28 March, 2024
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“Hot topics in epato e gastroenterologia” è il titolo del convegno in programma all’hotel Catalunya di Alghero, nelle giornate del 18 e 19 maggio, e che metterà attorno al tavolo medici di medicina interna e generale, epatologi, chirurghi, gastroenterologi e medici di malattie infettive e di radiodiagnostica. Cinque sessioni, tre dedicate alle patologie del fegato e due a quelle dell’apparato digerente, che tratteranno gli argomenti a partire dalla linee guida per arrivare alla pratica clinica.

Il convegno, arrivato alla sua sesta edizione, è organizzato dall’unità operativa complessa di Medicina interna dell’Aou di Sassari, diretta da Francesco Bandiera, e dall’unità operativa complessa di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’azienda di viale San Pietro, diretta da Luigi Cugia.

Si inizierà proprio dai casi clinici che riguardano le malattie del fegato e l’avvio dei lavori, fissato per le ore 14.00 del 18 maggio, consentirà di presentare il percorso integrato per la cura delle malattie del fegato avviato a novembre dall’Aou di Sassari.

Si tratta dell’unità integrata di epatologia (Uniep), il centro unico per la cura delle malattie del fegato, con quattro ambulatori collegati tra loro e che, in un unico ambiente di lavoro, garantiscono prestazioni ambulatoriali, day hospital e consulenze.

La creazione del centro nasce dell’esigenza appunto di unificare tutte le competenze di epatologia in un unico percorso assistenziale, in grado di garantire al paziente un accesso unico, chiaro e ben definito. In precedenza, infatti, l’attività internistica riferita alla patologia epatica si è basata sulle competenza di medici che lavorano in contesti tra loro separati e dislocati in strutture, talvolta, lontane tra loro. 

Un gruppo di professionisti, un vero e proprio team che vede lavorare gomito a gomito quattro medici dell’unità operativa di Medicina interna del Santissima Annunziata, due medici dell’unità operativa di Gastroenterologia, quattro medici dell’unità operativa di Malattie infettive, e ancora due medici dell’unità operativa di Patologia medica e un medico della clinica Medica. 

In evidenza ancora i casi di ipertensione portale, cioè l’aumento delle resistenze al flusso ematico della vena porta, e poi ancora le patologie vascolari e coagulative del fegato. A chiudere la prima giornata sarà la lettura magistrale dedicata al carcinoma epatocellulare.

La giornata di sabato 19 maggio, con inizio alle ore 9.00, sarà dedicata alle malattie dell’apparato digerente. In particolare la prima sessione aprirà un confronto tra le linee guida e pratica clinica sulle procedure di endoscopia digestive nei pazienti in terapia anticoagulante ed entiaggregante.

Ancora un confronto tra linee guida e pratica clinica lo offrirà la sessione di chiusura del convegno, dedicata alla stenosi neoplastiche del colon.

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Si è insediato questo pomeriggio il collegio di direzione dell’Aou di Sassari. Una riunione importante quella svolta nei locali della direzione generale perché, da oggi, inizia la sua attività l’organo deputato a supportare la direzione strategica nel perseguimento della missione aziendale e nel governo complessivo dell’Azienda.

«Posso dire che ci sentiamo meno soli – ha esordito il direttore generale Antonio D’Urso durante la riunione – perché l’azienda, che in precedenza non aveva un atto aziendale, da oggi ha un consiglio d’amministrazione che può e deve supportare la direzione».

E questo pomeriggio, attorno al tavolo della sala riunioni della direzione generale, si sono ritrovati appunto, oltre ai vertici aziendali dell’Aou, con il direttore generale che presiede l’organo, anche tutti i direttori dei dipartimenti e il direttore della direzione medica di presidio quindi il direttore Igiene e controllo infezioni ospedaliere.

Per l’occasione, «perché – ha aggiunto il direttore generale – ritengo che in un momento di z garantire la pluralità sia un momento di forza», hanno partecipato anche il direttore della struttura complessa di Farmacia, della struttura complessa delle Professioni sanitarie, i vice direttori del dipartimento del Farmaco e del dipartimento amministrativo e tecnico.

Nel ricordare la composizione del collegio di direzione, il manager ha fatto sapere che è stata pubblicata una deliberazione di rettifica per la nomina dei direttori di dipartimento, a seguito di nota del rettore dell’Università di Sassari. In precedenza, infatti, dall’Università era stato indicato come titolare del dipartimento Tutela delle fragilità un componente che al momento, invece, rivestirà l’incarico “pro tempore”, in attesa dell’effettuazione delle procedure previste dal regolamento Università-Aou di Sassari per l’individuazione dei direttori titolari delle strutture complesse a direzione universitaria.

Il collegio ha quindi approvato all’unanimità il regolamento di oganizzazione e funzionamento. Nove articoli in tutto, che disciplinano la composizione e l’attività di uno dei quattro organi presenti in azienda, oltre al direttore generale, al collegio sindacale e all’organo di indirizzo.

Il direttore generale, infine, ha colto l’occasione per far sapere che sono state indette le votazioni della componente elettiva dell’ultimo collegio di dipartimento, quello delle professioni sanitarie. Ad essere chiamati al voto, il 23 aprile dalle 9 alle 18, sono oltre 1.500 dipendenti del comparto delle professioni sanitarie.

Questa sera alla riunione hanno partecipato: il direttore generale Antonio D’Urso, il direttore sanitario Nicolò Orrù, il direttore amministrativo Lorenzo Pescini, quindi i direttori dei dipartimenti dell’assistenza integrata Francesco Bandiera per quello Medico, Maria Cossu delle Specialità mediche e della riabilitazione, Francesco Bussu Neuroscienze testa collo,Pierfranco Terrosu Cardio toraco vascolare, Stefano Profili Farmaco e diagnostica. Quindi ancora per l’Emergenza urgenza Pierpaolo Terragni, per quello Chirurgico Alberto Porcu, per quello Oncoematologico Gian Vittorio Campus, per quello della Tutela della Salute donna e bambino Salvatore Dessole, per il dipartimento Tutela delle fragilità Stefano Sotgiu. Inoltre, per quello amministrativo e tecnico Chiara Seazzu. Erano presenti anche i direttori della direzione Medica di presidio, Bruno Contu, della struttura complessa di Igiene e controllo delle infezioni ospedaliere Ida Iolanda Mura, della struttura complessa di Farmacia Gabriella Carmelita, della struttura complessa delle Professioni sanitarie Pina Brocchi. E ancora i vice direttori del dipartimento del Farmaco Salvatore Rubino e del dipartimento amministrativo e tecnico Luigi Spanu.

Così come prevede l’atto aziendale il collegio di direzione partecipa al governo delle attività cliniche e, più in generale, a quello strategico dell’Aou assumendone responsabilità collegiale. Partecipa, inoltre, alla pianificazione delle attività, incluse quelle relative alla didattica e alla ricerca nell’ambito dei programmi dell’Università degli Studi di Sassari ed è consultato obbligatoriamente dal direttore generale su tutte le questioni attinenti al governo delle attività cliniche. Quindi ancora, partecipa alla definizione delle soluzioni organizzative per l’attuazione dell’attività libero-professionale intramuraria e concorre allo sviluppo organizzativo e gestionale dell’azienda ospedaliero universitaria di Sassari, con particolare riferimento all’individuazione di indicatori di risultato clinico assistenziale e di efficienza e dei requisiti di appropriatezza e qualità delle prestazioni. Partecipa anche alla valutazione interna dei risultati conseguiti in relazione agli obiettivi prefissati.

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Il 1° ed il 2 dicembre, l’hotel Catalunya di Alghero, ospiterà il 15° congresso regionale Fadoi, la federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti, che vedrà riuniti i medici internisti sardi in un’importante occasione di incontro ed aggiornamento professionale.

Il congresso, con il patrocinio dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, si articolerà in quattro letture magistrali tenute da esperti di livello nazionale e sette sessioni dedicate ad argomenti centrali e strategici per la gestione del paziente complesso.

«L’obiettivo fondamentale – afferma Francesco Bandiera, direttore dell’Unità operativa di Medicina dell’Aou di Sassari e presidente regionale Fadoi – è quello di fornire gli elementi basati sulle evidenze scientifiche che consentano al medico internista di assolvere, nel modo migliore, quel ruolo centrale che sta assumendo nella cura dei pazienti complessi, sia in ospedale che sul territorio. Situazione che lo vede operare sempre più in stretta sinergia con i medici di famiglia.»

L’incontro sarà anche l’occasione per un approfondimento sulla terapia antivirale per le epatiti B e C e per i biologici sulle malattie infiammatorie croniche intestinali.

Venerdì il congresso si aprirà alle ore 9.00, con i saluti delle autorità, per poi dare spazio alle cinque sessioni in programma: la prima sull’appropriatezza clinica e complessità, quindi sulla cardiologia, sulla pneumologia, sull’epato-gastroenterologia e, a chiudere la giornata, quella sulle malattie metaboliche. Durante la giornata sono previste due letture magistrali, la prima sul delirium nei reparti di Medicina interna e la seconda sulle neutropenie.

Sabato i lavori riprenderanno alle ore 9.00, con le ultime due letture magistrali incentrate sulla cardiopatia ipertensiva e sulla formazione per l’internista. Chiuderanno il congresso le sessioni su terapia anticoagulante e sul malattie infettive.

Nella giornata conclusiva, inoltre, è prevista anche una tavola rotonda sulla integrazione ospedale territorio e vedrà coinvolti i principali esperti regionali sull’argomento.

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Un centro unico per la cura delle malattie del fegato, con quattro ambulatori collegati tra loro e che, in un unico ambiente di lavoro, garantiscono prestazioni ambulatoriali, day hospital e consulenze. È l’unità integrata di epatologia (Uniep), il centro ambulatoriale aziendale per la diagnosi e le terapie delle malattie del fegato, che l’Aou di Sassari ha attivato nei giorni scorsi, unificando così l’assistenza epatologica in città.

La creazione del centro nasce dell’esigenza appunto di unificare tutte le competenze di epatologia in un unico percorso assistenziale, in grado di garantire al paziente un accesso unico, chiaro e ben definito.

In precedenza, infatti, l’attività internistica riferita alla patologia epatica si è basata sulle competenza di medici che lavorano in contesti tra loro separati e dislocati in strutture, talvolta, lontane tra loro.

«Si tratta di una novità nel panorama dell’assistenza e delle cure – afferma il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso – una struttura integrata, in grado di trattare tutti i pazienti affetti da patologie del fegato. Si mettono assieme specialisti diversi, si elimina la frammentazione degli ambulatori, così da migliorare l’assistenza e creare un sistema che fa crescere le esperienze specialistiche.»

Un team che vede lavorare gomito a gomito quattro medici dell’unità operativa di Medicina interna del Santissima Annunziata, due medici dell’unità operativa di Gastroenterologia, quattro medici dell’unità operativa di Malattie infettive, e ancora due medici dell’unità operativa di Patologia medica e un medico della clinica Medica.

I medici hanno iniziato l’attività già da alcuni giorni nei locali situati al primo sottopiano della palazzina di Malattie infettive.

«Il nostro obiettivo – spiegano Francesco Bandiera e Sergio Babudieri che assieme a Giuliano Alagna, Salvatore Sassu, Noemi Manzoni, Ivana Maida, Maria Antonietta Seazzu, Alberto Muredda, Salvatore Zaru, Mina Oggiano, Antonello Solinas, Giovanni Garucciu e Gianpaolo Vidili ha costituito l’équipe medica dell’Uniep – è effettuare circa 30 prime visite epatologiche a settimana quindi oltre un centinaio di visite di controllo e circa 30 visite di elastometria epatica, che consentono di valutare le condizioni del fegato in presenza di alcune patologie.»

Quattro gli ambulatori presenti, coordinati da Giovanni Garrucciu, ai quali si può accedere per le prime visite attraverso la prenotazioni a Cup. Le visite successive, invece, vengono fissate direttamente dai medici dell’Uniep, così da inserire il paziente in un percorso unico di assistenza e cura.

Il paziente con patologia epatica, una volta preso in carico, viene così inserito all’interno di percorsi diagnostici e terapeutici appropriati, distinti per diversi quadri clinici: tra questi epatopatia da alcol, epatite da virus, epatite da disordini metabolici, epatite da farmaci, epatopatia da danno vascolare, epatopatia associata a colestasi, epatite autoimmune e tumori epatici. I medici potranno condividere i dati del paziente attraverso un’unica cartella clinica, canalizzare i ricoveri, creare integrazione con i medici radiologi e programmare la presa in carico del paziente epatopatico nel post-ricovero.

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La squadra “I Miga-1” si è aggiudicata, a Sassari, il torneo di calcetto “1° Memorial Antonello Migaleddu”, il medico della Lungodegenza dell’Aou di Sassari scomparso appena un anno fa, mentre era in servizio in reparto.

Venerdì sera, sui campi di calcio a cinque di Li Punti, per ricordarlo si sono ritrovati colleghi, amici e familiari che hanno dato vita a un mini torneo a cinque squadre.

A portare a casa la coppa della prima edizione quindi è stato il team capitanato da Andrea Migaleddu, figlio del medico Antonello, che ha lasciato alle spalle la squadra dei “Mariglia”, con Francesco Bandiera e Carlo Usai della Medicina del Santissima Annunziata che hanno indossato la fascia di capitano. A seguire il sodalizio “Palazzo Rosso” con a capo Antonio Uneddu e Salvatore Zaru della Lungodegenza, poi “I Miga-2” con Gabriele Migaleddu, l’altro figlio di Antonello, nel ruolo di capitano, quindi in coda gli “Informatori” capitanati da Bruno Soro.

I colleghi di Antonello Migaleddu quindi lo hanno voluto ricordare con un pensiero unanime: «Antonello Migaleddu è stato un grande medico, con professionalità e umanità che lo hanno sempre contraddistinto, sempre disponibile e attento, con una parola buona e un sorriso per tutti, specialmente per i malati. Per i colleghi, gli infermieri, gli operatori sociosanitari, il personale ausiliario, gli amici era e sempre rimarrà il “Miga”».

La direzione aziendale ha evidenziato il proprio plauso per l’iniziativa e, nell’unirsi all’apprezzamento per il professionista scomparso prematuramente, ha sottolineato i valori di condivisione e vicinanza che i medici del Santissima Annunziata hanno voluto esprimere. A significare un legame profondo che andava al di la di quello puramente professionale.

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Nelle linee guida della Società geriatrica americana sulla cura dell’anziano il delirium si trova al primo posto, accanto alla demenza, fra le sindromi geriatriche a eziologia multipla. Resta, nonostante tutto, raramente riconosciuto nelle diagnosi di dimissione. Da qui la necessità di avviare percorsi formativi che consentano agli operatori sanitari l’acquisizione di competenze scientifiche e gestionali in materia. Un’esigenza riscontrata anche a Sassari dove i direttori delle unità operative di Medicina interna, Lungodegenza e Geriatria, rispettivamente Francesco Bandiera, Antonio Uneddu e Patrizia Tilocca, hanno organizzato e attivato, in collaborazione con il Settore formazione dell’Aou, il corso “Delirium nel paziente anziano ospedalizzato”.

L’obiettivo è dare al personale del presidio ospedaliero sassarese le competenze per avviare l’attività di prevenzione, diagnosi e trattamento di questa patologia.

Il ciclo di lezioni che per il 2017 prevede sei edizioni – la quinta il 12 ottobre e l’ultima il 14 novembre – nasce a seguito di un evento “sentinella” che si è verificato a dicembre dello scorso anno nel reparto di Medicina interna del Santissima Annunziata. Un paziente di 75 anni tentò di scappare dal reparto, dove era ricoverato da alcuni giorni, utilizzando una corda realizzata con le lenzuola per calarsi da una finestra del primo piano, ma precipitò nel vuoto. Un evento imprevedibile che lasciò fortemente colpiti gli operatori dell’ospedale.

«Il corso rappresenta un’importante risposta a un’esigenza di maggiore conoscenza e approfondimento di questa sindrome da parte dei nostri operatori – afferma il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio D’Urso -. La reazione all’evento sentinella ha evidenziato la capacità di affrontare il fenomeno con un approccio pro-attivo e un atteggiamento volto a un lavoro multidisciplinare.»

E che la gestione del delirium stia diventando di notevole importanza in campo ospedaliero lo si deduce anche dal fatto che, nel prossimo congresso nazionale “Una (sesta) giornata con il malato anziano”, in programma all’hotel Catalunya di Alghero il 6 e 7 ottobre, l’argomento sarà tema d’apertura della sessione dedicata agli infermieri.

Con delirium, spiegano gli esperti, si intende «una sindrome psico-organica caratterizzata da transitoria e fluttuante alterazione dello stato di coscienza, a esordio acuto o subacuto con ripercussioni sulla capacità cognitive e percettive».

Il delirium aumenta i tassi di mortalità e determina un allungamento dei tempi di degenza con un conseguente aumento dei costi sanitari. La patologia, inoltre, favorisce una progressione del declino cognitivo e impatta negativamente sullo stato funzionale del paziente ricoverato. La patologia, inoltre, – sottolineano gli esperti – ha effetti negativi sullo stress psico-fisico di pazienti, dei parenti del malato e degli operatori.

Su Sassari ancora non esiste una casistica che potrà essere sviluppata attraverso l’utilizzo di nuove procedure che i corsi voglio diffondere.

Secondo i dati a disposizione degli organizzatori del corso, uno studio internazionale ha messo in evidenza che un numero elevato dei pazienti ospedalizzati presenta delirium al momento del ricovero, un numero ancora più elevato lo sviluppa durante la degenza. Nei reparti di medicina interna una condizione di delirium è stata riscontrata al momento del ricovero, correlata a un’età più avanzata, alla presenza di uno stato febbrile nel giorno dell’ammissione, al trattamento con neurolettici e alla presenza di un deficit visivo o di un pregresso ictus. Nei pronto soccorso, il fenomeno è presente nei pazienti anziani al momento del ricovero.

Dallo studio, inoltre, emerge che le percentuali più elevate di casi si verificano nei reparti chirurgici durante le degenze: è il caso delle ortopedie e delle cardiochirurgie. A questi si aggiungono i casi registrati nelle terapie intensive, sia al momento del ricovero e, soprattutto, durante la degenza.

La Quarta commissione oggi ha fatto un sopralluogo a Olbia, per la verifica dell’attuazione degli interventi post alluvione.

«Lavoreremo insieme al comune di Olbia – ha dichiarato il presidente Antonio Solinas (Pd) concludendo la riunione – per la piena attuazione del Piano di riassetto idrogeologico della città a partire dalla prossima Legge finanziaria e, nello stesso tempo, ci attiveremo in tutte le sedi istituzionali e politiche, a partire dalla Giunta regionale e dai parlamentari sardi, per sollecitare il Governo nazionale a concedere una deroga che consenta il superamento del patto di stabilità ai Comuni più virtuosi.»

Amtonio Solinas ha annunciato inoltre che a brevissima scadenza arriveranno i contributi provenienti dalle donazioni private. «La #Protezione civile – ha spiegato – ha definito un piano di ripartizione delle risorse e, a partire dalla prossima settimana, potranno essere presentate le domande.»

In precedenza, il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, ha esposto alla Commissione il #Piano di riassetto idrogeologico predisposto dall’amministrazione comunale con il supporto di un “pool” di tecnici. Il programma, diviso in 14 schede progettuali suddivise a loro volta in “lotti funzionali”, prevede una spesa complessiva di 120 milioni di euro. Un Piano, ha detto Giovannelli, «che non potremmo portare a termine senza il sostegno della Regione senza dimenticare però che il Comune di Olbia ha già oggi la disponibilità di 50 milioni, che non possiamo usare a causa del #Patto di stabilità».

Gianni Giovannelli ha poi ricordato che, in apparenza, «Olbia, in qualche modo, ha ripreso a vivere, ma qui ci sono 500 famiglie che hanno perso tutto, decine di aziende in gravissima difficoltà: in altre parole c’è una popolazione di 15.000-16.000 persone ancora senza risposte e senza una prospettiva concreta. Sullo sfondo c’è una comunità di 50-60.000 persone che deve e vuole ripartire e non può essere lasciata sola; per questo c’è bisogno di un piano straordinario per la città di Olbia. Finora abbiamo sentito tante promesse – ha concluso – ma non hanno avuto seguito, “ora è il momento di fare”».

Al termine dell’intervento del Sindaco, si è sviluppato un dibattito cui hanno preso parte i consiglieri regionali Giuseppe Meloni (Pd), Giuseppe Fasolino (Forza Italia), Daniele Cocco (Sel), Ignazio Tatti (Udc), oltre agli assessori del comune di Olbia Davide Bacciu (Lavori Pubblici), Carlo Careddu (Urbanistica) e Giovanna Spano (Ambiente). In tutti gli interventi è stata sottolineato che Olbia, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, è stata colpita da un disastro di dimensioni straordinarie e, per certi aspetti, è ancora vulnerabile. Oggi, anzi, è la città della Sardegna che, per popolazione residente, è senz’altro quella più a rischio.

Dopo la chiusura dei lavori nella sala consiliare del comune di Olbia la Commissione, accompagnata da amministratori e tecnici del Comune, ha effettuato un sopralluogo in alcuni dei siti interessati dall’alluvione.

Nella prima parte della seduta la Commissione ha sentito in audizione Francesco Bandiera e Fabio Fois, rappresentanti Bonifacio Strait Pilots. Si tratta dei “piloti” che, con mezzi e personale specializzato attivo nei porti di Olbia e Porto Torres, aiutano le navi di grandi dimensioni nelle manovre di ingresso e di attracco in porto. Alla Commissione hanno sottoposto la situazione dei rischi legati al traffico navale nelle Bocche di Bonifacio, area di grandissimo pregio ambientale sede del c.d. “santuario dei cetacei”, patrimonio dell’Unesco e parco internazionale di Italia e Francia.

La grande attenzione per questa area marina e naturalistica, hanno sottolineato Bandiera e Fois, è però in pericolo perché considerata “libero passaggio strategico” per la navigazione e senza alcun controllo sulle navi straniere, che sono poi la maggioranza delle oltre 3.000 navi (dati 2013) che transitano ogni anno sullo stretto. Di qui la proposta di superare la normativa vigente che prevede solo la “raccomandazione” dell’utilizzo dei “piloti” e renderlo obbligatorio. I dati, ha affermato Fabio Fois, dimostrano che è necessario: «Dal ’72 ad oggi si sono verificati nelle Bocche 29 incidenti, quasi sempre dovuti ad errore umano, provocati spesso da navi che trasportavano sostanze pericolose. Incidenti che sarebbero stati in buona parte evitati dalla presenza dei piloti che conoscono quel tratto di mare, salgono a bordo, mantengono le comunicazioni con le strutture di controllo a terra ed assicurano il mantenimento della rotta».

La Quarta commissione, con tutti i suoi componenti, ha assicurato tutto il suo impegno per individuare una soluzione ad un problema sicuramente complesso che richiede l’intervento dello Stato e, come sarebbe auspicabile, dell’Unione europea e degli organismi internazionali che regolano la navigazione. Il presidente Solinas, in particolare, ha dichiarato che la Commissione predisporrà una risoluzione sulla materia da sottoporre al Consiglio regionale.

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