29 March, 2024
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Il presidente Gian Piero Scanu ha presentato oggi la relazione finale della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, nella quale sono segnalate “sconvolgenti criticità” nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari «in Italia e nelle missioni all’estero, che hanno contribuito a seminare morti e malattie».

La commissione ha messo in evidenza il “negazionismo” dei vertici militari e gli «assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo». Gli esperti hanno riconosciuto il nesso tra esposizione all’uranio impoverito e tumori.

La relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito fa specifico riferimento all’audizione di Giorgio Trenta, presidente dell’Associazione italiana di radioprotezione medica, che ha «riconosciuto la responsabilità dell’uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio». Sono state rivolte critiche anche alla magistratura penale, i cui interventi “non appaiono sistematici” a tutela della salute dei militari.

Nel mirino anche l’amianto, presente in navi, aerei, elicotteri e la commissione ha accertato che «solo nell’ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate».

La proposta di legge Scanu, firmata da quasi tutti i membri della Commissione, punta ad affidare la vigilanza sui luoghi di lavoro dell’Amministrazione della Difesa al personale del ministero del Lavoro.

Capo Teulada è considerata la punta dell’iceberg, il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo militare è la Penisola Delta del Poligono di Capo Teulada «utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi, permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi».

Giorgio Trenta, commentando le conclusioni della Commissione Parlamentare sull’uranio impoverito, ha affermato di non aver mai detto che l’uranio impoverito è responsabile dei tumori riscontrati nei soldati e che le sue affermazioni sono state travisate.

Le Forze Armate respingono con decisione le accuse della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.

«​In merito alla “Relazione finale” presentata oggi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, lo Stato Maggiore della Difesa ribadisce che le Forze Armate italiane mai hanno acquistato o impiegato munizionamento contenente uranio impoverito – si legge in un comunicato stampa dello Stato Maggiore della Difesa -. Tale verità è emersa ed è stata confermata anche dalle commissioni tecnico-scientifiche ingaggiate dalle quattro Commissioni parlamentari che, dal 2005 ad oggi, hanno indagato su tale aspetto. Centinaia di ispezioni in siti militari, in aree addestrative e poligoni, con decine e decine di analisi dei suoli e delle acque, hanno concordemente escluso la presenza di uranio impoverito proveniente da munizionamento e dispiace che questo dato, oggettivo e inoppugnabile, sia stato omesso nelle dichiarazioni pubbliche della Commissione.

Si sottolinea inoltre che le Forze Armate tutelano la salute del proprio personale adottando tutte le cautele e controlli sanitari periodici previsti. Questa attenzione è dedicata non solo al personale ma anche all’ambiente in cui esso si trova ad operare, tanto in Italia quanto all’estero. I Vertici delle Forze Armate ad ogni livello, assolutamente consapevoli dei rischi insiti nella condizione militare, avvertono come prima responsabilità e dovere quello di preservare e difendere la salute del proprio personale in ogni circostanza.

Le Forze Armate respingono, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal professor Trenta, le inaccettabili accuse mosse dalla quarta Commissione parlamentare d’inchiesta – conclude il comunicato stampa dello Stato Maggiore della Difesa -, ribadendo la totale disponibilità alla collaborazione, come dimostrato anche in sede di tavolo tecnico negoziale con la Commissione, e sottolineano la assoluta trasparenza di tutte le loro attività.»

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera all’intesa Regione-Ministero della Difesa sulla riduzione delle servitù militari ed ha approvato due ordini del giorno di maggioranza ed opposizione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau e, dopo le formalità di rito, si è aperta la discussione sulle comunicazioni rese in Aula dal presidente della Regione sul regolamento per le servitù militari.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, si è detto non soddisfatto dai contenuti del protocollo illustrato nella mattinata dal presidente Francesco Pigliaru ed ha evidenziato che gran parte del documento richiama risultati già ottenuti, come la disponibilità della spiaggia di Porto Tramatzu o l’interruzione delle esercitazioni nei mesi estivi a Capo Frasca. «Ma – ha affermato l’esponente della minoranza – la Sardegna non può perdere l’economia dell’esercito, dei poligoni e delle basi militari». «Dobbiamo rivendicare i nostri diritti – ha proseguito Gianluigi Rubiu – ma le forza armate devono restare in Sardegna perché sono una risorsa da salvaguardare».

Il capogruppo Udc ha quindi elencato i punti principali di un ordine del giorno da sottoporre all’esame dell’Aula: implementazione del progetto Siat; sostegno al completamento della Brigata Sassari con un nuovo reggimento a Pratosardo; impegno prioritario dei militari sardi; riapertura del centro di reclutamento Sardegna; utilizzo e riconversione dei bunker per finalità turistiche e verifica puntuale delle bonifiche.

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha espresso soddisfazione per i termini dell’accordo illustrato dal presidente della Giunta («è un buon compromesso») ed ha ricordato i numeri della presenza dei militari nell’Isola, salutando con favore il riconoscimento degli indennizzi per i pescatori interessati dalle limitazioni di Capo Frasca e la possibilità di realizzare un approdo nell’area del porto naturale una volta liberata dalla presenza dei militari. L’esponente della maggioranza ha inoltre salutato positivamente l’istituzione di un osservatorio ambientale indipendente e la sospensione delle attività a fuoco nei mesi estivi. Sul tema degli indennizzi, Rossella Pinna, ha ricordato i ritardi con i quali lo Stato provvede al pagamento degli stessi.

A giudizio di Christian Solinas  (Psd’Az) «il protocollo sulle servitù militari riporta indietro di 40 anni e abbassa l’asticella del confronto tra Stato e Regione» ed ha ricordato le iniziative a suo tempo intraprese da Mario Melis per la riduzione delle superfici e del gravame militare. «Il protocollo di cui si discute – ha affermato l’esponente della minoranza – è soltanto un atto ricognitivo degli accordi sottoscritti nel corso degli anni e che però non si sono realizzati».

Solinas ha quindi ricordato le posizioni espresse nel lontano 1987 dall’ex presidente Melis sulle servitù militari («non siamo antimilitaristi ma siamo contro tutto ciò che tende alla guerra e non alla difesa dello Stato»). Il segretario dei sardisti ha quindi elencato una serie di immobili ed aree già oggetto di intese e che sono reinserite anche nella proposta di accordo illustrata dal presidente Pigliaru ed ha insistito sulla necessità che la Regione chieda con forza allo Stato investimenti consistenti in ricerca e tecnologia. «In realtà – ha proseguito Christian Solinas – parliamo di un annuncio di accordo dove non si affronta concretamente il tema delle bonifiche e dove manca la previsione di una qualche sanzione a carico di chi non rispetti il crono programma allegato al regolamento per le servitù militari».

Paolo Dessì  (Misto) ha definito il protocollo “vago nei contenuti” ed ha rivolto un invito affinché il tema delle servitù sia affrontato “con rispetto e responsabilità”. «Il protocollo – ha insistito l’ex sindaco di Sant’Anna Arresi – non è un risultato storico perché non ci sono risultati concreti mentre storiche sono le lotte fatte per gli indennizzi ai pescatori e per l’ottenimento dei pascoli nei poligoni». Paolo Dessì ha insistito sull’assenza di riferimenti precisi per le bonifiche dei poligoni ed ha affermato che eventuali investimenti nelle aree militari devono essere fatti solo se si è in grado di dimostrarne i risultati positivi per le popolazioni ed i territori.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha definito “un ottimo risultato” il lavoro del presidente Francesco Pigliaru  («la minoranza ha difficoltà a riconoscere che si fanno passi in avanti ma il lavoro di Francesco Pigliaru non riguarda la maggioranza consiliare ma l’intera Sardegna») ed ha parlato di “presenza spropositata” in riferimento all’estensione delle basi e delle aree militari. Antonio Solinas ha quindi insistito sul poligono di tiro sul lago Omodeo lamentandone la presenza e evidenziando danni e disagi per le comunità locali. L’esponente della maggioranza ha quindi invitato il presidente della Giunta perché si realizzi un poligono di tiro all’interno di un poligono esistente così da liberare dai vincoli l’area attualmente interessate sul lago Omodeo.

Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente della Giunta a cancellare la parola “storico” limitandosi a descrivere solo “un accordo”. «L’approccio al tema – ha spiegato l’esponente della minoranza – ha naturali diversificazioni all’interno delle coalizioni e delle forze politiche ma oggi parliamo di un documento di sintesi che è racchiuso all’interno dei confini delineati nell’ordine del giorno approvato all’inizio della legislatura». Tunis ha quindi ricordato i punti elencati nel documento presentato dai capigruppo della minoranza (Pittalis, Rubiu, Dedoni e Truzzu) ed ha così concluso: «Conta l’obiettivo rispetto al futuro e cioè mantenere in piedi un rapporto virtuoso con un pezzo importante dello Stato».

Franco Sabatini (Pd) ha espresso un giudizio positivo sull’accordo per le servitù («usciamo da una posizione ideologica e di chiusura e affrontiamo seriamente un tema dibattuto da anni») ed ha affermato: «Sono un autonomista convinto ma mi sento cittadino italiano e la Sardegna deve dare contributo per la difesa dello Stato». L’esponente della maggioranza ha insistito sulla opportunità di scongiurare “posizione di chiusura” ed ha salutato con favore il crono programma: «Lavoriamo ora perché si realizzino investimenti in ricerca e per l’uso duale delle basi presenti in Sardegna».

Augusto Cherchi (Pds) ha invitato il presidente della Giunta «a non considerare le posizioni contrapposte come una diminutio del suo operato». L’esponente della maggioranza ha quindi affermato di non riconoscersi né tra le posizioni dei qualunquisti né in quelle dei populisti ed ha ricordato il documento della commissione Difesa del parlamento con la promessa di un piano di progressiva riduzione delle servitù e la dismissione di alcuni poligoni. Augusto Cherchi ha inoltre ricordato la relazione della commissione di inchiesta sui poligoni, presieduta dal deputato sardo Gian Piero Scanu, per ricordare l’omertà e la scarsa trasparenza su ciò che nei poligoni sardi è avvenuto soprattutto in ordine alla salute e all’ambiente. Il consigliere del Partito dei Sardi ha così concluso: «Non posso essere contento di un accordo che utilizza solo parte delle nostre prerogative e inizia in maniera troppo blanda».

L’on. Piero Comandini (Pd) ha ricordato le battaglie sardiste e della sinistra sarda ai tempi della Guerra fredda e ha detto: «La pace passa anche attraverso l’addestramento e la preparazione dei militari. Oggi ci sono oltre settemila militari italiani, anche sardi, in Siria come in Afganistan: dobbiamo considerare la loro opera e quanto è necessaria la formazione dei militari. Da novembre del 2017 sono necessarie le bonifiche dei poligoni ed è un passo importante, come questo protocollo di intesa che per la prima volta vede la Regione non andare dallo Stato col cappello in mano. Per la prima volta la Regione e gli enti locali sardi chiedono e ottengono dallo Stato che siano affermati i loro diritti. Non sarà il generale di turno a consentirci di usare d’estate le nostre spiagge: non è poco né molto ma è un passo avanti importante. Ed è importante anche la cessione definitiva di parti importanti di territorio come Porto Tramatzu, che viene ceduto definitivamente alla Regione. Inizia oggi un percorso, nel modo migliore e nel ricordo di tutti coloro, indipendentisti e no, vogliono difendere il territorio. E tra questi ci sono anche i militari».

Per l’on. Marco Tedde (FI) «qui non si tratta di essere militaristi o meno. Il protocollo, lo dico da cittadino sardo, è una vera delusione: la montagna ha partorito un topolino. C’è il protocollo ma non c’è l’intesa: è un documento di semplice ricognizione di precedenti attività. Nulla di nuovo porta al dibattito politico: serve più che altro alla Giunta e al suo presidente per giustificare il fallimento totale dell’incontro di novembre scorso con il presidente Paolo Gentiloni. Questo è un pacco privo di contenuti veri: propaganda che non serve ai sardi e nemmeno ai militari. Già oggi la stampa ha detto che il presidente Francesco Pigliaru ha raggiunto l’obiettivo. E cioè? Quale sarebbe l’obiettivo?».

Sempre dai banchi di Forza Italia ha preso la parola l’on. Alessandra Zedda, che ha detto: «Credo che il presidente Francesco Pigliaru sia in buona fede ma quando si tratta con lo Stato tutto è complicato e non sarà un nostro ordine del giorno  a sistemare le cose. Purtroppo, è l’approccio del governo, quando tratta con la Sardegna, a non essere leale né corretto. Non intravedo in questo protocollo né vittoria né liberazione e non capisco come qualche testata sarda abbia malinteso il senso e il contenuto del protocollo. Non spacciamo per liberazione quello che non è. Anche perché forse io non voglio nemmeno liberarmi di tutte le servitù militari. Guardo le carte di cui siamo in possesso: perché non si scrive ora nel dettaglio le aree che dovranno essere cedute? Non credo alla buona fede del Governo italiano su questa materia e per questo non mi accontento di questo protocollo».

Per i Rossomori è intervenuto l’on. Emilio Usula, che ha detto: «La Sardegna paga all’Italia un prezzo che nessuno paga in Italia e in Europa, come base logistica per guerre vere con morti veri, sempre più tra i civili. Il 65 per cento delle servitù italiane e oltre il 20 per cento di quelle europee è concentrato in Sardegna. Noi voteremo contro questo protocollo e contro l’ordine del girono proposto questa mattina. Ed al presidente Pigliaru chiediamo di tornare dal governo e spiegare che noi non accettiamo tutto questo». L’oratore ha ricordato i contenuti degli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale in questa legislatura sul tema delle servitù militari ed ha aggiunto: «Non è possibile accettare un protocollo che contrasta con quanto abbiamo approvato sino a oggi nel parlamento sardo».

E’ intervenuto poi l’on. Paolo Zedda (Sinistra), che ha detto: «Se un buon poeta non trova un terreno da scavare è obbligato anche a grattare nella roccia. Certo che i risultati ottenuti da questo protocollo non sono identici agli obiettivi che ci eravamo posti nel 2014. La nostra controparte sono i militari, molto difficili da smuovere: questo dobbiamo saperlo.  E dobbiamo anche ricordare che abbiamo dei compensi dello Stato, quando ce li da: 15 milioni ogni cinque anni a fronte di trentamila ettari vincolati e ottanta chilometri di coste. Tre milioni l’anno è il bilancio di un ristorante ben avviato, giusto per capirci”. L’oratore ha proseguito: “Qualche elemento di questo accordo è importante, come la cessione della caserma Ederle di Cagliari, anche se vorrei qualche informazione in più. Voterò comunque a favore ma con riserve: ci sarà bisogno di incontrare ancora il governo e chiedo al presidente Pigliaru di affidare subito uno studio sugli impatti economici negativi nella crescita della Sardegna derivanti dalla presenza di tante servitù e aree militari».

L’on. Luigi  Crisponi (Riformatori) si è detto contrario «ad iscriversi all’elenco dei favorevoli e dei contrari. Il confronto è più importante perché, piaccia o no, il 60 per cento delle servitù italiane è qui ed è sottratto all’economia turistica. Questo deve essere ricordato sempre. Ma il problema è che nel protocollo Pigliaru si torna su temi che furono già oggetto di sottoscrizione nel 1997, come la vicenda della caserma di Pratosardo e della vecchia caserma Loi di via Sardegna a Nuoro». L’oratore ha aggiunto: «E’ un protocollo di intesa fallace, che dimentica tante cose come il fatto che la nostra costa è punteggiata di avamposti militari degli anni ’40, manufatti militari che potrebbero rappresentare una occasione economica».

Per il Pds ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, che ha detto: «Curioso che nessuno abbia ancora pronunciato la parola “colonizzazione”, curioso che nessuno abbia sentito il dovere di ricordare quanto accadde nel 1956, quando la Sardegna fu colonizzata per mano del ministero della Difesa. Oggi veniamo chiamati a un giudizio di accettabilità dello schema di protocollo di intesa: in questo giudizio di portiamo dietro la sensazione di essere una colonia e il desiderio di non esserlo più. Ma valutiamo l’intesa per quello che è: non ci va che questo protocollo sia finalizzato al coordinamento delle attività militari in Sardegna, come recita il titolo della proposta. Noi vogliamo che sia chiaro che non siamo all’anno zero in questo percorso di liberazione della Sardegna dal processo di colonizzazione. Se è vero che dal 2014 il ministro Pinotti dice che non ci sono esercitazioni a fuoco d’estate, che bisogno c’era di metterlo nell’accordo. Anche sulla restituzione di Porto Tramatzu c’è da dire e pure sulla caserma Ederle. E pure sulle bonifiche».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha affermato che «la coscienza della necessità di un’efficiente difesa nazionale non impedisce di essere favorevoli alla drastica riduzione delle servitù militari, che hanno oggettivamente un carico insostenibile ed anche per questo va sostenuta la nostra proposta di legge di restituire all’uso civile le installazioni militari dismesse presenti nella nostra Regione». «Nel documento – ha però osservato – ci dovevano essere scritte ben altre cose invece ne è venuto fuori un testo generico senza nemmeno un apparato sanzionatorio; noi non sottovalutiamo l’impegno del presidente e difficoltà di trattare con un ministero che ha sempre dimostrato nei confronti della Sardegna chiusure pregiudiziali, anzi evidenziamo alcune cose positive come l’utilizzo di strutture militari per finalità di ricerca e sperimentazione che fino a ieri era un tabù, ed i programmi di sviluppo della cyber security». «Servono anche – ha aggiunto Michele Cossa – risposte chiare sulle spettanze dei Comuni gravati da servitù, in attesa da 8 anni che lo Stato rispetti la legge e su questo non c’è niente da discutere; su questo il ministro Pinotti ha detto che le somme sono perente e le Regioni devono fare una apposita domanda, per cui bisogna sapere se la Sardegna lo ha fatto o se lo Stato vuole continuare a resistere su somme dovute e già iscritte a bilancio dai Comuni, che a causa di questi problemi rischiano di andare in dissesto finanziario, dai 3 milioni di Teulada ai 2 di La Maddalena».

Il consigliere del gruppo Misto-Fdi Paolo Truzzu ha lamentato che «ogni volta che si parla di servitù militari nascono contrapposizioni fra due parti che stanno nelle rispettive barricate e, personalmente, non mi riconosco in questo approccio ideologico che è causa di grave danno alla Sardegna». «Non so se è un documento storico che segna una svolta nei rapporti fra la Sardegna e lo Stato – ha dichiarato Truzzu – ma ha il pregio di avere un approccio non ideologico, quindi se è vero che la Sardegna da più territorio alle servitù è vero anche che occupano una superficie di appena l’1% e alcune di queste zone pregiate sono rimaste così solo perché c’erano i militari, altrimenti ci saremmo lamentati di ben altri scempi». Affrontando il tema della salute pubblica, Truzzu ha sostenuto che «sulla salute non si scherza ma bisogna avere anche il coraggio di dire che chi abita intorno ai poligono sta meglio di chi vive attorno ai grandi poli industriali dell’isola». «Ritengo – ha continuato – che la presenza dei poligoni possa essere ridotta e il documento può aiutarci a farlo, anche perché la parte più interessante è quella dedicata alla ricerca “duale” sulla quale dovremmo lavorare di più perché può consentirci una effettiva riduzione delle servitù, nel senso di sviluppare un vero settore industriale e fare della Sardegna una nuova piattaforma della ricerca». In definitiva – ha concluso – è un primo passo che rimanda a successivi accordi tutti da scrivere, con attenzione prima di tutto alla bonifiche a condizione che non siano pagate solo dai sardi, al problema della regionalizzazione dei centri di arruolamento, alla rimozione dei vincoli che impediscono ai Comuni di spendere le risorse degli indennizzi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha ricordato l’accordo Melis-Spadolini sulle servitù e quello del 2008 sulle dismissioni di Soru, aggiungendo che «oggi si scrive un nuovo capitolo importante con risultati che il presidente Francesco Pigliaru ha ottenuto scavando nella roccia come una goccia, al termine di una trattativa seria ed apprezzabile che può procedere altrettanto seriamente con tutte le condizioni per ottenere progressi fondamentali». «E’vero – ha protestato – che i militari tendono a non concedere niente ma non per questo deve venir meno il nostro impegno a ridurre le servitù della Sardegna puntando sulla tutela ambientale, sulla liberazione di vasti territori da destinare al turismo, sulla ricerca scientifica, punti qualificanti dell’accordo anche se, per quanto riguarda i rimborsi destinati ai Comuni occorre accelerare». «Vengo da La Maddalena – ha ricordato Pierfranco Zanchetta – nata storicamente con la Marina Militare dove tuttavia, nel ’54, è nato il primo Club Mediteranee, simbolo di una convivenza che anticipava la modernità; vogliamo tornare a quel periodo positivo diventando il simbolo di una nuova eccellenza nei mestieri del mare e nella formazione aperta al mondo esterno».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, rivolto alla sua area politica di appartenenza, ha definito «un errore della sinistra dimenticare che il meglio è nemico del bene e che i risultati arrivano con la pazienza costante del contadino», esprimendo sostegno al presidente «se documento si colloca all’inizio del percorso e non viene considerato come punto d’arrivo, perché ci troviamo nel mezzo di un percorso politico che parte da Mario Melis ed è continuato con la politica che ha cercato di trasformare la Sardegna da portaerei ad isola di pace». «Per questo – ha aggiunto – chi pensa che il documento non sia un grande risultato sbaglia, è invece un risultato che la sinistra sarda deve poter rivendicare, con risultarti concreti e simbolici come le spiagge, luoghi di bellezza di cui la Sardegna è stata privata per decenni, la presenza degli osservatori indipendenti che verificano cosa sta succedendo in quelle aree, le esercitazioni che diminuiscono ed i militari che non fanno più quello che vogliono». «Piuttosto – ha concluso – vorremmo che fosse affiancato da una legge sulla pace nel rispetto dell’art.11 della Costituzione che metta nero su bianco temi come educazione alla pace, possibilmente insieme a tutto il Consiglio regionale; deve insomma essere valorizzato il percorso della nostra maggioranza che ha avuto il coraggio di impegnarsi su queste idee, è un buon accordo e bisogna firmarlo prima che cambi il governo nazionale».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in luce che «più di altri prevale in questo argomento il punto di vista di ciascuno rispetto a considerazioni di carattere generale; sono di un partito nato per l’indipendenza della Sardegna, un traguardo che ci fa vedere le cose da un punto di vista diverso, ma proprio visioni diverse si sono incontrate nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio nel 2014 che, nel merito, parlava di graduale dismissione e superamento delle servitù militari col mantenimento degli attuali livelli occupazionali». Detto questo e prendendo le distanze da quanto fatto a La Maddalena dove la presenza militare è finita senza alternative – ha affermato Carta – noi siamo per una costruzione graduale basata sulla concretezza coerente però con la visione espressa nell’ordine del giorno, per cui le ragioni politiche del voto contrario stanno nella contraddizione con il documento di oggi che parla solo di riduzione delle limitazioni, parte da una premessa sbagliata ed esprime un contenuto negativo, un semplice protocollo di intenti ma di protocolli ne abbiamo firmati tanti e anche questo può tradire ancora una volta la fiducia dei sardi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, riferendosi all’ordine del giorno del Consiglio approvato nel 2014 all’unanimità ha parlato di «argomento centrale e prioritario per il centro sinistra che la maggioranza ha onorato con il massimo impegno anche se il dibattito ha oscillato fra le posizioni del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno». In realtà, ha osservato, «c’è il rispetto del mandato ricevuto e molta concretezza sui vari aspetti di una materia che si cerca di risolvere da sessant’anni e non si può stravolgere la storia, dimenticando ad esempio cosa ha fatto Soru e cosa non ha fatto Cappellacci: il calendario delle esercitazioni è stato sempre approvato dalla Difesa nonostante il parere del comitato paritetico tranne quando c’era Cappellacci, gli accordi di Soru sono stati fatti scadere da Cappellacci, la restituzione della caserma Ederle è stata firmata da Soru e non ripresa da Cappellacci». Il documento inoltre, è secondo Cocco ricco di contenuti: «Bonifiche, restituzione di immobili alla Regione, esperti indipendenti, sanità, ambiente, tempistica, ricerca civile da localizzare nell’Isola; insomma con la logica del si può fare di più la politica dimostra di non sapere ottenere risultati veri, oggi abbiamo una proposta per andare avanti da valutare al di là di maggioranza e opposizione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha accusato il collega Cocco di «aver palesemente voluto radicalizzare il confronto con la solita tesi noi abbiamo fatto tutto voi niente, dimenticando per la verità che Cappellacci non avrebbe mai firmato questo documento, molto arretrato rispetto al dibattito degli ultimi anni sulle servitù militari». «E lo dice – ha dichiarato Pietro Pittalis – un vostro alleato con cui avete sottoscritto un programma fondato sul sovranismo più spinto, c’è un problema politico interno alla maggioranza perché il patto si è incrinato sui temi che contano e non su una leggina ed il secondo partito della coalizione pone un problema grande quanto il Consiglio, allora o siamo coerenti o tutto rischia di essere il solito teatrino della politica, perché Pigliaru a Roma ha parlato a nome di una maggioranza che oggi non c’è più». Meglio stare sul merito delle questioni senza rincorrere i fantasmi del passato senza creare muri e steccati, ha continuato Pietro Pittalis, ribadendo che «il tema è complesso ma io non potrei mai votare con Luca Pizzuto che ha parlato di sistema di morte e squallide basi militari e per questo dovrebbe chiedere scusa; poi ci sono le altre questioni sulle quali si può essere più o meno d’accordo ma a condizione di evitare il solito pregiudizio ideologico». «Noi diamo solidarietà piena e convinta a tutti i militari che operano in Sardegna – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – se voi della sinistra radicale vi accontentate di questo documento per noi va bene anche se vedete risultati dove non ce ne sono, prendiamo atto che anche i comunisti si sono convertiti».

Al termine degli interventi dei capigruppo, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al presidente della Giunta. Nella replica, Pigliaru ha difeso l’azione dell’esecutivo: «Ho avuto un mandato dal Consiglio regionale che mi impegnava a cercare un’intesa con lo Stato sulle servitù militari. Questo ho fatto, oggi discutiamo di questa intesa».

Pigliaru ha poi evidenziato gli aspetti positivi del protocollo firmato con il ministero della Difesa: «Vengono definiti un crono-programma e un percorso amministrativo che trasformeranno in risultati concreti il contenuto dell’intesa. Qualcuno ha detto che Porto Tramtzu era già a disposizione dei cittadini, non è vero era disponibile solo una parte, l’intesa prevede invece il rilascio definitivo della spiaggia e delle sue pertinenze, comprese le strutture ricettive. Il protocollo comincia a riconoscere concretamente il riequilibrio di cui si è parlato per anni. E’ un piccolo passo in avanti rispetto alle discussioni fatte in passato in quest’Aula».

Anche sul rilascio della caserma Ederle, Francesco Pigliaru si è detto soddisfatto: «E’ un enorme valore patrimoniale che passa alla Sardegna. Ci sono prospettive per uno sfruttamento turistico».

Stesso discorso sulle bonifiche e sulla tutela della salute dei cittadini: «Per la prima volta si parla di osservatori indipendenti – ha sottolineato il presidente della Regione – è una novità essenziale per poi poter parlare di interventi di bonifica. Senza osservatori sarebbe difficile valutare lo stato delle aree e stabilire il livello di inquinamento. Il principio è che chi inquina paga, ma per realizzare questo principio è importante il ruolo degli osservatori. E’ un accordo storico? Non spetta a me dirlo, sarà la gente a giudicare. Noi abbiamo lavorato per dimostrare che si può fare un passo verso la direzione giusta senza concedere nulla in cambio».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul problema dei ritardi nel pagamento degli indennizzi ai comuni: «Se non si firmasse questo accordo ci troveremmo nella situazione precedente. Abbiamo sollecitato i pagamenti sin dal  2014, l’ultima lettera è stata firmata alcuni giorni fa. I sindaci hanno riconosciuto la validità di questa intesa, loro conoscono i problemi nel dettaglio e hanno gli strumenti per valutare».

Il presidente Gianfranco Ganau, dopo aver acquisito il parere della Giunta sui due ordini del giorno ha messo in votazione il primo presentato dall’opposizione (Pittalis e più) del quale il presidente Pigliaru ha apprezzato alcuni elementi di novità come la richiesta di utilizzare i poligoni militari per attività di addestramento della protezione civile.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu che ha annunciato la decisione del suo partito di abbandonare l’Aula e di non votare entrambi gli ordini del giorno.

Luca Pizzuto (art1-Mdp), replicando al capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha difeso il contenuto del suo intervento: «Abbiamo smesso di mangiare i bambini tanti anni fa. Il comunismo è morto, evviva il comunismo. Sono un post comunista, un non violento convinto. So bene quello che ho detto, condanniamo le azioni e non le persone. Ho parlato delle esercitazioni  militari che condanno e che combatto quotidianamente. Non ce l’ho con i militari».

Michele Cossa (Riformatori) pur apprezzando lo sforzo della Giunta ha rimarcato «un’ eccessiva genericità del protocollo d’intesa», in particolare riguardo agli indennizzi per i comuni: «Il ministro Pinotti ha detto che si tratta di somme cadute in perenzione e che la Regione non ha fatto richiesta per il riutilizzo dei fondi. Su questo – ha dichiarato Michele Cossa – chiediamo un approfondimento, è un aspetto sul quale bisogna fare chiarezza. Se è vero ciò che dice il Ministero sarebbe un dramma per i comuni». Cossa ha quindi annunciato l’astensione del suo gruppo.

Paolo Dessì (Misto) ha annunciato il suo voto di astensione e invitato la Giunta ad un confronto più aspro con il Governo. «E’ vero che la politica si fa con i piccoli passi ma da amministratore del territorio dico che questo protocollo d’intesa è lo strumento per alzare l’asticella. A Porto Tramatzu, dal punto di vista pratico, occorrerà trovare le risorse per utilizzare le strutture. Altra questione importante riguarda le Sabbie Bianche: è una zona di altissimo pregio sulla quale bisogna fare le bonifiche.

Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) ha invece deciso di abbandonare l’Aula: «Il 67% delle servitù militari è in Sardegna, mentre solo il 4,5% del personale impiegato si trova nella nostra regione. Non posso pertanto accettare di discutere questi ordini del giorno».

Voto favorevole ha invece comunicato Fabrizio Anedda (Misto) «per il coraggio del presidente Pigliaru di portare avanti il mandato del Consiglio. Sono comunista ma non delego a nessuno il compito di rappresentarmi».

Antonello Peru (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario a entrambi gli ordini del giorno: «Non capisco i colleghi che parlano di Sardegna occupata e poi votano a favore. Voterò contro, in dissenso con il mio gruppo. Serve un segnale politico chiaro della Regione, bisogna che si affermi che la Sardegna dice no ai poligoni militari. Preferisco un’isola di pace che sappia dire no ai veleni e ai giochi di guerra. Questo non è un accordo che entrerà nella storia».

Voto contrario anche da parte di Angelo Carta (Psd’Az): «Stiamo in  aula ed esprimiamo il nostro voto contrario a entrambi gli ordini del giorno senza togliere nulla alla buona volontà e alla lealtà del presidente. I sardi hanno bisogno di un’altra visione».

L’ordine del giorno numero 1 (Pittalis e più) è stato quindi approvato con 39 voti a favore e 5 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno n. 2 (Cocco e più).

Paolo Dessì (Misto), ex sindaco di Sant’Anna Arresi, ha chiesto la parola per ribadire la necessità di intervenire subito con le bonifiche delle Sabbie Bianche a Teulada: «La gestione del sito è importante. Servono risorse. Il comune non ha la capacità di proteggerlo. Bisogna scriverlo in modo serio». Sugli indennizzi, Dessì ha invocato il principio della perequazione: «Si stabiliscano, una volta per tutte, i ritardi nello sviluppo dei territori occupati dai poligoni».

Messo in votazione l’ordine del giorno della maggioranza (Cocco e più) è stato approvato con voti 34 a favore e 9 contrari.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani mattina alle 10.00.

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In apertura dei lavori del Consiglio regionale, stamane il governatore Francesco Pigliaru ha esposto i contenuti del protocollo d’Intesa Ministero della Difesa – Regione Sardegna sulle servitù militari.

Di seguito il testo integrale.

Onorevoli consigliere e consiglieri, oggi rispondo al Consiglio di un impegno che ci siamo assunti nel giugno 2014, esattamente il 17 giugno, quando fu approvato all’unanimità l’Ordine del giorno n. 9, sulle mie dichiarazioni in relazione alle servitù militari dopo l’audizione presso la IV commissione Difesa della Camera.
In questi giorni, infatti, abbiamo concluso un lungo, a volte faticoso e non facile, lavoro con la Difesa per la definizione di un protocollo d’intesa “per il coordinamento delle attività militari nell’Isola”. Prima di entrare nel merito dei contenuti del documento credo sia giusto ed opportuno, ripercorrere i passaggi che ci hanno portato a questo risultato. Sono passaggi che hanno visto il Consiglio regionale, i parlamentari sardi, in particolare quelli impegnati nella commissione Difesa e nella Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito, condividere le tappe più importanti.
Il nostro lavoro è cominciato all’indomani dell’approvazione, all’unanimità, dell’ordine del giorno del Consiglio regionale del 17 giugno 2014. In quell’occasione, che precedeva di pochi giorni la mia partecipazione alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, abbiamo discusso, per la prima volta nell’attuale legislatura, di presenza militare nell’Isola e dei gravami ad essa connessi. Lo abbiamo fatto a partire dai dati che vedono la Sardegna, fin dagli anni ’50, svolgere il ruolo, come a tutti voi noto, di maggiore piattaforma addestrativa europea. Nei poligoni sardi si registra la più alta intensità addestrativa dello Stato. Abbiamo parlato di sproporzione, di necessità di riequilibrio. Sono termini questi su cui tornerò. Lo abbiamo fatto ribadendo il rispetto di noi Sardi per il ruolo delle Forze Armate e per il loro compito istituzionale, rispetto rafforzato dal legame con la gloriosa Brigata Sassari. Allo stesso tempo abbiamo denunciato la sproporzione dell’impegno chiesto alla nostra terra, io ho parlato di una regione che contribuisce per oltre il 60% del totale nazionale, in termini di presenza militare e gravami, con una popolazione pari al 2%.
Abbiamo preso atto di come la necessità di un riequilibrio della presenza militare nell’Isola fosse ormai stata riconosciuta in tutte le sedi a partire dal 1981, a conclusione della prima Conferenza nazionale sulle servitù militari. Mi piace e penso sia doveroso in questa sede citare l’impegno e la forza dimostrata durante quei lavori dall’on. Luigi Cogodi, dall’on. Mario Melis e dall’allora sindaco di Teulada Beniamino Camba. Furono i soli durante la prima Conferenza, alla presenza cioè di parte del Governo, delle gerarchie militari e delle altre Regioni, a rifiutare il ruolo di comparse asservite ad un rituale già definito.
Una sensazione che ben conosco, avendola vissuta a distanza di 35 anni durante la seconda Conferenza Nazionale sulle Servitù militari.
Ciascuno di loro denunciò con forza la sproporzione della presenza militare in Sardegna. Per la prima volta si parlò della necessità di misure di riequilibrio. In quella sede il Governo riconobbe la gravosa situazione dell’isola, assumendo impegni per un piano di redistribuzione delle servitù e per la riduzione quantitativa e qualitativa dei gravami connessi con le esercitazioni a fuoco in Sardegna.
Da quei tempi ad oggi, poco è cambiato, a parte gli importanti risultati raggiunti dal Presidente Soru in materia di dismissione di beni militari.
Da queste analisi siamo partiti per la definizione dell’Ordine del giorno del 17 giugno del 2014.
In Consiglio abbiamo ragionato secondo due prospettive, una strutturale, che vede la graduale dismissione dei Poligoni sardi, secondo anche gli impegni assunti dal Governo in sede di approvazione della mozione del 8 marzo 2012, presentata, tra gli altri, dall’on. Gian Piero Scanu. L’altra, di mitigazione degli impatti della presenza militare, da ottenere il prima possibile, come segno tangibile di cambiamento dopo decenni di immobilismo da parte dello Stato.
Ci siamo, quindi, posti degli obiettivi. Il primo dei quali era il nostro impegno a portare avanti con il Governo la rivendicazione di un riequilibrio, qualitativo e quantitativo della presenza militare. Ci siamo, anche, impegnati ad arrivare alla sottoscrizione di una Intesa che sancisse l’impegno del Governo nazionale all’adozione appunto di concrete misure di riequilibrio, da attuarsi con modalità e tempi certi. Misure che l’Ordine del giorno ha indicato puntualmente e sulle quali tornerò a breve.
Ciò che intendo evidenziare a voi tutti è che questa è stata la cornice entro cui si è svolta la mia azione politica con il Governo e, in particolare, con la Difesa, in tema di riequilibrio della presenza militare in Sardegna.
La prima sede di confronto è stata la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari del giugno del 2014. In quella sede dopo aver ribadito le aspettative dei Sardi, per troppo tempo rimaste inascoltate dallo Stato, ho rifiutato, unico Presidente a farlo, di firmare un accordo da altri confezionato.
Ho rifiutato di far da comparsa in una recita già scritta, dove altri erano gli attori principali.
Ho chiesto che per la Sardegna il copione fosse riscritto. Ho chiesto ed ottenuto un impegno concreto della Difesa, in termini di riequilibri e di compensazioni. Un impegno che non preveda alcuna contropartita a carico della nostra regione. L’avvio di un confronto che affrontasse tutte le questioni aperte, quelle della mozione consiliare.
Prima di discutere sui contenuti dello schema d’Intesa con il ministro della Difesa, penso sia giusto che in quest’aula sia riconosciuto anche quanto abbiamo già fatto. Già dal 2014 abbiamo ottenuto la sospensione delle attività esercitative nel periodo che va dal primo giugno al trenta settembre. E qui è giusto riconoscere il merito al ministro Pinotti: dal 2014 ad oggi le attività esercitative non si sono più svolte nel periodo estivo.
Subito dopo l’incendio all’interno del poligono di Capo Frasca, abbiamo ottenuto che le prescrizioni antincendio all’interno dei poligoni fossero definite con il nostro Corpo forestale.
Un anno fa abbiamo ottenuto il riconoscimento degli indennizzi ai pescatori di Capo Frasca, che per ben venti anni erano stati esclusi dal diritto ad un indennizzo per le giornate in cui le attività di pesca erano vietate a causa delle esercitazioni. Un diritto riconosciuto a tutte le altre marinerie. Noi abbiamo chiesto lealtà, uguaglianza di diritti per i pescatori di Capo Frasca e noi l’abbiamo ottenuto. E’ stato detto che altri l’avevano chiesto, che non era un problema nuovo, forse è tutto vero, ma, ripeto, noi l’abbiamo ottenuto.
Nel gennaio 2015 ho sottoscritto con il sottosegretario della Difesa, l’avvio formale di un tavolo di concertazione con l’obiettivo di «valutare in coerenza con le linee programmatiche del ministro della Difesa e con le risoluzioni parlamentari e consiliari, la percorribilità dell’avvio dì un processo di graduale dismissione di parte dei Poligoni e l’ individuazione di misure di riequilibrio e armonizzazione, in termini di riduzione quantitativa e qualitativa della presenza militare, in tempi certi e modalità definite». 
Vorrei che fosse a tutti presente la portata dell’impegno allora sottoscritto, è detto a chiare lettere che il Ministero accettava di discutere con noi dell’avvio di una graduale dismissione dei poligoni. Parlo del poligono di Teulada, di quello di Capo Frasca.
Mai e lo ripeto mai, la Difesa aveva accettato di parlare di rilascio di porzioni dei Poligoni.
Ve lo ricordo ancora colleghi consiglieri nessuna di queste cose fino ad oggi è mai stata ottenuta. Lo ripeto: mai.
Abbiamo quindi lavorato fino ad oggi per la definizione di un Intesa che contenesse misure concrete di riduzione quantitativa e qualitative della presenza militare e di compensazione.
Vengo quindi ai contenuti.
Nell’intesa è confermato, e formalmente sancito, l’impegno alla sospensione delle attività esercitative a fuoco nei Poligoni sardi per il periodo estivo, dal primo giugno al trenta settembre di ogni anno. Con l’intesa l’impegno è assunto formalmente. E’ una risposta che dà certezze agli operatori del turismo, e a chi abita nei pressi dei poligoni, che vede allungarsi di un mese e in alcuni casi di un mese e mezzo il periodo di sospensione.
Una delle maggiori criticità legate alla presenza militare è legata alla mancanza di Osservatori ambientali nei Poligoni e nelle aree addestrative.
Nell’Intesa, per la prima volta è «riconosciuta la necessità del superamento delle possibili criticità di carattere ambientale e sanitario nelle aree a forte intensità militare». Grazie alla nostra azione, il Governo, per la prima volta, lo sottolineo ancora, istituisce Osservatori ambientali indipendenti nei poligoni e nelle aree a maggior intensità addestrativa.
Abbiamo a lungo lottato perché la parola “indipendenti” fosse inserita nel testo. Questo significa certezza e trasparenza dei dati che saranno prodotti da un organismo indipendente rispetto a chi utilizza i poligoni. E’ un’altra risposta a lungo attesa dalle popolazioni e dagli operatori economici, e ancora una volta sarà questo Consiglio, oggi, a decidere se riconoscerla con il suo voto. Su questo punto vorrei sottolineare che sull’argomento ci siamo mossi in coerenza con le risoluzioni della Commissione parlamentare d’Inchiesta sull’uranio impoverito. E’ di questi giorni, infatti, la notizia dell’approvazione di una modifica normativa in materia di tutela ambientale nei Poligoni. Bene noi abbiamo agito in coerenza con ciò, abbiamo cioè definito il nuovo assetto organizzativo delle attività di tutela ambientale.
Abbiamo, inoltre, ottenuto i rilasci definitivi di alcune porzioni di Poligoni. Ve le elenco:
– Spiaggia di «Porto Tramatzu», poligono di Capo Teulada, e delle relative pertinenze. E’ una richiesta che risale agli anni ’80 alla quale fino ad ora non è mai stata data risposta;
– Spiaggia di S’Ena e S’Arca del Poligono di Capo Frasca;
– Porzione della scogliera sino a Punta S’Achivioni, Poligono di Capo Frasca;
– Caserma Ederle, di Calamosca a Cagliari;
– E ancora, abbiamo riavviato i processi di dismissione dei beni non più utili ai fini istituzionali della Difesa, a partire dagli Accordi del marzo 2008. Si tratta degli accordi per la dismissione del patrimonio immobiliare non più utile al fine istituzionale della Difesa.
Colleghi voglio chiarire che per la prima volta abbiamo ottenuto il rilascio di porzioni di Poligoni, e lo abbiamo ottenuto senza alcuna contropartita da parte dll nostra regione.
Significa che abbiamo fatto un primo passo per la graduale dismissione dei Poligoni, questo è quello che il Consiglio nel maggio del 2014 ci aveva chiesto. Questo è quello che i Sindaci ci hanno chiesto, questo è quanto ci eravamo impegnati a fare.
Sarà questo Consiglio che deciderà con il suo voto se restituire alla Sardegna queste parti del suo territorio, oppure lasciarle nelle mani della Difesa, che le ha tenute fin da quando è stato deciso di fare della nostra regione, il luogo più gravato dalle servitù militari d’Italia
Ancora in termini di mitigazioni è sancito l’impegno alla concessione temporanea di alcune spiagge per il periodo estivo e per le festività di Pasqua:
– Spiaggia di «Sabbie Bianche», poligono di Capo Teulada, cessione per il periodo estivo e per le festività pasquali;
– Spiaggia di Murtas, poligono di Capo San Lorenzo, cessione per il periodo di fermo delle attività a fuoco.
– Previsione di un’area di rispetto per le zone archeologiche interne al poligono di Capo Frasca;
Le spiagge saranno aperte senza che i Sindaci debbano, ogni anno, come è successo fino ad ora, chiedere la concessione al Comandante di turno. Per me questo è un loro diritto, ma sarà questo Consiglio, oggi, con il suo voto a decidere se finalmente questi Sindaci potranno esercitarlo o meno.
Uno degli obiettivi che, fin dal primo momento, ci siamo posti nelle interlocuzioni con il Governo è l’impegno a sviluppare in Sardegna, attività di ricerca e innovazione tecnologica e di sperimentazione tecnologico-industriale di attività duali nell’Isola.
Programmi quali ad esempio cyber-defence, cyber security e modelling &simulation, scuola di protezione civile (poligono di Perdasdefogu), attività nel settore spaziale, attività di sperimentazione, certificazione e traning di droni presso i poligoni (Decimomannu e Perdasdefogu).
L’intesa prevede l’impegno ad avviare un tavolo interistituzionale nel quale saranno individuate le misure concrete.
Anche su questo tema è bene fare alcune precisazioni, il tavolo interistituzionale è necessario perché la risorse per ricerca e sviluppo sono nella disponibilità dei ministeri dello Sviluppo economico e del MIUR.
Il risultato concreto è che con l’intesa un componente del Governo ha già deciso che parte delle attività di ricerca e sviluppo del proprio dicastero dovranno svolgersi in Sardegna. E’ uno dei nostri principali risultati. Noi siamo consapevoli del nostro vantaggio competitivo, rappresentato dalle infrastrutture presenti nel nostro territorio, quello che abbiamo ottenuto è il riconoscimento dei nostri Centri di ricerca, delle nostre Università e dei nostri ricercatori quali sedi di queste attività strategiche. Queste attività significano crescita, sviluppo e posti di lavoro altamente qualificati. Anche per questo, per avviare questo percorso di un possibile sviluppo duale, è cruciale la risposta che il Consiglio regionale deve dare oggi.
Uno dei temi per il quale ci siamo impegnati con l’ordine del giorno, riguarda le misure compensative disposte per i Comuni o gli operatori economici che subiscono limitazioni a causa della presenza militare.
In questo tema alcuni importanti risultati sono già stati raggiunti, mi riferisco all’Accordo per i pescatori di Capo Frasca, ingiustamente esclusi dagli indennizzi per le marinerie.
Nell’Intesa è previsto l’impegno ad avviare, entro tre mesi dalla sottoscrizione, un tavolo tecnico interministeriale per la verifica delle coperture finanziarie, per il tempestivo pagamento dei contributi e degli indennizzi per l’individuazione di criteri certi per la definizione dei programmi di indennizzo e contributi da erogare a ristoro delle limitazioni subite. Anche in questo caso è necessaria una precisazione.
Tutti noi abbiamo ben presenti gli attuali ritardi e le incertezze sulla misura dei contributi. Vorrei essere chiaro Ne sono consapevole io per primo e con me i Sindaci dei Comuni maggiormente oberati da servitù militari. Noi abbiamo parlato degli evidenti limiti dell’attuale sistema di erogazione dei contributi, che, lo ricordo, fa dipendere la loro misura dagli equilibri del bilancio statale. Noi abbiamo parlato del diritto ad una giusta compensazione per un danno. E i danni si risarciscono a prescindere. Abbiamo chiesto e in parte già ottenuto che le erogazioni avvengano annualmente. E’ una richiesta dei Sindaci che noi abbiamo fatto nostra e portato al tavolo con il Governo.
Nell’intesa è prevista la piena operatività della caserma di Pratosardo a Nuoro. Questo significa che alcuni reparti dell’esercito vi saranno trasferiti. E’ la risposta alla domanda di un territorio, del Sindaco di Nuoro. Anche su questo punto la parola va al voto di quest’Aula.
Così è per il riavvio della scuola per sottoufficiali della Marina di La Maddalena. Qui abbiamo previsto anche la realizzazione di un polo dell’eccellenza dell’economia del mare.
Fa parte integrante dell’intesa un cronoprogramma nel quale sono descritte le tempistiche di realizzazione di ciascuna delle attività. Entro tre mesi dovrà essere formalizzato il documento che definisce i percorsi amministrativi per la realizzazione delle attività stabilite dall’intesa.
Questi sono elementi che ci rafforzano nella convinzione che gli impegni saranno mantenuti. Troppe volte abbiamo visto accordi e intese che si sono bloccati per mancanza di tempistiche e di procedimenti amministrativi certi. Questo è un altro degli impegni che la Difesa si assume con noi, questa è la risposta ai tempi certi e le modalità concrete disposti nell’ordine del giorno consiliare.
Questi sono in sintesi i contenuti dell’intesa, alla quale abbiamo lavorato a lungo e duramente. E come sempre accade, in questi casi, certamente ora si solleverà qualche voce, ci sarà chi dirà che si può fare ben altro, che si può fare meglio, che in fondo si tratta di obiettivi già raggiunti (mi chiedo quando, qualcosa mi deve essere sfuggito!). Meglio niente allora? Io non ragiono così. Certo, sarebbe stato molto facile cavalcare l’onda populista e demagogica del dire no a tutto. Ma il nostro obiettivo non era e non è questo, il nostro obiettivo è fare il bene della Sardegna dando risposte concrete. Abbiamo aperto una strada, altri passi sono necessari, li faremo e li farà chi verrà dopo di noi, se vorrà.
Oggi però, in questa decennale vicenda siamo chiamati, onorevoli colleghe e colleghi a segnare un punto fermo. Lo dobbiamo ai Sindaci, lo dobbiamo ai rappresentanti di categoria, lo dobbiamo ai lavoratori, a chi abita e chi lavora vicino ai poligoni, lo dobbiamo ai nostri operatori del turismo, ai nostri laureati. Lo dobbiamo alla nostra terra, lo dobbiamo ai sardi.

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Salto di Quirra, servitù militari

«La norma sulla tutela della salute e dell’ambiente nei poligoni è un atto importante, che tutela la salute di militari e cittadini e garantisce un alto livello di trasparenza sulle attività addestrative.»

Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru a proposito dell’emendamento con cui la Commissione Bilancio del Senato ha accolto la proposta presentata da Gian Piero Scanu, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. «Fin da principio lavoriamo sulla stessa linea e verso un obiettivo condiviso – ha spiegato Francesco Pigliaru, esprimendo grande apprezzamento per l’impegno di Scanu e di tutta la Commissione, e ampia soddisfazione per il traguardo raggiunto -. L’approvazione di queste norme, ben si sposa con le nostre richieste di riequilibrio delle servitù militari, portate al tavolo della Conferenza nazionale già nel 2014 e sulle quali trattiamo senza sosta con il Governo fin da allora. La poca trasparenza, insieme alla graduale riduzione dei gravami, le regole certe sulle compensazioni e l’apertura alla ricerca duale, è uno dei punti chiave su cui abbiamo preteso risposte attese da decenni e che ora, per la prima volta, sono a portata di mano», ha aggiunto il presidente Pigliaru, che proprio questa mattina ha condiviso con la maggioranza in Consiglio regionale la bozza di intesa raggiunta dopo anni di non semplice trattativa con il ministero della Difesa e con Palazzo Chigi.
«Il risultato conseguito dalla Commissione – ha concluso Francesco Pigliaru – è di grande importanza ed è di buon auspicio per l’intesa alla quale abbiamo lavorato con tenacia e impegno in questi anni.»

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Per il il ciclo “70 anni di Autonomia speciale della Sardegna”, sono in programma giovedì 23 e venerdì 24 novembre 2017, alle ore 16.00, presso l’Aula Baffi della Facoltà di Scienze Economiche Giuridiche e Politiche, in viale Sant’Ignazio 74, Cagliari, due incontri:

  • giovedì 23 – Lavoro e Autonomia: 70 anni di politiche per l’occupazione in Sardegna. Presiede: Giacomo Mameli, giornalista. Relatori: Maria Letizia Pruna, sociologa dell’economia e del lavoro – UniCa. Intervengono: Gianni Loy, professore di Diritto del lavoro – UniCa; Michele Carrus, segretario generale CGIL Sardegna; Maria Tiziana Putzolu, consigliera regionale di parità; Franco Ventroni Centro regionale di programmazione, Regione Sardegna.
  • venerdì 24 – Accettabilità sociale e valutazione economica delle basi militari in Sardegna: il caso del Poligono Interforze del Salto di Quirra. Presiede: Giovanni Sistu, professore di Geografia politica ed economica – UniCa. Relatori: Elisabetta Strazzera, professoressa di Economia Politica – UniCa; Giovanni Sistu, professore di geografia politica ed economica – UniCa. Intervengono: Mariano Carta, sindaco di Perdasdefogu; Roberto Cotti, componente della commissione Difesa del Senato; Sandro Porcu, sindaco di Villaputzu; Gian Piero Scanu, componente della commissione Difesa e presidente della commissione sull’uranio impoverito della Camera dei deputati.

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Mirko Idili.

L’Unione sindacale territoriale della Cisl Gallura ha confermato il segretario generale uscente Mirko Idili alla guida dell’organizzazione. La votazione è avvenuta oggi durante il congresso che si è svolto nell’hotel Doubletree by Hilton di Olbia. A completamento della segreteria sono stati eletti anche Rosa Casto, riconfermata nel ruolo, e Masino Fresi che prende il posto di Alberto Farina, da sempre colonna portante della Cisl gallurese, che proseguirà la sua attività nel sindacato in qualità di segretario generale della Federazione dei pensionati in Gallura; il suo saluto alla segreteria generale provinciale è stato accolto con commozione da Mirko Idili.

Tema portante dell’assemblea è stata la necessità, da parte del territorio gallurese, di trovare una forma di governance intermedia che possa inserirsi tra i Comuni e la Regione. Durante la sua relazione, Mirko Idili ha lanciato il “Patto per la Gallura” e ha chiamato tutti i rappresentanti della politica e delle forze economiche e sociali a ritrovare coesione e unità di intenti: due elementi necessari per poter difendere le risorse e le potenzialità in via di sviluppo in Gallura. «Basta con le divisioni e con i conflitti campanilistici tra Alta e Bassa Gallura. L’economia di questo territorio è in ripresa. Lieve, ma c’è. E ci sono opportunità importanti da saper cogliere: il Mater Olbia è certamente una di queste. E’ un progetto che va difeso perché rappresenta una risorsa per tutta l’isola, non solo per la Gallura. Dobbiamo farlo capire a tutti, anche ai gufetti che sperano che il Mater Olbia non si faccia». Idili ha anche fatto riferimento all’acquisizione del 49 per cento di Meridiana da parte di Qatar Airways: «Un risultato auspicato quando, tempo fa, decidemmo di firmare l’accordo che prevedeva la fuoriuscita dal perimetro aziendale di centinaia di lavoratori esclusivamente nella previsione di favorire una partnership autorevole con Qatar Airways ed un nuovo piano industriale che consentisse, con l’acquisto di 50 aeromobili, di poter riassumere tutti coloro che ad oggi usufruiscono degli ammortizzatori sociali». Opportunità e potenzialità di sviluppo che però hanno bisogno della massima coesione tra politica e  forze sociali che devono essere in grado di ripensare una forma di autogoverno intermedio: «La vecchia Provincia non aveva più ragione di esistere – ha detto Idili – perché era stata spogliata di competenze e risorse economiche. Tuttavia si è creato un pericoloso vuoto amministrativo che deve essere colmato e la risposta a questa esigenza non può essere certo il ritorno alla vecchia provincia di Sassari».

Una sfida che è stata immediatamente accolta dai politici galluresi che sono intervenuti al congresso.

Gian Piero Scanu, deputato Pd, ha tuonato in difesa del Mater Olbia e contro quei «personaggi della politica regionale i quali sperano che il progetto affondi ma lo fanno ragionando in nome e per conto delle cliniche private di Cagliari».

Settimo Nizzi, sindaco di Olbia, ha spiegato: «E’ ripartito il dialogo tra noi sindaci galluresi ed è stato un atto importante per spezzare certi vecchi schemi che bloccavano la crescita delle nostre comunità. Rappresentiamo un territorio che intende dialogare con le altre aree sarde e italiane, ma non abbiamo intenzione di ricominciare i viaggi della speranza verso Sassari per ottenere ciò che ci spetta. Dobbiamo decidere da soli come gestire la Gallura: da quando non c’è più la Provincia non è più possibile nemmeno tappare i buchi delle strade, piazzare un palo della luce, fare manutenzione nelle scuole».

Pierfranco Zanchetta, consigliere regionale di La Maddalena: «Abbiamo necessità del sostegno di tutti altrimenti la nostra proposta di legge per l’istituzione di una Provincia nel Nordest della Sardegna, non passerà. Abbiamo di fronte forze opposte e contrarie, invochiamo la mobilitazione del territorio».

Giuseppe Meloni, consigliere regionale: «Vogliamo far capire che la nuova Provincia non dovrà essere un carrozzone politico ma avrà il preciso ruolo di fare da argine contro l’arretramento istituzionale, in Gallura, da parte dello Stato e della Regione».

Antonio Satta, sindaco di Padru: «Questa è una battaglia che bisogna vincere nell’interesse della Gallura: dobbiamo quindi sostenere i consiglieri regionali e la loro proposta di legge. Il consiglio comunale di Padru ha già approvato un ordine del giorno a favore di questa proposta».

Pierluigi Caria, neo assessore regionale dell’Agricoltura: «Il mio ruolo mi impone una visione totale della Sardegna, ma provengo dalla Gallura, comunità per la quale avrò ovviamente un occhio particolare. Credo che questo territorio abbia le carte in regola per ottenere l’autonomia».

Alberto Farina si è soffermato sulle condizioni generali della Cisl regionale: «Il sindacato in Sardegna ha ripreso slancio, il lavoro che è stato fatto da Ignazio Ganga in questi pochi mesi è davvero significativo e a lui faccio i miei complimenti».

Un ruolo determinante nel congresso che si è svolto oggi lo ha avuto Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl nazionale. Petteni ha tracciato lo scenario in cui si sta muovendo il sindacato per la tutela del lavoro e dei diritti a esso connessi: «La politica ha ascoltato i populismi quando si è trattato di decidere cosa fare sui voucher, mentre avrebbe dovuto ascoltare chi conosce a fondo le realtà lavorative. La Cisl non parla mai, mai alla pancia della gente ma sempre al cervello e al cuore. Gli attacchi della politica nei confronti delle organizzazioni sindacali sono stati evidenti ma noi, come da tradizione, abbiamo evitato lo scontro e cercato il dialogo, presentando proposte. In questo modo abbiamo ottenuto i risultati cercati su tanti importanti temi».

La conferma di Mirko Idili alla guida della Cisl Gallura è stata elogiata anche dal segretario regionale dell’organizzazione sindacale, Ignazio Ganga: «Con la nuova segreteria regionale abbiamo deciso di seguire tutti i congressi e di incontrare tutti i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo l’esperienza per sostenere le ragioni del lavoro e del sociale in questa regione. ci impegneremo per risolvere, in via definitiva, i problemi emersi anche durante questo congresso». L’intervento del segretario regionale si è focalizzato anche sullo spopolamento in Sardegna: «Per combattere questo fenomeno servono risorse – ha spiegato – dobbiamo spendere meglio i fondi europei. Perdere di vista pezzi di questa regione porta la stessa a essere considerata “roba di altri”. E’ quindi necessaria una riforma della Regione per sburocratizzare il Palazzo e dare risorse ai territori». Ignazio Ganga ha mostrato all’assemblea un contenitore con, all’interno, una manciata di terra della Gallura e ha spiegato che la Cisl sarda ha deciso di raccogliere una porzione di suolo da tutti gli otto territori dell’Isola. La terra sarà mischiata in un vaso in cui sarà piantato un ginepro. «Un albero scelto perché è molto robusto e diffuso in tutta l’isola. Simbolicamente rappresenterà le radici della Cisl sarda».

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«Nel decreto sul Mezzogiorno, di cui abbiamo votato la conversione in legge alla Camera, per la Sardegna in particolare, ci sono due cose buone subito, e una terza in prospettiva.»

Lo scrive, in una nota, Francesco Sanna, deputato del Partito democratico.

«La prima è per lo sviluppo ed il lavoro – spiega Francesco Sanna -. Si estende all’Isola il credito d’imposta – finanziato da fondi statali – che “aiuta” gli investimenti di artigiani e industrie per l’acquisto di beni strumentali  (sino a 3 milioni per le piccole imprese, 10 per le medie e 15 per le grandi). Importante: per la prima volta una legge applica le nuove percentuali massime di agevolazione ottenibili in Sardegna, e valide dal 2017 al 2020. Per questo il credito varrà il 45 per cento dell’investimento per le piccole imprese, il 35 per le medie, il 25 per le grandi.

La seconda cosa buona è per la salute e per chi purtroppo si ammala di tumore. Si mettono a disposizione delle regioni del Mezzogiorno, tra cui la Sardegna, cento milioni di euro di fondi che finanzieranno l’acquisto di macchinari per la radioterapia oncologica,  e in particolare di apparecchiature dotate di tecnologia robotica o rotazionale. Si tratta di fondi aggiuntivi rispetto a quelli già impiegati nella sanità sarda.

La terza cosa buona ha bisogno di qualche parola in più. Si tratta degli investimenti “ordinari” delle amministrazioni statali nel Mezzogiorno. Il decreto dispone che normalmente il Governo indirizzi le proprie amministrazioni ad “investire” nelle regioni del Mezzogiorno in proporzione alla popolazione. Oppure tenga conto anche di altri parametri di criticità.»

«Io e tutti i miei colleghi sardi del Partito Democratico (Giovanna Sanna, Emanuele Cani, Siro Marrocu, Marco Meloni, Romina Mura, Paola Pinna, Caterina Pes, Gian Piero Scanu) poiché il parametro della popolazione penalizza la Sardegna, abbiamo chiesto alla Camera dei Deputati di impegnare il Governo ad usare il parametro delle “criticità” nell’Isola.

In particolare impegniamo il Governo a compensare la bassa densità demografica, guardando dunque, oltre alla popolazione, anche la vastità del territorio sardo. E di tenere conto del divario delle infrastrutture sarde rispetto a quelle del resto d’Italia,  derivante dalla insularità e dalla presenza di flussi turistici stagionali che moltiplicano la pressione sulla nostra rete di strade, ferrovie, porti ed aeroporti.

Il Governo ha accolto il nostro ordine del giorno. Adesso – conclude Francesco Sanna – bisogna vigilare affinché le direttive del Governo rendano espliciti e vincolanti gli obiettivi che abbiamo suggerito e le amministrazioni dello Stato li perseguano, sin dagli impegni del bilancio 2017.»