28 March, 2024
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Dopo Bastia e Cagliari, GRRinPORT (Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia – Francia, cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) nell’ambito della Cooperazione Territoriale Europea (CTE), sarà a Livorno per l’ultimo appuntamento del ciclo di seminari, promosso per tracciare un bilancio dell’attività svolta finora e descrivere le attività future.

Il progetto GRRinPORT: seminario a Livorno. 14 mesi di lavoro per il progetto transnazionale finalizzato a migliorare la qualità delle acque marine nei porti, limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente. Il seminario a Livorno è l’ultima tappa del tour, che pone l’accento sulle attività svolte e sui risultati attesi. Il convegno si svolgerà il 28 giugno, a partire dalle ore 9.15, presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, presso il Polo della Logistica e delle Alte Tecnologie, Complesso Dogana d’Acqua – via del Cedro 38.

Risultati e obiettivi di GRRinPORT. L’attività dei partner di GRRinPORT, le interviste, le immagini degli impianti per il trattamento di residui, reflui e sedimenti sono al centro del video di progetto, realizzato per raccontare oltre un anno di ricerche e studi. I principali risultati sono legati alle attività condotte da ISPRA (STS Livorno) e dal DESTEC dell’Università di Pisa. Dopo una prima fase di campionamenti, i due partner del progetto hanno iniziato a lavorare alla separazione granulometrica e al trattamento dei sedimenti con tecnica di soil-washing. Lo scopo di questa attività è di concentrare gli inquinanti in volumi ristretti in modo tale da portare in discarica un decimo del volume di partenza del rifiuto, riducendo i costi di smaltimento. Altro fronte di indagine, è quello che partirà a breve sotto il coordinamento dell’UCPP che attraverso un questionario andrà a studiare le preferenze individuali in merito alla gestione dei rifiuti solidi (e in particolare del loro stoccaggio) a bordo delle navi e al conseguente conferimento in porto. Attraverso un questionario destinato agli utilizzatori del porto basato sulla metodologia del “Choice Experiment”, si misura la disponibilità a pagare per una determinata tipologia di raccolta, che rappresenta l’equivalente monetario del costo esterno sostenuto dagli intervistati, associato a quella determinata tipologia di conferimento di rifiuti. Altre attività sono in svolgimento sotto il coordinamento di UNICA, RAS-ADIS, OTC. Le attività di comunicazione portate avanti dalla Fondazione MEDSEA sui social network, sul sito Internet o attraverso la newsletter permettono di seguire le attività di progetto.

Il programma del seminario. L’evento si aprirà alle 9.15, con l’incontro alla Fortezza del Porto e, a seguire, alle 9.30, con la visita all’impianto pilota di ISPRA per la caratterizzazione dei sedimenti dragati. Alle 10.30, ci sarà il trasferimento presso la sede di ISPRA: lì avverrà la registrazione dei partecipanti al convegno.

Alle 11.00 i saluti istituzionali, che spetteranno a David Pellegrini, responsabile della Sezione sperimentale Valutazione Rischio Ecologico nelle aree marine e costiere, e Stefania Balzamo, direttrice del Centro nazionale per la Rete nazionale dei Laboratori.

Alle 11.30 Alessandra Carucci, ordinario di Ingegneria sanitaria e ambientale, pro rettore per l’Internazionalizzazione dell’ateneo di Cagliari, capofila del progetto, introdurrà le tematiche del seminario con la relazione “Progetto GRRinPORT: obiettivi ed attività”.

Alle 11.50 Elena Tamburini (UNICA) interverrà sul “Risanamento delle acque marine: il ruolo dei microrganismi nella degradazione degli idrocarburi e nel monitoraggio ambientale”. Nei porti, la contaminazione da idrocarburi petroliferi conseguente all’attività antropica determina un’alterazione delle naturali condizioni dell’ecosistema. Saranno descritte le tecnologie biologiche basate sull’uso di microrganismi autoctoni degradatori di idrocarburi che durante il progetto GRRinPORT saranno impiegate per far fronte a questa tipologia di inquinamento e quindi limitarne l’impatto. Verranno utilizzati degli enzimi, batteri o funghi per far “digerire” le sostanze inquinanti, oppure saranno applicate delle correnti elettriche per “muovere” i metalli pesanti nelle sabbie e concentrarli in una porzione delle stesse. Al centro delle relazioni di Carla Mancosu ed Antonello Corda (Regione Autonoma della Sardegna) la ”Gestione della qualità delle acque portuali ai sensi della Direttiva 2000/60/CE: prospettive” (ore 12.10).

Alle 12.30 l’intervento di Claudio Detotto (UCPP) avrà come argomento la “Realizzazione di un’indagine sulle pratiche di separazione dei rifiuti a bordo delle navi”

Alle 13.00 light lunch con la proiezione del video del progetto.

Alle 14.30 Renato Iannelli e Simona Di Gregorio (UNIPI) illustreranno i “Test a scala di laboratorio propedeutici all’allestimento di prove pilota di landfarming ed elettrocinesi di sedimenti portuali”.

Alle 14.50 le relazioni di Andrea La Camera e Fabiano Pilato (ISPRA) su “Remediation Technologies, end of waste, monitoraggi ambientali e armonizzazione delle mormative transfrontaliere: l’operato previsto da ISPRA per il progetto GRRinPORT”

Seguirà alle 15.10 il punto sull’impianto pilota di ISPRA, sempre a cura di Andrea La Camera e Fabiano Pilato (ISPRA).

Alle 15.30 la sessione di domande e risposte chiuderà il seminario.

Il partenariato del progetto. Partner di GRRinPORT sono l’Università degli Studi di Cagliari – come capofila – con il Dicaar (Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura) edil Disb (Dipartimento Scienze biomediche), la Regione Autonoma della Sardegna (Agenzia regionale distretto idrografico della Sardegna, RAS-ADIS), la Fondazione MEDSEA (Mediterranean Sea and Coast Foundation), l’Université de Corse Pasquale Paoli (Laboratoire Lisa – Umr CnrS6240 Lieux, Identités, eSpaces et Activité), l’Office des Transports de la Corse, l’Università di Pisa (Dipartimento ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Struttura Tecnico Scientifica, Livorno).

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Lavorano sul risanamento ambientale con tecnologie biologiche. Sposano innovazione e intuito su ambiti di forte impatto sociale: inquinamento marino e terrestre, discariche e siti minerari contaminati da metalli pesanti. Hanno in corso lavori di bonifica e consulenza in vari aree del Mediterraneo. I ricercatori dell’Università di Cagliari sono all’avanguardia in un settore particolarmente significativo. I gruppi guidati da Elena Tamburini (docente microbiologia generale, dipartimento Scienze biomediche) e da Alessandra Carucci (pro rettore Internazionalizzazione, dipartimento Ingegneria civile, ambientale e architettura) hanno colto nel segno: la giuria scientifica nominata dal settimanale Sette-Corriere della Sera, li ha inseriti nella best list in corsa per i “Sette Green Awards”, riconoscimento dedicato ai centri nazionali di eccellenza impegnati nell’innovazione sostenibile.

I gruppi delle professoresse Tamburini e Carucci – in collaborazione da tempo anche con altri ricercatori dell’ateneo di Cagliari coinvolti nel risanamento ambientale con tecnologie biologiche – operano impiegando microorganismi naturali: «Si tratta di batteri presenti nei luoghi contaminati, quindi senza modificazioni genetiche, a cui insegniamo a comportarsi in modo da modificare e rimuovere gli inquinanti. Un esempio? Il petrolio, gli scarti delle miniere. In sostanza, bonifichiamo idrocarburi e metalli pesanti dalle acque, in particolare dal mare, e dal suolo».

Il MapMed, finanziato con circa due milioni trecentomila euro da Enpi-CbcMed e seguito in tandem dagli staff Tamburini-Carucci, si occupa di gestione sostenibile dei porti turistici del Mediterraneo con riguardo agli inquinamenti da idrocarburi. Cagliari è ateneo capofila. Gli altri partner sono l’Università di Firenze, la Regione Sardegna (Agenzia distretto idrografico), l’Hellenic center for marine research di Creta (Grecia), gli atenei di Alessandria (Egitto) e Tunisi (Tunisia). Il BioLanClean – finanziato dall’Università di Cagliari nell’ambito di InnovaRe – è un altro progetto seguito dagli specialisti dell’ateneo del capoluogo apprezzato a livello internazionale. Finalizzato all’impiego di pura lana vergine di pecore sarde è teso allo sviluppo di prodotti in grado di assorbire e biodegradare gli idrocarburi in mare. Ha un budget di centomila euro e si attua in collaborazione con Edilana (Guspini).

Dal 2002 lo staff di Elena Tamburini studia i microorganismi. «Ma spesso li impieghiamo in sinergia con le piante in progetti regionali inerenti le aree minerarie dismesse nel Sulcis. Abbiamo collaborazioni proficue con i team di Gianluigi Bacchetta (direttore Orto botanico, dipartimento Vita e ambiente) e Giovanni De Giudici (dipartimento Scienze chimiche e geologiche». E non solo. I ricercatori si occupano anche di progetti inerenti problematiche di inquinamento da idrocarburi a mare: «Per la precisione, le contaminazioni derivanti da incidenti su piattaforme o petroliere, che hanno un grande clamore, non le seguiamo. Ma operiamo nelle contaminazioni – rimarca la professoressa Tamburini – che avvengono in maniera cronica e costante nei porti, nelle linee di traffico e sulle rotte marittime, nelle aree costiere dovute alle attività e ai movimenti delle imbarcazioni». Lo staff della docente ha all’attivo, tra l’altro, una consulenza scientifica con Ivi petrolifera di Cagliari. La società è impegnata nella bonifica biologica alla pineta di Torregrande (Oristano), area su cui insisteva una raffineria.

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Ieri è stato presentato in anteprima mondiale nella sala conferenze del molo Ichnusa, a Cagliari, il progetto-workshop “Biolanclean-Prodotti innovativi realizzati con il 100 per cento di pura lana vergine di pecora sarda autoctona come mezzo per l’assorbimento e la biodegradazione di idrocarburi petroliferi“. Il progetto rientra nell’intervento Innova.re-Innovazione in rete.

Università di Cagliari con Edilana e le filiere Edizero Architecture of Peace. Nell’ambito della Giornata internazionale dell’acqua è stato presentato “Innovazioni sostenibili per la salute del mare-Per una architettura di pace senza petrolio senza inquinanti”. Il progetto verte sui salvamare assorbitori, “mangiapetrolio e mangiaveleni” con caratteristiche tecniche e ambientali uniche al mondo.

Gli sversamenti operativi causano il 25 per cento dell’inquinamento marittimo totale: una problematica ambientale quasi invisibile e mediaticamente assente sebbene sia ben 3 volte superiore all’inquinamento (8 per cento) causato dagli sversamenti da incidenti di navi, petroliere e piattaforme. I prodotti disinquinanti Salvamare GEOLANA SeaCleanup – linea  LANAturale Salute del Mare – sono stati sviluppati e implementati grazie alle attività  di studio e ricerca svolte dall’azienda di Guspini con l’Università di Cagliari nell’ambito del progetto di  sviluppo congiunto Università e Impresa, realizzato nell’ambito dell’intervento  INNOVA.RE  – Innovazione in Rete finanziato dal POR FESR 2007-2013.

I prodotti disinquinanti Salvamare-tecnologia Edilana, sono i primi al mondo a svolgere la duplice funzione di assorbimento e biodegradazione naturale (senza additivi aggiunti) degli idrocarburi petrolchimici sversati a mare durante le attività operative giornaliere di navigazione (trasporto, turismo, pesca). Ovvero, fungono da assorbitori e da minidepuratori naturali per assolvere  all’inquinamento marittimo giornaliero, presente nei porti, porticcioli con annessi stabilimenti balneari, zone costiere, aree di pesca, siti industriali.

Ai lavori sono intervenuti, tra gli altri, per l’ateneo di Cagliari Elena Tamburini (Disb – Dipartimento Scienze biomediche), Alessandra Carucci (pro rettore Internazionalizzazione, Dicaar-dipartimento Ingegneria civila, ambientale e architettura), Annalisa Bonfiglio (pro rettore Innovazione), Nicola Frigau (Disb), Marianna Perra (Dicaar), Andrea Piras (Disb), Francesco Vitali (Disb), Carla Mancosu (Disb) e Daniela Ducato (filierie Edizero).