18 April, 2024
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Stagione Nomade, la rassegna autunnale organizzata da Cada Die Teatro, approda all’EXMA, a Cagliari. E lo fa con una produzione di successo della storica compagnia cagliaritana diretta da Giancarlo Biffi. Perché, dopo i consensi, convinti, ricevuti lo scorso anno e nella recente tournée nazionale, sarà RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay, a sbarcare al Centro d’arte e cultura di via San Lucifero, sabato 14, alle 21.00, e domenica 15 dicembre, alle 18.00.

Il monologo di Alessandro  (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru, organizzazione Tatiana Floris) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che quest’anno ha compiuto 75 anni, e che è stato e rimane un mito, ancora di più in una stagione calcistica in cui si celebrano il centenario della nascita del Cagliari club ed il cinquntenario della conquista dello scudetto. Il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò quel campione, arrivato giovanissimo nell’Isola da Leggiuno, “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. Tutto  questo nonostante il suo carattere riservato: «Adesso si usa il termine ‘anti star’, allora si diceva ‘E’ uno che parla poco, gli piace giocare al pallone e poi starsene tranquillo con gli amici’… Tempi diversi, calcio diverso, Sardegna diversa, parole diverse…».

«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay –. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…»

Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

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Ha preso il via ieri, la quarta edizione di “Tante storie da ascoltare insieme aspettando il Natale”.

«E’ una lodevole iniziativa che conferma ancora una volta la capacità di fare rete del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis (SBIS) e il suo impegno nel diffondere la cultura tra le giovani generazioni, accompagnandole verso la tanto attesa festività del Natale», ha commentato Paola Massidda, sindaco di Carbonia, Comune capofila dello SBIS.

“Tante storie da ascoltare insieme aspettando il Natale” coinvolgerà fino al 21 dicembre gli alunni delle scuole primarie e di infanzia di diversi comuni del Sulcis: Carbonia e le frazioni di Bacu Abis e Cortoghiana, Calasetta, Villaperuccio, Portoscuso, Teulada, Santadi, San Giovanni Suergiu, Sant’Antioco, Perdaxius, Villamassargia, Piscinas, Gonnesa, Tratalias, Masainas, Sant’Anna Arresi, Giba e Carloforte.

Le storie che verranno raccontate ai bambini sono quattro:
1. “Rosmarino cuore di nonna” con Giancarlo Biffi;
2. “Il Piccolo Principe” con Fabrizio Azara-Teatro Silfo;
3. “Filastrocche ‘n’ Roll” con Gianfranco Liori e Renzo Cugis;
4. “Tre bottoni e la casa con le ruote” con Teatro Cada Die.

Tra gli appuntamenti riguardanti il nostro territorio comunale si segnalano:
“Rosmarino cuore di nonna”, che si svolgerà il 18 dicembre alle ore 16.30, nella Biblioteca Comunale di viale Arsia a Carbonia;
• “Il Piccolo Principe”, in programma il 19 dicembre alle ore 9.00, nella Biblioteca Comunale di piazza Santa Barbara a Bacu Abis;
“Filastrocche ‘N’ Roll”, che si terrà il 18 dicembre alle ore 10.00, nella Biblioteca Comunale di piazza Venezia a Cortoghiana.

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Secondo appuntamento per Stagione Nomade, la rassegna autunnale organizzata da Cada Die Teatro, la storica compagnia cagliaritana diretta da Giancarlo Biffi. Sarà questa volta il Teatro Leopardi dell’Istituto Comprensivo 1-2 di Pirri, in via della Resistenza, a ospitare domenica 24 novembre, alle 18.00, IN CAPO AL MONDO. In viaggio con Walter Bonatti, una produzione di Teatro Invito (Lecco),  dedicata al racconto di vita del grande alpinista ed esploratore.

Lo spettacolo è scritto da Luca Radaelli e Federico Bario, vede in scena lo stesso Radaelli, con Maurizio Aliffi alla chitarra (progetto luci e tecnica di Michele Napione e Marco Mantella; video installazione di Daniele Lorenzo Fumagalli). Le immagini e le riprese video sono curate dalla regista lecchese Paola Nessi, con la quale aveva trascorso gli ultimi mesi di vita per montare e promuovere il film “W come Walter” l’attrice Rossana Podestà, a lungo compagna di Walter Bonatti (per lui abbandonò il cinema), morta nel 2013, due anni dopo la scomparsa del celebre scalatore.

«Lecco, la città dove sono nato, è una delle capitali mondiali dell’alpinismo. A Lecco tutti vanno in montagna, parlano di montagna. Io amo la montagna, ma ho scelto di occuparmi di teatro. Qual è il nesso? Carlo Mauri, un grande alpinista lecchese, diceva: ‘L’avventura, l’amore e l’arte sono le tre cose che ti fanno battere il cuore – spiega nelle sue note Luca Radaelli -. L’incontro con Walter Bonatti è avvenuto, non a caso, in una sala teatrale in una serata a lui dedicata: incontravo un eroe del nostro tempo. Che cos’è un eroe? Chi conduce una vita esemplare, e quale vita è più esemplare di quella di Walter Bonatti? Ma dietro ogni vita ci sono mille contraddizioni, così ho voluto scavare per capire. Per trovare l’uomo, come avrebbe detto lui.»

Luca Radaelli nello spettacolo racconta l’epoca degli alpinisti pionieri, «priva di grandi sponsor e di grandi mezzi tecnologici. Racconto le grandi scalate del Dru, del Cervino, del Gasherbrum IV, i successi internazionali così come le sconfitte: la tragedia del Monte Bianco e quella sfiorata del K2. Il passaggio dall’esplorazione in verticale a quella in orizzontale, nel vasto mondo. La celebrità, l’amore, la morte».

Dietro Walter Bonatti non ci sono solo le leggendarie imprese alpinistiche o le celebri esplorazioni condotte per il settimanale Epoca, dietro Walter Bonatti c’è una filosofia di vita. «C’è la volontà di arrivare alla meta senza compromessi, in un confronto leale con la Natura. C’è la curiosità, la voglia di conoscere, quella che condusse Ulisse oltre le Colonne d’Ercole. C’è l’umiltà di confrontarsi con culture diverse dalla nostra, magari da noi considerate arretrate e invece più sagge perché in armonia con gli elementi naturali. C’è un grande senso della giustizia, quello che portò Bonatti a lottare per cinquant’anni, ostinatamente, per ristabilire la verità sulla spedizione del K2. Così, ripercorrendo la vita di un uomo, noi compiamo una riflessione sulla vita di ogni uomo. Ognuno di noi, anche se non arriverà a compiere le imprese di Bonatti, si dovrà confrontare con le proprie sfide, con i propri traguardi, dovrà scegliere tra la purezza e il compromesso, tra la giustizia e l’opportunismo. Ognuno di noi dovrà ricordare che non si è fatti “per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» (Dante, Divina Commedia, canto XXVI dell’Inferno, il Canto di Ulisse).

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Al via la stagione autunnale organizzata da Cada Die Teatro. Una Stagione Nomade, questo il titolo scelto per la rassegna 2019 della storica compagnia cagliaritana diretta da Giancarlo Biffi, che si svolgerà fra i mesi di novembre e dicembre. Sarà il Teatro TsE di via Quintino Sella, a Cagliari, a ospitare, domenica 3 novembre, alle 18.00, il primo appuntamento, Hotel Miramare, una coproduzione internazionale italo-rumena targata Catalyst (Firenze) e TAM Teatrul (Sfantu Gheorghe). Il testo e la regia dello spettacolo sono di Riccardo Rombi, sul palco gli attori Aleksandrina I. Costea, Elena Popa, Rosario Campisi, Francesco Franzosi (assistente alla regia e traduzione: Ulpia Marcela Popa; direttore di scena: Lidia Baciu; luci: Siani Bruchi, Martino Lega, Bako Zsigmond, Barbuj Zoltán).

Tre turisti armati di coupon e gadget da viaggio al seguito di una guida con tailleur e foularino rosso al collo per un tour culturale bizzarro e inconsueto: questo, in sintesi, il “plot” della messa in scena. In un futuro immaginario non meglio precisato, ma neanche troppo lontano, i partecipanti a una gita organizzata vengono portati a visitare un edificio ormai desueto e dimenticato. «Lo chiamavano ‘teatro’, laggiù seduto stava il ‘pubblico’ rigorosamente al buio e qui sul palco gli ‘attori’ recitavano gli spettacoli di Moliere, Shakespeare, Goldoni…»“A cosa serve il teatro?”, avevano chiesto. “A vedere il mondo con altri occhi”, era stata la laconica risposta.

Hotel Miramare scaturisce dall’esigenza di indagare, tramite un linguaggio il più possibile universale, i paradossi che attraversano rapidamente la nostra società, sempre più stravolta da crisi e cambiamenti culturali e sociali così profondi e radicali da farci perdere il contatto con la realtà e, soprattutto, con la bellezza e il senso della vita. Con una drammaturgia raffinata e intelligente, rigorosamente bilingue e senza sottotitoli (tranne che nel finale), grazie ad un linguaggio essenziale lo spettacolo consente di essere compreso perfettamente da tutti. I dialoghi fluiscono in un gioco linguistico brillante e tanto profondo da far sfiorare e percepire il “buio che c’è là fuori”, senza perdere di vista il sorriso e il potere catartico dell’ironia. Hotel Miramare rappresenta una sfida provocatoria e stimolante in direzione di una ricerca di nuove modalità di fare un teatro davvero libero, anche dai propri stessi confini, rivolgendosi a un interlocutore universale e a un pubblico transgenerazionale per condurlo a riflettere sul ruolo del Teatro nella nostra vita.

Quello che Riccardo Rombi ha immaginato è un mondo finto e vuoto, come il mare inesistente di fronte all’Hotel Miramare. È quello il mondo che sta al di fuori del vecchio teatro dismesso dove approdano per un “tour culturale” i quattro personaggi protagonisti di questa play, gioco, sottile e surreale, dove chi insegue la verità è costretto a rifugiarsi in quel mondo di finzione per eccellenza che è il teatro.

Un gioco metateatrale, dove la lingua italiana e la lingua romena si intrecciano in dialoghi asciutti, essenziali e ogni battuta rimbalza da un personaggio all’altro senza che si perda neanche una parola. Seguendo il filo sottile dell’ironia, Hotel Miramare spinge a riflettere sul ruolo del Teatro in un futuro immaginario, forse non troppo lontano. Riccardo Rombi si rivolge ad un interlocutore universale grazie a una ricerca linguistica e un testo essenziale che alterna italiano e rumeno creando un nuovo codice espressivo. Un progetto internazionale capace di rivolgersi a più generazioni.

Un nuovo capitolo delle avventure del Gufo Rosmarino. E’ quello che verrà presentato domani, domenica 22 settembre, a Cagliari, nella Biblioteca Ragazzi del Parco di Monte Claro, alle 18.00 dal creatore della “saga” dedicata al simpatico gufetto, Giancarlo Biffi, autore, attore, regista e direttore artistico di Cada Die Teatro. GUFO ROSMARINO CUORE DI NONNA, il titolo del libro, illustrato dalle tavole di Valeria Valenza e pubblicato di recente dalle edizioni Segnavia. L’appuntamento rientra in una serie di iniziative organizzata dal Sistema Bibliotecario di Monte Claro per festeggiare i 10 anni della Biblioteca Ragazzi ed i 20 anni del Centro Regionale di Documentazione Biblioteche per Ragazzi. Giancarlo Biffi racconterà la sua ultima fatica letteraria e la metterà in scena (“Gufo Rosmarino cuore di nonna” sarà ospite anche del Festival Tuttestorie, il prossimo 13 ottobre, all’Exma). Nel libro “un’altra prova che la vita riserva a Rosmarino lungo il sentiero dello stare al mondo, nel difficile processo del crescere”, spiega il direttore artistico di Cada Die. Rosmarino è il gufetto che tutti vorremmo per amico, il fratellino coraggioso che riesce a trasformare ogni difficoltà in una formidabile occasione di avventura. Rosmarino ha la saggezza spavalda dei piccoli nel mondo dei grandi, vede le cose con gli occhi della semplicità e per questo riesce a trovare la possibile soluzione ad ogni problema”.

GUFO ROSMARINO CUORE DI NONNA

“Il tempo delle vacanze. Rosmarino e i suoi fratellini non stanno più nelle penne dalla gioia. Mamma gufo ci sta provando in tutti i modi a riportare un po’ di calma nel nido. Da quando ha detto ai suoi figlioli che solo uno di loro sarebbe potuto andare in vacanza dai nonni, è scoppiato il finimondo. Alla fine la sorte aveva decretato che fosse proprio Gufo Rosmarino il fortunato. E così l’intrepido gufetto si era alzato in volo convinto che si sarebbe divertito tantissimo in vacanza dai nonni ma quel che poi trovò nessuno poteva immaginarlo. Poco prima del suo arrivo dai nonni, qualcuno aveva innalzato un muro che attraversava l’intero bosco dividendolo a metà…”.

Ecco, “un muro, un violino, la collana dai fili d’argento, il Grande Bosco dei Piccoli Desideri, l’immenso cuore di Nonna gufo… Per una terra accogliente verso tutti: belli e brutti”, spiega ancora Giancarlo Biffi. “Nel bosco dei nonni Gufo Rosmarino vedrà cose mai viste, ascolterà suoni mai ascoltati, incontrerà animali bisognosi di aiuto. Stretti a lui voleremo in cieli color di pesca, da cui sarà possibile osservare la terra in tutta la sua meravigliosa bellezza, perché come dice Nonna gufo: Quando anche il più piccolo dei desideri non è più solo tuo ma diventa il desiderio di tanti, allora tutto può accadere!

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Torna in scena “Pósidos cun Su Cuncordu Iscanesu”, produzione di Cada Die Teatro, di e con Pierpaolo Piludu, sotto la regia di Giancarlo Biffi, e con la partecipazione del coro Su Cuncordu Iscanesu: “sa oghe” Pietro Dettori , “sa mesuoghe” Giampiero Motzo, “sa contra” Antonio Piras , “su bassu” Sandro Flore (luci di Giovanni Schirru, suono di Matteo Sanna e Giampietro Guttuso). Lo spettacolo sarà domani, mercoledì 11 settembre, a Monastir, in Piazza San Giacomo, alle 21.30, ospite del festival di arte e cultura “Dammi un cinque!”.

Pósidos, “tesori”, è frutto di una ricerca sulle modalità del raccontare degli anziani narratori e narratrici di Scano Montiferro. Le storie di Pósidos parlano di santi, di banditi, ci portano indietro in un tempo, neanche troppo lontano, quando era ancora frequente che i morti, sas animas, comparissero ai vivi, quando il Montiferru era un’unica grande foresta, prima che arrivassero le squadre di tagliaboschi mandate da Cavour. Pierpaolo Piludu accompagna gli spettatori nel mondo magico di quei “contos antigos”, che fino a qualche decennio fa venivano raccontati ovunque in Sardegna.

“Nella mia narrazione – racconta – provo a fare memoria di una delle mie esperienze di vita più importanti: quella vissuta 24 anni fa a Scano Montiferro nel corso di una ricerca sulle modalità del raccontare dei vecchi del paese. Per oltre un mese ho avuto la fortuna di immergermi nei racconti che un’intera comunità mi ha regalato. Oltre al contenuto delle storie e alle abilità narrative di molti anziani, mi è rimasta impressa la loro capacità di stupirsi anche narrando fatti che avevano già raccontato decine di volte.»

Da questi ricordi emozionali e da quell’esperienza è nato il libro “Pósidos” (edito da Condaghes), «che racconta proprio ciò che ho scoperto, imparato e rubato nel corso della ricerca».

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Ancora un menù tutto da gustare nella quinta giornata del “Festival dei Tacchi”, firmato Cada Die Teatro. Domani, martedì 6 agosto, si parte dalla Stazione dell’Arte di Ulassai, che ospita alle 17.00 la presentazione del libro di Emanuele Cioglia “Lotta amata”. Con l’autore ci sarà Silvestro Ziccardi. Poteva la Sardegna diventare l’incubatrice della rivoluzione socialista mondiale? Sembra il plot d’un romanzo utopico, fantapolitica. Tuttavia qualcuno molti decenni fa ci credette davvero. Come se Cuba e la Sardegna potessero unirsi attraverso un filo rosso, per taluni libertario, per altri brigatista e sanguinario. Alcuni giovani negli anni ’70 e all’alba degli ’80 di lavoro volevano fare la rivoluzione. Tra questi, di sicuro, lo zio di Erni, il (co)protagonista di questo romanzo. Zio Geremia nella carta d’identità provò a farsi scrivere “professione combattente“, ma all’anagrafe gli spiegarono che non si poteva, a meno che non s’intendesse dipendente delle Forze Armate. Allora lui disse all’impiegata: “Scriva poeta”.
L’autore aveva nove anni all’epoca della favola narrata. Molti aneddoti, soprattutto quelli relativi alle sue avventure, quelle del fratellino Ricciolo e delle cuginette Laura e Mara, sono autentici, veri, o verosimili. La storia parallela dello zio Geremia e del suo seguito di anarchici sgangherati, dei brigatisti e delle loro armi, degli amori e della comica forza rivoltosa di queste pagine, nonché quella del colpo di scena finale, risulta quasi del tutto inventata.

Alle 19.00 la Stazione dell’Arte sarà poi il luogo deputato per “Del coraggio silenzioso”, di e con Marco Baliani (collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone, produzione Comune di Bergamo – Teatro Donizetti – Casa degli Alfieri, con il patrocinio di Amnesty International). Con l’attore piemontese in scena la chitarra del cantautore Nicola Pisu.
Di solito si associa alla parola “coraggio” un’azione eclatante, dettata da un’urgenza impellente. È il coraggio che accade in condizioni estreme e che diviene poi epos, racconto, esempio. Ma c’è un altro tipo di coraggio, silenzioso e non appariscente, ed è di questa declinazione della parola “coraggio” che questo spettacolo vuole parlare. Il coraggio silenzioso agisce nell’essere umano quasi inaspettatamente, non presuppone una tempra guerriera. Questo coraggio agisce in forma sottomessa, ha a che fare con la profondità dell’umano che è in noi, a cui è perfino difficile dare una spiegazione. Non ci sono parole che spiegano come quell’impulso ad agire, nonostante tutto, avvenga in individui che di colpo sentono di dover compiere un gesto per loro improvvisamente “necessario”. Antigone, che, nonostante il divieto della legge di Creonte, va a seppellire il corpo del fratello, pagando con la morte quella trasgressione, è l’esempio archetipico di questa forma di coraggio. «Ci sono leggi non scritte, inviolabili, che esistono da sempre, e nessuno sa dove attinsero splendore». «È questo splendore di cui parla Antigone – spiega Baliani – quello che vado cercando in questo spettacolo, quel nocciolo luminoso che trasforma un’esistenza intera in un atto esemplare, ma silenzioso, luminoso ma vissuto nell’ombra, nel pudore, nella pura necessità del dover agire. Andrò alla ricerca di cinque narrazioni, cinque situazioni estreme, dove far illuminare cinque esistenze, che, grazie al racconto, divengono, in quel luogo effimero e potente che è la scena teatrale, cinque testimonianze di taciturno coraggio. Una struttura drammaturgica semplice, parole e musica che si intrecciano per restituire la semplicità scandalosa di quegli umani atti di coraggio silenzioso».

E il Museo di Ulassai, scrigno delle opere di Maria Lai, alle 21.30 vedrà protagoniste l’interpretazione di Pierpaolo Piludu e le musiche live di Paolo Fresu in “Laribiancos”, produzione storica di Cada Die Teatro, tratta dal romanzo “Quelli dalle labbra bianche” di Francesco Masala. Lo spettacolo, adattato per il palcoscenico dallo stesso Piludu, sotto la regia di Giancarlo Biffi, è impreziosito dalle musiche originali di Fresu (disegno luci di Giovanni Schirru e suono di Giampietro Guttuso e Matteo Sanna).
“Quelli dalle labbra bianche”, pubblicato per la prima volta nel 1962, è un capitolo importante della letteratura sarda. Al centro del romanzo di Francesco “Cicitu” Masala il villaggio di Arasolè, con le sue storie dolorose legate alla tragedia della seconda guerra mondiale sul fronte russo. Ad Arasolè, un giorno, il campanaro Daniele Mele – la voce narrante delle memorie del villaggio – chiama a raccolta il paese per rendere omaggio, dopo vent’anni, ai caduti in guerra. Mele è l’unico superstite fra i dieci compaesani che partirono per la Russia verso l’impresa più ardua della loro vita, in una trincea in mezzo alla pianura russa ghiacciata, una disastrosa avventura dal tragico epilogo. Ad Arasolè erano ‘quelli dalle labbra bianche’, sos laribiancos, i poveri, i ‘vinti’.
«Li chiamavano ‘sos laribiancos’, ‘quelli dalle labbra bianche’: era il segno distintivo, inconfondibile, dei poveri di Arasolè, un paesino della Sardegna, ai confini con le foreste del Goceano – scrive Pierpaolo Piludu -. Sos laribiancos si riconoscevano subito: mangiavano poca carne, pochi carboidrati, poche proteine… mangiavano troppo poco. Lo spettacolo nasce da un profondo interesse e dall’alta considerazione per l’opera di Francesco Masala. In diverse occasioni il poeta-scrittore di Nughedu San Nicolò mi ha manifestato il desiderio di vedere in scena il testo teatrale Sos laribiancos, nella versione sardo logudorese. ‘… e se invece di una messa in scena fedele, provassi a narrare la vicenda?’. E’ nato così un racconto che si rifà sia al romanzo Quelli dalle labbra bianche che ad altre opere di Masala dove compaiono a più riprese Culubiancu, Mammutone, Tric Trac e gli altri laribiancos di Arasolè partiti in un pomeriggio di sole del 1940, sopra un carro bestiame, per andare a fare la guerra. Dove possibile ho cercato di lasciare inalterata la suggestione poetica delle parole dell’autore. Allo stesso tempo, spero con il giusto rispetto, ho dovuto scegliere, aggiungere, assemblare, tradire.»

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Prosegue a ritmi serrati il cammino della ventesima edizione del “Festival dei tacchi”, con la guida sicura di Cada Die Teatro. Domani, domenica 4 agosto, alle 11.00, nella Biblioteca comunale di Jerzu Marco Baliani sarà impegnato nel secondo dei suoi Incontri: ogni volta che si racconta una storia, parte prima.

In serata la Stazione Dell’Arte di Ulassai accoglie alle 19.00 Giancarlo Biffi, che, accompagnato dalle sonorità multiple della chitarra di Paolo Angeli, porterà in scena ROSMARINO, MA TU MI VUOI?, nuova produzione di Cada Die Teatro. Il direttore artistico del Festival dei Tacchi racconterà la storia tratta dall’omonimo suo libro, il quinto della serie dedicata al gufo Rosmarino (disegno luci di Emiliano Biffi, suono di Matteo Sanna). Una tenera storia d’amore e gelosia fraterna per piccoli lettori, narrata per immagini dalle tavole di Valeria Valenza. “Cosa succede nella famiglia di Gufo Rosmarino, se da un uovo di cioccolato salta fuori un cagnolino? Brillo, occhioni neri e splendenti, sembra piacere a tutti ma non a Rosmarino. Da dove viene? E chi è la sua mamma? “Mamma gufo non può essere… Lei è la nostra!”. Che rabbia, meglio scappare piuttosto che stare nel nido assieme a quel rubamamma…”, così Giancarlo Biffi nelle sue note. E ancora: «Una nuova avventura per Gufo Rosmarino, un’altra prova che la vita gli riserva lungo il sentiero dello stare al mondo, nella difficoltà del crescere. Rosmarino è il gufetto che tutti vorremmo per amico, il fratellino coraggioso che riesce a trasformare ogni difficoltà in una formidabile occasione di avventura. Rosmarino ha la saggezza spavalda dei piccoli nel mondo dei grandi, vede le cose con gli occhi della semplicità e per questo riesce a trovare la soluzione giusta ad ogni problema. In questa nuova avventura accade che un giorno nel nido della famiglia dei gufi giunga un nuovo venuto e che il nuovo venuto si metta a chiamare mamma la madre dei fratellini gufetti e che la cosa, a un gufetto seppur simpatico e coraggioso come Rosmarino, non vada per niente bene… Mamma gufo alla fine ritroverà suo figlio Rosmarino, dopo averlo perduto lo riporterà al nido, al centro del cuore».

Alle 21.30 sbarcherà alla Stazione dell’Arte di Ulassai Gardi Hutter, svizzera, ritenuta la clown più celebre del mondo, che dal 1981 gira mezzo globo con il suo teatro clownesco (ha raggiunto a oggi le 3.600 rappresentazioni in ben 33 paesi). Al Festival porterà La Sarta (chiaro il riferimento, non casuale, all’arte, ai “fili”, di Maria Lai), che si avvale della messa in scena di Michael Vogel (di Familie Flöz, nota compagnia teatrale berlinese), della musica di Franui (suono: Dirk Schröder; video: Andreas Dihm; scenografia: Urs Moesch/Fausto Milani; luci: Reinhard Hubert; spalla: Ferruccio Cainero).

Il mondo della protagonista è il tavolo della sartoria. Sbirciando tra gli occhielli si intravede la stoffa di mille racconti. Tra bambole di pezza e manichini danzanti, Gardi Hutter cuce la trama dello spettacolo senza risparmiare sforbiciate e cattiverie. Nella scatola da cucito si aprono abissi e con così tanti rocchetti perfino il destino può perdere il filo… Gardi Hutter e Michael Vogel creano un pezzo teatrale sulla finitezza dell’essere e l’infinito del gioco. Al di fuori del tempo.

La Hutter si è formata all’Accademia di Teatro a Zurigo. Nei suoi spettacoli quasi privi di parole crea dei piccoli universi assurdi in cui i suoi personaggi combattono con coraggio – ma invano – alla ricerca della felicità. La loro situazione tragicomica viene esposta in modo spietato e crudele, creando però nel pubblico il massimo del divertimento. I suoi luoghi di recitazione sono i più disparati: dai teatri stabili alle ex-fabbriche, da grandi palchi ai centri culturali, dai festival alle favelas.

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Dal 2 all’8 agosto i comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo diventeranno ancora palcoscenico per il 20° Festival dei Tacchi, evento internazionale che sposa teatro e arte con ambiente, paesaggio, tradizioni, enogastronomia, sviluppo del territorio e del turismo locale all’insegna dell’ecosostenibilità.

Ricco e denso di appuntamenti il cartellone: 36 artisti, 18 spettacoli dislocati fra 8 palcoscenici, una prima nazionale. E poi laboratori, esiti scenici, presentazioni di libri, tavole rotonde, incontri dedicati alla drammaturgia. Un programma dai numeri significativi, accompagnato dalla stretta collaborazione, ormai da tempo consolidata, con la Cantina Antichi Poderi di Jerzu e la Stazione dell’Arte di Ulassai (nel segno indelebile, e inconfondibile, del ricordo di Maria Lai), insostituibili location, e con associazioni e operatori turistici del territorio.

«Vent’anni in corsa con il tempo, vent’anni d’incontri, abbracci, azioni, per un teatro che prosegue nella sua missione di proposta e rinnovamento: in ogni luogo, in qualsiasi situazione, per ciascun singolo spettatore», dice Giancarlo Biffi, direttore artistico del Festival e di Cada Die. Che continua e sottolinea: «Vent’anni e non sentirli, per un Festival dei Tacchi che dispiegandosi nel tempo e nello spazio seguita permanentemente a operare nell’intimità dell’animo, aprendosi ai panorami dei suoi ambienti, sia naturali che sociali. Jerzu, Ulassai, Gairo non sono solo tre paesi lungo una strada, ma soprattutto il segno di una resistenza caparbia all’omologazione, nella ricerca coraggiosa e caparbia di una propria specificità».

Attori, e autori, del calibro di Max Paiella, Marco Baliani, Giuliana Musso, Ascanio Celestini, Luigi D’Elia, Gardi Hutter, considerata la clown più celebre del mondo, i “padroni di casa” di Cada Die Teatro, musicisti come Paolo Fresu e Paolo Angeli: sono solo alcune delle presenze che daranno lustro alla ventesima edizione del Festival dei Tacchi.

«L’Ogliastra dei Teatri e dei Tacchi come laboratorio d’arte e cultura, in dialettica tra avanguardia e tradizione, ambiente e comunità. Un grande cantiere artistico dove è possibile provare a rappresentare, prendendo ispirazione da tutto ciò che vi danza attorno, un teatro per l’oggi – spiega ancora Giancarlo Biffi -. Il locale che si confronta con il mondiale, preservando la sua forte caratterizzazione particolare. Non il semplice subire discorsi, leggi, modalità centrifugate da altri in altri contesti ma la forza e l’esigenza di essere voce ascoltata nel concerto artistico internazionale. Un teatro femmina, accogliente e generante, in perseverante ricerca di confronto: tra il basso e l’alto, lo sperimentale e il popolare, i paesaggi e la gente che li abita.»

 

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Festival dei Tacchi, ventesima edizione. Raggiunge un traguardo importante la rassegna storicamente organizzata in Ogliastra da Cada Die Teatro. Da venerdì 2 fino all’8 agosto i comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo diventerano ancora palcoscenico per il Festival internazionale che sposa teatro e arte con ambiente, paesaggio, tradizioni, sviluppo del territorio e del turismo locale.

Il ricco cartellone dell’edizione 2019 (già illustrato a Cagliari nello scorso maggio) viene presentato ancora, a ridosso dell’inizio del festival, mercoledì 31 luglio, alle 11.00, alla stazione dell’Arte di Ulassai. All’incontro con la stampa interverranno il direttore artistico del festival, Giancarlo Biffi, e i rappresentanti delle amministrazioni comunali coinvolte: il sindaco di Jerzu, Carlo Lai, l’assessore alla Cultura del comune di Jerzu, Fabrizio Contu, il sindaco di Ulassai, Gian Luigi Serra, il vicesindaco di Gairo, Sergio Lorrai. Parteciperanno, inoltre, il direttore artistico della Stazione dell’Arte di Ulassai, Davide Mariani, ed il presidente della Cantina Antichi Poderi di Jerzu, Marcello Usala.  Saranno presenti anche alcuni partecipanti al laboratorio “Per un teatro di comunità”, condotto da Mauro Mou, in corso a Jerzu, e i rappresentanti delle Pro loco di Jerzu e Ulassai.