19 April, 2024
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Quattro consiglieri regionali, Ignazio Locci (FI), Edoardo Tocco (FI), Alberto Randazzo (FI) e Marcello Orrù (PSd’Az), hanno chiesto l’audizione dell’assessore Luigi Arru in commissione sui conti sanitari.

«L’assessore regionale alla Sanità riferisca alla commissione competente e alla Giunta sul monitoraggio dei conti sanitari, così come disposto dalla finanziaria 2015 (articolo 29, comma 5) – sostengono i quattro proponenti -. Il silenzio sulla situazione finanziaria del comparto Sanità desta non poche preoccupazioni: voci insistenti ammettono che, nonostante i tagli indiscriminati lacrime e sangue prodotti dall’Assessorato, la spesa resta fuori controllo, a testimonianza dell’incapacità di questa Giunta di riformare la Sanità sarda. E non vorremmo che il protrarsi dello stato di dissesto economico possa indurre l’assessore Luigi Arru a proporre l’introduzione del ticket. Al riguardo occorre ricordare che a suo tempo l’assessore della Programmazione Raffaele Paci aveva assicurato che la Giunta non avrebbe mai percorso simili strade.»

«Una richiesta di audizione che rivolgiamo per l’ennesima volta al presidente della commissione Raimondo Perra, che continua a fare orecchie da mercante rispetto alle nostre ripetute sollecitazioni – aggiungono Locci, Tocco, Randazzo e Orrù -. Ci spiace constatare che l’onorevole Perra, evidentemente, sta deliberatamente evitando il confronto con l’assessore Luigi Arru con l’obiettivo di coprire una situazione che oramai solleva più di qualche dubbio. Del resto, viene da chiedersi per quale ragione il Presidente stia tergiversando e non abbia ancora assecondato la nostra legittima richiesta (che, ripetiamo, è sostenuta dalla disciplina succitata). L’onorevole Perra dovrebbe tenere a mente che il suo ruolo è quello di far funzionare la Commissione che presiede nel rispetto delle norme che ne disciplinano il funzionamento, e non quello di stabilire arbitrariamente tempi e modalità con lo scopo di mettere il velo alle magagne dei suoi collegi di coalizione.»

«Pretendiamo si faccia chiarezza su quanto prodotto con la riforma messa in campo dall’Esecutivo di Francesco Pigliaru – sottolineano ancora i quattro consiglieri regionali -. Si consideri che dal Governo centrale giungono notizie poco confortanti di un probabile taglio su base nazionale di dieci miliardi di euro al fondo Sanità. Un’eventualità che certamente non riguarda la nostra isola (così come ribadito dalla Corte Costituzionale), visto che i sardi finanziano il sistema sanitario con proprie risorse, ma che potrebbe essere sventolata dall’assessore Luigi Arru per giustificare ulteriori misure penalizzanti (come se non bastassero i tagli fatti fino a oggi), quali il ticket. Del resto, lo stesso articolo 29 comma 5 sottolinea che “Al verificarsi di scostamenti negativi rispetto alle previsioni, l’assessore competente in materia propone le misure correttive di copertura”. E questo ci spaventa non poco.»

«A questo punto l’esponente della Giunta regionale deve urgentemente dire ai sardi come stanno realmente le cose. Dopo tutti i danni prodotti al sistema sanitario in un anno e mezzo – concludono Locci, Tocco, Randazzo e Orrù -, la più grande paura è ritrovarsi con ulteriori misure “correttive” a danno dei sardi.»

Luigi Arru 62

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Filippo Spanu.

Il Capo di Gabinetto della Presidenza Filippo Spanu.

Sino stati compiuti passi avanti nella vertenza nella vertenza riguardante il riconoscimento di indennizzi anche alle marinerie dell’Oristanese. che svolgono la loro attività nei tratti di mare antistanti il poligono militare di Capo Frasca.
Nei giorni scorsi, il sottosegretario della Difesa Domenico Rossi ha risposto alla lettera con cui il presidente Francesco Pigliaru chiedeva il riconoscimento degli indennizzi inerenti le ordinanze di sgombero a mare lungo la costa di Capo Frasca. Alla missiva del presidente della Regione, che presentava richieste molto chiare, finalizzate a ottenere risultati fin dal breve periodo, in termini di riduzione del peso delle servitù e dei relativi vincoli, il rappresentante del Governo ha risposto con la disponibilità a proseguire l’attività di concertazione già proficuamente attivata (con risultati concreti, quale l’ottenimento della sospensione delle esercitazioni dal 1° giugno al 30 settembre) con l’analisi dettagliata delle problematiche poste dal Presidente della Regione, allo scopo di definire una linea d’azione condivisa per un’adeguata soluzione.
L’importante notizia dell’apertura del tavolo di confronto con la Difesa è stata comunicata ieri dal Capo di Gabinetto della Presidenza Filippo Spanu ai sindaci dell’Oristanese, ad alcuni rappresentanti istituzionali, alle associazioni di categoria e ad una delegazione di pescatori nel corso di un incontro tenutosi ad Oristano. Al termine si è concordato che, nel più breve tempo possibile, i rappresentanti del territorio e gli operatori della pesca presenteranno un documento condiviso che, a partire dalla puntuale descrizione delle limitazioni subite dalle diverse marinerie, porti a sintesi la proposta di indennizzi, e di misure che già nel breve termine possano consentire una riduzione dei gravami e permettere ai pescatori di svolgere la propria attività in condizioni di certezza dei diritti e sicurezza.
La definizione degli indennizzi da richiedere è un passaggio fondamentale, considerato che già nella sua lettera al Governo il presidente Pigliaru ha specificato che le risorse finanziarie da destinare agli operatori di Capo Frasca in nessuna misura possano ridurre gli indennizzi ricevuti dalle altre marinerie. I rappresentanti del territorio hanno manifestato la piena disponibilità a fornire l’elenco delle richieste dettagliate da porre al Ministero e a misurare l’effettivo peso delle servitù in ogni marineria.

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Venerdì 16 ottobre la casella email del presidente della regione Sardegna sarà surriscaldata da migliaia di email provenienti dal Sulcis. Si tratta di una nuova manifestazione di protesta avviata dal consigliere regionale Ignazio Locci, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare l’esecutivo regionale alla messa in atto di quanto previsto nel cosiddetto protocollo d’intesa “Piano Sulcis”, in particolare per la bonifica delle aree dismesse della’ex Sardamag di Sant’Antioco. «E’ ora che i cittadini facciano sentire la propria voce» ha scritto il consigliere Locci nell’evento che ha predisposto e pubblicato sul social: “Bonifiche area ex-Sardamag, scrivi al presidente Pigliaru”.

E non si è fatto pregare il Movimento partite iva Sulcis Iglesiente, che da 3 anni continua a sollecitare lo sblocco degli investimenti del Piano Sulcis. Il presidente del Movimento, Paolo Bullegas, sottolinea: «Ne ha bisogno il territorio, ne hanno bisogno i cittadini; tutti ne abbiamo estremo bisogno. Recuperare spazi per lo sviluppo, in particolare per quello turistico – come il caso delle aree di interesse strategico della Ex Sardamag di Sant’Antioco – è di fondamentale importanza. Non sono più accettabili ritardi nella erogazione dei fondi previsti per la bonifica e per gli investimenti. Questa inefficienza istituzionale è inammissibile. Appoggiamo l’iniziativa del consigliere Locci e invitiamo tutti a condividerla, nella fiducia che chi deve decidere comprenda il dovere di fare presto».

Il clic day per l’inoltro dei messaggi e-mail di protesta è fissato per venerdì 16 ottobre, all’indirizzo del presidente Francesco Pigliaru (presidente@regione.sardegna.it). La voce dei cittadini sarà certamente elevata… ma avranno orecchie nel palazzo di via Trento per ascoltare la disperazione?

Sardamag dall'alto 1 copia

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I consiglieri dei Rossomori, Paolo Zedda e Emilio Usula, hanno illustrato questa mattina alla stampa la mozione n. 169 (sottoscritta anche da altri otto consiglieri della maggioranza) in materia di TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership), il trattato di libero scambio e sul commercio, in fase di negoziazione tra Stati Uniti e Unione Europea,  che dal 19 al 23 ottobre, vedrà a Miami lo svolgersi dell’undicesimo round di negoziati tra i rappresentanti del Vecchio Continente e degli Usa.

«Vogliamo che la Sardegna sia parte attiva di questi processi che rischiano di penalizzare l’Isola nei settori chiave dello sviluppo, ad incominciare da quello dell’agroalimentare,  e che minacciano la sicurezza ambientale e sanitaria della nostra comunità»,  hanno dichiarato Usula e Zedda che hanno ricordato come il tema sia particolarmente sentito in Europa («dove ormai da tempo si tengono imponenti manifestazioni di protesta come quella che ha portato in piazza circa 250mila persone a Berlino») ma che «è praticamente sconosciuto in Italia e in Sardegna».

Paolo Zedda ha quindi illustrato in sintesi gli obiettivi dichiarati del TTIP (aumentare gli scambi e gli investimenti con la creazione di un mercato transatlantico con la semplificazione e l’omogeneizzazione delle normative e l’abbattimento dei dazi doganali) ed ha però evidenziato i rischi cui andrebbe incontro la Sardegna e che riguardano principalmente la perdita di sovranità, anche alimentare, a favore delle multinazionali e le ripercussioni negative in termini di diritto alla salute e dei diritti dei lavoratori, nonché il pericolo di una progressiva riduzione degli standard di sicurezza alimentari fino alla «possibilità di una nuova ondata di privatizzazioni in settori chiave come quelli della Sanità e dell’Istruzione».

A questo proposito, il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha puntato il dito contro il TISA (Trade in Services Agreement) il trattato che attiene la liberalizzazione dei servizi e che offre, in sostanza, «la possibilità di esportare i servizi sanitari e turistico-sanitari, trasformando così anche la salute dei cittadini in un grande mercato globale».

«Serve contrastare con forza le pratiche poco trasparenti e i contenuti fino ad ora emersi del TTIP e del TISA – hanno incalzato i due esponenti dei Rossomori – ed è per queste ragioni che  auspichiamo una mobilitazione del Consiglio regionale, di tutte le forze politiche e sociali con l’obiettivo di fermare un trattato che svantaggia i piccoli territori e le comunità e minaccia la democrazia insieme con la nostra identità di sardi.»

Alla conferenza stampa è intervenuto anche il consigliere del comune di Cagliari, Enrico Lobina, che ha ricordato l’approvazione nell’assemblea civica del capoluogo di una mozione dai contenuti simili a quelli indicati nel documento sottoscritto da Emilio Usula e Paolo Zedda.

Questi ultimi, congiuntamente ai consiglieri regionali del centrosinistra Augusto Cherchi e Piermario Manca (Sdl), Cesare Moriconi, Gianmario Tendas e Rossella Pinna (Pd), Francesco Agus (Sel) e Fabrizio Anedda (Misto) propongono che il Consiglio regionale impegni la Giunta guidata dal presidente Francesco Pigliaru a promuovere, ai sensi dell’articolo 52 dello Statuto sardo, ogni possibile intervento al fine di consentire alla Regione di rappresentare la propria posizione sul TTIP; a promuovere ogni azione possibile, a livello nazionale e comunitario, per scongiurare le conseguenze negative che deriverebbero ai cittadini, agli agricoltori e all’economia sarda, dalla sottoscrizione del TTIP da parte dell’Italia e a promuovere, infine, azioni di sensibilizzazione e informazione sul TTIP.

Palazzo del Consiglio regionale A

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I presidente Francesco Pigliaru, è intervenuto stamane a Nuoro all’assemblea pubblica di Confindustria con il presidente Giorgio Squinzi, presenti anche gli assessori regionali dell’Industria Maria Grazia Piras e della Sanità Luigi Arru.

«Lo sviluppo si può riassumere nel coraggio di fare scelte – ha detto Pigliaru -. Noi stiamo lavorando e i risultati iniziano a vedersi, non chiedo sconti per nessuno.»
Quattro i fattori della politica nazionale per il Mezzogiorno a cui Pigliaru ha fatto riferimento citando prima di tutto l’istruzione, presupposto indispensabile per colmare il divario tra nord e sud dell’Italia, per la quale la Regione sta chiedendo con forza di calcolare gli organici delle scuole sulla base delle difficoltà di affrontare, e poi legalità, infrastrutture e costo del lavoro. «Questo Governo ha l’occasione storica di risolvere il problema del Mezzogiorno», ha affermato il presidente della regione prima di rispondere alle questioni poste dal padrone di casa, il presidente di Confindustria Sardegna Centrale Roberto Bormioli, specificando che la Giunta sta facendo riforme importanti, su cui non tornerà indietro, per evitare sprechi e migliorare i servizi, come sta avvenendo in sanità, con la rete ospedaliera, e sugli Enti locali: «Abbiamo fatto anche in questo caso una scelta coraggiosa, decidendo di chiudere con le Province e puntando sulle Unioni dei comuni, ovvero territori che collaborano, mettono insieme competenze e progettualità».
Per le imprese Pigliaru ha sottolineato che ci sono 700 milioni dalla programmazione unitaria, e che sarà importante l’apporto degli interessati per semplificare i bandi. «Possiamo essere ottimisti, se guardiamo alla straordinaria gestione, da parte dell’intero sistema regionale, dell’alluvione dei giorni scorsi. Un esempio di come si possa migliorare la qualità istituzionale in poco tempo, facendo passi da gigante».
Sul investimenti e politiche per lo sviluppo, il presidente Pigliaru ha citato i 130 milioni destinati all’edilizia scolastica e i nuovi programmi sulla didattica, annunciando il nuovo programma regionale Entrepreneurship & Back, destinato alla creazione di nuovi imprenditori dal respiro internazionale, e due importanti eventi sull’internazionalizzazione per il mese di novembre e aprile-maggio.
«Sui trasporti siamo insoddisfatti dell’attuale sistema di continuità e stiamo chiedendo al Governo un intervento rapido. Vogliamo inoltre tempi di percorrenza civili, ferrovie veloci per le quali presto avremo in azione i treni nuovi e un sistema di aeroporti ben collegati tra loro. Sul metano invece abbiamo aperto più opzioni. Vogliamo che venga valutata con la massima attenzione l’ipotesi di un collegamento dalla Toscana alla Sardegna, alle stesse condizioni in cui il metano è stato portato nel resto dell’Italia. Ma poiché per questo ci vorrà del tempo, nel mentre possiamo avere subito il Gnl. Il metano – ha concluso Francesco Pigliaru – deve arrivare presto e il Governo deve fare la sua parte mettendo le risorse e creando il quadro normativo chiaro e preciso.»

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Il Movimento Partite Iva insorge contro la perdurante chiusura della sede di Carbonia della Camera di Commercio.

«Doveva essere una normale chiusura legata al periodo feriale invece, passati i mesi di agosto e settembre – si legge in una nota del Movimento -, la sede distaccata di Carbonia della Camera di Commercio resterà sbarrata ancora per tutto il mese di Ottobre. Ma c’è chi sostiene che non aprirà più.»

A nulla è servita la vibrata protesta del Movimento Partite Iva Sulcis Iglesiente, che nella lettera inviata al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e al commissario straordinario della Cciaa, Paola Piras, denunciava l’omissione del preminente interesse pubblico al corretto funzionamento dei servizi camerali, con l’evidente pregiudizio per la collettività ed in particolare per le imprese e i loro consulenti professionisti operanti nella circoscrizione di Carbonia Iglesias.

Lettera che concludeva con due richieste: di tempestivo ripristino del servizio; e di incontro urgente, anche per conoscere il reale fondamento delle voci circolate sulla chiusura definitiva della sede distaccata del Sulcis.

Da parte sua l’ente in un successivo comunicato si giustificava così: «L’attuale chiusura è dovuta al pensionamento dell’unica risorsa dedicata all’ufficio periferico di Carbonia e alla necessaria e conseguente riorganizzazione».

Mentre un recente comunicato pubblicato sul sito istituzionale dell’Ente avverte: «Nelle more del perfezionamento di uno specifico progetto operativo per la sede periferica di Carbonia, finalizzato a contemperare le esigenze degli utenti locali con quelle dell’Amministrazione, la chiusura proseguirà per tutto ottobre».

«Giustificazioni inaccettabili – tuona il presidente del Movimento Partite Iva, Paolo Bullegas -. È inammissibile che un Ente con una pianta organica di oltre 70 dipendenti attenda un pensionamento, senza disporre provvedimenti utili al proseguo del servizio. Ma ancor di più inaccettabile un abbandono del territorio che traspare tra le righe. Le imprese del Sulcis Iglesiente pagano a costo di grandi sacrifici il cosiddetto “diritto camerale”, denaro che nelle finalità dell’ente deve essere restituito in servizi alle Partite Iva. Abbiamo stimato che nelle casse dell’Ente ogni anno versiamo oltre 1 milione di euro – aggiunge Bullegas -. Non possiamo accettare che questi soldi siano utilizzati nell’esclusivo interesse della provincia di Cagliari. Per questi motivi, non condividiamo il contenuto di un volantino, affisso negli uffici camerali di Carbonia da una associazione di categoria di livello nazionale, ove si rende disponibile al rilascio dei certificati presso la propria sede; meglio avrebbero fatto ad esprimere la propria disapprovazione alla persistente chiusura degli uffici che sta creando danni alla comunità del Sulcis.»

Alle critiche del presidente Bullegas, si aggiungono quelle dei vicepresidenti del Movimento – Corrado Di Bartolo e Elio Cancedda – nei confronti dei sindaci: «Questo territorio continua a subire un progressivo abbandono sotto il silenzio assordante degli amministratori locali. I sindaci, a partire da quelli del capoluogo, devono dire se hanno intenzione di intervenire per arrestare questo disastroso percorso. Non possiamo accettare che venga tolta dignità al Sulcis Iglesiente senza che si faccia nulla per evitarlo, e soprattutto pensando di non assumersi le proprie pesanti responsabilità. I sindaci si impegnino formalmente affinché sia scongiurata la chiusura della Camera di commercio, e per rafforzare le attività di sostegno alle imprese per lo sviluppo dell’economia locale».

«Chiediamo rispetto per ciò che rappresentano le Partite Iva – conclude Paolo Bullegas –, intendiamo offrire alle istituzioni il nostro contributo su un tavolo permanente di monitoraggio dei dati economici, con l’obiettivo di fornire puntuali informazioni utili ad indicare linee di intervento strategiche per sostenere la ripresa produttiva; perché sostenere le 9mila imprese del territorio significa soprattutto tutelare gli oltre 22mila addetti: la più importante forza produttiva del Sulcis Iglesiente.»

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Il presidente della regione Sardegna, Francesco Pigliaru, ha partecipato oggi alla riunione della Conferenza delle Regioni, nel corso della quale ha chiesto che venga posta fine a tagli e sacrifici, perché la legge di stabilità sia un’occasione di crescita e sviluppo della nostra regione.

«Questo abbiamo chiesto al Governo – ha spiegato Pigliaru -, e abbiamo dato mandato all’Ufficio di Presidenza della Conferenza delle Regioni di continuare il confronto per evitare che le politiche nazionali abbiano ripercussioni negative sulle Regioni.»
Alla Conferenza ha partecipato anche l’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci.

«Nell’incontro di oggi c’è stata una prima analisi per approfondire i temi caldi della legge di stabilità – ha sottolineato Raffaele Paci -. Fra gli argomenti affrontati c’è stato quello dei cofinanziamenti europei che devono essere esclusi dai saldi, e soprattutto per la Sardegna questa è una cosa molto importante perché abbiamo molte spese quest’anno per raggiungere gli obiettivi della programmazione 2007-13.»

Francesco Pigliaru 3321

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Si è svolto oggi a Cagliari il primo incontro della Cabina di Regia chiamata a coordinare le azioni previste dal Piano Triennale per l’Internazionalizzazione 2015-2017. Erano presenti il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, gli assessori della Programmazione e dell’Industria, Raffaele Paci e Maria Grazia Piras, il direttore dell’Istituto per il Commercio estero, Roberto Luongo, e i rappresentanti del partenariato economico. La Regione ha stanziato 16 milioni di euro per programmare attività a favore delle imprese e dell’export dei prodotti della Sardegna.

Nell’incontro di questa mattina, il Presidente della Regione e gli esponenti della Giunta hanno illustrato le strategie e gli obiettivi inseriti nel Piano per l’Internazionalizzazione. Il presidente Pigliaru ha spiegato come ora il Piano diventi operativo, «insieme all’ICE e alle nostre migliori imprese», sottolineando l’importanza di «esportare di più per creare lavoro. Sono tante le realtà sarde che hanno le potenzialità ma non riescono ad imporsi sui mercati esterni – ha detto Francesco Pigliaru -. Il Piano Triennale prevede proposte operative e concrete capaci di incidere sullo sviluppo delle aziende sarde che vogliono crescere e portare all’estero i loro prodotti. Le imprese, o le reti di imprese, devono dotarsi di manager specializzati nell’export, e una delle misure previste dal Piano va proprio in questa direzione. Allo stesso tempo – ha concluso il Presidente -, guardiamo con attenzione a quelle imprese nazionali e internazionali, più forti e strutturate, che vogliano associarsi alle aziende locali aiutandole nella fase di commercializzazione al di là della nostra regione».

Della grande opportunità offerta dal Piano per il sistema imprenditoriale sardo ha parlato l’assessore Piras. «A novembre – ha detto – organizzeremo un Forum per mettere a punto i dettagli dei diversi interventi. La nostra intenzione è di far partire avvisi e bandi entro la fine dell’anno. L’efficacia delle azioni è assicurata dal fatto che, per la prima volta, il tema dell’export è affrontato in modo trasversale, non più per settore ma prendendo in esame l’intero sistema produttivo regionale».

Il Piano individua anche i settori produttivi e le filiere maggiormente sensibili alle esportazioni: agro-alimentare, innovazione e alta tecnologia, energia e costruzioni, mobilità, moda e design. «L’attività del Piano – ha detto l’assessore Paci – è perfettamente in linea con la programmazione unitaria e il bilancio. Sono due i temi fondamentali della nostra azione di Governo in tema di imprese: attrazione degli investimenti dall’esterno e interventi sull’export. Siamo sulla strada giusta”.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio  regionale oggi ha approvato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della Prefettura di Oristano ed ha gettato le basi per un documento unitario anche per la situazione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozione n.176 e 177 e interpellanza 95/A, tutte riguardanti la chiusura della Prefettura di Oristano. Il Presidente ha quindi dato la parola al consigliere del Pd Antonio Solinas, primo firmatario della mozione n.176 e dell’interpellanza 95/A.

Nel suo intervento, Antonio Solinas ha ricordato innanzitutto la sua interpellanza del dicembre scorso, immediatamente successiva al trasferimento del prefetto di Oristano, non nominato per un anno e mezzo mentre, «nel frattempo – ha aggiunto Solinas – il decreto del governo ha indicato Oristano fra le 23 Prefetture da sopprimere sul territorio nazionale, decreto che sta alla radice di una azione forte della Giunta, poi condivisa anche dalle opposizioni». Il tema di fondo, ha detto ancora il consigliere del Pd, «è quello della presenza dello Stato in Sardegna e non è un fatto localistico perché l’esperienza di questi anni alimenta le nostre preoccupazioni perché, in realtà, la razionalizzazione dei servizi pubblici ha coinvolto tutta la Sardegna e razionalizzazione ha significato spesso chiusura, dagli uffici della Banca d’Italia Bankitalia, alle caserme dei Carabinieri, dagli uffici postali ad altri presidi dello Stato». «Nell’Oristanese – ha affermato inoltre Solinas – tutto il territorio ha espresso una posizione molto ferma contro l’ulteriore ridimensionamento degli uffici statali in un contesto come quello della Sardegna mentre lo Stato mantiene le Prefetture in territori molto meno estesi e a piccola distanza dai capoluoghi; l’accorpamento con Nuoro è fatto sulla carta dove tutto è possibile però non si conosce la realtà, dato che Oristano dista da Nuoro 90 chilometri ed altri comuni fino a 140 chilometri, distanze enormi che significano costi e disagi per i cittadini». «Per questo – ha concluso – non chiediamo un ufficio distaccato ma il mantenimento della Prefettura, chiediamo che Giunta chieda a Renzi e ad Alfano di revocare il provvedimento ed aprire un negoziato di merito, a combattere una battaglia di civiltà che va fatta da tutto il Consiglio perché è una battaglia di tutta la Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che il 2 luglio del ’74 la Camera approvò l’istituzione della provincia di Oristano ed uno dei proponenti, l’on. Pietro Riccio, sostenne fra l’altro che l’accoglimento delle istanze della popolazione «dovevano rappresentare sono solo una tappa di un autentico sviluppo del territorio provinciale che merita l’amministrazione periferica dei suoi interessi». «Oggi nel 2015 – ha lamentato Cherchi – siamo tornati indietro, siamo all’ultima mannaia che cade su Oristano ma deve essere respinta da tutta la Sardegna perché delle due l’una: o le Prefetture si cancellano tutte e ragioniamo in modo differente o quella Prefettura non può essere chiusa perché svolge funzioni pubbliche fondamentali, dall’immigrazione alla protezione civile, dall’ordine pubblico alla sicurezza, per cui la preoccupazione è fortissima innanzitutto per l’immigrazione e non meno per la protezione civile e per essa parlano i fatti della settimana scorsa; sono funzioni non possono essere cancellate o decentrate e anche per questo l’accorpamento con Nuoro deve essere respinto e quanto all’ordine pubblico va sottolineato che nell’Oristanese c’è una struttura penitenziaria come Massama con una altissima presenza di boss della malavita organizzata, e non va tralasciata nemmeno la questione delle scorie nucleari con Oristano che potrebbe essere una delle destinazioni possibili». «Non basta dire – ha protestato il consigliere – che l’importante è il mantenimento dei servizi, devono essere gli stessi servizi senza se e senza ma e ciò vale per tutti gli uffici statali; si è commesso un errore firmare la delega al Governo Renzi e un parlamentare sardo non avrebbe dovuto votarla, resta il fatto che se cancelliamo Prefettura e Questura i servizi non potranno mai rimanere identici così come il personale». «Ora il Consiglio – ha concluso – deve mostrare il massimo dell’unità con l’obiettivo chiaro di dire no all’accorpamento della Prefettura di Oristano con quella di Nuoro, recuperando anche i ritardi della Giunta nei confronti del territorio, dall’aeroporto  a all’ospedale S. Maria Bambina, ora tutti siamo chiamati a cambiare passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha condiviso le argomentazioni del collega Cherchi, sottolineando che «in questione non c’è solo Oristano ma tutta la Sardegna, come dimostra la presenza dei sindaci a difesa delle aree marginali della Regione; l’arretramento dello Stato va fermato col messaggio che sottende, con cui cioè si invitano i cittadini a trasferirsi nelle grandi città dove ci sono salute servizi ed opportunità, andando in controtendenza rispetto alla proclamata attenzione verso le zone interne ed alle pari opportunità per tutti». «Lo stesso Governo – ha affermato poi Sabatini – parla di questione meridionale e sembra consapevole del fatto che se non si recupera in Mezzogiorno l’Italia non riparte ma ciò vale anche per la Sardegna ed i suoi territori ed questa è la questione vera, senza dimenticare che in Sardegna non è che sia mancato il tentativo di decentrare i servizi; anzi si voleva trasferire, ad esempio, la formazione professionale ma non si è riusciti a farlo e in fondo anche le quattro province regionali erano il tentativo di decentrare la presenza pubblica verso le aree marginali». «Cosa ci fanno – si è chiesto Sabatini – l’Ente foreste, il Corpo forestale e la Protezione civile a Cagliari; la verità è che c’è una resistenza fortissima, che ho denunciato già dal dibattito sul programma della Giunta Pigliaru, portata avanti da poteri politici, burocratici ed economici; il Consiglio deve dare una risposta forte e sostenere l’impegno straordinario della Giunta nei confronti del Governo centrale».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha detto in apertura che «il provvedimento del Governo ha una portata devastante e forse non c’è più tempo per tornare indietro, ma ci sono responsabilità politiche a monte e comportamenti che hanno favorito certe decisioni». «Quella della Prefettura di Oristano, ha continuato, «è una struttura di eccellenza che va mantenuta come baluardo di legalità che svolge un ruolo essenziale per la comunità e per le amministrazioni locali del territorio, dalla sicurezza al raffreddamento dei conflitti sociali; sono dati che non possono essere disconosciuti e dimostrano che la Prefettura di Oristano deve continuare ad esistere, soprattutto nel momento di grande difficoltà che la Sardegna attraversa, un momento  che rende la decisione del Governo ancora più sbagliata e intempestiva, contro gli interessi dei lavoratori e dei cittadini». «Non si capisce che senso abbia – ha concluso – la strategia nazionale per le zone interne condivisa dalla Giunta se poi concretamente si traduce in decisioni come questa».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha messo l’accento sul fatto che sull’argomento in discussione «ci sono valutazioni comuni e lo dico da consigliere eletto da Nuoro; qui nessuno guadagna ma tutti perdono e soprattutto perde la Sardegna che ha un grande territorio». Lo stesso governo Monti, ha ricordato, «sosteneva che la province sarde dovevano essere 9 o 5 ed anche in un’ottica di razionalizzazione questo dato emerge nella sua oggettività perché la nostra Regione resta dunque un territorio da presidiare». «Ecco perché non possiamo accettare – ha dichiarato Deriu – la diminuzione della presenza dello Stato, in un momento in cui della Sardegna si parla di meno e non si percepisce la specialità secondo una certa tesi che spesso si accetta anche in Sardegna per una sorta di complesso di inferiorità; dobbiamo invece difendere la nostra autonomia e in questo contesto lo Stato deve fare la sua parte, anche perché la storia non si cancella, Arborea è stata in epoca storica uno Stato sovrano che ha dato molto al diritto europeo, mentre l’Oristano di oggi simboleggia il degrado di una cultura amministrativa e giuridica cui ci si deve opporre, per questo il presidente della Regione deve essere fortissimo nei confronto del Governo dicendo tutta la verità».

Il consigliere Marco Tedde (FI) ha riaffermato che il problema contingente è rappresentato dalla soppressione della prefettura di Oristano ma che il vero tema è però “la desertificazione istituzionale della Sardegna”. «Siamo la vera e unica isola isolata – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e viviamo un momento e una situazione terribile per quanto attiene i trasporti mentre lo Stato arretra con la cancellazione di motorizzazione, camere di commercio, prefetture etc.».

Tedde ha criticato inoltre i rappresentanti in Parlamento del territorio di Oristano che «hanno votato la delega al Governo per sopprimere le prefetture». L’esponente di Forza Italia ha parlato di un “atteggiamento remissivo nei confronti di Renzi” da parte dei parlamentari del territorio e della Regione. A giudizio di Tedde, i servizi ai cittadini garantiti dagli uffici della prefettura di Oristano non potranno essere conservati ed ha sottolineato le caratteristica peculiari della Sardegna ad incominciare dal basso indice di densità demografica a fronte di un territorio assai vasto.

«Lo Stato – ha insistito il consigliere di Fi – lo vediamo da lontano mentre come sardi ci paghiamo la Sanità e la Continuità territoriale ed è anche per questa ragione affermo che Oristano non può tollerare cancellazione di ulteriori servizi essenziali e vedere a rischio la sicurezza». Tedde ha concluso con l’auspicio di una forte presa di posizione unitaria del Consiglio regionale per contrastare l’avanzata di un “impoverimento istituzionale che non riguarda solo Oristano ma l’intera comunità sarda».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd), ha ringraziato in apertura del suo intervento il presidente del Consiglio e la conferenza capigruppo per la tempestività con la quale è stato portato all’attenzione dell’Aula il tema della soppressione della prefettura di Oristano. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato come la “vertenza” sia particolarmente  avvertita nel territorio dell’oristanese che unitariamente e con forza “esprime forte contrarietà per l’arretramento dello Stato nel territorio”. Tendas ha ricordato quindi i tagli programmati con la spending review ed ha affermato che tra i criteri utilizzati per individuare le prefetture da sopprimere deve essere tenuta in considerazione anche l’estensione territoriale dell’oristanese. «Un conto – ha dichiarato Tendas – è accorpare la prefettura di Chieti con Pescara che dista 20 chilometri, così come Prato da Pistoia, ma Oristano dista da Nuoro oltre novanta chilometri ed è carente la viabilità e il servizio offerto dal trasporto pubblico è disastroso». Tendas ha quindi auspicato “l’apertura di un tavolo per scongiurare la soppressione della prefettura di Oristano”.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha affermato che è in corso ormai da tempo, un piano di dimagrimento della pubblica amministrazione, da parte dello Stato italiano ed ha citato, a titolo d’esempio, la cancellazione delle province. «Un intento nobile quello della razionalizzazione dei costi – ha detto il consigliere di maggioranza – ma che si sta traducendo in un nuovo tentativo accentratore da parte dello Stato, come dimostra l’intervento inopportuno fatto con la soppressione della prefettura di Oristano». Cherchi ha quindi ribadito la distanza tra Oristano e Nuoro per evidenziare il livello dei disagi cui andranno incontro i cittadini e i lavoratori ed ha insistito: «Se si vuole abolire la prefettura, allora si aboliscano tutte». Augusto Cherchi ha quindi citato il modello della regione Valle d’Aosta («non ha né prefetture e né province») ed ha auspicato «un ridisegno di funzioni e servizi per governare da noi il nostro territorio come dobbiamo fare su trasporti, sanità e scuola e riscossione tributi».

Il consigliere, Gianni Lampis (Misto-Fd’I) ha espresso solidarietà ai sindaci del’oristanese perché – così ha detto – vedranno i loro uffici pieni di cittadini che lamentano ulteriori disagi e nuove penalizzazioni. «E’ facile – ha aggiunto – abolire la prefettura di Monza ma in Sardegna il ragionamento che vale in Lombardia non si può fare per via dei trasporti e della viabilità». Il consigliere della minoranza ha quindi citato il caso di San Nicolò d’Arcidano: un cittadino che vi risiede per arrivare a Nuoro con i mezzi pubblici dovrebbe partire il giorno precedente». Lampis ha definito i cittadini e i lavoratori della prefettura “vittime di tagli fatti senza raziocinio”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha inoltre sottolineato le difficoltà del Medio Campidano: «E’ una sorta di terra di mezzo che vede aumentare i reati e la fuga dello Stato allarga i confini della terra di mezzo aggregando oggi Oristano».

«Non è questo il futuro che vogliamo per la Sardegna – ha concluso Lampis – e oggi dobbiamo dare prova di unità per difendere la prefettura perché presidio dello Stato nell’Isola».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ha ricordato la storica contrarietà dei sardisti alla presenza delle prefetture nell’Isola ed ha precisato: «Non siamo per la desertificazione della presenza pubblica nell’Isola ma vogliamo essere noi lo Stato in Sardegna». «C’è un rigurgito centralista che taglia le periferie e porta verso Roma servizi e funzioni», ha proseguito il consigliere della minoranza, «ed è questa una precisa idea di paese che questo governo sta portando avanti». Christian Solinas ha quindi invitato la Regione a “dare il buon esempio” per non allontanare i servizi dai cittadini e censurando i tagli dello Stato. Il rappresentante del Psd’Az ha sottolineato l’esigenza di una rivisitazione della Regione («perché non portare gli enti agricoli a Oristano?») e dimostrare che «quest’Aula davanti allo Stato ha un’idea di presenza delle istituzioni e dei servizi che non penalizza e marginalizza nessuno».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha rivolto apprezzamento per gli interventi dei consiglieri delle altre province, diverse da quelle di Oristano, «perché dimostrano di aver colto il senso “vero” della discussione». Il consigliere della minoranza ha quindi domandato “Qual è la logica che ha spinto lo Stato a sopprimere la prefettura di Oristano?”. Dedoni ha ricordato quindi l’esigenza di garantire i servizi ai cittadini  e le necessarie tutele per i lavoratori della prefettura. Il consigliere dei Riformatori ha insistito sulle difficoltà nei collegamenti e sulla distanza che corre tra Oristano e Nuoro: «L’Italia non è il Lombardo-Veneto e non può essere quella la misura con cui si decidono i taglia in Sardegna».  Dedoni ha concluso con una critica: «I rappresentanti del popolo sardo non sono stati all’altezza per reggere un confronto alto e aspro con il governo e rivendicare tutto ciò che il governo toglie alla Sardegna, ad incominciare dai presidi di cultura e civiltà».  

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, che ha ricordato la visita del ministro dell’Interno Alfano in Sardegna in occasione della mobilitazione contro gli attentati agli amministratori locali. «Alfano, allora, prese l’impegno di un rafforzamento dei presidi dello Stato nell’Isola – ha detto Cocco – il risultato è stato la chiusura di caserme, la scomparsa della scuola di polizia di Foresta Burgos, la soppressione di alcune Camere di Commercio e uffici postali. Ancora una volta le zone interne vengono penalizzate. In nome della spending review si fanno tagli lineari. Questo Governo non è padre né patrigno ma solo carnefice».

Cocco si è detto molto pessimista sulla possibilità di ottenere qualcosa da Roma. «Noi 60 consiglieri abbiamo il dovere di riaffermare i valori dell’autonomia e della specificità sarda. I sindaci non se ne fanno niente della nostra solidarietà. Servono atti che si traducono in fatti concreti».

Dello stesso tenore l’intervento del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, secondo il quale “lo Stato farà quello che ha deciso di fare disconoscendo i diritti dei sardi”.

Carta ha ricordato le visite in Sardegna dei ministri dell’Interno Maroni e Alfano e il mancato rispetto degli impegni assunti: «E’ il segno che la politica sarda ha fallito – ha affermato Carta – ciò che farà oggi il Consiglio non porterà a nessun risultato. Dobbiamo rivendicare responsabilità per noi stessi occupando gli spazi vuoti». Il capogruppo sardista ha invocato un processo di decentramento della Regione: «Alla chiusura della Prefettura di Oristano la Regione risponda spostando l’assessorato dell’agricoltura in quella provincia o l’assessorato dell’Ambente a Nuoro. Il Cagliari-centrismo spinto toglie velleità alle zone interne. Lo Stato abbandona le aree marginali, la Regione vada ad occuparle».

Carta, infine, ha sottolineato la necessità di portare avanti una trattativa complessiva con lo Stato e non più su singoli argomenti. «Occorre definire un rapporto diverso con lo Stato – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – apriamo una battaglia per ottenere maggiori spazi e responsabilità».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps, ha annunciato l’uscita del suo gruppo dal partito nazionale “Area Popolare Sarda”: «Vogliamo dare un segnale forte – ha detto Rubiu – Alfano ha tradito la Sardegna e noi non vogliamo fare più parte del suo partito. Da domani verrà ricostituito il gruppo “UDC Sardegna”, forza autonoma dai partiti romani. Non possiamo essere succubi di nessuno. L’abbandono di Aps è un segno di protesta verso il ministro che non ha mantenuto le promesse. Il partito non ci rappresenta più. Invito ai colleghi di maggioranza e opposizione a fare lo stesso con i loro partiti di riferimento».

Rubiu ha poi contestato la decisione di tagliare la prefettura di Oristano: «E’ il segnale della decadenza economica e sociale di un intero territorio. Occorre salvaguardare la storia. La Regione utilizzi tutto il suo peso politico per scongiurare la chiusura».

Il capogruppo del PD Pietro Cocco (Pd) ha convenuto sulla necessita di maggiore prudenza nel processo riformatore avviato dal Governo. «Si tratta di riforme necessarie – ha detto Cocco – ma quando si interviene in aree che soffrono lo spopolamento e si chiudono i servizi le battaglie vanno fatte».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato gli sforzi fatti dalla Regione per mandare avanti la riforma degli Enti locali: «Una riforma – ha sottolineato – che dovrà prevedere la città metropolitana di Cagliari ma allo stesso tempo dovrà tutelare le zone marginali.

Le prefetture sono presidi che devono essere mantenuti. Quella di Oristano è storica, non può essere messa nello stesso calderone delle altre province. Significherebbe dire che in un territorio lo Stato sta smantellando. Per questa ragione abbiamo presentato la mozione che spero si traduca in un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha esordito citando la vertenza Saremar «L’accoglienza riservata all’assessore ai trasporti Massimo Deiana a Carloforte è un fatto emblematico che dimostra come reagisce la gente quando non si sente tutelata – ha detto l’esponente azzurro – che credibilità abbiamo nel confronto con lo Stato quando non siamo capaci di tutelare al nostro interno gli interessi dei sardi? La pongo come riflessione, non per farne motivo di polemica, ma per evidenziare quel silenzio assordante che caratterizza l’azione della Giunta rispetto all’arbitrio del Governo nazionale che fa tutto ciò che vuole».

Pittalis ha poi ricordato la chiusura di importanti presidi istituzionali, il rischio della realizzazione del deposito delle scorie radioattive in Sardegna, il pericolo che si consumino ulteriori pasticci sulla scuola. «Una situazione che dà l’idea di uno Stato lontano dagli interessi della Sardegna. Questo Governo ha un’idea egoista, centralista che è tarda a morire. Doveva rappresentare la modernizzazione ma usa invece solo la scure».

Secondo Pittalis, il Consiglio deve fare sentire la sua voce e dare un mandato forte alla Giunta. Il capogruppo di Forza Italia, dopo aver auspicato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della prefettura di Oristano, ha infine criticato l’atteggiamento di alcuni parlamentari sardi «che in Sardegna dicono una cosa e a Roma si comportano diversamente. Se non si è d’accordo – ha concluso Pittalis – si deve avere il coraggio di dire no. Non basta qualche incontro estemporaneo».

A nome della Giunta, il presidente Pigliaru ha detto in apertura, polemizzando con il capogruppo di Forza Italia Pittalis, che «il riferimento alla vicenda della Saremar è del tutto gratuito e bisogna essere sereni e leali». Sul piano politico, il presi9dente ha affermato che l’Esecutivo è impegnato «in un dialogo costante col Governo e guardamo con fiducia alla possibilità di avere risultati e risposte su alcuni nodi centrali del più ampio problema dell’insularità: istruzione, infrastrutture, viabilità, mobilità interna ed esterna, energia; siamo certi di essere ascoltati e confidiamo che il Governo saprà cogliere l’occasione storica di cambiare la condizione della Sardegna».

Ho sostenuto in molte occasioni, ha ricordato Pigliaru, che «senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte e non esce dalla grave situazione di squilibrio con la parte più ricca del Paese come è riuscita a fare la Germania includendo il suo territorio ad est, ed ho anche contribuito al dibattito, all’interno ed all’esterno del partito per cui voto, sul come arrivare a questa inversione di tendenza». Istruzione, legalità e infrastrutture, ha proseguito, «sono fondamentali per generare attività economiche ed investimenti, ma fondamentali anche per convincere le popolazione che il clima è cambiato, che le Istituzioni difendono i cittadini per bene e che i cittadini possono tornare a fidarsi delle Istituzioni; senza questo non c’è crescita non c’è speranza per il Mezzogiorno». Così come, ha concluso il presidente, «in Italia (e parlo al Governo nazionale) non si può usare nessuno schema lineare ed intervenire sul sistema usando gli stessi parametri in Emilia e in Calabria, allo stesso modo sarebbe un errore grave ridurre i presidi di legalità nella nostra Regione».

Successivamente il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto « per impedire la chiusura della Prefettura di Oristano» e l’attivazione «di un tavolo di confronto con il Governo al fine di ridiscutere l’assetto organizzativo dell’amministrazione periferica pubblica, mantenendo e potenziando il miglioramento dei servizi ai cittadini, tenuto conto delle condizioni d’insularità della Regione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), ha annunciato il suo voto a favore precisando però che «queste cose non servono a nulla, serve piuttosto una grande vertenza fra Regione e Stato, applicando lo Statuto che prevede presenza del Presidente della Regione in Consiglio dei Ministri ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna». La realtà, ha proseguito Floris, è che «abbiamo svenduto per quattro lire continuità territoriale, trasporto pubblico locale e sanità, mentre della copertura di queste risorse deve farsi carico lo Stato che poi deve sostenerci in Europa; non turberò il clima unitario del Consiglio ma va ricordato che con gli ordini del giorno non abbiamo prodotto niente».

Il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cps) ha voluto affermare in primo luogo di non aver mai sentito la mancanza delle Prefetture «ma sindaci hanno ragione nel chiedere il mantenimento della presenza delle Istituzioni sul territorio, anche se in realtà chi garantisce la presenza dello Stato è la Regione autonoma; se dimentichiamo questo concetto stiamo dimenticando il nostro ruolo e perfino la nostra Costituzione». Zanchetta ha comunque annunciato il voto favorevole del suo gruppo, lamentato però che nessuno abbia parlato della Sardegna dopo il referendum della Catalogna: «è sbagliato perché qui si sta riaprendo una stagione di un autonomismo vero che sa farsi valere garantendo in primis i cittadini».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in modo critico sugli interventi di alcuni colleghi «distanti dall’oggetto dell’ordine del giorno come Pittalis e Floris, che hanno dimenticato come sulla continuità si stia cercando di superare difficoltà ereditate». Soru non ha svenduto nulla, ha risposto ancora Cocco, «ma ha ottenuto 1600 milioni di euro per la Sardegna, mentre Floris non ha mai fatto vertenze con lo Stato e nemmeno Pittalis è intervenuto su problemi concreti della nostra Isola». La situazione complicata, ha concluso, «ma è opportuno che ognuno operi nel suo ambito con senso di responsabilità senza strumentalizzare un problema serio come quello della Prefettura di Oristano».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che voterà SI all’ordine del giorno con grandissima convinzione «nonostante il capogruppo Cocco abbia in effetti depotenziato l’intervento del presidente Pigliaru; l’obiettivo comune è quello dell’unità del Consiglio, ci interessa che il Presidente difenda la Sardegna con il massimo della forza e della convinzione senza casacche politiche, e senza rivolgersi continuamente al passato, forse altre battaglie le abbiamo perdute perché non eravamo uniti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha preannunciato il voto favorevole sull’ordine del giorno «di cui però è difficile prevedere la concretezza, nonostante il mandato al Presidente per far valere tutta la forza della Regione». Ho apprezzato il riferimento del presidente al per Mezzogiorno e la sua opposizione alla logica dei tagli lineari: «su questo la sosterremo liberandoci dalle appartenenze politiche». Al capogruppo del Pd Pietro Cocco, Pittalis ha però ricordato «i 29 ricorsi alla Corte costituzionale, strumenti della democrazia che voi avete ritirato; avevamo ed abbiamo idee diverse e su questo il confronto resta aperto».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco si è rammaricato del fatto che il Consiglio abbia perso una occasione per mostrarsi unito; «siamo preoccupati per l’arretramento dello Stato, è la stessa preoccupazione della Giunta, cosa che non avevo visto nella legislatura precedente».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che il suo gruppo non romperà l’unità del Consiglio ma ha precisato che «è necessario riaprire una vertenza con lo Stato chiedendo una delega piena per la Regione, non ho sentito dal presidente una posizione specifica sul punto specifico della Prefettura di Oristano». Quanto alla continuità territoriale, ha concluso, «ricordo che primi biglietti dei sardi sono stati emessi con Giunta Floris, esprimo solidarietà all’assessore Deiana ma senza dimenticare che la privatizzazione era un obbligo di legge e non la causa della crisi della compagnia».

Il presidente Francesco Pigliaru ha poi preso nuovamente la parole per un chiarimento sulle sue precedenti dichiarazioni. Ribadisco, ha detto, «che istruzione, legalità, infrastrutture sono il cardine della nostra azione di governo: ho detto NO ai tagli lineari in una Italia che lineare non è perché il Mezzogiorno ed anche Sardegna sono parti di un Paese che ha bisogno di fiducia e fiducia vuol dire nessun passo indietro sulla legalità; Oristano è parte di questo ragionamento».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha affermato che voterà a favore in modo convinto «ma con qualche dubbio dopo intervento del Presidente che forse non coglie il nocciolo della questione perchè Oristano è il simbolo dell’arretramento dello Stato dalla Sardegna, il rapporto con lo Stato va ricostruito e ripensato ed allora bisogna cercare di aver un rapporto diverso». Su istruzione, infrastrutture e legalità siamo d’accordo, ha osservato Truzzu, «però è sbagliato continuare sulla logica della leale collaborazione che finora non ha prodotto nulla; per leale collaborazione bisogna essere in due, mentre la Sardegna mette soldi propri per le infrastrutture cui invece deve pensare lo Stato».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato voto favorevole convinto, sottolineando tuttavia che «non siamo uniti, siamo un’unica cosa, concentrati su un obiettivo comune, un clima interrotto da un intervento stizzito che rischia di compromettere tutto; speriamo che non accada perchè non si può scherzare col fuoco». L’unità va ricercata, secondo Tedde, «ma anche difesa e tutelata; ricordiamo che il campanello d’allarme è suonato a dicembre e non è stato ascoltato da chi doveva farlo, la leale collaborazione non può essere a senso unico e non c’è da parte del governo Renzi e dello Stato come dimostrano molte vicende, dalle trivelle alla buona scuola».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) si è detto a favore «purchè l’unità non sia solo di facciata per tutelare servizi essenziali per la comunità».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps), anch’egli a favore, ha ringraziato il suo gruppo «per il segnale forte inviato al Ministro dell’Interno di rompere con il partito».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «Pigliaru ha in mano uno strumento, è stata approvata recentemente dalla Camera una mozione sulla vertenza Sardegna dove c’è anche la Prefettura di Oristano; il Governo centrale dunque deve essere richiamato a comportamenti coerenti, senza dimenticare che ad Oristano e a Nuoro chiuderanno le Camere di commercio ed altri presidi dello Stato, facendo emergere la mancanza di un corrispettivo in termini di servizi ed è su questo che bisogna puntare».

Il consigliere Alessandro Collu (Soberania-Indipendentzia) ha parlato di un voto favorevole «che segna un cambio di mentalità rispetto al passato; ben venga, anche se nel 2012, quando si chiusero molti tribunali (e non si tratta di un servizio privo di incidenza) non si mosse niente».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), a favore, ha ringraziato tutto il Consiglio perché «si è riusciti ad andare al di là del proprio territorio, fatto senza precedenti anche se con fatica; bene Pigliaru che ha evitato il ricorso alla polemica politica, la posizione della Giunta è chiara e non si possono mischiare temi diversi tornando ad un passato in cui molti hanno peraltro scheletri nell’armadio». La cosa essenziale, ha concluso, «è che il presidente abbia un mandato forte per rappresentare tutta la Sardegna».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) voterà a favore ma senza entusiasmo «perché riteniamo che le Prefetture siano importanti solo come servizi per il cittadino ma le carenze dello Stato sono enormi e non possono essere dimenticate; noi preferiamo che la Sardegna segua il modello della Val d’Aosta e del Trentino Alto Adige».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 53 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato l’inversione nell’ordine del giorno dei lavori dell’Aula ed ha annunciato la discussione della mozione e delle interpellanze (n.112, 125 e 126) inerenti le problematiche e la gestione della fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

Il primo firmatario della mozione n. 107, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha ricordato sinteticamente le caratteristiche della struttura socio sanitaria di Ploaghe che offre servizi di sostegno alla persona e conta 165 dipendenti. Il consigliere della minoranza ha evidenziato che la fondazione è in regime commissariale dal 2007 e che nell’arco di otto anni si sono succeduti cinque commissari che avrebbero dovuto risanare l’azienda e ridurre l’indebitamento. Tedde ha quindi ricordato lo stanziamento della Regione del 2012, pari a 25 milioni di euro, con lo scopo di  ripianare debiti e risanare la gestione. «E’ ora indispensabile – ha proseguito Marco Tedde – trasformare la fondazione in “Azienda per servizi alla persona” tenendo conto del debole equilibrio finanziario, del costo del personale (incide per l’80% sui costi complessivi) e della necessità di incrementare la produzione dei servizi e dunque i ricavi».

Tedde ha poi spiegato che le perdite, quantificate in circa centomila euro\mese, derivano anche dal ridotto utilizzo dei posti letto e dalla mancata introduzione di nuovi servizi. L’esponete di Fi ha quindi auspicato la riorganizzazione della Fondazione ed ha affermato che servirebbe renderla “il primo fornitore delle Asl sarde”. Il consigliere del centrodestra non ha quindi nascosto la preoccupazione per l’incremento del debito ed ha paventato un possibile rischio di insolvenza. «Chiediamo l’impegno della giunta per chiudere la lunga riflessione sul futuro della fondazione», ha spiegato Tedde, «e ci auguriamo che si decida in tempi rapidi quale debba essere il futuro per la struttura di Ploaghe e i suoi lavoratori».

Il consigliere, Gaetano Ledda  (Misto – la Base), presentatore dell’interpellanza n. 125 ha rivolto un saluto alla delegazione dei lavoratori della fondazione presenti nelle tribune riservate al pubblico ed ha sommariamente esposto i contenuti del documento a suo tempo presentato dal gruppo “Sardegna Vera”. L’esponente della maggioranza ha ricordato il dettato della legge 23 del 2015 per quanto attiene la trasformazione della fondazione in azienda per i servizi alla persona ed il vincolo del pareggio di bilancio. Ledda ha concluso con l’auspicio di una rapida soluzione del problema ed ha invitato la commissione Sanità a prendere in esame il progetto che era stato predisposto dall’ex commissario Foddai.

Il consigliere Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) presentatore dell’interpellanza n. 126, datata luglio 2014, ha evidenziato in apertura del suo intervento il lungo periodo di commissariamento della fondazione di Ploaghe. «Se c’è il commissario dal 2007 – ha affermato Desini – è evidente la situazione di precarietà che caratterizza la gestione e soprattutto il rapporto con i lavoratori». L’esponete della maggioranza ha quindi affermato che un tempo così lungo di commissariamento «fa comodo solo alla politica, a tutta la politica». «Pretendiamo chiarezza e correttezza – ha proseguito il capogruppo di Sdl – perché con la precarietà si tengono al guinzaglio le persone e non possiamo più accettare una situazione incerta e poco chiara che continua a produrre debiti».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ricordato la vicenda che nella scorsa legislatura ha portato alla cessazione dei servizi della “fondazione Guspini per la vita” («un centro di riabilitazione che dava risposte dare risposte ai cittadini sardi che cercavano cure e speranza al di fuori della Sardegna»). «Nel 2012 – ha affermato l’esponente della maggioranza – ero tra il pubblico quando in finanziaria il centrodestra propose il salvataggio della fondazione di Ploaghe e stanziò 25 milioni di euro». Rossella Pinna ha definito la decisione assunta allora “irresponsabile” perché – a suo giudizio – “non si potevano mettere risorse pubbliche in un pozzo senza fondo”.  La consigliere del Pd, pur riconoscendo la necessità di tutelare i posti di lavoro della fondazione di Ploaghe,  ha sottolineato i ritardi accumulati nella precedente legislatura per un’efficace azione di ristrutturazione della struttura e della gestione. Rossella Pinna ha quindi proposto la commissione Sanità come sede idonea per compiere le opportune valutazioni sul caso.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha evidenziato la drammatica situazione in cui versa la fondazione d ha posto l’accento sul mancato pagamento delle ultime quattro mensilità ai 160 lavoratori. «Serve una soluzione chiara e coraggiosa – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e la fondazione può crescere e svilupparsi se si superano i problemi logistico strutturali, lo scarso utilizzo di posti letto e si garantisce maggiore autonomia alla struttura di Ploaghe».

Peru ha ricordato il favore che assessore, amministrazione comunale e sindacati hanno mostrato per la trasformazione della fondazione in “Asp” ed ha sottolineato che tale ipotesi non può concretizzarsi in un semplice cambio della ragione sociale ma deve tradursi in una profonda riorganizzazione che abbia al centro l’incremento della produzione dei servizi.

A giudizio di Antonello Peru la trasformazione in “Asp” è un obiettivo di difficile realizzazione e richiederebbe l’impiego di ulteriori risorse quantificabili in circa 10 milioni di euro. «E’ difficile ad esempio – ha insistito il consigliere di Fi – garantire  le commesse di tutte le Asl, i finanziamenti diretti della regione in luogo delle fatture ed un pareggio di bilancio a 14 milioni di euro».

Peru ha quindi concluso con l’invito all’assessore a rendere i noti i percorsi amministrativi e politici posti in essere per dare un futuro alla struttura di Ploaghe.

Il consigliere del Pd, Gianni Ruggeri si è detto “spaventato” dalla situazione creatasi alla fondazione San Giovanni Battista e l’ha definita “paradigmatica” «per come si muovono le questioni intono alla sanità in Sardegna». «Si produce la spesa – ha spiegato il consigliere della maggioranza – si genera un servizio senza attenzione tra costi e ricavi e poi si propone alla mano pubblica il compito di riparare le storture insite nel meccanismo di produzione del servizio».

«Parliamo di cifre pazzesche – ha incalzato l’ex sindaco di Quartu – parliamo di 25 milioni buttati in un pozzo senza fondo e se ne ipotizzano altri 7 o 8 milioni per far quadrare i conti». Ruggeri ha proposto la discussione dell’annoso tema in commissione Sanità ed ha così concluso: «Serve mettere la parola fine ai carrozzoni».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda, Giorgio Oppi, che ha fornito alcuni dati sulla struttura sanitaria di Ploaghe. «Il personale incide per il 90% sui costi di gestione della SGB – ha detto Oppi – i posti letto coperti sono il 70% di quelli disponibili, il fatto che gli altri non vengano occupati spiega il deficit».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato i ritardi nel pagamento delle prestazioni da parte della Asl e le voci principali che incidono sul debito della Fondazione San Giovanni Battista: le sanzioni amministrative, gli interessi da pagare all’INPS e un  mutuo contratto 20 anni fa.

Oppi ha poi ricordato che la struttura non è a norma e per questo non si sono potuti portare a termine alcune interventi. L’ex assessore alla Sanità ha poi invitato ad evitare scambi di accuse e a pensare a una soluzione per i lavoratori.

Secondo Salvatore Demontis (Pd), la strada da seguire è quella indicata dall’assessore:  la trasformazione da Ipab ( Istituti pubblico di assistenza e beneficenza)   in Asp (Azienda di servizi alla persona). «C’è da chiedersi perché non si è riusciti a farlo fino ad ora pur avendo stanziato 25 milioni di euro – ha sottolineato Demontis – è un problema di governance, è evidente che tutti i commissari hanno fallito l’obiettivo».  Demontis ha infine difeso l’operato dell’assessore Arru e indicato la strada per il futuro: «Prima di pensare a nuovi servizi, l’azienda va risanata».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha auspicato una soluzione definitiva: «E’ impensabile chiamare il Consiglio a ripianare i buchi a distanza di 5-6 anni – ha detto Lotto – il problema va risolto guardando all’interesse dei lavoratori ma cercando di individuare un percorso che dia alla struttura una prospettiva futura».

Lotto ha poi invitato l’assessore Arru ad andare avanti nella strada individuata che prevede il ricorso a risorse nazionali per il rilancio della SGB.

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha concordato sul fatto che vadano prioritariamente difesi i diritti dei lavoratori ma ha anche espresso qualche perplessità sulla situazione della struttura sanitaria del Nord Sardegna: «Ho l’impressione che si parli di un contenitore vuoto che non crea utili e non dà servizi ai cittadini».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha sottolineato la necessità di avere a disposizione i bilanci degli ultimi anni per capire come sono stati utilizzati i soldi: «Si tratta di trovare soluzioni adeguate per tranquillizzare i lavoratori e fare in modo che le istituzioni regionali siano maggiormente coinvolte. In passato il Santa Maria Bambina di Oristano ha avuto problemi che la Regione non ha sanato, lo stesso è avvenuto per il Santa Maria Assunta di Guspini che è stato costretto a chiudere o per il centro di Villamar che non è mai decollato. Non si possono sanare tutte le situazioni, occorre pensare di inserire le strutture in una rete che faccia parte del servizio sanitario regionale».

Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha puntato l’indice contro la precedente Giunta regionale che aveva deciso di trasformare la SGB in una residenza dei dismessi dagli Opg. «Il fatto che non sia stata realizzata la Rems non è stato un capriccio – ha detto Busia – non poteva essere realizzata perché la struttura era fatiscente e il personale non adeguato. Il San Giovanni Battista non era idoneo eppure è stato individuato come potenziale Rems. Quel progetto è fallito».

Busia ha poi ricordato il percorso individuato dal precedente commissario della SGB  Costantino Foddai.  «Era una soluzione che imponeva scelte coraggiose – ha rimarcato Busia – metteva in evidenza una struttura superiore agli standard attuali con 32 unità in eccesso, un surplus di personale che causava un buco di un milione di euro in bilancio».

Secondo Daniele Cocco (Sel) i 25 milioni erogati nel 2010 alla Sgb di Ploaghe hanno impedito di trovare una soluzione definitiva. «Oggi c’è la necessità di dare una risposta ai 200 lavoratori – ha detto Cocco – la proposta fatta da Ganau è quella in questo momento più praticabile. Occorre trovare le risorse per pagare subito gli stipendi ai lavoratori, poi la Giunta cercherà di risolvere definitivamente il problema».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha espresso preoccupazione per le posizioni di alcuni esponenti del PD che in aula hanno parlato di “carrozzoni” e di “scelte irresponsabili”.

«La questione non può essere liquidata in questo modo – ha detto Pittalis – la Sgb è una struttura unica in Sardegna, per questo ha la sua ragion d’essere. Noi riteniamo che quando si è deciso di dare 25 milioni per la Fondazione è stata una scelta responsabile».

Pittalis ha poi manifestato apprezzamento per la decisione del presidente del Consiglio di convocare una conferenza dei capigruppo ad hoc con gli amministratori locali e i sindacati.  «Siamo pronti a risolvere subito la questione anche con un provvedimento urgente, preoccupiamoci di mettere a disposizione le risorse da qui a un paio di mesi per i lavoratori. Se si è sbagliato prima non possiamo continuare a sbagliare – ha concluso Pittalis – si  pensi a un programma serio ma intanto si dia la certezza degli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato i colleghi alla calma. «Le posizioni assunte in conferenza dei capigruppo non sono cambiate – ha detto Cocco –  nessuno vuole speculare sulla vicenda,  non ci sono buoni e cattivi, nel 2010 ho presentato una mozione per la trasformazione della SGB da Ipab a Asp. Io ero firmatario del documento,  non ricordo che Pittalis abbia sostenuto un’idea di questo tipo».

Sui 25 milioni erogati alla Sgb, il capogruppo del Partito Democratico ha ricordato  la convergenza di tutte le forze politiche. «Credo però che i lavoratori abbiano bisogno adesso di certezze e prospettive  –  ha concluso Cocco – si pensi a pagare gli arretrati e si dia alla Giunta e al Consiglio il tempo di ragionare sulle questioni che riguardano la struttura di Ploaghe».

Intervenendo a nome della Giunta, l’assessore della sanità Luigi Arru ha voluto rassicurare in primo luogo i lavoratori sull’impegno per una soluzione positiva della situazione del San Giovanni Battista che, ha precisato, «deve rientrare nella riorganizzazione della rete sanitaria regionale, mentre la soluzione di ospitare in quel sito pazienti ex Opg non era percorribile». I margini ci sono, ha proseguito Arru, «anche perché nella stessa Asl di Sassari ci sono cinquanta persone nelle barelle che hanno superato la fase acuta e devono poter essere collocate altrove per poter seguire un percorso di riabilitazione presso le strutture pubbliche; non solo quindi c’è la massima attenzione dell’assessorato ma c’è anche l’impegno a verificare tutte le ipotesi possibili per accedere, in tempi brevi, a 16 milioni di fondi nazionali, a partire dalla trasformazione del San Giovanni in Asp, senza riduzioni di personale ma anzi potenziando le risorse umane e restando all’interno degli standard previsti dalla legge». Nessuno vuole chiudere il San Giovanni Battista, ha ribadito l’assessore della Sanità, «ma inquadrare quella struttura in una visione complessiva mentre, nell’immediato, occorre che i Comuni sistemino le loro esposizioni nei confronti del San Giovanni come ha fatto la Regione accelerando le procedure per il pagamento delle prestazioni». Ribadisco inoltre, ha concluso l’assessore, «l’impegno per la soluzione del problema degli arretrati maturati dai lavoratori lavorando, nello stesso tempo, per una assetto stabile della struttura in un quadro di razionalizzazione della nostra rete sanitaria che rappresenti un beneficio concreto anche per alcune tipologie di pazienti come gli autistici ed i malati di Alzheimer e le loro famiglie; stiamo lavorando a questo obiettivo per il quale abbiamo necessità di un certo periodo di tempo per definire compiutamente il percorso giuridico della trasformazione dell’ex Ipab in Azienda di servizi alla persona».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione della seduta in modo da concordare le modalità di prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «la vertenza in discussione non può vedere la politica divisa e per questo abbiamo cercato di fare un discorso di sintesi, senza nascondere le criticità esistenti e quelle in prospettiva; ragioni che portano il Consiglio ad esaminare, già nella prossima riunione, un provvedimento per mettere in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori e dare alla Giunta il tempo necessario, due-tre mesi, per individuare una soluzione strutturale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito che «è necessario mettere in sicurezza gli stipendi dei lavoratori con l’impegno, nei prossimi mesi, di valutare la situazione con attenzione la situazione del San Giovanni Battista e di altre strutture presenti in Sardegna».

Il presidente Ganau ha preso atto della volontà comune di predisporre un ordine del giorno unitario ed ha sospeso la seduta, riconvocando il Consiglio per domattina alle 10.00.

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Gianmario Demuro 7

La Giunta regionale ha approvato la delibera sulla strategia dell’Agenda digitale regionale, presentata dal presidente della Regione Francesco Pigliaru di concerto di concerto con l’assessore degli Affari generali, personale e riforma della Regione Gianmario Demuro e con l’assessore della Programmazione e Bilancio Raffaele Paci. La delibera definisce il quadro del programma innovativo per promuovere, indirizzare e sostenere la crescita in Sardegna dell’ICT – ossia delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione – in linea con gli obiettivi dell’Agenda digitale europea e italiana.
Superare il divario digitale, incrementare i servizi digitali della Pubblica amministrazione, creare occupazione e inclusione sociale, accrescere l’attrattività tecnologica in Sardegna e, naturalmente, migliorare il sistema scolastico.

«Vogliamo semplificare la vita ai cittadini e rendere più competitiva la nostra regione. La promozione dell’alfabetizzazione e lo sviluppo di nuove competenze digitali è un punto focale della nuova strategia per la Sardegna digitale. L’obiettivo da raggiungere è quello di un’isola istruita, equa e innovativa, nel solco del programma di governo della Giunta – ha affermato l’assessore Demuro al quale è stata affidata l’elaborazione del piano -. La Sardegna, nella media delle regioni italiane, è indietro nello sviluppo dell’Agenda digitale. Ora occorre passare a un’altra velocità per garantire con le nuove tecnologie progetti di sviluppo di ampio respiro. Con questa strategia intendiamo dare concretezza all’idea di “cittadino digitale”, un cittadino che possa godere dei propri diritti e adempiere ai propri doveri avvalendosi appunto delle conoscenze informatiche.»
Gli interventi dell’Agenda digitale della Sardegna saranno finanziati con risorse, pari a 306 milioni di euro, che provengono da fondi Por Fesr e Feasr e dagli Accordi di Programma Quadro per la Società dell’Informazione. Alle infrastrutture e ai servizi digitali sono riservati in totale 198 milioni (33 milioni nel 2015). La Giunta ha affidato il coordinamento tecnico della strategia dell’Agenda digitale alla Direzione dell’assessorato degli Affari Generali e della Società dell’Informazione.