24 April, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

«La Sardegna deve avviare il percorso già completato da alcune Regioni a Statuto speciale come il Trentino-Alto Adige ed il Friuli-Venezia Giulia, negoziando con lo Stato attraverso specifiche norme di attuazione contenute nel nostro Statuto  il trasferimento delle competenze e delle risorse relative alla gestione della rete stradale.»

Lo ha affermato il consigliere regionale dei Rossomori Paolo Zedda, illustrando il contenuto di una mozione, sottoscritta anche da consiglieri di altre forze politiche, che punta in sostanza alla regionalizzazione dell’Anas.

«Siamo convinti – ha aggiunto Zedda – di poter dimostrare ai Sardi che siamo in grado di assicurare una gestione migliore di questo bene pubblico, sia per quanto riguarda la progettazione che per la qualità delle opere e la manutenzione, esercitando in pieno i poteri di autogoverno che ci derivano dallo Statuto, anche per recuperare il gap infrastrutturale che ci separa dalle altre Regioni.»

«La nostra iniziativa – ha sostenuto il consigliere Emilio Usula di Soberania-Indipendentzia – non è un salto nel buio né contro qualcuno, è invece coerente con la nostra visione federalista del governo, attraverso la quale vogliamo cambiare in modo radicale la situazione esistente: quella di una rete stradale in pessime condizioni con pesanti ricadute negative su tutto il sistema economico e, in particolare, sulla nostre zone interne».

La gestione diretta della rete stradale sarda, a giudizio del consigliere dell’Irs Gavino Sale, «è un punto fondamentale e qualificante  della nostra azione di governo; abbiamo cominciato con la sanità e la continuità territoriale e, dopo le strade intendiamo proseguire, con l’agenzia sarda delle entrate, il ricalcolo della bolletta energetica ed il trasferimento nell’Isola della sede legale delle aziende che operano sul territorio regionale; il nostro obiettivo, inoltre, non è solo quello di gestire in Sardegna beni e servizi di interesse pubblico ma anche quello di individuare nuove risorse per migliorarne la qualità e l’efficienza». «In materia di strade e di altri servizi essenziali come i rifiuti – ha proseguito Sale – subiamo un danno di immagine gravissimo che penalizza il nostro sviluppo.»

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane il DL n. 215 “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 215  “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006), e altre disposizioni in materia di acque meteoriche”.

Prima di procedere, il presidente ha comunicato che è stata costituita la commissione d’inchiesta sulla sanità. Ne fanno parte i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Pd Pietro Cocco, dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, di Sardegna Vera Efisio Arbau, del Psd’Az Angelo Carta e di Sel Daniele Cocco, oltre ai consiglieri Roberto Desini (Centro democratico), Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). La commissione sarà convocata a breve scadenza per l’insediamento.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere Giuseppe Meloni, del Pd.

Meloni ha ricordato in apertura che la commissione ha condiviso le posizioni espresse dall’assessore in sede di audizione, sia per quanto riguarda la modifica della legge n. 4 che per gli obiettivi che la norma si propone, con particolare riferimento alla nomina di carattere fiduciario del soggetto incaricato del governo del nuovo ente assegnando la funzione in via transitoria, e per un brevissimo periodo, al presidente del comitato di indirizzo. Da valutare positivamente, a giudizio di Meloni, «anche alla soluzione transattiva individuata per pagare i corrispettivi dovuti dai Comuni alla Regione per il periodo compreso fra il 2005 ed il 2011, più volte oggetto di richiamo dall’Anci Sardegna». Per questi motivi, ha concluso il relatore di maggioranza, «è auspicabile la rapida approvazione del provvedimento da parte del Consiglio».

Per il relatore di minoranza Gianni Tatti, di Area popolare sarda, ha ricordato il voto contrario dell’opposizione, «per la grande confusione normativa di Giunta maggioranza ed Assessore sulle procedure di nomina del direttore, passaggio che la norma tratta in modo ambiguo, poco chiaro e non in grado di conseguire i risultati sperati». «Per quanto riguarda i costi dello smaltimento delle acque meteoriche – ha osservato Tatti – la disciplina proposta appare molto complicata e condizionata da una transazione che mette in dubbio la sua applicabilità; non è stato considerato, infine, il problema delle reti duali, emergenza da affrontare per l’abbattimento delle tariffe ed il miglioramento di efficienza del sistema».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha messo in evidenza alcune anomalie contenute nella legge, affermando che «ci si sta muovendo in modo schizofrenico intervenendo sulle norme di legge per la terza volta in un semestre, segnale evidente di una grande confusione che non fa onore all’azione legislativa della Giunta e in definitiva del Consiglio». Sull’attività di gestione assegnata in via transitoria al presidente del comitato di indirizzo, è l’opinione della Zedda, «è sbagliato avere pregiudizi ferma restando la distinzione fra le due funzioni; noi, comunque, abbiamo mostrato fin dall’inizio senso di responsabilità, soprattutto perché seguiamo con la massima attenzione le vicende dei dipendenti e delle amministrazioni locali». Ricordando le procedure di nomina del nuovo direttore, il vice capogruppo di Forza Italia ha auspicato «trasparenza e pubblicità che finora sono mancate».

Il consigliere Gianni Tatti, Area popolare sarda, ha ritenuto di dover approfondire nel merito alcuni problemi legati ai consorzi di bonifica ed alla loro attività, «perché si stano usando fondi della finanziaria per 19 milioni ma non c’è chiarezza sulla loro corretta destinazione, in altre parole si sta mettendo una pezza che non dà garanzie per il futuro perchè l’ipotesi di accordo con i Comuni sulle acque meteoriche copre fino al 2011 ma dopo non ci sono risorse». E’stato trascurato inoltre, a suo avviso, «il problema della depurazione sotto il profilo della situazione ambientale in presenza di eventi atmosferici negativi; in Sardegna c’è una situazione che non consente ai Comuni di garantire questo servizio e sarebbe utile l’intervento della Regione, è vero che occorrono risorse ingenti ma bisogna affrontare il problema una volta per tutte».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha osservato che per l’ennesima volta «si propongono al Consiglio norme senza una vera logica, frutto di una confusione sulle cose da fare». «Da parte nostra – ha proseguito – c’è preoccupazione per alcuni passaggi che potrebbero rivelarsi una trappola, non ci saranno soluzioni positive ma disordine amministrativo, a cominciare dallo9 sconfinamento fra attività di indirizzo e di gestione». Poi, ha continuato, «non si parla dei problemi e delle difficoltà economiche dell’Ente di governo delle acque della Sardegna, delle esposizioni nei confronti dei consorzi di bonifica e di altri Enti che mettono in pericolo gli stipendi dei lavoratori per differenze contrattuali non definite da lungo tempo, servono invece garanzie e certezze per il futuro».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Governo del territorio” Antonio Solinas (Pd) che ha sottolineato l’esigenza di un intervento urgente sull’Ente di governo d’Ambito. «In attesa della scelta definitiva del nuovo direttore occorre scongiurare un vuoto amministrativo che porterebbe al blocco del pagamento degli stipendi – ha detto Solinas – con questa norma si dà la possibilità al presidente di svolgere per 45 giorni le funzioni del direttore generale per motivazioni urgenti e indifferibili».

Solinas si è poi soffermato sul contenuto dell’art. 3: «C’è da risolvere il problema delle acque piovane – ha detto il presidente della Quarta Commissione – la  Regione si fa carico del pagamento di 4 milioni di euro per coprire i debiti dei Comuni. Dal 2012 non avremo più questo problema».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda per la replica.

L’esponente della Giunta Pigliaru, accogliendo la richiesta del consigliere Alessandra Zedda, ha dato la sua disponibilità perché al bando per la selezione del nuovo direttore dell’Ente di governo d’Ambito sia data massima visibilità anche attraverso la pubblicazione nei due principali quotidiani nazionali.

Paolo Maninchedda ha poi difeso la ratio della norma in discussione: «Non c’è nessuna schizofrenia, quando una legge viene superata dalla realtà è buona regola intervenire per cambiarla. In assenza di un direttore generale le sue funzioni non possono essere svolte da altri funzionari. Per questo si è pensato a una norma transitoria che affidi i poteri al presidente per gli atti urgenti e indifferibili. La decisione è stata assunta dopo aver consultato l’avvocatura dello Stato».

Sull’art. 3, Maninchedda ha chiarito che lo spostamento di 42 milioni di euro dal Fondo di Garanzia è oggi possibile perché le banche non hanno più bisogno di quei soldi per garantire i 92 milioni di debiti di Abbanoa. «Le risorse adesso potranno essere utilizzate per altre cose, per esempio per risolvere l’annoso problema delle acque meteoriche. Torniamo in Consiglio perché riteniamo che per spostare 42 milioni di euro serva un pronunciamento dell’Assemblea».

Rispondendo a Oscar Cherchi (Forza Italia), Maninchedda ha assicurato che non c’è nessuna incertezza sui flussi finanziari. «Le risorse allocate ci sono tutte – ha chiarito l’assessore – la Regione si fa carico del debito dei comuni dal 2005 al 2011. Dal 2012 non esisterà più il problema perché quei costi sono caricati a tariffa». Maninchedda ha poi spiegato che il debito dei Comuni ammonta a circa 28 milioni di euro: «la  Giunta vuole favorire la transazione a copertura del debito di Abbanoa con Enas e di Enas con i Consorzi di bonifica. Siamo certi che il risultato sarà raggiunto, tutto il debito sarà saldato».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula con 33 a favore e 14 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 (Modifiche all’art 6 della legge regionale n.4 del 2015) sul quale ha chiesto la parola l’assessore Paolo Manichedda per proporre due emendamenti orali all’articolo 1. Il primo prevede che il bando per la nomina del nuovo direttore dell’Ente di governo d’ambito sia pubblicato nei due principali quotidiani nazionali oltre che sul sito della Regione Sardegna. Il secondo modifica la lettera b) dell’art 1 sostituendo la parola “comma” alla parola “legge”.

E’ quindi intervenuto il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi che ha annunciato il suo voto favorevole: «L’art 1 pone rimedio ad un errore – ha detto Oppi – si sana una situazione per consentire all’Ato non avere funzioni vacanti. Non ci sono alternative in attesa della selezione di un nuovo direttore generale».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 1 che è stato approvato. Disco verde anche er gli articoli 2 (Modifiche all’art 13 della legge regionale n.4 del 2015), 3 (Disposizioni in materia di acque meteoriche) e 3bis (entrata in vigore).

Si è quindi passati alla votazione del testo finale della legge. Per dichiarazioni di voto,ha preso la parola il consigliere di Area Popolare Sarda, Gianni Tatti, che ha annunciato il suo voto contrario: «Le parole dell’assessore non fanno che confermare le nostre perplessità. Dal 2012 il costo per lo smaltimento delle acque meteoriche sarà caricato in tariffa e pagato dagli utenti. Per alleviare i costi di questi servizi avrei preferito interventi per la realizzazione di reti duali».

Alessandra Zedda ha invece annunciato il  voto contrario del Gruppo Forza Italia. «Voteremo contro per il metodo con il quale è stato presentato il disegno di legge. Ci sono poi perplessità sui costi, ci auguriamo che l’articolo 1 non crei difficoltà sugli atti posti in essere dal presidente. Assessore lei sarà vigile? Saranno solo 45 giorni o si procederà ad altre proroghe?».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la legge che ha ottenuto il via libera dall’Aula con  34 voti a favore e 14 contrari.

Consiglio regionale 11 copia

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno della maggioranza sulla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.126 (Crisponi e più) «in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento». Per l’illustrazione della mozione il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi.

Nel su intervento, Crisponi ha ripercorso le tappe principali della «tribolata vicenda del progetto Tossilo per la realizzazione di una nuova linea termo da 30 mw, che fra poco si concluderà con la conferenza di servizi presso la provincia di Nuoro in cui sarà rilasciata l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto». Avevamo chiesto di discutere questa mozione in tempi rapidi, ha aggiunto Crisponi, «e, purtroppo, sono passate sei settimane, vanificando molte istanze arrivate da quel territorio e lasciando aperti tanti interrogativi, in materia di tutela della salute, dell’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per un progetto che nasce vecchio all’interno del Piano regionale di ben due legislature fa, della mancata discussione preventiva, delle difficoltà nella consultazione della delibera della Giunta, della riservatezza invocata dai progettisti per non meglio precisati segreti industriali, della corsia preferenziale seguita secondo alcune associazioni, del mancato intervento dell’assessorato alla sanità, anche per una indagine sulla pericolosità dell’impianto che potrebbe contaminare i pascoli e la filiera produttiva del Marghine». Molti interrogativi, insomma, che secondo Crisponi impongono «l’assunzione di una posizione chiara rispetto a come si vuole procedere per  avviare la realizzazione di questo progetto e, soprattutto, alla volontà di avviare un contraddittorio sereno con esperti della materia ed uno studio per individuare alternative alla termo-distruzione nel quadro delle direttive emanate dalla commissione europea fin dal 2008 che fissa precisi target per il 2020, ormai già dietro l’angolo; forse dietro questa vicenda hanno operato alcuni cerchi magici che vogliono fermare il calendario al 2008».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato all’inizio che «sarebbe stata preferibile la presenza del presidente Pigliaru, data la rilevanza del tema per la comunità regionale». Noi, ha chiarito Tedde, «abbiamo una posizione laica e non strumentale, vorremmo dare il nostro contributo per armonizzare il diritto alla salute con le esigenze dell’economia e della produzione; un equilibrio sul quale dentro la Giunta e la maggioranza ci sono posizioni molto articolate e differenti (è la democrazia e non ci scandalizziamo), c’è dibattito forte anche all’esterno e ci sono grandi interessi in gioco». «Sul piano dei dati – ha continuato Tedde – gli atti del procedimento parlano di una potenzialità di 60.000 tonnellate mentre sappiamo che è aumentata la quantità di raccolta differenziata in ambito regionale e ancora di più in quel territorio, con punte fino al 60%; rispetto a questo il conferimento sarebbe ridotto nell’ordine di 45.000 tonnellate, quindi inferiore alla capacità dell’impianto e negativo su costi di gestione». C’è poi da tener conto, ha osservato ancora Tedde, «delle proteste dell’opinione pubblica protesta sia sul piano procedurale che dei contenuti e si paventa la contaminazione di vaste aree con grave pericolo per filiera agro alimentare; è vero che dal 2008 sono cambiate molte cose e la differenziata è cresciuta forse a livello inimmaginabile, ma una riflessione si impone purchè non sia burocratica e strumentale, per coinvolgere tutte le sensibilità e verificare strade alternative, anche perché nel programma di governo del presidente Pigliaru si parlava di obiettivo rifiuti zero per arrivare al riciclo del 100% dei rifiuti urbani».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha dichiarato che siamo di fronte al tipico scenario fra favorevoli e contrari che sempre accompagna il dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello specifico, ha ricordato Cozzolino, «c’è la richiesta di valutare con attenzione le ricadute per la salute pubblica nel territorio del Marrghine, problema su cui nessuno può abbassare il livello di guardia o accettare compromessi; su questo va ricordato che la Giunta, e non da oggi, ha mostrato grande attenzione, correttezza e trasparenza ed anche sull’economicità intervento ci sono polemiche forti con dati che testimoniano il calo della produzione dei rifiuti in quel territorio». «Se questa è la sola chiave di lettura – ha avvertito Cozzolino – la concezione è miope perché limitata a parametri parziali mentre il territorio regionale va visto nel suo insieme in cui ciascuno eserciti un ruolo attivo nelle politiche regionali di settore, che fra l’altro prevedono il blocco di nuovi inceneritori senza aver prima potenziato quelli esistenti, in un’ottica di contenimento delle emissioni e della produzione di energia». «Si tratta – ha aggiunto il consigliere del Pd – di una filosofia compatibile con l’intervento anche per i lavori di adeguamento dell’impianto, in cui i rifiuti passano da scarto a prodotto economico con ricadute positive su tutto il sistema pubblico, senza pericoli per la salute, sullo schema di esperienze già avviate, ad esempio, sia a livello nazionale che in Germania che acquista rifiuti dall’esterno, superando il sistema delle discariche, queste sì molto pericolose».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che «il problema ha assunto valenza strategica, non solo per la tendenza consolidata a ridurre l’impatto ambientale per andare verso una economia sostenibile incoraggiando il riciclo». «Tutti d’accordo – ha sostenuto – sulla differenziata ed il riuso dei materiali ed è vero che si è perso tempo, tenendo presente anche che fino a qualche anno fa bisognava raggiungere il 75% della differenziata entro 2012 mentre ora appena sopra al 50%». Il problema, a questo punto, consiste secondo Cherchi nel capire come si possa arrivare «ad uno scenario virtuoso in tempi ragionevolmente stretti per trovare alternative praticabili alla termovalorizzazione; resta in altre parole il problema di cosa fare adesso,riconoscendo che per un certo numero di anni si dovrà incenerire nella maniera migliore possibile e con le più ampie garanzie possibile; sotto questo profilo è utile ricordare che il nuovo impianto abbatte in modo importante tutte le tipologie di emissioni, la sostenibilità va sempre verificata e migliorata ma a condizione che il sistema sardo venga visto in modo unitario perché salute è problema unitario». «La riflessione – ha concluso Cherchi – vada estesa anche ad altri siti con un nuovo piano regionale rigoroso dal punto di vista scientifico ed ambientale ma calato nella realtà, evitando di cadere nel facile populismo».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha subito rimarcato la necessità di inquadrare la questione dell’inceneritore su un piano generale. «Le direttive europee – ha detto Demontis – indicano il percorso per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti: 1) raccolta differenziata, che in Sardegna ha superato il 50%; 2) riutilizzo dei residui; 3) produzione di energia attraverso la termovalorizzazione. L’alternativa a queste indicazioni è la discarica, molto più dannosa e pericolosa. La costruzione di un nuovo termovalorizzatore è quindi inevitabile».

Demontis ha poi manifestato alcune perplessità sull’impianto da realizzare a Tossilo: «Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Giunta regionale, non capisco perché si debbano utilizzare denari pubblici per la costruzione di un termovalorizzatore, in tutto il mondo si realizzano con investimenti privati. I 42 milioni di euro li avrei utilizzati per compensare le popolazioni del territorio, ma questa è una scelta della precedente amministrazione».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto stupito per «l’inusuale decisionismo da parte dell’esecutivo sull’impianto di Tossilo».

Il consigliere azzurro ha avanzato dubbi sulla validità della scelta: «E’ vero che le nuove tecnologie consentono di controllare le emissioni ma questo avviene quando si tiene in temperatura l’impianto, altrimenti si ottiene il risultato contrario. La quantità di rifiuti prodotti non è sufficiente a tenere l’inceneritore a regime, potrebbe essere necessario bruciare oli o altri combustibili con conseguente aumento dei costi di gestione».

Tunis ha quindi sollecitato la Giunta a dare una risposta seria sull’argomento: «Non può essere taciuto quali sono le conseguenze che i cittadini dovranno aspettarsi, non solo in materia di salute pubblica, ma in termini economici e di gestione territoriale dei rifiuti».

Daniela Forma (Pd) ha espresso forti perplessità sull’utilità di un ampliamento dell’inceneritore. «Della necessità di intervenire su Tossilo si discute da più di un decennio – ha detto Forma – la situazione però è cambiata profondamente grazie all’aumento esponenziale della raccolta differenziata. Nel 2003 si conferivano a Tossilo 85mila tonnellate di rifiuti, oggi ne arrivano poco più di 27 mila. Prima se ne bruciavano 37mila, attualmente poco più di 17mila. L’intervento previsto è sovradimensionato».

Forma ha quindi avanzato una proposta alternativa: «Invece di una nuova linea di incenerimento costruiamo a Tossilo impianti per il riutilizzo dei rifiuti che consentano di dismettere l’inceneritore e valorizzare altri settori come l’agroalimentare».

Secondo Luigi Lotto (Pd) la questione andava affrontata prima. «Oggi il dibattito non serve a nulla, si sarebbe dovuto affrontare sei anni fa nel momento in cui si stanziarono i fondi per l’opera e si approvarono i progetti esecutivi – ha detto Lotto – se esiste una motivazione valida per bloccare il progetto lo si dica, altrimenti non si può fare un dibattito politico a babbo morto. La discussione è inutile, rischiamo di dare la sensazione ai cittadini che vivono in quei luoghi che li vogliamo fregare». 

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità di discutere in modo laico sul tema dello smaltimento dei rifiuti. «La realtà è che le discariche presenti in Sardegna sono quasi colme, hanno un’autonomia di 2 anni e mezzo». 

Desini ha poi invitato il Consiglio a mettere mano a un nuovo Piano dei rifiuti che individui una tariffa unica regionale per lo smaltimento: «Non capisco perché i centri virtuosi debbano pagare di più rispetto a chi non raggiunge livelli di raccolta differenziata accettabili – ha detto Desini – altra questione riguarda i costi: perché non ci si interroga sul fatto che con un termovalorizzatore pubblico si pagano 240 euro a tonnellata contro i 100 dei privati?».

Il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, è intervenuto per chiarire – così ha affermato – alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, in considerazione del ruolo di assessore dell’Ambiente ricoperto nella precedente legislatura. «Il revamping dell’impianto di Tossilo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è inserito nel piano regionale dei rifiuti approvato nella legislatura 2004-2009». Oppi ha quindi spiegato che il documento approvato su proposta della Giunta Soru, indica due centri per la termovalorizzazione: Macchiareddu (150.000 tonnellate\anno) e un altro di circa 100.000 tonnellate nel Nord Sardegna. «Lo stesso piano – ha aggiunto il consigliere Aps – prevede l’adeguamento dell’impianto di Macomer (60.000 tonnellate) e specifica il carattere di transitorietà degli impianti del centro Sardegna». Oppi ha quindi ricordato le “sollevazioni popolari” che impedirono l’individuazione del sito di Ottana ed ha sottolineato come siano stati gli enti del territorio, ad incominciare dalla Provincia di Nuoro, ad individuare il sito di Tossilo.

In ordine agli stanziamenti regionali, l’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci, ha ricordato i  20 milioni di euro del 2010 a valere sui fondi Por, l’ulteriore finanziamento di 47 milioni per i termovalorizzatori dell’Isola e un altro stanziamento triennale di ulteriori 22 milioni per la ristrutturazione dell’impianto di Tossilo. Girgio Oppi ha quindi invitato la Giunta e l’attuale assessore dell’Ambiente a fornire un quadro della situazione dei termovalorizzatori in Sardegna.

Il consigliere Gavino Sale (Irs-Misto) ha evidenziato che il “tema dei rifiuti” è un argomento da qualche tempo all’ordine del giorno e che “crea non pochi problemi”. «All’Avana – ha dichiarato Sale in riferimento ad una sua recente visita nella capitale di Cuba – ho chiesto le ragioni di un così efficiente sistema sanitario e la risposta è stata: perché abbiamo un popolo sano». «Noi sardi  – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non siamo un popolo sano ma tra i più malati d’Europa e ne sa qualcosa il nostro Sulcis». Il leader di Irs ha quindi sottolineato la necessità di scelte strategiche e decisive ed ha definito la scelta del termovalorizzatore “una scelta medioevale”. «Bruciando i rifiuti – ha aggiunto Sale – non faremo altro che contribuire al baratro mondiale e io non voglio essere complice di questo crimine». «I comitati e tanti cittadini – ha dichiarato il consigliere – ci chiedono di prendere un’altra strada: di non bruciare». «Usiamo i denari pubblici per invertire la rotta – ha continuato – e portiamo la differenziata oltre la quota del 50% raggiunta in Sardegna, anche perché se ogni 100.000 tonnellate bruciate si creano 15 posti di lavoro, 45 con discarica ma con i moderni sistemi del riutilizzo dei rifiuti si creano 400 posti di lavoro ogni centomila tonnellate». Sale ha concluso chiedendo alla Giunta di rinviare la decisione sugli impianti di Tossilo e di rispettate le volontà dei territori e dei comitati interessati: non si può procedere senza un nuovo piano dei rifiuti.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato l’obiettivo “rifiuti zero” delle politiche italiane e europee per ribadire che tale obiettivo deve essere perseguito nel corso della legislatura regionale («deve essere anche il nostro obiettivo e non quello di utilizzare la termovalorizzazione»). Il presidente della IV commissione ha ricordato le indicazioni contenute nel piano regionale rifiuti del 2008 ed ha evidenziato come nell’arco della precedente legislatura non si sia dato avvio neppure allo studio di fattibilità degli impianti del Nord Sardegna. «Tenere in piedi l’impianto di Macomer è dannoso – ha affermato Solinas – e sarebbe preferibile chiuderlo piuttosto che lasciarlo così come è». Il consigliere della minoranza ha sottolineato inoltre la partecipazione del primo firmatario della mozione alla Giunta regionale che nello scorso mandato ha deliberato i 45 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Tossilo. Solinas ha concluso facendo riferimento alla complessiva produzione di rifiuti in Sardegna ed ha affermato che «senza il termovalorizzatore nel Nord dell’Isola e senza la rivisitazione di quello di Tossilo resteranno 100.000 tonnellate/anno di rifiuti da smaltire».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito “giusto” il dibattito su un tema così delicato ed ha sottolineato come la discussione non serve per ricercare responsabilità e colpe ma a valutare soluzioni opportune dinanzi ad una serie di problemi evidenti. Quanto all’assenza di responsabilità da parte della Giunta in carica («porta avanti un processo già avviato nella scorsa legislatura», così hanno affermato alcuni esponenti della maggioranza) solo perché il revamping di Tossilo è stato finanziato nella scorsa legislatura, il consigliere dei Quattro Mori ha ricordato la revoca da parte della Giunta Pigliaru della delibera di approvazione del Piano paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci. «Oggi – ha aggiunto Carta – non dobbiamo cercare le colpe di qualcuno ma dobbiamo domandarci se è giusto, dopo sei anni, ristrutturare e ampliare l’impianto di Tossilo». «Dobbiamo dimandarci – ha proseguito il consigliere Psd’Az – se i 45 milioni dis stanziamenti pubblici per Tossilo sono un investimento nell’interesse dei cittadini sardi oppure no». Carta ha concluso dichiarando contrarietà al potenziamento del termovalorizzatore di Tossilo ed ha auspicato che la Giunta si adoperi per la tariffa unica regionale per lo smaltimento e tenga conto delle contrarietà al termovalorizzatore espresse dalla Provincia di Nuoro, nonché dalla necessità di approfondimenti e studi proposti dalla Asl e dagli Enti Locali del Marghine.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha evidenziato le generali criticità che investono la Sardegna sul tema dei rifiuti ed ha lamentato l’assenza di un moderno piano regionale dei rifiuti che sappia coniugare l’efficienza dei servizi con l’equità dei costi e la salubrità ambientale. «La tutela della salute dei cittadini è la priorità – ha affermato il consigliere della maggioranza – e la differenziata, il riciclo e il riuso sono gli obiettivi da perseguire, riducendo il bruciamento». Serve nuovo piano regionale dei rifiuti, strumento necessario per portare a soluzione l’ingiustificabile diseguaglianza dei costi tra i diversi territori. Usula ha quindi dichiarato di avere ben presenti le responsabilità di chi nel recente passato ha avuto responsabilità di governo ma ha affermato che «la fretta non può far ribadire i contenuti di un piano dei rifiuti datato 2008 e che risente di un ritardo culturale, di conoscenze e che dimostra nel momento stesso della sua riproposizione inadeguatezza e arretratezza». «In quegli anni – ha aggiunto il capogruppo Rosso Mori – era centrale il ruolo dei bruciatori e sebbene il termovalorizzazione venga prima della discarica è bene tenere presente che il sistema di bruciamento è al penultimo posto tra le opzioni per lo smaltimento dei rifiuti». «Giusto andare contro la discarica – ha proseguito il consigliere – ma ricordiamo che l’inceneritore necessità di una discarica per smaltire le ceneri ed a Tossilo si produrrebbero più ceneri pericolose e tossiche da conferire in discariche speciali». «Dove è dunque la visione moderna? – ha domandato Usula – ed anche da punto di vista economico su Tossilo ci sono tante perplessità se si considera che sono previsti 6 megawatt di potenza con una resa energetica del 25%. Cioè il 75% dell’energia prodotta con la combustione dei rifiuti andrebbe perduta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un ringraziamento al suo collega e compagno di partito, Luigi Crisponi, per aver portato all’attenzione dell’Aula un tema che non si riferisce solo all’affaire Tossilo ma che riguarda la gestione dei rifiuti in Sardegna. L’esponente della minoranza ha quindi lamentato l’assenza del piano regionale dei rifiuti ed ha evidenziato le difficoltà nel riconoscere le giuste premialità ai cosiddetti Comuni “ricicloni”, a fronte degli scarsi risultati nella raccolta differenziata registrati in alcuni grandi centri dell’Isola. A proposito dei termovalorizzatori, l’onorevole Dedoni si è soffermato sul dato del 40% di rifiuti che sono necessari per alimentare l’impianto. «Serve scardinare il sistema che ruota intorno ai rifiuti solidi urbani – ha concluso il capogruppo – ed il Consiglio non può nascondersi, né può nascondere ai sardi i problemi reali del termovalorizzatore di Tossilo. Incentiviamo politiche pulite e non quelle politiche sporche che hanno visto la Sardegna prendersi i rifiuti della Campania per dare da mangiare ai termovalorizzatori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha in apertura ricordato la proposta di legge sui rifiuti presentata dal suo gruppo, dove si ipotizzavano soluzioni diverse. Ha detto poi “no” all’approccio ideologico sulla materia «perché non serve parlare di quello che poteva essere e non è stato; grazie invece all’assessore che ha mostrato sensibilità ed apertura al dialogo, è emerso con chiarezza che a fronte di dati e numeri certi c’è la volontà dell’esecutivo di non sottrarsi al confronto ed all’ascolto delle ragioni di tutti, ma resta comunque dirimente ripartire dall’attualizzazione del Piano regionale dei rifiuti, ormai ampiamente superato». «Sosteniamo perciò – ha aggiunto Cocco – la moratoria di 5 anni per gli impianti di tutta la Sardegna, una scelta con cui vogliamo chiudere una volta per tutte la pagina della termo-valorizzazione, del resto è la strada maestra che ci viene indicata dall’Unione europea: riduzione della quantità dei rifiuti e riciclo dei materiali». «Chiederemo quindi alla Giunta – ha concluso – un ordine del giorno con questi contenuti assieme ad una analisi epidemiologica seria sul territorio interessato dal progetto».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che la posizione del suo gruppo è molto chiara: «Siamo per la moratoria che ci metterebbe fra l’altro al riparo da ogni procedimento in corso e, nello stesso tempo, intendiamo dare attuazione al nuovo Piano dei rifiuti per intervenire sulla materia con una adeguata programmazione, senza dimenticare la posizione dei lavoratori della struttura, che vanno tutelati». Per noi questo resta il punto principale, ha ribadito con forza Arbau; «diremo “no” ad ogni fuga in avanti ancorata a programmazioni precedenti, il nostro gruppo è disponibile a ragionare su un ordine del giorno congiunto a condizione che si riporti al centro la programmazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha definito la mozione «un atto doveroso del Consiglio nei confronti dei cittadini sardi, per la tutela della salute, dei loro risparmi e del loro futuro». «Gli obiettivi della Ue in materia di rifiuti – ha ricordato – fissano una soglia di riciclo al 60%, quindi non è pensabile smaltire ancora in modo massiccio con l’incenerimento perché significherebbe bruciare materie prime preziose per l’economia». «Stamane nel porto di Cagliari – ha aggiunto Rubiu – c’era una nave da crociera con 5000 persone a bordo, una piccola città che ricicla i rifiuti totalmente, il sistema idrico è alimentato dai rifiuti mentre plastica e vetro vengono scaricati a terra e venduti; se lo fanno le navi da crociera possono riuscirci anche i sardi, soprattutto pensando all’utilizzo del bene-rifiuto». «Va però riconosciuto – a giudizio di Rubiu – che questo è un obiettivo di lungo periodo che nell’immediato è difficile da realizzare per cui anche l’inceneritore di Tossilo dovrà essere costruito ma per imboccare poi una strada diversa: quella di produrre energia, reddito e sviluppo dai rifiuti, discorso da estendere anche agli appalti pubblici, ecco perché c’è bisogno al più presto di un nuovo Piano».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, in apertura, ha osservato che «forse il dibattito ha confuso le idee più che chiarirle anche se il tema è complesso». Il Piano dei rifiuti, a suo giudizio, «va adeguato, aggiornato ed adattato alla nuova realtà ed i costi sono i veri temi centrali per le comunità, perché ora sono eccessivi e bisogna tendere alla tariffa unica». In concreto, il capogruppo del Pd ha, da un lato, ricordato gli obiettivi fissati dall’Unione europea e, dall’altro, quelli della differenziata in Sardegna di poco superiore al 50%, precisando che, quindi, «quello dei rifiuti zero è un obiettivo di medio e lungo termine che non si può realizzare in pochi giorni anche perchè la situazione sarda è, sotto questo profilo, a macchia di leopardo; a breve termine, bisogna stare con i piedi per terra, tenendo presente che il problema non è solo quello di Tossilo ma di una nuova pianificazione regionale». Cocco ha infine suggerito di predisporre un ordine del giorno finalizzato «ad avviare la nuova pianificazione, integrato da un approfondimento sulle tematiche legate alla salute dei cittadini».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, illustrando il parere della Giunta, ha citato sinteticamente la tappe principali dell’iter amministrativo del progetto, del quale ha ricordato le fasi «ad evidenza pubblica», respingendo radicalmente l’ipotesi che lo stesso abbia goduto di una «corsia preferenziale». «L’impianto – ha detto – trova giustificazione nell’esigenza di ammodernare quello precedente, obsoleto e dannoso per l’ambiente, e di ridurre il più possibile i rifiuti da conferire in discarica». «Le discariche della Sardegna – ha precisato l’assessore Spano – sono ormai vicine all’esaurimento con una disponibilità complessiva di circa 870.000 a fronte di una domanda molto superiore, per cui il dimensionamento dell’impianto impianto appare correttamente impostato sulla base delle esigenze attuali e future delle province di Nuoro, dell’Ogliastra e di Oristano; l’impianto esistente lavora appena 15.000 tonnellate di materiale ed i residui vanno mandati in discarica». «Quanto alla raccolta differenziata – ha proseguito l’esponente della Giunta – la Sardegna ha raggiunto nel 2013 la percentuale del 51% facendo registrare anche un calo della produzione dei rifiuti, dato che la colloca all’8° posto in Italia, al di sopra della media nazionale e davanti a molte Regioni del sud e del centro, tuttavia le proiezioni parlano chiaro: anche con un 75% di differenziata (che in Sardegna peraltro cresce solo del 2% annuo) e l’aumento dei comportamenti virtuosi, comunque l’impianto sarebbe giustificato». «Nel panorama europeo – ha affermato ancora l’assessore Spano – i termovalorizzatori sono essenziali per la produzione energia ed il superamento delle discariche, secondo un modello di buone pratiche che non esclude il riciclo e, stando alle previsioni nel breve e medio periodo, la Sardegna ha una quota di rifiuti del 35% che non potrà essere riciclata né mandata in discarica». Quanto alle problematiche legate alla salute, l’assessore ha dichiarato che l’impianto è progettato con le tecnologie di ultima generazione che riducono le emissioni dal 30 al 93%, a seconda delle sostanze considerate e, in ogni caso, le autorizzazioni rilasciate prevedono un monitoraggio sulla salute pubblica, attraverso interventi periodici effettuati da parte delle Asl, dell’Arpas e e dell’Istituto Zooprofilattico, mentre per quanto riguarda le tariffe è prevista una riduzione dagli attuali 199 euro a tonnellata a 120».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, in sede di replica, ha ringraziato i cittadini, gli amministratori e le associazioni che hanno tenuto vivo il problema, aggiungendo che «la discussione è servita per far emergere le scelte sbagliate della Giunta». Le  risposte dell’assessore Spano, ad avviso di Crisponi, «non sono sufficienti né per il Consiglio né per i cittadini, la Giunta in realtà non ha dato risposte, soprattutto per quanto riguarda la consultazione di esperti internazionali indipendenti di cui pure si è servita per problemi della sanità animale, quasi che quella umana fosse meno importante». Rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco, che in qualche modo chiedeva alla Giunta di “rallentare”, Crisponi ha chiesto all’Esecutivo «la sospensione in autotutela del provvedimento, perché sono tanti i conti che non tornano; quello economico in raffronto a 45 milioni di investimento e, tantomeno, quello sulle garanzie per la salute dei cittadini». «La Giunta ha corso troppo velocemente – ha concluso Crisponi – ed al suo interno c’è stata maggioranza di semplici osservatori che non hanno fatto l’interesse delle popolazioni rendendosi complici di un autogoal clamoroso; la strada dell’ordine del giorno può essere percorribile ma è necessaria una sospensione dei lavori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato rivolto alla Giunta l’opportunità di un “rallentamento” ed ha chiesto una sospensione dei lavori per verificare se ci «sono le condizioni per un ordine del giorno unitario».

Alla ripresa il presidente annuncia ordine del giorno unitario che impegna la Giunta: affinché prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo, ponga in essere tutti gli adempimenti per l’effettuazione di campagne di monitoraggio sullo stato di salute della popolazione nell’area del Marghine nonché su opportuni indicatori biologici e dia corso in maniera celere all’aggiornamento del Piano regionale in materia di gestione dei rifiuti nonché a porre in essere in tempi rapidi il disegno di legge sul sistema di governo dei rifiuti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la messa in votazione della mozione n. 126 prima di procedere con l’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il presidente del Consiglio, dopo un breve consulto con gli uffici, ha quindi posto in votazione la mozione 126 che non è stata approvata con 32 voti contrari e 20 a favore.

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi (gruppo Soberania e Indipendentzia) ha domandato chiarimenti sul fatto che l’atto posto in votazione sia tale da interrompere una procedure amministrativa già avviata.

Il presidente del Consiglio ha quindi ricordato il pronunciamento di carattere politico che l’assemblea esprime attraverso l’ordine del giorno.  

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha annunciato che la minoranza non parteciperà alla votazione dell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per evidenziare e criticare con durezza il comportamento dell’opposizione: «E’ inaccettabile che abbandoni l’Aula dopo che siamo venuti qui a discutere di una loro mozione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato al “rispetto delle decisioni di tutti” ed ha definito “inaccettabili” le considerazioni espresse dal capogruppo Pd, Pietro Cocco. «L’ordine del giorno l’ha scritto la Giunta – ha concluso Dedoni – e se vuole se lo voti».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha espresso disappunto per la decisione della minoranza di non partecipare al voto ed ha sottolineato che l’ordine del giorno era stato concordato con tutti i capigruppo.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha fatto notare all’Aula che il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha lasciato il Consiglio: «Confermando una volta di più che i problemi sono tutti all’interno della maggioranza». «Non partecipare al voto – ha concluso – è una scelta libera e democratica della minoranza come lo è quella dell’onorevole Augusto Cherchi».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini ha ricordato l’accordo di carattere politico raggiunto in conferenza di capigruppo sull’ordine del giorno.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha definito “legittimo” il comportamento della maggioranza che può decidere quali atteggiamenti politici adottare sui singoli punti all’ordine del giorno, ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere su documento posto in votazione.

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato: «La Giunta ritiene che non sia prerogativa né della Giunta e né del Consiglio intervenire sui procedimenti amministrativi in corso e pertanto si rimette all’Aula».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, «in merito alla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo» che è stato approvato per alzata di mano.

Consiglio regionale 38 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sul Testo Unificato in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo. La seduta, stamane, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione sul titolo, gli articoli e gli emendamenti relativi al Testo unificato nn. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998).

Non essendoci iscritti a parlare sul titolo il presidente lo ha messo in votazione ma, essendo stato chiesto lo scrutinio elettronico palese ha sospeso la seduta, come da regolamento, per dieci minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato il titolo della legge con 46 voti favorevoli. Successivamente, l’Assemblea ha approvato i primi 3 articoli della legge, respingendo tutti gli emendamenti presentati.

Sull’art. 4 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande), il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, ha annunciato il parere favorevole sugli emendamenti n. 19 (“Somministrazione di almeno il 35% dei prodotti propri dell’azienda”), 29 e 39 (“Tracciabilità dei prodotti”), aggiungendo che, attraverso un emendamento orale successivo, si provocherà la decadenza degli altri.

In sede di discussione generale sull’art. il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentzia) ha espresso il suo dissenso dall’orientamento della commissione per quanto riguarda il tetto del 30% sui prodotti impiegati dalle aziende agrituristiche. Dopo una riflessione, ha affermato, «ho votato quel testo obtorto collo, ma in realtà ritengo preferibile eliminare ogni riferimento percentuale perché è sufficiente indicare che i prodotti devono essere provenienti da materie prime sarde ed aggiunge che gli alimenti devono essere all’80% sardi certificati». Se usciamo da questo perimetro, ha continuato, «dobbiamo evitare di creare difficoltà agli operatori ed in ogni caso andare oltre il 30% è sbagliato, anche osservando le realtà delle altre Regioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che iniziano emergere i nodi di fondo della legge, «a partire dalla definizione di azienda agricola ed agrituristica; agriturismo deve servire da integrazione del reddito aziendale e da strumento di promozione dei territori, deve avere una specificità superiore e diversa rispetto alla ristorazione ed anche i prodotti propri devono necessariamente essere superiori». Questa è la ratio, ha precisato, «della nostra proposta del 50%, perché mettiamo al centro i valori dell’azienda che sono i suoi prodotti, altrimenti siamo nel campo della ristorazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il ruolo dell’azienda agrituristica è connesso all’azienda agricola, come previsto anche dal codice civile, «però chi ha solo un frutteto non può automaticamente esercitare l’agriturismo, ecco il significato del tetto del 50% da assegnare alle produzioni locali; gli agriturismi sono gli ambasciatori dell’agricoltura dei nostri territori e della nostra ruralità, portatori di valori non sono negoziabili». Metterli in discussione,a detto ancora, «significa mettere a rischio l’agricoltura sarda e la nostra storia di eccellenza, andando ad approvare una legge inutile e pericolosa». Rubiu ha infine espresso dure critiche sull’azione dell’assessorato sui problemi del carburante agricolo agevolato e sul recente bando dell’Expo, definito «troppo complesso e restrittivo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sottolineato che «questa legge è stata voluta da tutto il Consiglio regionale e, dato che con questo articolo si chiarisce cosa deve  somministrato alla clientela, entra in gioco un messaggio forte da rivolgere all’esterno, mangia sardo e compra sardo». Sotto questo aspetto, a giudizio di Cherchi, «il testo ha una lacuna relativa alla percentuale troppo bassa in relazione ai prodotti locali da impiegare perchè il 35% indicato dalla maggioranza è troppo basso; occorre invece arrivare almeno al 50% per assicurare che buona parte della produzione dell’azienda finisca sulla tavola dei clienti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha messo in evidenza che «dopo il superamento dell’albo dei fornitori previsto dalla legge precedente, bisogna andare avanti in modo coerente mentre invece è venuto fuori un minestrone; già nell’art 4 l’elemento centrale della qualità dell’azienda agrituristica viene annacquato attraverso la bassa percentuale di prodotti che viene richiesta». «Veneto, Friuli e Basilicata sono al 70% – ha ricordato Crisponi – la Sardegna non può accontentarsi della metà; inoltre, se si facesse un approfondimento su normativa regionale ci si renderebbe conto che il 35% di Toscana e Lazio nasce da un basso numero di coperti medio ed oltretutto il tetto altissimo dei pasti assegnato alle aziende crea una situazione fuori dalla realtà». Identità, genuinità e valori delle buone produzioni, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «sono finiti nel nulla mettendo a rischio una reputazione storica della Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di dare un “perimetro certo” alla norma ed ha polemicamente domandato quale sarà la differenza tra un ristorante tipico e un agriturismo all’indomani dell’approvazione del provvedimento in discussione in Consiglio regionale. «La differenza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – sarà solo nel diverso regime fiscale a vantaggio dell’agriturismo». Carta ha sottolineato come con l’articolo 4 si debba definire con chiarezza che cosa deve essere  un agriturismo e la differenza rispetto alle altre attività della ristorazione, deve essere rappresentata dall’obbligo per l’azienda agrituristica a somministrare i prodotti della propria azienda. «Invece – ha proseguito il capogruppo dei Quattro Mori –  si riduce la soglia della produzione propria, riducendo così sempre più la differenza tra l’agriturismo e il ristorante tipico». Per Carta, la soglia della produzione propria per l’agriturismo deve essere innalzata almeno al 50% ed ha auspicato, in conclusione del suo intervento che la legge in discussione contenga linee chiare e non equivoche sulla materia.

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che la definizione di agriturismo ai sensi della legge nazionale n. 96/2006 ed ha affermato che «paradossalmente l’attività agrituristica è consentita anche a chi fa forestazione». Il consigliere della maggioranza ha definito la soglia del 35% di produzione propria “una quota equilibrata” ed ha contestato la veridicità dei dati annunciati da alcuni esponenti della minoranza a proposito delle altre normative regionali in materia di agriturismo. «Il 35% è una misura di compromesso – ha concluso Tendas – ferma restando la volontà di incentivare la produzione e il consumo dei prodotti sardi, come dimostrano le premialità, indicate nelle norma, a favore di chi somministra più del 35% di prodotti di produzione propria».

Il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato l’importanza dell’articolo 4 del testo unico ed ha ribadito come “il mondo dell’agriturismo in Sardegna sia variegato” e contempli diverse situazioni produttive del mondo agricolo. «Il 35% di produzione propria – ha concluso Lotto – è una misura congrua che va incontro alle esigenze di tutti ed è tale da dare risposte alle diverse necessità di un sistema articolato e per certi versi complesso».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Prc) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto nella competente commissione consiliare ed ha auspicato «che le risorse destinate all’agricoltura siano destinate al mondo agricolo e non a società ibride della ristorazione agricola». «L’azienda agricola – ha affermato l’esponente della maggioranza – ha tutto il diritto di diversificare le proprie attività ma proporrei di farlo attraverso la creazione di un apposito ramo d’azienda avente per oggetto le attività proprie della ristorazione e del commercio».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’invito rivolto all’intero Consiglio perché si lavori per approvare una buona legge ed a questo proposito ha invitato i colleghi a riflettere se e quanto le soglie indicate nel testo unico e negli emendamenti in discussione, siano adeguati ed efficaci a salvaguardare gli interessi della Sardegna. «L’agriturismo non è un obbligo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma è una possibilità». «Capisco il rischio di chiusura per molte realtà agrituristiche – ha proseguito Dedoni – ma serve non far perdere l’immagine della Sardegna». In conclusione del suo intervento il capogruppo dei Riformatori sardi a dichiarato di essere contrario alla soglia indicata nel testo unico, pari al 20%, riferita alla possibilità di somministrare negli agriturismo  prodotti che arrivano al di fuori dell’Isola.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, si è detta concorde con l’esigenza di garantire la valorizzazione dei prodotti del territorio sardo ed ha affermato che le proposte contenute nell’articolo 4 “vanno proprio in questa direzione”. L’assessore ha quindi spiegato di aver valutato, insieme con i preposti uffici regionali, la possibilità di elevare la soglia indicata per le produzioni proprie ma di aver constatato il rischio di contravvenire alle disposizioni nazionali in materia di agriturismo. «Riteniamo che la soluzione del 35% – ha dichiarato Elisabetta Falchi – contempli le diverse posizioni in campo e garantisca un’alta qualità del prodotto offerto negli agriturismo della Sardegna».

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha quindi proposto all’Aula un emendamento orale all’emendamento n. 19 ed ha sottoposto all’esame del Consiglio la sostituzione alla lettera a) delle parole “acquistate direttamente” con la parola “prodotte”.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, constatato l’accoglimento delle modifiche all’emendamento 19 proposte dal consigliere Lotto ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 19.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha quindi annuncia il voto contrario all’emendamento ed ha denunciato “un cortocircuito” tra le posizioni espresse dall’assessore dell’agricoltura, dal suo gruppo di riferimento in Consiglio e all’interno della maggioranza. «Non è sufficiente girare la fregola all’Expo’ per sostenere le aziende sarde – ha concluso Locci – ma bisogna farlo concretamente con misure efficaci e questa legge era una buona occasione per dimostrare davvero di voler valorizzare le nostre produzioni innalzando al 50% il limite minino per le produzioni proprie».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha escluso contraddizioni tra quanto affermato dai rappresentanti dei Rossomori, dalla Giunta e dalla maggioranza. «C’è un dibattito in corso – ha spiegato Usula – ma la direzione è chiara ed è quella di favorire l’agricoltura sarda». Il capogruppo del centrosinistra ha ricordato che solo il 18% degli alimenti consumati nell’Isola è prodotto in Sardegna ed ha affermato che con la soglia minima del 35% si favorisce il consumo dei prodotti sardi. «Magari – ha concluso Usula – tale percentuale fosse riscontrabile anche negli alberghi e nei ristoranti dell’Isola».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha affermato che con l’approvazione della norma si rischia «di non rendere un buon servizio all’immagine della Sardegna». «Dobbiamo avere aziende agrituristiche strettamente connesse ai prodotti della terra sarda – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e valorizzare il nostro territorio ed è per questo che chiediamo di elevare dal 35% al 50% il limite minimo per le produzioni proprie». «Vogliamo un territorio che alimenta gli agriturismo – ha concluso Tedde – e un agriturismo che promuovono il territorio ed è per questo che diciamo no “pizza-turismo”».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario ed ha invitato il relatore Luigi Lotto ad una rilettura dell’emendamento 19 perché – a giudizio dell’esponente della minoranza – nella formulazione delle lettere a) e b) alle aziende si consente di fatto di rendere vano il limite della soglia del 35% per le produzioni proprie. «Di fatto – ha concluso Crisponi – spalanchiamo le porte per lo sbarco dei maialetti dell’olanda negli agriturismo della Sardegna».

Il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, ha ribadito l’obiettivo di potenziare le aziende agricole esistenti in Sardegna ed ha contestato le soglie di produzione propria delle aziende agrituristiche indicate da alcuni consiglieri della minoranza, in riferimento alle normative in vigore nelle altre regioni italiane ad incominciare dalla Basilicata, la Calabria, l’Umbria e il Trentino.

Voto contrario all’emendamento n.19 ha annunciato il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. Con questa legge  non si sta facendo un’operazione meritoria indirizzata verso l’accoglienza – ha detto l’esponente dei Quattro Mori – il Consiglio sta semplicemente prendendo atto che tutti, in Sardegna, possono fare agriturismo».

Ha quindi preso la parola l’on. Dedoni (Riformatori), che ha detto: «E’ importante davvero capire che cosa il codice civile intenda per imprenditore agricolo. Da lì discendono le conseguenze, anche per la legge che abbiamo noi in esame. Noi non siamo contrari alle altre produzioni ma dobbiamo favorire la produzione in Sardegna. Auguri a chi deve interpretare questa norma».

Per l’on. Rubiu (Udc), che ha annunciato il voto contrario all’emendamento 19, «non siamo qui per dare licenze a chicchessia».

L’on. Pizzuto (Sel) considera «questo emendamento un passo avanti importante, anche per l’economia agricola dell’Isola». Invece, l’on. Pittalis (Forza Italia) ha detto: «Imparate a ragionare da sardi, smettetela di guardare sempre al Trentino e ad altre regioni che nulla c’entrano con noi».

L’emendamento 19 è stato approvato e sono dunque decaduti gli emendamenti in contrasto. Approvato anche il testo dell’articolo, con un emendamento orale dell’on. Lotto(Pd) che solleva la soglia dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo dall’80 all’85%. Approvati anche gli emendamenti aggiunti 20, 29 e 39, con il parere favorevole della commissione competente.

Anche il testo dell’articolo 5 e 6 è stato approvato, con alcuni emendamenti.

Sull’articolo 7 sono stati presentati alcuni emendamenti, anche sostitutivi totali che riguardano il numero dei coperti mensili massimi e dei posti letto. L’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che “gli articoli 4 e 7 sono il cuore della legge, nel corso dei lavori di commissione abbiamo trovato una sintesi che ci trova tutti concordi”.    

Per l’on. Crisponi (Riformatori) «con il consenso del Consiglio regionale gli agriturismo sono diventati ristoranti e chissà cosa diventeranno i ristoranti».

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto a favore: «Se riuscissimo a portare questi numeri nelle strutture agrituristiche faremmo tutti un affare». L’on. Lotto (Pd) ha affermato che «ogni azienda agricola dovrà trovare da questa legge un punto di riferimento serio».

Per l’on. Dedoni (Riformatori) «c’è differenza tra liberalizzare ed essere criminali. I prodotti sardi devono rappresentare la totalità della ristorazione negli agriturismo».

Approvato anche l’articolo 7, così come modificato dall’emendamento sostitutivo totale.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art 8 (Lavorazione di carni, latte e prodotti derivati. L’unico emendamento presentato al testo dell’art (Arbau e più) è stato ritirato dai presentatori su richiesta del presidente della Commissione Attività Produttive.

Sul merito dell’art.8 è intervenuto il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha invocato maggiore cautela nella trattazione dell’argomento alla luce dei nuovi scenari europei. «Occorre valutare bene norme e regolamenti comunitari – ha detto Crisponi – lo stesso problema si porrà nella discussione dell’art9 sulla macellazione dei capi di bestiame».

Su questo punto è intervenuto il presidente della Commissione Luigi Lotto che, accogliendo le sollecitazioni di Crisponi, ha annunciato una richiesta di rinvio della discussione dell’art.9 in modo da «superare alcune criticità».

L’Aula ha quindi approvato l’art. 8 e deciso la sospensione dell’esame dell’art. 9.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione gli art.10 (Norme igienico sanitarie) e 11 (Classificazione delle aziende agrituristiche) entrambi approvati.

Si è passati successivamente all’esame dell’art 12 (Definizioni di ittiturismo e pesca turismo).

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato i colleghi a una riflessione sui contenuti dell’articolo. «C’è una norma-quadro che disciplina le attività di ittiturismo definendole attività di pesca professionale – ha detto Tedde –  per questo settore sarebbe servita una legge ad hoc. Si rischia di approvare una disposizione  non in linea con la normativa nazionale».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è passati poi all’esame dell’art 13 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande).

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso nel precedente intervento: «Il problema – ha detto – è relativo alla legge quadro n. 4 del 2012 che disciplina il settore della pesca e dell’acquacoltura. La norma fa rientrare nelle attività di pesca professionale anche l’ittiturismo e la pesca turismo. Per questi settori si chiede che la prevalenza dei prodotti utilizzati deve essere di produzione propria. Questo principio contrasta con la legge che si sta approvando che prevede invece l’utilizzo del 35% dei propri prodotti». L’articolo è stato approvato per alzata di mano.

Disco verde anche per gli articoli 14(Locali per attività di ittiturismo), 15 (Disciplina dell’attività di ittiturismo), 16 (Definizione dell’attività di fattoria didattica) e 17(Offerta formativa).

Rinviata invece la discussione dell’art. 18 (Definizione dell’attività di fattoria sociale) su richiesta del consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia).

L’Assemblea ha poi approvato in rapida successione gli art. 19 (Spazi per attività di fattoria didattica e sociale), 20 (Connessione e complementarietà), 21 (Dichiarazione unica di avvio di attività produttiva per l’esercizio della multifunzionalità in campo agricolo e ittico), 22 (Comunicazione di avvio di attività di pesca turismo), 23 (Disponibilità di un operatore qualificato), 24 (Formazione e abilitazione), 25 (Attività di studio, di ricerca e formazione professionale), 26 (Albo regionale della multifunzionalità delle aziende agricole e ittiche), 27 (Osservatorio regionale sulla multifunzionalità), 28 (Obblighi), 29 (Vigilanza e controlli), 30 (Sospensione e revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività) e 31 (Sanzioni amministrative pecuniarie).

Rinviata, come per gli art 9 e 18, la discussione dell’art 32(Direttive di attuazione).

Via libera, infine, al testo degli art 33 Abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998), 34 (Norma transitoria), 35 (Norma finanziaria), 36 (Entrata in vigore).

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto di mettere subito in discussione il provvedimento sugli ammortizzatori sociali in deroga e chiesto chiarimenti sui tempi per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

Sul primo punto, il presidente  Ganau ha chiarito che il testo della legge è ancora all’attenzione degli uffici, mentre sul secondo si esprimerà la conferenza dei capigruppo.

I lavori del Consiglio regionale riprendono nel pomeriggio alle 16.00.

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha illustrato in commissione Sanità la delibera con cui si assegnano alle aziende sanitarie risorse per circa 36 milioni di euro per l’esercizio 2013. Le aziende sanitarie sarde potranno contare su 36 milioni di euro di risorse per l’annualità 2013, rimodulate in modo da poter essere impiegate a seconda delle necessità di ciascuna azienda.

Nel suo intervento Arru ha spiegato che la rimodulazione, prevista da una delibera di Giunta del 5 marzo scorso, consiste sostanzialmente nello spostamento dei fondi dalla performance dei direttori generali a una destinazione senza vincoli, «sia per consentire alla aziende di fare fronte a situazioni di difficoltà anche per il pagamento dei debiti commerciali, sia per evitare il paradosso di performance magari positive in termini di bilancio ma senza un riscontro con il livello dei servizi forniti all’utenza». «Fermo restando – ha detto ancora l’assessore – che per il futuro i criteri di assegnazione delle risorse saranno profondamente modificati coerentemente con la riforma del sistema sanitario regionale che è già stata avviata».

Dopo la relazione dell’assessore, hanno preso la parola i consiglieri regionali Daniela Forma (Pd), Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), Luca Pizzuto (Sel), Edoardo Tocco e Alberto Randazzo (Forza Italia), Lorenzo Cozzolino (Pd), Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) e Rossella Pinna (Pd). Tutti, con sottolineature diverse, hanno auspicato l’individuazione di criteri ispirati ai principi di premialità per le aziende virtuose e di penalizzazione per quelle che non raggiungono gli obiettivi nell’ambito dei quali, anche alla luce della riforma, dovrà però essere affermata sia la centralità dei livelli di assistenza che dei servizi forniti all’utenza. L’on. Rosella Pinna, in particolare, ha chiesto il rinvio del voto relativo al parere sulla delibera, che la commissione ha condiviso. Il presidente della commissione, Raimondo Perra, ha quindi riconvocato la commissione a domicilio, presumibilmente per la prossima settimana.

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Il consigliere di Emilio Usula, esponente del gruppo Soberania-Indipendentzia, ha illustrato in una conferenza stampa i contenuti di un’interpellanza, sottoscritta da 18 consiglieri di maggioranza, sulla situazione dei vertici dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari.

«Se vogliamo che la Sardegna sia una terra indenne da epidemie e malattie che mettono in pericolo la sopravvivenza del nostro settore zootecnico – ha detto Usula -, dobbiamo restituire piena efficienza a tutti gli strumenti di intervento della Regione, a cominciare dall’Istituto Zooprofilattico. Non vogliamo puntare il dito contro nessuno ma chiediamo chiarezza”, ha precisato Usula, “perché su alcune vicende che hanno riguardato il vertice dell’Istituto, dall’indagine sui vaccini adulterati contro l’epidemia della lingua blu che ha coinvolto il rappresentante del Ministero della salute nel cda Romano Marabelli al suo attuale ruolo effettivo nell’organo di governo, dalla possibile illegittimità delle delibere fin qui adottate alla stessa reputazione dell’ente presso il mondo delle campagne, esistono secondo noi alcune anomalie sulle quali occorre fare piena luce.»

«L’ultima riunione del Cda dello Zooprofilattico – ha ricordato Usula – risale al novembre del 2014 e, in quella sede, Marabelli è stato considerato assente giustificato nonostante avesse presentato le dimissioni fin dal mese di luglio; proprio in quella riunione, inoltre, venne deliberata l’assegnazione delle premialità a tutto il personale per gli anni 2012 e 2013 e perfino per il 2014 ancora in corso, tutte circostanze che alimentano dubbi e perplessità”».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha inoltre osservato che «il Consiglio regionale ha già indicato dal dicembre scorso i due componenti del Cda di sua competenza mentre il ministero della Salute non ha ancora espresso il suo rappresentante, avallando di fatto una situazione di stallo resa ancora più grave dal fatto che, per ricostituire l’intera catena di comando dell’Istituto in base alla riforma nazionale, vanno designati il nuovo direttore generale ed i vertici dei settori sanitario ed amministrativo». C’è di più, ha proseguito Cocco: «Recentemente non è stato rinnovato il contratto ad un gruppo di lavoratori con motivazioni contraddittorie; esiste insomma una situazione di inefficienza complessiva dell’ente che bisogna risolvere al più presto anche per il ruolo dello Zooprofilattico nel campo della salute animale come soggetto di coordinamento delle unità di crisi per il contrasto alle epidemie».

Il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità che i problemi dell’Istituto “emergano” in tutta la loro complessità, rivendicando anche attraverso l’interpellanza «l ruolo di controllo del Consiglio sugli atti dell’amministrazione regionale».

Per il consigliere dell’Irs Gavino Sale «il settore dell’agroalimentare, caratterizzato positivamente da una presenza giovanile cresciuta del 19%, è strategico nell’azione di governo della maggioranza; di qui l’urgenza di poter disporre di un Istituto Zooprofilattico nella pienezza delle sue funzioni invertendo radicalmente la tendenza che vede la Sardegna con una facoltà di veterinaria fra le più importanti d’Italia mentre, nello stesso tempo, l’Isola è la Regione con gli animali più ammalati, spesso a causa di epidemie importate dall’esterno».

Secondo Paolo Zedda, consigliere di Soberania-Indipendentzia, «occorre intervenire sia sulla sostanza che sull’immagine dell’agricoltura sarda, che deve essere messa nelle condizioni di esprimere le potenzialità di una terra di produzione genuine e di alta qualità; per questo è indispensabile la piena efficienza di tutte le strutture che la Regione può mettere in campo e l’Istituto Zooprofilattico è certamente fra queste».

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18 esponenti del centrosinistra hanno chiesto che il CdA dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna venga immediatamente rimosso. Lo hanno fatto co un’interpellanza presentata in Consiglio regionale.

 «La Giunta deve fare chiarezza sulla situazione dell’Istituto – afferma  il primo firmatario della mozione Emilio Usula, dei Rossomori – l’attuale composizione del CdA, a nostro avviso, è illegittima.»

Nel mirino dei consiglieri del centrosinistra c’è Romano Marabelli, componente del CdA su designazione del ministero della Salute, dimessosi dalla carica il 18 luglio scorso a seguito del suo coinvolgimento nello scandalo legato all’acquisto e utilizzo dei vaccini per contrastare la diffusione della “lingua blu”.

«Peccato che quelle dimissioni non siano mai state comunicate alla Regione – sostengono i consiglieri del centrosinistra – per ora non esiste nessun atto formale che certifichi il passo indietro di Marabelli. Anzi, alcune delibere del Consiglio di amministrazione dell’IZS, successive alla data delle presunte dimissioni, destano molti sospetti sull’operatività dell’organo societario. Una di queste prevede addirittura un premio di risultato per tutta l’annualità 2014.»

Da qui la richiesta di una verifica puntuale su “eventuali profili di illegittimità” nella composizione del CdA e sull’effettiva uscita di scena di Marabelli.

«C’è il rischio concreto che le delibere adottate dall’attuale Consiglio di amministrazione possano arrecare danni all’Istituto – conclude Usula – la Giunta dovrà valutare anche un eventuale segnalazione alla Corte dei Conti che permetta di accertare le responsabilità in previsione di richieste di risarcimento da parte di allevatori e agricoltori.»

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Sei consiglieri regionali, Emilio Usula e Paolo Zedda dei Rossomori, Augusto Cherchi e Pier Mario Manca del Partito dei Sardi, Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) del Gruppo Misto e Gavino Sale (Irs), hanno presentato un’interpellanza con la quale sollecitano un piano di emergenza per contrastare la diffusione in Sardegna della “Xylella Fastidiosa”, il batterio killer degli ulivi che sta mettendo in ginocchio il comparto olivicolo della Puglia.

La “Xylella Fastidiosa” è inserita nella lista nera degli agenti patogeni da quarantena. Un batterio da isolare al più presto per la sua elevata capacità infettiva e distruttiva. In Sardegna esistono circa 150 specie che possono ospitare il batterio, tra queste sono molte quelle di interesse agricolo, ambientale e paesaggistico.

«Servono misure urgenti per evitare che il disastro pugliese si estenda alla nostra Isola – afferma il primo firmatario dell’interpellanza Emilio Usula – è necessario attivare un piano urgente per l’applicazione puntuale della normativa europea».

I consiglieri regionali, visti i rapporti commerciali tra la Sardegna e la Puglia che  includono lo scambio di materiale vivaistico, sollecitano l’attivazione di controlli più stringenti nei porti e negli aeroporti sardi per scongiurare l’introduzione e la diffusione di organismi nocivi e contagiosi.

«L’arrivo del batterio killer in Sardegna produrrebbe un danno incalcolabile al comparto agricolo isolano – conclude Usula – per questo è necessario mettere da subito in campo interventi di prevenzione e profilassi che affianchino quelli già dliberati dal Ministero dell’Agricoltura e dalla Regione Puglia.»

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Il Consiglio regionale ha proseguito stamane l’esame degli articoli della Manovra Finanziaria ed è ormai ad un passo dall’approvazione definitiva.

In apertura di seduta è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per segnalare al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che nella Asl di Nuoro il commissario sembra abbia delegato i suoi poteri commissariali a un medico facente funzioni. «Si tratterebbe dell’ennesimo caso di illegittimità», ha affermato. Il presidente Francesco Pigliaru ha garantito che avrebbe verificato questa notizia.

Pittalis ha poi annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali.

L’Aula ha approvato l’emendamento 568 (Agus e più) uguale 812 (Alessandra Zedda e più) sulle scuole civiche di musica, a cui sono state aggiunte le firme di tutti i componenti della commissione, di Antonello Peru (FI), Modesto Fenu (Sardegna – Zona franca) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). Sull’emendamento è intervenuto anche l’assessore Paci che aveva valutato positivamente il testo che sopprime, al comma 10 dell’articolo 28, le parole “di cui euro 800mila”. Eliminando l’indicazione della quota destinata alla copertura delle spese correnti si rende più flessibile la gestione del finanziamento di 1.500.000 da parte delle scuole civiche di musica.

Sui sistemi bibliotecari sono stati ritirati gli emendamenti dopo che l’assessore ha dato la garanzia che sono disponibili i fondi compreso quello di Tempio. Soddisfatti il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, e Roberto Deriu (Pd).

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato: «Non deve sfuggire  che c’è una rete di biblioteche di notevole livello, che rischia ogni anno di scomparire e che sopravvive grazie alla buona volontà di bibliotecari e volontari. Credo che debba essere salvaguardato, bisogna avere una visione complessiva. Non ci possono essere biblioteche di serie a e di serie b».

Approvato anche  l’emendamento 271 (Truzzu e più), uguale a 587 (Giunta regionale) uguale a 647 (Pittalis e più), che sopprime il comma 11 che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Su questo argomento è intervenuto Pittalis che ha chiesto il reintegro delle somme tagliate alle Università di Nuoro e Oristano per consentire il completamento dei corsi del iniziati nel 2014. Il capogruppo del Pd ha confermato che la discussione sull’argomento si riprenderà con l’emendamento alla Tabella C.

Il Consiglio ha poi approvato anche l’emendamento 275 (Truzzu e più) uguale a 588 (Giunta regionale) che sopprime anche il comma 13, che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Via libera anche all’emendamento della Giunta regionale n. 582,  che sostituisce al comma 17 (inquilini morosi) l’importo di 900mila euro con “euro 820.000”.

Il presidente Ganau ha messo quindi in votazione il testo dell’articolo che è stato approvato. Il Consiglio ha quindi avviato l’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento aggiuntivo 496 (Rubiu e più) che autorizza la spesa di 35.000 euro a favore dell’associazione culturale “Speleo Club Nuxis” per l’attuazione di un programma di promozione del turismo sostenibile. A seguire approvato anche l’emendamento della Giunta regionale n. 573 che al comma 2 dell’articolo 28 inserisce il comma 2 bis che così recita: «Le somme resesi disponibili sui bandi di cui alle leggi regionali 51\93, 12\2001 e 9\2002, purché presenti nelle scritture contabili, sono destinate alle medesime finalità nell’importo massimo di euro 12.000.000. Il relativo programma di intervento è approvato dalla giunta regionale con propria deliberazione su proposta dell’assessore competente per materia». Disco verde anche per un altro emendamento aggiuntivo al comma 2 che autorizza l’utilizzo delle somme sussistenti in conto residui impegnate a favore della Igea spa in liquidazione possono essere utilizzate per il pagamento dei lavori e delle prestazioni eseguiti negli esercizi 2013-2014. Spostato al Bilancio l’emendamento 603 (Alessandra Zedda e più), l’emendamento 679 è stato ritirato dal presentatore, Giuseppe Fasolino (Fi), dopo l’impegno assunto dinanzi all’Aula dall’assessore della Cultura e dello Spettacolo, Claudia Firino, a garantire le risorse necessarie per lo svolgimento dell’evento “Special Olimpics” in programma a Olbia i prossimi 12, 13 e 14 giugno. Approvato (dopo la ripetizione della votazione) l’emendamento della Giunta n. 571 che inserisce al comma 5 dell’articolo 28, il comma 5 bis che così recita: «Le somme non impegnate sul Cap S06.0740 – UPB S06.03.027 sono conservate nel conto dei residui per essere utilizzate per le medesime finalità nell’esercizio 2015».

L’Aula ha quindi proseguito con la votazione dell’emendamento 783 che non è stato approvato e il presidente del Consiglio ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15. Mentre l’emendamento 468 è stato ritirato dal presentatore, Peppino Pinna (Area popolare sarda; ex Udc)  dopo le rassicurazioni fornite all’Aula dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché siano garantite le somme di 25.000 euro a favore dell’Abbazia benedettina di San Pietro di Sorres, per il rifacimento dell’impianto elettrico. Non approvato il 495 (Rubiu e più); il consigliere Marco Tedde (Fi) ha illustrato il contenuto dell’emendamento 545 che prevede stanziamenti a favore delle famiglie numerose. Il presidente del Consiglio ha ricordato il ritiro dei precedenti emendamenti sull’argomento a seguito delle dichiarazioni di impegno fatte in Aula dall’assessore Luigi Arru. Il consigliere Tedde ha però confermato l’emendamento che l’Aula non ha approvato.

Approvato, invece, l’emendamento 873, identico al 117 (Manca e più), che aggiunge il comma 8 bis, successivamente al comma 8 e che autorizza la Regione a stipulare convenzioni con l’Ente concerti Marilisa de Carolis di Sassari, nelle more dell’approvazione del documento di programmazione regionale in materia di spettacolo. Ritirato il 484 e non approvato il 516, decaduto il 517, è stato successivamente ritirato il 97 (Rubiu e più) al quale è collegato un emendamento sostitutivo parziale, il n. 869 a firma del consigliere del Pd, Antonio Solinas, che prevede lo stanziamento di 30.000 euro (nell’emendamento n. 97 erano 80.000) a favore dell’associazione speleologica della Sardegna. Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso i lavori per qualche minuto ed alla ripresa, il consigliere Antonio Solinas, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 869.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), è quindi intervenuto per dichiarare l’accettazione dell’invito al ritiro dell’emendamento 116 ma ha invitato l’assessore della Programmazione a reperire le risorse per la valorizzazione del complesso scultoreo di Mont’e Prama, attraverso l’ampliamento e allestimento del museo civico di Cabras.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha quindi annunciato il ritiro dell’emendamento 833 dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci in ordine alla certezza delle risorse per il centro marino internazionale, controllato da Sardegna Ricerche.

Ritirato l’emendamento 16 è stato approvato l’emendamento 24 (Floris Mario, Uds-Sardegna) che autorizza la spesa di 50.000 euro per finanziare i tirocini formativi e di orientamento in seno all’amministrazione regionale. Con successive e distinte votazioni non sono stati approvati gli emendamenti 547; 835 e 549 mentre sono stati ritirati gli emendamenti 29, identico al 119.

Il presidente del Consiglio constatato che all’emendamento n. 5 (Lotto e più) e agli emendamenti 521, 520, 522, 425 e 120 è stato presentato l’emendamento di sintesi n. 883 (Lotto e più) che prevede lo stanziamento di una quota non inferiore a 300.000 annui, delle risorse allo stesso assegnate a valere sul fondo “Interventi regionali per l’Università” per il funzionamento della propria facoltà di architettura ad Alghero, l’ha posto in votazione. A sostegno della facoltà di architettura di Alghero è intervenuto, Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) e il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha annunciato la sottoscrizione dell’emendamento da parte di tutti i consiglieri del gruppo di Fi.

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha quindi annunciato la sottoscrizione anche dei consiglieri di Cd e sollecitato da molti dei consiglieri presenti in Aula, addirittura la sottoscrizione di tutti i consiglieri regionali. 

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, in apertura del suo intervento ha però mostrato cautela ed ha dichiarato: «C’è un emendamento che stanzia fondi a una facoltà ma non spiega perché tali fondi sono assegnati». Il governatore ha invitato il Consiglio a specificare le motivazione del sostegno regionale pur riconoscendo che la facoltà di architettura rappresenta un’eccellenza in Sardegna. Il presidente ha quindi spiegato che sarebbe sempre opportuno indicare e specificare con chiarezza le ragioni per le quali si destinano delle risorse alle Università, e nel caso specifico si potrebbe fare riferimento ai buoni risultati raggiunti in credibili classifiche di merito. «La finanziaria – ha concluso Pigliaru – deve scrivere regole certe e di valore generale uguali per tutti».

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rimarcato la qualità della facoltà di architettura di Alghero e l’opportunità di garantirne la sopravvivenza attraverso adeguati stanziamenti. L’esponente della minoranza ha quindi evidenziato come la Giunta non abbia dato seguito all’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale per gli stanziamenti a favore della facoltà di architettura di Alghero.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) ha dichiarato di condividere le dichiarazioni del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha ricordato che quella di Alghero è un facoltà mediterranea, realizzata con l’Imedoc.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, partendo dalle dichiarazioni del presidente Pigliaru ha svolto alcune considerazioni di carattere generale sui contenuti della legge finanziaria e ribadito il concetto della “responsabilità” come “parola chiave” della qualità di governo del centrosinistra. Ruggeri ha quindi ammesso alcuni “elementi di disagio” nell’articolo 28, ma – ha detto rivolto ai banchi della minoranza – viste le finanziarie approvate dal centro destra nella passata legislatura, nessuno può darci lezioni.

Il consigliere dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’esigenza di una puntuale verifica dei risultati sui temi della scuola, la formazione e l’università ed ha concluso denunciando “problemi” nei bilanci dell’università di Sassari.

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha quindi presentato un emendamento orale all’emendamento di sintesi 883 che indica nella “posizione di eccellenza attualmente raggiunta nelle classifiche nazionali”, la spiegazione della destinazione della somma di 300.000 euro al dipartimento di architettura di Alghero.

Il consigliere di Fdi-Sardegna, Paolo Truzzu, ha dichiarato voto a favore mentre il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha polemizzato con il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri. «Siamo pronti – ha dichiarato il consigliere della minoranza – a confrontarci su ciò che è stato fatto nella passata legislatura ma è certo che nello scorso quinquennio sono state destinate risorse alle università sarde come era accaduto prima».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato “acquisito” il parere positivo dell’Aula all’emendamento orale proposto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha posto in votazione il testo completo dell’emendamento di sintesi 883 che è stato approvato.

Sull’emendamento n.55 è intervenuto il consigliere Truzzu (Fratelli d’Italia) che ne ha annunciato il ritiro segnalandone, però, la ratio: sostituire il parco macchine degli enti pubblici con mezzi elettrici. «E’ una questione legata alla riduzione dell’inquinamento atmosferico – ha detto l’esponente della minoranza – su cui dovremo ragionare attentamente».

Approvato invece l’emendamento aggiuntivo n.102, presentato dai consiglieri del Centro Democratico, Annamaria Busia e Roberto Desini che stanzia 100mila euro per l’organizzazione della Conferenza regionale dell’artigianato.

Piero Comandini (Pd) ha poi annunciato il ritiro dell’emendamento che proponeva lo stanziamento di 800mila euro a favore di cittadini extracomunitari arrivati in Sardegna e favorirne l’integrazione. «E’ necessario però mostrare più attenzione a questo tema – ha detto Comandini – si tratta di rifinanziare una legge del 1990 oggi ancora più attuale vista la drammaticità del quadro internazionale. Sarebbe  opportuno intervenire in un momento successivo per favorire l’integrazione dei lavoratori immigrati». Sul tema è intervenuto l’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, che ha assicurato l’impegno della Giunta.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento di sintesi n. 868 presentato dalla Giunta regionale che stanzia 500mila euro per il riordino fondiario del Comune di Pauli Arbarei. La proposta ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 139, Truzzu e più,  che autorizza lo stanziamento di 500mila euro a favore del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale per l’estensione della rete irrigua nelle aree che comprendono i territori di Decimomannu, Villasor, Decimoputzu, e Villaspeciosa. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, visto il parere negativo della Commissione, ha chiesto di conoscere la ragione per la quale si finanzia il riordino fondiario a Pauli Arbarei e invece si vuole bocciare la proposta dell’art. 139.

Sull’emendamento è intervenuto il primo firmatario Paolo Truzzu (FdI), promotore anche dell’emendamento a favore del Comune di Pauli Arbarei,  che ha spiegato l’importanza del riordino fondiario nel Comune della Marmilla. «Si tratta di finanziare un progetto pilota di riordino fondiario – ha detto Truzzu – che servirà d’esempio a tutta la Sardegna. In questo momento è più importante chiudere questa partita.»

Per Modesto Fenu (Zona Franca) le questioni sono diverse. «Si tratta di due problemi che penalizzano i territori: da una parte c’è un’eccessiva parcellizzazione delle aziende sarde per la quale è necessario accelerare i processi di riordino fondiario; nel secondo caso si è di fronte a territori penalizzati dai vincoli dei Piani di assetto idrogeologico che hanno compromesso lo sviluppo delle attività serricole ed orticole. Spostare le aree irrigue darebbe la possibilità di realizzare nuove aziende in territori non compromessi».

Favorevole all’emendamento anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «La chiusura dei riordini fondiari  è importante. Ma non c’è solo il progetto di Pauli Arbarei. Occorre uno sforzo per consentire anche ad altri comprensori di procedere nella stessa direzione».

Sulla questione si è poi espressa l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi che ha ribadito l’importanza dell’operazione di Pauli Arbarei: «La chiusura del progetto sarà utilissima – ha detto Falchi – come sarà importante intervenire anche nei comuni del Campidano. I due interventi sono però diversi: in un caso si tratta di riordino fondiario, nell’altro di estensione di area irrigua. La Giunta è impegnata a reperire risorse dal Piano di Sviluppo rurale e dal Piano irriguo nazionale».

Paolo Truzzu (FdI) ha poi difeso i contenuti degli emendamenti 140, 390, 391 e 392 che proponevano interventi per la messa in sicurezza del municipio di Desulo (a rischio crollo dopo le ultime nevicate); per il finanziamento della pesca (settore che ha subito tagli notevoli negli ultimi anni passando da una dotazione di 9 milioni a una di 1,5 milioni di euro9); per l’incentivazione degli orti urbani. Su questi temi, Truzzu ha chiesto più attenzione alla Giunta regionale.

Sull’ordine dei lavori è poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc) che ha rivolto un appello all’Aula per la riduzione dei tempi e consentire l’approvazione della Manovra 2015ientro la fine della mattinata.

Il Consiglio ha poi approvato gli emendamento n. 401 e n. 409 proposti dai consiglieri del Gruppo Sardegna Truzzu e Fenu. Il primo stanzia 200mila euro a favore delle associazioni con provata esperienza nel campo degli scambi internazionali. Il secondo, firmato da tutta la Commissione, impegna la Giunta «ad approvare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge finanziaria 2015 le linee guida per la diffusione dell’abbonamento impersonale ai mezzi di trasporto pubblico e forme di promozione della mobilità familiare».

Ritirato invece l’emendamento n. 454 (Fenu e più) che proponeva uno stanziamento di 10mila euro per la celebrazione della “Giornata della Bandiera sarda”. Fenu, ringraziato il Presidente del Consiglio per l’impegno preso in Conferenza di Capigruppo per la trattazione dell’argomento in modo più approfondito. «Esiste una legge istitutiva – ha ricordato Fenu – la nostra è la seconda bandiera dell’Italia, presente nella Costituzione. Una bandiera che ci identifica nel mondo e ci lega a tutte le dinastie reali d’Europa. Un vessillo utilizzato dalla Brigata Sassari, da partiti e movimenti politici, simbolo di un popolo di oltre tre milioni di sardi, residenti ed emigrati. La sua difesa diventa un monito nel momento in cui si vuole mettere in dubbio la nostra autonomia».

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento n. 572 con il quale la Giunta proponeva l’individuazione di un soggetto specialistico per il supporto tecnico, economico e finanziario alla privatizzazione della Saremar.

Sulla questione sono intervenuti diversi consiglieri della minoranza. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per una norma che autorizza consulenze esterne per lo svolgimento di un compito che potrebbe invece essere assolto dagli Uffici regionali. L’assessore Raffaele Paci ha spiegato che la norma prende atto di una disposizione di legge e non comporta costi aggiuntivi per la Regione, «Serve a accompagnare il processo di privatizzazione della Saremar».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha giudicato inammissibile la mancata indicazione del costo della consulenza, mentre Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato che in passato la liquidazione di enti importanti della Regione è stata affidata al personale interno. Attilio Dedoni (Riformatori) ha invece denunciato la mancanza di una copertura finanziaria e chiesto alla Giunta di indicare all’Aula la struttura o il professionista incaricato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha infine definito “un’abnormità giuridica” la mancanza di copertura finanziaria e “scandalosa” l’individuazione di un professionista per legge. L’emendamento è stato ritirato.

Il presidente Ganau , dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, ha aperto la discussione generale sull’art 28/bis (Istituzione del fondo per la legalità).

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato che, sulla proposta dei colleghi di Sel, aveva maturato in un primo momento una posizione favorevole ma poi, ha osservato, «se parliamo di legalità, bisogna farlo a 360 gradi senza retro pensieri perché legalità è anche fare buona politica e mettere i soldi a bando senza infilarli da qualche parte dentro la finanziaria in modo artificioso».

Il consigliere Luigi Luigi Crisponi (Riformatori) ha evidenziato il paradosso che vede il Consiglio parlare di legalità dopo de marchettibus, una contraddizione evidente. In questo articolo, ha detto, «sono spariti fra l’altro i fondi a sostegno del progetto del diario realizzato della Questura di Nuoro dedicato agli adolescenti, che ha ottenuto riconoscimenti a livello nazionale, è una autentica discriminazione»

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto colpito sia dalle finalità che dai contenuti dell’articolo «rivolto alla formazione dei giovani ed alla loro educazione civica ma in questo contesto c’è un il tentativo di infiltrare passaggi che non si possono condividere; bisogna dire basta alle sovvenzioni ad hoc in una legge come la finanziaria, anche perché associazioni che non hanno santi in paradiso nel centro sinistra ce ne sono davvero tante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che da una parte si richiamano temi che devono rappresentare gli obiettivi più alti della politica, «ma la legalità non è quella che raccontiamo ma quella che pratichiamo, legalità è rispetto della legge e dei cittadini e la legge non permette a nessuno di superare criteri oggettivi per assegnare risorse, come fa la finanziaria».

Il capogruppo di Sardegna Vera (Efisio Arbau) ha espresso una posizione favorevole all’articolo, respingendo ogni provocazione. L’iniziativa citata dal consigliere  Crisponi, ha detto, «è lodevole e può certamente trovare in altre sedi opportunità di finanziamento; quanto poi ai micro interventi sono figli di un meccanismo di governo della Regione che dobbiamo superare e ma per fare questo serve un grande lavoro, speriamo di portarlo a termine in questi 5 anni».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, nelle vesti di capogruppo, ha specificato che «quando si parla di antifascismo c’è qualche difficoltà di comunicazione all’interno dell’Aula; non è una marchetta ma si sta finanziando un progetto unico a livello nazionale che ripercorre la vicenda dei deportati nei campi di concentramento, questo è il nostro schema di valori, legalità significa mafie, rapporto con l’ambiente, con il concetto di impresa ed giusto che si facciano attività».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che «il comunismo è l’altra faccia della medaglia della grande tragedia del Novecento, con intere popolazioni che si sono fortunatamente liberate da una ideologia materialista contraria all’uomo». Mi sarei aspettato dall’emendamento, ha proseguito, «la volontà di radicare nei giovani una memoria ben più ampia, a parte il fatto che di marchette ce ne sono non una ma due, perché tutti conoscono il collateralismo dell’Arci con la sinistra: perché non delegare questi compiti alla Giunta ed all’assessore della Cultura? La verità è che in questa finanziaria c’è di tutto e dovete assumervene la responsabilità».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha espresso parere favorevole manifestano però alcune perplessità sulla mancata concessione di fondi all’iniziativa della questura di Nuoro. Comunque, ha concluso, «ho avuto assicurazioni dalla Giunta sul sostegno a questo ed altri progetti».

L’assessore della Cultura Claudia Firino ha tenuto a precisare che il progetto della Questura di Nuoro ha acquisito caratura nazionale e può quindi contare anche su fondi nazionali, «con grande soddisfazione di tutti».

Il presidente ha messo in votazione gli emendamenti al 28bis. Pittalis è intervenuto per ritirare tutti i soppressivi totali, mentre sull’emendamento 103 ha chiesto il voto segreto. Il testo, presentato dal gruppo di Sel, è stato approvato con 24 voti favorevoli e 21 contrari. L’emendamento sostituisce il comma 1 con: «La Regione, per contribuire per contribuire all’educazione alla legalità, allo sviluppo dei valori costituzionali e civici e alla consapevolezza dei rischi legati alla criminalità organizzata, all’educazione ai valori della memoria storica e dell’antifascismo, all’educazione al rispetto dell’ambiente e della sostenibilità ambientale, anche promuovendo sistemi di economia locale e produzioni locali ecocompatibili, sostiene iniziative finalizzate alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e degli altri operatori del sistema di istruzione e formazione, e al coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado».

Nel comma 2 sono aggiunte le seguenti lettere dopo la lettera g: «H. L’organizzazione di eventi, manifestazioni, congressi, viaggi e iniziative varie per incentivare la nascita e lo sviluppo della coscienza civile circa i tempi della memoria storica e i valori dell’antifascismo», «I. La promozione di iniziative per diffondere negli studenti i valori della legalità nella cultura d’impresa, l’interrelazione tra i sistemi produttivi agroalimentari, le realtà che curano la biodiversità, le produzioni locali, l’artigianato e il piccolo commercio locale»; «J. Le iniziative e le manifestazioni di diffusione dell’educazione ambientale, anche con eventi di promozione della cultura ecologica, la piantumazione di alberi in aree periferiche, l’implementazione di tecniche di riuso e di riciclo». Il testo prevede inoltre dopo le parole “la spesa di euro 100.000 (UPB S05.06.001)” del comma 3 è aggiunta la frase: «Di cui euro 20.000 in favore dell’associazione Arci Sardegna per l’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” su tutto il territorio regionale al fine di coinvolgere i giovani nell’autoformazione sui valori di cittadinanza attiva e coscienza civile».  

Il Consiglio regionale ha poi approvato il testo dell’articolo 28 bis e subito dopo l’articolo 29 (copertura finanziaria).

Prima della votazione dell’articolo 30 è intervenuto Mario Floris (Sardegna): «Credo che questa Finanziaria sia insufficiente, so che il presidente della Regione ce l’ha messa tutta come l’assessore Paci». Per Floris «è una Finanziaria della prima Repubblica, quando non c’era strategia, non c’erano obiettivi, c’erano i soldi e venivano dati a piaggia». «Oggi non ce lo possiamo permettere», ha affermato ricordando che nella Finanziaria non c’è stata la riduzione di un solo capitolo di spesa e ha esortato la Giunta e il Consiglio ad andare avanti con le riforme, soprattutto della pubblica amministrazione per eliminare gli sprechi. Critico anche sull’accensione del mutuo non collegata a una strategia. «Ho assistito a una maggioranza che agisce come si agiva nella prima Repubblica con l’attenzione ai propri campanili».

Il Consiglio ha poi approvato in rapida sequenza l’articolo 30 (entrata in vigore) e la Tabella A (indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi). Sulla Tabella B è intervenuto Pietro Pittalis (FI), il quale ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e ha denunciato che «per nuovi oneri legislativi non c’è nulla, non ci sono risorse per poter fare leggi». Pittalis ha aggiunto: «È inutile mandare avanti i presidenti delle Commissioni perché per i nuovi oneri legislativi ci sono zero euro. Gravissimo vulnus della Finanziaria – ha continuato – perché influisce sulle prerogative di quest’Aula di fare leggi».

Approvato il testo Tabella B (Indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi).

Sulla Tabella C è intervenuto Roberto Deriu (Pd) ricordando che «essa contiene l’ultimo appuntamento della Finanziaria sull’Università. Nel corso dei numerosi interventi che si sono svolti sull’argomento, tra cui quello dell’on. Pittalis, abbiamo tutti quanti voluto concorrere a ridisegnare un sistema».

Per Deriu abbiamo un’offerta dell’Università diffusa sull’Isola che stenta a decollare, i sardi stentano a riconoscersi nelle Università sarde, visti i tanti che vanno fuori.

Deriu ha presentato un sub emendamento per  aumentare la dotazione dell’Università, sottoscritto da tutti i gruppi. Immediata la risposta del presidente della Regione Francesco Pigliaru, il quale ha affermato che l’Università diffusa è una priorità della Giunta che ha l’obiettivo di aumentare il numero dei laureati in Sardegna, ancora troppo basso. Il presidente ha invitato al ritiro del sub emendamento per lasciare la dotazione finanziaria a 6milioni 240mila euro. Deriu ha quindi ritirato l’emendamento.

Alla Tabella C (Importi da iscrivere in bilancio relativamente alle spese per le quali le vigenti norme fanno rinvio alla legge finanziaria) sono stati approvati due emendamenti il 579, che porta i fondi a zero  per l’anno 2015 l’importo per il servizio civile sardo, e il 581 che, per quanto riguarda le risorse per la contrattazione del personale e dei dirigenti dell’Ente foreste porta le cifre da 0 a 305mila per il 2015, 40 per il 2016 e 40 per il 2017. Approvato anche il 586 che aggiunge la voce “pubblica istruzione” e che prevede di destinare al fondo unico per l’Università diffusa sul territorio le somme di 5milioni 640mila all’anno per il triennio 2015-2017.

Il testo della tabella è stato approvato.

Approvata anche la Tabella D (importi da iscrivere in bilancio relativamente ad autorizzazioni di spesa per le quali si dispone una riduzione o un incremento). Sull’importanza dei cantieri verdi sono intervenuti il consigliere del neo gruppo Area popolare sarda, Gianni Tatti, e Daniele Cocco, capogruppo Sel. L’assessore Paci ha confermato l’attenzione della Giunta e ha garantito che sono disponibili 5milioni di euro a cui si sommano 12milioni di residui, somme con le quali potranno essere finanziati tutti i progetti programmati dai Comuni.

Approvata anche la Tabella F (dimostrazione del rispetto del vincolo del ricorso al credito).

E’ intervenuto Pietro Cocco, Pd, il quale ha annunciato all’Aula la volontà di proporre un ordine del giorno unitario che indichi le linee di indirizzo per la Giunta sulla ripartizione delle risorse del mutuo.

E’ stata approvata anche la Tabella G (risultato presunto di amministrazione 2014).

Gianfranco Ganau copia

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha incontrato una delegazione di Ottana Polimeri con tutti i capigruppo consiliari, rappresentanti delle organi delle organizzazioni sindacali del Nuorese, amministrazioni locali, lavoratori della fabbrica e consiglieri regionali del territorio.

«La vertenza di Ottana Polimeri e della Sardegna centrale riguarda tutta la Regione e il Consiglio regionale, che ha sempre mostrato forte unità davanti alle grandi emergenze, la seguirà con il massimo impegno», ha detto il presidente Ganau al termine dell’incontro, sottolineando come «il ruolo dell’Eni in Sardegna, l’alto costo dell’energia, le infrastrutture e la fiscalità di vantaggio sono comuni a tutto il territorio regionale nelle sue diverse articolazioni economiche, industriali e produttive; ritengo perciò che debbano essere inquadrati complessivamente, anche per le oggettive implicazioni nazionali, in quella vertenza-Sardegna che vede impegnata la Giunta regionale e lo Stato in materia di entrate».

«Per quanto riguarda il ruolo del Consiglio – ha aggiunto il presidente – valuteremo i possibili margini di intervento già a partire dalla finanziaria e siamo disponibili già da ora a verificare la possibilità di aprire una sorta di finestra nella sessione dedicata alla finanziaria, nel caso si rendessero necessario provvedimenti della massima urgenza.»

Aprendo l’incontro, i sindacati hanno sottolineato la fase particolarmente delicata della vertenza di Ottana Polimeri (società del gruppo Clivati in joint-venture con la multinazionale thailandese Indorama), azienda attualmente ferma con gli 88 lavoratori in cassa integrazione. La crisi, è stato ricordato, deriva in parte dal rapporto svantaggioso fra dollaro ed euro ed in parte dalle difficoltà di collocare sul mercato nazionale il prodotto finito (Pet, con cui si confezionano le bottiglie di plastica). Ma ora, secondo i rappresentanti dei lavoratori, le oscillazioni di cambio euro-dollaro sono tornate positive e ci sono le condizioni per far ripartire lo stabilimento. Ma servono, hanno affermato con forza, sia una decisione chiara da parte dell’imprenditore sia un intervento delle istituzioni, presso l’Eni che a Sarroch produce la materia prima per gli impianti di Ottana, il Governo nazionale per ciò che concerne il mantenimento del regime di “essenzialità” per il sistema energetico regionale, l’abbattimento dei costi energetici e del costo di trasporto per le merci, ferma restando la necessità di misure incisive da parte della Regione per il potenziamento delle infrastrutture di trasporto.

Nell’ampio dibattito sviluppatosi nella riunione sono interventi tutti i capigruppo e diversi consiglieri regionali:  Daniele Cocco (Sel), Gianluigi Rubiu (Udc), Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), Roberto Desini (Centro Democratico), Angelo Carta (Psd’Az), Efisio Arbau (Sardegna Vera), Pietro Pittalis (Forza Italia), Luigi Crisponi (Riformatori Sardi) e Daniela Forma (Pd).

«Il tavolo odierno – dichiara Daniela Forma – è stato un momento di incontro positivo perchè ha consentito di manifestare la trasversalità del sostegno e dell’attenzione di tutti i gruppi consiliari nei confronti della Vertenza di Ottana Polimeri. Attendiamo ora le risultanze del tavolo tecnico che si terrà domani presso l’assessorato dell’Industria per capire se ci saranno passi in avanti verso il chiarimento della volontà delle parti per il superamento di questa situazione di stallo.»