28 March, 2024
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I Riformatori sardi hanno presentato una proposta di legge per incentivare i “turisti residenti” e fare della Sardegna la Florida d’Europa, concedendo sgravi fiscali ai pensionati che scelgono di soggiornare nell’Isola per almeno nove mesi l’anno. È l’obiettivo della proposta di legge dei Riformatori sardi (inserita nel pacchetto delle misure fiscali denominato “Sardegna no tax”) che è stata illustrata questa mattina in conferenza stampa, oltreché dal capogruppo in Consiglio, Attilio Dedoni, dal segretario del partito, Pietrino Fois, dal presidente, Roberto Frongia, e dal responsabile dell’ufficio studi, Franco Meloni.

«Nei giorni in cui si discute la “finanziaria-stipendificio” del centrosinistra, affermiamo che alla Sardegna serve qualcosa di straordinario per rilanciare economia e sviluppo – ha dichiarato Pietrino Fois – e la nostra proposta lo è perché consente di incrementare il gettito fiscale e di creare una serie di opportunità per il lavoro e i redditi».

«Nel “bilancio fuori dal mondo” che si discute in Aula – ha aggiunto Attilio Dedoni – più della metà delle risorse  sono destinate a spese fisse (sanità, stipendi e agenzie) e non ci sono fondi per programmare lo sviluppo della Sardegna». «Servono maggiori entrate – ha proseguito il capogruppo – e con la nostra proposta le otteniamo favorendo la crescita del settore chiave per la nostra economia: il turismo».

«In sostanza – ha spiegato Franco Meloni – a tutti i pensionati che decidono di spostare la loro residenza in Sardegna, la Regione riconosce il rimborso Irpef pari alla metà delle tasse pagate e il beneficio aumenta fino al 60% se si sceglie di risiedere in un paese con meno di duemila abitanti.»

Per comprendere i vantaggi che ne deriverebbero alla Sardegna è stato ipotizzato il caso di un pensionato con 40mila euro lordi di pensione/anno. Sulla base degli scaglioni fiscali in vigore pagherebbe di Irpef circa 12mila euro/anno: 8.400 euro finirebbero nelle casse della Regione, in applicazione di quanto disposto dall’articolo 8 dello Statuto di Autonomia che stabilisce che la quota di compartecipazione regionale per i tributi sia pari ai 7 decimi Irpef e 9 decimi dell’Iva.

Verrebbe dunque restituita al “turista residente” la somma di 4.200 euro di Irpef, mentre le altre 4.200 euro resterebbero alla Regione che introiterebbe anche i 9 decimi dell’Iva sulle spese effettuate nel territorio regionale («stimando che si spenda l’80% della pensione rimanente dopo le tasse, circa 23mila euro, si incasserebbero  in media 4mila euro dall’Iva»).

In sintesi, un pensionato con 40mila euro lordi che sceglie di risiedere in Sardegna per nove mesi l’anno, in applicazione delle norme proposte dai Riformatori sardi, godrebbe di un sostanzioso sgravio fiscale e nel contempo genererebbe un incremento delle entrate fiscali della Sardegna pari almeno a 12mila euro l’anno.

«Ipotizziamo che centomila pensionati potrebbero scegliere la Sardegna invece del Portogallo o la Tunisia, dove già vigono queste forme di incentivo – ha spiegato ancora Meloni – e così il Pil sardo farebbe un balzo di almeno l’8% annuo (circa due miliardi di euro in più)».

I Riformatori sardi auspicano che la proposta possa registrare l’attenzione della maggioranza: «Ma non ci facciamo troppo affidamento anche se l’unica buona riforma che hanno fatto, quella della Asl unica, è nata da una nostra idea».

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«Quello che sta succedendo al Centro per la Sclerosi Multipla del Binaghi è un esempio paradigmatico di quello che sta succedendo nella sanità sarda da tre anni a questa parte. Uno strisciante processo di progressiva riduzione dell’offerta, che avviene giorno per giorno, e ogni giorno una nuova cattiva notizia, piccola magari, che riguarda poche persone ma dannosa, sembra che si voglia andare verso una forma di eutanasia dolce.» La denuncia arriva da Michele Cossa e Franco Meloni, rappresentanti dei Riformatori sardi, annunciando la presentazione di un’interrogazione sull’argomento.

«Che si debbano interrompere servizi indispensabili per i malati – prestazioni ampiamente programmabili perché riguardano malati cronici  – è il segno di una inaccettabile sciatteria gestionale che ormai pervade il sistema, aldilà delle ridicole vanterie dell’assessore Arru e del suo presidente .- aggiungono Michele Cossa e Franco Meloni -. Possibile che non si riesca a rinnovare tempestivamente una semplice convenzione da pochi soldi? Possibile che si debba arrivare a interrompere un servizio ambulatoriale  così delicato? Possibile che nessuno si senta in dovere di far qualcosa o almeno di chiedere scusa ai pazienti?»

«Tutto questo rivela una grave carenza di governo generale del sistema, che a questo punto non riguarda più, o almeno non tanto e non solo, la Regione quanto l’ATS Sardegna e la sua articolazione  cagliaritana, la cosiddetta Area socio sanitaria. Chi vive tutti i giorni il dramma, le sofferenze  e le ansie di una patologia subdola come la Sclerosi Multipla sa cosa significa dover rinunciare a servizi come questi, ma chi non ha il problema non può permettersi il lusso o la crudeltà di ragionare solo in termini ragionieristici e prendere a cuor leggero decisioni disastrose per la gente. O ancora peggio, di ignorare per ignavia i problemi. Che fine ha fatto – concludono Michele Cossa e Franco Meloni – il supermanager venuto dal mare a “miracol mostrare”?»

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Si allarga il dibattito sul progetto di rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina, dopo il via libera della conferenza dei servizi, arrivato l’8 febbraio nonostante il parere contrario, ritenuto non vincolante, del soprintendente del MIBACT Fausto Martino. Sull’argomento è intervenuto, tra gli altri, Franco Meloni, ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari ed ex consigliere regionale, con alcuni post pubblicati sul suo profilo facebook, dei quali ne pubblichiamo uno.

«Non soddisfatto del suo parere contrario alla riapertura dell’Eurallumina, il sovrintendente Fausto Martino è tornato sull’argomento rilasciando soddisfatte dichiarazioni all’Unione Sarda.

Non solo difende il suo parere, questo lo capisco, ma insiste anche sul nuovo deposito dei fanghi rossi, il “budino” lo chiama lui, che sarebbe troppo alto e che comunque lui non vuole, perché resterebbe alle prossime generazioni e dovrebbe essere comunque sorvegliato e manutenuto.

E beh? Ammesso e non concesso che sia così, non si può sorvegliare e manutenere?

Ma il punto è un altro e cioè che mentre la prima parte del suo discorso è accettabile, sebbene non condivisibile, e rientra nelle sue competenze, la seconda è davvero fuori tema  e qualcuno dovrebbe occuparsi di questa esondazione opinionistica del tutto non richiesta e, a mio parere, impropria per un importante funzionario pubblico.

In che qualità esprime il parere sulla dannosità sanitaria del bacino dei fanghi rossi nel futuro?

Perché lui, che è il sovrintendente all’Archeologia, alle Belle Arti e al Paesaggio, si occupa di salubrità ambientale?

Cosa c’entra ? E’ forse un epidemiologo? Un igienista?

E, non contento di questo, il dr. Martino sfrutta il momento di pubblicità per fare anche lo spiritoso, informandoci che il “budino” dei fanghi rossi sarebbe per sempre, come il “diamante della pubblicità” dice il sovrintendente, evidentemente soddisfatto del suo senso dell’umorismo.

Illustre Sovrintendente, c’è poco da fare gli spiritosi, in questa vicenda sono in ballo centinaia di posti di lavoro, la speranza di una vita decente per tante persone che il 27 del mese si sognano il suo stipendio sicuro, gente che grazie alla riapertura dell’Eurallumina sogna un futuro dignitoso per i propri figli.

Quindi per cortesia si contenga e riservi il suo senso dell’umorismo a situazioni più consone.

Per una volta sono costretto a dare ragione ad un assessore della Giunta Pigliaru, Cristiano Erriu che parla di accanimento ideologico, ma soprattutto devo fare mie le parole del rappresentante degli operai Pirotto.

Se passa il principio che sulle coste non si possono fare interventi di nessun tipo, neanche in quelle già compromesse da insediamenti industriali (come Portovesme), chiuderebbero tutte le industrie sarde, e non solo sarde.

E, guardate, io non escludo che questo si possa anche decidere, per difendere l’ambiente potrebbe essere opportuno, dobbiamo sempre ricordare che è in ballo il futuro dei nostri figli e bisogna pensarci bene prima di prendere decisioni delicate come queste, ma quello che non si può accettare che questo lo decida un funzionario. 

Spiritoso, per giunta.»

Franco Meloni

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Questa mattina i Riformatori sardi hanno presentato in Consiglio regionale una proposta di legge che punti sul golf per allungare la stagione estiva. Il testo, primo firmatario Michele Cossa,auspica che in Sardegna vengano realizzati soprattutto campi da 18 buche sui terreni dei privati ma anche su quelli della Regione dati in concessione attraverso un bando a evidenza pubblica. La dotazione finanziaria prevista è di 7,5 milioni di euro/anno per sei anni.

«Il nostro sogno da molto tempo – ha detto Cossa – è fare della Sardegna l’isola dei campi da golf creando un circuito che possa attirare i turisti medio alti nei mesi di “spalla”. Nella scorsa legislatura approvammo la legge dei Riformatori, della quale si occupò particolarmente Franco Meloni, ma questa maggioranza l’ha abrogata con un comma, sbagliando. Oggi scopriamo con piacere che la stessa maggioranza sta rivedendo questa posizione e dunque abbiamo pensato di portare un testo organico di legge nell’agenda politica.»

In Sardegna ci sono quattro campi di 18 buche  (Is Molas, Is Arenas Golf e Country Club, a Narbolia, Tanka Golf Club, a Villasimius) più due campi da nove buche (“Sa Tanca” a Flumini e un campo stagionale a 9 buche a San Teodoro).

I numeri del settore in Europa sono stati illustrati – anche alla presenza dei vertici della rappresentanza sarda della Federazione golf – da Roberto Frongia, presidente del partito: «Sette milioni di giocatori nei paesi dell’Unione europea, 80 nel mondo e circa 100mila in Italia. Un giro di affari in Europa di 50 miliardi di euro. Ma il dato più interessante è rappresentato dalla spesa pro capite: un turista mediamente lascia ogni giorno 53 euro alla terra che lo ospita mente un golfista mediamente spende 90 euro».

Di “sfida culturale” hanno parlato espressamente Pietrino Fois (a lungo consigliere regionale e assessore) e il deputato Pierpaolo Vargiu: «C’è un pezzo di Sardegna, del quale si deve tenere conto, che non capisce questa potenzialità rappresentata dal golf e dai soggiorni negli alberghi e nelle club house del golf. Non si tratta di uno sport solo per miliardari e dunque non ha ragione di essere questa ostilità preconcetta, anche sotto il profilo delle risorse ambientali. Per irrigare un campo da diciotto buche bastano i reflui irrigui di un paese di tremila abitanti».

Per il consigliere regionale Attilio Dedoni e Franco Meloni, protagonista della prima legge sul golf, abrogata all’inizio della legislatura in corso, infine, «questa scalcagnata maggioranza ha perso due anni e mezzo sulla materia e ora vorrebbe tornare a legiferare ripristinando la vecchia norma ma senza le cubature. E’ chiaro che i campi da golf non servono a nulla e nessuno ci va se non sono legati alle strutture ricettive. Ed è anche chiaro che il golf è una potenzialità grandiosa per allungare la stagione, specie in autunno e in inverno, quando i costi dei trasporti verso la nostra isola sono molto inferiori».

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I Riformatori sardi hanno preso posizione sulla decisione adottata dalla Giunta regionale di cancellare l’aumento di Irpef ed Irap per coprire il deficit della Sanità.

«Come preannunciato, dopo la rivolta dei cittadini, degli imprenditori e degli artigiani che minacciava di travolgerla, questa Giunta debole e succube di Roma ha fatto marcia indietro sull’aumento delle tasse – hanno detto il coordinatore regionale Michele Cossa, il capogruppo in Consiglio regionale Attilio Dedoni, il consigliere regionale Luigi Crisponi e il responsabile del Centro Studi del partito Franco Meloni -. Hanno fatto una figuraccia per nulla: era possibile sin da subito evitare nuove tasse. Lo abbiamo sempre sostenuto e oggi ci viene data ragione. All’assessore Paci e al presidente della commissione Bilancio si attorcigliano fantozzianamente  le lingue nelle convulsioni necessarie  a spiegare quella che è semplicemente una retromarcia clamorosa ma la verità è chiara: l’aumento della spesa sanitaria è minimo e se non c’era bisogno di nuove tasse ieri non c’e n’è neppure oggi. Oltre a tutto, come noi Riformatori abbiamo detto loro in tutte le salse, l’aumento dell’Irpef era impostato in modo tale da dare un gettito irrisorio alle casse della Regione e un umiliante obolo agli 800.000 sardi più poveri. E questa è la vera ragione della marcia indietro: il gettito era sotto i venti milioni per cui la rinuncia è stata facile. L’assessore Paci risale sconfitto e in disordine le valli che aveva discesa con orgogliosa sicurezza soltanto due mesi fa. Un’ennesima figura barbina di questi dilettanti allo sbaraglio che, purtroppo, allo sbaraglio stanno conducendo la Sardegna.»

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Ospedale Brotzu Cagliari 3

Dopo Forza Italia, anche i Riformatori Sardi bocciano la riforma della rete ospedaliera approvata in via definitiva ieri dalla Giunta regionale presieduta da Francesco Pigliaru.

«Per l’ennesima volta la Giunta Pigliaru sbandiera come fatta una riforma che è ben lontano dall’entrare in vigore – dice Franco Meloni, responsabile del Centro studi dei Riformatori sardi -: la riorganizzazione della rete ospedaliera che, ad ogni passaggio burocratico, viene trionfalmente presentata come una novità. Lo stile è quello di Renzi ma loro sono ben lontano dalla bravura del putto fiorentino, anche nel vendere il nulla come in questo caso :si tratta sempre della solita minestra che è in giro ormai da un annetto buono ma che invece di migliorare col tempo, peggiora.»

«Adesso – aggiunge Franco Meloni – la delibera deve tornare in Consiglio dove senz’altro i territori sacrificati da quest’ennesimo provvedimento sbagliato di una Giunta disastrosa troveranno voci valide in loro difesa e certamente verrà profondamente modificato un piano  lontano anni luce da quello che veramente servirebbe alla Sardegna. Un piano che inventa popolazioni che non esistono nella realtà! Ci vorrà ancora molto tempo, per fortuna, prima di vederlo fare danni nell’isola e noi ci batteremo con forza per impedire alla Giunta e alla maggioranza di farne troppi. E, in ogni caso, aspettiamo di vedere ridotte nella prossima finanziaria gli stanziamenti per la sanità dei 134 milioni che, dice l’Assessore, saranno risparmiati con questo atto – conclude Franco Meloni -, così come aspettiamo i 250 milioni promessi da un Governo bugiardo ad una Giunta succube e credulona. Campa cavallo!»

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Durissimo attacco dei Riformatori sardi alla Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru sugli aumento delle aliquote Irpef decisi per ripianare il deficit creato dalla spesa sanitaria.

«La legge Dracula sugli aumenti Irpef, oltre che inutile e dannosa, sta creando il caos in Regione – denunciano il coordinatore regionale, Michele Cossa, e il responsabile del Centro Studi, Franco Meloni -: la società che gestisce le buste paga dei dipendenti delle Asl  ha comunicato di avere aggiornato il sistema “paghe” per gennaio, prevedendo gli aumenti sin da subito e non dall’anno prossimo come prevede la legge.»

«È chiarissimo nella legge – spiegano i due esponenti dei Riformatori – che tali imposte graveranno sui poveri sardi dal 2016 ma saranno pagate nel 2017, o almeno è chiaro a molti ma non a tutti. Infatti risulta che nei giorni scorsi la società Engeenering, che gestisce le buste paga di  tanti dipendenti della regione, tra cui quelli della sanità, ha comunicato per le vie brevi agli operatori delle Asl di avere aggiornato il sistema “paghe” per il mese di gennaio, nel senso  di prevedere che il pagamento dell’addizionale comunale e regionale relativa al 2015, da effettuarsi dal mese di gennaio 2016, sarebbe avvenuto applicando le aliquote nuove introdotte dalla legge 34/2015. La decisione appare in tutta evidenza palesemente illegittima tanto che, a fronte di immediate contestazioni, la stessa società ha comunicato a tutte le ASL che le nuove aliquote dell’addizionale regionale IRPEF sono state riconfigurate, in modo da considerare come base imponibile i redditi 2016, discendendo pertanto che tali aliquote verranno trattenute a partire dalla mensilità del gennaio 2017.»

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Manifestazione dei Riformatori sardi, a Cagliari, contro la Giunta regionale, per l’aumento delle aliquote Irpef.

«La Giunta nella furia di tartassare i sardi ha sbagliato clamorosamente i conti. E il risultato è clamoroso: aliquote sballate, sardi doppiamente tassati, pochi spiccioli ridistribuiti e non colma alcun buco». Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, ha sintetizzato così le motivazioni del sit in svolto davanti all’Agenzia delle entrate a Cagliari. Una grande manifestazione per dire no all’aumento delle tasse deciso dalla Giunta Pigliaru.

Franco Meloni e Sergio Pisano, del Centro studi dei Riformatori, hanno spiegato perché i conti sono totalmente sbagliati. «Aumentano a dismisura le imposte ai sardi creando un gravissimo danno all’economia – hanno detto i due esponenti dei Riformatori sardi – ma come se non bastasse non coprono il buco della sanità. Con questa manovra riescono sì e no a recuperare 15-20 milioni di euro, contro i 100 annunciati. Un clamoroso errore di calcolo che si aggiunge alla presa in giro della cosiddetta operazione Robin Hood: avevano detto che avrebbero restituito a chi guadagna poco, ebbene la restituzione si aggira tra 1 e 2 euro al mese per contribuente. Insomma, Pigliaru offre  una volta al mese il caffè ai sardi. Ridicolo».

Aarà battaglia senza quartiere contro «i tartassatori che affossano l’economia sarda, già fortemente provata da una crisi che non accenna ad allentare la  morsa. Governano ormai da due anni e hanno fallito su tutta la linea: la Giunta precedente aveva posto un argine alla spesa, loro non riescono s tenerla sotto controllo e ora vogliono far pagare il conto ai sardi. Il buco l’ha creato Paci: dal 2014 mette risorse assolutamente insufficienti e quindi adesso per rimediare ai suoi errori vuole mettere le mani nelle tasche dei sardi».

«Stando a indiscrezioni che trapelano da viale Trento – ha rivelato Franco Meloni – ieri la Giunta ha approvato una delibera che, proroga i commissari di tre mesi, ma al tempo stesso li commissaria: proprio così, commissariano i commissari. Ma se non hanno alcuna fiducia in chi hanno nominato ci chiediamo perché li abbiano confermati. Questo commissariamento dei commissari prevedrebbe che tutte le delibere delle Asl debbano avere il nulla osta della Regione. Questo significherà un rallentamento di tutta l’amministrazione, il blocco totale della sanità».

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I Riformatori sardi hanno promosso una manifestazione contro l’aumento delle tasse deciso dalla Giunta Pigliaru per domani, mercoledì 30 dicembre, alle 10.00, davanti all’Agenzia delle entrate, in via Vesalio, a Cagliari.

«Basta con le prese in giro – dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa – la Giunta ha aumentato le tasse ai sardi creando nuovi problemi all’economia.»

«Altro che novelli Robin Hood sono solo dei mistificatori – aggiungono Franco Meloni e Sergio Pisano del Centro Studi dei Riformatori sardi – facendo bene i conti viene fuori che tartasseranno quei pochi che hanno qualcosa da investire  e che, così facendo,  aiuterebbero l’economia: danno un’elemosina a pioggia, senza risolvere alcun problema reale. Basti pensare che il frutto dell’operazione Robin Hood prevederà l’elargizione a circa 800.000 contribuenti di una cifra variabile tra 1,33 e 3,5 euro al mese.»

Michele Cossa

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Palazzo del Consiglio regionale A

I Riformatori sardi attaccano ancora la Giunta Pigliaru sulla riforma degli Enti locali.

«Non abbiamo partecipato ai meeting tra l’Anci e la Giunta, e quindi seguiamo solo sui giornali l’evolversi della legge sul riassetto degli enti locali – dicono il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, e il coordinatore del Centro Studi, Franco Meloni -. Da questi abbiamo dunque appreso che verrà aggiunta la straordinaria novità delle “città medie”, qualunque cosa ciò significhi. L’impressione che se ne ricava è che alcuni primi cittadini abbiano dato il loro contributo a rendere ridicola una vertenza che sembrava un’inarrestabile battaglia di principi: alla fine si sta rivelando una miserabile battaglia del grano, per giunta poco e inevitabilmente sottratto agli altri territori dell’isola.»

«Adesso – aggiungono Cossa e Meloni – si tratta di accettare una cosetta qualunque, dopo esser andati in guerra per il Santo Graal, una via d’uscita per ritirarsi in buon ordine senza aver nemmeno sfiorato il nocciolo di una riforma che poteva essere fondamentale e che si riduce invece a recuperare qualche soldo in più. Secondo i media, infatti, su questo vertono le difficoltà residue su un accordo, come certificare la partecipazione delle città medie alla spartizione del bottino. Adesso c’è da spettarsi la corsa alla promozione a “città media”. Sassari e Olbia forse sono a posto. E Nuoro? Forse diventa anche lei media mentre Oristano e Alghero, nonché Iglesias e Carbonia niente, finiti i bon bon. C’è pur sempre il ruolo di città medio-piccola, accanto a quello di città piccola o piccolissima, per accontentare un po tutti e far passare in consiglio una legge che non soddisfa nessuno ma che, sopratutto, non risolve i problemi del funzionamento della rete degli enti locali nell’isola. E che costringerà presto a tornare sul tema ma per fare davvero scelte – concludono Cossa e Meloni -, non per questa modestissima ammuina di borbonica memoria!»