24 April, 2024
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Anche nei club di servizio, così importanti per le azioni sociali messe in atto per il bene della collettività, riprendono le attività in presenza grazie alla campagna vaccinale e allo strumento del green pass, ormai diventato un secondo documento di identità, che ha permesso la riapertura di negozi, alberghi, ristoranti, cinema, teatri, palestre, stadi e di tutte quelle categorie economiche ed imprenditoriali che tanto hanno sofferto durante  i quasi due anni di pandemia.

Ed in questa ottica la sezione Fidapa del Sulcis ha potuto così celebrare, con un evento in presenza, il passaggio di consegne in vista del biennio 2022-2023.

Nella suggestiva cornice del Lù Hotel di Porto Pino, la splendida località balneare sulcitana, si sono ritrovate le socie dell’Associazione femminile del territorio che, a livello nazionale, conta circa 10.000 socie ed aderisce alla Federazione Internazionale IFBPW, International Federation of Business and Professional Women.

La costola sulcitana della Fidapa è una delle 300 sezioni distribuite su tutto il territorio nazionale che, in base all’organizzazione mondiale, è raggruppata in 7 differenti Distretti.

La Federazione ha lo scopo di promuovere, coordinare e sostenere le iniziative delle donne che operano nel campo delle Arti, delle Professioni e degli Affari, autonomamente o in collaborazione con Enti, Associazioni ed altri soggetti.

Nella intensa cerimonia la presidente uscente, Maria Gemma Moi, alla presenza della Presidente del Distretto Sardegna Maria Lucia Fancellu, ha lasciato nelle mani della neo eletta Anna Rita Cogoni le redini della sezione del Sulcis fino al 2023, un biennio improntato alla rinascita che le socie auspicano possa rappresentare l’uscita dall’emergenza sanitaria e il ritorno alla normalità visto che, durante il periodo di lockdown, le donne in particolari contesti socio-economici hanno sofferto moltissimo con un aumento dei casi di violenza e di maltrattamenti.

Ospite d’onore dell’evento uno dei più importanti giornalisti italiani, Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana,  primo laico a ricoprire questo delicato incarico all’interno del settimanale fondato 90 anni fa dal gruppo editoriale di San Paolo, arrivato a Porto Pino su invito della Past President Maria Chiara Basciu, fondatrice della Fidapa Sulcis, componente della Commissione Pari Opportunità della Regione e medico dentista impegnato nel volontariato e nelle cure dei carcerati in tutta l’Isola e anche al Carcere di Opera a Milano.

Del nuovo direttivo fanno parte, oltre alla nuova presidente Anna Rita Cogoni e alla past president Maria Gemma Moi, la vice Presidente Anna Rita Pisu, la segretaria Rosanna Desogus e la tesoriera Elisabetta Ecca.

gruguaCasa Modigliani  Tenuta Modigliani Grugua 1875(courtesy R. Andreuccetti) Tenuta Modigliani Grugua - (Foto R. Andreuccetti)

La Scuola Civica d’Arte Contemporanea di Iglesias, dopo aver ripulito un pozzo sacro (Genn’e Mustatzu), domenica 14 giugno realizzerà un’altra azione di guerrilla trekking, creando la segnaletica per arrivare alla tenuta e una bacheca con le informazioni, e riuscendo a far aprire dagli attuali proprietari la casa Modigliani.

Pochi metri prima del bivio per la rinomata spiaggia di Cala Domestica, sulla destra (per chi proviene da Iglesias), c’è una strada bianca con l’indicazione per le miniere di Grugua: anche in questo caso gli avvisi introducono esclusivamente ad itinerari minerari e niente e nessuno ci avverte che questa fertile piana, ricca di acque e circondata dai monti, conserva ruderi di un insediamento di epoca romana e la casa della famiglia Modigliani. Nel 1862 tutta la Valle, chiamata anche Salto di Gessa, divenne appunto proprietà dei Modigliani, Flaminio ed Emanuele, rispettivamente padre e zio del celebre pittore.

Grugua all’epoca era una sorta di terra promessa. Anche oggi, fino alla prima estate la valle è verdissima e ricca di acque sorgive. In estate il giallo dei pascoli è interrotto dal verde delle vigne soprattutto da sughere e da grandi gelsi bianchi che circondano alcuni poderi e case padronali. Una di queste costruzioni è una villa bianco giallastra con le torrette merlate e un’eleganza a metà strada tra il liberty e il falso medio evo di certi stili neogotici otto/novecenteschi. Era la villa dei Modigliani. Dopo anni di abbandono è stata acquistata da due famiglie di Buggerru, i Silesu e gli Andreuccetti. I Modigliani sapevano apprezzare la bellezza e l’utilità della natura, ma poiché il loro mestiere era quello di commerciare in carbone e legna, fecero il deserto attorno alle loro proprietà. I comuni di Fliminimaggiore e di Iglesias ingaggiarono una lotta senza tregua nei confronti dei nuovi feudatari che avevano ottenuto piena libertà di taglio dei boschi appartenuti alla comunità. Ma le proprietà si estendevano  a quanto riportano i documenti dell’Archivio di Stato, fino all’altopiano di Oridda, ai confini tra Domusnovas e Villacidro.

Proprio nell’anno in cui nacque l’artista, il 1884, gli affari della famiglia cominciarono ad andare a rotoli (i Modigliani persero in seguitole proprietà sarde), ma continuarono a lavorare in Sardegna come intermediari: tra il 1896 e il 1901, Amedeo, l’ultimogenito, fu appunto ad Iglesias. Negli stessi anni in cui maturava l’ascesa e la caduta della famiglia, in città aprì l’albergo Leon d’Oro, che divenne la loro residenza commerciale, quando persero la casa di Grugua.

Adolescente, già appassionato di pittura e dotatissimo nel disegno, divenne amico dei giovani Taci, Norma Medea, Anita Clelia e Ezio Caio.

Nel 1898 eseguì un primo schizzo che ritraeva Norma Medea, già gravemente malata. Nello stesso anno, pochi mesi dopo la morte della ragazza, stroncata da una meningite, lo schizzo divenne il “Ritratto di Medea”, perla custodita per quasi un secolo da Carlo Meloni, nipote della scomparsa. Fino a quando le miniere di Monteponi furono attive nella palazzina della direzione era visibile un altro dipinto, ora perduto, chiamato “La farfalla di Modigliani”.

Anche questo progetto è nato nel laboratorio d’arte pubblica e sociale della Scuola ad opera di una delle allieve, Elisabetta Ecca, la quale ha cercato di mettere ordine ai confusi ricordi che ad Iglesias riferivano della permanenza in città del celebre artista livornese. Infatti se nessuna segnaletica ci avvisa a Grugua, nessuna targa è posta a ricordo del soggiorno in città.

Scuola Civica d'Arte contemporanea Iglesias

Domenica 28 dicembre dalle ore 10,30, in via Oristano (ingresso giardino biblioteca), la Scuola Civica d’Arte Contemporanea di Iglesias presenta i suoi primi sei mesi di attività. Per l’occasione è stata allestita una mostra-presentazione dei progetti degli studenti del corso 1.1, realizzati durante il Laboratorio d’Arte Pubblica e Sociale.

La scuola ha ospitato, in residenza e in veste di visiting professor, alcuni degli artisti più rappresentativi del panorama nazionale: Simone Berti, Simeone Crispino (Vedovamazzei), Ettore Favini, Luca Francesconi, Silvia Hell, Renato Leotta, Domenico Antonio Mancini; tenuto lezioni e conferenze con artisti e curatori sardi: Davide Mariani, Giangavino Pazzola, Alessandro Biggio, Efisio Carbone; incontrato collezionisti come Giorgio Viganò. Tutti, insieme agli artisti del collettivo Giuseppefraugallery, hanno interagito con gli studenti della scuola e con la comunità; un video raccoglie i momenti di questi incontri. Non un’apparizione sporadica dunque, ma un rapporto intenso e costante realizzato attraverso un processo partecipativo, di intregrazione sociale e culturale che ha trasformato la città di Iglesias in uno dei centri più attivi della ricerca artistica nazionale. Gli studenti del corso 1.1 (Angelo Dessì, Giovanna Dessì, Elisabetta Ecca, Alessandra Etzi, Giovanna Pilloni, Deinira Sánchez Burgos, Davide Tocco, Daniela Ventura) presentano i progetti che hanno come obiettivo quello di ridisegnare ipotesi di un “ritorno al futuro” di un territorio intrappolato nell’autoreferenzialità e nell’incapacità di uscire da stereotipi consolidati dalla crisi.

Giovanna Pilloni ha ideato un’opera che, per essere compiuta, necessita di uno sforzo percettivo e partecipativo – insolito per per chi perservera in un atteggiamento diffidente, distaccato e depresso – chiamando in causa pratiche e riti di comunità che, nonostante vivano povertà molto più esteme della nostra, non rinunciano ad esprimere la propria identità con un forte attaccamento alla vita attraverso la gioia e la condivisione delle esperienze interiori.

Giovanna Dessì ha fatto un’indagine sui cognomi sardi più diffusi in città presentandoli con delle immagini, di diversa dimensione secondo la percentuale anagrafica, inoltre ha sistemato, nel giardino della scuola, un sacco natalizio dove cinque patate sono in grado, attraverso l’umidità dell’aria, di riempirlo con ben dieci chili dello stesso ortaggio; il suo  è un inequivocabile messaggio alternativo ad un’identità radicata sullo sfruttamento minerario ed industriale del territorio, chiamando in causa la perdita della memoria lingustica e dei più elementari processi di sopravvivenza alimentare e culturale. Elisabetta Ecca ha rielaborato un percorso minerario, che da Cala Domestica porta alla miniera di San Luigi, reindirizzandolo verso la Casa di Modigliani e l’antica Metalla, coinvolgendo sia i nuovi proprietari che i pastori che lavorano nella tenuta, cercando di incentivare pratiche di ospitalità e di rilettura della nostra storia attraverso collegamenti con momenti importanti della storia dell’arte.

Angelo Dessì ha realizzato una segnaletica che, partendo da una discarica, porta ad un tempio nuragico (Genn’e Mustazzu) con pozzo sacro, ripulendolo dalle erbacce e predisponendo una zona per la sosta e per il ristoro fai da te.

Deinira Sánchez Burgos, sfruttando la sua esperienza di giornalista e reporter, ha realizzato una macchina percettivo-comunicativa dove far prendere coscienza alla popolazione che per uno straniero, come lei, le montagne di veleni sono solo montagne di veleni, un pericolo e non una risorsa estetica e culturale: un segnale della follia e dell’incapacità al porre rimedio ad un disastro ambientale che mina, oltre la nostra salute, la dignità e l’integrità morale di una comunità.

Davide Tocco mette in campo un particolare metodo di progettazione urbanistica proposto attraverso dei fogli scritti nell’antica arte calligrafa, per creare una riflessione sulle possibilità offerte dalle capacità dell’individuo di immaginare soluzioni grazie ad un diverso fruire delle dinamiche percettive e sensoriali.

Alessandra Etzi ha messo a disposizione degli altri studenti una parete della sua casa dove poter intervenire con un’opera collettiva, aprendo poi periodicamente al pubblico il suo spazio privato.

Infine Daniela Ventura ha realizzato un sito web per meglio coinvolgere la comunità nella didattica e nelle iniziative della scuola.

Un ringraziamento particolare va a Mario Baraglia, artigiano di Iglesias, che durante il laboratorio ha messo la sua esperienza a disposizione degli studenti, realizzando anche, insieme a Davide Tocco, la nuova insegna per la Scuola Civica d’Arte Contemporanea.

Gli studenti del corso 1.1 non sono artisti professionisti, provengono da diverse esperienze e segmenti sociali, ma nei mesi di full immersion nelle pratiche dell’arte contemporanea sembrano muoversi a proprio agio e con competenza in questa nuova ed inedita esperienza. Tutti i progetti saranno messi in pratica nei prossimi mesi. A Gennaio l’artista in residenza sarà Gianluca Concialdi, che ha già fatto interrare, dagli studenti, in siti gravemente inquinati, una serie di tele arrotolate che saranno aperte e messe in mostra durante la sua permanenza. Sempre a Gennaio, Silvia Argiolas e Roberta Vanali saranno le protagoniste di un incontro con la comunità sulla pittura contemporanea in Sardegna. Da febbraio partirà il Corso 2.0, sempre gratuito e della durata trimestrale, saranno ammessi 10 studenti, per questo livello (superiore) i requisiti richiesti sono il possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o l’aver frequentato i corsi precedenti. La scuola accoglierà in residenza come visiting professor: Roberto Cascone (febbraio), Helena Hladilová, Namsal Siedlecki (Marzo), Stefano Boccalini (Aprile), Francesca Di Nardo (Maggio). Dario Lino Costa e Marco Lampis saranno invece alcuni degli artisti sardi invitati a tenere incontri e workshop con gli studenti.

E per finire l’anno  Il pasto del pastore – Cenone di Capodanno con la Scuola Civica d’arte Contemporanea.

Iglesias.

Iglesias.