29 March, 2024
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Consiglio regionale 2 copia

Il presidente Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori comunicando al Consiglio i contenuti della programmazione bimestrale dei lavori, definita in base all’art.23 del regolamento dalla conferenza dei capigruppo e dalla conferenza dei presidenti di commissione. l’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’esame del DL n. 94 “Misure urgenti per il funzionamento dei centri servizi per il lavoro (CSL), Centri servizi inserimento lavorativo (CESIL) e dell’Agenzia di sviluppo locale. Riforma dei servizi e delle politiche del lavoro e superamento del precariato nei CSL, nei CESIL e nelle Agenzie di sviluppo locale”. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della Seconda Commissione Gavino Manca, relatore del provvedimento.

Il consigliere Gavino Manca ha ringraziato in apertura per la costruttiva collaborazione su un tema delicato e complesso anche dal punto di vista giuridico, la struttura tecnica della commissione, tutti i componenti della stessa a cominciare da quelli della minoranza, e l’assessore del Lavoro. Sul piano generale, Manca ha osservato che il fenomeno del precariato in Sardegna ha «assunto dimensioni molto rilevanti ma la Regione, ha aggiunto, non intende operare facendo figli e figliastri, anzi avvieremo un monitoraggio capillare che interesserà la Regione in tutte le sue articolazioni, compresi Enti ed Agenzia, al termine del quale avremo dati precisi e saremo0 in condizioni di capire cosa dobbiamo fare». Verificheremo caso per caso e situazione per situazione, ha detto ancora il presidente della commissione Lavoro, «condizioni giuridiche e percorsi professionali, in modo da indicare concrete prospettive di accesso ai concorsi pubblici sia per i lavoratori che già hanno operato ed operano al suo interno, sia soprattutto ai giovani, che devono avere spazi di accesso ai concorsi in cui saranno privilegiati merito e qualità».

Non sarà un percorso facile, ha però avvertito l’esponente del Pd, perché «dovremo essere capaci di dire la verità ai cittadini sulle scelte da fare per superare l’attuale sistema, tracciando una linea netta rispetto al passato ed assumendoci la responsabilità di scelte difficili». Il disegno di legge, ha aggiunto, «parte dalla necessità di una riforma complessiva dei servizi per il lavoro, che dovranno avere più risorse umane e più capacità di stare sul territorio, in una prospettiva che dovrà vedere l’Agenzia regionale del Lavoro assorbire definitivamente queste strutture creando un sistema unico per le politiche attive del lavoro». A fronte di questo scenario di medio termine, collegando con le riforme nazionali in materia di lavoro ora in discussione, è stato necessario – secondo Manca – un «intervento urgente perché si avvicinava la scadenza dei contratti prevista per il 30 settembre; con questo disegno di legge i contratti saranno prorogati per 3 anni, in modo da avviare e concludere da un lato le procedure di stabilizzazione ma, dall’altro, di implementare il programma europeo #Garanzia Giovani al quale hanno già aderito oltre 9000 giovani sardi». 

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato aperta la discussione generale e concesso la parola al primo iscritto a parlare, il consigliere Rossella Pinna. L’esponente del Pd ha espresso soddisfazione per il lavoro fatto dalla Giunta e dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale. «Questo disegno di legge – ha detto – è importante per assicurare il funzionamento e la continuità dei Csl e Cesil, in attesa di una riorganizzazione complessiva delle politiche del lavoro. Il provvedimento mette in sicurezza il personale che ha maturato professionalità nei servizi per l’impiego, un passo necessario verso la stabilizzazione di questi lavoratori precari».

Per Stefano Tunis (Forza Italia), quello all’attenzione del Consiglio è un provvedimento «che segna un momento storico nella vicenda di Csl e Cesil per i lavoratori che attendevano da 10 anni una soluzione per la loro posizione contrattuale». Tuttavia, ha proseguito l’esponente azzurro, «non è una svolta per le politiche del lavoro, non è vero che la Giunta sta andando verso la giusta direzione. Oggi si conferma un impegno assunto nella scorsa legislatura». Secondo Tunis, l’esecutivo regionale sta facendo il contrario di quanto annunciato dal presidente Pigliaru nelle sue dichiarazioni programmatiche: «Pigliaru disse in aula che la sua non sarebbe stata la Giunta delle assunzioni senza concorso, oggi si fa il contrario con l’accordo di tutte le forze politiche». 

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha condiviso «le considerazioni fatte dai colleghi». «Si tratta di un provvedimento importante – ha affermato – si va nella direzione giusta». Il Consiglio, però, ha continuato Deriu, deve guardare oltre e vedere anche l’aspetto istituzionale del problema. «Non dirò tutto quello che penso, perché in questo momento stiamo risolvendo un problema contingente, e siamo per questo soddisfatti, ma non abbiamo risolto i problemi del lavoro». Secondo il consigliere del Pd tutti i soggetti interessati dovranno aggredire il problema e risolvere la situazione nel suo complesso.  Serve un pensiero lungimirante e severo, ha concluso, una politica che tracci un ordine durevole della materia.

Soddisfatto per il lavoro che è stato fatto in Seconda commissione anche il vicepresidente del parlamentino, Ignazio Locci (FI): «Confermo il grande clima di collaborazione che c’è stato all’interno della Seconda commissione, con il presidente Manca – ha affermato Locci – che ha anche dovuto vincere qualche resistenza dalla parte del governo regionale, che non era molto convinto di questa soluzione». Locci ha ricordato che la commissione ha dedicato molto tempo alla risoluzione di questa situazione che coinvolge 300 lavoratori. «Dobbiamo superare, come ha detto il presidente Manca, tutti i precariati. A tutti i precari della Regione Sardegna dobbiamo dare stabilità, con una buona utilizzazione di strumenti come garanzia giovani». Locci ha poi concluso: «La Giunta non pensi di esercitare i suoi poteri sul Consiglio, non pensi che il Consiglio sia una servitù della Giunta e si confronti con serenità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «siamo in una fase difficile che deve trovare una soluzione definitiva e dobbiamo dire basta ad un sistema che non ha funzionato». Serve, ha detto ancora, «una linea chiara che dia fiducia e speranza alle tante persone che sono in attesa di risposte concrete che, è bene chiarirlo, non arriveranno nemmeno da questo provvedimento». Tuttavia, ha sostenuto, «è importante mettere le basi per tracciare un percorso diverso e definitivo che dovrà essere tradotto in atti amministrativi della Giunta; non c’è altra strada se vogliamo dare certezze ai lavoratori ed ai cittadini, a cominciare dai concorsi che però sono legati all’applicazione di una serie di leggi nazionali, in attesa della riforma dei servizi per il lavoro».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato il grande senso di responsabilità della minoranza, riconosciuto dallo stesso presidente della commissione. «Lo sentiamo – ha dichiarato Peru – come un dovere morale nei confronti di quanti subiscono situazioni di precarietà ed in questo siamo coerenti con quanto abbiamo fatto anche recentemente, per esempio a sostegno della lotta dei lavoratori della Multiss di cui parleremo più avanti». E’ il nostro modo di fare e di essere opposizione, ha aggiunto il consigliere di FI, «e daremo il nostro contributo per accompagnare i lavoratori fino alla loro stabilizzazione, però dobbiamo dire che la Giunta finora non ha prodotto provvedimenti significativi, come promesso in campagna elettorale, ha solo ripreso iniziative del centro destra, all’epoca molto criticate». «Aspettiamo quindi di conoscere la vostra agenda al di là di commissariamenti e soluzioni tampone perché – ha affermato Peru – anche voi dovete essere responsabili; c’è da intervenire sulla situazione dei lavoratori Ara che non sono ancora entrati in Laore, nonostante leggi approvate dal Consiglio, c’è la complessa realtà degli ex dipendenti dei Consorzio agrari e l’elenco potrebbe continuare». «Il punto è – ha concluso esponente di FI – che il lavoro non può restare imbrigliato da scelte strangolate dalla burocrazia; ed anche quella delle entrate è una battaglia per il lavoro perché non si può fare niente senza risorse. E’ ora che la maggioranza ci ascolti di più, il periodo rodaggio è terminato ed è arrivato il tempo delle decisioni che dobbiamo affrontare insieme».

Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il Dl della Giunta è un atto propedeutico a quello che necessariamente dovrà arrivare per consentire la stabilizzazione dei lavoratori Csl e Cesil. «Portare in Aula questo provvedimento era un dovere morale – ha detto  Cocco – non potevamo tenere nel precariato chi deve risolvere i problemi dei precari». L’esponente della maggioranza ha poi sottolineato l’alta professionalità del personale dei centri servizi per il lavoro e l’impiego chiedendo all’assessore di affidare loro la competenza sul piano “Garanzia Giovani”. «Ciò – ha evidenziato Cocco – consentirebbe agli oltre 9.000 ragazzi che si sono iscritti al programma di ottenere risposte più celeri alle domande presentate».

Anche Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza del Dl in discussione. «Si tratta di un adempimento obbligatorio, c’è però il rischio concreto che si trasformi nel solito provvedimento temporaneo, nell’ennesimo spot simile a quelli fatti dalla Regione per altri atti in materia di lavoro e precariato».  Zedda ha quindi suggerito di legare la riforma dei Cesil e Csl a quella più complessiva della riorganizzazione della Regione e degli Enti locali. «C’è bisogno di un intervento organico che dia riposta a tutte le situazioni poco chiare. Oltre ai lavoratori dei servizi per l’impiego, occorre dare risposte anche a quelli dei servizi ripartimentali per l’agricoltura e al personale degli enti e delle agenzie regionali. Sulla situazione specifica dei Cesil e dei Csl occorre bandire i concorsi per risolvere definitivamente la questione».

 Il presidente Ganau, dopo aver rilevato che non c’erano altri iscritti a parlare, ha dato la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Per l’esecutivo è intervenuta Virgina Mura, assessore regionale del Lavoro, la quale ha proposto un emendamento aggiuntivo al comma 3 dell’articolo 2 della legge. In particolare l’assessore Mura ha chiesto di inserire alla fine del comma 2 la seguente frase: «Con particolare riferimento all’indizione di concorsi pubblici per l’assunzione di personale a tempo indeterminato».

Il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter analizzare l’emendamento della Giunta. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori ha chiesto di intervenire il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale si è detto «sconcertato per la conclusone del dibattito» e le conclusioni dell’assessore competente. Secondo Pittalis «l’emendamento altera i termini della questione e la sintesi fatta dal presidente della commissione che ha trovato accordo di tutti». Il capogruppo di Forza Italia ha chiesto all’assessore di ritirare l’emendamento e ha evidenziato che non si è contrari all’attività concorsule, ma che per questi lavoratori c’è già stata una selezione pubblica. Pittalis ha esortato la Giunta, con il suo emendamento, a non pregiudicare il percorso per la stabilizzazioni di questi lavoratori.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha affermato che le iniziative della maggioranza sono concordate con l’Esecutivo e che l’assessore non aveva ancora avuto modo di esprimersi in maniera compiuta.

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore Mura per darle la possibilità di rispondete alla richiesta di ritiro dell’emendamento. L’esponente dell’Esecutivo ha ritirato l’emendamento.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli: l’Aula ha espresso il voto favorevole. Il presidente ha messo, quindi, in votazione il titolo della legge che è stato approvato con 41 voti favorevoli e 3 astenuti.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), dopo aver sottolineato positivamente l’impegno dell’Assessore per il superamento del precariato, ha evidenziato una serie di situazioni complesse riguardanti precari dell’amministrazione regionale non stabilizzati «per la mancanza di procedure concorsuali» e, di conseguenza, ha sollecitato un impegno dell’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro anche per questa vertenza. «Il lavoro deve essere al primo posto – ha proseguito – ma dal territorio arrivano segnali preoccupanti, a cominciare dalla vertenza di Meridiana, mentre molte imprese chiudono; c’è insomma la necessità di interventi urgenti per far ripartire l’economia ed abbassare il costo del lavoro per le imprese, visto che il micro credito è servito a poco, diventando per molti quasi un viaggio della speranza».

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere ad attenersi al tema in discussione, cioè l’art.1 del provvedimento in esame.

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha condiviso il rilievo del presidente. «Stiamo sull’argomento – ha esortato – le cose da fare sono tante e finora la Giunta non ha fatto niente, qui stiamo parlando della corretta contrattualizzazione dei lavoratori dei Centri servizi per il lavoro con un provvedimento ponte di 36 mesi».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’art.1 che è stato approvato con 44 voti favorevoli e 3 astensioni. Successivamente, sono stati votati anche l’art.2 e l’art.2/bis sempre con 44 voti favorevoli e 3 astensioni ed il complesso del provvedimento con lo stesso risultato.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno, “Provvedimenti urgenti a favore della Provincia di Sassari”.
Roberto Deriu, consigliere regionale del PD, è stato il primo a intervenire evidenziando il fatto che il provvedimento arriva all’esame del Consiglio con la procedura d’urgenza grazie all’accordo di tutti i capigruppo. «Oggi – ha detto Deriu – prendiamo atto che la Provincia di Sassari non è in  grado di provvedere a una delle sue funzioni essenziali: la manutenzione delle scuole. C’è la necessità di una riflessione più attenta e approfondita. La Regione – ha aggiunto l’esponente del PD – soffre del complesso di Saturno,  divinità che divorava i propri figli. Allo stesso modo la Regione divora le amministrazioni che compongono l’insieme dell’Autonomia». Per questo, secondo Deriu, il provvedimento in discussione è un segnale di grande disponibilità da parte dell’Aula per un riordino complessivo del sistema istituzionale. «Dobbiamo riuscire a impegnare questo Consiglio alla valutazione di provvedimenti ben più importanti, altrimenti il nostro ruolo si limiterà alla decisioni emergenziali». 
Marco Tedde (Forza Italia) ha rimarcato il grande senso di responsabilità dimostrato dall’opposizione in questo frangente: «Sarebbe stato facile per noi – ha detto Tedde – intervenire a gamba tesa sui difficili rapporti tra Regione e Provincia di Sassari. Abbiamo invece lavorato per consentire all’ente intermedio di incamerare quei fondi necessari per continuare a vivere».
Tedde ha quindi invitato la maggioranza a non guardare indietro: «Mi dispiace – ha affermato – che in questa vicenda si accusi la precedente maggioranza di governo di aver sottratto i soldi alla provincia, dimenticando che l’ultimo bilancio della Regione è stato approvato in tre ore con il consenso di tutti».

Il presidente ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Daniela Forma, la quale si è detta in difficoltà a trattare una problematica legata a una sola provincia. L’esponente della maggioranza, che è anche consigliere provinciale di Nuoro, ha spiegato all’Aula che tutte le Province sono in difficoltà e hanno dovuto fare scelte dolorose, come aumentare le tasse, per garantire i servizi essenziali e chiudere il bilancio in pareggio. Per questo motivo e per non fare passare il principio per cui «chi più alza la voce più ottiene» e per una questione di giustizia e parità «vengano date uguali risposte a tutte le Province». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, traspare ancora qualche problema sul riordino degli enti locali. L’esponente della minoranza ha ricordato ai colleghi che le Province sono superate. «Se il problema è il riordino degli enti locali sta a voi, alla maggioranza, affrontare il problema nella sua complessità». E ha aggiunto che ora c’è un problema di tanti lavoratori e famiglia di una società in house e arriveranno sicuramente, all’attenzione di questo Consiglio, altre società in house in difficoltà. «Oggi diciamo sì», ha affermato Locci che ha aggiunto la volontà di affrontare tutte le altre situazioni in cui ci siano a rischio gli stipendi dei lavoratori.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha apprezzato la disponibilità della minoranza, ma ha rilevato che la difficoltà della Provincia di Sassari deriva dal taglio delle risorse relative al fondo unico degli Enti Locali stabilito a suo tempo dal centro destra. Non è tuttavia il momento delle polemiche, ha affermato, «perché abbiamo di fronte la realtà di una Provincia che taglia servizi essenziali per la comunità, dalla manutenzione delle strade al trasporto dei disabili anche se occorre chiedersi se i tagli hanno riguardato anche attività non essenziali». «Una domanda per la quale oggi non c’è una risposta – ha proseguito Demontis – a causa delle diverse procedure con cui si formano i bilanci, procedure che vanno invece armonizzate per consentire, ad esempio, di rendere efficace lo stanziamento della Regione di 35 milioni a valere sul prossimo fondo unico degli Enti Locali, ora non concretamente spendibile perché tardivo rispetto alle tempistica contabile del sistema delle Autonomie. E’ un problema su cui la Giunta sta lavorando e bisogna accelerare». «In questo momento – ha concluso – resta al primo posto la questione delle 160 famiglie dei lavoratori Multiss in gravissime difficoltà».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha attribuito alla politica la maggiore responsabilità della vicenda Multiss ma in questo caso, ha detto, «c’è stato un impegno comune per ricercare soluzioni e non trovare colpevoli». «Il provvedimento – ha continuato Peru – arriva in Aula grazie alla responsabilità dell’opposizione perché il centrosinistra ha mostrato di non avere piena consapevolezza del ruolo di governo, ma va riconosciuto che la corsia preferenziale del provvedimento in base all’art. 102 del regolamento è del consigliere Pittalis e non è vero che si sta mettendo riparo ai disastri della precedente Giunta, come ha dimostrato il presidente della Provincia di Sassari in un incontro pubblico individuando responsabilità precise dell’attuale Esecutivo». «Oggi la minoranza – ha concluso Peru – sta evitando il blocco dei servizi della Provincia di Sassari e la crisi drammatica dei lavoratori della Multiss, problemi che non potevano essere affrontanti aspettando l’assestamento di bilancio come aveva proposto la maggioranza».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha ribadito che «il lavoro è la prima delle priorità, ma è sbagliato pensare alle soluzioni strutturali senza fronteggiare l’emergenza ed è altrettanto sbagliato appropriarsi di questi interventiۚ». Quello degli interventi-tampone, secondo Agus, non deve però «diventare un metodo perché fra poco avremo di fronte i problemi degli altri enti intermedi, dove c’è anche molto precariato storico, ragioni che ci devono spingere ad accelerare la riforma organica degli Enti Locali». Su questa riforma, ha sostenuto il consigliere di Sel, «non possiamo tardare; non potremo mettere d’accordo tutti in un quadro di risorse insufficienti ma dobbiamo superare sia l’impasse politico in cui ci troviamo che le attuali gestioni commissariali delle Province, che in molti casi sono andate ben oltre l’ordinaria amministrazione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha subito precisato che il via libera del suo partito alla procedura d’urgenza per il provvedimento in esame è determinato esclusivamente dal fatto che occorre dare risposte urgenti ai lavoratori della Multiss, società di servizio della Provincia di Sassari: «Siamo dalla parte dei lavoratori, non da quella degli amministratori». Dedoni ha quindi polemizzato con il consigliere del PD Roberto Deriu accusandolo di avere una “posizione retriva” che lo porta a una difesa perdente delle province. «Cinquecentomila elettori – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – hanno deciso di cancellarle con un referendum, il presidente del Pd è favorevole alla loro abolizione. Le sue, caro Deriu, sono dichiarazioni insulse, prive di fondamento, non rispondenti a verità. Lei si è iscritto alla categoria delle rattoppatrici, non è colpa nostra se l’argomento non è stato ancora iscritto all’ordine del giorno del Consiglio».

Dedoni ha poi precisato che l’intervento finanziario a favore della Provincia di Sassari non è nient’altro che un’anticipazione del #Fondo Unico, sono danari che saranno poi previsti nell’assestamento di bilancio».  Infine l’invito a portare in Aula la riforma delle province. «Ci vuole innovazione seria per la Sardegna e voi non la volete proporre. E’ vero che anche nella scorsa legislatura non si è fatto molto, ma voi non avete fatto nessun passo.»
Daniele Cocco (Sel) ha chiesto all’Aula di evitare inutili e sterili polemiche. «Ringrazio il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – ha detto Cocco – per aver avanzato la proposta che stiamo portando oggi in Consiglio. Siamo riusciti a fare sintesi per risolvere problemi gravi, come quello della Multiss, ma poi veniamo in Aula a fare polemiche inutili. Ricordo a qualche consigliere di minoranza che la campagna elettorale è finita».

Alessandra Zedda  (Forza Italia) ha ricordato che 56 milioni di euro sono stati detratti dal Fondo Unico in attesa dell’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità. «Ancora oggi – ha detto Zedda – nonostante sia stato prorogato il termine del 30 settembre per la deroga del Patto, i comuni non hanno potuto approvare i bilanci di previsione». Zedda ha quindi rivendicato «il grande senso di responsabilità dimostrato dalla minoranza quando si tratta di risolvere i problemi della Sardegna».

Il presidente ha dato quindi la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Ha preso la parola l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, il quale si è detto favorevole al provvedimento, rilevando che anche la Giunta aveva individuato soluzioni tecniche con la Provincia di Sassari per risolvere i problemi sollevati dai lavoratori e dalla società, dando le linee guida ai commissari per garantire i servizi essenziali. Ha però evidenziato che questo provvedimento «ci consente di accelerare i tempi». Erriu ha anche reso noto all’Aula che l’11 settembre scorso è stato approvato l’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, tra Regioni, Governo, #Anci e #Upi in materia di criteri per l’individuazione delle risorse umane, finanziarie, organizzative e strumentali per il trasferimento dagli enti strumentali agli enti subentranti. Un  accordo importante perché determina i valore di trasferimento dai fondi dallo Stato alle province, ricordando che si sta parlando di oltre 2.500 persone. L’assessore ha anticipato anche che a breve la Giunta porterà in Aula, su sua proposta, un disegno di legge per il riordino degli Enti locali, e ha auspicato la modifica dell’articolo 43 dello Statuto sardo per evitare sovrapposizioni.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione il passaggio agli articoli. Per dichiarazione di voto è intervenuto Gianni Tatti (Udc), il quale ha dichiarato il voto favorevole a questo provvedimento da parte del gruppo Udc. Il consigliere ha però sottolineato anche in gruppo si è discusso l’opportunità discutere il provvedimento ai sensi del articolo 102, perché «non vogliamo che si apra una prassi secondo cui chi più alza la voce più ottiene». «Mi auguro – ha aggiunto – che non sia così, e che nell’arco di 15 giorni arrivino le soluzioni anche per le altre province e per le società in house che si trovano nella stessa situazione.»

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato che l’approccio del suo gruppo al problema è stato quello di mettere al centro il dramma dei lavoratori rispetto a tutto il resto. Dopo aver polemizzato con il consigliere del Pd Roberto Deriu, Cossa ha ricordato la situazione della società in house della Provincia di Cagliari, passata in poco tempo da 38 dipendenti ad oltre 100, «tutti assunti senza alcuna selezione, cosa che pone un problema rispetto alle centinaia di migliaia di disoccupati che non hanno nemmeno la speranza di un posto».

Il consigliere Marcello Orrù (Pasd’Az) ha percepito «il ritorno della politica dei campanili» ma non è così, ha precisato, «perché la situazione dei lavoratori Multiss va affrontata e risolta».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato di essere stato sempre contrario a queste procedure (articolo 102 del Regolamento) «perché di fatto hanno impedito al Consiglio di valutare correttamente le questioni, per deliberare bisogna conoscere e non andare alla rincorsa delle emergenze, mi auguro che sia davvero l’ultima volta».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula su un  provvedimento condiviso da tutti i capigruppo. «Siamo a favore – ha aggiunto – soprattutto per il metodo, il Consiglio ha deciso nei confronti di situazioni emergenziali di intervenire con un provvedimento di legge nei confronti degli Enti locali, nei confronti di chiunque, anticipando e ottenendo poi la restituzione con una manovra all’interno del fondo unico». Ognuno di noi rappresenta un territorio, ha concluso Cherchi, «e ne risponderà; auspico quindi che tutti siano d’accordo per ogni territorio della nostra Regione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, tornando all’oggetto del provvedimento in esame, ha ribadito che «si tratta solo una anticipazione, poi ognuno tira la coperta dalla sua parte a volte con argomentazioni fuori tema e fuori luogo; mettiamo invece al centro il dramma quotidiano dei lavoratori, il resto non c’entra nulla e spero sia l’ultima volta». 

Attilio Dedoni, Riformatori,  ha replicato al capogruppo del Pd Pietro Cocco sostenendo di essere intervenuto per rispondere ad affermazioni gratuite. «In ogni caso – ha proseguito – non mi sono discostato dall’argomento, ho parlato di anticipazioni del Fondo Unico e rimarcato la necessità di una riforma organica per indirizzare a meglio le risorse della Regione. Io sono disponibile a confrontarmi dappertutto con chiunque». Dedoni ha quindi annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

E’ quindi intervenuto Roberto Deriu (Pd). «Dovrei sentirmi toccato da alcuni interventi – ha detto – ho sentito parole spiacevoli e addirittura una valutazione sull’opportunità del mio discorso  in Aula. Sono un liberale, un consigliere eletto che esprime liberamente le sue opinioni e sempre lo farò. Ribadisco che sulle province si è fatta una grande  confusione alla quale oggi si tenta di porre rimedio».

Giorgio Oppi (UDC) ha criticato il modo con cui si è affrontata la discussione. «Quando si porta in Consiglio un provvedimento con la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento, di solito lo si approva in 30 secondi – ha detto Oppi – non capisco questo ping pong tra maggioranza e opposizione. Noi abbiamo firmato questo documento e lo voteremo. Basta però andare fuori argomento, occorre essere coerenti con gli impegni assunti».

Dopo l’intervento dell’on. Oppi il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’articolato. L’Aula ha approvato l’articolo 1 e poi l’articolo 2 e il testo con 44 favorevoli e un solo astenuto. Il Consiglio è passato poi all’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno, ovvero il parere sulla proposta della Giunta regionale per la nomina dei due rappresentanti sardi nella commissione paritetica Stato Regione ex articolo 56 dello Statuto. Il presidente della Prima commissione, on. Francesco Agus, ha illustrato il punto e ha riferito che «la commissione ha esaminato con urgenza la proposta della Giunta anche alla luce delle vicende nazionali. La proposta riguarda la nomina del direttore generale della presidenza Alessandro Demartini e del dottor Mario Scano, già procuratore e presidente della Corte dei conti della Sardegna».

L’Aula ha espresso parere favorevole votando un ordine del giorno a sostegno che recepisce la proposta della Giunta. Al termine il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

Paci-Pigliaru-Mura 2 copia

Le politiche per il lavoro della #Giunta Pigliaru non hanno prodotto finora risultati apprezzabili. Il giudizio negativo sull’operato dell’esecutivo regionale non arriva dall’opposizione di centrodestra ma da #Sinistra Sarda, partito della maggioranza di centrosinistra: «La nostra vuole essere una critica costruttiva – precisa il segretario regionale Giovannino Deriu – il tema del lavoro è stato al centro della nostra campagna elettorale e, in questo momento di forte difficoltà per la Sardegna,  deve essere la priorità dell’azione della Giunta». Sinistra Sarda rileva “un forte ritardo” da parte dell’assessorato competente: «In questi mesi abbiamo assistito a qualche annuncio ma – prosegue Deriu – i risultati sono davvero pochi».  

Per la responsabile del Dipartimento Lavoro di Sinistra Sarda, Lorena Cordeddu, ciò che manca è una programmazione seria che permetta di avere un efficiente sistema di governance delle politiche per il lavoro. Il partito della sinistra contesta la mancata istituzione della Commissione regionale per i servizi e le politiche del lavoro (organismo previsto dalla legge n.20 del 2005).

«Si tratta di uno strumento fondamentale – ha spiegato Lorena Cordeddu – per la definizione delle scelte strategiche e di indirizzo della Regione.»

Secondo Sinistra Sarda, le iniziative portate avanti dalla Giunta in questi mesi per rilanciare l’occupazione sono insoddisfacenti. In qualche caso, come per il microcredito ed il bando “Lunga estate”, si tratta della conferma di misure già adottate dalla precedente Giunta di centrodestra; in altri, si è assistito ad un autentico flop. Il riferimento è al piano “Garanzia Giovani”, ancora al palo per la mancata attuazione dei programmi e la mancanza di coordinamento tre le strutture incaricate di mandare avanti le iniziative.

«Il risultato è che oggi i servizi per il lavoro si trovano a dover dare risposte a centinaia di persone su un piano che si è rivelato un contenitore vuoto: mancano infatti gli avvisi e i bandi necessari alla sua operatività.» Critiche anche sul fronte degli ammortizzatori sociali («serve un intervento urgente per impedire che 12mila sardi perdano gli indennizzi della mobilità in deroga come previsto dal Decreto Poletti») e sulla mancata riprogrammazione dei fondi #Por.

Sinistra Sarda chiede dunque una cambio di rotta al presidente, Francesco Pigliaru, e all’assessore del lavoro, Virginia Mura. «E’ necessaria un’iniziativa forte per ridare fiato alle piccole e medie imprese – afferma il consigliere regionale dei Comunisti Italiani, Fabrizio Anedda – con il congelamento dei loro debiti con l’erario e l’abbattimento del costo del lavoro attraverso un bonus occupazionale finanziato con le risorse destinate agli ammortizzatori sociali e quelle recuperate grazie all’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità.»

Più collegialità nelle scelte chiede, infine, il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Alessandro Unali: «Il lavoro deve essere la priorità assoluta di questa Giunta. All’impegno preso in campagna elettorale devono seguire i fatti. Abbiamo il dovere di dare risposte ai giovani senza lavoro e a chi il lavoro lo ha perso. Su questo versante notiamo una certa lentezza da parte dell’esecutivo e dell’assessorato competente.»

Consiglio regionale 42 copia

Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».

La sesta Commissione (Sanità, politiche sociali), presieduta dall’on. Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda – in sostituzione del presidente Raimondo Perra), ha completato la discussione generale sulla PL n. 71 – Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale – ed ha deliberato il passaggio agli articoli.

Nella stessa seduta, all’unanimità, è stato espresso parere favorevole con raccomandazioni alla P/10 relativa ai fondi della legge regionale 8/2007 – Contributi per l’organizzazione ed il funzionamento dei Centri antiviolenza e della Case di accoglienza. Le risorse provengono dal fondo nazionale per le politiche sociali per un 1.490.000 euro e da fondi regionali per 500.000 euro.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il consigliere regionale Fabrizio Anedda interviene oggi sulla critica avanzata ieri dal presidente di Confartigianato, Luca Murgianu, nei confronti dei consiglieri regionali, che a suo dire sono insensibili ai problemi degli artigiani, snocciolando numeri sugli atti che Giunta e Consiglio avrebbero dedicato al settore dell’artigianato.
«Luca Murgianu – scrive Anedda – si scaglia inoltre su alcuni consiglieri regionali che sarebbero “quasi totalmente inattivi” su internet ed in particolare sui Social Network Facebook e Twitter. Mi stupisce come il presidente della Confartigianato, sicuramente conoscitore del settore artigiano e del mondo delle imprese, si affidi a twitter per tastare il polso di ciò che accade intorno alla categoria. Il sottoscritto è (e sarà) poco presente sui “social network” ma continua, in maniera più tradizionale, il suo costante impegno per il mondo del lavoro, ed in particolare per artigiani e piccole e medie imprese.»

«Oggi uno dei problemi maggiormente sentiti dalle categorie produttive, visto il perdurare della crisi – aggiunge Fabrizio Anedda – è la difficoltà del pagamento degli oneri fiscali e contributivi e spesso l’impossibilità del pagamento dei debiti con l’erario riscossi da Equitalia col suo sistema che in poco tempo fa lievitare il carico fiscale degli inadempienti fino a due o tre volte la cifra non pagata. Per questo motivo ho presentato una mozione che impegna della Giunta regionale ad intraprendere un’azione forte per scongiurare la chiusura di molte imprese e la conseguente perdita di posti di lavoro. La mozione di cui sono primo firmatario (forse è sfuggita ma può essere facilmente consultato nel sito ufficiale del Consiglio http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Mozioni/Moz035.asp) riguarda in particolare gli artigiani, ed è frutto di incontri  svolti nel territorio, a cui ho partecipato, prima da imprenditore e presidente dello Sno Cna, e oggi da consigliere regionale.»

«Fin qui una parte del mio impegno – conclude Fabrizio Anedda – con la considerazione che, pur partecipando a svariate iniziative nel territorio e pur essendo stato presente alle recenti audizioni fatte nelle Commissioni consiliari con le associazioni di categoria, non ho mai avuto il piacere di incontrare il presidente Murgianu.»

                                                                                            

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Muro contro muro in Consiglio regionale tra maggioranza e opposizione. Lo scontro tra gli schieramenti si consuma durante il dibattito sul recente accordo firmato dalla Regione con lo Stato sul patto di stabilità. Al termine degli interventi dei capigruppo e prima della replica della Giunta,  la minoranza di centrodestra ha deciso di occupare l’Aula. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta e rinviato i lavori a domani mattina alle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’avvio del dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione Francesco Pigliaru relative all’accordo con il Governo sul patto di stabilità.

Il presidente ha sospeso brevemente la seduta in attesa dell’arrivo del presidente della Regione ed analoga richiesta, per esigenze del gruppo di Forza Italia, è stata formulata dal consigliere Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola al consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda.

Anedda ha ribadito l’apprezzamento per il presidente Pigliaru e l’assessore Paci già espresso in precedenza. Il fatto che il centro destra si dimostri contrariato, ha affermato, «rafforza la giustezza della nostra linea». Per noi, ha aggiunto Anedda, «le risorse recuperate dovranno servire per creare sviluppo e lavoro di cui la Sardegna ha tanto bisogno, ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo di eliminare gli sprechi, soprattutto nella sanità, dove i manager del centro destra sono ancora al loro posto». Gli obiettivi che abbiamo di fronte sono molto chiari, secondo Anedda: «Dobbiamo stabilizzare le imprese ed il nostro tessuto economico per creare occupazione e sviluppo reale, puntando su settori come agro alimentare e turismo che possono creare vera ricchezza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha commentato l’esordio del collega del centro sinistra dicendo che «allora è rimasto davvero poco da discutere». Dedoni ha poi criticato duramente le dichiarazioni dell’assessore Paci secondo il quale bisognava sfoltire i contenziosi con lo Stato. Questo atteggiamento, per Dedoni, «non porterà sviluppo alla Sardegna, si potrà dire tutto come nel 2006, ma la realtà è che siamo partiti con 1.2 miliardi, salvo poi dire che il centro destra aveva rotto il patto di stabilità per dare fondi agli enti locali e che quel provvedimento poteva astrattamente essere sanzionato».  Per il capogruppo dei Riformatori la realtà è un’altra: «Il Governo non ha mai riconosciuto alla Sardegna quanto le spettava, oggi come nel 2006 e per giunta sarà lo Stato a certificare l’accertamento delle entrate, altro che la regionalizzazione che invocano i sovranisti, siamo totalmente nelle mani dello Stato». Alla Sardegna è stato tolto con la mano destra e con la sinistra, ha proseguito Dedoni, «questo vuol dire pareggio di bilancio, eppure abbiamo lasciato perdere la giusta battaglia sulle accise ed abbiamo perfino accettato di ritirare tutti i ricorsi contro lo Stato, è vergognoso». In questo quadro, ha concluso il consigliere, «non ci potrà essere spazio per sviluppo e occupazione, speriamo che almeno il Consiglio modifichi questo atteggiamento passivo e subalterno, mostrando spina dorsale e consapevolezza delle esigenze di un popolo».

Il consigliere Gavino Sale ha criticato il consigliere Dedoni, affermando che sino ad oggi che dal Governo Soru a Cappellacci hanno visto sentenze che riconoscono il debito ma il governo Pigliaru, molto pragmatico, ha ottenuto risultati concreti. Citando un antico proverbio sardo, ha aggiunto che «è meglio un uccello catturato che cento liberi (Mezus unu puzone tentu chi chentu ‘olende)». Le risorse reali servono, ha aggiunto l’esponente di Irs, «e contano molto più di quelle virtuali, anche se dello Stato italiano ci fidiamo pochissimo, anzi nulla». Ma oltre non si può andare, ha avvertito Sale, «perché ad oggi non sappiamo ancora qual è il gettito fiscale della Sardegna, per questo chiediamo l’Agenzia sarda delle entrate e chiediamo che tutte le aziende cambino residenza fiscale comprese quelle multinazionali: da E.on avremmo potuto ottenere 162 milioni, da Tirrenia ne potremmo ottenere altri 38, ecco perché quel principio per noi è fondamentale». E’stato fatto tutto il possibile con una nuova logica, ha concluso Gavino Sale, «ma ora dobbiamo agire concretamente per gli interessi della nostra Nazione».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, si è detto orgoglioso di far parte della coalizione che sostiene la Giunta e il presidente Pigliaru, perché – ha spiegato il consigliere della maggioranza – «con la firma dell’accordo sul pareggio di bilancio si è ottenuto un risultato davvero straordinario: non solo per gli aspetti giuridici e finanziari ma soprattutto perché è stata restituita credibilità alla Regione sarda e trovo ovvio che le forze dell’opposizione tentino di ridimensionare e sminuire il risultato ottenuto a Roma». Il capogruppo del Cd ha proseguito il suo intervento ricordando che sono trascorsi solo quattro mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo e che con la firma dell’accordo sulla parità di bilancio «siamo davanti ad un risultato che si può definire di speranza».

Roberto Desini ha poi ricordato le dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta nelle parti in cui si fa riferimento all’assenza di governi amici e/o governi nemici ma alla necessità di procedere nel confronto con lo Stato con chiarezza, responsabilità e schiena dritta. «Il presidente Pigliaru – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – ha condotto con successo il confronto con il governo e la Sardegna sarà la prima Regione d’Italia ad avere il pareggio di bilancio». Per Desini l’accordo è inoltre una vittoria della politica («si è riappropriata del suo ruolo») sulla burocrazia e ha inoltre il pregio di dimostrare come il presidente Pigliaru stia dando un forte “segnale di fiducia” verso il governo. «Perché – ha dichiarato il capogruppo del Cd – i tribunali e i ricorsi non portano spazi finanziari mentre è vero che ci allontanano dalla realtà». A giudizio del consigliere di maggioranza i 364 milioni di euro di ulteriori spazi finanziari, sono solo “un primo passo” e – ha aggiunto Desini in riferimento alle critiche dell’opposizione circa la mancata informazione – il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno sempre e costantemente aggiornato la maggioranza sull’evoluzione del confronto Stato-Regione». «Non è più tempo di spot e slogan – ha aggiunto – ma di fatti concreti e tutti siamo chiamati ad affrontare la realtà e a guardare i bisogni e le necessità della gente comune». Il capogruppo del Centro democratico ha dunque auspicato che si individuino in tempi brevi le priorità di intervento e ha suggerito che si incominci dal comparto degli Enti Locali e dalle politiche del lavoro («dobbiamo restituire la dignità a chi l’ha perduta e soffre per l’attuale momento di crisi»). «Con l’accordo siglato dal presidente Pigliaru – ha proseguito Desini – abbiamo ottenuto maggiore sovranità finanziaria e questo significa maggiore impegno per spendere le risorse e per razionalizzare la spesa regionale». «In questa sfida – ha concluso – dobbiamo dimostrare di avere maturità personale e politica perché avere maggiore capacità di spesa significa lavorare per dare risposte efficaci ai bisogni dei sardi».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, è intervenuto nel dibattito per 5 minuti (la metà del tempo a disposizione di ciascun gruppo nello spazio riservato al dibattito) ed ha rivolto pesanti critiche ai contenuti dell’accordo sottoscritto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Non capisco l’esultanza per l’accordo – ha attaccato l’esponente dei Quattro Mori – e ricordo al presidente Pigliaru che perseverare è diabolico». Orrù ha fatto riferimento alla cosiddetta intesa sulle entrate siglata dal Pigliaru (in veste di assessore alla Programmazione) con il governo Prodi, e che a giudizio del consigliere dell’opposizione «non ha portato alcun beneficio alla Sardegna, scaricandogli in cambio il costo di Sanità e Trasporti». Il consigliere Orrù si è dunque rivolto direttamente al presidente della Giunta per domandare quali siano i benefici che avrà la Sardegna dai 364 milioni di euro di nuovi spazi finanziari che sono stati liberati con l’accordo sottoscritto nei giorni scorsi a Roma. Orrù ha poi mostrato perplessità sui possibili risultati positivi che potrebbero derivare dal pareggio di bilancio a partire dal 2015 («è forse peggio anche del patto di stabilità»). «Con l’accordo sul pareggio di bilancio – è stata l’accusa lanciata dal consigliere del Psd’Az – è stata decretata la fine dell’Autonomia sarda e ricordiamoci che è stato siglato un accordo con chi dal 2007 dimostra di non rispettare l’intesa istituzionale in materia di entrate». A giudizio di Orrù con l’accordo si “stringono tre cappi al collo della Sardegna”: il primo è il pareggio di bilancio, il secondo è il pareggio di competenza per cassa e il terzo è il blocco delle opere pubbliche. «L’Italia – ha proseguito l’esponete della minoranza – ha chiesto all’Europa una proroga di un anno per l’entrata in vigore del pareggio di bilancio mentre il presidente della Regione sarda firma un’intesa col governo italiano per anticiparne di un anno l’applicazione al bilancio regionale». Il consigliere del Psd’Az ha ricordato le “grandi battaglie” dei diversi presidenti della Giunta che, nel corso dell’Autonomia si sono contrapposti anche ai governi del medesimo colore politico, pur di rivendicare e ottenere le risorse che spettavano ai sardi. «Mentre oggi – ha concluso Orrù – Renzi ci scippa l’Autonomia con le riforme costituzionali e il presidente Pigliaru va a Roma con il cappello in mano».

Il presidente del Consiglio ha dato, quindi, la parola al capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha ringraziato il presidente Pigliaru per il risultato ottenuto sul Patto di stabilità. Cocco ha ribadito che Sel terrà comunque la guardia altissima nei rapporti con il governo. «Da oggi si riparte, la deroga ottenuta servirà a lenire le sofferenze più urgenti». Cocco ha ricordato la situazione drammatica che vive la Sardegna con una disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40 per cento. Troppi ancora i problemi da risolvere, ma con il risultato ottenuto da Pigliaru, secondo il capogruppo di Sel, «dall’anno prossimo la nostra maggioranza sarà messa alla prova perché dovremo sanare con quelle risorse la grave situazione in cui versa l’Isola».

Tra gli obiettivi di Sel c’è il reddito di cittadinanza, risolvere la situazione dei precari e portare avanti tante battaglie per il lavoro. «Credo che quel miliardo e duecento milioni di euro – ha affermato – ci consentirà di provare a risolvere i problemi e di equiparare tutti i cittadini per quanto riguarda il diritto alla salute». Per Cocco è necessario risolvere le emergenze ma anche programmare per il futuro. «Siamo orgogliosi e contenti di quanto ha ottenuto il presidente Pigliaru perché la Sardegna è la prima regione a uscire dal Patto di stabilità. Bravo presidente». Secondo Cocco la Giunta dal 2015 dovrà «dare risposte agli enti locali perché sono loro che risolvono i problemi dei cittadini».

Sull’ordine dei lavori ha chiesto la parola Mario Floris (Sardegna), il quale ha chiesto se ci fosse un ordine del giorno previsto come conclusione del dibattito. Il presidente Ganau ha spiegato che, in base al Regolamento, la discussione termina con la replica della Giunta e che, per adesso, non sono stati predisposti ordine del giorno.

Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas: «Non è senza amarezza che intervengo in quest’aula perché purtroppo ci rendiamo conto che il cammino verso l’autonomia del popolo sardo è ancora molto lungo». L’esponente della minoranza ha affermato di essere stanco di sentire le lodi al presidente come se chi è venuto prima non avesse fatto niente e non fosse depositario di serietà, credibilità e competenza. «I sardi non hanno scelto voi, hanno solo decretato che siete maggioranza. Il Consiglio regionale – ha detto – deve essere tenuto costantemente informato, non basta che il presidente tenga informata la maggioranza».

Solinas ha evidenziato che l’unico risultato ottenuto è l’applicazione anticipata per la Sardegna sul pareggio di bilancio, e di contro «si è rinunciato a un risultato che si era ottenuto. Si è rinunciato agli effetti di una sentenza della Corte costituzionale. Quella sentenza non è negoziabile e non è nella disponibilità di nessuno: la Corte ha decretato un diritto dei sardi. Su quell’accordo, nell’interesse di tutti, ci dobbiamo tornare ma per darle, presidente Pigliaru, maggiore forza perché l’accordo sottoscritto è inaccettabile».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, l’accordo firmato dalla Regione con il Governo sul patto di stabilità non ha nulla di epocale: prevede, infatti, l’aumento del tetto di spesa di 320 milioni di euro per il 2014 ma, allo stesso tempo, introduce il principio del pareggio di bilancio. «Ciò – ha detto Rubiu – comporterà un blocco della spesa per Regione e comuni e metterà a rischio i servizi essenziali. E’ un patto scellerato che costringerà i sardi a pesanti sacrifici». Per l’esponente dell’Udc, l’intesa sottoscritta a Roma è, non solo un accordo “patacca” come lo ha definito l’ex presidente della Regione Cappellacci, ma un vero e proprio «atto di sottomissione totale allo Stato italiano».

Secondo Rubiu, la Regione avrebbe dovuto agire diversamente e portare avanti una trattativa che consentisse di assicurare all’Isola una soglia di sopravvivenza per tutelare le famiglie e le imprese. «Garantire il pareggio di bilancio significa attuare una politica di rigore che in passato ha portato all’aumento delle tasse e all’incremento la disoccupazione». Dall’esponente dell’UDC è poi arrivato un duro attacco alla Giunta per la decisione di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato in materia finanziaria per il periodo 2014-2017. «Un atto scellerato – ha detto Rubiu – che impedisce di riconquistare e vedere riconosciuti i nostri diritti. Non è stata rispettata la volontà dei cittadini, l’accordo è una beffa per il popolo sardo». In conclusione del suo intervento, Rubiu ha criticato la decisione della Giunta di firmare l’accordo con lo Stato senza il preventivo coinvolgimento del Consiglio regionale.

Secondo Emilio Usùla (Soberania indipendentzia), l’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica introduce elementi  importanti, seppure da perfezionare. «Lo riteniamo positivo – ha detto Usùla – tornerà utile per l’economica sarda. Dal 2015 la Sardegna potrà spendere e utilizzare le sue entrate, speriamo maggiori entrate, potrà investire di più per dare opportunità ai giovani e ai disoccupati».

Il principio del pareggio di bilancio è, secondo l’esponente della maggioranza, «una conquista di sovranità, per renderla più compiuta servono però ulteriori certezze sulle risorse che ci spettano e su come gestirle in autonomia». Usùla ha quindi rilanciato la proposta della costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. «Consentirebbe di quantificare e gestire l’esatto ammontare delle risorse a nostra disposizione. Uno strumento funzionale al principio del pareggio di bilancio». «In attesa della costituzione dell’Agenzia – ha spiegato Usùla – occorrerà attivarsi per ottenere dallo Stato:

a) la reversione dei flussi, tale per cui le entrate prodotte in Sardegna siano immediatamente girate dallo Stato a un conto della Regione Sardegna;

b) l’immediata attivazione – come previsto dall’accordo del 2006 fra Regione e Stato e come accaduto di recente per la Sicilia  di un codice tributo che consenta alla Sardegna di incassare le tasse delle imprese che lavorano in Sardegna pur avendo sede fiscale fuori dalla nostra terra. «I due elementi sono in stretta relazione con l’accordo sottoscritto – ha concluso il capogruppo di Soberania e Indipendentzia – se dal 2015 dobbiamo poter spendere le nostre entrate, queste devono essere nella nostra immediata, completa, certa disponibilità».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha esordito affermando che, a differenza del consigliere Desini, in Sardegna non si percepisce un miglioramento della situazione economica della comunità regionale. Il presidente Pigliaru, ha affermato, «non è un politico dio professione ma in questa circostanza ha mostrato di aver imparato la lezione vendendo per oro ciò che oro non è oro, ha raccontato la favola della buona famiglia che fa debiti e li restituisce quando le cose vanno meglio». Ma ora, ha osservato Truzzu, in questa famiglia c’è un’altra situazione, «la Sardegna ha sentenze che gli fruttano risorse aggiuntive ed invece, in cambio, accetta 253 milioni avendo diritto ad 1.2 miliardi; non solo, poi dal 2015 potrà spendere tutto il suo stipendio». Con la firma su quell’accordo, ha continuato il consigliere, «la Regione ha accettato il diktat del governo Renzi e meno male che si è firmato, se le cose fossero andate avanti per qualche altro mese avremmo pagato noi». Rivolgendosi ai settori del Consiglio che si richiamano al sovranismo, il consigliere di Fdi ha sottolineato che «il governo amico è lo stesso che ha negato i fondi per l’alluvione ed è singolare che, essendo di Fdi, finisca per superare proprio i sovranisti su certe battaglie». Dopo aver invitato la maggioranza a smetterla con la retorica della serietà, Truzzu ha chiesto di passare dalle parole ai fatti: «sulle cose serie, sul lavoro, su Garanzia giovani che è una truffa costata 54 milioni perché nessuno ha ricevuto una chiamata da una azienda e soprattutto perché non si può pensare solo ai precari mentre  una generazione di sardi non ha nemmeno potuto partecipare ad un concorso». Sulla proposta di costituzione di una Agenzia sarda delle entrate, il consigliere Truzzu ha sfidato i sovranisti a presentare una loro proposta di legge, assicurando un contributo costruttivo.

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha dichiarato che «sta andando in onda l’ennesima puntata di quello che la stampa scrive sulla vertenza entrate, io credo nella buona fede delle persone e nella collaborazione, non ho mai detto che Cappellacci voleva distruggere la Sardegna, anzi sottolineo che in questi mesi abbiamo discusso e affrontato argomenti nel dettaglio, trovando soluzioni condivise». Però, ha precisato, «prendiamo atto che la minoranza vuole mettersi di traverso; la maggioranza ha responsabilità di governo e deve andare avanti, tenendo presente che la Sardegna non è una repubblica indipendente ma una articolazione dello Stato italiano». «Quindi dobbiamo accettare le sfide del futuro – ha aggiunto Arbau – ragionando sugli spazi finanziari come ogni altra regione “de iure condendo”, sul 2014 ci sono emergenze importanti e sugli Enti locali bisogna dare risposte importante». Per il futuro, ha continuato il capogruppo di Sardegna vera, «chiediamo allo Stato sugli accantonamenti per togliere dal Patto le risorse degli Enti locali, questi sono i ragionamenti da fare da adesso in poi». Per 2015, ha concluso, «dobbiamo fare un bilancio di cassa, un euro in entrata, uno in uscita, non ci possiamo più permettere molte cose, a cominciare da certi accessi della sanità». Sul piano politico, Arbau ha detto che «si faranno i conti alla fine della legislatura, impegniamoci a fare una legge elettorale per fare una partita reale, il risultato ottenuto è importante ma finiamo di dirci bravi da soli, ora dimostriamo di essere all’altezza».

Il capogruppo del Partito democratico, Pietro Cocco, ha replicato duramente alle critiche rivolte dall’opposizione al presidente e alla giunta. «L’opposizione – ha attaccato Cocco – recita la sua parte in commedia e spara contro chi governa anche davanti ad un argomento serio come è quello che riguarda l’accordo sottoscritto con il governo per il pareggio in bilancio. Su questo e su altri temi – ha proseguito l’esponente della maggioranza – serve invece ragionare e lasciare da parte la commedia». Pietro Cocco ha rivolto critiche all’atteggiamento tenuto nel corso del dibattito in Aula dal capogruppo dei Rifomatori, Attilio Dedoni («dimentica di aver governato per cinque anni la Regione e di averla lasciata in queste condizioni») ed ha affermato che «la maggioranza e la giunta vogliono tirare fuori la Sardegna dalle macerie lasciate dal centrodestra». «Ma – ha precisato – non dobbiamo seguire la strada tracciata nella passata legislatura ed ogni altro percorso è meglio di quello indicato dal centrodestra».

«L’accordo tra la Regione e lo Stato – ha incalzato Cocco – è un punto di svolta e rafforza la nostra sovranità. E’ un grande risultato conseguito con spirito di collaborazione e lealtà dal presidente Pigliaru e dall’assessore Paci, a distanza di soli cinque mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo regionale».

Pietro Cocco ha poi ricordato le dichiarazioni rese dal centrodestra nella passata legislatura riguardo alle negative conseguenze dei tetti di spesa derivanti dal patto di stabilità, mentre oggi – ha sottolineato l’esponente del Pd – si afferma che il patto non deve essere superato e si fanno dichiarazioni “fuori dalla logica”. Per il capogruppo della maggioranza con l’accordo sul pareggio di bilancio ci saranno maggiori opportunità per programmare le risorse in favore della crescita e dello sviluppo. «Abbiamo messo in piedi un percorso virtuoso che va sostenuto e apprezzato – ha spiegato Cocco – e che rappresenta un tentativo per risolvere una vertenza centrale per il futuro dell’Isola». L’esponente del centrosinistra ha definito “una balla spaziale” l’accusa secondo la quale con l’accordo sul pareggio di bilancio la Sardegna perderebbe quote di sovranità ed ha concluso il suo intervento polemizzando duramente con il suo collega capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni. «Non hanno ottenuto alcun risultato utile alla Sardegna – ha affermato Pietro Cocco – e anche sulle province hanno soltanto sostituito amministratori eletti con i commissari nominati ed oggi, protestano e si scandalizzano per la riforma sanitaria che ha l’obiettivo di liberare risorse e ridurre spesa e sprechi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco  Ganau, ha dunque concesso la parola per il tempo riservato al gruppo di Forza Italia, all’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci.

Ugo Cappellacci ha espresso rammarico per l’andamento del dibattito in Aula «che si consuma – così ha affermato – su un copione vecchio che non porterà alcun beneficio ai sardi. A giudizio dell’ex governatore del centrodestra l’attuale maggioranza commette l’errore di considerare la minoranza una controparte, mentre – ha dichiarato Cappellacci – in questa vertenza la controparte è solo lo Stato». L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato alcune importanti convergenze registrate in Consiglio nella scorsa legislatura, dalla riduzione dell’Irap, alle votazioni unanimi in materia di entrate e ha riaffermato che le azioni poste in essere dalla Giunta nei confronti del governo («ad incominciare da quelle che hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale che afferma che entrate e spese devono avere una correlazione») sono state promosse su indicazione e iniziativa dell’assemblea sarda con l’approvazione condivisa di documenti, mozioni e ordini del giorno. «Quando sono in gioco interessi alti – ha ammonito Cappellacci – non ci si può soltanto scontrare ma serve dimostrare di saper fare sintesi e raggiungere un punto di mediazione».

L’ex presidente della Regione è quindi entrato nel merito dei contenuti dell’accordo sul pareggio di bilancio ed ha affermato in premessa che «in alcun modo può essere considerato un risultato straordinario e eccezionale non fosse altro perché si applicherà a tutte le Regioni per effetto delle nuove norme statali». Ugo Cappellacci ha dunque domandato le ragioni e le motivazioni che hanno spinto la giunta regionale a siglare l’accordo che prevede il ritiro da parte della Regione di tutti i contenziosi aperti con lo Stato in materia di entrate. «Il presidente Pigliaru ci dice che così si evitano  le sanzioni?», ha domandato polemicamente Cappellacci che ha aggiunto: «Ma quali sanzioni se la Sardegna non ha sforato i tetti di spesa del patto di stabilità 2013, come ha affermato lo stesso Pigliaru con la Corte dei Conti e come è riportato in tutte le note ministeriali?». L’esponente del centrodestra ha inoltre ricordato come le stesse cifre indicate nell’accordo sul pareggio di bilancio siano del tutto insoddisfacenti e al di sotto delle previsioni fatte dalla stessa giunta regionale: «Si è partiti con la richiesta di 1.200 milioni di euro e si è arrivati a 320 milioni di euro». Cappellacci ha inoltre criticato la parte dell’accordo che riserva al governo l’accertamento delle entrate della Regione sarda («nell’ultimo anno la differenza tra quelle denunciate dallo Stato e quelle accertate dalla Regione è stata di 750 milioni di euro») ed ha proseguito dando lettura del testo dell’accordo sottoscritto a Roma fino al rigo in cui è scritto «….con la Regione siciliana». «Questo – ha denunciato l’ex governatore di Forza Italia – non è un errore, è la dimostrazione che è un testo fotocopia a quello che il governo aveva proposto alla Regione Sicilia e che il governatore della Sicilia ha però rifiutato perché poco vantaggioso».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato l’assessore al Bilancio e alla Programmazione, Raffaele Paci, a svolgere il suo intervento nello spazio per la replica riservato alla Giunta. Dai banchi dell’opposizione si sono levate vibrate proteste e il presidente del Consiglio ha invitato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ad intervenire per spiegare le ragioni di tale condotta. Il presidente, Gianfranco Ganau, dinanzi al perdurare delle proteste e constatato che alcuni consiglieri del centrodestra sventolavano la bandiera sarda in segno di disappunto, ha sospeso la seduta. I consiglieri dell’opposizione hanno quindi indossato una T-shirt bianca con la scritta “Sardegna” e il simbolo dei Quattro Mori e hanno occupato i banchi dell’Aula che sono riservati ai componenti la Giunta.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta e convocato il Consiglio per domani, mercoledì 30 luglio, alle 10.00.

Domani venerdì 20 giugno, a partire dalle ore 10.00, al #THotel di Cagliari, si terrà il convegno sul diritto allo studio in Sardegna, organizzato dalla #Federazione di Cagliari del PdCI-Sinistra sarda. Nel corso del convegno verranno affrontate tematiche legate al diritto allo studio e saranno individuate proposte politiche per rafforzare l’istruzione a livello regionale. Interverranno Nicola Ibba (responsabile istruzione PdCI – Sinistra sarda), Francesco Pitirra (rappresentante studenti CDA Ersu Cagliari), Federica Atzeni (senatrice accademica UNICA), Fabio Botta (direttore del dipartimento di giurisprudenza UNICA), Carlo Turno Artemalle (Centro d’iniziativa democratica), Giosuè Cuccurazzu (giovane amministratore locale), nonché i consiglieri regionali della Sinistra sarda, Alessandro Unali e Fabrizio Anedda. Sono stati invitati a partecipare al convegno il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e l’assessore della Pubblica istruzione, Claudia Firino. Coordineranno il convegno ed il successivo dibattito, Marxina Casula (Segretaria Federazione di Cagliari PdCI-Sinistra sarda) e Giovannino Deriu (Coordinatore regionale PRC-Sinistra sarda).

Dichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

Il #Consiglio regionale ha bocciato (presenti 47, votanti 44, sì 16, no 28, 3 astenuti) la mozione, primo firmatario il consigliere dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, sulla costituzione e nomina di una #commissione speciale sulla situazione degli istituti di credito in Sardegna.

E’ intervenuto per illustrare il testo il primo firmatario, Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi), il quale ha evidenziato che questo argomento è fondamentale e per tutelare le imprese e i sardi oppressi dalle banche. In particolare, l’esponente della minoranza ha impegnato il presidente della Regione «a riferire sulla situazione del credito in Sardegna, e a intervenire con la massima urgenza per scongiurare il rischio di tracollo del sistema produttivo ed economico-sociale isolano». Dedoni ha anche chiesto anche di istituire una commissione di inchiesta sulla situazione degli istituti di credito in Sardegna, anche alla luce delle notizie di imminenti chiusure di numerosi sportelli. Per capogruppo dei Riformatori sardi la situazione in Sardegna è inaccettabile e ogni politico se ne deve fare carico. «Abbiamo il dovere di attauare lo Statuto sardo e non fare gli ignavi», ha detto Dedoni, ricordando che molti cittadini, in questo periodo di crisi, hanno perso anche la casa.

D’accordo con questa mozione anche il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha definito la situazione del credito alle imprese e alle famiglie «eticamente intollerabile». Ormai, ha sottolineato, le banche sono diventate la controporte delle imprese e dei cittadini. In particolare, Demontis ha evidenziato la situazione delle imprese edili che, pur avendo un ingente patrimonio immobiliare, ma non disponendo di liquidità, vengono messe in sofferenza dalle banche e si vedono pignorati e svenduti i propri beni. La politica, per Demontis, deve intervenire per tutelare le imprese e le famiglie. L’esponente della maggioranza ha detto, in conclusione, di non ritenere però necessaria l’istituzione di una commissione d’inchiesta.

Modesto Fenu (capogruppo “Sardegna”), in apertura del suo intervento, ha ricordato il suo personale impegno a supporto delle aziende e dei cittadini vessati dalla banche in Sardegna e ha rimarcato le numerose iniziative dell’Unione Europea riguardo al calcolo dei tassi di interesse, nonché le ormai ripetute condanne per anatocismo comminate ai diversi istituti di credito. «Nell’Isola – a giudizio di Fenu – la situazione è aggravata dall’assenza nel mercato del credito di istituti di credito sardi, mentre è definita “drammatica” la situazione che riguarda imprese e famiglie per il rischio pignoramenti.» Secondo il consigliere della minoranza alcuni studi evidenzierebbero che «l’87% dei mutui, dei leasing e dei conti corrente, in Sardegna sono gravati da anatocismo bancario». Per Modesto Fenu è indispensabile un intervento del Consiglio regionale e servono iniziative efficaci. Il capogruppo Fenu ha espresso favore per l’istituzione di una commissione di inchiesta aperta al contributo di esperti e docenti della materia.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha definito «serio e importante» il tema oggetto della mozione n.23 e ha dichiarato che il tutto non significa che «il Consiglio abbia deciso di dichiarare guerra alle banche». L’esponente della minoranza consiliare ha denunciato la distanza evidente tra il sistema del credito e il mondo delle imprese in Sardegna, mentre la banca centrale europea ha ridotto al minimo storico il costo del denaro per le banche. Per il consigliere Crisponi le “manovre” della Bce sono però ad esclusivo vantaggio delle banche «senza un minimo di risorse per le imprese e le famiglie». Il consigliere dei Riformatori sardi ha espresso favore per la mozione e per l’istituzione di una commissione d’inchiesta in Consiglio regionale.

Il consigliere Piermario Manca (“Soberania e Indipendentzia”) ha dichiarato di concordare con i contenuti della mozione e ha ribadito come il documento segnala «un problema reale e oggettivo di un sistema che non aiuta né le famiglie e neppure le imprese». Il consigliere della maggioranza ha sottolineato i danni dell’anatocismo bancario «soprattutto nei riguardi delle famiglie che sono prive di strumenti adeguati per contrastarne l’ingiustizia». Piermario Manca ha ricordato le iniziative di ristrutturazione interna in atto nei diversi istituti di credito e denunciato che tali iniziative non tengono conto delle esigenze di imprese  e cittadini. Manca ha citato ad esempio la chiusura degli sportelli nei piccoli centri come nelle città in Sardegna. In conclusione, il consigliere del partito dei sardi ha espresso perplessità sull’istituzione della commissione d’inchiesta in Consiglio regionale e invitato i presentatori della mozione a favorire ulteriori approfondimenti nella commissione competente.

Pietro Cocco, capogruppo Pd, pur ritenendo importante la questione, ha definito «fuori luogo la mozione nella parte in cui chiede al Presidente della Regione di riferire sulla situazione del credito e di indicare il modo per evitare il tracollo del sistema economico isolano». Parere negativo da parte dell’esponente della maggioranza anche all’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul credito. «Ritengo l’argomento meritevole di discussione – ha concluso Cocco – ma è necessario approfondire il tema in commissione bilancio per poi portarlo in Aula».

Pietro Pittalis (Forza Italia) si è detto sorpreso dalle affermazioni del capogruppo del Pd. «Il presidente della Regione non vive su Marte – ha detto Pittalis – sul problema del credito può, e deve, riferire in aula». Non stiamo scomodando una parte politica che controlla il credito, ha aggiunto l’esponente della minoranza, non stiamo ponendo un problema politico sulle banche o sulle fondazioni ma una questione che attiene ad una situazione denunciata da associazioni di categoria e dalle imprese. «Serve una ricognizione seria – ha spiegato Pittalis  anche perché la Regione organizza ogni anno una conferenza sul Credito. Non si può banalizzare il problema».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta che si è rimessa al parere dell’Aula.

In sede di replica, il primo firmatario della mozione Attilio Dedoni, ha detto di aver posto all’Assemblea « un problema grave che turba le coscienze». Se il consiglio ritiene di dover rinunciare alla Commissione d’inchiesta sul credito, ha aggiunto Dedoni, «è bene che si sappia che il Consiglio non vuole applicare lo Statuto Sardo e che non si vuole far luce su chi mette in difficoltà le famiglie e le impreseSe fuori dal Palazzo ci sono i forconi la colpa è la nostra».

Voto favorevole è stato annunciato dal capogruppo di Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha chiesto alla minoranza di prendere in considerazione la loro proposta, visto che hanno manifestato chiusura nei confronti dell’istituzione della commissione d’inchiesta.

Voto contrario, invece, da parte del gruppo “Sardegna Vera”. Il capogruppo Efisio Arbau ha chiesto all’opposizione di non fare inutili moralismi.  Arbau si è detto d’accordo con il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, perché si affronti un argomento così delicato prima in commissione e poi in Aula.

D’accordo con il contenuto della mozione il consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, il quale ha ricordato che la Regione ha un bilancio e miliardi depositati in quelle banche che non sono vicine alle imprese e ai cittadini. E’ necessario, ha affermato Crisponi, capire dal presidente della Giunta e dall’assessore della Programmazione quali siano le criticità del sistema creditizio. Favorevole alla mozione anche il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, il quale ha evidenziato come la mozione abbia assolto al suo compito. Per l’esponente della minoranza l’impegno assunto dal centrosinistra sull’argomento è importante, ma è necessario che alle parole seguano i fatti in tempi celeri.

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha replicato ad alcune critiche avanzate nel corso del dibattito e in particolare ha escluso di aver intrapreso una posizione di «arrocco», per quanto attiene l’istituzione della commissione di inchiesta. Dedoni si è detto però “sorpreso e dispiaciuto” dalle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha definito non condivisibile la richiesta, avanzata nella mozione, perché il presidente della giunta riferisse in Aula sulla situazione del credito in Sardegna. Il primo firmatario della mozione n. 23 ha ribadito la disponibilità anche per l’istituzione di un osservatorio per monitorare le attività degli istituti di credito operanti nell’Isola.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito «un’occasione persa per il Consiglio regionale la mancata istituzione di una commissione d’inchiesta» e non ha risparmiato critiche per la condotta tenuta in sede di dibattito da alcuni esponenti della maggioranza di centrosinistra. In particolare il capogruppo Pittalis si è rivolto a quanti, nel corso del dibattito, hanno fatto riferimento alle indicazioni, a suo tempo formulate dal centrodestra nella passata legislatura, per le nomine alla Fondazione banco di Sardegna, ed ha invitato «qualcuno che pensa di inserire nel dibattito politico, l’insulto» ad evitare di «scadere nella contumelia». L’esponente della minoranza ha quindi affermato che, «davanti al nuovo modo di procedere nel confronto inaugurato dalla maggioranza», l’opposizione consiliare «è pronta fin da oggi a mutare il proprio atteggiamento in Aula e in Commissione».

Il consigliere del gruppo Misto, Fabrizio Anedda, ha definito «vergognoso, il tentativo di utilizzare la crisi economica in atto per denunciare nomine politiche negli istituti bancari». «La crisi delle imprese – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – non dipende dagli istituti di credito che, a loro volta, sono essi stessi imprese». Anedda ha dichiarato il voto contrario alla mozione Dedoni e più.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, rispondendo alle critiche dell’opposizione, ha ribadito l’attenzione della maggioranza al delicato problema del credito. «Faremo la nostra parte – ha detto Cocco – abbiamo a cuore il problema delle partite Iva ma respingeremo la mozione perché serve una riflessione seria».

Daniele Cocco (SEL) ha annunciato il voto contrario del suo gruppo. «Siamo consapevoli dell’importanza della questione ma non concordiamo sullo strumento per affrontarla».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata respinta dall’Aula con 28 voti contrari (16 quelli a favore, 3 gli astenuti).

 

EquitaliaPalazzo del Consiglio regionale 3 copia

 

I consiglieri regionali di “Sinistra Sarda”, Fabrizio Anedda e Alessandro Unali, hanno presentato una mozione per chiedere un intervento urgente dell’Assemblea a sostegno delle imprese sarde tartassate dal fisco.

Nell’isola, scrivono Anedda e Unali, la crisi economica si è manifestata con «un’intensità superiore a quella che ha colpito le altre regioni italiane. Tutti i settori produttivi hanno subito effetti devastanti come dimostrano l’entità dei fallimenti, l’abbandono delle attività e l’elevato numero di licenziamenti».

Le norme che consentono alle aziende di rateizzare i debiti con il fisco (sino a 10 anni) e di sospendere il pagamento delle rate ad #Equitalia per 8 mesi, sostengono gli esponenti comunisti, non sono più sufficienti. Servono altre misure per consentire alle imprese di sopravvivere e di conservare i posti di lavoro.

#Sinistra Sarda propone di portare a tre anni la sospensione dei pagamenti in modo da «liberare i contribuenti dall’incubo di essere esclusi dal beneficio della rateizzazione dei debiti». Una decisione, affermano Anedda e Unali, che avrebbe l’effetto pratico di salvare moltissime aziende dalla chiusura.

Per ridare ossigeno al sistema produttivo isolano servirebbe inoltre una “razionalizzazione delle procedure burocratiche”. Per Sinistra Sarda è necessario lo snellimento e l’informatizzazione del sistema dei controlli a carico delle aziende, «ferma restando l’esigenza di condurre una lotta serrata all’evasione fiscale e alle violazioni di legge».

Per Anedda e Unali è urgente «studiare per la Sardegna un’organizzazione diversa del sistema fiscale». La via da seguire, concludono i due consiglieri regionali, potrebbe essere «la creazione, al posto di Equitalia, di un’Agenzia regionale per gli accertamenti e la riscossione».