, di modo che si possano rivedere i Protocolli Sanitari esistenti in Sardegna ed uniformarli su tutto il territorio regionale. Gli ex esposti all’amianto – concludono Daniela Forma e Daniele Cocco – hanno urgente necessità di assistenza e sorveglianza sanitaria, la più certa ed efficace possibile. Da qui l’invito alla Giunta Regionale: abbiamo il dovere di rispondere prontamente e di fornire tali garanzie.»

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Un milione di euro nella prossima manovra di assestamento del bilancio e la raccomandazione alla Giunta perché sia emanata a breve una circolare esplicativa sul trattamento da riservare ai cosiddetti “lavoratori in utilizzo” che prestano la loro opera nelle amministrazioni locali della Sardegna e che sono però esclusi dai percorsi di stabilizzazione. Sono questi, in sintesi, i principali impegni assunti dalla conferenza dei capigruppo, esplicitati dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, a conclusione dell’incontro, tenutosi nella tarda serata di ieri, con una delegazione dei lavoratori che hanno manifestato il loro disagio sotto il palazzo del Consiglio regionale.

Una soluzione per le problematiche esposte dai circa 380 lavoratori, provenienti dalle diverse aree dell’Isola e che negli ultimi due anni hanno prestato la loro opera nei cosiddetti “cantieri verdi” con contratti a tempo della durata di quattro o sette mesi, è stata sollecitata dai tutti i capigruppo del Consiglio intervenuti nel corso dell’incontro (Pietro Cocco, Pd; Pietro Pittalis, Fi; Gianluigi Ruibiu, Udc; Daniele Cocco, Sel; Attilio Dedoni, Riformatori) con l’auspicio che l’annosa questione dei “lavoratori in utilizzo” possa trovare una soluzione stabile, pur nella consapevolezza delle difficoltà derivanti dall’applicazione della normativa statale in materia.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del testo unificato n. 5 “Istituzione dell’agenzia sarda delle entrate” (Ase).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione del Testo unico sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate (Plip-Pl n.187 – Pl n.246/A) . Per illustrare il provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Poco prima, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza «a valutare l’opportunità di esaminare il testo dopo l’approvazione dei provvedimenti annunciati dal Governo nazionale sulla materia, a cominciare dalla soppressione di Equitalia, per capire quale può essere l’incidenza di questa decisione sulla normativa regionale; chiedo la semplice sospensione dell’esame del testo, senza il rinvio della legge in commissione, per poi riprendere fra qualche giorno». Pittalis ha inoltre sottoposto al presidente Ganau un’altra questione, ricordando che «il Consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sull’inceneritore di Tossilo che la Giunta ha completamente stravolto come se le deliberazioni dell’Aula fossero carta straccia: non entro sul merito della vicenda ma questo è un fatto grave e non può passare sotto silenzio».

Il presidente Ganau ha ricordato che, sulla sospensiva, occorre raccogliere le espressioni dei gruppi.

Il relatore della legge Sabatini ha chiesto una breve sospensione della seduta, a causa del’assenza di alcuni capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in senso contrario alla sospensiva richiesta di Pittalis, spiegando che «la nuova Agenzia regionale non si occuperà della riscossione e pertanto le decisioni del Governo nazionale riguardano una materia totalmente diversa; possiamo quindi andare avanti secondo il programma concordato».

Il consigliere del Psd’Az Angelo Carta, con un paradosso, ha respinto la richiesta di sospensiva «ma solo perché la legge in esame, a normativa invariata, non significa nulla per la Sardegna e non è degna di essere nemmeno chiamata Agenzia sarda delle entrate».

Luigi Crisponi, dei Riformatori, ha dato ragione a Pittalis ha ragione, perché in effetti «non ci sono nemmeno i più elementari elementi di sovranità per poter parlare di Agenzia delle entrate». Soffermandosi poi sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, Crisponi ha lamentato che la decisione della Giunta arriva dopo che «il Consiglio non solo ha deliberato su questioni serissime ma lo ha fatto dopo lunghi confronti ed un attento ascolto delle popolazioni in materia di ambiente e salute».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «la legge sull’Agenzia ha fini certamente nobili ed è anche giusto dire che l’autonomia finanziaria è la sostanza dell’autonomia regionale, ma il testo che abbiamo davanti ha lo stesso valore della mozione su Tossilo, cioè non significa niente, anzi aumenta i costi per la Regione che non aveva e non avrà senza alcun potere in materia fiscale».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Pds) ha osservato invece che, «proprio per le ragioni sostenute dai consiglieri di opposizione è urgente aprire subito il dibattito per capire il livello di utilità dell’Agenzia e la capacità del nuovo organismo di dare riposte ai Sardi in materia fiscale».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha espresso il «profondo sconcerto del gruppo per la decisione della Giunta di impugnare la sentenza Tar sull’inceneritore di Tossilo, decisione che contraddice la volontà unanime del Consiglio». Usula ha poi annunciato di abbandonare l’Aula «in totale dissenso su una decisione che non è un atto amministrativo ma politico».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha detto di condividere l’opinione di Usula pur restando in Aula, perché «l’impugnazione contravviene totalmente alla decisione di una istituzione sovrana della Sardegna come il Consiglio, una decisione non generica ma motivata, articolata e ragionata, che difenderò in tutte le sedi».

Anche il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha manifestato l’intenzione di restare in Aula pur condividendo la posizione Usula, convinto che «decisioni del Consiglio vadano rispettate, anzi per quanto ci riguarda vogliamo conoscere le motivazioni della delibera della Giunta che va in direzione opposta». Sulla proposta di Pittalis relativa all’Agenzia sarda delle entrate, ha proseguito Cocco, «riteniamo opportuno proseguire nel dibattito, perché sosteniamo da sempre la legge istitutiva dell’Agenzia e ci sentiamo impegnati a migliorarla».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la richiesta di sospensiva, che il Consiglio ha respinto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha chiesto informazioni su un provvedimento riguardante una aliquota di precari che attendono una risposta. Il punto, ha segnalato Pittalis, «non c’è all’ordine del giorno e, se c’è il consenso, a mio avviso deve essere inserita in calendario».

Il presidente Ganau ha precisato che, per poter esaminare il provvedimento, occorre il parere della commissione. Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere Franco Sabatini (Pd), relatore del testo unico sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate.

In apertura, Sabatini ha ricordato che «la commissione Bilancio ha approvato la legge a maggioranza dopo un lavoro durato di circa un anno, ma è comunque un provvedimento urgente perché dopo la vertenza entrate la Regione ha più che mai  bisogno di uno strumento specialistico per operare in modo più incisivo su questa materia». La prospettiva, ha aggiunto, «è quella di portare la Sardegna allo stesso livello di altre Regioni speciali, per riaffermare che l’autonomia finanziaria è il fondamento più solido dell’autonomia regionale, tema strategico sul quale è fortemente auspicabile la collaborazione dell’opposizione». Riprendendo il tema della finanza regionale e dei rapporti con lo Stato, Sabatini ha affermato che «l’incertezza del quadro complessivo degli ultimi anni ha determinato in negativo la capacità della Regione di svolgere le sue funzioni, perché le sue risorse sono solo quelle provenienti dalle compartecipazioni, sulle quali lo Stato ha competenza esclusiva in base all’.117 della Costituzione con l’unico limite, per lo Stato, di non rendere impossibile l’esercizio delle funzioni della Regione». La nuova Agenzia, ha sostenuto, «è lo strumento indispensabile per assicurare un monitoraggio costante ed una attenta verifica sul problema delle entrate, come fanno le altre Regioni speciali che non esitano a cambiare i propri statuti ogni due-tre anni per adattarli alle nuove esigenze». In questo momento, ha detto ancora il consigliere del Pd, «sulla fiscalità è in gioco la vita della nostra Regione, che può dire la sua solo attraverso una nuova intesa con lo Stato, alla quale dobbiamo arrivare ben preparati, portando sul tavolo del confronto dello Stato anche il tema della finanza locale che in altre Regioni speciali è già stato affrontato e definito riportandolo nella competenza della Regione». 

La relazione di minoranza  è stata svolta da Christian Solinas (Psd’az) che, in apertura ha sottolineato il significato politico dell’abbandono dei lavori dei due consiglieri di Soberania e Indipendentzia sulla questione di Tossilo. La volontà di ignorare le decisioni del Consiglio da parte della maggioranza e della giunta – ha detto – ormai sta diventando una consuetudine. Anche durante i lavori della commissione su questo Testo Unificato  – ha chiarito Solinas –  la maggioranza ha inteso sorpassare la concertazione e il dialogo ed ha voluto aderire alla proposta della giunta. Se ci fossero stati i  lavori della  sottocommissione avremmo sicuramente potuto contribuire a rendere questo testo condiviso e  più efficace. Solinas è stato molto critico sul testo che arriva in aula. Questa agenzia – ha chiesto – a cosa serve se non può incamerare un euro in più? Per ogni euro che incassa avremo  costi altissimi.  Inoltre,  ci saranno passaggi ulteriori e un appesantimento del procedimento. Doveva essere affrontato il tutto con una diversa ottica, invece di fatto si limita a recepire quello che già c’è. Per Solinas questa agenzia è solo  un grande ufficio studi. Ma abbiamo valutato – ha chiesto ancora – quanto costa questo ufficio studi alla collettività? Al fronte di un gettito che è in costante contrazione, la maggioranza decide di aumentare i costi per la collettività.  Bene farebbe questo Consiglio a riflettere. 

Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato la negatività del provvedimento. Sembra però che neanche la giunta regionale sia entusiasta di questa proposta. Mi pare – ha detto – che il  governatore  abbia sentito quasi un obbligo  davanti alle richieste di qualche gruppo politico e  ha deciso di istituire questa agenzia. Insomma, l’esecutivo  ha voluto rispondere alle richieste propagandistiche di una certa parte di questa maggioranza. Per Locci bisogna rafforzare il rapporto con lo Stato per far intendere le nostre ragioni sulla base dell’articolo 8 dello Statuto.  Ma bene avrebbe fatto la giunta a individuare una direzione generale specializzata nel trattare questo rapporto con lo Stato.

Annamaria Busia  (Misto) è convinta che serva una agenzia delle entrate perché è necessario rafforzare il ruolo della Regione in materia nei confronti dello Stato per avanzare delle richieste. Ho sempre pensato – ha aggiunto – a una grande agenzia sarda delle entrate, ma credo che  debba farsi nel quadro della cornice normativa esistente. Annamaria Busia ha invitato alla riflessione e al confronto. La consigliera ha invitato la minoranza  a presentare proposte per raggiungere  un risultato migliore.

Per Michele Cossa (Riformatori) è impensabile che mentre a  livello nazionale si attua la riforma del sistema, noi in Sardegna ci inventiamo una agenzia fittizia, che è l’ennesimo carrozzone che graverà sulle tasche dei sardi. Cossa ha ricordato che la Sardegna  è, con la Calabria, l’ultima regione per incremento del PIL. Nonostante questo la maggioranza,  davanti a questa situazione, si inventa un’agenzia che non serve a nulla, che crea nuovi posti di lavoro che, tra l’altro, potrebbero essere coperti dal personale già esistente nella Regione.  Per il consigliere dei Riformatori la strada deve essere quella di abbassare la pressione fiscale. 

Edoardo Tocco (Fi) ha ricordato che “non è possibile sostituirsi allo Stato nel campo finanziario ” e che dunque l’unico obiettivo possibile dei proponenti la legge “resta quello di trattenere in Sardegna la quota parte dei tributi che spettano all’isola”. «Ma – ha dichiarato l’esponente della minoranza – il provvedimento in esame è inefficace e l’agenzia di cui si propone la costituzione troppo costosa». Il consigliere di Forza Italia ha insistito dunque sulla inopportunità dell’Ase («perché non si è pensato di lasciare il tutto in capo all’assessorato al bilancio?») ed ha paventato il rischio di un incremento dei costi, rispetto ai 2.5 milioni annui ipotizzati nel provvedimento. «Questa legge – ha concluso Tocco – non risolverà i problemi dei sardi e alla Sardegna serve altro, ad incominciare da un forte sostegno al sistema delle imprese per aiutarle a recuperare liquidità».

Alessandra Zedda (Fi) ha evidenziato la scarsa attenzione dimostrata dalla maggioranza per gli approfondimenti proposti dalla minoranza («ad iniziare dall’invito alla riflessione formulato dal capogruppo Pittalis, in apertura dei lavori, perché fossero valutate le implicazioni delle nuove norme in materia annunciate dal governo nazionale»). «Questo provvedimento – ha affermato la consigliera della minoranza – è pura filosofia e parole in libertà». A giudizio di Alessandra Zedda va rivista la norma finanziaria e deve essere tenuto in considerazione che serviranno all’Ase personale con alti livelli di specializzazione “se davvero dovrà funzionare e non rappresentare soltanto un contentino per qualche partito della maggioranza”. L’esponente di Fi ha quindi ribadito il pericolo della creazione di un “nuovo carrozzone” ed ha concluso ricordando che l’istituenda agenzia potrà occuparsi solo “dell’addizionale, Irpef e Irap; della tassa ambientale e di quella sul diritto allo studio”.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, in apertura del suo intervento, ha espresso solidarietà “ai colleghi del centrosinistra che hanno abbandonato l’Aula per protestare contro l’atteggiamento irriverente mostrato dalla giunta sulla questione dell’inceneritore di Tossilo”.

«Nel merito del provvedimento – ha attaccato l’esponente della minoranza  – affermo che la montagna ha partorito un topolino e l’agenzia sarda delle entrate è una finzione giuridica, politica e storica».  «L’Ase – ha aggiunto Tedde – è uno strumento che non serve a  niente ed è soltanto un vuoto pneumatico finanziario che non interviene nella questione che attiene la marginalità della Sardegna nei confronti dello Stato». Il consigliere di Fi ha quindi affermato che ciò che serve è una modifica dello Statuto: «Sono finiti i tempi delle mozioni e degli ordini del giorno, occorre una norma statutaria che fortifichi la nostra specialità nel segno della insularità». «Non spendiamo 2.5 milioni l’anno solo per fare un grande centro studi – ha concluso Tedde – perché con l’Ase facciamo soltanto un esercizio normativo inutile che non ci consentirà di rapportarci paritariamente con lo Stato in materia finanziaria».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato la recente approvazione della legge sulla semplificazione per contrapporla a quella che istituisce l’Ase perché, a suo giudizio, questa sarebbe soltanto “un carrozzone”. «L’agenzia sarda – ha affermato Crisponi – è un grande bluff che costerà 2,5, milioni euro soltanto per iniziare». L’esponente della minoranza ha quindi contestato alcune parti dell’articolato ed ha affermato che “l’Ase sarà di fatto sottomessa all’assessorato della Programmazione a cui restano tutte le competenze in materie di entrate”.

Il consigliere del Misto, Paolo Truzzu (Fd’I), ha riproposto le critiche delle opposizioni in ordine ai costi e alla inopportunità dell’istituzione dell’agenzia sarda delle entrate («in pratica si istituirà un osservatorio e non un’agenzia in grado di riscuotere i tributi e impostare la vertenza delle entrate con lo stato»). L’esponente di Fratelli d’Italia ha quindi definito l’Ase  “un’altra scatola vuota che porterà ulteriore confusione” ed ha sottolineato i costi dell’istituenda agenzia: 2.5 milioni per un  organico di 20 persone con tre dirigenti e 9 funzionari. «Questa non è un’agenzia al servizio dei sardi – ha concluso Truzzu – ma l’ennesimo spreco al servizio di una parte della maggioranza che governa la Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato l’incontro in programma con una delegazione dei precari che hanno manifestato sotto il palazzo del Consiglio ed il presidente Ganau ha confermato l’incontro al termine della discussione generale.

Per il Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato la necessità di «ragionare sugli obiettivi che si vogliono ottenere con la nuova Agenzia e non limitarsi a scrivere il solito libro dei sogni fermo restando che occorre cambiare passo rispetto ad una Giunta e soprattutto un presidente che con il Governo ha le brache calate mentre con il Consiglio mostra il suo volto più duro e intransigente, come hanno dimostrato le vicende di Tossilo, della riforma sanitaria e di quella degli Enti locali». L’Agenzia delle entrate, ha proseguito, «nasce soprattutto da una esigenza delle imprese sarde di avere un soggetto di prossimità con cui trattare la materia fiscale ma la verità è che lo Stato incassa 100 ma non restituisce alla Regione quanto dovuto ed anzi, non consente alla Regione di trattenere direttamente le sue risorse, la costringe ad aspettare le solite elemosine; questo il problema centrale che non ha trovato risposte, la vertenza entrate ha clamorosamente mancato questo obiettivo per mancanza di una strategia efficace, in altre parole non si è ottenuta la vera autonomia». E’vero, ha concluso, »che bisogna cambiare lo Statuto, rendere operativa la zona franca ed i punti franchi, ma rispetto a tutto questo l’Agenzia come viene configurata è lontana anni luce, quanto meno occorre chiarezza sul quadro nazionale che si va definendo, proprio per fare la vera Agenzia sarda delle entrate e non un semplice osservatorio che non tocca il rapporto fra fisco e contribuenti sardi».

Il consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda ha ricordato di aver presentato già nel 2014 una mozione che, fra gli altri temi, portava all’attenzione del Consiglio il difficile rapporto fra fisco e contribuenti sardi, ottenendo in quella occasione l’impegno precisi impegni dell’assessore Paci. Proprio la scorsa settimana, ha ricordato, «con l’approvazione della nostra legge sulla semplificazione e la rottamazione di Equitalia annunciata dal Governo centrale, prendono forma due provvedimenti che potrebbero rifare fiato alle imprese spesso strozzate da atteggiamenti al limite dell’usura; con questa legge, in particolare, si fa un primo passo per tenere sotto controllo il nostro bilancio ed assicurare la certezza delle entrate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha messo l’accento sul fatto che «la stessa maggioranza ha riconosciuto che la nuova Agenzia non risolverà il problema della entrate della Regione, ma non si è spinta al punto di ammettere che in realtà siamo di fronte ad una operazione di propaganda che finisce per portare acqua all’antipolitica; le persone comuni vedono il fisco come una piovra che cerca in tutti i modi di drenare risorse da un sistema economico debolissimo e noi, per giunta, ci aggiungiamo una ennesima sovra-struttura che produce solo costi». Dedoni ha poi citato uno studio di qualche anno «con cui si dimostra che ad un eccesso di produzione legislativa non corrisponde l’efficacia delle azioni di governo; questo è proprio il caso di un provvedimento del tutto inutile per la Sardegna mentre la gente che sta fuori del palazzo aspetta risposte concrete, ci accorgeremo ben presto quali saranno i saldi della prossima finanziaria alla luce del disavanzo della sanità».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu si è detto convinto che «l’istituzione dell’Agenzia delle entrate è un momento storico per l’autonomia regionale e per una Sardegna finalmente in grado di poter contare su tutte le sue risorse ma la legge è carica di pesanti incertezze sia alla luce della riforma costituzionale che della prossima legge di stabilità; in altre parole è una legge già vecchia prima di nascere ed uno spot per il No al referendum». Entrando nel merito del testo Rubiu ha criticato i passaggi nei quali si fa riferimento alla collaborazione con Equitalia, «una specie di associazione a delinquere che ha portato al fallimento una buona parte del sistema economico regionale» e quelli relativi agli organici, «dove si parla di selezione interna volontaria ma non si capisce perché qualcuno decida di uscire dal sistema Regione per andare da un’altra parte; forse il vero obiettivo è reclutare personale esterno per mettere in piedi l’ennesima struttura pubblica, un doppione di controlli, pratiche e burocrazia».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha auspicato che il Consiglio «trovi il modo, anche con il contributo dell’opposizione, di dare ai sardi una buona legge, andando oltre le critiche dei consiglieri della minoranza, in buona parte eccesive anche se esistono alcune criticità che possiamo migliorare». Certamente, ha assicurato, «non vogliamo fare una legge tanto per farla o per farcela impugnare dal Governo, vogliamo invece fare qualcosa di buono per i sardi; è vero che lo Stato non ci ha dato le risposte che aspettavamo ma, con il nuovo strumento, vogliamo andare avanti sulla strada del confronto con lo Stato con più impegno e più incisività».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha detto che «quanti parlano dell’inutilità della legge rispetto ai bisogni della comunità sarda dimenticano che, in posizioni di governo, non hanno ottenuto risultati di rilievo; è vero, al contrario, che stiamo provando a prenderci sulla spalle questo fardello per dare risposta, fra l’altro, agli oltre 30.000 cittadini che hanno sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta da delibere di consigli comunali e provinciali». Sotto questo profilo, ha continuato, «è importante che si affermi il diritto dei sardi a chiedere ciò che spetta a loro, quanto e quando, perché da qui discende la certezza della programmazione; ecco la vera funzione del nuovo organismo che, nel confronto con il Ministero dell’economia, lavorerà con tutte le carte sul tavolo, superando la logica dei trasferimenti ed inserendosi in una cornice normativa di piena attuazione dell’art.8 dello Statuto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riposto a Congiu che «il leader del Pds nella scorsa legislatura non ha presentato nessuna iniziativa in tal senso, perché evidentemente ha percepito che c’era qualche problema, ma da parte nostra non vogliamo portare la questione alle calende greche ma sottolineare che le varie proposte presentate, espressione del Consiglio, non sono state prese in considerazione assegnando una sorta di corsia preferenziale al Disegno di legge della Giunta e parlando impropriamente di Testo unificato». Dopo aver criticato con forza le posizioni espresse da un importante esponente del Pds, «un capo di gabinetto che fa politica in orario di servizio come è documentato dai social media», Pittalis ha sostenuto che «la legge è una occasione mancata perché la maggioranza ha respinto sul nascere l’idea del confronto su una materia che tocca da vicino la società sarda, e non affronta gli importanti problemi della fiscalità di vantaggio e del taglio delle tasse; non è serio, inoltre, il passaggio sul contingente di personale esterno da reclutare con compiti di studio e di ricerca, ma di questo riparleremo più avanti con maggiore dettaglio».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha tenuto a chiarire che «il problema dell’Agenzia sarda delle entrate è cosa totalmente diversa dalla vertenza entrate; certo da sola la legge non fa calare la disoccupazione, aumentare la ricchezza o ridurre la povertà, ma tutto questo non può essere un albi per il continuo ricorso al benaltrismo italiano; non facciamo proclami, riteniamo piuttosto di aver fatto un passo in avanti dopo la chiusura della vertenza entrate e l’approvazione della norme di attuazione, portando a casa risultati che nella legislatura precedente non si è riusciti ad ottenere». Ora, ha precisato, «siamo nel campo delle tecnicalità di calcolo che sono complicate quanto importanti e per questo ci vuole una struttura di specialisti, anche se l’ossatura dell’organico sarà formata con la mobilità e con personale esistente e se, non esiste, dovrà essere integrato da specialisti per definire in molto preciso il calcolo ed il controllo delle nostre spettanze». Quindi l’Agenzia, ha aggiunto, «non è un centro studi né la rivoluzione del sistema e nemmeno la battaglia di qualcuno ma un passaggio importante nella costruzione della nuova autonomia regionale, senza trascurare il rapporto con gli Enti locali». Per quanto riguarda le prospettive future,  ha concluso l’assessore Paci, «stiamo creando le condizioni, a legge vigente, per il riversamento diretto previsto nelle norme di attuazione (come già avviene in Trentino ed in Friuli) con modalità che saranno inserite in un decreto del Governo che forse avremo nella prima metà del 2017; la nostra legge istitutiva dell’Agenzia, inoltre, è perfettamente compatibile con eventuale cancellazione di Equitalia e comunque c’è ancora tempo per migliorare alcuni aspetti».

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha comunicato il calendario dei passaggi successivi, che però il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha contestato, chiedendo una breve sospensione della seduta e la riunione della conferenza dei capigruppo.

La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che gli emendamenti potranno essere presentati entro domani alle 16.00 e alle 17.00 si riunirà la commissione per esaminarli, mentre la seduta del Consiglio è fissata per le 18.00.

Successivamente, ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 19 contrari. Subito dopo, ha tolto la seduta convocando un’altra riunione della conferenza dei capigruppo, per incontrare una delegazione di lavoratori precari che hanno manifestato davanti al palazzo del Consiglio.

Consiglio regionale 54

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In Consiglio regionale si è svolta oggi la seduta Statutaria. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru per le dichiarazioni sul “Patto per la Sardegna” ai sensi dell’articolo 120 del Regolamento.

Il presidente Pigliaru, in premessa, ha espresso soddisfazione per l’opportunità  di illustrare il provvedimento firmato lo scorso 22 luglio con il premier Renzi, uno strumento importante per lo sviluppo dell’Isola – secondo il presidente – che introduce diversi elementi di novità nei rapporti tra Stato e Regione: «Ci saremmo potuti accontentare di un miglioramento della programmazione congiunta delle risorse del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, come altre regioni hanno fatto. Il Patto è molto di più di questa ordinaria metodologia di programmazione. Abbiamo ottenuto risorse aggiuntive che vanno oltre i 1500 milioni di euro (12,9% della quota parte della Sardegna del FSC). Risorse che serviranno per affrontare problemi strutturali ancora irrisolti».

Per Pigliaru le risorse del Patto dovranno essere utilizzate per provare a risolvere il problema dell’insularità che rappresenta oggi il principale vincolo allo sviluppo dell’Isola. «E’ un problema ancora più sentito oggi nell’era di internet. Oggi il gap dei trasporti con il resto dell’Italia è persino peggiorato. Si pensi alle forme di mobilità flessibile come il car sharing o il bla bla car meccanismi difficilmente utilizzabili senza un sistema di connessione efficiente».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i contenuti del dossier consegnato al premier Renzi il 28 maggio del 2015: «Anziché fare un elenco di lamentazioni nel dossier abbiamo cercato di misurare, nel modo più preciso possibile, i costi dell’insularità. Ci siamo focalizzati su tre aspetti: continuità territoriale, mobilità interna  ed energia».

Sulla continuità, Pigliaru ha ricordato che lo Stato ha riconosciuto alla Sardegna un contributo annuale, in via sperimentale, di 30 milioni di euro (120 nel quadriennio) da utilizzare per cercare di costruire un modello migliore.

Sulla mobilità interna (ferro e strade), per la prima volta, la Regione partecipa in modo paritario alla programmazione. «Abbiamo avviato il confronto con le Ferrovie e l’Anas con l’obiettivo di intervenire sulle infrastrutture per migliorare la rete e avvicinare tra loro i grandi punti strategici della Sardegna, come i tre aeroporti, e rendere decenti i tempi di percorrenza. Sul ferro ci sono nel Patto 225 milioni di euro che si sommano a investimenti già programmati per 120 milioni. Cosa si farà? Alcune risorse potranno essere spese subito per mettere in sicurezza i passaggi a livello e adeguarli alle nuove tecnologie. Altre serviranno per interventi sul materiale rotabile in modo da consentire ai treni di viaggiare meglio ed eliminare i disagi. Ci saranno infine interventi strutturali per la modifica dei tracciati con l’obiettivo di ridurre a poco più di due ore il tragitto da Cagliari a Sassari e a due ore e venti quello da Cagliari a Olbia con tre sole fermate. Ciò che interessa è il rinnovato interesse per il ferro. Quanto alle strade – ha proseguito Pigliaru – sono disponibili 162 milioni di fondi europei di cui 50 per la manutenzione ordinaria. Altri 435 milioni sono stati individuati nel contratto di servizio dell’Anas 2016-2017 per interventi che riguardano la SS 554, la Olbia-Palau e la manutenzione straordinaria sulla rete viaria. In totale sul trasporto gommato saranno disponibili 597 milioni di euro».

Sul fronte energetico, il presidente ha sottolineato l’importanza degli impegni assunti dal Governo per favorire la metanizzazione dell’Isola. «Lo Stato si impegna a finanziare la dorsale sarda, punto essenziale del progetto di metanizzazione – ha detto Pigliaru – abbiamo inoltre pattuito una garanzia contro il rischio di un aumento improvviso del prezzo del metano. In caso di rincaro dei prezzi lo Stato garantirà le compensazioni per consentire ai sardi di avere il metano allo stesso costo del resto d’Italia. L’intervento complessivo per l’energia è di 1,5 miliardi di euro».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul Fsc ordinario: «Ci sono interventi per infrastrutture sociali, sanità, istruzione, ambiente, dissesto idrogeologico, ammortizzatori sociali, turismo e cultura – ha affermato il capo dell’esecutivo – la strategia adottata è stata quella di privilegiare il completamento di programmazioni regionali già definite, come il programma regionale di sviluppo. 36 milioni serviranno per la metropolitana Sassari, 20 milioni per il collaudo della linea ferroviaria Senorbì-Sassari. Sulla sanità l’investimento è di 200 milioni di euro: 75 per il Policlinico di Monserrato, 100 il completamento del complesso del complesso ospedaliero di Sassari, 25 per il Brotzu».

Tra gli altri interventi, Pigliaru ha ricordato quelli per l’istruzione (oltre 80 milioni per completare gli interventi sull’edilizia scolastica, 50 milioni per le università di Sassari); per il settore idrico (50 milioni per messa in sicurezza di alcune dighe. 68 milioni per la riduzione delle perdite nelle condotte, altri milioni per il sistema irriguo); per il superamento del rischio idrogeologico da alluvione (circa 90); per la bonifiche dall’amianto di strutture pubbliche abbandonate (15). Particolare attenzione sarà poi riservata alle azioni per combattere lo spopolamento delle zone interne attraverso i fondi per la programmazione territoriale che ammontano a circa 15 milioni di euro. Ci sono, inoltre, 24 milioni per sbloccare la situazione dei cantieri de La Maddalena.

Pigliaru, infine, ha ricordato che altri 168 milioni saranno destinati al Patto per la Città Metropolitana di Cagliari che sarà firmato prossimamente e per il quale ci sono già stati diversi incontri tecnici.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’UDS Mario Floris che, nel suo intervento, ha espresso forti perplessità sui contenuti del Patto per la Sardegna, definendolo “Pacco per la Sardegna”. Floris ha poi rivolto un invito alla riflessione su quale percorso intraprendere per risolvere le difficoltà che attanagliano tutti i settori della società sarda. «Non entro nel merito dei filoni di spesa che potrebbero anche essere condivisibili – ha detto Floris – non è questo il problema, il nodo è il patto che Renzi e il Governo hanno riservato all’intero Mezzogiorno sottraendo gran parte delle risorse inizialmente stanziate dal fondo di coesione europea. Quel fondo è stato rifinanziato dalla legge di stabilità con oltre 54 miliardi, di questi sono rimasti solo 25 miliardi di cui 13 destinati al Sud e alle Isole, riservando 12 miliardi alla presidenza del Consiglio dei Ministri e alla cabina di regia. Al Patto per la Sardegna rimarrà una misera fetta, appena 1,5 miliardi, il 12,9% del Fondo, appena il 3% della cifra originaria».

Secondo Floris, il Patto è solo “un pannicello caldo” che tiene la Sardegna in una condizione di subalternità. «La vera partita da risolvere è quella delle entrate, una battaglia appena accennata -– ha concluso Floris – i partiti nazionalitari presenti in Consiglio e nella maggioranza dovrebbero prendere coraggio e affrontare con fermezza questa battaglia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) il Patto non affronta il problema dell’insularità. «Ci pare invece un’operazione di grande riciclo finanziario, una sorta di illecito politico, un vero e proprio pacco per la Sardegna – ha detto Tedde – ricordiamo che nella relazione al Def il ministro Padoan aveva previsto di spendere 13 miliardi di euro per il Sud. Renzi ha assunto invece impegni per 22 miliardi. Non sappiamo come abbia fatto a raddoppiare le risorse e cosa succederà».

Secondo Tedde, il Patto è solo un’operazione di marketing: «I fondi aggiuntivi per ora sono solo promessi, sono di gran lunga inferiori a quelli prospettati. Le risorse ordinarie invece le stiamo aspettando da tempo. La verità è che non si è affrontato il vero nodo: i costi dell’insularità ammontano a circa 600 milioni all’anno. Non vengono ricompresi nel Patto né risarciti. Il vero dramma dei sardi è l’isolamento». Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’attenzione ai problemi del sistema dei trasporti (low cost e Ct2) lamentando il mancato coinvolgimento del Consiglio nella partita che ha portato alla firma del Patto: «C’è poco da gioire. Non avete coinvolto l’Assemblea. Non si può relegare i consiglieri a un ruolo di semplici alzatori di mano. Il risultato è opaco. Serve la continuità territoriale passeggeri e merci che renda davvero la Sardegna un’appendice dell’Italia. Il Patto invece ricicla stanziamenti vecchi, si fa un semplice restyling e un po’ di gazzosa. Complessivamente è una gigantesca operazione truffaldina di cui è vittima tutto il Mezzogiorno. E’ il risultato dello scippo del FSC: 17 miliardi tolti al Sud e destinati ad altro (banda larga, cultura e ricerca)».

Tedde si è poi soffermato sui 38 milioni di euro per l’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo: «E’ una beffa – ha detto l’esponente della minoranza – si finanzia un’opera nonostante una sentenza del Tar che ha annullato il procedimento e nonostante un odg del Consiglio regionale che prevedeva di subordinare il progetto Tossilo al piano regionale dei rifiuti. Il presidente intende rispettare la sentenza del Tar e il deliberato del Consiglio?».

Un accenno, infine, sulla governance: «Nel Patto, la Regione viene relegata in un cantuccio – ha concluso Tedde – la gestione è tutta dello Stato, non si tratta di un Patto ma di un pacco».

Dopo l’on. Tedde ha preso la parola l’on. Truzzu (Fdi), che ha detto: «Siamo davanti a un remake e non è la prima volta che ci raccontano che lo Stato è sul punto di riconoscerci chissà quali risorse. Purtroppo abbiamo visto che non è così. I numeri ci danno da pensare, perché a leggerli bene scopriamo che questi soldi ci spettavano in gran parte o sono comunque già nostri. Le risorse nuove sono pari a 90 milioni, secondo i nostri conti. Lo Stato si sta impegnando a finanziare la  dorsale del metano ma come si impegna si può anche disimpegnare, lo abbiamo visto in altre circostanze. Nel frattempo da quest’anno i sardi pagano ancora più caro il gpl nel 2016: e meno male che dovevamo essere compensati per la mancanza del metano!. L’oratore ha aggiunto che il Comitato di indirizzo che dovrebbe monitorare questo accordo è in larga parte composto da rappresentanti del Governo centrale: con queste premesse quale gap creato dall’insularità dovremmo riuscire a superare? Non è con queste poche risorse che risolveremo i problemi: la Sicilia e la Puglia hanno preso 5 miliardi di euro, la Campania 9 e 4 la Basilicata, che pure non ha i nostri abitanti».

Per l’on. Locci (Forza Italia) «il Patto per la Sardegna è roba vecchia che non serve manco ad occupare le pagine dei giornali sardi. E in ogni caso in questa iniziativa non è stato coinvolto né il Consiglio regionale né i territori né gli enti locali, che sono la vera espressione dei territori. Non è un Patto per la Sardegna questo ma la decisione del Governo che la Regione sta subendo, al di là dei colori di chi governo. Siamo al fallimento del principio di leale collaborazione. Forse tra quindici anni saremo ancora qui a parlare di questo accordo e se anche non voglio essere distruttivo, se anche non voglio sminuire questo accordo, sono convinto che i sardi non abbiano l’anello al naso e non si ritrovino in questa pianificazione».

 Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «un uomo coraggioso non è uno che non ha paura ma uno che vince le sue paure. Il presidente Pigliaru temeva di incontrare ostacoli nel suo processo di riforma della Sardegna. Temeva difficoltà amministrative e organizzative davanti al suo grande piano di sviluppo e di occupazione della Sardegna, in un quadro di sostenibilità ambientale. Questo spiega alcune norme del Patto che impegnano lo Stato a stare a fianco della Regione nell’esecuzione del Patto e nella spesa degli investimenti. E’ un circuito di grande lealtà istituzionale e di impegno quello promosso dal presidente Pigliaru, non una scelta del giorno per giorno. Questo è un piano che ha un’ambizione storica: la modernizzazione dell’Isola, supportata da enormi risorse finanziarie, enormi anche rispetto alla capacità che a oggi le strutture amministrative della Regione hanno mostrato». Per l’esponente nuorese del Pd  “far ripartire un ciclo virtuoso di collaborazione non sarà facile ma qui si giudica lo sforzo della trattativa con lo Stato, di un negoziato che non ha nascosto alla controparte i parametri oggettivi. Oggi abbiamo un orizzonte operativo”.

Forza Italia è intervenuta anche con il consigliere regionale Stefano Tunis, secondo cui “alcuni degli elementi soggettivi appena evidenziati dall’on. Deriu dovranno essere stralciati. Lo stesso presidente Pigliaru cita il suo interlocutore come Matteo Renzi, sul piano personale: non si è trattato di un rapporto  tra due istituzioni ma tra due persone. E che ne sarà di questo patto quando una sola delle due persone non sarà più alla guida della sua istituzione, come noi ci auguriamo? Un pezzo di lavoro, certo, è stato fatto: è importante ricordare che la Sardegna è un’isola, vuol dire che è stata riconosciuta l’insularità.  Ma il merito della discussione è errato e i numeri espressi sono insufficienti rispetto ai problemi di questa martoriata isola. Superare il gap dell’insularità vuol dire che un sardo deve poter arrivare in Italia e girarla agli stessi prezzi, cioè a 50 euro in tutta Italia. E questo ai sardi oggi non è consentito. Per non parlare dei costi dei trasporti merci”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ironizzato sulla “vena di ottimismo e di fiducia del precedente intervento. Eppure è da tanto che in Sardegna non si parla di un Patto con il governo centrale. Ma l’accordo di oggi, tra il presidente della Regione e il capo del Governo, che sono persone ma rappresentano istituzioni, indica i problemi della Sardegna e crea le premesse perché si inizi a risolvere le questioni. A cominciare dal metano e dalla continuità territoriale. Solo se si costruiscono le condizioni e se sono presenti le risorse saremo davvero in grado di affrontare realisticamente i problemi della Sardegna. Questo è un accordo importante e il fatto che ci siano i soldi è la più importante garanzia: spetta anche a noi adesso dimostrare che sappiamo spenderli”.  

Per i Riformatori è intervenuto l’on. Michele Cossa: “Vorrei condividere la gioia dell’onorevole Lotto e l’entusiasmo dell’onorevole Deriu ma francamente non ci riesco. Siamo davanti al solito doppione di somme rimescolate, di numeri vecchi, presentato come un Patto totalmente nuovo. Non me la prendo con il presidente Pigliaru ma con quell’impareggiabile venditore di fumo che risponde al nome di Matteo Renzi. Nel 2017 ci risulta che arriveranno 281 milioni e di questi più di 200 sono per il fondo di sviluppo e coesione, già peraltro finanziato. Dunque, già in mano nostra. Dove sono le risorse aggiuntive? Quali sono? I trenta milioni di euro per la continuità territoriale? Ma quello è un nostro diritto, che deve essere garantito agli stessi costi degli altri italiani”. Per l’oratore “il tema vero, se lo Stato ci vuole così bene, sono le risorse che ci trattiene con gli accantonamenti. Quei soldi ci devono essere restituiti, altrimenti nessun Patto avrà mai senso”.

Sempre per il Pd l’on. Antonio Solinas ha detto: “In passato il confronto con lo Stato non si è registrato ma oggi ne discutiamo. Un accordo tra istituzioni che vanno oltre le persone che le rappresentano. Ci sta tutta la polemica della minoranza, certo, ma il risultato è davvero questo ed è anche il caso che vi mettiate d’accordo tra voi. La sfida di oggi è spendere velocemente queste risorse e mi aspettavo che l’opposizione ci stimolasse sul punto. Dobbiamo far correre la burocrazia regionale e in settimana discuteremo proprio una proposta di legge incentrata sull’accelerazione della spesa  della Regione”. L’oratore ha detto che “è innegabile una sfida, quella di una continuità territoriale efficiente. Anche l’agricoltura è una grande opportunità, se la mettiamo nelle condizione di essere competitiva, realizzando le infrastrutture che i consorzi di bonifica attendono da troppo tempo”.

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un intervento a tratti critico nei confronti del presidente della Giunta in riferimento “al merito e al metodo” adottato per la stesura del “Patto per la Sardegna” («molte cose le condividiamo ma altre ci lasciano perplessi»). L’esponente della maggioranza ha quindi lamentato lo scarso coinvolgimento delle forze di governo e dell’intero Consiglio nella stesura del patto («come forza di maggioranza abbiamo saputo dell’esistenza del documento solo a margine di un incontro e senza che ci sia stata la condivisione delle forze politiche nelle sedi opportune»).

Usula ha affermato di condividere alcuni rilievi critici mossi dalla minoranza consiliare in ordine al tema dei rifiuti con particolare riferimento al finanziamento destinato a Tossilo. Il capogruppo Rossomori ha inoltre insistito sulla incertezza delle risorse («sono risorse vere o si tratta di promesse dello Stato?») ed ha domandato: «Che cosa significa che le risorse verranno assegnate sulla base della reale disponibilità?». Usula ha ribadito le linee guida degli interventi secondo i Rossomori: «Sovranità e lavoro, le due cose sono inscindibili perché salvaguardare la sovranità significa avere la consapevolezza di quali settori sviluppare per la crescita e l’occupazione». Il capogruppo del centrosinistra ha quindi definito “scarsi” i trenta milioni indicati nel “patto” per il comparto dell’agroalimentare ed ha auspicato più risorse dalla programmazione territoriale, per il settore e per il recupero e riutilizzo di terre pubbliche e demaniali, per il patrimonio edilizio pubblico, per centri storici, per il  risparmio energetico. Usula ha concluso dichiarando che lo “spopolamento” rappresenta la vera piaga della Sardegna.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato in premessa del suo intervento che “le risorse aggiuntive sono sempre gradite ma il problema è come spenderle”. L’esponente della maggioranza ha auspicato una regia unica nella spendita delle risorse e non una semplice suddivisione di fondi tra i diversi assessorati.  «Le risorse – ha dichiarato il capogruppo – devono essere spese alla presenza di piani industriali settoriali ed utilizzate sotto il controllo del presidente della Giunta».

Il capogruppo Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha affermato che “il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto, perché il bicchiere è stato riempito con tre miliardi di euro ed è su questo che bisogna ragionare”.  L’esponente della maggioranza ha espresso un giudizio positivo sull’operato del presidente della Giunta («ha saputo illustrare al governo il gap Sardegna per compensare i costi dell’insularità») ed ha auspicato un confronto sul merito degli interventi che attengono questioni fondamentali come le infrastrutture, la continuità territoriale e i collegamenti ferroviari. Zanchetta ha quindi rimarcato l’entità delle risorse per la metanizzazione dell’Isola ed ha posto l’accento sulla necessità di approfondimenti per il cosiddetto sistema del mare: «E’ una risorsa che rischia di essere compromessa e che dobbiamo avere la capacità di governare anche con riferimento al turismo e all’ambiente». Il capogruppo del centrosinistra ha concluso con un riferimento agli interventi attesi alla Maddalena («bisogna riappropriarsi dei siti dell’ ex G8») ed in Gallura («mi auguro che la strada Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa sia considerata un’opera primaria»).

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha definito il confronto in Aula “un ragionamento sciapo come d’altronde lo è il cosiddetto Patto per la Sardegna”. L’esponente della minoranze ha ripreso i rilievi critici mossi dal consigliere Usula in ordine allo scarso coinvolgimento del Consiglio sui contenuti del documento e quelli del decano dell’Aula, Mario Floris, per affermare che “il presidente del Consiglio Renzi, anche in Sardegna, vende le cose che non ha”.

Dedoni ha domandato con tono polemico dove siano “le risorse aggiuntive di cui si parla” ed ha definito “un errore” l’aver ritirato, a suo tempo, i ricorsi sulla vertenza entrate.  Il consigliere dei Riformatori ha poi svolto considerazioni non positive in ordine alla politica dei trasporti ed alle scelte che, a suo giudizio, penalizzerebbero gli scali aeroportuali minori di Oristano e Tortolì («Bisogna far funzionare tutti e cinque gli aeroporti della Sardegna»).

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invece difeso l’operato del presidente della Regione e i contenuti del “Patto per la Sardegna” rimarcandone la coerenza con quanto approvato dal Consiglio in occasione del via libera al piano regionale di sviluppo. «Questo – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è un patto serio e non abbiamo mai smesso di contestare il governo sulla vertenza entrare, dove dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione». Daniele Cocco ha escluso “passi indietro” nel confronto con lo Stato: «I problemi della Sardegna non si possono risolvere col patto ma questo è un inizio che va di pari passo con le riforme che abbiamo messo in campo». Il capogruppo di Sel ha concluso ricordando gli impegni per le zone interne e esprimendo favore per il “master plan delle zone interne” («il problema vero resta  lo spopolamento e su questo serve agire attraverso il rilancio dell’azione della giunta e con le risorse del bilancio regionale»).

Dopo il capogruppo di Sel Daniele Secondo Cocco è intervenuto Christian Solinas (Psd’az) che ha ricordato che durante la seduta di esordio in aula della giunta Pigliaru, il presidente aveva fatto appello alla sobrietà. Solinas ha chiesto al presidente della Regione, proprio in virtù di questa sobrietà, di prendere le distanze da questa “soap opera da propaganda”. Io non credo – ha detto Solinas – che questo patto per la Sardegna possa essere una risposta al dossier presentato dalla giunta Pigliaru al governo nazionale. L’esponente sardista è stato molto critico nei confronti del  presidente del Consiglio dei ministri. Per Solinas, Renzi ha fatto una grande opera teatrale presentando 8 patti per le regioni e 8 patti per altrettante città. E la  Sardegna non può partecipare a questa farsa. Le risorse sbandierate  vere e  aggiuntive sono poco più di  8 milioni. Poca cosa anche rispetto al piano di azione e coesione del 2011. Se delle risorse devono essere assegnate alla regione Sardegna – ha continuato Solinas – devono essere risorse libere non fondi che devono servire per finanziare gli enti dello Stato. Quindi, per il consigliere dei quattro mori , un’operazione di verità sui conti va fatta ed è necessario un impegno straordinario. 

Roberto Desini (Partito dei sardi) ha sottolineato che questo è il primo governo regionale che rivendica l’insularità. Non c’è più un confronto con il governo al rialzo con il cappello in mano ma c’è la consapevolezza che l’insularità può essere un elemento su cui costruire il futuro della nostra terra. E’ necessario però cercare di invertire la rotta, cambiare mentalità ed atteggiamento. Spesso – ha continuato Desini – sono stati sottoscritti patti, protocolli e intenti che  non sono stati messi in pratica perché facevano parte di un libro dei sogni. Questa volta, per la prima volta, abbiamo parlato di bisogni. Certo, non si può abbassare la guardia, è necessario controllare perché il patto  sia attuato. Noi crediamo in questa sfida. Cogliamo questa occasione. 

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna)  ha detto che il termine patto significa “fare la pace” . Il patto è un  accordo tra due persone:  tra il  delinquente e l’ offeso.  Quindi è un accordo stretto con lo Stato patrigno.  Il fatto nuovo  – ha aggiunto ironicamente –  è che finalmente ci siamo resi conto che la Sardegna è un’isola. Con tutte le difficoltà che questo comporta. L’esponente dell’Udc è stato molto critico con questo accordo. Con questo patto abbiamo fatto un passo indietro perché negli anni 80 la Sardegna si è confrontata con lo Stato con intese istituzionali. Oggi non c’è stata concertazione, si è firmato un patto tra due persone. Non vorremmo che questo “patto” diventi un “pacco” messo in piedi con risorse virtuali. Questo patto è irrealizzabile e non riuscirà in questo mandato a realizzare le grandi opere previste. La preoccupazione maggiore è che questo patto rimanga solo un’elencazione di promesse.

Pietro Cocco (Pd) ha invitato tutti a tenere un profilo composto. Mentre noi parliamo di numeri – ha detto – i consiglieri della minoranza si dividono tra chi ha un approccio vittimista (che non porta da nessuna parte) e un approccio da guerriero. La nostra scelta è stata quella di stringere un patto,   cioè un accordo tra il presidente Renzi e il presidente Pigliaru. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che porterà a mettere in piedi progetti e a fare opere concrete.

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha lamentato la mancanza di una concertazione preventiva. Per il capogruppo di Forza Italia l’unico dato certo è che questo patto è uno strumento che serve a Matteo Renzi per firmare “patti patacca”. Ragionare su delle risorse che sono già nostre – ha detto – è inutile. Per Pittalis in questo patto è chiarissima la esautorazione del ruolo e delle funzioni del governo sardo. Noi non ci stiamo – ha concluso – a contrabbandare come nuove risorse che appartengono già ai sardi. Tutte le risorse sono fondi  già assegnati. Ma quindi di cosa andiamo a vantarci? Non possiamo vantarci di cose che non ci sono. Si nota solo la logica dello stanziamento. Se i sovranisti sono contenti di essere la stampella del governo Renzi, facciano pure.

«Siamo in tempi di politica post fattuale, cioè di una politica che tende ad ignorare i fatti e oggi abbiamo avuto un bell’esempio di questa politica con gli interventi della minoranza». Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel corso del suo intervento in sede di replica, ha respinto le critiche mosse dai rappresentanti della minoranza consiliare. «I fatti – ha proseguito il capo dell’esecutivo – in questo momento sono numeri reali ed è inutile fare i calcoli col bilancino dei fondi Fsc ignorando il dato fondamentale e cioè che i 1.500 milioni di euro sono solo una parte delle risorse definite nel patto, perché si deve parlare di oltre di tre miliardi di euro». Il presidente della Giunta ha quindi elencato le risorse contenute nel documento sottoscritto con il Governo: «Oltre ai 1500 sui fondi Fsc, ci sono i 600 milioni per le strade, i 125 per le ferrovie, i 400 milioni della dorsale per il metano, un miliardo e mezzo di euro di risorse aggiuntive per garantire l’identico prezzo del metano in Sardegna rispetto al costo sostenuto nel resto dell’Italia».

Il presidente Pigliaru ha poi evidenziato che nella precedente legislatura la quota di fondi Fsc arrivati effettivamente in Sardegna è stata pari al 10% e che la Giunta da lui presieduta ha innalzato di oltre 2 punti percentuali tale importo, così come tra  il 2009 e il 2014 non si sono registrati stanziamenti statali per la continuità territoriale, per il metano o le ferrovie.

Il governatore ha quindi ricordato che si è quantificato il costo dell’insularità («600 milioni di euro, 400 dei quali imputabili al maggior costo dell’energia per l’assenza del metano») ed ha evidenziato la novità presente nel patto rappresentata dalla possibilità offerta alla Regione di “entrare nella definizione dei contratti di servizio con Anas e Rfi”.

Quanto alla certezza delle risorse, il presidente della Giunta ha affermato che entro il 2017 devono essere spesi circa 300 milioni di euro e che gli stanziamenti sono già stati deliberati dal Cipe (delibere n. 25 e 26) e che si è in attesa della “bollinatura” della Corte dei Conti.

Terminato il tempo a disposizione per la replica, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per domani, martedì 4 ottobre alle 11.00, con all’ordine del giorno  il Dl 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

 

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Prima una verifica programmatica basata su un dossier di 16 pagine che racchiudono la cronologia delle cose fatte nei primi tre anni abbondanti di legislatura e gli interventi legislativi da affrontare subito (vedi la legge sulla semplificazione e Agenzia sarda delle Entrate), ed entro l’anno in corso (la riforma rete ospedaliera e legge urbanistica), e quelli da impostare nel 2017; poi, il rimpasto.

E’ questa la proposta avanzata agli alleati dal presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, nel corso del vertice di maggioranza svoltosi ieri. All’incontro hanno partecipato delegazioni di tutte le forze che sostengono la Giunta. Il capogruppo Pietro Cocco, Piero Comandini e il senatore Silvio Lai per il Partito Democratico; il senatore Luciano Uras, il segretario regionale e consigliere regionale Luca Pizzuto e il consigliere regionale Daniele Cocco per Sinistra Ecologia Libertà; il presidente Gesuino Muledda e il consigliere regionale Paolo Zedda per i Rossomori; il segretario regionale Nicola Selloni per il Centro Democratico; il consigliere regionale Raimondo Perra per il Partito Socialista Italiano; il segretario provinciale di Nuoro Giorgio Fresu e i consiglieri regionali Antonio Gaia, Giovanni Satta e Pierfranco Zanchetta per l’Upc; il consigliere regionale Fabrizio Anedda per Sinistra Sarda; il segretario nazionale Franciscu Sedda e i consiglieri regionali Gianfranco Congiu e Augusto Cherchi per il Partito dei Sardi

Cocco-Pigliaru copia