16 April, 2024
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Sabato 15 ottobre, alle ore 16.00, presso la Sala Blu del Centro Culturale di Iglesias, si terrà un Convegno dibattito pubblico su “Salute e ambiente nella  transizione ecologica e Smantellamento del sistema sanitario pubblico” nel Sulcis Iglesiente, organizzato dalla Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica e Isde Sardegna-Medici per l’Ambiente.

Isde Sardegna presenterà i dati preoccupanti sulla mortalità e l’incidenza di patologie connesse alle esposizioni ambientali in tutto il SIN (Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche) del Sulcis Iglesiente e Guspinese. I dati sono rilevati dallo studio epidemiologico condotto in tutti i territori sardi dagli specialisti Antonello Russo, Cristina Mangia, Maurizio Portaluri, Emilio Gianicolo con il contributo dei medici di ISDE Sardegna, Domenico Scanu e Claudia Zuncheddu.

«La Rete Sarda interviene sulla crescente carenza dei servizi sanitari pubblici e sull’inaccessibilità non solo ai servizi di Prevenzione, ma anche di Medicina di Emergenza Urgenza, in un vasto territorio laddove l’accesso alla prevenzione e alle cure dovrebbe essere garantito e potenziato. Come in tutti i territori sardi, denuncia lo smantellamento dei servizi sanitari e la grave carenza di medici, infermieri, tecnici di laboratorio, un problema da affrontare e risolvere prioritariamente. L’iniziativa mira a contribuire al superamento della crisi sanitaria ed ambientale nei territori sardi con proposte concrete. Il dibattito è aperto ai cittadini, associazioni, comitati, sindacati e in primis la partecipazione dei sindaci dei 39 comuni del Sulcis Iglesiente e Guspinese è indispensabile.»

Sabato 15 ottobre 2022, alle ore 16.00 presso il Centro Culturale, in via Grazia Deledda, a Iglesias, si terrà il convegno-dibattito su “Salute e Ambiente nella transizione ecologica e lo smantellamento del Sistema sanitario pubblico”, organizzato dal coordinamento  del Sulcis Iglesiente della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.

I relatori saranno: il dottor Domenico Scanu, presidente Isde Sardegna, e la dottoressa Claudia Zuncheddu, presidente Isde Cagliari e portavoce della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica.

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La dottoressa Claudia Zuncheddu è stata nominata presidente della sezione ISDE di Cagliari, nel corso dell’assemblea degli iscritti del 10 dicembre scorso.

L’associazione medici per l’ambiente – ISDE Italia, affiliata all’International Society of Doctors for the Environment – ISDE (organizzazione internazionale presente ed attiva in circa 30 Nazioni al mondo, riconosciuta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), lavora per diffondere ed approfondire conoscenze sul legame tra il degrado ambientale e la salute umana. Claudia Zuncheddu, da numerosi anni medico ISDE, svolge l’attività clinica di medico di Medicina generale e di specialista in malattie infettive e tropicali a Cagliari, operando nei quartieri di Castello e Sant’Elia, occupandosi, oltre che dei residenti, anche di cittadini immigrati.

Grande soddisfazione è stata espressa dai medici di ISDE Sardegna per tale incarico.

«L’affidamento di un incarico così importante per la dottoressa Claudia Zuncheddu, è un valore aggiunto a tutte le battaglie ambientali che ha sostenuto e continua a sostenere con impegno, dedizione e grande competenza da anni – afferma il presidente di ISDE Sardegna Domenico Scanu -. La scelta della dottoressa Claudia Zuncheddu, insieme al Consiglio direttivo, determinerà da subito le prime strategie operative a riguardo degli interventi più urgenti relativi alle problematiche ambientali del territorio provinciale, certo che da questa importante nomina i medici ISDE trarranno maggior forza ed autorevolezza.»

Tutte le sezioni della Sardegna (Sassari, Nuoro, Oristano ed ora Cagliari) faranno il punto del lavoro svolto finora da ISDE e programmeranno insieme le future attività anche alla luce delle scelte in materia di ambiente che stanno portando avanti i governi regionale e nazionale, tra cui, per citare i più recenti, il progetto di metanizzazione e la tecnologia 5G, per i quali ISDE Sardegna sta producendo una netta opposizione con rigoroso razionale scientifico.

Il coordinamento del Sulcis Iglesiente in difesa della sanità pubblica «ringrazia il dottor Domenico Scanu per il lavoro professionale ed umano svolto in questi anni in qualità di consigliere prima e di presidente poi dei medici ISDE. Ed esprime i complimenti augurando buona strada alla dottoressa Claudia Zuncheddu (referente della Rete sarda in difesa della sanità pubblica) per la nomina a presidente medici ISDE Regione Sardegna. In relazione al suo spessore scientifico, umano e politico – conclude il coordinamento del Sulcis Iglesiente in difesa della sanità pubblica – offrirà il giusto contributo al popolo sardo e ad una terra che ha necessità di persone libere e ricche di spessore. Certi del suo lavoro, auguriamo alla dottoressa Claudia Zuncheddu un buon lavoro». 

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Alcune associazioni hanno presentato nuove osservazioni al progetto di ammodernamento dello stabilimento Eurallumina di Portovesme, alla vigilia della Conferenza dei servizi in programma il 21 e 22 gennaio.

Secondo Legambiente Sardegna, «per l’area di Portoscuso tutte le analisi evidenziano la situazione di grave inquinamento diffuso su aria, suolo e falde conseguentemente ai ritardi nelle attività di bonifica ed ai necessari adeguamenti tecnologici e ambientali. La priorità assoluta è il radicale disinquinamento del territorio con la bonifica delle falde e dei suoli. Pertanto, sono inaccettabili i progetti aziendali di ampliamento del bacino fanghi rossi, incompatibili anche con le rigorose normative di tutela paesaggistica. Il DM 430/2018 – aggiunge Legambiente Sardegna – prevede la dismissione della centrale a carbone ENEL, per cui il vapordotto non appare realizzabile. La centrale a carbone dovrebbe essere convertita in una alimentata con GNL di cui però non esiste neppure il terminale. In sintesi, il progetto della Eurallumina appare fortemente contraddittorio con il complesso delle recenti normative e con la strategia espressa nella proposta di Piano nazionale integrato per l’energia ed il clima varata dal Governo».

Legambiente Sardegna sostiene che «la bonifica dei siti inquinati costituisce la priorità, da cui non si può prescindere e da attuare in tempi stretti: non sono più accettabili i tempi del piano di risanamento di Portoscuso ancora non concluso dopo oltre vent’anni; non appare corretto che il territorio di Portoscuso venga considerato un’area condannata alla compromissione irreversibile e nella quale alla situazione di inquinamento diffuso si proponga di aggiungere altri impianti inquinanti. E’ necessario che vengano affrontati con urgenza i problemi connessi con l’inquinamento diffuso del suolo, al fine di giungere rapidamente al superamento dell’ordinanza di limitazione al consumo per i prodotti alimentari. Qualsiasi nuovo intervento deve essere subordinato alla realizzazione del disinquinamento assolutamente indifferibile della falda e dei suoli (già previsti 20 anni fa dal piano di disinquinamento), adottando opzioni tecnologiche efficaci, specie in relazione a quelle che, in altri SIN, hanno dimostrato diverse criticità. Risulta contraddittoria ed inaccettabile dal punto di vista paesaggistico ed ambientale – aggiunge Legambiente Sardegna – la proposta di ampliare il bacino fanghi rossi che comporterebbe di lasciare in eredità alle generazioni future una collina artificiale, in riva al mare, da circa 60 milioni di tonnellate. L’attuazione del DM 430/2018 prescrive la chiusura della centrale a carbone di Portoscuso entro il 2025, rendendo di fatto improponibile la fornitura di vapore all’Eurallumina. Infatti, l’impianto deputato alla fornitura di vapore ed energia elettrica all’Eurallumina dovrebbe prevedere l’alimentazione a gas naturale (con necessaria riconversione della centrale esistente) la cui fornitura potrebbe però avvenire tra molti anni, dal momento che allo stato attuale non esiste né in Sardegna né a Portoscuso un terminale idoneo. In estrema sintesi, i contenuti del progetto Eurallumina risultano totalmente contraddittori con il complesso di recenti normative improntate ad una strategia basata sul disinquinamento dei territori, sviluppo delle fonti di energia da fonti rinnovabili e di chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. Il progetto – conclude Legambiente Sardegna – appare non compatibile con la prospettiva ultimamente ribadita in maniera autorevole dalla proposta di piano nazionale integrato per l’energie edil clima, approvata dal ministero dello Sviluppo economico congiuntamente al ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti».

Altre osservazioni sono state avanzate da Giacomo Meloni, segretario della Confederazione Sindacale Sarda; Domenico Scanu, presidente di ISDE, Medici per l’Ambiente – Sardegna; Graziano Bullegas, presidente di Italia Nostra Sardegna; e Marco Mameli, presidente di Assotziu Consumadoris Sardigna Onlus, secondo i quali «le principali criticità rilevate riguardano la mancata attribuzione di un codice univoco ai fanghi destinati al Bacino dei Fanghi Rossi (BFR), criticità che si ripresenta anche nel nuovo progetto; le tecniche di coltivazione dei bacini C e D, che non appaiono conformi alla normativa sulle discariche, come già evidenziato in precedenti osservazioni il massiccio impiego di carbone per la fornitura di vapore all’Eurallumina da parte dell’ENEL; la generale assenza di benefici emissivi legati alla cogenerazione e, anzi, un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Si fa anche notare che l’intervento dell’assetto cogenerativo ricade nella fattispecie per la quale è necessaria una nuova Valutazione di Impatto Sanitario (la precedente era stata realizzata sulla base del precedente progetto). Desta, infatti, preoccupazione l’impatto sulla salute pubblica dell’intero progetto, localizzato all’interno di un Sito d’interesse nazionale per bonifica (S.i.n.) dove diversi studi epidemiologici hanno evidenziato l’esistenza di una situazione sanitaria problematica».

Giacomo Meloni, Domenico Scanu, Graziano Bullegas e Marco Mameli manifestano la loro contrarietà al rilancio della produzione di allumina da bauxite ed evidenziano una serie di carenze che – a loro parere – «rendono improcedibile la Valutazione d’impatto ambientale» e sostengono che «una delle principali novità del nuovo progetto dell’Eurallumina consiste nella rinuncia all”impianto CHP di proprietà, a favore del vapordotto ENEL-Eurallumina. L’impiego della centrale ENEL “Grazia Deledda” (già inserita dall’Agenzia Europea per l’Ambiente tra i 190 impianti più inquinanti d’Europa) in assetto cogenerativo comporterà la combustione di oltre 730.000 tonnellate di carbone/anno all’interno di un S.i.n, la cui caratteristica fondamentale è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano anziché aumentare. L’effetto di questo intervento – concludono Giacomo Meloni, Domenico Scanu, Graziano Bullegas e Marco Mameli – consiste nel rilanciare il ruolo del termoelettrico alimentato a carbone come erogatore di un servizio di base, proprio quando il nuovo corso della politica energetica comunitaria e italiana (vedi il recente Decreto 430/2018) prevede l’abbandono dei combustibili fossili.»

 

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Se le dichiarazioni spese sul metano nei giorni scorsi, avranno la stessa efficacia di quelle impiegate sul “fare” negli ultimi 4 anni dalla RAS, non dobbiamo temere l’ennesima servitù del popolo sardo, né lo squarcio dell’isola per oltre 400 chilometri, né la realizzazione del mega scottante e speculativo obiettivo. Sarebbe insopportabile da una Regione che tiene a cuore il benessere dei propri cittadini, che in risposta all’ipotesi dei 38 bacini di stoccaggio nel 2016, avevano saputo pronunciare significativi No. Oltre i pareri negativi e le perizie contrarie, giunte dagli ambientalisti, dai medici, dai ricercatori, dagli economisti; le opposizioni più nette sono pervenute dagli elettori sardi il 4 marzo con un voto che ha depotenziato ogni ulteriore azione dell’esecutivo in carica, o per meglio dire, in scarica. L’ultimo impeto sul gasdotto e il rigassificatore a Porto Torres con Eni che mette a disposizione aree e impianti nella zona industriale dice però, che qualcosa bolle in pentola e, nella concreta possibilità che possa raffreddarsi bruscamente nel 2019, il bisogno di mettere a segno il risultato è più che evidente.

Non è tollerabile che si prevarichino, comuni, comitati, associazioni e cittadini, per realizzare strutture sui loro territori senza guardare alla sostenibilità dei luoghi, senza accettare la sfida di riconnettere economia e società. Si è consentito in passato di mettere radici velenose, mascherate da opportunità lavorative, privando le comunità di sicurezza e di investimenti conformi alle vocazioni naturali dei siti e ancora oggi non si è spiegato e non si capisce quale sia, accanto al piano energetico industriale, l’indirizzo politico-ambientale della Regione Sardegna. Partendo dall’assunto che «produrre energia non equivale a produrre ricchezza o benessere», ci domandiamo quali saranno i vantaggi veri che il metano ci porterà. Il risparmio sui costi, dicono, pur sapendo che i funzionari dell’assessorato ritenevano già dal 2009 che «il metano non presentasse caratteristiche di economicità tali da renderlo competitivo rispetto alle fonti già utilizzate in Sardegna». Allora perché l’assessora sostiene che «Il metano rilancerebbe l’industria che sarebbe attratta da costi energetici molto inferiori a quelli attuali e darebbe una mano ai cittadini una volta allacciati alla rete?»

Nel 2017 il piano, entrato nella fase attuativa con i progetti per la dorsale sarda, quelli sui depositi costieri e soprattutto, la certezza delle risorse finanziarie previste nel Patto per la Sardegna, siglato con il Governo nazionale amico, lasciò intendere che la Giunta Pigliaru e i governi Renzi-Gentiloni avevano puntato al metano quale obiettivo di legislatura. Peccato, che il loro scellerato e vulnerabile “fare” sia arrivato in un’epoca in cui tale progetto risultava già obsoleto nel nascere. Tuttavia, la rete del metano in Sardegna, se non sarà un’opportunità per le comunità, appare già un affare per due, la Società Gasdotti Italia e la Snam Rete Gas, e di tale duplice interesse la regione si inorgoglisce pure. A me, invece, interessa capire se gli aspetti di carattere ambientale, interessano o no la Regione Sardegna. Alla domanda retorica, l’assessora risponde con rassicurazioni che stridono con il chiarimento scientifico del presidente Isde Sardegna, dottor Domenico Scanu, il quale avverte: «Dare spazio a progetti di metanizzazione solleva criticità ambientali, socio-economiche e sanitarie e dimostra il deficit progettuale dei decisori politici. Il tentativo di ridurre l’impatto ambientale e sanitario della produzione energetica attraverso un altro combustibile fossile appare quantomeno schizofrenico».

Un report del World Resources Institute conferma che non solo nel processo di estrazione ma anche durante il trasporto del gas, vengono rilasciate in atmosfera quantità rilevanti di metano, dal 2-3% della produzione totale, fino a un impressionante 7%. Un contributo al disastro climatico pari a quello delle emissioni di milioni di auto. Effettivamente il gigantesco quanto discutibile investimento di un miliardo e 578 milioni per un’opera di tale minaccia, potrebbe evitarsi e noi ce lo auguriamo. L’auspicio è che il cammino verso la metanizzazione dell’isola si interrompa definitivamente, magari grazie al prossimo governo regionale, nella speranza di vedere eletti nuovi e più consapevoli soggetti .

Carla Puligheddu

Dirigente nazionale PSd’Az