20 April, 2024
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Il Cagliari non finisce di stupire, travolge la Fiorentina con un clamoroso 5 a 2 e vola sempre più in alto in classifica, in piena zona Champions. La partita non ha avuto storia, il Cagliari l’ha condotta a suoi piacimento fin dalle battute iniziali e. dopo il commovente ricordo di Davide Astori, al 13′, con la partita fermata per 1 minuto per ricordare lo sfortunato difensore scomparso il 4 marzo dello scorso anno, ha sbloccato il risultato già al 16′ con un gran goal di Marko Rog, frutto di una splendida azione corale sviluppatasi sull’asse Cigarini-Joao Pedro-Nainggolan, impreziosita da un assist di tacco no-look di di Radja Nainggolan. Il Cagliari non ha fermato la sua pressione, ha continuato a macinare gioco ed è andato ancora in goal prima con Fabio Pisacane, pronto a deviare in rete con un preciso colpo di testa su angolo di Luca Cigarini, poi con Giovanni Simeone, con uno spettacolare colpo di tacco, su assist al volo di uno scatenato Radja Nainggolan. 3 a 0 in 34′, partita praticamente già decisa!

Il resto della partita è stato uno show del Cagliari che ha continuato a sciorinare un gioco brillante e a costruire palle goal, sia nel finale del tempo, con le squadre al riposo sul 3 a 0, sia in avvio di ripresa. E sono bastati 9′ al Cagliari per fare poker, con Joao Pedro, bravo a battere il 22enne portiere della Fiorentina Bartlomiej Dragowski, con una conclusione da biliardo che manda il pallone prima sul palo e poi in fondo alla rete. Al 19′, infine, è stato Radja Nainggolan, autore fino a quel punto di ben tre assist, a mettere la sua firma sul quinto goal, con una bordata terrificante all’incrocio dei pali, imparabile per il portiere viola. 5 a 0 al 64′.

La Sardegna Arena è una bolgia, l’entusiasmo è alle stelle per un Cagliari a tratti irresistibile!

La Fiorentina, punta nell’orgoglio, dopo una serie di sostituzioni (fuori anche un acciaccato Federico Chieaa, sostituito da Rachid Ghezzal) tenta una reazione, per cercare di alleggerire almeno in parte il peso della sconfitta, e va due volte in goal con il 19enne attaccante Dusan Vlahovic, per il definitivo 5 a 2. Nel finale Alberto Cerri potrebbe firmare il 6° goal del Cagliari, solo davanti a Bartlomiej Dragowski gli scarica addosso un pallone facilmente addomesticabile. Ma forse, sarebbe stata una punizione fin troppo severa per la Fiorentina…

Il Cagliari vola in classifica, con 7 vittorie e 3 pareggi nelle ultime 10 partite, dopo le 2 sconfitte casalinghe iniziali subite con Brescia ed Inter. E i tifosi sognano l’Europa!

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Tutto esaurito alla Sardegna Arena, nonostante le avverse condizioni meteo e, conseguentemente, botteghini chiusi, alla Sardegna Arena, per il match in programma alle 12.30 con la Fiorentina, per la dodicesima giornata di andata del campionato di serie A (dirige Federico La Penna di Roma 1, assistenti di linea Marco Bresmes di Bergamo e Francesco Fiore di Barletta, quarto ufficiale Antonio Giua di Olbia, addetti al VAR Daniele Doveri di Roma1 ed Alessandro Giallatini di Roma2).

Intorno alla squadra rossoblu c’è grande entusiasmo e non potrebbe essere altrimenti, in considerazione dello straordinario avvio di stagione, caratterizzato dopo le due sconfitte casalinghe iniziali con Brescia ed Inter, da un incredibile filotto di 9 risultati utili consecutivi, con 6 vittorie e 3 pareggi e dall’imbattibilità lontano dalla Sardegna Arena.

La Fiorentina non è certamente un avversario facile, anche senza lo squalificato Frank Ribery, una delle più belle sorprese di questo avvio di stagione, dopo il suo arrivo dal Bayern Monaco. Sono tanti i calciatori della squadra viola da tenere d’occhio, ad iniziare dai nazionali 22enni Federico Chiesa e Gaetano Castrovilli.

Nel Cagliari mancano gli infortunati Luca Ceppitelli e Valter Birsa.
«Dobbiamo fare qualcosa in più rispetto a quello fatto finora, senza arretrare di un centimetro – ha detto alla vigilia il tecnico rossoblu Rolando Maran –. Lo spirito dei ragazzi che vedo ogni giorno in allenamento è quello giusto, mi dà ancora maggior coraggio e sicurezza nell’affrontare le partite. Abbiamo fatto il massimo anche questa settimana per preparare una gara così tosta.»

«La Fiorentina arriva a Cagliari reduce da quattro risultati utili consecutivi, ha l’attaccante che ha tirato più in porta di tutto il campionato: sono dati significativi – ha aggiunto Rolando Maran -. Una squadra che ha qualità, con una sua precisa identità. Dovrà rinunciare a Frank Ribery, però ha la possibilità di cambiare pelle all’interno della partita; gli esterni spingono molto, Federico Chiesa è formidabile nell’uno contro uno. Una partita che presenta molte insidie ma allo stesso tempo è stimolante. Dovremo essere bravi a leggere ogni tipo di situazione, consapevoli che incontreremo delle difficoltà ma che anche noi possiamo causare problemi agli avversari.»

Joao Pedro.

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Un Cagliari in versione dottor Jekill, lo stesso che due settimane fa aveva piegato l’Inter, ha battuto questa sera la Fiorentina alla Sardegna Arena on un secondo tempo straordinario, centrando una vittoria pesantissima per 2 a 1 in chiave salvezza, che solo per una serie di casualità non ha assunto proporzioni ben più nette. Il primo tempo è stato di studio, sostanzialmente equilibrato, con una palla goal a testa (bellissima quella del debuttante Fabrizio Cacciatore, con un tiro dalla lunga distanza, neutralizzata dal portiere viola Pietro Terracciano). Nel secondo tempo il Cagliari ha cambiato marcia, schiacciando la Fiorentina nella sua metà campo, costruendo tante palle goal, finalizzandone due con Joao Pedro (tornato al goal dopo nove giornate) e Luca Ceppitelli, una terza con Luca Cigarini con un calcio di punizione da oltre metà campo, vanificata dal calcio diretto mentre l’arbitro aveva concesso il calcio a due, una traversa interna a portiere battuta centrata da Joao Pedro e ancora alcune occasioni sfumate d’un soffio! E la Fiorentina? A tratti inesistente, quasi annichilata dal Cagliari, ha dato un segnale di vita solo all’88’ con Federico Chiesa, pronto ad approfittare ad una distrazione del Cagliari che, avanti di due goal, s’è fatto trovare scoperto in difesa con un fulmineo contropiede, finalizzato con un diagonale che non ha lasciato scampo ad Alessio Cragno (fresco di nuova candidatura in Nazionale con Nicolò Barella, autore di un’altra prestazione straordinaria, e Leonardo Pavoletti). Il goal gigliato avrebbe potuto riaprire la partita ma la difesa del Cagliari è stata brava a farsi perdonare l’ingenuità commessa, chiudendo tutti gli spazi a Chiesa, Muriel e Simeone, ed il Cagliari ha così portato in porto una vittoria importantissima e meritatissima!

Un Cagliari in versione dottor Jekill, dicevamo all’inizio, in netto contrasto con quello in versione Mister Hyde che la scorsa settimana ha perso male a Bologna. Questa doppia veste del Cagliari tra partite in casa e partite in trasferta resta il grande cruccio, perché una squadra capace di giocare il calcio visto oggi e due settimane fa con l’Inter, non dovrebbe avere problemi di classifica. Unica nota stonata della serata, l’ammonizione subita nel finale da Leonardo Pavoletti che, essendo diffidato, salterà per squalifica la prossima partita, sul campo del Chievo, l’ex squadra di Rolando Maran, in programma dopo la pausa per gli impegni della Nazionale. Sarà comunque una partita importantissima che, in caso di vittoria, scrivere una pagina quasi decisiva nella corsa verso la salvezza!

Il goal di Joao Pedro.

I festeggiamenti per il goal di Luca Ceppitelli.

Un contrasto tra Luca Cigarini e Luis Muriel.

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Archiviata la sconfitta di Bologna, il Cagliari torna alla Sardegna Arena nell’anticipo di questa sera con la Fiorentina, partita nel ricordo di Davide Astori. Con il sostegno dei suoi tifosi i rossoblu cercheranno di ripetere l’impresa compiuta due settimane fa contro l’Inter, consapevole che i 3 punti potrebbero segnare una tappa importante, quasi decisiva, nel cammino verso la salvezza, riaperto dal ko di Bologna. Il tecnico viola Stefano Pioli non potrà disporre di Jordan Veretout, squalificato, ma ha recuperato Federico Chiesa, uno dei più fulgidi talenti giovani del calcio italiano, l’uomo più temuto insieme al nuovo bomber Luis Muriel, letteralmente scatenato dopo il suo ritorno in Italia dall’esperienza spagnola al Siviglia. Sono da tenere d’occhio anche Gerson e Giovanni Simeone. Rolando Maran recupera Luca Cigarini e la corsa e i polmoni di Paolo Faragò. E Valter Birsa avrà una condizione migliore, dopo il suo recente in campo.

Dirigerà Daniele Doveri di Roma, assistenti di linea Gianluca Vuoto di Livorno e Mauro Tonolini di Milano, quarto ufficiale Francesco Fourneau di Roma1, addetti al VAR Federico La Penna di Roma1 e Alfonso Marrazzo di Frosinone. Fischio d’inizio alle 20.30.

Tra i rossoblu c’è grande entusiasmo anche per la convocazione in azzurro di Nicolò Barella, Alessio Cragno e Leonardo Pavoletti per le prime partite di qualificazione agli Europei 2020 (il 23 marzo Italia-Finlandia a Udine, il 26 Italia-Liechtenstein a Parma). Filippo Romagna è stato convocato nell’Under 21 per le due amichevoli in programma giovedì 21 marzo, alle 18.30, a Trieste, contro l’Austria, e lunedì 25, a Frosinone, contro la Croazia, in preparazione della fase finale dei Campionati Europei.

Nicolò Barella.

 

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Un diciannovenne Roberto Mancini ha appena concluso una minitournée azzurra di due partite, il rientro è previsto per il pomeriggio del giorno dopo. I “grandi” della squadra, i campioni del mondo di due anni prima, gli propongono un giro nella Manhattan “by night”. Per i più giovani ci sarebbe il divieto, ma Enzo Bearzot si è già ritirato, e la tentazione è irresistibile. Mancini fa le cinque di mattina con Tardelli allo Studio 54. Quando rientra in hotel, ormai alle sei, trova il ct ad aspettarlo in sala colazione. «Subisco in silenzio il peggior cazziatone della mia vita. Me ne dice di tutti i colori, che non ha dormito per la preoccupazione, che mi sono comportato come un somaro, che non mi chiamerà mai più in Nazionale, nemmeno se segnerò 40 gol a campionato».

Oggi che nei panni che furono del grande Bearzot c’è lui, è Roberto Mancini a raccontare l’aneddoto a Paolo Condò, nell’intervista di copertina del numero di luglio-agosto di GQ, in edicola dal 12 giugno. Epilogo compreso: «Anni dopo, quando s’era ormai ritirato, incontrai Bearzot. Non feci in tempo a chiedergli nulla, fu lui ad assalirmi. “Perché non mi hai chiamato per scusarti?”. Rimasi di sale. Non l’avevo fatto perché mi vergognavo troppo del mio comportamento, ed ero certo che lui fosse ancora furioso con me. Bearzot si mise le mani nei pochi capelli che gli restavano. “Io aspettavo soltanto la tua telefonata per richiamarti in Nazionale. Ma senza le scuse non potevo fare niente, e così ti sei perso il Mondiale del 1986”. Volevo morire».

Fu sempre l’orgoglio, spiega nell’intervista a GQ, a costargli il Mondiale del 1990. «In un ambiente come quello della Nazionale occorre parlarsi molto, perché le rabbie e le amarezze latenti ci sono sempre. Io non sono riuscito a emergere in azzurro, e sì che il talento non mi mancava, perché non ho mai avuto l’opportunità di giocare le cinque partite di fila che mi servivano per “entrare” nel motore della squadra. Una gara modesta, e Vicini la volta dopo mi lasciava in panchina. Io mi arrabbiavo, e sbagliavo, perché in Nazionale devi alzare il tuo livello di gioco. I compagni sono tutti forti, ragazzi selezionati, visti e rivisti, sicuri. Non puoi pretendere strada libera per sei mesi – cinque partite implicano più o meno questo tempo – a prescindere da quanto mostri in campo. All’epoca lo sognavo, ed ero un ingenuo».

Persino più amaro – anche perché era la sua ultima occasione al Mondiale – il ricordo del 1994. Arrigo Sacchi era stato chiaro con lui: «Per me tu sei la riserva di Baggio». Mancini, masticando amaro, aveva detto sì. Ma in un’amichevole primaverile di preparazione con la Germania, con Baggio appunto assente, Sacchi gli lasciò giocare solo il primo tempo e poi, vista la giornata così così, lo rimise in panchina. Facendolo sentire tradito. All’arrivo notturno a Malpensa, lo sfogo: «Mister, lei non è stato ai patti. Non mi chiami più, ho chiuso con la Nazionale». Reazione che il nuovo ct della Nazionale oggi descrive come «una cretinata enorme. Tra l’altro in quel Mondiale, tra gli infortuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei sicuramente giocato moltissimo. Bearzot non mi chiamò nel 1986 perché non chiesi scusa, Sacchi mi lasciò fuori nel 1994 perché non tornai sulla decisione di autoescludermi, nel 1990 Vicini mi convocò ma senza mai schierarmi. Risultato: non ho giocato un minuto di un Mondiale, e la trovo un’assurdità anche se in buona parte la colpa è mia. Ora penso a qualificarmi per l’Europeo e poi a disputarlo alla grande, io gioco sempre per vincere. Ma confesso che l’idea del Mondiale, visti i precedenti, già mi frulla in testa».

Tra i giocatori su cui pensa di costruire la riscossa c’è Federico Chiesa, figlio di quell’Enrico che all’epoca, facendo alzare il sopracciglio a colleghi come Vialli e Montella, definì il migliore dei suoi partner: «Ogni tanto mi fermo a osservarlo, perché con lui viaggio nel tempo. Federico è identico a Enrico, le stesse finte, la stessa accelerazione, un tiro molto simile. Quest’anno ha segnato poco in relazione alle potenzialità, ma è il classico talento che può esplodere in qualsiasi momento anche dal punto di vista realizzativo. Io me lo aspetto».

E poi c’è, ovviamente, il tanto discusso Mario Balotelli. «Provo affetto per lui, è ovvio, ma il suo ritorno in azzurro ha motivazioni esclusivamente calcistiche», spiega Roberto Mancini a GQ. «Mario ha soltanto 28 anni, e quindi fa ancora in tempo a prendersi tutte le soddisfazioni che desidera perché al suo background fisico e tecnico ha aggiunto l’esperienza. Insomma, è cresciuto in tutti i sensi. Considerato che la Nazionale è destinata a perdere – subito o nel giro di un paio d’anni – lo zoccolo duro che ci ha tenuto a galla fino al flop con la Svezia, ho bisogno di nuovi leader. Mario ha l’età e la credibilità tecnica per farlo, e per fortuna non è l’unico».

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Joao Pedro.

Il Cagliari gioca questo pomeriggio la Fiorentina al “Franchi” (dirige Paolo Valeri di Roma), una delle due ultime chances che gli sono rimaste per evitare la retrocessione in serie B. Contro la squadra di Stefano Pioli la squadra di Diego Lopez deve assolutamente conquistare almeno un punto, per sperare di riagganciare il Crotone, impegnato in casa contro la Lazio, ed evitare di rimandare tutto all’ultima partita, in programma tre sette giorni alla Sardegna Arena contro la forte e temibile Atalanta di Giampiero Gasperini.

Nel Cagliari torna a disposizione Joao Pedro, una presenza molto importante per una squadra che ha bisogno di stimoli per tornare a credere fino in fondo nelle proprie possibilità che non sono certamente da squadra da retrocessione in serie B. Diego Lopez potrà disporre anche di Filippo Romagna, mentre non ha recuperato Leandro Castán. Gli uomini più temibili nella Fiorentina sono i giovani attaccanti Giovanni Simeone e Federico Chiesa, figli d’arte in grandissima ascesa.

Fiorentina-Cagliari si gioca inevitabilmente nel ricordo di Davide Astori.