19 April, 2024
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Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane i primi nove articoli del D.L n. 254 “Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che, per effetto dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Oristano, sono venute meno le cause che avevano determinato la sospensione del consigliere Antonello Peru (FI) il quale, pertanto, riprende il suo posto all’interno dell’Assemblea. Contestualmente è cessato dalle funzioni sostitutive Giancarlo Carta, sempre di Forza Italia.

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli del Dl n. 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha ricordato di aver consegnato ai capigruppo la bozza di una proposta di legge sulla ricapitalizzazione della Sogeaal di Alghero ed ha sollecitato una nuova riunione della conferenza, al termine dei lavori, per capire orientamento dei gruppi consiliari per quanto riguarda l’applicazione della procedura accelerata prevista dall’art. 102 del regolamento.

Il presidente Ganau ha assicurato che la richiesta sarà tempestivamente esaminata dai capigruppo alla fine dei lavori del Consiglio.

Successivamente l’Aula ha iniziato il dibattito sull’art 1 (Norme generali e programmazione delle attività di semplificazione) del Dl 254, che è stato approvato.

Sull’art. 3 (legge regionale annuale di semplificazione), il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di una norma «che appare inutile perché crea appesantimento nel sistema e in particolare nella parte in cui dice che la Giunta presenta ogni anno un disegno di legge sulla semplificazione, è un passaggio che dovrebbe essere implicito nel testo, proprio per semplificare».

Un altro consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci ha dichiarato che «in questa materia è più saggio non introdurre nuove norme ed applicare quelle esistenti, con adeguamenti automatici a quelle di nuova approvazione ed una forte attenzione, questo è davvero il tema centrale, alle esigenze reali dei cittadini».

Salvatore Demontis, del Pd, ha chiarito che «la finalità della legge è quella di valutare l’incidenza delle leggi regionali rispetto al panorama nazionale ed europeo, una sorta di valutazione comparata che tende a rendere efficace in modo permanente .l’intervento di semplificazione».

Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia, ha espresso una valutazione negativa sulla legge perché, ha sostenuto, «la semplificazione è prima di tutto un grande processo culturale cui deve partecipare, a pieno titolo, il Consiglio regionale, che invece viene messo da parte».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato che la posizione del suo gruppo «non è di retroguardia ma punta invece a migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa, mentre la proposta della Giunta si ispira a qualche altra legge regionale ma manca l’obiettivo della modernizzazione della macchina amministrativa della Regione».

Per Antonio Gaia (Cps) il giudizio sulla legge è favorevole ed anche l’articolo in esame è positivo; tuttavia, ha suggerito, «sarebbe bene approfondire la parte delle competenze che spettano al Consiglio e, ai fini pratici, quella relativa all’elenco dei beni sottoposti a vincolo per eliminare inutili contenziosi». Sarebbe perciò utile, ha concluso, una breve sospensione della seduta.

La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Salvatore Demontis, del Pd, ha proposto un emendamento orale di chiarimento su art. 3, con cui si assegna alla Giunta il compito di predisporre annualmente un non un nuova legge ma l’aggiornamento della stessa, ai fini della semplificazione normativa.

L’emendamento orale non è stato accolto.

Il Consiglio ha poi approvato l’art. 3 nella stesura originaria

Sull’art. 4 (strumenti per il miglioramento della qualità di regolazione) il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha osservato che «lasciare la questione unici in mano alla Giunta è sbagliato, perché è un compito che spetta al Consiglio ed è un tema che merita di essere approfondito; occorre piuttosto riflettere che sugli strumenti con i quali si vorrebbe fare fronte a questo così ampio intervento di revisione periodica»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha segnalato che «il testo prevede anche forme di partecipazione democratica ma poi non indica alcuno strumento concreto per rendere effettivo questo diritto; in definitiva tutta la prima parte del testo appare inutile e con un carico eccessivo di ovvietà»

Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha detto che «sembra una norma sulla filosofia del diritto; piuttosto, come ha ricordato l’apposita commissione del nostro Consiglio, ci sono molte leggi non applicate, anche di buona qualità».

Il relatore Salvatore Demontis, del Pd, per dichiarazione di voto, ha ribadito la sua posizione favorevole, riconoscendo che il consigliere Pittalis ha ragione sulla mancanza di strumenti di partecipazione democratica «ma solo perché è in preparazione una legge organica e si preferito rinviare la disciplina della materia a quella sede; il passaggio nel testo in esame è rimasto per una svista e può essere cancellata con un emendamento orale». Per quanto riguarda gli strumenti, ha concluso, «sono quelli delle comuni buone pratiche amministrative, affidati all’azione della Giunta perché ha una visione più complessiva del panorama normativo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha criticato la formulazione dell’articolo, a suo avviso «quanto meno bizzarra, dove dice in sostanza che la chiarezza dei testi normativi viene imposta dalle legge ma non è così; la chiarezza normativa è frutto del lavoro degli uomini e in molti casi dal buon senso, sotto questo profilo il risultato raggiunto non è certo esaltante».

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 4 e, a seguire, anche l’art. 5 (disegno di legge per la riduzione del numero delle leggi). Sull’art. 6 (Chiarezza del testo e tecnica legislativa), il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito la norma in esame «l’emblema dell’inutilità quando dice che la Giunta adotta standard di chiarezza legislativa a livelli nazionali ed europei; se questa è la finalità bisogna aggiungere, semmai, la necessità di investire in formazione e conoscenza»

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato che «è preoccupante sentirci costretti a dire che dobbiamo scrivere le leggi in modo semplice, sia nel linguaggio che soprattutto nel contenuto; basterebbe leggere le delibere degli assessorati, spesso incomprensibili, per rendersi conto che c’è davvero da preoccuparsi».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, firmatario di una proposta di soppressione dell’articolo, ha detto che il testo è in larga parte scontato, ripetitivo ed inutile; il nostro compito è renderci conto dei bisogni reali dei cittadini e delle imprese e, in generale, di lavorare per miglioramento del rapporto della comunità con la politica e le istituzioni».

Dopo l’on. Rubiu ha preso poi la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia) secondo cui «quella dell’articolo 6 è una norma psichedelica: sono convinto che l’assessore Demuro, per la stima che ho dei suoi studi, non abbia preso parte alla stesura di questo testo normativo». 

Per l’on. Mario Floris (Uds) «sarebbe interessante capire perché il potere legislativo nell’articolo 6 passa dal Consiglio alla Giunta. Cosa vuol dire questo articolo? Assolutamente nulla».

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) è intervenuto per dichiarazione di voto affermando che «questo articolo è in piena contraddizione con il testo della legge. Altro che semplificazione: è del tutto evidente che le norme devono essere ben scritte e devono essere chiare. Sopprimere l’articolo 6 è il minimo».

L’articolo 6 è stato invece mantenuto in vita a seguito del voto dell’Aula.

Sull’articolo 6 bis “Sviluppo delle politiche di genere e revisione del linguaggio amministrativo”  l’on. Annamaria Busia (Cd) ha detto che «in altre regioni si è favorito un linguaggio adeguato e corretto rispetto ai generi e alle sue differenze. Anche un linguaggio soltanto al maschile è una forma di discriminazione mentre il termine ministra o assessora strappa un sorrisino sempre ironico. Il linguaggio va adeguato anche nelle nostre norme, dunque, perché serve a mutare le regole di una società favorendo la soluzione delle problematiche femminili».

Le osservazioni sono state condivise anche dall’on. Rossella Pinna (Pd): «Non è un capriccio delle consigliere regionali che hanno presentato questa norma ma un’esigenza reale che si sta affacciando nella nostra società. D’altronde, le parole sono il mezzo con il quale rivestiamo i nostri pensieri e li rendiamo disponibili agli altri. Anche il linguaggio che usiamo deve esprimere la nuova realtà di un’identità di genere che deve toccare anche il campo amministrativo e legislativo».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) si è detta a favore: «E’ un atto di civiltà questa norma, l’unica per la quale voterò a favore di questa prima parte di una legge che non convince, a dir poco, perché è astrusa».

L’articolo 6 bis è stato approvato.

Sull’articolo 7 “Testi unici” è stato presentato un emendamento soppressivo parziale a firma Rubiu e più. L’emendamento è stato respinto e l’articolo 7, invece, approvato.

L’articolo 8 “Analisi tecnico-normativa”  è stato messo in discussione e ha preso la parola l’on. Tedde (Forza Italia), che ha detto: «Vedo che quanto stabilito dall’articolo 6 viene ribadito nell’articolo 8. Non si capisce perché questa discriminazione tra Giunta e Consiglio».

Per l’on. Demontis «la minoranza ha detto finora che i principi sono pleonastici ma l’on. Marco Tedde ha appena ricordato che anche i consiglieri regionali talvolta hanno bisogno di un sostegno in sede di scrittura delle norme».

L’articolo 8 è stato approvato.

Gli emendamenti 8, 1 e 23 sono stati presentati a valere sull’articolo 9. L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha ironizzato sul “ricorso nelle norme alla lingua inglese con incisi come “digital first”, se non ho letto male” e ha presentato un emendamento orale secondo cui sono irricevibili i disegni di legge senza relazione. «Possiamo ipotizzare una cogenza a fronte della mancanza delle relazioni? Colleghi del Consiglio, abbiate un sussulto di dignità, ormai siete consegnati al renzismo autoritario. Imponiamo almeno alla Giunta che faccia fino in fondo il suo dovere».

A seguito dei rilievi l’on. Demontis ha chiesto al presidente del Consiglio una breve sospensione. Dello stesso parere anche l’on. Francesco Agus, presidente della Prima commissione. Il presidente Ganau ha sospeso i lavori per consentire alla maggioranza di elaborare un emendamento. Alla ripresa, l’on. Demontis, relatore di maggioranza, ha detto: «Abbiamo accolto il suggerimento del consigliere Pittalis ma non possiamo andare oltre una certa formulazione per non invadere il campo del regolamento d’Aula, che ha forza maggiore rispetto alla legge ordinaria».

Il testo dell’articolo 9 è stato approvato dall’Aula e così l’emendamento all’emendamento 23, che sostituisce il termine “digital first” con “principio della priorità digitale” e l’emendamento aggiuntivo 1.

Il presidente Ganau ha sospeso la seduta, che riprenderà alle 16.30 e ha convocato la conferenza dei capigruppo.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Lunedì 10 ottobre, alle 10.30, presso la sala stampa del Consiglio regionale della Sardegna, in Via Cavour, a Cagliari, il gruppo consiliare di SEL – Sinistra Ecologia Libertà – terrà una conferenza stampa per presentare le prossime importanti iniziative politiche, consiliari e parlamentari in materia di finanza locale, entrate fiscali e tutela dei servizi erogati ai cittadini dagli enti locali.

In tale ambito, il presidente della Prima Commissione “Autonomia” Francesco Agus e il gruppo consiliare presenteranno le iniziative programmate per rivendicare il pieno riconoscimento dei diritti della Regione Sarda a gestire in maniera autonoma le entrate di cui ha diritto, comprese quelle provenienti dalla tassazione IPT e RCA che, in maniera illegittima secondo quanto stabilito dalle ultime decisioni della Consulta, lo Stato ha trattenuto per se negli ultimi anni.

Alla conferenza stampa parteciperanno i senatori Luciano Uras e Silvio Lai, componenti della commissione bilancio del Senato della Repubblica. Saranno presenti il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, i consiglieri regionali e amministratori locali di SEL e dei partiti del centrosinistra.

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Consiglio regionale 31

Nella seduta di questa mattina, il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n.254/A – Giunta regionale – “Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi“. Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere Salvatore Demontis del Pd.

Nel suo intervento Demontis ha parlato di un «disegno di legge importante rivolto a cittadini, imprese e pubblica amministrazione, una strada che vogliamo percorrere con decisione anche nel futuro procedendo ogni anno uno specifico disegno di legge sulla riduzione del numero delle leggi (già con questo provvedimento ne tagliamo 390) ed il loro trasferimento, ove possibile, in testi unici divisi per materia». «In prospettiva – ha aggiunto – guardiamo anche «ad una valutazione dell’incidenza della normativa regionale su quella di diversi livelli oltre all’impatto della regolazione per poterne valutare i benefici per i destinatari a cominciare da quelli socio-economici». «Complessivamente – ha sintetizzato Demontis – si punta a migliorare la qualità delle leggi per strutturare buone pratiche legislative ed introdurre principi importanti: open data su tutti gli atti della Regione, consentendo ai cittadini, i cittadini di controllare in modo diffuso l’andamento della pubblica amministrazione e non solo in presenza di un interesse legittimo, termine massimo di 30 giorni per la maggior parte dei procedimenti, ora sforato molto frequentemente, possibilità di intervento sostitutivi di fronte ad inadempimenti e sistema sanzionatorio articolato, che comporterà la riduzione del premio di risultato per il dipendente inefficiente, indennizzo per ogni giorno di ritardo a prescindere da danno, abbandono della carta e utilizzo massiccio della posta elettronica certificata». «Ci aspettiamo – ha aggiunto il consigliere del Pd – effetti molto positivi della nuova legge sulla materia edilizia, attraverso il grande miglioramento dello sportello unico Suap, che supererà la situazione a macchia di leopardo attraverso nuove modalità telematiche, una piattaforma unica ed un’unica modulistica; inoltre la pubblica amministrazione sarà obbligata a portare avanti istruttorie in parallelo riducendo ancora i tempi di definizione delle pratiche».

Il relatore di minoranza Stefano Tunis di Forza Italia ha affermato che quello in esame è «un provvedimento che ha avuto una gestazione molto prolungata essendo stato concepito all’inizio di questa legislatura, quando norme buone e trasparenti sembravano priorità vere; pero è vero che ora siamo a metà mandato e vediamo che sono state approvate con il vecchio sistema riforme importati come quella edilizia che secondo gli uffici tecnici si è rivelata praticamente neutra e ad impatto zero». «Tuttavia – ha riconosciuto Tunis – l’iter della legge è stato corretto e trasparente frutto anche di un buon rapporto con l’opposizione in sede di commissione anche se, per noi, l’iniziativa legislativa rimane troppo sbilanciata sulla Giunta regionale, segno che forse occorreva affrontare il tema della semplificazione con una legge statutaria dato che siamo in presenza di regole e responsabilità comuni e condivise ed è quindi questa la strada giusta per fare buone leggi e dare buone risposte ai cittadini». Appare positivo, peraltro, «prevedere un adeguato periodo di sperimentazione con uno sguardo concreto rivolto alla soluzione dei problemi ma questo, bisogna ricordarlo, non è il metodo applicato dalla Giunta in tutte le altre circostante, a cominciare dalla Asl unica a proposito della quale lo stesso nuovo manager ha confessato di essere privo di certezze, in pratica la Giunta predica bene e razzola male». «Sarebbe stata necessaria infine – ha concluso Tunis – una maggiore attenzione, per esempio, all’abrogazione della legge regionale n. 30 in materia di trasparenza perché, in quella legge, c’era un passaggio sul cosiddetto accordo procedimentale che faceva risolvere molti problemi nei rapporti fra pubblico e privato». «Guardiamo a questo provvedimento «con spirito costruttivo – ha detto infine – perché è una norma che serve ai cittadini per provare a recuperare un rapporto virtuoso con la pubblica amministrazione, tema centrale per tutta la politica».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha confessato di aver deciso di intervenire quasi per «timbrare il cartellino anche se parlare in quest’Aula, a volte, è non solo difficile ma inutile, perché continuiamo a rappresentare un sistema politico che la gente ha condannato e non vuole più; ieri, in occasione del dibattito sul Patto per la Sardegna, ho visto spargere morfina dappertutto (perfino nel banchi della minoranza) perché si è consolidato un sistema in cui una maggioranza che magari è una minoranza guidata da poche persone decide per altri che devono obbedire». Con la legge dei governatori, ha aggiunto, «pensavamo ad un presidenzialismo temperato, qui invece prima si fa un programma elettorale e poi lo si stravolge completamente». «Alcuni parlamentari nazionali – ha dichiarato ancora Floris – invita a votare Si alla riforma costituzionale perché così si elimina la competenza concorrente con le Regioni dimenticando che, così, scompare l’autonomia in tante materie compresa quella che stiamo discutendo». Esprimendo un giudizio nettamente contrario sul Disegno di legge, Floris ne ha evidenziato le lacune giuridiche, spiegando che «interviene su materie di competenza dello Stato che ha già legiferato ampiamente e continua a farlo anche recentemente con i decreti attuativi della riforma Madia, rendendo quindi legittimo chiedersi dove si colloca la nostra legge, anche perché la stessa riforma Madia contiene fra l’altro una clausola di salvaguardia che prevede la sua applicabilità anche nelle Regioni a Statuto speciale».

La consigliera Daniela Forma, del Pd, ha definito il disegno di legge «fra i più qualificanti per la Regione, anche per la capacità di proposta della Giunta e degli assessorati dell’Industria e degli Affari generali,  e la volontà di intercettare obiettivo strategici del mandato del centro sinistra». «Questa legge –  ha sottolineato – dà risposte certe in tempi certi ai cittadini, mette ordine nel panorama legislativo regionale, introduce meccanismi di semplificazione, riduce tempi e rende più semplice la vita dei cittadini e delle imprese; questo approccio deve diventare strutturale nella nostra agenda politica, individuando le priorità di azione e, meglio ancora, introducendo meccanismi di valutazione ex post sull’impatto della legge nella società sarda». E’positivo inoltre, a giudizio della Forma, «che si sia stabilità una uniformità dei procedimenti su tutto il territorio regionale (soprattutto negli uffici tecnici) ed un nuovo ruolo sia per le Unioni dei Comuni che per la Città metropolitana di Cagliari». In definitiva, ad avviso dell’esponente del Pd, «è una legge positiva per la comunità regionale ed ora è auspicabile che il personale della Regione e degli Enti locali risponda con generosità sentendosi protagonista di un nuovo processo virtuoso». 

Per Forza Italia il consigliere Ignazio Locci ha auspicato in apertura che «i ringraziamenti della collega Forma li facciano, in realtà, cittadini ed imprese cui la legge è destinata; sui principi da parte nostra c’è condivisione perché li riteniamo universali e quindi da non declamare politicamente, piuttosto è necessario che a queste buone intenzioni si facciano seguire i fatti». Cittadini ed imprese, ha segnalato, «chiedono una pubblica amministrazione adeguata ai tempi e soprattutto semplice, ma proprio questa è una lacuna del provvedimento in esame, che resta un po’ a metà strada fra esigenze degli uffici e delle attività produttive, soprattutto in edilizia; sono poi scettico sulla tempistica legata ad alcuni passaggi che riguardano le Sovrintendenze e le competenze dello Stato, un po’ lo stesso argomento che ha sollevato il collega Floris su norme nazionali che potranno essere non sovrapponibili a questa legge». C’è poi da affrontare, ha ricordato, «tutto il discorso sul materiale umano che si è rivelato purtroppo decisivo nell’ostacolare il nuovo corso legislativo; molti Comuni sono indietro, il funzionamento di Agenzie ed Enti agricoli è da terzo mondo e c’è la giungla degli accertamenti conformità, in altre parole oltre che un taglia leggi ci vorrebbe un taglia teste, perché ci sono persone si credono proprietarie di ogni singola pratica, c’è ancora in Sardegna un freno a mano tirato talvolta indotto da molte parti della pubblica amministrazione». «La legge – in conclusione – è un tentativo ancora insufficiente con alcune complicazioni ed il lavoro non è finito, serve un cambio di marcia nella realtà».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha parlato di un «tentativo lodevole come tutti quelli in cui la burocrazia si avvicina al cittadino ed alle imprese liberandosi di tanti aspetti fastidiosi che mettono limiti al fare ed appaiono inaccettabili, soprattutto, per quanto riguarda la tempistica; scelte condivisibili quindi anche se qualche perplessità resta sui modelli di applicazione e lo stesso testo di 53 articoli non risulta sempre di facile lettura a conferma che la burocrazia è davvero una piramide difficile da scalfire». «Forse è mancata la progettualità vincente – ha aggiunto Crisponi – per assicurare la rapida attuazione della norma, in proposito cito l’esempio del testo unico sul turismo che contrasta con il disegno di legge che stiamo esaminando; in pratica si dice che ci vuole parere obbligatorio della Regione per le strutture ricettive 5 stelle lusso ma questo fa sorridere tutto il mondo, un mondo legato ad internet ed ai suoi giudizi inappellabili, c’è però tempo di correggere guardando verso il futuro e ricordando che i testi vanno armonizzati alla luce delle reali esigenze di famiglie ed imprese, questo è il vero lavoro che renderebbe più facile la vita delle persone».

Dopo l’on. Crisponi ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia), che ha proposto «un focus su due punti. Uno è sull’iniziativa legislativa, quasi esclusivamente in capo alla Giunta regionale in questi due anni e mezzo. E ne ha abusato in una serie di circostanze. Questo è un tema sul quale ci dobbiamo confrontare perché anche da qui passa la semplificazione legislativa della quale dobbiamo discutere oggi.  L’altro focus riguarda il costo della riforma, che sarebbe a zero sia in termini di personale che di risorse finanziarie. Ma sono tante le obiezioni da parte di chi a brevissimo si troverà ad applicare determinate norme in termini brevissimi. Siamo sicuri che non sia più giusta una moratoria per gli enti locali, per consentire loro di traslare nel tempo l’applicazione? La capacità di adattamento dei Comuni alla riforma degli enti locali è già stata stressata: non aggiungerei altro nell’immediatezza».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Francesco Agus (Sel) e ha detto: «Sono convinto che riusciremo a migliorare questo disegno legislativo ambizioso anche con la reale partecipazione della Giunta, che è stata disponibile durante i lavori della commissione. Spero che gli emendamenti dell’opposizioni migliorino ancora di più un testo che deve rimediare al rapporto logorato tra il cittadino e la burocrazia regionale. L’Autonomia perde colpi a causa della classe politica e anche delle mancate risposte della burocrazia. Non sono convinto che tutto possa cambiare con questa legge, che la Regione faccia immediatamente un balzo in avanti ma se iniziamo con un boccone alla volta riusciremo a mangiare un elefante. Non sarà questa la legge che ci farà finire il pasto, è chiaro. Abbiamo poi il problema, anche in questa legislatura, della mancata applicazione delle leggi che pure questo consiglio approva». Nel merito, l’oratore ha parlato dell’importanza del «Suape, lo sportello unico delle attività produttive e dell’edilizia, che potrà occuparsi anche delle attività sportive e musicali come spesso gli imprenditori richiedono».

Per l’onorevole Marco Tedde (Forza Italia) «è certamente la semplificazione amministrativa la frontiera della pubblica amministrazione e non mi pare che questo testo all’esame sia il verso giusto di questo grande obiettivo. Quello che manca è la sburocratizzazione e la riduzione del carico fiscale per le imprese: sono queste le cose che mancano alla Sardegna per crescere. Oltre ovviamente alle politiche dei trasporti, dal 2014 del tutto inesistenti. Tra l’altro in questo testo legislativo non mi pare siano stati recepiti i decreti attuativi della legge Madia: siamo alle prese con la solita fretta della tecnica legislativa, come si coglie con tutta evidenza dall’articolo 52, che ci ricorda che i regolamenti regionali non possono in alcun modo essere in contrasto con le leggi. Francamente non c’era bisogno di precisarlo. Riflettiamo bene su queste cose bizzarre che avete scritto, riportiamo il testo in commissione».

I Riformatori sono intervenuti con l’on. Attilio Dedoni: «Il tema della semplificazione amministrativa è nel dna della nostra forza politica da sempre. Ma qui siamo ancora nel vago. Il buon legislatore deve proiettarsi in avanti e vedere nella lunga distanza. Se questo non accade, il lavoro del legislatore non aiuta i cittadini e gli imprenditori. Il caos che si vive nel sistema legislativo obbliga i cittadini a fare salti mortali e li costringono a perdere opportunità e diritti. Senza chiarezza siamo tutti consegnati all’arbitrio e gli imprenditori non passeranno in Sardegna manco per sbaglio. In Svizzera una fabbrica apre in una settimana: se non c’è indipendenza economica non ci sarà mai indipendenza istituzionale».

L’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di «una legge ricca di buone intenzioni, soprattutto per le imprese. Ma se guardiamo i contenuti della legge i dubbi si fanno avanti. E la sensazione è che stiamo creando nuovi disagi alle imprese, altro che sburocratizzare. La vostra semplificazione  coincide sempre con una rappresentazione del cittadino come una controparte, non come la persona alla quale dobbiamo prestare servizio».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, si è rivolto all’assessore Demuro e ha detto: “Lei sarebbe destinato ad essere sostituito, secondo quello che si legge. Evidentemente non ha padrini politici forti e non conta nulla il suo curriculum. In questa giunta regionale che più volte ho definito fallimentare non ho difficoltà a riconoscere competenza e spirito di iniziativa al professor Demuro. Questo provvedimento comunque tenta di avviare un nuovo corso della burocrazia regionale”.

Per l’oratore «è comunque evidente ancora una volta il centralismo regionale e la mortificazione degli enti locali, ai quali in concreto non si deve riconoscere la sussidiarietà. Al di là di tutto, le norme non devono rimanere lettera morta ma devono essere poi applicate e questo è un enorme problema della Regione che giustamente il presidente Agus ha fatto bene a evidenziare nel suo intervento».

L’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras si è detta orgogliosa del testo di legge presentato all’attenzione dell’Aula, che muove dall’esigenza, più volte e in più occasioni richiamata, di accelerare la spesa pubblica. «Questa legge – ha proseguito – non può risolvere tutti i problemi che affliggono la pubblica amministrazione ma incomincia ad affrontare in profondità e a risolvere alcune importanti questioni».

Con il provvedimento in discussione, a giudizio della Piras, si riduce quello che le multinazionali che decidono di non investire più nel Paese chiamano “gap Italia”. «Diamo a tutti i Comuni – ha spiegato a titolo esemplificativo la responsabile dell’Industria – la possibilità di unire al preesistente sportello unico anche lo sportello unico per l’edilizia: una sperimentazione incominciata in dieci Comuni nel 2014, poi diventati 46 e che continua a registrare continue richieste di inserimento da parte delle amministrazioni locali dell’Isola a testimonianza della efficacia della soluzione».

«Con la legge per la semplificazione – ha proseguito la rappresentante dell’esecutivo regionale – si tende a garantire al cittadino la possibilità di avviare un’attività con la sola autocertificazione, prevedendo i controlli in una fase successiva a quella autorizzativa e realizzativa.»  

«E’ questa è la vera rivoluzione – ha tuonato l’assessore Piras – insieme con lo stabilire tempi certi di risposta da parte della pubblica amministrazione alle richieste di cittadini e imprese.»

L’assessore si è detta disponibile ad accettare proposte tendenti al miglioramento delle norme contenute nel testo del disegno di legge ed ha auspicato una piena condivisione delle novità introdotte dal provvedimento in discussione che se approvato “migliorerà la qualità della nostra amministrazione insieme con la vita dei cittadini e delle imprese della Sardegna.

Conclusa quindi la discussione generale, l’Aula con 30 favorevoli su 34 votanti, ha approvato il passaggio agli articoli ed il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai,  ha dichiarato conclusi i lavori annunciando la convocazione della conferenza dei capigruppo, nonché il termine per la presentazione degli emendamenti (domani alle 12.00) insieme con la convocazione della Prima commissione per il parere, sempre domani ma alle 13. Lai ha inoltre confermato la convocazione della Seconda commissione alle 14.45 e della Quinta commissione domani alle 10.30.

Il Consiglio si riunirà martedì 11 ottobre, alle 10.00.

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Francesco Agus

Gli effetti congiunti dell’applicazione del Dl 95/2012, del Dl 66/2014 e della L.190/2014 hanno drenato risorse dalle province della Sardegna a Roma per oltre 200 milioni, 68 dei quali nel solo 2016. Saranno 102 nel 2017, per effetto dell’andamento crescente dei tagli previsto nella legislazione statale. Una profonda ingiustizia che ha costretto gli enti provinciali sardi ad applicare una seria revisione della spesa, tagliando sprechi e spese improduttive e aumentando le aliquote impositive. Ma dopo aver finito il grasso sono stati costretti a intaccare la polpa sino ad arrivare vicino all’osso e ridurre servizi importanti per i cittadini.

Una vera e propria predazione forzosa finanziata direttamente dalle tasche dei sardi. A prendere la via di Roma sono state risorse riscosse in Sardegna attraverso le imposte indirette provinciali (Ipt e Rca) che negli ultimi anni, sempre di piú, invece di finanziare i servizi del territorio sono confluiti nelle casse statali senza che alla nostra Regione arrivasse alcun beneficio.

Su questa ennesima ingiustizia verso le Regioni è però intervenuta nel mese di luglio la sentenza n. 205 della Corte Costituzionale che, rispondendo a un ricorso della Regione Veneto, ha finalmente ristabilito equità e giustizia interpretando le norme statali.

«Si deve ritenere – è l’interpretazione articolata della Consulta – che tale allocazione sia destinata non allo Stato ma, per quel che riguarda le risorse degli enti di area vasta connesse al riordino delle funzioni non fondamentali, a una successiva riassegnazione agli enti subentranti nell’esercizio delle stesse funzioni non fondamentali

Si profila per la Sardegna una nuova vertenza entrate da oltre 200 milioni di arretrati, 68 milioni per il solo 2016, 102 milioni di risparmi per la prossima annualità.

Sulla base di queste motivazioni il Presidente della Prima commissione “Autonomia” del Consiglio regionale, Francesco Agus, ha scritto al presidente della Regione, Francesco Pigliaru: «La vertenza Sardegna aperta sui tavoli nazionali ha necessità di essere aggiornata con questo importante nuovo tassello. Le possibilità aperte dalla sentenza della Consulta n.205 contribuiscono in maniera decisiva alla risoluzione di uno dei problemi piú urgenti del sistema pubblico sardo – esorta Agus – Su questo tema e in questa vertenza, il tuo ruolo di Presidente è quanto mai centrale».

Queste le cose da fare nell’immediato secondo il presidente della Prima commissione: «Prima di tutto occorre dare i giusti indirizzi ai commissari e agli amministratori straordinari nominati dalla Regione affinché, da subito, non trasferiscano piú nemmeno un euro non dovuto allo Stato. Parallelamente, occorre fare in modo che nella prossima legge di bilancio dello Stato si tenga debitamente conto dell’interpretazione della Corte Costituzionale e non siano, ancora una volta, calpestati i nostri diritti. A questo proposito è fondamentale coinvolgere i parlamentari sardi, in particolar modo gli appartenenti alle commissioni bilancio di Camera e Senato, ed utilizzare a pieno il nostro Statuto che da diritto al Presidente della Regione di partecipare alla riunione del Consiglio dei Ministri in cui si approverà la Legge di Bilancio – conclude Francesco Agus -, in quanto avente ad oggetto questioni che riguardano particolarmente la Sardegna».

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La conferenza dei capigruppo, presieduta dal vice presidente del Consiglio, Eugenio Lai, ha ricevuto la delegazione dei dipendenti precari delle amministrazioni provinciali, guidata dai segretari regionali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil.

Alberto Cois (Fp-Cigil), Davide Paderi (Fp-Cisl) e Priamo Foddis (Fp-Uil) hanno illustrato le conseguenze che la legge di riforma degli Enti locali e dell’Agenzia regionale del lavoro ha provocato nelle amministrazioni provinciali che registrano l’uscita dal lavoro di circa duecento lavoratori precari, compresi i cosiddetti implementati.

I rappresentanti sindacali hanno chiesto l’impegno dell’intero Consiglio regionale perché siano trasferite alle province le risorse (circa 1,5 milioni di euro) necessarie a garantire l’impiego dei lavoratori a tempo determinato impiegati in precedenza.

Dopo un breve confronto tra i capogruppo, in particolare tra il capogruppo del Pd, Pietro Cocco e di Forza Italia, Pietro Pittalis, ed a seguito della disponibilità registrata da parte del presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), la capigruppo ha proposto la convocazione in audizione nella Prima commissione, a partire dalla giornata di domani, dei sindacati, degli assessori del Personale e del Bilancio, al fine di valutare l’inserimento, all’interno del disegno di legge n. 283 (“Misure urgenti in materia di personale”) delle modifiche necessarie a garantire il reintegro dei lavoratori precari, al momento esclusi, all’interno delle pubbliche amministrazioni. 

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«Il rinnovo dei vertici istituzionali dell’Anci deve vedere i Sindaci ed i Comuni protagonisti, per portare al centro del dibattito politico i problemi dei territori, soprattutto di quelli più svantaggiati, e dei cittadini, soprattutto delle categorie più deboli.» E’la posizione del gruppo consiliare di Sel in Consiglio regionale, a poca distanza dalle elezioni dei nuovi organismi dell’Anci-Sardegna.

«Gli amministratori locali della Sardegna – sottolineano Daniele Cocco, Eugenio Lai, Francesco Agus e Luca Pizzuto – sono chiamati ad una importante fase di confronto che dovrà essere caratterizzata dai programmi concreti rivolti alle comunità e non da beghe interne o strumentalizzazioni di una politica che non sa o non vuole liberarsi dalle sue contraddizioni.»

«Noi riteniamo – hanno aggiunto i consiglieri di Sel – che il problema complessivo del governo locale, giustamente individuato dai cittadini in modo particolarmente nelle figure dei Sindaci, debba essere affrontato su basi nuove, da una parte cambiando le politiche di accentramento di funzioni e di continui tagli alla spesa e dall’altra rafforzando il ruolo dei Comuni. La nuova Anci come “casa dei Sindaci” – hanno concluso Eugenio Lai e Daniele Cocco, rispettivamente sindaci di Escolca e di Bottidda – dovrà perciò essere in grado di rappresentare al meglio queste istanze di cambiamento, recuperando la  piena autonomia decisionale e politica dei Sindaci (e solo la loro) e la capacità di incidere sulle scelte che riguardano le nostre comunità.»

Luca Pizzuto 2 copia

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Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame della proposta di legge sul reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà presentata dal gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 5/A (Pizzuto e più) – Reddito di cittadinanza e contrasto alla povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto (che è anche segretario regionale del partito).

Nel suo intervento, Luca Pizzuto ha citato un grande economista liberale che, durante la seconda guerra mondiale, mise le basi del welfare europeo e con i suoi studi costruì le basi per la lotta alla povertà. E’ auspicabile perciò, ha sostenuto, «che la proposta sia condivisa da un Consiglio che dovrebbe avere la lotta alla povertà come grande obiettivo comune, soprattutto per la situazione economica molto critica in Sardegna a causa della mercificazione del lavoro legata alla globalizzazione e all’impoverimento di classi sociali molto ampie». Con la nuova legge, ha annunciato il consigliere, «si vuole introdurre anche una nuova mobilità sociale per consentire spazi di crescita a chi è in difficoltà e non ha speranze di riscatto, per lavorare ad una inclusione sociale che deve diventare il momento centrale della trasformazione del nostro sistema di protezione anche se la strada da percorrere resta molto lunga». Resta comunque una opportunità per circa diecimila famiglie sarde, ha osservato Pizzuto, «che non solo dà risorse ma chiama anche i cittadini chiamati ad usare le loro forze per uscire dalla loro condizione marginale, supera un sistema discrezionale e statico, segna un cambio di passo andando oltre lo schema classico delle politiche sociali con l’ingresso in questo settore dei servizi per il lavoro». Un cambiamento che, secondo l’esponente di Sel, «si esprimerà concretamente attraverso percorsi di inclusione sociale come l’innalzamento del tetto istruzione dei minori, i lavori pubblica utilità ed il volontariato culturale e sociale, perché siamo convinti che partendo dal lavoro si possa costruire sul piano culturale un modello di società più coeso e solidale».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha espresso grande rispetto sulla proposta sottolineando però che «è evidente che si tratta di un risarcimento del Pd ad una parte politica del centro sinistra che nei giorni scorsi ha subito molto nella riforma della sanità». Quanto alla copertura finanziaria, Locci ha segnalato che «è stata individuata con lo stesso metodo che ha contrassegnato nell’ultima finanziaria le misure di contrasto alla povertà ed inoltre bisogna riconoscere che immaginando una azione di trasferimento ad enti locali siamo ad agosto ed è difficile ritenere che si farà qualcosa di reale entro l’anno;  a parte il fatto che siamo in presenza del disconoscimento della strategia della Giunta sulle stesse misure messe a punto prima dal governo Soru e poi dai governi successivi del centro sinistra». Nel merito, ad avviso di Locci, «e a fronte di coperture piuttosto generiche si apre poi una incerta fase di sperimentazione prima di andare a regime, una fase che da un lato trasferirebbe una parte di competenze dagli enti locali verso uffici regionali, per cui la proposta rischia di essere troppo burocratica ed avrà bisogno di norme attuative molto complesse». In definitiva, ha concluso il consigliere dell’opposizione, «sulla legge peraltro mossa da nobili principi pesa una preoccupante mancanza di concretezza che, a nostro avviso, si poteva trovare con misure più indirizzate a sostenere i giovani che vogliono restare in Sardegna con la loro famiglia ed il loro lavoro».

Il consigliere Edoardo Tocco, anch’egli di Forza Italia, ha ricordato la citazione di giornalista molto critico sulla «sulla carità da cui qualcuno spesso trae vantaggio». Ha manifestato la sua personale condivisibile dell’obiettivo sul piano generale, auspicando inoltre che la proposta sia articolata in maniera diversa, «infatti è sbagliato vivere di assistenza o sussidi perché non è dignitoso per le persone che, invece, meritano rispetto e strategie differenti sull’occupazione che la Giunta ha dimostrato di non possedere, venendo meno al dovere della politica e delle istituzioni di incentivare la possibilità di lavoro e non erogare parole e risorse che non hanno un fine». Il problema, ad avviso di Tocco, «andava affrontato in maniera differente ed in effetti le risorse erano state stanziate in precedenza proprio con questa finalità ed è stato un errore cambiarne la destinazione; ciò che si aspettano le persone è di tornare a casa dicendo di aver preso lo stipendio piuttosto che un sussidio».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) ha affermato che «ci sono molte buone ragioni per condividere la proposta, innanzitutto di metodo perché si tratta di una iniziative importante che viene dal Consiglio anziché della Giunta, in un periodo in cui il ruolo del Consiglio appare sempre più compresso e sottodimensionato da finanziarie che lasciano margini sempre più stretti anche per gli emendamenti, dalla mancanza di assestamenti di bilancio, di spazi per la programmazione dei fondi europei, per finire con gli ordini del giorno e le emozioni (senza aumenti di spesa) che pure devono subire passaggi intermedi come è accaduto in occasione della cessione del dna sardi e del revamping del termovalorizzatore di Tossilo». Qui invece, ha dichiarato con soddisfazione Zedda, «emerge la valutazione politica forte del Consiglio, la visione della Sardegna del prossimo futuro che si preoccupa di arginare la tendenza naturale della società ad allargare le differenze fra super ricchi e super poveri che ha urgente bisogno di essere corretta, pena il rischio di allontanarsi dal sistema di valori dei progressisti, fondato sulla lotta alla povertà, allo spopolamento, all’emigrazione forzata». Il premio Nobel dell’economia Milton Friedman, ha ricordato Zedda, citava «il dovere delle società avanzate di equilibrare le differenze sociali ingiuste con interventi sul fisco ed attraverso sussidi per affermare quel concetto di libertà dal bisogno evocato da un grande presidente americano come Roosvelt, senza il quale non c’è democrazia». Questa legge ha certamente una finalità nobile, ha detto ancora Zedda, «anche se non risolve da sola il problema della povertà dei sardi in una Regione dove c’è molto bisogno di allargare la base produttiva con interventi su agricoltura, gestione aperta dei terreni demaniali, sviluppo del turismo, industria ed energia sostenibile, ma i primi risultati che potremo raggiungere con la legge sono importantissimi ed oggi non possiamo farne a meno; va apprezzato in particolare il patto fra famiglie e Regione che dà una mano a chi si impegna a crescere sotto tutti i punti di vista, patto che può trovare sostanza, sul piano attuativo, nella collaborazione molto stretta fra nuovo sistema e nuova Aspal (l’Agenzia regionale del lavoro) che possiede strumenti di conoscenza e di analisi dei dati».

Dopo l’on. Ruggeri ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha citato Einstein e ha detto: «Nel momento in cui discutiamo di un tema così importante quest’Aula si deve confrontare con una Regione che fa di tutto per spingere verso la povertà i sardi, come quando vara appalti che generano stipendi sotto la soglia di povertà. Mettiamoci d’accordo su cosa si deve fare. Che senso ha un bellissima legge sulla carta, come questa, quando poi le guardie giurate, i lavoratori del facchinaggio, i lavoratori del portierato hanno stipendi da fame?».

Secondo l’oratore «non ci sono persone contrarie al reddito di cittadinanza e favorevoli ma la divisione è tra chi vuole una buona legge e chi vuole una legge e basta. La vera sfida è far vivere una vita dignitosa al maggior numero di famiglie sarde ed è l’istruzione la vera leva che ci consente di uscire dalla povertà, che è invece l’elemento di distruzione della società. Solo con l’istruzione libereremo le persone dai bisogni».

Secondo l’on. Truzzu «questo testo ha una serie di elementi che non funzionano, a cominciare dal fatto che la regione non è oggi attrezzata per valutare nel concreto le condizioni di povertà delle famiglie sarde e dunque individuare i beneficiari. Mi pare anche che i compiti attribuiti dalla legge ai Comuni siano assolutamente spropositati, nonostante le buone intenzioni di chi ha redatto questo testo».

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Stefano Tunis, secondo cui «è giusto un approccio critico ma il tema arriva tardi all’attenzione di questa assemblea. Prendiamoci il tempo che serve per far diventare questo testo la migliore legge possibile, anche alla luce delle decine di emendamenti che stanno arrivando dai banchi della maggioranza, non dai nostri. Intanto segnalo che la quantità di risorse previste in legge è del tutto insufficiente rispetto alla quantità di disagio presente nella società sarda». Per l’oratore «un po’ di questo disagio alla fine dovrà venir meno ma sia chiaro che questa non è la legge sul reddito di cittadinanza ma è un testo più orientato verso le politiche sociali e non sulle politiche economiche.  Cerchiamo di capire che non tutto il disagio è uguale e non tutto il bisogno è uguale. Depuriamo la nostra proposta da caratterizzazioni ideologiche: a noi occorre incentivare le famiglie e far generare sentimenti positivi e solidali. Non mance ma misure efficaci per i cittadini».

E’ poi intervenuto per Sel l’on. Francesco Agus, che ha ricordato come «il reddito minimo era nel programma della coalizione di centrosinistra   e arriva in aula dopo un lungo dibattito, che è stato però proficuo. Oggi mettiamo insieme risorse regionali, statali ed europee e sarebbe complice ritardare un solo giorno questa legge, che è una legge contro la povertà. La grande crisi che stiamo vivendo si è estesa a soggetti e famiglie che prima non avevano mai conosciuto questi fenomeni. Al punto che oggi, a differenza del passato, ci sono decine di migliaia di persone che lavorano ma sono ugualmente povere. Perfino nel lavoro pubblico questo accade, come ha ricordato prima l’on. Truzzu. Oggi non si chiude un percorso ma si inizia una strada, che è senz’altro quella giusta anche se lunga e difficile».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «la legislatura era appena iniziata quando nel 2014 Sel depositò una proposta di legge sul tema. E ne parliamo dopo oltre due anni, con una testo rivisto rispetto a quello di due anni fa, giustamente. E’ importante intanto rilevare i dubbi sui criteri che avete inserito in legge. A chi andranno queste risorse? Chi deciderà come e a chi devono essere erogate? Ci sono zone di libero arbitrio dei Comuni in questo testo, scritto con un gergo tipico dei parlamenti senza che abbia un reale significato. Chi stabilisce che cosa è “idoneo” o “indispensabile”?. Dobbiamo dare alla Giunta la possibilità di un programma di attuazione».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato il “difficile momento di crisi attraversato dalla Sardegna” ed ha evidenziato “i dati drammatici della povertà”: 175mila famiglie e 400mila persone interessate dal fenomeno che registra “uno scivolamento verso il basso di tanti cittadini appartenenti al cosiddetto ceto medio”.

L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro l’operato della Giunta ricordando le tante crisi industriali non risolte e le penalizzazioni che derivano all’economia per l’inadeguatezza dei trasporti aerei e navali, nonché una generale disattenzione nei confronti delle imprese.

Tedde ha quindi indicato nel “tema del precariato”, il tema più urgente per il governo nazionale e per quello regionale ed ha auspicato un complessivo ripensamento del welfare regionale.

Il consigliere di Forza Italia ha inoltre criticato la ridotta dotazione finanziaria (da 400 milioni di euro si è passati a 30 milioni) e ha definito “condivisibili” gli intenti dei proponenti ma “insufficiente” la struttura della norma («non lo afferma solo il gruppo di Fi ma lo dice anche la maggioranza in Sesta commissione»).

Per Marco Tedde la norma finanziaria è stata “bocciata” dalla Terza commissione” («dove la proposta di legge è stata garbatamente ma sostanzialmente demolita»).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, nel corso del suo intervento, ha escluso una bocciatura del provvedimento nel parlamentino da lui guidato ed ha preannunciato il voto favorevole alla Pl n. 5. L’esponente della maggioranza ha illustrato lo scopo della norma: «Offriamo la possibilità a chi si trova in condizioni di povertà estrema di uscire da tale condizione per avere l’opportunità di accedere al mercato del lavoro, perché chi versa in situazione di povertà estrema non riesce neppure ad accedere al mercato del lavoro».

Sabatini ha quindi ricordato la legge delega approvata dalla Camera il 14 luglio scorso per i provvedimenti di  contrasto alla povertà e l’intervento governativo per l’inclusione attiva a cui il governo che destina 15 milioni di euro alla Sardegna e che si affiancherà al reddito di inclusione sociale quando approvato in Consiglio regionale.

«La preoccupazione – a giudizio del consigliere del Pd – è rappresentata dal ritardo del sistema informativo regionale e dalla sovrapposizione dei provvedimenti a beneficio dei più deboli». «Dobbiamo scongiurare il pericolo – ha affermato in conclusione Franco Sabatini – che alcune famiglie non siano intercettate da alcun intervento pubblico e altri soggetti parimenti svantaggiate ne usufruiscano di molteplici».

L’ulteriore perplessità espressa dal presidente della Terza commissione è rappresentata dal cattivo funzionamento dei Plus che è lo strumento a cui poggia l’erogazione del reddito di inclusione sociale.

Alessandra Zedda (Fi) ha precisato che Forza Italia non esprime contrarietà all’introduzione di strumenti che garantiscano il sostegno ai più deboli quanto ai contenuti della norma in discussione che – a suo giudizio – sarebbe inapplicabile, a partire dalla parte finanziaria “che conta solo 30 milioni, 18 dei quali potrebbero non essere disponibili”.

Perplessità anche per il ricorso ai Plus («sono stati fallimentari e non sono stati in grado di assolvere i compiti assegnati») e per il riferimento agli emigrati («ci sono già misure a loro destinate e meglio sarebbe dare priorità ai nostri poveri») nonché sulla scarsa tempestività degli interventi, per effetto delle procedure così come disciplinate all’articolo 13. «Servono più risorse – ha concluso la consigliera della minoranza – e siamo pronti a contribuire perché si semplifichino meccanismi e procedure».

Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la legge per l’introduzione del reddito di inclusione sociale “una legge fondamentale per la Legislatura e in nessun modo uno scambio tra le forze politiche della maggioranza”.

«E’ sbagliato – ha spiegato il consigliere della maggioranza – considerare questa legge come uno strumento di carità perché rientra in una logica di sostegno alla socialità ed per questo che auspico il superamento  della frammentazione del welfare, nonché il potenziamento dell’assistenza tecnica dei Comuni».

«Questa cornice legislativa – ha proseguito Ruggeri – offre un ancoraggio strutturale a politiche multidimensionali che riguardano l’accesso al lavoro e ai servizi, è una sfida difficile ed è insieme una scommessa della democrazia che può essere paragonata alle prime esperienze del ‘900 sul sistema mutualistico».

«Il reddito di inclusione sociale – ha concluso l’esponente dei democratici – è uno strumento imperfetto ma è ingeneroso trarre conclusioni negative perché segna il primo passo nel verso di una società più giusta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto d’accordo sulle finalità perseguite dalla legge: «Primum vivere deinde philosophari – ha affermato Cossa – siamo tutti d’accordo sul fatto che la prima di tutto occorra dare da mangiare a ogni cittadino, tutto il resto viene dopo».

L’esponente della minoranza ha espresso però dubbi sulla efficacia dello strumento individuato a partire dalla dotazione finanziaria: « 30 milioni di euro sono una goccia nel mare – ha sottolineato Cossa – il tema è troppo importante, c’è l’esigenza di una legge sulla famiglia più che sulla povertà. Servirebbe una norma che affronti il disagio in cui si trova una grossa fetta delle famiglie sarde razionalizzando gli interventi e rendendoli efficaci».

Perplessità anche sulla sostenibilità dell’intervento: «Prevedere che i fondi siano disponibili fino ad esaurimento delle risorse rischia di creare iniquità – ha aggiunto Cossa – l’altra criticità è rappresentata dal ruolo assegnato ai Comuni: non si possono caricare le amministrazioni comunali di altri compiti». Cossa ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione di una legge che renda gli interventi applicabili.

Fabrizio Anedda, in rappresentanza del gruppo Misto, è tornato sul Patto per la Sardegna firmato nei giorni scorsi a Sassari dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da quello della Regione Francesco Pigliaru: «E’ positivo che la Sardegna abbia a disposizione nuove risorse – ha detto Anedda – occorre però evitare una distribuzione a pioggia per accontentare tutti i territori e tutti gli assessorati».

Anedda ha quindi suggerito di puntare su iniziative per creare sviluppo: cura del bosco, coltivazione delle terre incolte, ristrutturazioni edilizie etc. «Una politica agricola riorganizzata come motore di sviluppo avrebbe effetti benefici per l’Isola – ha sottolineato Anedda – il territorio sardo oggi produce solo il 35% del suo fabbisogno alimentare».

Il capogruppo del Misto ha quindi criticato la politica comunitaria: «L’Europa chiede che i nostri territori non producano, questo ha creato le povertà estreme – ha concluso Anedda – per venire incontro alle esigenze dei sardi servirebbero 500 milioni di euro ma Bruxelles ne stanzia appena 30. Il reddito di cittadinanza è una cosa seria, servono interventi forti, questa legge rischia di tradursi in una legge-bandiera. Meglio mettere le risorse nel fondo per l’inserimento lavorativo dei cittadini bisognosi e sollecitare l’Unione europea a stanziare più soldi».

D’accordo con le finalità della legge si è detto anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. L’esponente sardista ha espresso forti perplessità sul ruolo affidato ai comuni. «I sindaci già si occupano del problema. Prevedere ulteriori adempimenti e impegni deve essere perlomeno concordato con l’Anci – ha rimarcato Carta – il rischio è caricare i comuni di altre incombenze e, allo stesso tempo, creare aspettative nei cittadini che non potranno essere soddisfatte».

Secondo Carta, la proposta in discussione attribuisce ai comuni alcuni compiti già assegnati da altre disposizioni di legge: «Cerchiamo di raccordarci meglio con gli enti locali massimizzando gli sforzi già fatti – ha concluso il consigliere dei Quattro Mori – altrimenti si corre il pericolo di approvare una legge che non riuscirà a mantenere le promesse».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha riconosciuto la bontà di una legge che persegue un “nobile obiettivo”: garantire la dignità e il diritto alla felicità di ogni cittadino. «L’auspicio è che si trovi una sintesi ai numerosi emendamenti presentati – ha detto Zanchetta – questa è una legge importante per tutti: Consiglio, Giunta ed Enti Locali. Di fronte a una norma di questa portata anche gli uffici periferici hanno il dovere di attrezzarsi. Dobbiamo incoraggiare tutti a dare risposte ai cittadini bisognosi». Zanchetta ha quindi voluto ringraziare l’on. Pizzuto per aver portato in aula la proposta: «Pizzuto è un panda della politica che va difeso perché ha il coraggio di porre all’attenzione di tutti temi così importanti».

A favore degli obiettivi della legge si è schierato anche il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu che ha però espresso perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati. «Servono alcune correzioni per rendere la legge applicabile. Allo stato attuale, la norma è inapplicabile – ha detto Rubiu – la povertà cresce quando manca il lavoro. La preoccupazione per il futuro è trovare soluzioni vere per l’occupazione».

Rubiu ha poi elencato alcune criticità presenti nel testo: dai requisiti d’accesso (che potrebbero penalizzare i cittadini sardi a vantaggio degli immigrati) alla possibilità di rifiutare una proposta di lavoro da parte dei soggetti beneficiari («Inaccettabile che chi si trova in una situazione di disagio possa permettersi il lusso di rinunciare a un’offerta di lavoro»).

Dubbi, infine, sulla dotazione finanziaria e sui tempi per la spendita delle risorse stanziate: «33 milioni di euro sono una cifra irrisoria – ha concluso Rubiu – bastano a soddisfare appena 5.000 famiglie. Inoltre i pochi soldi a disposizione difficilmente potranno essere spesi nel 2016, il Consiglio dovrebbe fare una variazione di bilancio in tempi strettissimi».

Daniele Cocco ha apprezzato la disponibilità a discutere la legge da parte della minoranza e dichiarato la disponibilità del gruppo Sel ad accogliere proposte e suggerimenti per migliorarla.

«Oggi 400mila sardi sono in difficoltà – ha detto Cocco – ciò che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, abbiamo il dovere, politico e morale, di intervenire immediatamente. Il reddito di inclusione sociale è lo strumento più efficace in questo momento. Non risolverà tutti i mali dell’Isola ma darà una risposta importante».

Cocco si è detto convinto che i comuni riusciranno a svolgere bene i compiti loro assegnati: «I comuni non saranno oberati di lavoro, anzi. I sindaci sarebbero lieti di avere le risorse per dare risposte ai cittadini. Le amministrazioni che hanno a disposizione i fondi riescono ad impegnarli nel migliore dei modi. I Comuni hanno spesso trasformato le risorse in politiche attive per il lavoro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che ci sono settanta emendamenti della maggioranza, per dedurne che «o non si può parlare di un testo condiviso oppure certe osservazioni anche dell’ opposizione hanno colto nel segno, per cui è sbagliato accelerare i tempi rischiando di snaturare la portata del provvedimento». Papa Francesco, in una delle udienze a Santa Marta, ha ricordato Pittalis, ha detto che «la povertà è una parola che mette sempre in imbarazzo nonostante sia da sempre al centro del Vangelo e noi, quindi, non ci possiamo dividere fra destra e sinistra o fra maggioranza ed opposizione». La legge, ha poi osservato, «ha almeno due aspetti positivi; primo, fa maturare una migliore consapevolezza su un problema spesso assente dall’agenda della politica no nonostante la sua dimensione tragica, poi determina una ritrovata responsabilità diffusa all’interno del Consiglio dopo, in concreto, della povertà si sono sempre occupati Chiesa, Caritas, Onlus ed associazioni di volontariato in assenza di una visione unitaria ed istituzionale del fenomeno». Nel momento in cui la Sardegna vive una situazione sociale preoccupante in termini di povertà e disagio che non è solo fragilità economica, ha proseguito il capogruppo di Forza Italia, «guardiamo con attenzione al provvedimento ma ci sentiamo impegnati anche a non creare all’esterno troppe aspettative perchè le risorse sono inadeguate; si dirà meglio di niente ma allora meno burocrazia e più attenzione alle persone ed alle famiglie».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità e delle Politiche sociali, Luigi Arru, ha parlato di «una giornata importante, un inizio che con questa legge ci fa parlare di welfare generativo, che supera la logica dell’ assistenza con una filosofia che protegge le persone e le famiglie dai rischi della vita e dalle ineguaglianze del mercato». Per quanto riguarda le risorse, ha precisato, «oltre ai trenta milioni ci sono quelle degli oltre 27.000 piani personalizzati della 162 una parte è destinata proprio a nuclei familiari a basso reddito e molti altri interventi; piuttosto, non abbiamo indicatori certi ma ora facciamo un patto con chi ha bisogno che parte dal sostegno individuale per arrivare ad un ritorno sociale, mentre finora abbiamo investito senza alcun ritorno». Quanto al ruolo dei Gal, secondo l’assessore «è vero che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto ma sono emerse anche buone pratiche da seguire, come quella del Gal della Marmilla dove una cooperativa di disabili ha partecipato ad un progetto di agricoltura sociale che l’ha portata non solo a conquistare la piena autonomia economica ma perfino a rinunciare ai soldi della Regione». Una storia, ha continuato, coerente con la nostra «idea di fondo di mettere a regime un qualcosa che permetta di uscire dalla logica del libro Cuore per guardare oltre, inserendoci anche in un contesto nazionale molto complesso dal quale emerge che si spendono in Italia 55 miliardi per il welfare che corrispondono circa a 1000 euro a persona e solo 700 arrivano realmente ai beneficiari; su questo non abbiamo dati sardi ma è arrivato il momento di agire con responsabilità per recuperare e ridare capacità alle persone, primo passo di un disegno di revisione dell’intero sistema welfare che, a livello di volumi di spesa, ci vede fra le prime Regioni italiani in Italia». Abbiamo insomma avviato un processo importante, ha concluso, «che si può ancora migliorare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 25 voti.

Successivamente il presidente ha comunicato che alle 15.30 si riunirà la commissione Sanità per l’esame degli emendamenti e sempre per le 15.30 è in programma nell’Aula consiliare la riunione dei capigruppo.

I lavori del Consiglio riprenderanno invece alle 16.30.

Consiglio regionale 1 copia

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“«La speculazione finanziaria sul grano è criminale, la Regione si attivi per tutelare l’oro sardo. Il prezzo del grano è crollato negli ultimi mesi, questo mette a rischio il lavoro e le produzioni di agricoltori italiani e sardi che, coraggiosamente, hanno deciso di coltivare un prodotto primario e fondamentale per la vita di tutti.»
Lo hanno detto questa sera i consiglieri regionali del gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà, Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai.
«Il mercato e il sistema capitalista-monopolistico dei grandi produttori (sardi e italiani), con questa operazione di cartello, sta mettendo in ginocchio migliaia di realtà agricole in tutta la penisola, al pari d’una alluvione o d’una invasione di cavallette. La politica ha il dovere di proteggerci da lobby criminali, il cui unico scopo è l’accumulo della ricchezza, e di tutelare i nostri beni comuni, tra cui il grano, da cui derivano beni di primissima necessità. Noi crediamo che la Regione debba proporre premi de minimis a favore degli agricoltori che coltivano principalmente grano, per poter riequilibrare le parti e creare una tutela forte dalle speculazioni finanziarie.
La Regione presti ascolto ai nostri produttori di grano, non ai lobbisti, e l’assessorato dell’Agricoltura metta in campo, al più presto, strumenti in grado di tutelare la fatica e il lavoro dei nostri piccoli produttori, i quali contribuiscono in modo fondamentale alle economie locali, tutelano la biodiversità, e ci consentono – concludono I consiglieri di Sinistra, Ecologia e Libertà – d’avere nelle nostre tavole un pane sano, di qualità, e che crea lavoro nella nostra terra.»

Luca Pizzuto-Francesco Pigliaru 3

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Luca Pizzuto 2 copia
I consiglieri regionali di Sinistra, Ecologia e Libertà Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai intervengono sulle scelte del loro partito per il presente e per il futuro.
`La scelta di cancellare il partito di cui siamo attivisti e che rappresentiamo nelle istituzioni portata avanti dalla dirigenza nazionale di SEL si è rivelata sbagliata – scrivono in una nota -. Ciò appare evidente alla luce dei risultati deludenti delle ultime elezioni amministrative dove ovunque meno che in Sardegna, si è ottenuto un risultato negativo senza eguali per la sinistra. La trasformazione del nostro partito in Sinistra Italiana è una scelta su cui è necessario un urgente dietrofront, come auspicato nel documento di cui siamo firmatari insieme a centinaia di iscritti sardi.»
«In Sardegna siamo stati coerenti, nei territori e in Consiglio regionale, e abbiamo fatto valere la nostra specificità. In SEL siamo stati eletti e come SEL lavoriamo in Consiglio regionale e negli enti locali che amministriamo. In Sel abbiamo praticato un rinnovamento generazionale unico nella storia recente della politica sarda, lontani dalle logiche di corrente, senza imposizioni da Roma e nel solo interesse esclusivo dei sardi – aggiungono Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai -. Per questi motivi in Sardegna, pur con mille difficoltà organizzative, SEL va avanti e aumenta il suo consenso e il suo radicamento. E questo avviene nei territori più periferici dell’isola e nella città metropolitana, dove è centrale nell’unica affermazione al primo turno ottenuta nelle recenti amministrative nei capoluoghi italiani. Crediamo si debba partire da quanto di buono è stato fatto sino ad ora e dalla ricostituzione dovunque sia possibile del centrosinistra, di cui ci sentiamo alleati sinceri e mai succubi-»
«È innegabile che la coalizione oggi al Governo dell’isola abbia bisogno di un tagliando ormai irrimandabile. C’è la necessità di intervenire sul programma e nella risoluzione delle urgenze e delle tante questioni aperte, sulla gestione dei rapporti con lo Stato e con l’Unione europea e sulla composizione della squadra di Governo. Crediamo che SEL, forza autonoma e coerentemente di sinistra nel centrosinistra al governo della Sardegna – concludono Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai -, debba essere oggi motore del rinnovamento anche nell’azione della politica regionale.»

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Palazzo del Consiglio regionale A

«Il progetto di riforma costituzionale su cui i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi con il referendum, al di là degli effetti politici generali, avrà pesanti ricadute negative anche sull’autonomia speciale della Sardegna.»
Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Rossomori Paolo Zedda, primo firmatario di una mozione sottoscritta anche da consiglieri di Sel, Psd’Az e Cps, con cui si sollecitano il presidente della Regione e quello del Consiglio (per le rispettive competenze) ad assumere una posizione forte a difesa dell’autonomia regionale.

Nel dispositivo della mozione, in concreto, si impegna il presidente della Regione «ad esplicitare la contrarietà della Regione alla riforma costituzionale ed a promuovere le opportune iniziative per favorire il più ampio dibattito fra le forze politiche». Al presidente del Consiglio, invece, viene rivolto l’invito ad adoperarsi «per dare attuazione alla risoluzione n. 3/2014 sul Percorso delle riforme» che dovrà portare alla scrittura di una nuova “Costituzione sarda”.
L’on. Paolo Zedda, nel suo intervento, si è soffermato in dettaglio sulle conseguenze reali che potrebbe avere l’approvazione della riforma costituzionale in Sardegna, con particolare riferimento «alle materie finora con competenza concorrente come energia e ambiente che passerebbero interamente allo Stato, con in più una clausola di supremazia che lo Stato potrebbe esercitare anche su materie di competenza regionale davanti ad un non meglio precisato “interesse nazionale”».
Sulla possibilità che la riforma produca tali effetti in Sardegna (come nelle altre Regioni a Statuto speciale) soltanto dopo la revisione degli Statuti, l’esponente dei Rossomori, ha espresso molte preoccupazioni, “sia perché la fase di transizione sarebbe caratterizzata da provvisorietà ed incertezza su contenuti e tempi sia perché non ci convince il riferimento all’intesa con lo Stato sul nuovo Statuto, che si colloca in un rapporto istituzionale non paritario”
«In definitiva – ha concluso l’on. Paolo Zedda – la riforma ha un impianto centralista ed esprime una filosofia opposta alla nostra, noi siamo per la tutela delle minoranze e delle componenti identitarie della società e nello specifico vogliamo affermare la nostra specialità sarda fondata la storia, la lingua e la cultura.»

L’on. Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha ripreso il tema dell’applicazione della riforma alla Regioni speciali, sostenendo fra l’altro che «molte delle nostre competenze saranno cancellate o ridotte mentre noi vogliamo poter decidere su materie come energia, ambiente e fisco».
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha affermato che «lo scopo della mozione è aprire un dibattito ampio e partecipato in Sardegna, per scardinare la logica del pensiero unico nazionale che lascia nell’ombra i problemi concreti dei sardi; con la riforma degli Enti locali abbiamo stabilito il principio della perequazione fra territori e contrasteremo in ogni modo un nuovo progetto centralista che porterebbe ad una ulteriore marginalizzazione delle periferie».
«Sul piano politico – ha detto il consigliere sardista Christian Solinas – emerge che una significativa componente del Consiglio regionale ha sulla riforma una visione comune che va oltre gli schieramenti; non siamo interessati ad un referendum sul Governo nazionale ma ci interessa molto lavorare per la Sardegna di domani». «Di qui – ha aggiunto – l’impegno per il nuovo Statuto che, secondo noi, dovrà scaturire da una Assemblea costituente aperta a tutte le componenti della società sarda».
Per il Cps il capogruppo Pierfranco Zanchetta ha espresso tutte le sue riserve nei confronti di «una riforma che ha come obiettivo finale la cancellazione delle Regioni, noi crediamo invece che la Regione sarda vada ricostruita su basi nuove puntando molto su uno schema di federalismo interno che valorizza i Comuni».
Il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus, di Sel, ha illustrato nel dettaglio l’impatto concreto della riforma sull’ordinamento regionale. «Il Consiglio – ha osservato – dovrà fare i conti con i risultati del referendum, quali che siano, e credo che la commissione Autonomia debba confrontarsi valutare da subito su alcuni aspetti, dall’organizzazione della Regione alla stessa riforma degli Enti locali, con realismo e con attenzione particolare ai problemi finanziari». «Anch’io – ha aggiunto – sono convinto che l’attacco complessivo al regionalismo non risparmierà le Regioni speciali; è vero che il sistema regionale nel suo complesso non è stato capace di auto-riformarsi ma, proprio per questo la Sardegna deve muoversi in modo intelligente, spiegando ai cittadini i rischi della riforma e proponendo progetti forti di auto-riforma».
Il consigliere di Cps Antonio Gaia, infine, ha lamentato che «la riforma, nei fatti, aumenta la distanza fra cittadini, politica ed istituzioni; con la riduzione della rappresentanza calerà ancora la partecipazione alla vita pubblica e questo è un male per la democrazia che non determina nessun aumento di efficienza e nessun risparmio».