24 April, 2024
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Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sull’intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna, il disegno di legge della Giunta regionale sul piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN e ha approvato la proposta di legge sulle modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti). Il Consiglio ha poi esaminato due mozioni sulla riduzione dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli, poi ricomprese in un ordine del giorno unitario sulla riduzione dell’esenzioni Imu, approvato all’unanimità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge della Giunta regionale che prevede un intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna. Il presidente ha aperto la discussione generale.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato in apertura che «non è facile parlare con le donne chiuse nella miniera di Igea, espressione di una lotta che si protrae da tempo in cui i lavoratori pagano responsabilità della politica in senso lato». Truzzu è stato critico sulla proposta della Giunta: «Stiamo ancora una volta illudendo le persone perché con questo strumento non risolveremo il problema e stiamo operando senza il necessario coraggio». In concreto, il consigliere si è dichiarato molto perplesso sulla natura del fondo di rotazione per i dipendenti delle società partecipate «che vorrebbe dire che un soggetto anticipa e uno restituisce ma questo passaggio non è chiaro, perché non è pensabile che sia la stessa Igea che non riesce a pagare gli stipendi». «Sarebbe stato più giusto – ha concluso – attivare l’agenzia delle bonifiche e farla funzionare, senza dimenticare che esiste il rischio che il fondo si possa configurare come potenziale aiuto di Stato, esponendo la Regione a possibili sanzioni».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «il problema di Igea richiama quello più generale delle bonifiche di Sulcis e dei siti minerari di tutta la Sardegna». Abbiamo di fronte un quadro, ha proseguito Locci, «in cui c’è da un lato una convenzione con la Regione che non è stata applicata e dall’altro una società decotta con grandissime difficoltà finanziarie e gestionali: stiamo provando a mettere una toppa per pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori in un clima tensione emotiva molto forte». E’ importante perciò, ha concluso, «che non si colga questa occasione per le solite recriminazioni, privilegiando invece azioni chiare per rilanciare la società e mettere finalmente la parola fine alle pastoie burocratiche che stanno ostacolando l’attività di questa ed altre società».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito il tema in discussione “complesso” e ha evidenziato come le ultime due giunte regionali non siano riuscite a trovare una soluzione definitiva alla questione che riguarda le società partecipate interamente dalla Regione, le cosiddette società in house, come è l’Igea.

L’esponente della minoranza ha spiegato che la struttura societaria in house non agevola la ricerca di una soluzione definitiva e ha auspicato una riforma complessiva dell’Igea per garantire, primi tra tutti, i lavoratori. Alessandra Zedda ha quindi preannunciato il voto favorevole al disegno di legge approvato dalla Giunta e arrivato all’esame dell’Aula con la corsia preferenziale, garantita dall’articolo 102 del vigente regolamento interno del Consiglio regionale.

L’ex assessore dell’Industria prima e della Programmazione poi, della Giunta Cappellacci, non ha nascosto perplessità in ordine ai meccanismi di rimborso ma ha affermato che i contenuti del provvedimento sono sostanzialmente condivisibili. Alessandra Zedda ha concluso offrendo la disponibilità a procedere per una soluzione definitiva del problema che della società Igea.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha dichiarato in apertura l’assenso del suo gruppo al provvedimento e ha compiuto alcune precisazioni sulla gestione dell’Igea. L’esponente della minoranza ha ricordato che nel 2009 si è proceduto con la nomina di Battista Zurru per sanare un buco in bilancio di circa 14 milioni di euro e nel 2013 – ha spiegato Oppi – è stato approvato il consuntivo 2012 che si è chiuso con 2 milioni di sbilancio. «Il presidente Zurru – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – ha lasciato con due mesi di stipendi arretrati mentre col commissario gli stipendi non pagati sono diventati sei».

L’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci ha quindi denunciato “atteggiamenti di scarsa collaborazione” nei confronti di Igea da parte dei funzionari dell’assessorato dell’Industria ed in particolare di quelli del settore “miniere”.

Oppi nell’auspicare una soluzione definitiva al problema Igea, ha rimarcato l’inopportunità di procedere con la società in house («sarebbe meglio una trasformazione in agenzia») ed ha proposto, nell’ottica di un risparmio nei costi di gestione, di fare ricorso all’esodo di 40 lavoratori che insieme con 20 nuove assunzioni, a giudizio di Oppi, comporterebbero un risparmio sul costo del personale di circa 3.5 milioni di euro nell’arco di un triennio.

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha sottolineato la necessità di ripensare a un programma di riconversione dei siti minerari. «In altre zone dell’Isola come Lula – ha detto Arbau – si pensa alla tutela delle miniere come patrimonio dell’umanità, si vuole lavora per costruire un sistema che funzioni e produca reddito e sia in grado di stare sul mercato». L’esponente della maggioranza ha poi invitato l’opposizione a tener conto della situazione di emergenza in cui si trovano oggi i lavoratori dell’Igea, ormai senza stipendio da mesi. «Abbiamo a che fare con una situazione molto delicata – ha proseguito Arbau – è vero che trovare una soluzione complessiva al problema è difficile. Ora l’obiettivo è quello di prenderci tre-quattro mesi, che sono il tempo del concordato, e pagare gli stipendi a persone che si trovano in oggettiva difficoltà».

Secondo Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, occorre pensare da subito a una nuova politica industriale per la Sardegna. «Oggi è stata trovata una soluzione per dare risposte ai lavoratori Igea e alle donne che hanno deciso di occupare i pozzi in segno di protesta. Si tratta di un provvedimento tampone che servirà per l’immediato ma che non individua un percorso definitivo per la società partecipata dalla Regione».

Per il consigliere di minoranza è arrivato il momento di avviare una profonda riflessione per tutti gli enti strumentali e le agenzie regionali. «Serve sobrietà in un momento di grave crisi – ha affermato Dedoni – se non siamo capaci di fare questo offriremo il fianco a coloro che propongono l’abolizione delle regioni a statuto speciale come il Presidente della Regione Toscana, Rossi». Il capogruppo dei Riformatori, infine, ha chiesto un intervento forte della politica per mettere mano alle storture dell’apparato burocratico regionale.

Ha poi preso la parola il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha voluto specificare che l’intervento del collega Truzzu  voleva essere «uno stimolo per trovare una soluzione definitiva per questi lavoratori». Fenu ha esortato, quindi, la Giunta a risolvere il problema e ha annunciato il voto favorevole.  Il consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, ha ricordato che proprio lei, nella sua veste di avvocato, aveva sollecitato per Igea l’intervento della Procura della Repubblica, che ha avviato un’inchiesta ancora in corso. Busia ha ricordato che lo stesso ex assessore dell’Industria, Antonello Liori, aveva detto che l’Igea era gestita da incapaci e ha fatto l’esempio di un bando del 2010 per lo smaltimento dell’amianto. Per eseguire quell’operazione, secondo l’esponente della maggioranza, Igea ha speso il doppio di quanto sarebbe stato necessario: circa un milione e 300mila euro contro i 700mila euro necessari. Secondo la Busia le cause sono da cercare nella gestione avvenuta nella scorsa legislatura.

Ha annunciato il suo voto favorevole Fabrizio Anedda (Misto – RCSinistra sarda) «per pagare gli stipendi ai lavoratori di Igea». Per il consigliere c’è un problema da risolvere: Igea è una società che gestisce 200 operai e il committente è la Regione. Secondo Anedda o la Regione non ha dato i soldi alla società o chi gestisce non è in grado, e ha proposto di analizzare la produttività di Igea e affrontare la situazione in maniera definitiva.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) ha ribadito che «si tratta di un intervento straordinario attorno al quale nessuno può fare esercizio di retorica o prendersi meriti forse non dovuti; è necessario fare una analisi delle responsabilità politiche e gestionali e, infatti, di questi aspetti si sta occupando la magistratura, ma ora bisogna dare corso alla soluzione individuata dalla Giunta e dall’assessore». «In questo modo – ha sottolineato – stiamo dando una risposta ai lavoratori da mesi senza stipendio: è vero che si tratta di una soluzione importante ma non definitiva e su questa prospettiva bisogna concentrare i nostri sforzi, senza dimenticare che dietro gli uomini e le donne che lottano in galleria ci sono famiglie che hanno diritto a lavoro, dignità e futuro».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha condiviso le argomentazioni del consigliere Usula. «Il punto centrale – ha sostenuto – è la straordinarietà dell’intervento che arriva dopo l’incontro dei capigruppo con i rappresentanti sindacali di Igea». «La Giunta – ha detto ancora Cocco – ha fatto bene ad individuare la soluzione proposta attraverso il disegno di legge; è il minimo che il Consiglio regionale possa fare, e sotto questo profilo va apprezzata l’azione incisiva del presidente della Giunta per una vicenda ormai diventata di livello nazionale». «Oggi è inutile parlare del passato – ha concluso – anche perché le responsabilità saranno accertate, ma oggi votare questa legge è nostro dovere».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito «una ennesima umiliazione per tutti i sardi assistere alla lotta delle donne barricate dentro le gallerie per difendere diritti sacrosanti, contro una politica dimostratasi incapace di dare una prospettiva ad Igea». «Servono soluzioni definitive – ha spiegato Rubiu – attraverso un meccanismo virtuoso e nuove risorse che possano far ripartire la società per mettere in moto un processo di normalità e di vero rilancio dell’azienda». L’agenzia, ha continuato il consigliere dell’Udc, «può essere una ipotesi solida, Igea e Regione avranno più margini di manovra, vogliamo che Igea abbia un ruolo attivo nelle bonifiche sotto il controllo pubblico perché la Sardegna ne ha bisogno in un quadro di trasparenza». «Piuttosto – ha osservato – il riferimento a passate eredità contenuto nella relazione non è chiaro, la questione non è tornare indietro di quattro anni o quindici anni, perché o siamo tutti colpevoli o tutti innocenti». «Il nostro voto sarà favorevole – ha concluso Rubiu – nonostante le speculazioni».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, in riferimento ad alcuni accenti polemici emersi nel corso della discussione dai banchi dall’opposizione, ha sottolineato come quello varato dalla Giunta sia un provvedimento “semplice” che “mette a disposizione 5 milioni di euro attraverso un fondo di rotazione da pagare con la Sfirs per garantire le retribuzioni arretrate ai lavoratori dell’Igea”.

«Il tutto significa – ha spiegato l’esponente della maggioranza – che chi prima ha gestito l’Igea non lo ha fatto nella maniera dovuta». Pietro Cocco ha inoltre sintetizzato le tappe di Igea, nata nel ’90 per fare le bonifiche e gestire patrimonio e siti minerari nell’Isola. «Igea – ha affermato il capogruppo dei democratici – non ha saputo svolgere i suoi compiti».

Cocco ha anche confermato il ruolo di Igea nel settore delle bonifiche dei siti minerari «che – ha dichiarato – devono essere fatte da una società pubblica.»

Il capogruppo Pd ha quindi rassicurato sulla presentazione di un piano di rilancio dell’Igea e ha ricordato l’esistenza di un piano di esodo per i lavoratori che riguarda 94 lavoratori. Oggi però – ha proseguito Pietro Cocco – diamo una risposta all’emergenza delle retribuzioni non pagate ai lavoratori. «Lo ricordo – ha concluso Cocco – a quei consiglieri che hanno governato per cinque anni e che hanno lasciato in eredità situazioni disastrose».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ribadito la richiesta avanzata dal suo gruppo perché il provvedimento su Igea e Carbosulcis fosse inserito in cima all’ordine del giorno dei lavori in Consiglio regionale.

L’esponente della minoranza ha definito “non risolutive” le disposizioni del Dl 155 pur riconoscendo che rappresentano un primo passo nel verso dei problemi dei lavoratori. «Siamo un’opposizione responsabile – ha dichiarato Pittalis – e non cerchiamo divisioni sulle emergenze del lavoro ma chiediamo che si proceda con un piano industriale adeguato per il rilancio del ruolo e delle funzioni di Igea». Il capogruppo di Fi ha ribadito la necessità di una soluzione definitiva per scongiurare il rischio di nuovi interventi dettati dalle emergenze.

Nella parte conclusiva del suo intervento, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente della Giunta: «Presidente Pigliaru – ha dichiarato Pittalis – sul lavoro, il disagio sociale e il precariato, Forza Italia è al fianco di chi pone in essere iniziative serie per dare risposte ai problemi dei sardi».

Al termine dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Giunta per il parere al disegno di legge.

Pigliaru ha chiarito da subito che la decisione adottata dall’Esecutivo è una soluzione di emergenza per dare una risposta ai lavoratori Igea. «Si tratta di una soluzione pienamente legittima che non sottrae l’azienda ai suoi obblighi – ha detto il capo dell’Esecutivo – è un provvedimento di sostegno al reddito dei singoli lavoratori e non influenza negativamente il principio della libera concorrenza».

Il presidente della Regione ha poi evidenziato “il disordine” in cui si trovano le società partecipate, alcune delle quali create da una cattiva politica al fine della mera gestione del potere che oggi non hanno però nessun ruolo nel mercato.

«I dipendenti Igea non devono pagare questo disordine creato dalla politica – ha affermato Pigliaru – oggi si tratta di risolvere un problema contingente ma importantissimo: consentire ai lavoratori in grande difficoltà di ricevere gli stipendi arretrati». La Giunta in ogni caso lavorerà per consentire a Igea di procedere alle bonifiche dei siti minerari: «Ci sono difficoltà forti che speriamo di poter risolvere – ha assicurato Pigliaru – il nuovo commissario si sta muovendo con molta determinazione per recuperare i ritardi causati da una politica distratta». Il presidente ha poi ringraziato l’opposizione per il contributo dato in Aula e si è detto convinto che con un confronto franco e diretto si possano trovare altre buone soluzioni per la Sardegna.

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula all’unanimità. Subito dopo il Consiglio è passato all’esame dell’articolo 1. Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’art.1 che è stato approvato all’unanimità. Successivamente è stato votato l’articolo 2 e il relativo emendamento aggiuntivo che fissa l’entrata in vigore del provvedimento nel giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Articolo ed emendamento sono passati con 52 voti a favore e uno contrario. Ganau ha quindi messo in votazione il testo integrale della legge che è stato approvato con 52 voti a favore e uno contro.

Il presidente Ganau ha messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il DL 154 (Giunta regionale) “Piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN)”. Il presidente ha aperto la discussione generale e ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel). Il consigliere ha affermato “che o si sta dalla parte del lavoro o non ci si sta”. Pizzuto ha ricordato che «abbiamo ereditato una situazione del mondo del lavoro, attinente ai finanziamenti della Regione, disastroso». E ha ricordato l’intervento dell’attuale Giunta per risollevare le sorti dei lavoratori di Igea, con il Dl appena approvato, di Alcoa (oggi recuperata) e della Carbosulcis con un percorso  di chiusura che dà sicurezza ai lavoratori. Pizzuto ha annunciato che il gruppo di Sel sosterrà le due proposte e si impegnerà a dare risposte ai lavoratori.  

L’ex assessore dell’Industria, Alessandra Zedda (FI), ha evidenziato che «quando bisogna dare risposte ai lavoratori noi non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, ma non abbiamo invece goduto dello stesso atteggiamento da parte dell’opposizione nella scorsa legislatura». Zedda ha ripercorso le tappe che hanno portata alla crisi della Carbosulcis, ricordando che il problema arriva da lontano, e ha imputato responsabilità alla Regione, ma anche allo Stato.  Zedda ha annunciato il voto favorevole per una «norma dovuta», che eviterà alla Regione di incorrere nella procedura di infrazione dell’Europa e consentirà di sostenere fino al 2027 tantissimi lavoratori e le loro famiglie. Zedda ha esortato il presidente della Regione a cercare di ottenere il maggior numero di finanziamenti possibili dallo Stato da destinare al rilancio del territorio del Sulcis Iglesiente.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che con il provvedimento in esame «inizia un percorso giusto in continuità con un cammino avviato alcuni anni fa, nell’ambito di un progetto di chiusura programmata condiviso fra lavoratori, sindacati e Regione ed Unione europea». Si chiude un pezzo della storia industriale della Sardegna, ha ricordato Locci, «ma oggi non avevamo soluzioni diverse; confermiamo quindi il sostegno a questa legge raccomandando che non sia una soluzione temporanea ma si rafforzi nel tempo con una prospettiva forte già a partire, per quanto riguarda la Regione, dalla prossima finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, rivolgendosi al consigliere Pizzuto, ha affermato che «il ragionamento politico è un divenire, democrazia significa aprirsi alla partecipazione del popolo sia su scelte economiche che istituzionali, in un percorso spesso non omogeneo segnato da grandi difficoltà». Le politiche del settore minerario in Sardegna, ha aggiunto Dedoni, «sono state inadeguate e poco partecipate, segno che la politica e la classe dirigente non riescono a mettersi in sintonia con la gente; bisogna recuperare una sensibilità nuova capace di offrire più fatti e meno parole».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «stiamo chiudendo l’ultima miniera di carbone d’Italia è non si tratta  di una questione romantica, perché nel tempo ci sono state responsabilità oggettive che hanno portato a questo risultato». «La vicenda della miniera di Nuraxi Figus – ha detto ancora Cocco – poteva andare diversamente con scelte più coraggiose anche industriali e tecniche ma ora siamo di fronte ad una scelta obbligata: piuttosto, dobbiamo concentrare il nostro impegno sulla creazione di un polo tecnologico sostenibile da punto di vista ambientale, sui diversi passaggi che accompagneranno questo processo, dalla chiusura nel 2018 fino al completamento dei piani di bonifica nel 2027». Ci sono insomma molte idee da mettere in campo, ha concluso il capogruppo del Pd, «e la Regione ha un ruolo importantissimo che dovrà esercitare con grande attenzione e competenza anche nelle scelte che riguarderanno il management della società, perché non ci possono essere uomini per tutte le stagioni».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al presidente della Giunta. Il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato in apertura del suo intervento l’importanza del Dl 154 che fa parte – ha spiegato il capo dell’Esecutivo – del piano Carbosulcis. «Facciamo la nostra parte – ha dichiarato il presidente della Regione – e creiamo le condizioni perché il percorso di chiusura delle attività della miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis Spa (così come richiesto dalla Commissione Europea) avvenga con il minor danno possibile per i lavoratori».

Pigliaru ha quindi confermato la volontà di procedere così come concordato nell’apposito piano ed ha annunciato l’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, in programma domani (giovedì 4 dicembre) a Cagliari sui temi dell’Igea, Piano Sulcis e sulle altre vertenze aperte in Sardegna.

A conclusione delle dichiarazioni del presidente della Giunta, il presidente del Consiglio ha concesso la parola per le dichiarazioni di voto ai consiglieri Pizzuto (Sel), Truzzu (Fdi-Sardegna), Rubiu (Udc) e Arbau (La Base-Sardegna Vera) che hanno dichiarato voto favorevole al Dl 154.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è proceduto, dunque, con la votazione dell’articolo 1) “Approvazione  del Piano di chiusura della miniera di Nuraxi Figus” che è stato approvato con votazione elettronica (52 presenti, 51 votanti e 51 voti favorevoli), quindi dell’articolo 2) “Copertura finanziaria” che è stato approvato con 51 votanti e 51 voti favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 1, presentato da tutti i capigruppo del Consiglio (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che così recita: “La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras)”. L’Aula ha dato il via libera all’unanimità (51 votanti e 51 favorevoli) all’emendamento aggiuntivo all’articolo 2 e sempre con votazione unanime sono stati approvati gli allegati A) e B) al testo di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la votazione finale ed ha proclamato l’approvazione del Dl 154 con 51 votanti e 51 voti a favore.  (am)

Successivamente il Consiglio è passato all’esame della proposta di legge n. 139/B “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti)”.

Il testo introduce alcuni correttivi alla legge approvata nei mesi scorsi e impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale perché ritenuta contrastante con le norme europee sulla libera circolazione delle merci e sulla libera concorrenza.  Il primo firmatario Luigi Lotto, presidente della Commissione Attività Produttive, ha spiegato l’obiettivo primario della legge n.16/2014:  creare un marchio di qualità per la valorizzazione dei prodotti sardi. «Quella legge era stata licenziata all’unanimità dal Consiglio – ha ricordato Lotto – la Giunta aveva impostato una procedura presso l’Unione Europea per l’approvazione del marchio di qualità. Il Governo ha impugnato la legge contestando l’iniziativa perché andrebbe contro le normative europee sulla libera concorrenza. Noi abbiamo voluto creare un marchio che valorizzasse sistemi produttivi certificati per promuovere valori e tradizioni del mondo agricolo sardo». Il presidente della Quinta Commissione ha poi ricordato all’Aula che in Italia altre regioni si sono dotate di un marchio di qualità. Alcuni progetti sono andati in porto, altri hanno subito le contestazioni del Governo. «Non sono in grado di sapere quale sarà il destino finale della nostra legge – ha affermato Lotto – c’è però una scelta politica di fondo fatta dal Consiglio all’unanimità per porre le basi che consentano al mondo agricolo sardo di creare sviluppo economico». Lotto ha poi spiegato che con la proposta in discussione saranno corretti solo alcuni passaggi obiettivamente suscettibili di rilievi, mentre sarà mantenuto l’impianto della legge 16 e difesa l’idea della Regione di creare un marchio di qualità per valorizzare i propri prodotti tipici. “Ad altre Regioni è stato consentito – ha proseguito Lotto – come Regione Autonoma non possiamo accettare supinamente che il Governo e la Corte lascino in piedi le leggi di altre regioni cassando la nostra». In mattinata la Quinta Commissione aveva respinto la proposta del presidente del Gruppo “Sardegna” Modesto Fenu che chiedeva di non procedere ad alcuna modifica della legge regionale n.16 impugnata dal Governo. «Abbiamo deciso in sintonia con gli uffici di procedere ad alcune modifiche senza rinunciare all’impianto di fondo – ha concluso Lotto – siamo convinti che la creazione del marchio di qualità per i prodotti sardi sia un’operazione pienamente legittima».

Ha poi preso la parola il leader dell’Uds Mario Floris che ha chiesto di ritirare la sua firma dal progetto di legge. «Pensavo che ci fossero state delle interlocuzioni con il Governo nazionale – ha detto l’ex presidente della Regione – questa proposta introduce invece delle modifiche per i rilievi del governo. Fino a questo momento abbiamo difeso la nostra specialità con ricorsi e contestazioni, ora ci stiamo rimangiando tutto». Floris ha poi invitato Giunta e Consiglio a riappropriarsi del ruolo di capofila tra le regioni a statuto speciale: «Oggi ci adagiamo sulle decisioni di altri – ha affermato Floris – eppure la Sardegna è stata la prima regione al mondo a dotarsi di un testo unico sull’agricoltura». Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento sollecitando una difesa più forte delle tipicità sarde in modo da evitare l’invasione dei prodotti provenienti dall’estero.

Il presidente ha poi dato la parola al vice presidente della commissione Attività produttive, Luigi Crisponi (Riformatori sardi), il quale ha evidenziato il lavoro fatto dal parlamentino nell’analisi delle richieste fatte dal governo. Crisponi si è detto dispiaciuto nel rinunciare a parti importanti della legge, approvata ad agosto, come il contrassegno, la dicitura prodotto in Sardegna e sulle sanzioni, «ma dobbiamo soggiacere» a causa dei regolamenti comunitari. Il consigliere ha ricordato che la Regione Sardegna ha passato, però, indenne il controllo dell’Unione europea sul marchio di qualità e di origine dell’artigianato di qualità della Sardegna, utilizzando il marchio Isola. «Questo impone una riflessione della commissione». Crisponi ha concluso dichiarando «inevitabile assicurare, per adesso, il voto favorevole».

Per Mario Tendas (Pd) probabilmente c’è stato qualche errore a livello procedurale sul marchio collettivo di qualità. Il consigliere ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale 66/13 relativamente ai marchi di qualità regionali in cui viene affermato che “introdurre un marchio «regionale» di qualità può indurre il consumatore a preferire prodotti contrassegnati da tale marchio rispetto ad altri similari, producendo, quantomeno indirettamente o in potenza, effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci”. Tendas ha ricordato anche l’esperienza della Puglia, che ha allargato l’utilizzo del marchio ai soggetti operanti nell’Unione europea che rispettino determinati principi di qualità. Un’iniziativa, secondo l’esponente della maggioranza, da approfondire in Commissione. Il consigliere del Pd ha esortato l’Aula ad approvare la legge che «consente di salvare il salvabile».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia)  si è detto dispiaciuto del fatto che «la legge sia sotto lo schiaffo dell’avvocatura dello Stato pur essendo il frutto di un lavoro importante cui hanno contribuito maggioranza e opposizione». Con le modifiche che stiamo apportando, ha continuato Tedde, «si è deciso di salvare il bambino buttando l’acqua che comunque non è sporca ed è evidente che da parte del Governo c’è stato un eccesso di zelo: dal punto di vista tecnico stiamo facendo una operazione abbastanza marginale ma sul piano politico va denunciato l’atteggiamento del Governo che si concentra su atti formali e non guarda alla sostanza, dato che la legge non vuole violare i principi della libera concorrenza ma richiamare l’attenzione dei consumatori sul nostro marchio di qualità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha operato una distinzione. Da una parte, ha sostenuto, «c’è un percorso di tecnica legislativa che porta al rispetto delle norme sovra ordinate nazionali ed europee ma, dall’altro, c’è poi un aspetto che riguarda la politica su cui c’è molto da dire». Il nostro obiettivo, ha spiegato, «è quello di promuovere la qualità dei nostri prodotti; in altre parole mangia sardo e compra sardo lo possiamo e lo dobbiamo dire, vogliamo avere uno strumento di promozione forte ed efficace e per questo abbiamo due strade, prodotti con marchio di qualità più un marchio qualità Sardegna che verrà regolato dai disciplinari di produzione delle varie filiere».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera), in apertura, ha espresso dispiacere per la posizione del consigliere Floris che ha ritirato firma, «fermo restando che rilievi del Governo non sono del tutto condivisibili soprattutto in materia di concorrenza sleale». La politica, però, ha continuato Manca, «è mediazione, il legislatore deve governare il territorio con norme che consentano agli operatori economici di lavorare con dignità e non ci possiamo arroccare sulle nostre posizioni». Oggi, ha detto ancora, «dobbiamo salvaguardare l’impianto della legge e lavorare sui marchi di qualità, utilizzando anche il meglio di altre esperienze con riferimento a marchi di società private». Forse non è la migliore legge possibile, ha concluso il consigliere, «ma è l’inizio di una strada nuova che ci può portare a risultati migliori nel futuro, un segnale che inverte la tendenza e che si potrà ulteriormente consolidare con la programmazione dei fondi Por 2014 – 2020 che consentiranno di intervenire positivamente sulle nostre filiere».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’approvazione della legge n. 16 dello scorso 7 agosto “una bella pagina della Legislatura” e un “buon esercizio di un pezzo di quella sovranità tanto sbandierata”. Carta ha quindi dichiarato di considerare “un attacco alla Sardegna” la decisione del governo di impugnare la legge 16 dinanzi alla Corte costituzionale, perché – ha aggiunto il consigliere della minoranza – la potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste è garantita dall’articolo 3 dello Statuto di Autonomia. «Ma Renzi – ha attaccato  il rappresentante sardista – della nostra Specialità se ne frega e non si può dunque accettare la decisione del governo procedendo con l’approvazione del Dl 139».

A giudizio di Carta, il Consiglio regionale non deve infatti modificare il testo della legge 7 agosto 2014 sul marchio dei prodotti agroalimentari ma “andare fino in fondo, fino al giudizio dinanzi della Corte costituzionale”. «Conduciamo la nostra battaglia per difendere la nostra specialità oppure saremo complici del governo nazionale», ha insistito Angelo Carta, che si è rivolto alla componente indipendentista e sovranista della coalizione del centrosinistra, perché incalzino la maggioranza per un’azione più coraggiosa e incisiva.

Il consigliere del Psd’Az ha concluso annunciando il ritiro della firma al Dl 139 ed ha preannunciato il voto contrario al testo che modifica la legge 16 approvata in Consiglio lo scorso 7 agosto.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ribadito l’opportunità di procedere con l’approvazione del Dl 139 che – a giudizio del presidente della Quinta commissione –modifica quelle parti della legge 16/2014 che sono a rischio di bocciatura dinanzi alla Corte costituzionale. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Lotto – è salvaguardare la possibilità per la Regione di gestire il proprio marchio attraverso gli appositi disciplinari di produzione».

Luigi Lotto si è detto sicuro che senza le modifiche contenute nel Dl 139 la legge, che istituisce il marchio Sardegna, per i prodotti dell’agroalimentare sarà bocciata dalla Corte costituzionale. (am)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha difeso l’impianto della legge n.16. «Quel testo per il quale oggi si presenta una proposta di modifica – ha detto Rubiu – era una legge condivisa, la sintesi perfetta delle proposte di maggioranza e opposizione. Per questo siamo contrari ai correttivi».  Rubiu ha poi chiesto all’Aula di prendere in considerazione l’emendamento alla legge presentato insieme al consigliere Modesto Fenu con il quale si affida la gestione del marchio ad un soggetto terzo di diritto privato. «In questo modo si difenderebbero i nostri prodotti tipici e si impedirebbe ad aziende non sarde di produrre e commercializzare con il marchio Sardegna». Rubiu ha quindi annunciato il proprio voto contrario in caso di mancato accoglimento dell’emendamento proposto.

Efisio Arbau, presidente del Gruppo “Sardegna Vera” ha sottolineato il nuovo spirito identitario presente in Sardegna da cui è nata l’esigenza di creare un marchio di qualità. «Questo – ha detto Arbau – sta consentendo a molte aziende di presentarsi con orgoglio nei mercati nazionali ed internazionali. Oggi però c’è l’esigenza di portare a casa un risultato positivo». Arbau ha messo in evidenza l’obbligo del legislatore di individuare strumenti e iniziative buone per tutti. «Gli strumenti da noi votati – ha proseguito il capogruppo di Sardegna Vera – sono stati ritenuti illegittimi dal Governo. Oggi abbiamo il dovere di fare i buoni legislatori e ottenere il miglior risultato possibile».

Rivolgendosi al consigliere Mario Floris, Arbau ha chiesto se si vuole davvero fare una battaglia per la creazione dello Stato sardo. «Noi siamo pronti a sostenere questa battaglia – ha concluso Arbau – altrimenti sventolare la bandierina solo sul dettaglio ci porta a prendere schiaffi dalla Corte Costituzionale». (Psp)

Il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, ha affermato di essere dispiaciuto nel sentire consiglieri che paragonano la Sardegna a regioni come la Puglia non a Statuto speciale. «Noi siamo chiamati qui oggi non per assecondare quello che ci viene chiesto dal Governo ma per difendere l’autonomia, i diritti e le aspettative delle aziende agroalimentari sarde». Fenu ha ricordato che «il divario tra le esportazioni e importazioni ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro», e che se si riuscisse a incidere almeno del 40 per cento si porterebbe un incremento di fatturato per le nostre aziende di oltre un miliardo di euro.

L’avvocatura dello Stato ci offende, ha affermato, perché hanno utilizzato diversi comportamenti con altre regioni non sono state e perché chiunque così potrà avere il marchio. «E non è un caso che ci chiedono di inserire il regolamento 207 del 2009» ha aggiunto Fenu, «significa che noi non possiamo intervenire neanche con i disciplinari di produzione». Per l’esponente della minoranza bisogna approvare un testo che difenda la Sardegna e gli interessi delle aziende sarde e non comportarci sempre come una colonia. Fenu ha ricordato che il Regolamento CE 1169 del 2013 non solo non impedisce di creare il marchio, «ma ce lo chiede». «Non è possibile che dobbiamo sempre essere figli di un Dio minore. Non è possibile accettarlo. Non posso votare questa legge», ha concluso Fenu.

Emilio Usula (Rossomori), capogruppo di Soberania e Indipendentzia, ha annunciato: «Voterò a favore di questa legge anche con un po’ di mal di pancia. Tutte le strade che portano alla promozione dei nostri prodotti devono essere percorse. La legge approvata all’unanimità ad agosto – ha continuato – va vista in questa direzione e l’impugnazione del Governo dimostra che stiamo andando nella direzione giusta». Usula ha affermato che la Roma ci sono forze che rispondono agli interessi della grande distribuzione che si vede minacciata da questo tipo di legge. «Dobbiamo difendere il nostro prodotto agricolo sardo e con i disciplinari saremo in grado di farlo». (eln)

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, a nome della Giunta, ha affermato che «le modifiche proposte sono corrette e vanno sostenute, perché affermano la volontà della Sardegna di sostenere i suoi prodotti, decisione fortemente attesa dagli operatori del settore che punta a distinguere il prodotto sardo e difenderlo da una concorrenza molto aggressiva». L’impugnativa del Governo, ha precisato, «punta ad interrompere questo cammino virtuoso; per il futuro, comunque, niente ci vieta di effettuare interventi successivi per connotare meglio i nostri prodotti attraverso l’iniziativa delle imprese private, oggi dobbiamo andare avanti nella tutela della nostra agricoltura».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che l’Aula ha approvato. Successivamente, il Consiglio ha approvato l’art.1 (36 favorevoli, 4 contrari), l’art. 2 (36 favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti) e l’art. 3 (35 favorevoli e 4 contrari).

Nella discussione generale dell’art.4 sono intervenuti i consiglieri Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca), Luigi Lotto e Roberto Deriu (Pd).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha sottolineato che, con l’articolo in esame, «si cancella la concessione esclusiva del marchio ad imprese che hanno sede in Sardegna, quindi si dà la possibilità ad imprese del territorio nazionale di confezionare nostri prodotti ottenendo per giunta il nostro marchio, distorsione che non è possibile correggere con i disciplinari».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «quando venne introdotta questa modifica lo si fece per difendere la visione unitaria della legge, superando i rilievi degli uffici che avevano avvertito sulla possibilità di una censura; il cuore della legge è l’art.22, che prevede l’obbligo di indicare il luogo in cui i prodotti vengono confezionati in base a precisi disciplinari dove vengono, al consumatore la scelta finale, a noi il compito di dare valore a questo aspetto della legge».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «la mente mi porta a sostenere l’approvazione della legge ma il cuore mi porterebbe a sostenere le ragioni dell’autonomia, senza dimenticare che proprio la prima legge della Sardegna venne rimandata indietro dal Governo e la Sardegna la riapprovò». La vera scelta, ha sostenuto, «è invitare i consumatori a orientarsi su prodotti sardi perché si può essere autonomisti credendo nel mercato e nella concorrenza leale: noi, difendendo l’origine del prodotto, facciamo un passo avanti anche se vorremmo fare qualcosa di più, fermo restando che la riflessione politica su come esprimere la nostra autonomia rimane tutta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.4 che è stato approvato con 37voti favorevoli e 4 contrari.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha confermato le critiche alle disposizioni contenute nella Pl 139 ed ha ribadito che le modifiche proposte alle legge regionale n. 16 non tengono conto delle prerogative statutarie in materia di agricoltura e foreste. «A ciò si aggiunga – ha concluso l’esponente della minoranza – che all’articolo 5 della Pl 139 si lascia intendere che i disciplinari di produzione debbano avere una sorta di parare preventivo da parte del ministero».

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare a posto in votazione l’articolo 5 “Modifiche all’articolo 19 (Disciplinare di produzione) della legge regionale n. 16 del 2014” che è stato approvato con 33 voti favorevoli, 11 contrari, su 44 votanti. Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6), al quale è stato presentato l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu), e il presidente del Consiglio ha invitato i presentatori ad indicare la copertura finanziaria. Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) ha indicato l’Upb è specificato che la copertura finanziaria prevista è pari a 50mila euro. Modesto Fenu ha quindi proseguito il suo intervento denunciando che con l’approvazione della Pl 139 di fatto si impedisce la valorizzazione attraverso l’apposito marchio dei prodotti dell’agroalimentare sardo per quelle produzioni con ingrediente principale sardo. Fenu si è detto convinto che al marchio Sardegna possa applicarsi il regolamento Ue 1169/2011 che consente alla Francia di tutelare e valorizzare i prodotti delle produzioni agricole.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato come l’ipotesi del marchio collettivo a gestione privata sia stato in realtà cassato dall’Unione europea nel 2002, in riferimento ad un’iniziativa condotta in tal senso dalla Germania.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha espresso il parere contrario della commissione Quinta e la Giunta, con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere della commissione.

Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) è intervenuto per dichiarazione di voto ed ha invitato il Consiglio a riflettere sul fatto che le modifiche alla legge 16, attraverso quanto previsto nella Pl 139, si tradurranno in una penalizzazione per la Sardegna e avranno come risultato che “i culurgiones prodotti con la fecole di patate olandesi avranno il marchio dei prodotti sardi”.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento Fenu-Rubiu ma ha sottolineato come in sede di discussione in commissione si è dichiarata la disponibilità ad affrontare il tema del marchio collettivo a gestione privata.

Il consigliere del gruppo Soberania&Indipendentzia, Piermario Manca, ha sottolineato la disponibilità al confronto dichiarata in tal senso dall’assessore Falchi.

Il consigliere di Sel, Eugenio Lai, ha evidenziato come il compito principale del Consiglio regionale sia quello di concludere il percorso normativo segnato dalla legge 16 del 7 agosto 2014 e che ha registrato il favore di agricoltori e allevatori in Sardegna.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato il favore alla proposta avanzata da Fenu e Rubiu per il marchio collettivo a gestione privata.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’articolo 6 “Abrogazioni” che è stato approvato con 38 voti a favore e 5 contrari, mentre l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu) non è stato approvato (42 votanti, 11 favorevoli e 31 contrari). Approvato con 40 favorevoli e 3 contrari l’articolo 7 “Entrata in vigore”, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione finale del testo di legge e ne ha quindi proclamato l’approvazione: 43 votanti, 39 favorevoli e 4 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame di due mozioni, una della maggioranza e una dell’opposizione, sulla revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli introdotta dal Governo nazionale. La prima mozione è stata illustrata da Antonio Solinas, presidente della Commissione Urbanistica e primo firmatario del documento.

Solinas ha evidenziato i pericoli del decreto interministeriale n.66/2014, convertito in legge lo scorso 23 giugno, con il quale si cancellano le esenzioni Imu per i terreni agricoli finora assicurate alle aree montane, collinari e svantaggiate lasciandole in vigore solo per i centri situati ad oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. «Se applicato – ha detto Solinas – questo provvedimento metterebbe a rischio le già asfittiche casse dei comuni sardi e impedirebbe di rispettare il principio del pareggio di bilancio».

Secondo il primo firmatario della mozione, la decisione del Governo, oltre a penalizzare i comuni, arrecherebbe un colpo mortale all’intero comparto agricolo della Sardegna. «Per questo – ha concluso Solinas – si chiede l’impegno della Giunta regionale a sostegno del mondo delle campagne e degli enti locali per scongiurare i rischi per i loro bilanci derivanti dalla revisione dalle esenzioni Imu sui terreni agricoli.

Pietro Pittalis (capogruppo Forza Italia Sardegna) ha illustrato la mozione n. 96 di cui è primo firmatario. Non basta approvare un  ordine del giorno – ha detto – bisogna intervenire a livello parlamentare. Il capogruppo di Forza Italia ha detto che l’iniziativa di predisporre un ordine del giorno bipartisan è lodevole  ma non basta. Il problema è far svegliare i parlamentari della Sardegna per far valere le nostre  prerogative. Questo onere di 18 milioni e 500 mila euro non può gravare sul bilancio dei comuni e del comparto agricolo. Eugenio Lai (Centro democratico Sardegna) ha parlato di “mannaia” per il nostro mondo agricolo e di “fuga” dello Stato davanti alle proprie responsabilità. Per Lai è necessario aprire  una vertenza Sardegna e un confronto continuo con il governo nazionale.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento del governo colpisce un settore, come quello agricolo, che stava mostrando timi segnali di ripresa. La Sardegna, ha aggiunto, «è la Regione che paga di più perché ha un altimetria media molto bassa e la maggioranza dei Comuni ricade in una fascia che non potrà godere di nessuna esenzione». Nella nostra Regione inoltre, ha detto ancora Manca, «esistono caseggiati di grandi dimensioni per immagazzinare grandi quantità di prodotti come i cereali, che sarebbero ulteriormente penalizzati; in definitiva, siamo davanti a un colpo mortale per la nostra agricoltura, che si potrebbe evitare semplicemente ritornando al concetto di altimetria media eliminando il legame fra l’imposta e la posizione della casa comunale».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Itaila) ha affermato che, con il provvedimento del Governo sull’Imu, «si sta gettando nella disperazione tutta l’agricoltura sarda». Sul piano istituzionale, secondo Cherchi, «viene completamente ribaltata la situazione precedente in base alla quale la Regione sarda poteva azzerare l’impatto dell’Imu sui terreni agricoli, considerando tutta la Sardegna zona svantaggiata; ora invece la competenza passa allo Stato con gli effetti che conosciamo». A parte il criterio assurdo di legare l’imposizione alla sede legale del Comune, ha concluso Cherchi, «chiediamo che il presidente e  l’assessore si trasferiscano a Roma fino alla soluzione del problema».

Il capogruppo dei Riformatori Sardi Attilio Dedoni ha rivendicato in Aula la decisione di presentare insieme ai colleghi del centrodestra una mozione per arrivare poi alla predisposizione di un ordine del giorno unitario. «Gli agricoltori non possono essere trattati in questo modo – ha detto Dedoni – questo decreto sulle esenzioni Imu per i terreni agricoli è l’ennesimo attacco all’autonomia sarda. Dal Governo abbiamo ricevuto piccoli contentini, per il resto solo tasse e penalizzazioni».

Angelo Carta (Psd’Az) ha auspicato un’azione forte nei confronti del Governo che domani sarà rappresentato in Sardegna dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio. «Ho firmato l’ordine del giorno unitario consapevole che non cambierà le sorti dei comuni sardi ma servirà per ribadire a Roma che non siamo disposti a continuare a subire penalizzazioni». Carta ha poi annunciato, come sindaco di Dorgali, l’intenzione di trasferire la sede legale del suo comune a 800 metri di altitudine per poter continuare a beneficiare delle esenzioni Imu.

L’ordine del giorno è stato condiviso dalla giunta. Siamo fortemente preoccupati – ha detto l’assessore all’Agricoltura – dall’impatto che questo provvedimento avrà sui nostri territori. Questo provvedimento deve essere rivisto.

Il Consiglio ha poi messo in votazione un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Questo ordine del giorno impegna la giunta regionale a mettere in campo tutte le azioni necessarie per difendere le prerogative della Regione e le norme approvate in ragione della propria autonomia, a tutelare gli Enti locali della Sardegna rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli e a sostenere il mondo agropastorale sardo di fronte ad un provvedimento che, se applicato, aggraverà la situazione di pesante crisi che attraversa il settore. L’ordine del giorno è stato approvato. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha aperto poco fa i lavori del Consiglio regionale. La prima ora della seduta è dedicata all’esame di alcune interpellanze. Seguirà  la proposta di legge n. 48 (Cozzolino e più) “Disposizioni per la prevenzione delle complicanze, la diagnosi, il trattamento e il riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi”.
L’aula esaminerà poi il disegno di legge n. 135/A “Approvazione del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2013”.

Gianfranco Ganau 1 copia

Il consigliere regionale Gianluigi Rubiu chiede al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, la convocazione immediata di una conferenza dei capigruppo per assumere decisioni utili a trovare soluzioni alla vertenza Igea.

«Ho inviato una richiesta scritta al presidente Gianfranco Ganau per la convocazione immediata, sin da lunedì, della conferenza dei capigruppo per trovare una soluzione immediata e coraggiosa sul caso Igea – dice Gianluigi Rubiu -. La situazione è arrivata ad punto di non ritorno. E’ in gioco il destino di 260 operai, con famiglie che si ritrovano sul lastrico, senza un centesimo per poter sostenere la famiglia.»

«Basta – ammonisce il capogruppo Udc -, è giunto il momento di dire la verità ai lavoratori, che soffrono per la mancanza di certezze sul futuro del’azienda. In questi anni abbiamo assistito alla firma di inutili memorandum, diventati poi carta da stracciare. Moltissime promesse. Inconcludenti e inefficaci. E’ ora di chiudere anche con la solidarietà fine a se stessa, che non ha prodotto nulla. L’Igea e il territorio del Sulcis sono messi nel ridicolo dagli osservatori della Penisola e non solo, per l’evidente incapacità di trovare soluzioni alla vertenza. Vedere donne, madri, compagne, mogli e lavoratrici occupare la galleria, simbolo della protesta e delle lotte degli operai, è una vergogna nazionale e, soprattutto, – conclude Gianluigi Rubiu – certifica il fallimento di una politica incapace e inconcludente.»

Donne Igea in miniera 1

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e gli emendamenti nn. 4, 5, 7, 131, 129, 134, 135, 136, 137, 138. L’Aula ha anche approvato tre ordini del giorno: “Sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 9/2000”, “sull’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione” e “sulla Croce Rossa italiana”.

Al mattino, la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti al Disegno di legge 72/A – Giunta regionale – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul titolo e non essendoci iscritti a parlare ha messo in votazione l’emendamento n.50 col parere negativo del relatore Salvatore Demontis (Pd) e dell’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, a nome della Giunta; l’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 14 favorevoli. Successivamente l’Aula ha approvato il titolo della legge.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 31 del 1998 (Ambito di applicazione)”.

Il consigliere Mario Floris (gruppo Sardegna) ha comunicato la sua decisione di non presentare emendamenti perché, ha spiegato, «si tratta di una legge che non chiude alcun ciclo, anzi apre la strada alla ripetizione di quanto accaduto nella Regione negli ultimi 30 anni». «La sfida che abbiamo di fronte – ha sostenuto – è quella di conciliare le istanze dei dipendenti della Regione con i cambiamenti della società e non partiamo da zero, c’è stato un lungo confronto ed il lavoro di uno specifico tavolo tecnico, abbiamo quindi un quadro normativo solido su cui operare ma resta aperto il problema del rapporto fra politica e burocrazia». Il compito della politica, ha detto Floris, «è dettare obiettivi, indirizzi, controllare sul raggiungimento dei risultati per creare una Regione di eccellenze politiche e professionali, superando la errata convinzione di molti politici di essere al potere in eterno». Il nuovo modello di Regione  che dobbiamo perseguire, secondo il consigliere, «presuppone non solo la riforma dell’organizzazione della macchina amministrativa ma anche un nuovo Statuto, una nuova legge elettorale, una legge statutaria, un nuovo rapporto con Enti locali, con lo Stato e l’Europa, c’è poi l’esigenza di coordinare la riforma rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione e della nuova normativa in materia di lavoro». «Se non saremo capaci di fare questo – ha concluso – consumeremo il nostro tempo in una sarabanda che non merita di essere considerata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha sottolineato la grande attenzione sulla legge nell’opinione pubblica al di là degli addetti ai lavori, precisando però che «il provvedimento non si propone come legge sul personale della Regione ma è un primo passo importante sulla riorganizzazione della macchina burocratica che introduce alcuni concetti nuovi come il sistema regione e la stretta relazione fra esecutivo e burocrazia». «I temi del personale e del trattamento di settore – ha chiarito Deriu – sono state in questa fase accantonate perché devono confluire in un provvedimento specifico; il fatto di essere partiti da un intervento di modifica della legge 31 ha indotto molti in un equivoco,in realtà la commissione ha introdotto alcuni miglioramenti frutto di un clima di collaborazione fra maggioranza ed opposizione e del confronto aperto fra due posizioni culturali». «L’obiettivo comune – ha concluso Deriu – è quello di lavorare per ricostruire un disegno che riporti al centro la capacità dell’amministrazione di essere incisiva nella realtà sociale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definto la legge una operazione con cui si è voluto «concentrare l’attenzione sull’idea di fondo di una riforma che incide sull’organizzazione, anche se forse si è voluto accelerare troppo». «In commissione – ha poi ricordato, – si è lavorato in modo molto duro, con la maggioranza che apparentemente ha tenuto una posizione rigida anche se, nei fatti, anche l’opposizione ha potuto contribuire alla costruzione del testo». Secondo l’esponente di Forza italia, «il tema centrale nel dibattito della pubblica amministrazione è il rapporto fra politica e burocrazia e in questo si inserisce positivamente il nuovo sistema di valutazione della dirigenza, ma il quadro sanzionatorio indicato fa capire che difficilmente arriveranno risultati concreti, perché ciò che limita il dirigente è la paura di non far ricadere le proprie azioni nell’ambito dell’interesse pubblico». La vera questione, a giudizio di Tunis, «è coinvolgere le strutture apicali nella mission dell’azione politica, ed intervenire sull’elemento motivazionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce la novità rappresentata dall’introduzione del sistema regione, che «incide profondamente sia sulla mobilità che sulla valutazione della performance». La mobilità, in particolare, consentirà a parere di Demontis «una vera integrazione con Enti ed Agenzie rendendo possibile la mobilità larga, un risparmio di risorse, una migliore possibilità di scelta delle diverse figure professionali, dando vita ad una Regione regista». Il disegno di legge della Giunta, ha detto infine il consigliere del Pd, «apre la strada alla modifica della macrostruttura con la revisione legge 1 che va certamente cambiata laddove suddivide gli assessorati secondo uno schema tipico degli anni ‘90 molto rigido e superato nei fatti, ed orientata verso risultati ed obiettivi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha parlato di una «legge di organizzazione ma non ancora di una vera e propria riforma con alcune cose condivisibili, con particolare riferimento all’idea di delegificare attribuendo alla Giunta il potere di organizzare la macchina regionale per realizzare il programma di mandato». Nella realtà, tuttavia, secondo Truzzu accade molto spesso che «gli obiettivi non sono chiari a causa di contrasti fra esecutivo, maggioranza e personale e sullo sfondo resta il divario forte fra elaborazione ed attuazione delle idee, il personale non è un esercito senza forma e senza confini, deve essere ben guidato e ben diretto, coinvolto nelle azioni che si intendono fare».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «tutti si sono spesi in una legge che rappresenta una opzione organizzativa in cui si parla anche di rapporti di lavoro del personale, allargando il perimetro con un percorso singolare che inizia stranamente modificando la 31anticipando un pezzo della riforma che avrebbe richiesto un vero chiarimento delle questioni aperte nell’ottica complessiva di una riforma organica della Regione». «Una riforma – ha spiegato Solinas – che deve prevedere fra l’altro le nuove competenze della Giunta, del Presidente e la riduzione degli assessorati in linea con la riduzione dei consiglieri e delle commissioni, mentre qui si è cominciato dalla fine con il personale che dovrebbe essere in stretto rapporto con gli organi di governo». Dopo aver lamentato che una sua proposta di legge sulla stessa materia non è stata accorpata al disegno di legge in esame, Solinas ha concluso affermando che «il testo contiene alcuni spunti interessanti alcuni spunti interessanti sul sistema regione, il sistema autonomie ed il sistema di valutazione della dirigenza, ma prima andava fatta la legge statutaria e poi, a cascata, bisognava operare sull’ assetto organizzativo, così si è fatta una anticipazione che fa perdere organicità».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione e ha messo in votazione gli emendamenti. L’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 (Ambito applicazione)” è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

Sull’articolo 01 e sugli emendamenti sono intervenuti più volte Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Mario Floris (Uds), Michele Cossa (Riformatori sardi), e il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), il quale ha spiegato all’Aula che il Dl nasce dall’urgenza di intervenire verso l’omogeneizzazione del comparto Regione, poi successivamente dovranno essere risolte le grandi differenze contrattuali ed economiche all’interno del comparto.

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Inserimento dell’articolo 8 bis nella legge regionale n. 31 del 1998 (Valutazione della dirigenza)” e sugli emendamenti.

Il primo iscritto a parlare è stato Salvatore Demontis (Pd), il quale ha subito spiegato che «l’articolo 1, insieme con l’emendamento 130, è l’articolo di maggior rilievo del disegno di legge». «Stiamo proponendo l’attuazione della legge 150/2009 e prevedendo l’istituzione dell’organismo di valutazione». Per Demontis il mancato recepimento delle linee di mandato è la non coincidenza degli obiettivi tra classe politica e classe gestionale. La classe politica deve dare gli obiettivi di mandato, ha continuato, e deve valutare durante tutto l’anno il raggiungimento di tali obiettivi strategica. Questo è il compito della politica. «Ora i dirigenti verranno valutati non da organismi interni all’amministrazione ma dall’Oiv, e solo se la valutazione sarà positiva si potrà corrispondere la parte economica legata agli obiettivi raggiunti». Demontis ha anche evidenziato che  il “ciclo delle performance” stabilisce anche delle responsabilità per i risultato non raggiunti.

Per il consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, con questa riforma si stanno soltanto colmando alcuni vuoti normativi della legge 31, come la valutazione dei dirigenti, «ma sarà difficile fare tali valutazioni perché si opera in una macchina scollegata». «Credo si debba intervenire – ha proseguito Zedda – su un’armonizzazione delle valutazioni tra Regione ed enti. Non ci possono essere dirigenti di serie A e di serie B, devono raggiungere gli obiettivi ma devono essere messi nelle condizioni di farlo». Per l’esponente azzurro manca ancora molta strada per poter valutare le performance nei tempi utili e si rischia di penalizzare i dirigenti che hanno raggiunto i risultati previsti. D’accordo con la collega anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), il quale ha proposto l’inserimento di una clausola di salvaguardia per garantire i dirigenti, con l’applicazione del contratto di lavoro, nel caso in cui la valutazione non venga data nei tempi previsti. «L’articolo 1 è molto importante – ha affermato Truzzu – perché permette di equiparare i principi di valutazioni in base alla legge Brunetta, legge che, se fosse stata applicata nella sua interezza, avrebbero consentito di avere delle amministrazioni più efficienti». Sulla valutazione dei dirigenti Truzzu ha detto di essere d’accordo nel merito, ma nel metodo ha stigmatizzato ancora una volta l’utilizzo di un emendamento completamente sostitutivo, che «rende difficile lavorare e si rischiano pasticci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Stefano Tunis: «Stiamo compiendo un atto dovuto, ma ricorrere a valutazioni esterne, vuol dire che c’è una carenza nella nostra organizzazione interna, ed è un elemento di debolezza».

Per Tunis quella in esame è una riforma di destra, perché nell’utilizzo della risorsa umana si punta al raggiungimento dell’obiettivo e ha consigliato alla Giunta e alla maggioranza di accettare i suggerimenti dell’opposizione per attenuare questo aspetto destrorso della riforma.

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere su tutti gli emendamenti. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il parere favorevole soltanto per l’emendamento n. 130 e contrario per tutte le altre proposte di modifica.

L’assessore del Personale, Gianmario Demuro, ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione gli emendamenti n. 12, 73 e 152 che non sono stati approvati dall’assemblea. Si è proceduto quindi con votazione elettronica palese all’emendamento 130, sostitutivo totale dell’articolo 1 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) con parere favorevole del relatore e della Giunta. Al termine della votazione il presidente Ganau ha proclamato l’esito: presenti: 52; votanti: 51; favorevoli: 34 e contrari 17.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato decaduto l’emendamento 74 ed ha posto in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 34. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Paolo Truzzu (“FdI-Sardegna”) “favorevole” e il relatore della maggioranza Salvatore Demontis (Pd) “contrario”. L’emendamento 34 non è stato approvato (votanti: 52; favorevoli: 18; contrari: 34). Non è stato approvato neppure l’emendamento 168 (votanti: 52; favorevoli: 16; contrari: 36) mentre l’emendamento n. 72 è stato dichiarato inammissibile.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n.31 del 1998 (Istituzione strutture)” e sugli emendamenti.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato che l’articolo 2 “delegifica le procedure d’istituzione, modifica e soppressione delle direzioni generali e dei servizi, attribuendo alla Giunta il compito di definire le linee fondamentali dell’organizzazione amministrativa regionale”. Demontis ha inoltre affermato che la previsione in legge del numero massimo delle direzioni generali, 24, deriva dal fatto che non è possibile stabilirne la riduzione prima della definizione della nuova pianta organica. Il relatore della maggioranza ha quindi sottolineato piena condivisione nella norma che pone in capo al presidente della Giunta la facoltà di stabilire le direzioni regionali e non già, come è attualmente, al Consiglio regionale che procede con apposita legge.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) si è detto negativamente “sorpreso” dalla “chiusura pregiudiziale” da parte della maggioranza verso i contributi migliorativi dell’intero Consiglio e anche per quelli che arrivano «da parte di chi da oltre quarant’anni si occupa dell’amministrazione regionale». Floris ha quindi ricordato la riforma sull’organizzazione regionale presentata nella passata Legislatura per poi affermare che «le norme gentili che vengono proposte oggi hanno un nome e un cognome in ciascuno degli articoli». L’ex presidente della Giunta ha quindi criticato la scelta dell’attuale maggioranza di governo di delegare al presidente della Regione anche “il numero delle direzioni regionali” ed ha espresso contrarietà per il mantenimento di 24 direzioni, proponendone 13 («una per la presidenza e una per ciascuno degli assessorati»).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha espresso il dubbio di una sottovalutazione dell’impatto che le norme del dl 72 avranno sull’intero sistema organizzativo regionale. Cherchi ha criticato la scelta della maggioranza di «voler procedere con le deleghe ai direttori generali e ai funzionari» di compiti che, a suo giudizio, devono restare in capo all’organo politico.

L’esponente dell’opposizione ha quindi rimarcato contrarietà per le 24 direzioni regionali e invitato l’Aula a ridurne sensibilmente il numero. Oscar Cherchi ha auspicato una sospensione dell’esame dell’articolo 2 ed ha definito “un gravissimo errore” quello di «delegare la funzione politica alla parte tecnica».

Stefano Tunis (Fi) ha ribadito le critiche all’impostazione del Dl 72 ed ha insistito sul fatto che la legge sembra voler «dare vita propria alla parte amministrativa regionale». Tunis ha inoltre sottolineato le difficoltà di applicazione e la inopportunità delle disposizioni riferite al direttore generale a cui vengono attribuiti anche compiti sulla gestione delle risorse umane.

L’esponente della minoranza ha definito il comma 7 dell’articolo 2 “troppo blando” nella determinazione del vincolo tra l’indirizzo politico e la direzione generale ed ha auspicato, in proposito, una positiva valutazione dell’emendamento n. 167.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore Demuro per la replica della Giunta. Il responsabile del Personale nell’esecutivo Pigliaru ha dichiarato di rimettersi alle valutazioni del relatore di maggioranza.

Il relatore Demontis ha quindi dichiarato, su invito del presidente Ganau, il parere sugli emendamenti, esprimendo parere favorevole soltanto sull’emendamento 128 (sostitutivo parziale) primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti 13, 122 e 151 che non sono stati approvati con 32 voti contrari e 18 favorevoli.

Non approvati gli emendamenti n. 123 (18 favorevoli e 33 contrari); n. 125 (20 favorevoli e 30 contrari); n. 127 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 117 (20 favorevoli e 33 contrari); n. 119 (20 favorevoli e 33 contrari); n.121 (19 favorevoli e 34 contrari); n. 111 (18 favorevoli e 30 contrari).

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento 126 sul quale hanno formulato dichiarazione di voto i consiglieri Gianluigi Rubiu (favorevole) e Salvatore Demontis (Pd). L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 126 e l’emendamento 116.

In votazione con procedura elettronica gli emendamenti 68 e 167 non sono stati approvati (favorevoli 19 e contrari 31).

L’assemblea ha invece approvato (38 favorevoli e 13 contrari) l’emendamento 128 (parere favorevole del relatore e della Giunta) che sostituisce il punto 7 dell’articolo con la seguente dicitura: “I servizi sono istituiti, modificati o soppressi con decreto dell’assessore competente per materia, su proposta del direttore generale sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale ai sensi del comma 6”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 32 favorevoli e 19 contrari. Non approvati gli emendamenti aggiuntivi n.124 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 118 e n. 120.

Il presidente del Consiglio, ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 3 “Inserimento dell’articolo 13 bis della legge regionale 31 del 1998 (Comitato di coordinamento delle direzioni generali)” e sugli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il nuovo organismo previsto dal dl 72 «un parlamentino dei direttori generali, luogo in cui la nuova classe dominante si ritrova col presidente della Regione per decidere le priorità della Regione». Su questo, ha auspicato, «serve un meditato passo indietro; non si capisce che fine farebbero nel parlamentino le sintesi politiche raggiunte faticosamente nella maggioranza».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato la scelta di dare vita ad un organismo in cui vengono concentrate decisioni e competenze operative e strategiche. Ricordando un episodio della sua esperienza assessoriale, Cherchi ha raccontato di una riunione in cui, per accelerare le procedure interne relative alle autorizzazioni per impianti di energie rinnovabili, si organizzò una grande riunione con tutti i direttori generali, dove tutti si misero a disposizione per dare una mano autorizzando anche trasferimenti di personale. «Naturalmente – ha concluso – non venne trasferito nessuno, questo per dire il parlamentino che viene immaginato non serve a niente, anche perché il presidente convoca i direttori generale quando vuole».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che è sbagliato parlare di parlamentino, «è un organismo di coordinamento e non c’è cessione di poteri, si parla degli obiettivi trasversali ed interassessoriali sui quali gli stessi dirigenti saranno valutati, si stabilisce chi fa cosa e a quale valutazione sarà sottoposto». «Si sta parlando – ha precisato – degli obiettivi più importanti per una amministrazione, proprio che non vengono mai raggiunti e non si capisce mai di chi sia la responsabilità».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua posizione contraria alle legge, che pure contiene alcune parti positive. Quest’articolo, ha affermato, «senza sulla togliere alla dirigenza non fa altro che codificare una cosa che può essere gestita in via amministrativa, con una delibera o un atto di indirizzo». «Se invece lo si vuole scrivere in una legge – ha avvertito – ho il dubbio che dietro ci sia una ragione nascosta, perché chi ha ricevuto un potere difficilmente lo restituisce, stiamo approvando ennesima norma rigida che non serve a niente».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato che il provvedimento «dimostra tutti i rischi di una riforma che va per la sua strada trascurando il quadro di insieme; c’è già un passaggio della legge 1, in vigore, che attribuisce al Presidente l’unità di indirizzo politico della Giunta». «In altre parole –ha detto ancora Solinas – è sbagliato procedere a pezzi, ci saranno nell’ordinamento regionale due norme che dicono cose diametralmente opposte e la maggioranza non dovrebbe avere il timore di prendersi un po’ di tempo per migliorare il testo».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau si è detto convinto che «il comitato va incontro ad una esigenza molto sentita coordinando la macchina amministrativa su obiettivi trasversali, quadro che si rafforza con altri articoli contenuti nella legge, fermo restando che la guida della Regione rimane all’organo politico».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ironicamente corretto i colleghi Tunis e Cherchi sostenendo che, in realtà, «le ragioni di questa norma risiedono nella necessità di rispondere all’inadeguatezza della Giunta ed alla incapacità di alcuni assessori, serve in altre parole a supplire all’inadeguatezze dell’organo politico e a rafforzare la Giunta che ora riceve indirizzi e lavoro su una strada tracciata da altri,  segno di debolezza fisiologica».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, intervenendo a nome della Giunta per la replica, ha tenuto a precisare che «l’indirizzo politico resta in capo all’organo di governo come previsto dall’art. 97 della Costituzione; il comitato di coordinamento è invece un intervento di tipo organizzativo incaricato di svolgere compiti operativi, uno strumento di maggiore collaborazione per affrontare questioni che non sono più settoriali ma devono essere inquadrate in un’ottica sistematica, proprio per garantire la migliore attuazione dei propri programmi politici».

Dopo aver acquisiti i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti, entrambi contrari, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 182, approvato, e quelli n. 14, 153 e 132, respinti. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 3.

E’ quindi incominciata la discussione generale dell’art. 3/bis “Modifiche dell’articolo 14 della legge regionale 31 del 1989 (Posizioni dirigenziali di staff e ispettive)” e degli emendamenti.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha precisato che si tratta della definizione del contingente numerico dei cosiddetti “dirigenti ispettivi”, contingente che sarà rideterminato dal presidente della Giunta, di cui non si prevede aumento.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che occorre invece puntare alla riduzione di questo contingente ai minimi termini, per mettere a regime professionalità non sfruttate nel modo adeguato.

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n.15 ed approvato il testo dell’articolo.

Al termine dello scrutinio il presidente ha avviato la discussione sull’art 4.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il provvedimento «uno sforzo ingegneristico in cui si immagina un modo di contingentare il personale da qui a tre anni lavorando poi con obiettivi annuali; serve invece maggiore elasticità nella gestione delle risorse umane».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che «si parla del programma triennale di fabbisogno del personale ma ha ovviamente una valenza annuale, è una procedura già in vigore nel sistema delle autonomie».

Non essendoci altri scritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri sugli emendamenti del relatore e della Giunta, entrambi negativi, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti presentati: l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 16, 112, 154, 113 e 114.

Sul n.115 il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «si tratta di rendere giustizia ai lavoratori dell’Ente Foreste che da anni svolgono mansioni superiori; prima dei concorsi e del riordino degli organici sarebbe opportuno un corso-concorso aperto ai dipendenti».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che, in base agli accordi di maggioranza, «si è scelto di non introdurre nella legge contenuti che riguardano il personale, al quale si penserà dopo con un provvedimento specifico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito la fondatezza scelta della maggioranza, anche perché occorre una riflessione molto attenta su una problematica giuridicamente molto complessa, anche per ciò che concerne la spesa.

L’emendamento 115, sottoposto al voto dell’Assemblea, è stato respinto.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 5.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’Articolo 5 “Inserimento dell’articolo 15 bis (Variazione dei contingenti organici delle direzioni generali)” e sugli emendamenti. Dopo il parere del relatore e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in votazione testo dell’articolo che è stato approvato.

Sull’emendamento 8, bocciato dopo essere stato ritirato dal proponente Emilio Usula (Soberania e Indipendenzia) e fatto proprio dall’opposizione, c’è stata una lunga discussione. Il testo prevedeva di risolvere il problema del transito dalla categoria A alla categoria B per quei dipendenti che per anni hanno svolto mansioni superiori. Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti della maggioranza: il proponente dell’emendamento Emilio Usula (capogruppo Soberania e Indipendentzia), Pietro Cocco (capogruppo Pd), Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera), Daniele Cocco (capogruppo Sel), Roberto Desini (capogruppo Cd), Anna Maria Busia (Cd), Franco Sabatini (Pd) e Salvatore Demontis (Pd).

Gli esponenti della maggioranza, prima di tutti il proponente dell’emendamento, Emilio Usula, hanno spiegato di aver ritirato l’emendamento per evitare interventi spot sul personale, visto la Giunta ha l’obiettivo di presentare entro sei mesi un disegno di legge organico in materia di personale. La maggioranza ha annunciato un ordine del giorno che impegnerà l’esecutivo a rispettare il termine di sei mesi.

Per la minoranza sono intervenuti, Pietro Pittalis (capogruppo FI), che ha fatto suo l’emendamento ritirato dalla maggioranza, Stefano Tunis (FI), Oscar Cherchi (FI), Michele Cossa (Riformatori sardi), Alessandra Zedda (FI), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gianluigi Ribiu (capogruppo Udc), Christian Solinas (capogruppo Psd’Az), Mario Floris (Uds). Tutti hanno affermato che l’approvazione dell’emendamento era necessaria e urgente perché sarebbe andata a risolvere un caso noto da tempo di ingiustizia e che non c’era alcun bisogno di rinviare ancora a una futura legge organica sul personale. L’opposizione ha evidenziato che ci sono tante persone che aspettano da anni la risoluzione del problema. (eln)

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.69.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato il suo voto favorevole «perché -ha spiegato – si tratta di assicurare il transito di un contingente di lavoratori, composto da vincitori di concorso, dalla categoria C alla categoria D». Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto dall’Aula che, subito dopo, ha respinto anche l’emendamento n. 158.

Successivamente, il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo e sospeso la seduta; i lavori sono ripresi nel pomeriggio, sempre sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti all’art.6 del Dl 72/A – Giunta regionale –- Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che l’Arpas ha presentato le mappe bio-climatiche della Sardegna, disegnando attraverso i fenomeni eco ambientali la Sardegna del futuro, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad intervenire presso la Giunta per garantire che tutti i consiglieri regionali abbiano a disposizione quel documento

Il presidente ha assicurato il suo intervento ed ha comunicato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, che al termine dell’esame del DL 72 sarà esaminato un ordine del giorno in materia di contributi alle associazioni sportive non professionistiche.

Successivamente ha avviato la discussione sull’art.6 e, non essendoci iscritti a parlare, ha acquisito i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti; entrambi hanno espresso parere contrario tranne per il n. 36 per cui si invita il proponente al ritiro.

Subito dopo l’Aula ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed approvato il testo dell’art.6.

Sull’emendamento n.36 il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha annunciato il suo voto favorevole «perché la definizione di un sistema-Regione appare lo strumento migliore per agevolare i processi di mobilità interna». Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che la proposta di ritiro nasceva proprio dalla considerazione che «il sistema-Regione è espressamente previsto dal disegno di legge in esame».

Messo in votazione, l’emendamento n. 36 è stato respinto.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato la discussione dell’art.6/bis e, non essendoci iscritti a parlare, ha messo in votazione il testo dell’articolo, che è stato approvato.

Al termine di questa votazione, il presidente ha avviato la discussione dell’art.7 e, non essendoci iscritti a parlare, ha invitato il relatore e la Giunta ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti presentati. Entrambi hanno espresso parere negativo, fatta eccezione per il n. 131 ed il n. 129. L’Aula ha quindi proceduto alla votazione, respingendo gli emendamenti nn. 20, 81,149 e 169 approvando invece gli emendamenti n. 131 (Compiti del dirigente assegnato a studi e ricerche, Unità di progetto) e 129 (Equiparazione del trattamento economico dei coordinatori delle Unità di progetto, finalizzato al conseguimento degli obiettivi, al contratto di lavoro dell’area dirigenziale), quest’ultimo a scrutinio segreto con 30 voti favorevoli e 20 contrari.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.8 con la discussione generale dell’articolo e degli emendamenti.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha manifestato la sua meraviglia perché l’articolo «è l’unica norma sul Corpo Forestale mentre è opportuno che eventuali modifiche siano inserite nell’apposita legge di riforma; del resto stamattina la stessa maggioranza aveva detto che non dovevano esserci norme sul personale». «Siamo davanti ad una follia – ha protestato Oppi – non è mai successo che un dirigente della Regione andasse al vertice del corpo: se uno non ci ha mai lavorato non sa nemmeno di cosa si occupa, soprattutto per ciò che concerne il settore investigativo che opera per delega della magistratura». La vera svolta, ha continuato il consigliere, «sarebbe quella di portare il corpo sotto la competenza dello Stato, visto che è l’unico autonomo nel panorama regionale e costa alla Sardegna 30 milioni l’anno». «Quella che state facendo è una marchetta chiara e lo vedremo subito», ha concluso Oppi rivolto alla maggioranza annunciando con forza il suo voto contrario.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha iniziato il suo intervento dichiarando che il consigliere Oppi ha usato il termine migliore: «E’ una norma aberrante secondo la quale un dirigente esterno potrebbe ricoprire un ruolo in cui è previsto il requisito di ufficiale di polizia giudiziaria, compito delicatissimo riservato a figure altamente specializzate». E’impensabile, ha concluso Crisponi, «che anche che il miglior dirigente della Regione, in forza di una legge, possa ricoprire quella funzione al vertice di un esercito di 1400 uomini, è un percorso con fotografia, un articolo sbagliatissimo».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso le osservazioni contenute negli interventi precedenti, ricordando fra l’altro che «il ministro della Funzione pubblica Madia ha presentato un disegno di legge che va verso la riunificazione corpi di polizia per cui, in questo nuovo contesto, sarebbe davvero auspicabile riportare in capo allo Stato la competenza del corpo forestale». In ogni caso, ha proseguito, «è chiaro che nessuno, sia pure con grandi capacità, può avere conoscenze e competenze adatte in un contesto così speciale». Per quanto riguarda il nuovo regime che il testo prevede per le figure dirigenziali, secondo Zedda la strada maestra sarebbe quella di una progressiva diminuzione, fermo restando che «occorre prestare attenzione a quelle figure professionali dei cosiddetti facenti funzioni che, in molti casi, hanno sopperito a situazioni complesse mandando avanti l’attività dell’amministrazione regionale in tanti settori».

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha illustrato i contenuti dell’articolo 8 “modifiche all’articolo 28 della legge regionale 31 del 1998 (Attribuzioni delle funzioni dirigenziali)” sottolineando il fatto che la norma va nel segno della semplificazione e della continuità amministrativa con la possibilità di designazione dei dirigenti. Demontis ha evidenziato inoltre come oggi la figura del direttore generale sia da considerarsi alla stregua di un manager e quindi non è più necessario rivolgersi ad un esperto. Il riferimento vale, a giudizio del relatore indicato dalla commissione, per la disposizione contenuta nell’articolo 8 a proposito della possibilità di attribuire l’incarico di direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ai dirigenti dell’amministrazione regionale in possesso di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza del Corpo forestale.

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato le misure di contenimento della spesa pubblica derivanti dalle disposizioni dell’articolo 8, in particolare per quanto attiene il divieto per gli enti e le agenzie regionali di compensi ai ruoli apicali superiori a quelli attribuiti ai direttori generali dell’amministrazione regionale. «Inoltre – ha spiegato Demontis – è previsto l’indirizzo per enti e agenzie ad istituire una sola posizione dirigenziale che deve svolgere anche le funzioni di direttore di servizio». A giudizio del consigliere del Pd va inoltre rimarcata la possibilità di revoca degli apicali al momento dell’insediamento della Giunta regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’articolo 8 “il banco di prova per la maggioranza per dimostrare la sua credibilità in ordine all’inserimento nel Dl 72 di norme che riguardano il personale”. A giudizio del capogruppo della minoranza, infatti, la maggioranza contraddice se stessa e al punto d) dell’articolo 8 ha inserito proprio norme che riguardano il personale e che – stando alle dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra – dovrebbero essere oggetto di un apposita legge. «Se passano i contenuti dell’articolo 8 – ha incalzato Pittalis – allora non ci sono giustificazioni perché non possano essere approvati gli emendamenti riguardanti il personale dell’Ente foreste».

L’esponente del centrodestra ha quindi definito “un’operazione spericolata” la volontà della maggioranza di “assoggettare” il Corpo Forestale alla volontà politica invece che alla magistratura per quanto attiene i compiti che il corpo regionale svolge al servizio delle Procure. «Con l’articolo 8 – ha ammonito Pietro Pittalis – create i presupposti per la nomina di qualche dirigente regionale che avete già individuato ed in più puntate al controllo delle attività investigative del Corpo Forestale».

Pietro Pittalis ha concluso invitando il Consiglio a cassare l’articolo 8 del Dl 72.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha rinunciato all’intervento ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere agli emendamenti presentati all’articolo 8.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole agli emendamenti 134 e 137 e contrario per tutti gli altri. L’assessore Demuro ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore. Si è proceduto dunque con la votazione dell’emendamento 21 che non è stato approvato (17 favorevoli e 29 contrari) mentre con 30 voti a favori e 17 contrari è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 134 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) in materia di attribuzione temporanea di funzioni, che sostituisce gli articoli 4 bis, 4 ter, 4 quater, 4 quinquiens della lettera d) dell’articolo 8 del Dl 72.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti gli emendamenti nn. 164, 39 e 38 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 8 che è stato approvato dall’Aula con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 105 che è non è stato approvato (17 favorevoli e 35 contrari) mentre è stato approvato con 34 favorevoli e 18 contrari, l’emendamento aggiuntivo n. 137 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 8 dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che così recita: “Le disposizioni legislative o contrattuali che riconoscono un trattamento economico parametrato alla retribuzione di posizione prevista per le funzioni di dirigente con compiti di studio, ricerca e consulenza sono da intendersi riferite alla misura attualmente prevista dal contratto collettivo per la suddetta posizione”.

Il presidente ha aperto quindi la discussione sull’articolo 9 “Modifiche all’articolo 30 della legge regionale 31 del 1998 (Sostituzione dei direttori generali e dei direttori di servizio)” e agli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha invitato il relatore a formulare il pare sugli emendamenti presentati. Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 9 (nn. 27, 95, 96 e 104) e la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore. Con medesimo risultato (18 favorevoli e 34 contrari) non sono stati approvati gli emendamenti n. 27, 95, 96 e 104.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo 9 che è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contrari.

Il presidente Ganau ha dichiarato soppresso l’articolo 10 ed ha aperto al discussione dell’articolo 11 “Modifiche all’articolo 33 bis della legge regionale 31 del 1998 (Conferimento di funzioni dirigenziali presso altre amministrazioni)” e degli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare, il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato parere contrario per l’unico emendamento presentato il n. 29. Parere conforme a quello del relatore è stato espresso dalla Giunta con l’assessore Demuro.

Verificato che l’unico emendamento presentato (il n. 29) è “soppressivo totale”, il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 11 nella formulazione originaria del Dl 72. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 11e il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 12 “Sostituzione dell’articolo 39 della legge regionale 31 del 1998 (Variazione provvisoria delle dotazioni organiche, mobilità nel sistema Regione)” e degli emendamenti presentati. Non essendoci iscritti a paralare, il relatore Demontis ha espresso il parere sugli emendamenti, formulandolo positivo solo per gli emendamenti nn. 136, 5 e 4; contrario per tutti gli altri. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore. L’Aula non approvato gli emendamenti nn. 30 e 83; il n. 160 mentre ha approvato l’emendamento soppressivo parziale n. 136 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che sopprime all’articolo 12, comma 1 il punto 1. Nelle successive votazioni non sono state approvati gli emendamenti nn. 98 e 107; i nn. 87 e 109.

Il presidente Ganau, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 136 ha dichiarato decaduti gli emendamenti n. 166, 84, 86 e 108. Non approvato, invece, l’emendamento 82. Approvato, invece, l’emendamento sostitutivo parziale n. 5 (primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, Pd) che così riformula il punto 3 del comma 1 dell’articolo 12: “L’assessore competente in materia di bilancio è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni compensative, anche fra diverse unità di voto del bilancio di previsione della Regione, ivi comprese quelle relative ai contributi di funzionamento di enti, agenzie e istituti, nei limiti delle spese per il personale conseguenti ai trasferimenti disposti in attuazione del presente articolo”.

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero articolo 12 che è stato approvato ed ha proceduto con le votazioni degli emendamenti aggiuntivi. L’Aula ha approvato l’emendamento aggiuntivo n. 4 (primo firmatario il consigliere di Sel, Agus) che così recita: “Nel punto 2 del comma 1 dell’articolo 12 dopo la parola – complessiva – sono inserite le seguenti: – del sistema regionale -“.  Non approvati, invece, gli emendamenti 85, 40, 88 e 110, 51.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 13 “Sostituzione dell’articolo 40 della legge regionale 31 del 1998 (Trasferimenti, assegnazioni e comandi, mobilità tra il sistema Regione e altre pubbliche amministrazioni)” e degli emendamenti presentati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha segnalato all’Aula l’emendamento n. 52 ed il presidente Ganau ha fatto presente che sarà discusso nel corso dell’esame dell’articolo 15 bis. Il capogruppo del Psd’Az. Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento di cui è presentatore, il n. 58.

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis, ha espresso il parere favorevole solo per l’emendamento 138 e contrario per tutti gli altri emendamenti presentati. La Giunta ha dichiarato parare conforme a quello del relatore.

L’Aula con votazioni consecutive non ha approvato gli emendamenti: 31, 89, 99; 90 e 100; 91 e 101; 92 e 102. Il presidente Ganau ha dichiarato inammissibili i due emendamenti 93 e 103 e l’Aula ha approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 138 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 13, comma 1, sostituisce il punto 3 con la seguente dicitura: “I comandi di cui ai commi 1 e 2 sono attivati secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentiti i dipendenti interessati, con provvedimento del direttore competente in materia di personale in ciascuna amministrazione del sistema Regione”.

Il Consiglio ha quindi approvato l’intero articolo 13 e si è passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento 57, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore, mentre il consigliere Demontis ha ribadito il voto contrario. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 57 e si è proceduto con le dichiarazioni di voto sull’emendamento 41, formulate dal consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna): favorevole; e dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: favorevole. Il Consiglio non ha approvato l’emendamento n. 41 e con votazione a scrutinio elettronico (16 favorevoli e 34 contrari) non ha approvato l’emendamento 58.

Il presidente del Consiglio ha aperto la discussione sull’articolo 13 bis “Inserimento dell’articolo 40 bis della legge regionale 31 del 1998” e sugli emendamenti. Preso atto del ritiro dell’unico emendamento presentato all’articolo 13 bis, il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 14 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 32 del 1988 sulla composizione degli uffici di gabinetto” e sugli emendamenti. Il primo consigliere a intervenire è stato Stefano Tunis (FI), il quale ha chiesto all’Aula un chiarimento su quale funzione debbano avere gli Uffici di gabinetto. Tunis ha ricordato che in Commissione è stata respinta all’unanimità la possibilità, prevista nel testo della Giunta, di aumentare i consulenti dell’Ufficio di gabinetto del presidente della Regione da due a tre. «Non vorrei che nel corso del dibattito, attraverso qualche emendamento, si riaprisse la porta all’aumento dei consulenti». Immediata la risposta del consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha spiegato che il voto negativo in Commissione è stato dovuto a un difetto di comunicazione tra Giunta e Commissione. L’Esecutivo, ha spiegato Demontis, ha comunicato che il terzo consulente andrà all’ufficio di Roma, visto che il Servizio di Roma verrà soppresso. Quindi, per Demontis, non solo non c’è un aggravio di spese ma c’è un risparmio.

Ha dichiarato il voto a favore dell’articolo il consigliere Roberto Deriu (Pd), ma con riserva. L’esponente della maggioranza ha affermato che è fondamentale per l’attività del presidente della Regione che quest’ultimo possa scegliere il proprio staff. Devono essere in primo luogo  persone godono della fiducia del presidente, figure duttili e con competenze specifiche. «Dobbiamo riuscire a disegnare attorno al vertice politico un ufficio che lo aiuti a governare, a conoscere e a comandare». E ha concluso: «Il presidente si deve scegliere le persone che lo possano aiutarlo meglio a governare». D’accordo anche Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) perché il presidente e gli assessori devono avere «una struttura di supporto quanto più qualificata possibile». Dedoni si è detto contrario al continuo utilizzo del comando, mentre è favorevole alla mobilità.

Il presidente ha dato poi la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Non so se la maggioranza si sia resa conto di cosa stia approvando con l’articolo 14. Abbiamo un testo presentato dalla Giunta regionale che prevede tre consulenti, un testo esitato dalla Commissione che riporta a due i consulenti e tra gli emendamenti ce n’è uno che ripristina le tre unità. È un modo schizofrenico di agire». Pittalis ha dato ragione all’on. Deriu sul fatto che gli assessori e il presidente della Regione devono potersi scegliere lo staff e ha ricordato che  il punto 3 dell’articolo 14 dice che il personale dell’Ufficio di gabinetto è scelto tra i dipendenti del sistema Regione e che gli Uffici di gabinetto attuali, se passasse la norma, dovranno essere modificati.

In risposta al capogruppo Pittalis è intervenuto l’assessore Demuro, il quale ha rassicurato l’esponente dell’opposizione sul fatto che resta in vigore il comma 4 dell’articolo 27 della Legge regionale n. 32 del 26 agosto del 1998. Il comma prevede che “Il Capo di Gabinetto, il segretario particolare ed i consulenti che devono essere dotati di alta e specifica professionalità, possono essere scelti fra i funzionari in servizio presso altre amministrazioni pubbliche, da comandarsi presso l’Amministrazione regionale, o anche fra estranei all’Amministrazione regionale”.

Il presidente Ganau ha messo, quindi, in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 135 (Pietro Cocco e più) che porta i consulenti del presidente della Regione da due a tre. L’emendamento è stato approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari. L’Aula ha poi approvato anche il testo dell’articolo 14.

Sull’emendamento 42 uguale al 173, che è stato bocciato, che prevedeva l’istituzione della vice dirigenza sono intervenuti Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Alessandra Zedda (FI), presentatori del testo. Gli esponenti della minoranza hanno messo in evidenza l’importanza di questa nuova figura di supporto al dirigente, che renderebbe più efficiente l’amministrazione e più responsabilizzato il personale. La vice dirigenza, ha spiegato Zedda, esiste già a livello nazionale.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.15.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere su emendamenti, contrario tranne che per il n. 156 (Attività delle conferenze e servizio di Roma)

Non essendoci iscritti a parlare l’Aula ha respinto il n.24 ed ha approvato il testo dell’articolo 15. Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 47, 165, e 52.

Sull’emendamento n.53 il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sottolineato che «si intende rendere giustizia a quanto hanno avuto un inquadramento dirigenziale dopo aver vinto un concorso, senza però veder riconosciuto il livello retributivo». L’emendamento è stato poi respinto, con 17 voti favorevoli e 32 contrari. A seguire sono stati respinti anche gli emendamenti n.140, 141, 142, 143, 144, 145 e 146.

Sull’emendamento n.156 il primo firmatario Anna Maria Busia (Sardegna Vera-Cd) ha annunciato il ritiro, precisando che «ci sono state date rassicurazioni che si interverrà sul punto con un atto amministrativo della Giunta ma è importante che se ne sia parlato». Gli uffici di Roma, ha ricordato, «sono di proprietà del Banco di Sardegna e costano circa 250.000 l’anno; è opportuno, nel quadro del contenimento delle spese, ridimensionare questa struttura anche perché i suoi compiti possono essere svolti utilmente dalla conferenza Stato-Regioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha comunicato di voler fare suo l’emendamento, riservandosi poi di decidere sul ritiro. «Siamo davanti – ha detto – ad una contraddizione incredibile, prima si aumentano i consulenti del presidente, poi si parla contenimento di spese: al contrario, penso che l’ufficio vada potenziato e rinforzato, perché in questi mesi è emerso che il ruolo della Regione deve contare soprattutto a Roma, nel rapporto con lo Stato». Pittalis ha infine annunciato il ritiro dell’emendamento, auspicando che si trovi il modo per affrontare la questione sotto ogni aspetto».

Sull’emendamento n. 43 il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha espresso parere favorevole, perché «si prevede il recupero di una norma nazionale che assegna una riserva del 50% di posti nei concorsi pubblici al personale dipendente; questo non significa che si vincono i concorsi in modo surretizio ma la precedenza scatta solo se vince, sarebbe il riconoscimento di giuste aspirazioni per chi è entrato nell’amministrazione magari con un livello inferiore».

Messo in votazione, l’emendamento n.43 è stato respinto insieme al n. 170.

Il presidente Ganau ha quindi avviato la discussione dell’art. 15/bis e degli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «questa riforma, alla fine, è diventata il “cavallo di Troia” per arrivare al commissariamento delle Province, per il desiderio irrefrenabile di commissariare qualunque cosa». Dopo aver chiesto ai commissari di verificare tutto si comunica la loro sostituzione, un fatto su cui, secondo Tunis, «c’è persino poca letteratura giuridica; chiederemo ai nuovi se tutto va bene ma sarà dura sostenerlo davanti all’opinione pubblica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha evidenziato che «dopo le  invettive sulla precedente amministrazione ora si chiude il cerchio: resterà solo qualche commissariato di polizia da commissariare». Dopo aver ripercorso l’iter di abolizione delle Province, Cossa ha affermato che ci si trova di fronte «ad una norma brutale che dà ai commissari un termine di 15 giorni per fare non si sa bene che facendo scattare poi la sostituzione o la conferma degli stessi commissari; è una norma che non sta in piedi, sarebbe stato molto più ragionevole indicare un termine vero che darebbe un senso ad una vera riforma delle autonomie locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che in poco tempo si è passati «dalla competenza al potere per evitare pasticci e migliorare la qualità dell’amministrazione, consolidata anche oggi dai continui richiami a leggi organiche, ad una pura follia giuridica». E’vero, ha riconosciuto, «che chi vince ha il diritto di governare, però commissariare i commissari è davvero troppo, questa legge è diventata lo strumento per commissariare i commissari sgraditi senza nemmeno salvare le apparenze, l’ennesima porcata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), riprendendo la metafora del cavallo di Troia, ha affermato che in realtà manca il cavallo, mentre è vero che prima c’era Ponzio Pilato come ha detto il consigliere Cossa; «qui si vuole sostituire le gestioni provvisorie mettendo ordine in una situazione giuridica mostruosa e non si può accusare noi di sostituire i commissari se queste figure le avete inventate voi con i vostri podestà, noi stiamo ricostruendo un tessuto istituzionale profondamente lesionato».

Non essendoci altri iscritti a parlare, relatore e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti, sempre negativo tranne che per il n. 133 “commissari per le gestioni provvisorie delle Province e modifica dell’articolo 4 della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13”.

L’Aula ha quindi respinto gli emendamenti n.44 e 54.

Sull’emendamento n.133 il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «per l’ennesima volta si cambia del tutto un articolo e, nel merito, occorre precisare il riferimento ai requisiti dei commissaria, che dovrebbero essere almeno dirigenti enti locali o ex segretari comunali, in coerenza con norme nazionali che vietano incarichi a pensionati».

Il presidente Ganau ha precisato che la legge richiede che i dirigenti in pensione prestino la loro opera per non più di un anno ed a titolo gratuito.

L’emendamento 133 è stato poi approvato con 33 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è stato approvato il testo dell’articolo e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti n.163 (a scrutinio segreto, 22 favorevoli e 28 contrari) e n. 66.

Al termine di quest’ultima votazione è iniziata la discussione dell’art.15/ter.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha dichiarato di trovarsi «in grossa difficoltà nel dover esprimere un voto favorevole a questo articolo perché, se stralciamo le questioni del personale bisogna poi avere un trattamento uniforme e rispettare l’orientamento comune dei capigruppo». «Le mie remore sono intellettuali – ha chiarito Manca – ma anche dal punto di vista formale ho grossi dubbi; c’è un aumento di spesa nascosto, si sta derogando alla durata degli incarichi che non possono avere durata superiore ad un anno». Dopo aver aggiunto che «non si possono fare figli e figliastri», Manca ha annunciato che non parteciperà alla votazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che «nella maggioranza qualcuno si rende conto di quanto sta succedendo, prima ha detto di voler procedere con una legge organica, poi si è arrivati a questo capolavoro di fantasia, con stabilizzazioni mascherate e personale trattato perfino meglio di quello in ruolo». «Da una parte – ha riconosciuto Truzzu – si vuole ovviare ad un problema ma di questi problemi ce ne sono a centinaia; se si apre questa porta generazioni di giovani sardi non avranno nemmeno la possibilità di provare a fare un concorso».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha dichiarato che la posizione di Manca evidenzia una obiezione vera, anche se «sulla questione specifica va precisato che non è una stabilizzazione né una eccezione alle deroghe; c’è un gruppo di ragazzi che regge di fatto l’assessorato dell’Urbanistica, un gruppo che non potrebbe più lavorare mancando tutti gli obiettivi della Regione». Resta comunque, ha concluso Arbau, «l’impegno previsto nell’ordine del giorno ad intervenire sul personale in modo organico, in modo che tutti abbiano risposte».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che si è parlato più volte del problema, anche in fase di assestamento. «La realtà dell’assessorato dell’Urbanistica – ha continuato – è che quel gruppo di lavoro fornisce assistenza ai Comuni per i Puc, alla Regione per la legge edilizia e urbanistica, alla nuova stesura del Ppr». Solinas ha poi negato che si tratti di una stabilizzazione: «Si conclude un percorso con cui si possono dare risposte alla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ammesso che «si sta parlando di professionalità di alto livello che sono necessarie, tuttavia resta il problema del metodo perché i trattamenti diversi ci sono eccome». «Se l’amministrazione regionale ha problemi – ha affermato – vanno risolti tutti al di là della volontà della maggioranza, avremo creato meno errori e creato meno aspettative mentre si poteva e si doveva fare molto meglio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto «che non può passare inosservato l’atteggiamento a corrente alternata della maggioranza e Manca ha fatto bene ad evidenziarlo: quella del personale regionale dipendente o precario è un problema che non può essere trattato usando due pesi e due misure». «Non sono in discussione – ha proseguito – ruolo, funzione ed utilità del gruppo di lavoro, ma il metodo è censurabile, qui ci sono 840.000 euro per alcuni e niente per altri, a cominciare dai lavoratori dell’Ente foreste che hanno gli stessi diritti».

Al termine della discussione, relatore e Giunta hanno espresso parere contrario sull’unico emendamento presentato, il n. 45.

Il primo firmatario dell’emendamento Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha tenuto a precisare che «non è in discussione la qualità persone, il loro ruolo ed i loro e compiti: non si parla dei singoli ma del metodo e se sarà sempre questo non risolveremo mai nulla».

L’emendamento è stato respinto dall’Aula e, successivamente, è stato approvato il testo dell’art.15/ter con 31 voti a favore, 3 contrari e 14 astenuti.

Sull’articolo 15 quater (piano per il superamento del precariato) e sull’emendamento 159 sull’ente foreste (bocciato),  sono intervenuti, anche più volte, i consiglieri Peru (Forza Italia Sardegna), Antonio Solinas ( Pd), Demontis (Pd), Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel), Arbau (Sardegna Vera), Dedoni (Riformatori sardi), Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente sulla situazione dell’ente foreste.

In rapida successione sono stati approvati gli articoli 15 quater, il 16, il 16 bis, il 16 ter, il 16 quater e il 16 quinquies.

Sull’articolo 16  sexies, e sugli emendamenti presentati, sono intervenuti: Cristian Solinas (Psd’az), Paolo Truzzu (Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori sardi). L’articolo è stato approvato.

Sull’emendamento 157, presentato dalla consigliera Busia e fatto proprio da Pietro Pittalis sono intervenuti, oltre al capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Cocco (Pd). L’emendamento è stato bocciato.

Sull’articolo 17 e sugli emendamenti sono intervenuti Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Salvatore Demontis (Pd), Approvato il testo dell’articolo e l’emendamento 7 (Busia e più) che aggiunge un articolo che prevede l’entrata in vigore della legge nel giorno della pubblicazione sul Buras.

L’aula ha approvato anche tre ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito dall’articolo 12 della legge regionale 9/2006.

Questo odg impegna la giunta regionale ad adottare entro 120 giorni dall’approvazione dell’ordine del giorno, con propria deliberazione, su proposta dell’assessore degli affari generali, previo parere della commissione competente, le linee guida per l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 9/2006, in armonia con i principi che regolano il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e nel rispetto delle norme sull’ordinamento degli enti locali.

Il secondo ordine del giorno approvato (Arbau e più) riguarda l’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione. In particolare questo documento impegna la giunta regionale a predisporre, entro sei mesi, un apposito disegno di legge sul personale che affronti e risolva le questioni solevate in materia di personale durante la discussione sul DL n. 72. L’esecutivo, inoltre deve garantire, nell’applicazione del DL 72, la prosecuzione di importanti funzioni, assicurando la continuità lavorativa del personale precario coinvolto. La Giunta è stata anche impegnata a emanare direttive precise all’Ente foreste per attivare immediatamente la procedura ad evidenza pubblica che risolva alla radice, ed in tempi rapidi, la questione attinente alle assegnazioni temporanee di mansioni superiori. Il terzo ordine del giorno approvato, che è stato illustrato da Alessandra Zedda) riguarda la Croce Rossa italiana che sarà posta in liquidazione dal primo gennaio 2015. L’ordine del giorno impegna il presidente della Regione a porre in essere tutte le azioni necessarie anche per rispettare il profilo pubblico dell’ente e per salvare i livelli occupativi inserendo i militari della Sardegna in una lista di esaurimento per essere destinati alla protezione civile o ad un coinvolgimento per il servizio del 118.

Per dichiarazione di voto sul DL 72 sono intervenuti: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha espresso voto contrario perché non si sono applicati criteri uguali per tutti. Michele Cossa (Riformatori Sardi) ha parlato di legge negativa perché inquinata da norme intruse. Agus ha espresso, invece, voto a favore. Si tratta di una legge importante che apre un processo di riforma ed è un primo tassello di un puzzle complicato. Pietro Cocco (Pd) ha espresso un parere favorevole sulla legge e ha detto che la riorganizzazione della Regione è un tema che si è affrontato da tempo, ma nessuno ha mai risolto il problema. Noi abbiamo fatto un primo passo. Questa legge è l’inizio di un percorso. Per Arbau (Sardegna Vera) si tratta di una buona legge. E’ stata l’ennesima prova per questa maggioranza superata con intelligenza. Ma questa tecnica legislativa di stravolgere l’attività fatta in commissione in Consiglio, non funziona più. Il DL 72 è stato approvato (votanti 46, sì 32, no 14). 

Pl 141 (Pietro Cocco e più) “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”

Il presidente Ganau ha annunciato quindi la presentazione per la discussione in Consiglio con la procedura d’urgenza di cui all’articolo 102 del regolamento, della Pl 141, siglata da tutti i capigruppo, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), dal titolo: “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha chiesto la sospensione dell’esame del Dl 141 e il rinvio del testo in commissione, definendo la proposta “invotabile”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere l’invito del collega di gruppo Ruggeri per il rinvio del testo in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto “basito” per la decisione comunicata dal capogruppo dei democratici ed ha definito un’autentica “sconfessione” quella ricevuta da Pietro Cocco. «Ma il punto non è questo – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione – ma il rischio concreto dei fallimenti che si fa correre alle società dilettantistiche dello sport isolano».

Pittalis ha invitato il gruppo del Pd ed i consiglieri della maggioranza a procedere con l’esame della Pl 141, evidenziando come sia frutto di un’intesa tra tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Se così non sarà – ha concluso Pittalis – non firmeremo più alcuna procedura d’urgenza con il ricorso all’articolo 102 del regolamento».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha definito un “simpatico siparietto” quello andato in scena in seno al gruppo del Pd ma si è detto pronto a “sfilarsi” dal voto sulla Pl 141 seppure in autonomia rispetto al suo gruppo e alla minoranza. Crisponi ha lamentato una scarsa azione a difesa delle sponsorizzazioni di società che competono tra i professionisti, facendo esplicito riferimento alla revoca delle sponsorizzazioni di “Sardegna promozione” alle squadre del Cagliari calcio e alla Dinamo basket.

La consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, ha invitato alla prudenza e ha dichiarato di condividere le perplessità e le richieste avanzate dal consigliere Ruggeri per la sospensione dell’esame della Pl 141. «Lo sport è importante – ha conclusa la consigliera della maggioranza – e gli accordi tra capigruppo vanno rispettati ma le emergenze della Sardegna sono altre». Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione per alzata di mano la pregiudiziale avanzata dal consigliere Luigi Ruggeri che è stata approvata dall’Aula.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha comunicato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha concluso la discussione generale sul Dl 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e ha approvato con 26 voti a favore e 17 contrari il passaggio agli articoli. I lavori riprenderanno mercoledì, 19 novembre.
Il presidente Ganau, in apertura di seduta, ha chiesto all’Aula un minuto di silenzio per commemorare le vittime della strage di Nassiriya, un attentato contro la base “Maestrale” in cui persero la vita 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni e rimasero feriti 19 carabinieri e un civile. Non tornarono dalle loro famiglie 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e due civili italiani. Il presidente ha ricordato che quello di Nassiriya è stato il più grave attacco alle truppe italiane dalla Seconda guerra mondiale ed ha sottolineato che la pace è l’obiettivo che l’Italia e l’Europa devono perseguire.
Dopo la commemorazione dei caduti, il presidente ha aperto la discussione generale sul Disegno di legge della Giunta regionale su “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.
Sull’ordine dei lavori sono intervenuti i consiglieri di minoranza Marco Tedde, Stefano Tunis, di Forza Italia, Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Mario Floris (Uds), Gianluigi Rubiu (Udc) hanno chiesto di rinviare la discussione perché il clima teso, la complessità del disegno di legge e il fatto che è stato modificato e approvato dalla Prima commissione questa mattina, non consente alla minoranza di elaborare gli emendamenti. Il presidente ha ricordato che il testo non è stato modificato in maniera sostanziale, stamattina, e che era stato deciso in conferenza di capigruppo di proseguire oggi con l’esame del provvedimento. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto contrario alla sospensione del provvedimento: «Non è sufficiente dire che non c’è il clima adatto. Abbiamo il dovere di intervenire sulla materia. Invito i colleghi di opposizione ad essere ligi al loro dovere». Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi chiesto al presidente Ganau la convocazione di una Conferenza dei capigruppo per valutare le esigenze della minoranza, vista la buona disponibilità dell’opposizione che stamattina ha evitato di chiedere i cinque giorni previsti per le relazioni consentendo al testo di arrivare subito in Aula. «La proposta – ha spiegato Pittalis – è quella di fare la discussione generale, ma dare tempo a chi deve presentare gli emendamenti».
Il presidente ha sospeso i lavori e convocato i capigruppo. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha annunciato che domani l’Aula proseguirà la discussione generale sul DL 72, gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10.00 di martedì prossimo, 18 novembre. Alle 16,30 poi si riunirà la Prima commissione per l’esame degli emendamenti. Il Consiglio si riunirà poi mercoledì e, se necessario, giovedì per l’esame degli articoli e degli emendamenti.
Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, Salvatore Demontis (Pd), il quale ha evidenziato che il testo esitato presenta molti elementi innovativi rispetto alla prima stesura della Giunta. Si tratta – ha spiegato – di un primo tassello di una riforma più ampia del Sistema Regione, passando da una impostazione formale a manageriale, ossia sostanziale. «Vorremo passare da una Regione basata sulla produzione di atti, secondo il modello tipico degli anni ’90, a un’amministrazione basata sui risultati. Una pubblica amministrazione basata sugli anni ‘90 non solo scoraggia i cittadini ma anche gli investitori privati». La Regione così com’è funziona male a prescindere da chi la governa, ha spiegato Demontis. «Spesso, infatti, la classe politica non traduce le linee di mandato in obiettivi strategici chiari», e ha aggiunto, «insomma non viene attuato il ciclo di programmazione, gestione e controllo, oggi chiamato comunemente “ciclo delle performances”». «Da qui l’esigenza  – ha spiegato – di una macrostruttura sul “modello per missione”, quindi strutture che nascono “attorno” agli obbiettivi strategici di mandato, le “missioni” appunto, con le strutture che nascono in base agli obiettivi strategici e non il contrario». Tra gli obiettivi fondamentali: la creazione del Sistema regione, con mobilità volontaria interna, la  valutazione delle performance, con una migliore ottimizzazione del lavoro in Regione con una maggiore valorizzazione del personale.
«Sia la mobilità all’interno del Sistema Regione che la delegificazione sulle direzioni generali, ad oggi disciplinate invece per legge, sono propedeutiche alla modifica della legge n. 1 del 1977 e quindi della macrostruttura. Questo è l’obiettivo politico che si intende raggiungere. I servizi sono invece istituiti, modificati o soppressi dal direttore generale che poi dovrà però rispondere dei risultati raggiunti». Demontis ha poi spiegato che «spetterà al presidente della Regione presiedere il Comitato di coordinamento delle direzioni generali al fine di raggiungere gli obiettivi strategici trasversali. L’articolo 6 bis elimina le posizioni funzionali dirigenziali con compiti di studio, ricerca e consulenza che possono essere svolte da funzionari del Sistema Regione. Non occorre essere dirigenti». Il testo prevede inoltre l’introduzione della continuità amministrativa.
Il presidente, terminati i dieci minuti a disposizione del relatore, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, in qualità di relatore di minoranza. Tunis ha spiegato ai colleghi che «abbiamo fatto un lavoro difficile all’interno della Prima commissione. Abbiamo lavorato articolo per articolo, inserendoli in una valutazione di sistema». Il consigliere di Forza Italia ha espresso rammarico per la visione che non mette la politica al centro dell’azione di governo, svincolandola dalla burocrazia, «ma si sta cercando una soluzione per dire che il sistema amministrativo e burocratico può vivere a dispetto dalla politica». L’assessore ha detto che va privilegiato l’efficacia della decisione. Per Tunis è un disegno non ricevibile da chi ha preso l’impegno con i cittadini e che ha visto ricoprire i più importanti incarichi di governo da persone prive del mandato dei cittadini. «Questo testo – ha aggiunto – è stato corretto nelle parti dove dava il colpo di grazia alla politica della Regione». La maggioranza sbaglia, secondo Tunis, ad andare avanti su un testo che è stato stravolto e ha esortato la Giunta e la maggioranza a dire esattamente cosa vuol fare: riaffermare il ruolo della politica o abdicare. «Vi chiedo di fare un passo indietro».
Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha osservato che l’intento del provvedimento è apprezzabile ma fa emergere, a suo avviso, numerose perplessità. Già la legge Bassanini, ha osservato, «prevedeva la valutazione indipendente sull’operato della dirigenza, strumento che ha prodotto buoni risultati, così come il coordinamento dei dirigenti non è una novità, anzi mi stupisce che la Regione ci arrivi solo ora». Giusto, a parere di Orrù, «anche il tetto alle direzioni generali ma la Giunta ha accentrato il 30% delle direzioni nelle sue mani ed anche tutti gli interventi di accorpamento e soppressione superando il ruolo del Consiglio». Si tratta di un modo di procedere, ha continuato il consigliere sardista, «simile ad una “dittatura” del presidente e della Giunta, di questo passo l’Assemblea non potrà far altro che discutere mozioni e interpellanze e non conterà più nulla». Orrù, in conclusione, ha manifestato dubbi su «operazioni che potrebbero tradursi in favori rivolte a singole carriere anche esterne; nel complesso la valutazione sul provvedimento è negativa perché non c’è niente di rivoluzionario».
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «parlare in quest’Aula diventa sempre più difficile se non inutile ed il provvedimento in esame non appare rispondente ai bisogni sia dell’amministrazione che dei cittadini». «In questi decenni – ha ricordato – si è detto che la burocrazia ha avuto uno sviluppo abnorme a danno dell’efficienza dell’azione amministrativa e io stesso, da assessore, ho presentato un disegno di legge organico che purtroppo è andato perduto però, al di là dei titoli ad effetto, questo testo non fa altro che riproporre il decreto Brunetta: sarebbe stato più dignitoso limitarsi ad affermare che anche in Sardegna trova applicazione quel decreto». Nel merito, secondo Floris, «contiene un ulteriore svuotamento dei poteri del Consiglio ed ha un impianto verticistico; si va verso una Regione dirigenziale, senza parlare del resto del personale». Per il consigliere Floris, inoltre, «non sussistono motivi di urgenza, dato che molte decisioni possono essere adottate già oggi a legislazione vigente». Piuttosto, ha sostenuto ancora Floris avviandosi alla conclusione, «dobbiamo chiederci quale Regione vogliamo per la Sardegna di domani; da una parte registriamo una forte vocazione centralista dello Stato, dall’altra non possiamo sostenere noi, in Sardegna, un nuovo centralismo burocratico». Il problema, ha detto infine, «è tracciare un confine fra quello che deve fare la politica e ciò che devono fare i tecnici, altrimenti facciamo come Renzi e trasformiamo il Consiglio in un organismo di secondo livello come il nuovo Senato».
Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha dichiarato che, a suo giudizio, «le differenze di opinione sono il sale della democrazia ma quello delle riforme deve essere un terreno comune per intervenire sul rapporto deteriorato fra istituzioni e cittadini, nel quadro di una consapevolezza che ha caratterizzato l’atteggiamento dell’opposizione in commissione, sempre propositivo e costruttivo». C’è una preoccupante tendenza centralista dello Stato, ha proseguito Agus, «mentre al contrario le funzioni delle Regioni vanno ampliate ma a patto di migliorare il rapporto fra queste istituzioni ed i cittadini, riconoscendo i nostri errori e lavorando da subito per difendere le nostre istituzioni». La nuova Regione e, soprattutto, gli uffici regionali devono semplificare la vita di famiglie e persone senza lasciare nessuno indietro, ha ammonito il consigliere di Sel, «ma non si faccia l’errore di considerare il testo una riforma a se stante, è solo l’inizio di un percorso più ampio di riforma dell’amministrazione regionale, che passa attraverso la riforma della 31 e del sistema degli Enti locali come del personale, perché oggi il sistema non regge più e vive di soluzioni temporanee rese definitive senza una vera programmazione». «Diciamo basta a rendite di posizione e veti incrociati – ha esortato Agus – perché solo così potremo recuperare il rapporto con i cittadini oggi profondamente logorato, anche da un processo nazionale che ha tolto e non ha dato frutti; seguiamo una strada diversa e questo testo, pur non risolvendo tutto, crea le condizioni per un percorso virtuoso, senza alibi, che privilegia meritocrazia e responsabilità».
Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che il testo di legge l’ha ricevuto poche ore fa, alle 15 e 14 ma che anche da una prima lettura si è reso conto che, nonostante il titolo: “Disposizioni urgenti i materia di organizzazione della Regione”, non si tratta certo di una riforma. Per l’esponente dei Riformatori, invece, è necessaria una riforma seria e concreta, calata nel reale.
Per Gianluigi Rubiu (Udc) questo DL mina in maniera inequivocabile il potere degli enti a favore della Giunta regionale. Si tratta di un nuovo “Regime-Regione”. L’esecutivo – secondo Rubiu – acquista il potere decisionale su tutto. Insomma, una sorta di  “Commissariamento della politica”. Il capogruppo dell’Udc ha detto di essere favorevole ai principi che sono alla base di questo provvedimento ma  non condivide le azioni previste in questo testo. I dirigenti, infatti,  sembrano le “pedine di una scacchiera” che possono essere spostate a piacimento dal politico di turno.
Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna) ha detto che queste norme non attuano nessuna riforma dell’organizzazione della Regione. Si sta procedendo con una piccola manutenzione quando si ha bisogno  di una sonora ristrutturazione. Per Alessandra Zedda era necessario partire dall’analisi della legge 1 per attuare una vera riforma. Questo non è stato fatto e si sta  perdendo un’altra occasione. Per l’ex assessore al bilancio non c’è nulla di così urgente, c’è tutto il tempo per fare una riforma compiuta che snellisca realmente le procedure.
L’assessore degli Affari generali, Gianmario Demuro, iniziando il suo intervento, ha detto che «molte riforme di cui ha parlato il Consiglio fanno parte del programma di legislatura ed il disegno di legge, infatti, si limita ad intervenire su alcuni punti strategici «per far funzionare la macchina mentre la si riforma». Il primo degli elementi di fondo del provvedimento, ha sostenuto, è quello della mobilità, «cioè dare ai dipendenti la possibilità di spostarsi secondo le loro attitudini e le loro aspettative di miglioramento in modo da dare più valore all’amministrazione».
Finora, ha osservato Demuro, la mobilità «è stata un qualcosa di straordinario, in parte anche per la complessità di una macchina regionale composta da 23 controllate, 57 enti, 198 dirigenti, 136 servizi e 26 direzioni generali, dove non è ancora disponibile una “banca dati” delle competenze, per sapere dove sono le risorse umane della Regione, cosa fanno e cosa potrebbero fare di meglio». Poi, secondo elemento, la valutazione di “perfomance”; «E’ vero che ci sono norme nazionali in vigore da anni – ha sostenuto l’assessore – ma la Regione è rimasta come in una “bolla” separata dal mondo esterno, mentre il corretto uso delle risorse pubbliche è elemento chiave per restituire al cittadino ciò che dà attraverso le tasse». Inoltre, altro obiettivo strategico è la riorganizzazione «perché qualunque cosa, nella nostra Regione, ha una norma che la riguarda e questo ostacola il funzionamento dell’amministrazione; il Consiglio, in particolare, deve riappropriarsi di un ruolo di grande programmazione rivolto al futuro, a difesa della democrazia regionale e della funzione della rappresentanza». Di fronte a questo scenario, ha detto ancora l’assessore Demuro, «è necessario intervenire con strumenti semplici come il numero delle direzioni e dei servizi, di ciò che serve per far funzionare la macchina; questo non significa affatto mettere da parte le riforme di grande respiro ma agire concretamente per risolvere problemi da tempo nascosti, per risparmiare risorse e migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa e darle una dimensione orizzontale, posto che i problemi non solo riferiti ad una materia ma talmente complessi da richiedere un approccio interdisciplinare».
Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha aperto la fase delle dichiarazioni voto sul passaggio agli articoli.
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato di condividere lo schema generale illustrato dall’assessore e, in particolare, il riferimento al ruolo del Consiglio come luogo di “alta programmazione” ma, ha osservato, «emergono una serie di contraddizioni fra il testo licenziato dalla commissione e quello originario della Giunta, una su tutte riguarda le stabilizzazioni del personale precario che vengono ora rinviate al 31 dicembre 2016: queste sono le cose reali cui si deve rispondere, il mio voto sarà contrario».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli del DL 72, che l’Aula ha approvato con 26 voti favorevoli e 17 contrari. Subito dopo, ha dichiarato chiusa la seduta, comunicando che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per martedì, 18 novembre, alle 10.00, mentre la Commissione si riunirà per esaminarli nella stessa giornata di martedì ma alle 16.30.
I lavori del Consiglio, infine, riprenderanno mercoledì 19 novembre, alle 10.00.

Ospedale Brotzu Cagliari 3

Ospedale Microcitemico copia

Il Consiglio regionale ha approvato, con 32 voti favorevoli, la proposta di legge 71/A “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”. 

L’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione degli emendamenti relativi all’art. 6. Il presidente, Gianfranco Ganau, ha poi comunicato che gli emendamenti relativi al numero delle Asl ed al commissariamento delle aziende saranno esaminati e votati in modo organico secondo un ordine che sarà comunicato a tutti i consiglieri.

Il relatore del provvedimento Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso il parare negativo su tutti gli emendamenti presentati all’art. 6, fatta eccezione per il n. 89 “condizionato”, il n. 370, il n.368 ed il n. 373.

La Giunta, con l’assessore della Sanità Luigi Arru, ha espresso parere conforme. Il presidente Ganau ha aperto il dibattito generale sull’articolo 6. Non essendoci iscritti, ha messo in votazione l’articolo e gli emendamenti.

Sull’articolo 6 e sugli emendamenti, per dichiarazione di voto, sono intervenuti anche più volte: Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna) che ha detto che non si tratta di una riforma compiuta delle Asl ma solo  di  un “assalto alla diligenza”. Questa legge è una legge dei rinvii. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi all’articolo 6. Anche per Cossa non si tratta di una vera riforma sanitaria ma si tratta di un provvedimento frammentario che introduce solo elementi di confusione. Sull’emendamento 203 (Liste d’attesa) Cossa ha chiesto un intervento immediato da parte della giunta e della maggioranza. Edoardo Tocco (Forza Italia Sardegna) ha parlato di fretta incredibile nel voler commissariare le Asl. Sarebbe opportuno, invece,  evitare il commissariamento e allentare la fretta sui commissariamenti. Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha detto che le Asl in realtà sono state commissariate già da tempo, di fatto nel marzo 2014, con una delibera dell’assessore che ha legato le mani alle aziende sanitarie locali. Questo articolo 6 è una “ricetta confusa” che getterà la sanità sarda nel caos.

Sull’emendamento 370 Locci ha detto che con l’approvazione di questa legge si trasformeranno le strutture ospedaliere in un “non si sa cosa” con inevitabile perdita di posti di lavoro.    Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo articolo 6 è un “mostro”. Ha contestato la tecnica legislativa secondo la quale  in aula snatura totalmente, con gli emendamenti, il testo approvato in commissione. Anche per Tedde con il testo in esame si attua un secondo commissariamento. «Vogliamo – ha chiesto – riqualificare la sanità o nominare commissari?» L’esponente di Forza Italia sull’emendamento 370 ha chiesto di rivederlo perché genera solo errori. Giorgio Oppi (Udc)  ha chiesto maggiore chiarezza sul numero dei posti letto. Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha chiesto quanti saranno gli ospedali di comunità. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che per una riforma seria bisogna dare efficienza ed efficacia all’azione amministrativa per dare risposte ai cittadini.

E’ stato approvato l’emendamento 370  (organizzazione degli ospedali di comunità) e il testo dell’articolo 6.

Il presidente ha dato la parola ad Alessandra Zedda (FI) per dichiarazioni di voto sull’emendamento 40 (Zedda A. e più) sulla riduzione delle Asl a tre: Nord Sardegna, Centro Sardegna, Sud Sardegna. Zedda ha esortato la maggioranza a fare un’ampia riflessione per fare una riforma compiuta. Oscar Cherchi (Fi), dichiarando il voto favorevole, ha ricordato le vittime di Nassirya e ha chiesto al presidente Ganau a fine seduta un minuto di silenzio per commemorare i caduti. Per Michele Cossa (Riformatori sardi) è fondamentale ridurre il numero delle Asl a una unica. Marco Tedde (Fi) ha evidenziato come questo emendamento sia una proposta concreta di razionalizzazione del sistema sanitario regionale e non ostruzionismo. Il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato, invece, l’astensione del suo gruppo su tutti questi emendamenti, in attesa di un chiarimento da parte della maggioranza e della Giunta sulla riduzione delle aziende sanitarie. Per Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) «a situazione di crisi che vive la Sardegna impone di trovare soluzioni di risparmio». Il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato di non aver firmato l’emendamento perché non è d’accordo che la riduzioni delle Asl sia fondamentale per ridurre la spesa. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che con questo emendamento hanno voluto portare la maggioranza a parlare di un argomento importante e concreto. Alle parole devono seguire i fatti. Pittalis ha duramente criticato la maggioranza perché vuole, oltre che commissariare le Asl, nominare contestualmente i direttori sanitari e amministrativi. Prima che il presidente mettesse in votazione l’emendamento Pittalis ha chiesto cinque minuti di sospensione.

Al rientro in aula, Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti dal 40 in poi sulla riorganizzazione delle aziende sanitarie. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha annunciato il ritiro degli emendamenti tranne il 136.

Il presidente Ganau ha messo, quindi in votazione l’emendamento 136 (Dedoni e più). E’ intervenuto il consigliere Cossa il quale ha ribadito la volontà del suo gruppo di proporre un’unica Asl che si occupi delle problematiche amministrative, tecniche, patrimoniali e contabili, a cui affiancare otto circoscrizioni individuate negli otto collegi provinciali, che si occupino dei soli aspetti sanitari. «Con il vantaggio – ha affermato – di ridurre i costi ed evitare le preoccupazioni delle comunità locali». L’emendamento è stato respinto. (eln)

Il presidente ha messo in votazione l’emendamento della maggioranza (Pietro Cocco e più) n. 368 che aggiunge l’art. 6 bis.

L’emendamento n. 368 apre la strada al processo di riforma che, nella prima fase, dovrà definire il numero delle Asl ed i rispettivi ambiti territoriali nell’ambito del riordino del sistema degli Enti Locali sul territorio regionale. Nel dettaglio si prevede, a Sassari, l’incorporazione dell’Aou di Sassari con l’ospedale SS. Annunziata  e, a Cagliari, l’incorporazione dell’ospedale Brotzu con il Microcitemico e l’Oncologico. Quest’ultimo accorpamento potrebbe portare alla nascita di un nuovo polo ospedaliero-universitario specializzato nella ricerca (Istituto di Ricovero e Cura di carattere Scientifico – IRCCS).

Il terzo comma dell’emendamento impegna la Giunta ad approvare una deliberazione, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, per dettare le linee di indirizzo necessarie per la definizione dei rapporti giuridici ed amministrativi delle aziende sanitarie interessate da operazioni di accorpamento.

Per quanto riguarda la tempistica, la norma prevede che sempre entro 30 giorni siano nominati i nuovi commissari delle Aziende ospedaliero-universitarie; resteranno in carica per 4 mesi rinnovabili una sola volta e saranno affiancati da due dirigenti, nei settori sanitario ed amministrativo. Entro 4 mesi i commissari dovranno predisporre un piano di riorganizzazione e riqualificazione del servizi sanitari nei loro ambiti di riferimento individuando, fra l’altro, le attività da trasferire alle strutture territoriali, agli ospedali di comunità ed alla nuova Azienda di emergenza-urgenza Areu. La pianificazione dei commissari sarà poi approvata dalla Giunta entro 30 giorni.

Sull’emendamento è intervenuta per dichiarazioni di voto Alessandra Zedda (FI), la quale ha accusato la maggioranza di aver fatto questa legge soltanto per arrivare al commissariamento delle Asl. Dello stesso parere anche il collega di partito, Ignazio Locci il quale ha annunciato il voto contrario. D’accordo anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia): «Avete raggiunto il risultato, ossia commissariare le Asl, ma non c’era bisogno di impegnarci inutilmente con questa legge». Per Marco Tedde (Fi) questo emendamento costituisce il fine della legge: il commissariamento. Oscar Cherchi (Fi) ha affermato: «Questo emendamento è la legge, il vero disegno di legge. Voterò contro». D’accordo anche il capogruppo de Riformatori sardi, Attilio Dedoni. Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, invece, ha annunciato il voto favorevole, dichiarando che la maggioranza ha tardato troppo nel commissariare le Asl. Parere positivo quello di Edoardo Tocco (Fi) sull’accorpamento del Brotzu con Microcitemico e Oncologico, ma contrario a far gestire questo delicato compito da un commissario. Anche Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato che questo emendamento è il cuore della legge. «Alcuni aspetti sono condivisibili», ha affermato, condannando però l’utilizzo di un emendamento per commissariare le Asl. Ancora critico il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, sulla nomina contestuale, all’insediamento dei commissari, del direttore sanitario e amministrativo. Per Giorgio Oppi (Udc) è normale che il commissario venga affiancato da figure tecniche, come un direttore sanitario e amministrativo, che possano evitare le possibilità di errori. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto di eliminare un errore nel testo: al comma 6 è stata cancellata la parola “consolida”.

Il presidente ha messo l’emendamento 368 in votazione che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 22 astenuti. Successivamente il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 7 della legge dando lettura degli emendamenti presentati.

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha chiesto una breve sospensione della seduta che è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere Ruggeri ha espresso il parere sugli emendamenti: negativo su tutti fatta eccezione per il n. 373.

La Giunta, con l’assessore della Sanità Luigi Arru, ha espresso parere conforme.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sull’art. 7 e gli emendamenti, dando la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Alessandra Zedda.

Il consigliere di Forza italia ha detto che, a suo avviso, «con questa legge si sta rendendo un pessimo servizio ai sardi, siamo di fronte ad un articolo che ribalta completamente il testo e probabilmente introduce norme giuridiche viziate, e ad una specie di maxi emendamento della maggioranza che contiene una norma intrusa sull’Istituto Zooprofilattico». «Nel complesso – ha proseguito – è una legge che non incide positivamente sulla razionalizzazione degli Enti della Regione, non fa spending review, nè riorganizzazione efficiente del sistema sanitario, contrasta col Patto della salute sottoscritto a livello nazionale e con lo stato dei conti della Regione». «Tanto è vero che le altre Regioni a Statuto speciale -ha concluso Zedda – hanno chiesto con un documento unitario di rivedere la procedura di pareggio di bilancio e spostarla al 2016, cosa che la Sardegna colpevolmente non ha fatto».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc) ha dichiarato la sua delusione perché sperava che dalla discussione «scaturisse qualcosa di nuovo ed importante ma così non è stato». Questa legge, ha aggiungo con una espressione dialettale sassarese, non è altro che «un foggu di pimpisa, quello delle ramaglie di ulivo che fanno molto fuoco e lasciano soltanto cenere: la legge è attraversata da un continuo ricorso alla Giunta che la svuota di ogni contenuto concreto».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che, anche secondo la sua opinione, il passaggio sul commissariamento dell’Istituto Zoo profilattico è una norma intrusa.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha osservato che «di solito non si interviene sulle norme finali ma in questo caso occorre una eccezione, perché la maggioranza ha infilato proprio qui il commissariamento della Zoo profilattico stravolgendo il testo della legge per l’ennesima volta; molto peggio dell’ordinaria confusione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha osservato che «non abbiamo fatto cosa meritoria davanti al popolo sardo né per il sistema sanitario; la maggioranza si è arroccata nel suo fortino, non comprendendo le vere esigenze dei sardi in materia sanitaria». «Su questa legge bisognerà tornarci quanto prima – ha concluso – per fare una vera riforma, perché questo testo è solo un concentrato di contorcimenti politici, tecnici ed amministrativi»

Il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha richiamato l’attenzione del presidente sul fatto che il testo dell’emendamento 368 deve mantenere la stesura votata dall’Assemblea.

Il presidente Ganau ha precisato che gli uffici hanno corretto solamente un errore materiale laddove nel passaggio relativo al commissariamento non si citavano le Aziende sanitarie delle quali invece si parla in tutte le altre parti della legge.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), parlando sull’ordine dei lavori, ha invitato il presidente «a non rendersi responsabile di un abuso di questo genere, non creiamo precedenti che sarebbero disastrosi per il Consiglio regionale»

Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente ha comunicato che nel caso oggetto dei rilievi di alcuni consiglieri, è stato applicato l’art. 89 del Regolamento secondo il quale, prima della votazione finale, si possono effettuare correzioni di errori materiali.

Lo stesso presidente ha poi chiesto il parere del relatore della legge sulla correzione.

Il consigliere Ruggeri si è dichiarato favorevole, precisando che nel testo occorre anche inserire il riferimento all’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, presentatore dell’emendamento, ha espresso parere conforme, così come la Giunta, con l’assessore della Sanità Luigi Arru.

Sull’ordine dei lavori, il vice capogruppo di Forza italia Alessandra Zedda ha osservato che «siamo in presenza di un abuso conclamato perchè se gli uffici rilevano un errore l’Aula ne deve essere informata; dobbiamo sapere ciò che votiamo, questo è un modus operandi inammissibile e la correzione è un abuso che denunciamo».

Il presidente Ganau ha ribadito che la natura materiale dell’errore si evince anche dal titolo dell’articolo in cui si fa riferimento alle Aziende sanitarie, precisando che l’art. 89 del Regolamento non prevede discussione.

L’Assemblea ha quindi approvato la correzione dell’errore materiale.

Il presidente ha successivamente avviato la discussione sull’art. 7 e gli emendamenti dando la parola al relatore Luigi Ruggeri (Pd) per il parere.

Ruggeri ha espresso parere negativo su tutti, fatta eccezione per il n. 373 “Norme finali”, parzialmente modificato dal n. 390.

Per la Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso parere conforme.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n. 96, 208, 273 e 358 ed approvato il n. 373 (che sostituisce integralmente l’ar. 7) modificato dal n. 390 al sesto comma che, col recepimento della legge nazionale n. 189 del 2012 – Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute – modifica in alcune parti la governance delle Aziende sanitarie e, di conseguenza, determina il cambiamento della legge regionale n. 10 del 2006 stabilendo che: «Sono organi delle Asl il direttore generale, il collegio di direzione e il collegio sindacale. Il direttore generale è coadiuvato, nell’esercizio delle proprie funzioni, dal direttore sanitario e dal direttore amministrativo». Inoltre, la dizione: “Conferenza provinciale e socio-sanitaria” è sostituita con “Conferenza territoriale socio – sanitaria”. Per effetto della modifica introdotta al comma 6 dall’emendamento 390 viene stabilito che «Il Presidente della Regione provvede, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, alla nomina dei nuovi organi dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna Giuseppe Pegreffi».

L’Aula ha quindi affrontato l’esame degli emendamenti soppressivi parziali e, dopo il parere negativo espresso dal relatore e dalla Giunta, ha respinto gli emendamenti n. 357, 99, 211, 262, 100, 212, 282, 101, 213, 281 e 360, ed ha approvato il testo finale dell’art. 7/bis.

Passando all’esame dell’art. 7/ter, col parere negativo del relatore e della Giunta, sono stati respinti gli emendamenti n. 102, 103, 214, 262 e 280, ed è stato approvato il testo dell’articolo.

Al termine di quest’ultimo scrutinio, l’Aula ha ripreso l’esame dell’emendamento n. 248 (Truzzu-Fenu) accantonato dalle sedute precedenti e poi trasformato in ordine del giorno unitario. Il documento impegna l’assessore della Sanità «a costituire in capo al medesimo assessorato un coordinamento della sanità penitenziaria preposto ad organizzare l’assistenza presso le carceri garantendo livelli essenziali di assistenza pari a quelli del cittadino libero». L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il Consiglio, infine, ha proceduto al voto finale della legge, che è stata approvata con 32 voti favorevoli.

Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 5 (Case della Salute) della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più)  “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale” ed ha concluso la discussione generale sull’articolo 6. I lavori riprenderanno mercoledì, 12 novembre, alle 10.00, con la conclusione dell’esame della proposta di legge, per poi passare all’esame del DL 72Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione dell’art. 5 e degli emendamenti alla proposta di legge 71/A.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha ricordato che l’Aula deve ancora votare l’art. 4 e, in particolare, l’emendamento n. 248 sulla sanità penitenziaria. Il presidente ha precisato che l’emendamento non è ancora pervenuto e pertanto si può procedere sull’art. 5.

Prima di avviare la discussione generale, il presidente ha dato lettura degli emendamenti presentati e successivamente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Lorenzo Cozzolino, soffermandosi sulla novità della legge rappresentata dalle case della salute ha affermato che «queste strutture sono state programmate come un luogo in cui vengono erogate cure primarie da parte di personale sanitario e del servizio sociale, professionisti che hanno in carico il cittadino assicurando continuità assistenziale 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, compreso il servizio di prenotazione». «Le case della salute – ha proseguito Cozzolino – sono parte integrante del distretto, il cui modello di base è dimensionato attorno ai 30.000 abitanti, in alcun realtà della Sardegna saranno quindi necessariamente più grandi».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invitato l’Assemblea ad una riflessione su una legge con tante lacune ma comunque importante perché «per l’ennesima volta, con un emendamento successivo si sta completamente riscrivendo la legge: un modo di procedere censurabile che riduce il testo ad un aggregato di enunciazioni di principio». «Sarebbe opportuno – ha proposto – tornare almeno per una giornata in commissione per riflettere sul lavoro svolto». «Con questo modo di procedere – ha continuato Zedda – viene svilito il ruolo del Consiglio da una azione invasiva della Giunta che ha bacchettato la maggioranza richiamandola all’ordine costringendola a riscrivere le parti più importanti della legge; una legge che comunque resta piena di contraddizioni, da una parte si introducono nuove figure e addirittura nuove aziende ma non si dice nulla, ad esempio, di guardie mediche e poliambulatori».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’articolo «l’ennesimo tassello di un puzzle che non riesce a comporsi; le case della salute nascono con tante buone intenzioni che non si sono realizzate, ora si vuole raddrizzare la situazione ma occorre interrogarsi sul risultato di quella esperienza, purtroppo senza dati in grado di supportare una analisi approfondita». «Bisogna intervenire – ha sostenuto Cossa – con cognizione di causa e questa legge non lo fa, è impensabile ad esempio che ogni casa della salute debba sviluppare un proprio modello informatico, vuol dire che non abbiamo nemmeno una vaga idea di cosa comporterebbe mentre, casomai, dovrebbe essere il sistema Sisar ad occuparsi di informatizzare la rete territoriale».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato che l’istituzione delle “case della salute” è un processo irreversibile nel verso dell’integrazione dei servizi nel territorio. «Il punto – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è scrivere una buona norma che ne espliciti funzioni e ne garantisca le finalità istitutive». Locci ha quindi affrontato il tema dei bacini di utenza per l’istituzione delle case della salute ed in riferimento alle affermazioni fatte in proposito dal consigliere Cozzolino ha espresso contrarietà all’ipotesi di assumere come bacino di utenza minimo quello dei 30mila abitanti. Ignazio Locci ha affermato che serve tener conto di tutti i territori dell’Isola, ad incominciare da quelli di frontiera. «Non perdiamo di vista i nostri paesi e le esigenze dei loro abitanti», ha dichiarato il consigliere Fi, che ha sollevato dubbi sull’effettivo inserimento dei medici di base all’interno delle costituende case della salute.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito dubbi sulla Pl 71 e si è detto perplesso per quanto disposto dall’articolo 5 a proposito delle forme organizzative delle cure primarie all’interno delle case della salute. L’esponente della minoranza ha quindi insistito nelle critiche all’emendamento della maggioranza all’articolo 5 comma 5 («di fatto stravolge l’intera norma»). Cherchi ha inoltre invitato alla riflessione sui contenuti del comma 3, lettera c) dell’articolo 5, laddove si prevede la promozione di un lavoro di equipe tra le varie figure professionali con il coinvolgimento anche dei medici di base che – a giudizio dell’ex assessore dell’Agricoltura – sono già impegnati 24 ore su 24 con i rispettivi assistiti («meglio sarebbe stato rivolgersi agli specializzandi e specializzati di medicina interna»).

Cherchi ha chiesto lumi sul futuro delle guardie mediche ed ha concluso proponendo lo stop all’esame del testo di legge in Consiglio ed il ritorno della Pl 71 in Commissione.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha accusato la maggioranza di procedere con “giochi di prestigio” e ha ricordato lo stanziamento di 30 milioni di euro per l’introduzione delle case della salute. L’esponente della minoranza ha ricordato il piano dell’allora assessore Liori ed ha affermato che nessuna di quelle case è in funzione e addirittura a Giba la casa della salute si trova all’interno di un ambulatorio.

Oppi ha quindi invitato a considerare come indispensabile un supporto anche di tipo economico per il coinvolgimento dei medici di base nelle costituende case della salute. Il leader dei centristi ha dunque ribadito la necessità di prevedere un adeguato stanziamento di risorse e ha evidenziato la sua contrarietà al punto “i” dell’articolo 5 perché – a suo giudizio – si traduce in una disponibilità di immobili di grandi dimensioni. Giorgio Oppi ha concluso rivolgendosi direttamente all’assessore Arru perché garantisca una posta finanziaria adeguata ed ha definito “insufficiente” quella prevista per l’istituzione dell’Areu.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito le critiche all’impianto normativo ed al modo di procedere attraverso l’approvazione di emendamenti che stravolgono nei fatti il testo esaminato nella commissione consiliare della Sanità. Nello specifico, l’esponente della minoranza ha denunciato il rischio che, così come è ipotizzata nella Pl 71, “la casa della salute diventi una Rsa senza testa e senza coda”. «Ho grandi dubbi sul palinsesto della legge – ha concluso Dedoni – una legge che non è utile perché non produce alcuna riforma».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, anche le case della salute rappresentano teoricamente una realtà importante, ma ha evidenziato che ai commi 1 e 2 vengono definite le funzioni teoriche, «copiate ma non pensate per il nostro territorio». Per Rubiu «mancano dati, percentuali, programmazione, non definisce una strategia, e non risponde ai bisogno dei sardi». Per quanto riguarda il comma 3 per l’esponente dell’opposizione, si tratta di pura fantasia. «Il più divertente è il comma 4», ha affermato, perché non individua «né le risorse né i soggetti di cui stiamo parlando». E ha aggiunto: «Siete bravi nel copia e incolla ma incapaci di pensare ai reali strumenti per dare risposte. L’aspetto che mi duole di più e che avremmo potuto discutere di misure urgenti per la sanità, invece abbiamo davanti un testo fittizio». Rubiu ha esortato la maggioranza a ritirare il testo e riportarlo in Sesta commissione. Il consigliere del Pd, Roberto Deriu si è detto confuso per le affermazioni della minoranza che parlano a loro volta di confusione con affermazioni contraddittorie. «Intervengo  – ha affermato Augusto Cherchi (Partito dei sardi) – perché stiamo cercando di discutere di argomenti importanti, seri, senza dare quel contorno di serietà che merita. Io riparto dal titolo: norme urgenti». Cherchi  ha affermato che il 118 va riformato in modo urgente e che l’assistenza territoriale, quella di cui tutti hanno più bisogno, deve essere riorganizzata, passando da un concetto di cura a quello di prendersi cura. Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Se questo dibattito aveva bisogno di un momento di chiarezza lo ha fatto il collega Roberto Deriu, che mi dovrà spiegare il suo intervento». E ha aggiunto: «Questo è lo specchio di quello che la maggioranza ha in animo di fare con buoni propositi, con obiettivi pomposamente esaltati come enunciazioni» senza un piano concreto e operativo. Per Pittalis questa legge sta creando preoccupazione tra gli operatori sanitari, visto che la maggioranza non ha tenuto conto delle riflessioni fatte dagli organismi sindacali e di categoria in commissione. «Vi aspettiamo ai primi di giugno per vedere cosa riuscirete a fare. Se c’è confusione questa è dalla vostra parte», e ha concluso: «Per fare pasticci di questa natura sarebbe stato meglio non fare nulla».

Per la Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha dichiarato che non si sta procedendo col metodo della tabula rasa e, quanto al confronto con gli operatori, ha annunciato che fin da domani partirà “una 48 ore” di confronto a tutto campo con gli addetti ai lavori in collaborazione con l’Università Sant’nna di Pisa, a partire dai medici di famiglia. «Il nostro obiettivo – ha spiegato – è quello di trovare una alternativa all’ospedale per le acuzie e per questo lavoreremo molto sugli uomini e sulla loro motivazione». Arru ha citato in proposito l’esempio della blue tongue, ricordando che «prima c’erano oltre 100.000 capi morti mentre oggi sono appena 15 ma non abbiamo fatto niente di speciale, abbiamo solo messo assieme le risorse umane esistenti». La tendenza internazionale, ha concluso Arru, «è quella di attivare alla luce delle dinamiche demografie negative una alternativa alla centralità dell’ospedale, anche perché in Sardegna avremmo l’indice di vecchiaia più alto di tutta Italia insieme alla Liguria».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sugli emendamenti all’articolo 5. Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha espresso parere favorevole all’emendamento 369 e ha formulato un invito al ritiro per l’emendamento 67 ed ha quindi espresso parere contrario per gli emendamenti: 187, 188, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 189, 190, 87, 192, 191, 379.

Il presidente del Consiglio ha chiesto alla Giunta di formulare il parere di competenza. L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di rimettersi al parere espresso dal relatore di maggioranza.

Il presidente Gianfranco Ganau ha posto in votazione gli emendamenti: 64, 168, 275, 337. Sono intervenuti per dichiarazione di voto: Alessandra Zedda (Fi), favorevole; il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, contrario; il consigliere di Fi, Ignazio Locci, favorevole; il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, favorevole; il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, contrario; il consigliere di Fi, Marco Tedde, favorevole; la consigliere del Cd, Anna Maria Busia, contraria; il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, favorevole; il consigliere di Fi, Stefano Tunis, favorevole; il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, favorevole; il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, favorevole. Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione (52 votanti, 21 a favore e 31 contrari) con la quale l’Aula ha respinto gli emendamenti 64, 168, 275, 337.

Il presidente ha dichiarato inammissibile l’emendamento 262 ed ha proceduto con la votazione degli emendamenti 68, 169, 236, 338 (52 votanti, 20 a favore e 31 contrari) che sono stati respinti. Respinti con successive votazioni a scrutinio elettronico palese gli emendamenti 69, 170, 232, 339, 70, 171, 231, 340, 71, 172, 230, 341, 72, 173, 229, 342, 73, 174, 228, 343, 74, 175, 233, 344, 75, 176, 227, 345, 76, 177, 226, 346, 77, 178, 225, 347, 78, 179, 224, 348, 79, 180, 223, 80, 181, 222, 349, 81, 184, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 85, 186, 235, 352.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 65. Per dichiarazione di voto sono intervenuti i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole; Oscar Cherchi (Fi), favorevole; Alessandra Zedda (Fi), favorevole; Marco Tedde (Fi), favorevole. L’Aula ha quindi respinto l’emendamento 65 con 20 voti favorevoli e 31 contrari.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento 66. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole e Michele Cossa (Riformatori), favorevole. Il Consiglio ha respinto l’emendamento 66 con 20 voti a favore e 30 contrari. Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 86 che a conclusione della dichiarazione di voto a favore del consigliere, Oscar Cherchi (Fi), è stato respinto con 21 voti a favori e 31 contrari. Respinto con 20 voti a favore e 31 contro anche l’emendamento 107.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 369 (primo firmatario il capogruppo del Pd, Pietro Cocco), con parere favorevole della commissione e della Giunta che prevede la sostituzione del comma 5 dell’articolo 5 della Pl 71 con la seguente dicitura: «La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, disciplina funzioni e organizzazione della case della salute, prevedendo livelli e tipologie differenziati per la modulazione delle attività di cui al precedente comma 3, in base alle caratteristiche territoriali e alla programmazione delle reti assistenziali, garantendo una localizzazione equilibrata delle strutture in tutto il territorio regionale che tenga conto di quelle già esistenti o previste nei piani sperimentali approvati, nonché delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie di cui alla normativa vigente». Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole; Ignazio Locci (Fi), contrario; Alessandra Zedda (Fi), contraria; Giorgio Oppi (Udc), contrario.

L’emendamento 369 è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contro.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato che a seguito dell’approvazione dell’emendamento 369 sono decaduti gli emendamenti: 67, 87, 192  e 191 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 5 della proposta di legge n. 71.

In sede di dichiarazione di voto il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è dichiarato contrario ed ha ribadito le critiche espresse nel corso del dibattito verso l’intero provvedimento ed in particolare su quanto previsto per le case della salute soprattutto per ciò che attiene i cosiddetti bacini di utenza.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, ha dichiarato il voto contrario denunciato il pericolo che le case della salute si traducano in un caos con conseguenze dannose per la sanità sarda.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, ha dichiarato il voto contrario ed ha ribadito la necessità di una vera riforma sanitaria vicina ai bisogni dei cittadini sardi ed ha paventato il rischio che le case della salute producano lo sfascio delle casse regionali.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, non ha nascosto la parziale fondatezza di alcune perplessità espresse dai consiglieri della minoranza ma ha dichiarato il voto favorevole all’articolo 5 perché – così ha spiegato Arbau – rappresentano una sfida per una nuova classe dirigente sarda.

Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto contrario, sottolineando come il testo in esame rappresenti un “sistema disomogeneo e disarmonico”. «Non siamo contro le case della salute – ha spiegato l’esponente della minoranza – ma siamo contro le case della salute come sono normate all’articolo 5 della Pl 71».

Concluse le dichiarazioni di voto si è proceduto con la votazione dell’emendamento 369 che è stato approvato con 31 voti a favore e 19 contrari.

Il presidente Ganau è quindi passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5 ed ha posto in votazione l’emendamento 187. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Michele Cossa (Riformatori), favorevole; il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau che ha espresso la disponibilità ad affrontare in sede di riforma l’ipotesi contenuta, nell’emendamento presentato da Cossa,  di inserire gradualmente nelle case della salute i servizi dell’area socio assistenziale. Il consigliere Ignazio Locci (Fi) favorevole; mentre la consigliere del Pd, Rossella Pinna, si è dichiarata “assolutamente contraria”. Il consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore ed ha polemizzato con la consigliere del Pd, Rossella Pinna.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 187 che è stato respinto con 20 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6 “Ospedali di Comunità” e sugli emendamenti. Per il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, si tratta di «un altro pezzo disarmonico di questo provvedimento legislativo. Tutte cose potenzialmente buone prese singolarmente, il quadro d’insieme che viene fuori è però disastroso. Vengono istituiti gli ospedali di comunità senza spiegare esattamente cosa sono, prenderanno il posto dei piccoli ospedali? Sono le cosiddette Rsa? Questo non è chiaro». Cossa ha poi aggiunto: «Se fossero un veicolo per eliminare quelle duplicazioni di offerta sanitaria che sono presenti in varie parti dell’Isola, allora ci potremmo anche ragionare. Però questo non è chiaro». Per l’esponente della minoranza si tratta di un testo è generico che crea confusione.

Per Ignazio Locci (Forza Italia) gli ospedali di comunità rappresentano il mezzo per razionalizzare la rete ospedaliera a discapito dei piccoli ospedali di periferia. «Mi auguro che non sarà così perché a me stanno molto a cuore gli ospedali di periferia, che non sono la causa di tutti i mali della sanità, anzi». Per Locci l’articolo 6 non è  uno strumento utile all’avvio della riforma sanitaria. Il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha ribadito che sarebbero serviti maggiori approfondimenti, perché gli ospedali di comunità sono una buona soluzione, ma manca un’analisi attenta delle strutture da riconvertire, dei costi, (“lo farà la Giunta in un secondo momento?”), in che modo incideranno sui piccoli ospedali, sui poliambulatori. Zedda ha proposto alla maggioranza di fare una pausa e ragionare insieme «per migliorare quello che stiamo andando ad approvare». L’esponente azzurro ha ricordato che alla base della norma c’era la riduzione dei costi, mentre finora è stata approvata soltanto l’istituzione di altre strutture. Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che nel merito si trovava d’accordo con quanto stabilito dall’articolo 6, ricordando che gli ospedali di comunità risalgono agli anni ’20 in Gran Bretagna e che i primi in Italia sono stati istituiti in Emilia Romagna (“loro ne hanno soltanto tre”). Cherchi ha manifestato preoccupazione per come possano essere recepite queste strutture nei territori che le vedranno contrapporsi agli ospedali di periferia e alla sanità privata. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha spiegato che «gli ospedali di comunità garantiscono la cura di tutte quelle persone che necessitano di cure per non acuti, riducendo i ricoveri negli ospedali». E ha aggiunto che anche nel Patto della Salute ci sono gli ospedali di comunità, che nasceranno dalla riconversione di strutture già esistenti e nell’ambito della razionalizzazione della rete ospedaliera.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd), relatore del provvedimento, ha invitato l’Aula ad interpretare correttamente la definizione di ospedali di comunità «come momento di ristrutturazione della rete ospedaliera ed anello di congiunzione fra territorio e rete ospedaliera, luogo in cui trattare in maniera efficace il paziente che ha un modesto bisogno di cure uscendo dalla visione ospedalo-centrica». «Su questo terreno – ha precisato – ci può essere un punto di incontro, fermo restando che ognuno che ognuno deve fare il suo mestiere in un certo territorio e che le funzioni dovranno essere svolte in raccordo con il bacino di utenza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni si è detto disponibile a convergere con quanto affermato da Ruggeri nell’ottica di una razionalizzazione ma il problema, ha avvertito, «è che questa razionalizzazione non c’è in una legge fatta di segmenti disomogenei: sul territorio, ad esempio, ci sono ospedali che vanno messi in rete restituendoli ad una funzione più efficace ma esistono anche territori privi di strutture, serve insomma una analisi molto approfondita che nella legge manca».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle esperienze degli ospedali di comunità portati avanti nelle altre Regioni e successivamente ha messo l’accento sulla proposta della maggioranza parla che parla di interventi di “ristrutturazione” della rete ospedaliera. «Non vorrei – ha detto – che fosse una foglia di fico per nascondere operazioni di taglio dei posti letto, magari legati in qualche modo all’operazione San Raffaele». «Bisognerà pur dare qualche risposta – ha detto Pittalis – agli ospedali periferici di Bosa come di Sorgono, di Thiesi come di Iglesias e su questo occorre da parte dell’assessore una parola di chiarezza». Quanto all’emendamento che prevede il commissariamento delle aziende sanitarie, il capogruppo di Forza Italia, si è espresso in modo fortemente critico; «viene motivato con la riorganizzazione ma, oltre alla figura del commissario, si prevedono quelle di un coordinatore amministrativo e uno sanitario». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha invitata ad «evitare questa vergogna perché, fra l’altro, sarà difficile sostenere questa tesi davanti al giudice amministrativo, è una porcheria!».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha affermato che «tutto va visto nell’ottica della circolarità superando le tante barriere artificiali individuando il servizio migliore per il paziente che ha superato la fase di acuzie e deve poter restare in un ambiente protetto». «Non vogliamo tagliare – ha aggiunto – ma siamo obbligati a fare scelte complesse dal Patto della salute e comunque speriamo di poter accedere ad una quota di fondi nazionali ma, al di là di questo aspetto, non esistono alternative: o garantiamo integrazione e continuità delle cure o perderemo la battaglia, continuando ad avere un surplus di codici bianchi al pronto soccorso e reparti di geriatria non efficienti». Rispondendo all’osservazione del consigliere di Forza Italia Pittalis sul commissariamento delle aziende sanitarie, l’assessore ha affermato che «la Giunta ha fatto una riflessione, ritenendo necessaria la presenza di figure di supporto, accanto al commissario, per poter gestire in modo efficiente situazioni particolarmente complesse che caratterizzano le aziende di grandi dimensioni».

Dopo l’intervento dell’assessore il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno mercoledì prossimo, 12 novembre, alle 10.00, con la prosecuzione della discussione sugli articoli della Proposta di Legge 71/A fino al voto finale sul provvedimento.  A seguire l’Aula sarà impegnata nell’esame del disegno di legge n. 72 (Giunta regionale) – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione – che sarà esaminato dalla Prima commissione, per il parere, nella seduta convocata per lo stesso, mercoledì 12 novembre, alle 9.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane l’articolo 4 della proposta di legge di riforma del sistema sanitario.

Avviando la discussione generale, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato gli emendamenti presentati all’art. 4 e ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi.

Cossa ha affermato che il testo dell’art. 4 «rafforza la nostra convinzione di una riforma funzionale solo al commissariamento delle Asl e, in particolare, si continua ad alimentare confusione, anticipando elementi di riforma sui quali si dovrà tornare». «La ratio dell’articolo – ha aggiunto – è gestire la fase transitoria post abolizione delle Province che porta con se anche l’abolizione della conferenza provinciale ed il nuovo assetto degli Enti locali, un contesto complesso che dovrebbe suggerire il rinvio alla sede naturale della vera riforma della sanità». Quanto alle Consulte, secondo il consigliere «sono una cose bella molto cara alla sinistra ma, in realtà, si traducono in appesantimenti delle procedure determinati da organismi fittizi senza ricadute effettive e poteri reali, che interferiscono oltretutto col ruolo istituzionale degli Enti locali: non possono che essere i sindaci gli interpreti delle istanze dei territori».

Il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia, ha sottolineato che «si continua a procedere in un modo quantomeno discutibile; la proposta, letta insieme agli emendamenti, cambia del tutto l’art. 4». Soffermandosi sulla consultazione dal basso, ha detto che «è apprezzabile ma si corre il rischio di una Babilonia, soprattutto in una fase di scarsa chiarezza: cosa vuol dire rappresentanti degli Enti locali? Ci sono i sindaci, così siamo in presenza di una norma fuorviante e sarebbe opportuno individuare al massimo alcuni principi per poi rinviare tutto al dettaglio alla vera riforma».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha espresso forti perplessità su un articolo «che svuota i Sindaci del ruolo che hanno sempre esercitato in materia sanitaria». Qui, ha osservato, «si sta seguendo un percorso logico contrario a quello dell’articolo precedente, disciplinando le consulte con un semplice atto amministrativo, ragione di più per sollecitare la Giunta ad un chiarimento, una sorta di simulazione del risultato di questo anticipo di riforma».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto d’accordo su alcune dichiarazioni precedenti, mettendo l’accento sul fatto che «c’è molta confusione mentre bisogna tener conto delle esperienze precedenti». «Leggendo gli emendamenti con cui si scrive in effetti la legge – ha proseguito – ci si convince che sarebbe stato molto meglio fare la legge dall’inizio; in entrambi i percorsi c’è poi un errore perché deve essere il Consiglio ad attribuire le funzioni dei distretti sanitari». «Bisogna inoltre specificare – ha suggerito Oppi – che le consulte non producono oneri aggiuntivi, fermo restando che così come sono configurate appesantiscono processi decisionali, sottraggono poteri ai Sindaci legittimati dalle elezioni». Alla fine, ha concluso l’esponente dell’Udc, «si finirà per non concludere niente, anche perché la competenza sulle norme regolamentari, come dice la legge, spetta al Consiglio e non alla Giunta».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha definito “accoglibile” la proposta formulata dal consigliere Giorgio Oppi, per specificare all’interno della norma che l’introduzione della consulta è senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato che al momento non c’è ancora un nuovo assetto delle Province e ha insistito sul “senso” generale del contenuto dell’articolo 4, soprattutto in riferimento con quanto previsto nell’emendamento sostitutivo presentato dai consiglieri del centrosinistra. «Può essere – ha ammesso Ruggeri – che l’istituzione della consulta rappresenti un appesantimento dei centri decisionali ma è fondamentale, con l’annunciata riduzione del numero delle Asl e, dunque, con il conseguente accentramento dei centri decisionali, controbilanciare l’accentramento di decisioni e di scelte». L’emendamento “sostitutivo totale” n. 367 presentato dai consiglieri della maggioranza e che prevede che la Giunta definisca composizione, modalità e funzioni della consulta di cittadinanza e delle consulte locali – a giudizio di Ruggeri – garantirà che le funzioni restino nei territori dove operava la Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato che le perplessità espresse dalle forze della minoranza alla Pl 71 sono le medesime di quelle espresse dal Cal. Tedde ha quindi definito “contradditorio” il parere di merito formulato dal Cal alla Pl 71: «Non si comprende come essere positivo dopo le critiche e le censure evidenziate». Il rappresentante del centrodestra ha quindi rivolto critiche al “modo di legiferare della maggioranza” ed in particolare ha stigmatizzato l’uso degli emendamenti: «Non è corretto che siano utilizzati, come si sa facendo nel corso dell’esame in Aula della Pl 71, per rivoluzionare la norma e stravolgerne senso e contenuto rispetto al testo esaminato nella competente commissione consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un invito alla chiarezza e alla serietà e ha definito “un frutto di un ben individuato credo ideologico” la decisione di istituire la consulta che esclude la rappresentanza e prevede una partecipazione diretta dei cittadini («questa non è una vera partecipazione democratica e nasconde il rischio di fare ricorso a vere e proprie truppe cammellate per decidere sulle questioni della sanità»). Dedoni ha invitato la maggioranza a ritirare la norma («fate due passi indietro e aprite al confronto per migliorare il provvedimento»). Il capogruppo dei Riformatori ha concluso denunciando un possibile rischio di delegittimazione dei sindaci e dei Consigli comunali.

Il presidente ha dato, poi, la parola al capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha definito l’articolo 4 una «scatola vuota, amorfa, priva di significato e che arreca un grave danno a chi ha riposto in voi la fiducia». Rubiu ha apprezzato la volontà di istituire i distretti socio sanitari, ma ha evidenziato che nella norma non è specificato alcun dettaglio, dall’organizzazione, ai compiti fino alla copertura finanziaria. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base), ha affermato di essere molto favorevole all’istituzione delle consulte, in quanto rafforzano la partecipazione del territorio e dei cittadini. Per Arbau il funzionamento di questo articolo è strettamente legato alla riforma di enti locali. «Avremo modo di lavorare attentamente su una proposta che preveda i criteri generali e lasci autonomia ai territori».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto d’accordo con l’on. Tedde per quanto riguarda il modo di legiferare. «Lo dico al presidente della commissione Sanità che imponeva ritmi di lavoro a tappe forzate» e ha ricordato che la minoranza aveva chiesto di fare riflessioni più attente. Pittalis ha messo anche in evidenza come gli emendamenti stravolgano l’articolo. «C’è molta confusione – ha detto – e non avete le idee chiare». L’esponente azzurro si è detto molto preoccupato per come sta agendo la maggioranza: «State dando una delega in bianco alla Giunta, di fatto state commissariando la funzione del Consiglio regionale». Pittalis si è poi meravigliato della poca attenzione della stampa locale alle denunce fatte in Aula da lui e da tutta la minoranza su questa legge. In conclusione il consigliere ha annunciato di condividere l’emendamento di Luca Pizzuto (Sel), che istituisce il codice rosa nei pronto soccorso. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, il quale ha confermato che è in corso la riforma degli enti locali  e ha ribadito la grande importanza che avranno le consulte in previsione del cambiamento delle patologie e dell’invecchiamento della popolazione. La partecipazione delle comunità sarà sempre più importante, ha proseguito, portando a una maggiore consapevolezza e responsabilità. «Dobbiamo promuovere in maniera unitaria – ha concluso l’assessore – la partecipazione degli enti locali e dei cittadini».

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore della legge Luigi Ruggeri (Pd) per illustrare il parere della commissione sugli emendamenti. Ruggeri si è espresso in senso contrario su tutti quelli presentati, fatta eccezione per il n. 367, della maggioranza, che disciplina il “funzionamento dei distretti socio sanitari” e per il n. 63 (Pizzuto e più, successivamente unitario) che istituisce “il codice rosa in tutti i pronto soccorso della Sardegna”.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore.

Il presidente ha chiamato la votazione degli emendamenti n. 50, 149 e 125.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha riconosciuto il ruolo importante dell’associazionismo ma, ha precisato, «non sono momenti assembleari come questi che miglioreranno l’efficienza del servizio sanitario regionale, saranno spesso organismi di comodo al servizio di una parte politica omologa alla maggioranza».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione agli emendamenti 50, 149 e 125 che sono stati respinti.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 367 (Cocco Pietro e più) che disciplina il «funzionamento dei distretti socio-sanitari, della conferenza territoriale socio-sanitaria, delle consulte generali e locali di cittadinanza».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), per dichiarazione di voto, ha dichiarato che la norma presenta «problemi di legittimità, per la delega alla Giunta di competenze del Consiglio, e di opportunità politica perché si interviene in una riforma che non c’è».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha ribadito che «non c’è sottrazione di poteri a danno dei sindaci, la conferenza socio sanitaria rimane in piedi mentre decade quella provinciale perché non ci saranno più le Province». Ruggeri ha poi manifestato disponibilità ad accogliere, con un emendamento orale, la richiesta di introdurre il parere vincolante della Commissione consiliare sulla proposta della Giunta in materia di consulte sollecitando inoltre, con un secondo emendamento orale, come suggerito dal consigliere Oppi, una modifica del testo per chiarire che l’attività delle consulte dovrà essere svolta senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto, precisando ulteriormente le dichiarazioni del consigliere Ruggeri, i due emendamenti orali all’emendamento 367; al primo comma la dizione “la Giunta provvede” viene sostituita da “la Giunta propone”, al comma 3 viene aggiunto il passaggio “senza oneri per l’amministrazione”.

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere Cocco ad una maggiore chiarezza terminologica nella formulazione dei due emendamenti orali ed ha nuovamente sospeso brevemente i lavori.

Alla ripresa, il consigliere Pietro Cocco ha comunicato che resta invariato il testo del comma 1, mentre al comma 3 viene aggiunta la dizione “senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione”.

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), annunciando il voto contrario del gruppo, ha sottolineato che «emerge una confusione totale, meglio riportare in commissione tutta le legge».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha evidenziato che l’emendamento, a suo avviso, non prevede niente di nuovo ma ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «l’art. 27 dello Statuto individua nel Consiglio il soggetto titolare della potestà legislativa e regolamentare, potestà che non ammette deroghe, è un modo di procedere del tutto irregolare».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto contrario per l’oggettivo appesantimento del sistema previsto dal testo, e perché si creano organismi che si sovrappongono alla conferenza dei sindaci: «sarebbe stato meglio concordare questi passaggi con gli stessi Enti locali, così è uno sgarbo istituzionale».

L’Aula ha poi approvato l’emendamento orale formulato dal consigliere Cocco e, a seguire, l’emendamento 367, con 31 voti a favore e 18 contrari. Il presidente Ganau ha comunicato che, per effetto dell’approvazione dell’emendamento, decadono gli altri emendamenti dal n. 150 al n. 366 e dal n. 61 al 167. Successivamente, sono stati respinti anche gli emendamenti n. 50, 149, 325, 59, 158, 333, 290, 159, 163, 60, 160, 289, 334, 165, 166, 164.

Subito dopo si è passati all’esame dell’emendamento n. 63 (Pizzuto e più, poi sottoscritto unitariamente) ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere Luca Pizzuto, di Sel.

Nel suo intervento Pizzuto ha affermato che «il Consiglio sta facendo qualcosa di importante per la Sardegna e per le donne della Sardegna, per contrastare un fenomeno con cifre allarmanti: in Italia avvengono 10 stupri al giorno e sono denunciati 7200 casi di violenza ogni anno». La violenza di genere, ha aggiunto, «costa alla società ben 16 miliardi l’anno ma non è solo questione di soldi: bisogna combattere una visione della donna come strumento di mercificazione soprattutto nei media».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha affermato che «questa norma ci mette al passo con i tempi; il fenomeno ha numeri spaventosi, ma soprattutto sono drammatiche le cicatrici della sofferenza delle donne ma non solo». «Il codice rosa – ha concluso – significa attenzione delle autorità sanitarie e dei soggetti sociali che operano nelle strutture, può aiutare a denunciare e prevenire».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni del consigliere Pizzuto. Si tratta di una norma di civiltà, ha osservato, «ma dispiace che sarà senza oneri aggiuntivi, forse in questo caso sarebbe stata opportuna una eccezione, per adeguare strutture del pronto soccorso ad accoglienza particolare».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’emendamento emblematico «di un tema sensibile ed attuale, è auspicabile però che l’assessore chiarisca alcuni aspetti di operatività della norma perché soprattutto in questo caso non si possono fare le nozze con i fichi secchi».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole, aggiungendo che «quando si affrontano argomenti importanti emerge la politica migliore, però non basta dire senza oneri aggiuntivi; bisognerà provvedere nella prossima finanziaria».

Il presidente Ganau, parlando da “operatore sanitario” ha messo l’accento sulla delicatezza del percorso delle persone vittime di violenza soprattutto nella fase pre-ospedaliera.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso il suo parere favorevole, sottolineando che «la norma recepisce quanto di buono è stato già fatto dalla società» ed ha ricordato, in proposito, le iniziative di alcuni ordini di medici ed avvocati, che hanno messo a punto protocolli di intervento ed assistenza ed i protocolli seguiti dai medici di emergenza-urgenza. «Dobbiamo dare più forza a queste iniziative – ha concluso – garantendo la privacy, fornendo una accoglienza in grado di tutelare appieno la persona in modo uniforme su tutto il territorio regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha manifestato alcuni dubbi procedurali, suggerendo che forse sarebbe più utile lavorare ad una norma ad hoc.

Il presidente Ganau ha disposto un breve rinvio dell’esame dell’emendamento, per consentire i necessari approfondimenti sulla formulazione dell’emendamento, ed ha chiamato la votazione dell’emendamento n. 248 in materia di sanità penitenziaria, dando la parola al primo firmatario, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi).

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha messo in evidenza che si tratta di un problema che assume importanza sempre maggiore, soprattutto per la parte della sanità penitenziaria che prevede cure mediche dal carcere a in ospedale, suggerendo la creazione di un dipartimento inter-aziendale.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) si è detto favorevole, ricordando però che la maggioranza ha dimenticato questo problema, pur avendo la Regione assorbito tutte le competenze in materia.

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha dichiarato che «anche qui serve un atto di civiltà e serve molta attenzione per casi che si stanno moltiplicando dei quali il Ministero non si occupa, mentre mancano anche protocolli comportamentali degli operatori».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ricordato che «nel carcere di Uta ci sono strutture all’avanguardia, bisogna potenziare la formazione del personale ed evitare un uso inappropriato del servizio sanitario regionale».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha auspicato che il Consiglio dimostri «la stessa sensibilità espressa nell’emendamento contro la violenza sulle donne, bisogna migliorare la capacità professionale degli operatori».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha osservato che «occorre capire modalità gestionali perché la competenza è delle Asl».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha apprezzato la proposta.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto favorevole ma non totalmente, suggerendo un rinvio dell’esame dell’emendamento al pomeriggio.

Il presidente Ganau ha comunicato che è pervenuto il testo dell’emendamento relativo all’istituzione del “codice rosa”, precedentemente sospeso.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che la Sardegna è l’unica Regione che forniva assistenza, anche farmaceutica, ai detenuti, invitando l’assessore a fornire chiarimenti all’Assemblea.

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha riconosciuto che «la Sardegna ha anticipato un modello di assistenza sanitaria ai detenuti ma la situazione è a macchia di leopardo, perché oltre alle patologie principali ci sono quelle pediatriche e odontoiatriche in un quadro di vincoli eccessivi che potranno essere superati solo attraverso un percorso comune da portare avanti con l’amministrazione penitenziaria».

L’Aula ha poi approvato la proposta di rinviare l’esame dell’emendamento alla seduta pomeridiana ed ha ripreso l’esame dell’emendamento n. 63 sull’istituzione del “codice rosa”. Nella sua nuova formulazione, il testo prevede che entro 120 giorni le aziende dovranno organizzare il servizio mentre entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale emanerà apposite linee-guida.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Rossella Pinna (Pd) si è detta «favorevole con convinzione per il valore simbolico e al tempo stesso reale della norma; la Sardegna ha buone leggi ma ancora inapplicate come quelle relative alla rete anti violenza».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia), pur essendo favorevole, ha espresso riserve sull’assenza di risorse, che invece occorrono se si vuole davvero mettere in funzione equipe di intervento.

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), anch’egli favorevole, ha condiviso i dubbi del consigliere Randazzo, auspicando tempi brevi per implementazione nuovo servizio.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ringraziato il collega Pizzuto per aver voluto condividere la sua iniziativa con l’Assemblea, osservando che forse la sintesi dell’emendamento è troppo riduttiva.

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sottolineato che si tratta di un argomento di grande importanza impostato nel modo giusto; la violenza non ha aggettivi ed occorre puntare su accoglienza e riservatezza.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha richiamato invece l’attenzione dell’Aula sulla centralità della formazione del personale.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha definito la norma «di civiltà, necessaria per contrastare un fenomeno che merita una forte risposta delle istituzioni».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento che è stato approvato unanimità.

Successivamente ha tolto la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16,30.

Consiglio regionale 3 copia

Consiglio regionale A copia

Il Consiglio regionale ha approvato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge 71/A “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”, con i quali si da il via libera alla centrale unica di committenza, alla soppressione dell’agenzia regionale della sanità e all’istituzione dell’azienda regionale di emergenza e urgenza (“Areu”)

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale, a partire dall’art. 2, degli articoli e degli emendamenti alla proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più) – “Norme urgenti per la riforma del servizio sanitario regionale”.

Aprendo la discussione sull’art. 2, il presidente ha dato lettura degli emendamenti in discussione, comunicando il trasferimento all’art. 6 degli emendamenti all’art. 2 relativi alla definizione territoriale delle Asl. Successivamente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Alessandra Zedda, di Forza italia.

Zedda ha definito il provvedimento contraddittorio «perché sappiamo che poi l’agenzia regionale sarà soppressa mentre, a proposito della centrale unica di committenza è prevedibile un appesantimento della burocrazia causato dalla complessità della normativa sugli appalti». La centralizzazione, inoltre, secondo Zedda potrebbe avere «ricadute negative su tessuto regionale di piccole e medie imprese a vantaggio di quelle di medie e grandi dimensioni, un argomento cui occorre prestare molta attenzione».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), dopo aver ricordato che l’istituzione della centrale di committenza è un obbligo di legge, ha messo in luce «la necessità di chiarire quadro di insieme alla luce degli emendamenti di Giunta e maggioranza». Inoltre, è importante evidenziare «il problema della presenza e della partecipazione agli appalti delle imprese sarde perché, fermo restando l’effetto positivo del calmieramento dei prezzi, si rischierebbe di perdere un pezzo di economia significativo in un settore altamente specializzato». Non va sottovalutata infine, a parere di Cossa, la proposta dei Riformatori sardi che «consente ai privati di accedere, dietro compenso, ai servizi della centrale unica di committenza».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha espresso il apertura il suo apprezzamento all’assessore Luigi Arru per la predisposizione delle  unità di crisi per il contrasto al virus Ebola ma, soffermandosi sulla centrale di committenza si è detto «convinto dei risparmi ma perplesso su possibilità di intercettare le esigenze differenti delle Asl territoriali e, in definitiva, dei cittadini». «Con la razionalizzazione – ha aggiunto – è possibile un taglio rilevante dell’offerta con particolare riferimento ad importanti servizi già drasticamente ridotti in Provincia di Sassari». Orrù, infine, si è fatto interprete delle preoccupazioni delle strutture private convenzionate, osservando che sarebbe molto difficile «salvaguardare le imprese sarde, posto che la centralizzazione taglierebbe fuori molte piccole aziende, pur possedendo elevati fatturati annui ed essendo strutturalmente ed economicamente sane».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza italia) ha invitato l’assessore e la maggioranza a «valutare con attenzione la centrale unica di committenza, che necessariamente dovrà essere organizzata eliminando ed accorpando servizi esistenti, una operazione molto complessa che potrebbe determinare i suoi effetti positivi solo nel medio e lungo periodo».

Il presidente ha dato la parola al consigliere dell’Udc, Peppino Pinna, il quale si è detto contrario all’istituzione della centrale regionale di committenza, in quanto “non ha mai funzionato” e porterebbe risparmi minimi (“200 milioni su 3 miliardi”). Favorevole alla centrale invece il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, il quale ha ricordato di essere stato proprio lui, nel 2001, come assessore della Sanità, a prevedere le strategie comuni di acquisto per le aziende sarde. L’esponente dell’opposizione ha però rilevato che il centro d’acquisto non è mai riuscito a decollare, neanche sotto il governo del centrosinistra, per l’opposizione dei primari ospedalieri. Oppi ha anche chiesto chiarimenti sulle linee di indirizzo e ha esortato la maggioranza a prevedere la copertura finanziaria per la centrale di committenza non presente nella legge.

Oppi ha anche esortato la Giunta, in particolare l’assessore della Sanità, a contrattare lo sconto sui farmaci con le grandi case farmaceutiche, perché altre regioni hanno ottenuto il 50 per cento, mentre la Sardegna gode di un 30 per cento.

Perplesso il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, per le continue modifiche che la maggioranza vuole portare al testo. Sembra che con gli emendamenti non cambi niente, ha continuato Truzzu, invece stiamo delegando alla Giunta il compito di riordinare la sanità. «Stiamo rinunciando a un ruolo importante del Consiglio». Per Truzzu bisogna anche valutare  le conseguenze per le piccole e medie imprese sarde. Sulla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità, l’esponente dell’opposizione, si è detto assolutamente d’accordo.

Critico sulla proposta di legge anche il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «Questa norma è l’unica novità di una riforma che non riforma niente. L’unica novità è una non novità perché è già prevista dalla normativa nazionale». Per Tedde l’unico obiettivo «è mettere le mani sulla sanità», attraverso la sostituzione dei direttori generali. Per il consigliere azzurro la legge non presta attenzione ai malati e ha aggiunto che i commissariamenti porteranno all’interruzione della programmazione creando molti problemi.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato che quella in discussione non è una riforma ma ha ribadito la necessità di “metter mano” all’organizzazione della Sanità in Sardegna per dare risposte ai malati. Dedoni ha definito Una “non novità” la centrale unica di committenza ed ha sottolineato che un’unica gestione di acquisti e appalti è destinato a diventare un sistema che si estenderà a tutti i settori della Pubblica amministrazione. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato rischi per le piccole e medie imprese della Sardegna ed ha ricordato come le principali commesse delle Asl siano andate ad appannaggio di imprese siciliane e campane con la conseguente marginalizzazione dei fornitori sardi.

Attilio Dedoni ha auspicato una legge obiettivo regionale per la gestione degli appalti pubblici nell’Isola ed ha rilanciato la proposta di una Asl unica per la gestione del personale e dell’amministrazione. Il capogruppo dei Riformatori ha quindi concluso con l’invito a «lasciare fuori la politica dalle Asl e dalla Sanità sarda».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che la minoranza ha guardato con favore all’istituzione della centrale unica di committenza ma ha denunciato che un emendamento dei consiglieri della maggioranza ne modifica le finalità e l’efficacia introducendo una dicitura ambigua che parla di “aggregazione di fabbisogni in Sanità”. Pittalis ha inoltre deinito “tortuosa” la procedura che si intende introdurre che “annacqua” gli originari propositi, demandando alla Giunta le modalità di accentramento delle committenze. «La centrale di committenza -ha attaccato Pittalis – resta dunque una grande rivoluzione solo annunciata e la verità è che ciascuna Asl proseguirà ad acquistare in autonomia beni e servizi». L’esponente della minoranza ha quindi invitato i presentatori dell’emendamento a chiarire i perché del “passo indietro” a proposito della centrale unica di committenza ed ha concluso ribadendo che i consiglieri della minoranza avrebbero votato a favore del centrale unica di committenza, nella formulazione originaria del testo della Pl 71.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ribadito il favore della minoranza per le iniziative volte alla razionalizzazione della spesa in sanità. Il consigliere dei centristi ha quindi denunciato i rischi che potrebbero derivare dalla creazione di un ente centralizzato e ricordato ad esempio i disservizi e le inefficienze di Abbanoa.

Rubiu ha quindi insistito sui rischi per le imprese sarde ed ha definito “preoccupante” la centralizzazione degli acquisti e degli appalti.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola alla Giunta. L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha quindi replicato alle critiche avanzate da alcuni esponenti della minoranza ed ha affermato che con l’introduzione della centrale unica di committenza, sulla base dei raffronti con le altre regioni ed in considerazione dei dati acquisiti in proposito, la Giunta stima un risparmio che può quantificarsi in una misura ricompresa tra il 5 e il 10%.

L’assessore Arru ha quindi introdotto il tema dello sviluppo del governo clinico per affermare che con il sistema “HTA” sarà possibile valutare le migliori tecnologie a disposizione senza discrezionalità ma soltanto sulla base dell’efficacia del loro funzionamento. «Si sceglieranno le migliori attrezzature a disposizione – ha dichiarato Arru – e ci sarà più trasparenza e più rapidità». L’assessore ha inoltre ricordato come siano le norme nazionali a stabilire l’introduzione della centrale unica di committenza ed ha garantito il coinvolgimento del personale sanitario per garantirne risultati e funzionamento. Per quanto attiene i rischi per le imprese sarde, l’assessore ha dichiarato: «Serve superare la malattia di guardarsi l’ombelico e favorire l’aggregazione delle imprese sarde per renderle competitive anche in ambito extraregionale». «Stiamo provvedendo alla razionalizzazione delle spesa – ha aggiunto Arru – non a tagliare i servizi in Sanità». L’assessore ha quindi posto l’accento sull’importanza della prevenzione e della promozione della salute, ribadendo la volontà di realizzare un servizio sanitario presente nel territorio e che tenga in considerazione i cambiamenti intervenuti nella società e i nuovi bisogni di salute («la vecchiaia non può essere considerata una maledizione ma una conquista»).

Luigi Arru ha quindi concluso il suo intervento affrontando il tema dei farmaci ed ha dichiarato che è necessario instaurare una trattativa con le case farmaceutiche ed ha citato ad esempio quella per i farmaci antivirali per l’epatite di tipo “C”. (a.m)

Il relatore del provvedimento Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso parere contrario agli emendamenti dell’opposizione e favorevole a quelli della maggioranza; per altri in parte presentati dall’opposizione, con riferimento alla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità, ha sollecitato una ad una sospensione, da concordare più avanti, per esaminare la possibilità di una sintesi.

La Giunta, con l’Assessore della Sanità Luigi Arru, ha espresso parere conforme.

Successivamente l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 17 e n. 18.

Il presidente ha poi avviato la discussione sull’emendamento n. 366 (Cocco Pietro e più), presentato dalla maggioranza, dal titolo “Aggregazione dei bisogni in sanità”.

Per dichiarazione di voto il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), ha sottolineato che l’emendamento sostituisce integralmente art. 2 ed ha ribadito l’importanza del problema delle imprese sarde, «perché è vero che non bisogna guardarsi l’ombelico come dice l’Assessore, ma stiamo parlando di 3 miliardi e ci sono situazioni oggettive, come quella di una piccola azienda di elettromedicali,  in cui non è possibile aggregarsi».

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd), ha dichiarato che «abbandono del titolo non significa abbandono della strada maestra, c’è intanto il rimando alla centrale di committenza nazionale; noi ci proponiamo di aggregare e qualificare la domanda cercando di orientare la spesa, d’altra parte non possiamo semplificare mantenendo il nostro nanismo imprenditoriale, le imprese dovranno specializzarsi o aggregarsi come già accaduto in altri settori».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha annunciato il voto contrario del gruppo pur condividendo alcune argomentazioni di Ruggeri. «Non ho dubbi sulla qualità delle piccole e medie imprese sarde ma i tempi del loro adeguamento saranno necessariamente lunghi perché l’organizzazione regionale non è così veloce anche per evidenti carenze di organico».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha ricordato che basta guardare “aggregazione domanda in sanità” sui motori di ricerca e viene fuori la Regione Sicilia, «significa che la Sardegna non ha prodotto niente di originale».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia) ha ribadito il voto contrario, «ci siamo astenuti in commissione perché in materia di centrale unica di committenza avevamo condiviso in qualche modo una scelta strategica ma ora quel testo viene molto annacquato dall’emendamento della stessa maggioranza: è bellissimo ma non dice niente».

L’Assemblea ha quindi approvato a maggioranza l’emendamento n. 366, determinando la decadenza degli altri emendamenti collegati.

Subito dopo, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 372, sempre della maggioranza (Cocco Pietro e più), sulla “Soppressione dell’Agenzia regionale della sanità”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa, il presidente ha chiesto di dare lettura dell’emendamento di sintesi che, in sostanza, oltre alla nomina di un commissario liquidatore con un mandato di 6 mesi a partire dall’entrata in vigore della legge, attribuisce tutte le competenze dell’Agenzia alla direzione generale della sanità.

Successivamente l’Aula ha approvato l’emendamento 372, che integra l’art. 2, e respinto gli emendamenti n. 37 e 38, per poi passare all’esame dell’art. 3.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 3 che prevede l’istituzione dell’Areu  (Azienda regionale dell’emergenza urgenza). Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha ricordato che per il suo partito questo è uno punti più  critici di questa legge, ritenendo sbagliata l’istituzione di una nuova azienda. Cossa ha ribadito che se lo spirito della legge è quello di ridurre i costi, con la riduzione delle Asl (“noi vorremmo una sola Asl”) mentre con l’Areu si istituisce una nuova azienda.

Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è dello stesso avviso: «Questo articolo è in controsenso con l’emendamento che abbiamo appena votato. È giusto che il sistema del 118 vada rivisto dopo tanti anni, però il sistema non è l’istituzione di una nuova azienda regionale che crea confusione e nuovi costi». Truzzu ha proposto, attraverso un emendamento firmato anche dal collega Modesto Fenu (Sardegna – Zona Franca), l’istituzione di un dipartimento interaziendale anziché creare una nuova struttura. Per il  consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, l’Areu è «completamente inutile e porterà ad accrescere inevitabilmente i costi». L’esponente azzurro ha auspicato un’ulteriore riflessione della maggioranza, «ma la realtà è che si voleva solo arrivare ai commissariamenti».  D’accordo con Tedde anche Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha invitato la maggioranza a soprassedere su questo punto della legge e riaffrontare la questione quando si metterà mano alla riorganizzazione degli enti e delle Asl.

Il consigliere del gruppo Pd, Luigi Ruggeri, ha ricordato lo spirito di fondo della riforma in discussione spiegando che consiste nello spostare “il baricentro delle cure dall’ospedale al territorio”. «E’ dunque fondamentale – ha spiegato l’esponente della maggioranza – operare la migliore connessione possibile e mettere in relazione tra loro tutti i luoghi erogatori dei servizi con i luoghi dove si manifestano i bisogni». A giudizio di Ruggeri il superamento dell’esperienza dell’organizzazione del servizio 118 in Sardegna potrebbe rappresentare una buona soluzione. Il consigliere Pd ha quindi respinto la similitudine con l’azienda per le emergenze instituita nella Regione Lombardia: l’orografia della Sardegna è molto differente dalla realtà lombarda.

«Non sappiamo se la costituenda azienda per l’emergenza e l’urgenza – ha insistito Ruggeri – sia la cosa migliore ma l’Areu è qualcosa migliore di ciò che c’è oggi». «Scommettiamo sull’Areu – ha concluso l’esponente dei democratici – perché rappresenta un sistema che completa la rete dell’emergenza e dell’urgenza nell’Isola».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato la maggioranza a non procedere con l’appesantimento dei conti della Regione con la costituzione di una nuova azienda sanitaria. «Con l’Areu – ha affermato l’esponente della minoranza – si sta caricando il bilancio di ulteriori costi rappresentanti da un’ulteriore agenzia». Dedoni ha ricordato che la Sanità impegna 3.5 miliardi di euro del bilancio regionale («la metà delle cifre a disposizione») ed ha ricordato le difficoltà che già in sede di bilancio 2015 emergeranno per l’esiguità dei fondi a disposizione per gli investimenti. Attilio Dedoni ha concluso invitando la maggioranza a sospendere la discussione in atto e l’esame della Pl 71 per impegnarsi in una profonda riforma della Sanità che riduca al minimo le spese e garantisca i sevizi ai cittadini sardi.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha ribadito gli obiettivi della maggioranza in ordine all’istituzione dell’Areu: «Vogliamo procedere con la razionalizzazione del servizio emergenze e urgenze e vogliamo anche contenere i costi». L’esponente del centrosinistra si è detto convinto che con l’Areu si realizzerà un servizio migliore a fronte di una significativa riduzione dei costi. Pietro Cocco ha dunque ribadito la volontà di procedere con la riduzione delle Asl ed ha concluso proponendo all’Aula l’approvazione di un emendamento orale finalizzato ad aggiungere la lettera “S” («Sardegna») alla fine dell’acronimo “Areu”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto polemicamente d’accordo col suo omologo democratico sull’aggiunta della “s” all’acronimo “Areu” («se fosse una questione di lettere da aggiungere si potrebbero aggiungere tutte le lettere dell’alfabeto») ma ha ribadito la distanza sulle disposizioni della Pl 71: «L’esame del testo conferma che si tratta di una riforma gattopardesca». «All’articolo 1 – ha spiegato il capogruppo Fi – dichiarate la volontà di procedere con la riduzione delle Asl e immediatamente dopo ne istituite una nuova». Pittalis ha quindi dato lettura integrale del comma 3 dell’articolo 3 nella parte in cui si prevede la direzione regionale e si fa riferimento al funzionamento delle aziende sanitarie ed ha quindi domandato spiegazioni alla maggioranza sulle dichiarazioni rese a proposito del contenimento della spesa e la riduzione delle Asl sarde. Il consigliere del centrodestra ha evidenziato a questo proposito la previsione di spesa di 600mila euro per i direttori della istituenda azienda sanitaria per l’emergenza e l’urgenza. Pittalis ha quindi messo in dubbio la tenuta della norma («è una norma di spesa») ed ha proposto alla maggioranza e alla giunta di valutare, in luogo dell’Areu, la creazione di una struttura dipartimentale presso l’assessorato della Sanità.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha replicato al capogruppo di Forza Italia, Pittalis, ed ha ricordato che, nella scorsa legislatura, «il primo atto del centro destra fu quello di commissariare le aziende sanitarie con una semplice modifica dell’acronimo che identificava le Asl». Nel merito, Cocco ha affermato che «occorre fidarsi nella struttura dell’assessorato che ha fin qui dimostrato, dati alla mano, che l’istituzione della nuova azienda porterà ad un risparmio di spesa fornendo ai cittadini un servizio migliore, a parte il fatto che vedrà la luce solo nel momento in cui sarà ridefinita la mappa della Asl della Sardegna».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha manifestato la necessità di ricondurre il dibattito ai numeri, aggiungendo di conoscere bene l’esperienza della Lombardia dove, anzi, vengono apprezzate alcune realtà della sanità sarda. Entrando nel dettaglio delle cifre, Arru ha ricordato che, nell’organizzazione attuale, il servizio di emergenza-urgenza è costato circa 200 milioni di euro nel 2013. «Non esiste quindi un problema di compatibilità finanziaria – ha precisato – ed anzi prevediamo vantaggi che aggrediranno le criticità del sistema con una policy comune e ci consentiranno di offrire un miglior servizio ai cittadini».

Il relatore del provvedimento Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso parere negativo su tutti gli emendamenti presentati, fatta eccezione per il n. 371.

La Giunta, con l’assessore della Sanità Arru, ha espresso parere conforme.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’articolo 3. Sono intervenuti per dichiarazioni di voto Pietro Pittalis (Forza Italia), Pietro Cocco (Pd) Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Paolo Truzzu (FdI), Oscar Cherchi (Forza Italia), Lorenzo Cozzolino (Pd), Marco Tedde (Forza Italia).

Il Consiglio ha approvato l’articolo 3 e l’emendamento n. 371 (Pietro Cocco e più) che prevede la sostituzione del comma 4 con il seguente testo: “4. La Giunta regionale, acquisito il parere della commissione consiliare competente, definisce la sede, il patrimonio, il personale, le specifiche funzioni e le interrelazioni con le altre aziende sanitarie della Areu, e provvede alla nomina dei relativi organi, contestualmente al riassetto delle aziende sanitarie locali di cui alla presente legge. Stabilisce altresì la composizione del collegio di direzione, le linee di indirizzo per la definizione dell’atto aziendale della Areu, secondo quanto previsto all’articolo 9 della legge regionale 28 luglio 2006, n. 10, al fine della determinazione della struttura organizzativa. Riguardo alla composizione del collegio dei sindaci si applica la normativa relativa alle aziende ospedaliere”. Il Consiglio ha quindi approvato l’emendamento orale proposto dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco, per l’introduzione della lettera “S” alla fine dell’acronimo “Areu”.

La seduta è stata chiusa, i lavori riprenderanno domani mattina, alle 10.00, con l’esame dell’articolo 4. Il presidente ha convocato, alle 9, la conferenza dei capigruppo in sede politica.

Ospedale Brotzu Cagliari 5Gianfranco Ganau 1 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli della proposta di legge 71/A “Misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”. Domani mattina si riunirà la Sesta commissione per l’esame degli emendamenti e i lavori del Consiglio proseguiranno nel pomeriggio, alle 15,30.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno proseguendo la discussione generale della proposta di legge n. 71/A (Cocco e più) – Misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale.

Il presidente ha quindi dato la parola al primo degli iscritti a parlare, come presidente del gruppo “Sardegna” Paolo Truzzu.

Nel suo intervento, il consigliere Truzzu si è detto dell’avviso che «la legge in esame, nel metodo e nel merito, non è quella giusta per risolvere i problemi della sanità sarda e lo stesso centrosinistra, infatti, ha detto che non si tratta di una riforma ma di un provvedimento parziale e urgente». Utilizzando come metafora la favole di Cenerentola, Truzzu ha affermato che «la legge è una specie di sogno destinato a svanire, pieno fra l’altro di forzature, ma sarà un qualcosa di profondamente diverso dalla riforma della quale si occuperà la Giunta». «Così facendo – ha avvertito il consigliere – si sta attribuendo per intero il potere legislativo alla Giunta alla quale il Consiglio non ha però attribuito nessuna delega e la conseguenza sarà quella di una legge debole che sarà poi difficile applicare». Truzzu è stato critico anche sugli emendamenti annunciati a firma della Giunta: «Un tentativo di raddrizzare le cose ma in realtà si peggiorerà molto il testo, perché manca la visione del cittadino paziente ed utente del sistema e si privilegia quella legata al ruolo dei manager». «Dal punto di vista della spesa – ha osservato Truzzu – si finirà con lo spendere di più, sia attraverso la costituzione di una nuova agenzia mentre sarebbe bastato un dipartimento interaziendale, sia tenendo in vita l’agenzia regionale, già cancellata in molte altre Regioni».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha auspicato chiarezza sullo spirito della proposta «che non è la riforma del sistema sanitario ma l’inizio di un percorso di razionalizzazione di un sistema completamente sballato e malato che ha necessità di cure». «A volte – ha continuato – il centrosinistra pecca di determinazione nell’azione di governo ma il richiamo dell’assessore ai manager sull’ordinaria amministrazione non è stato rispettato e, sul piano dei conti del 2013 c’è stato uno sforamento preoccupante che va corretto». Nel merito Desini ha affermato che i punti qualificanti della legge sono tre: rimettere al centro il cittadino-paziente in un tessuto economico devastato come l’attuale, contenere e ridurre la spesa e migliorare la qualità dei servizi. «Si tratta anche di un problema culturale – ha dichiarato – oggi abbiamo 1200 posti letto in più rispetto a fabbisogno, tanti primari e pochi servizi; io non ci sto, questo è un danno per le future generazioni e dobbiamo assolutamente cambiare un sistema in cui i diritti possono essere scambiati con favori». «Questo modo di fare politica va combattuto e sconfitto – ha concluso – e i giovani possono dare un contributo forte a questo processo di cambiamento».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, richiamando la relazione di minoranza, ha sostenuto che «occorre restare ancorati alla realtà, questa non è una riforma come dice la stessa maggioranza, che poi spende 600.000 euro (ma sono molti di più) per una nuova agenzia, tenendo presente che con il pareggio di bilancio si può spendere solo ciò che si ha, ancora di più dopo l’accordo Soru-Prodi che costringe la Sardegna a pagarsi sanità, continuità territoriale e trasporti. «Noi – ha detto l’esponente dei Riformatori sardi – abbiamo indicato una strada, quella di una sola Asl per tutta la Sardegna, con gestione accentrata di personale e acquisti; i risparmi sarebbero enormi e così si metterebbero anche a tacere i campanili». «Secondo questo schema – ha aggiunto Dedoni – avremmo anche potuto istituire 8 distretti ma senza direttori generali, dato che le strutture amministrative costano almeno 100.000 euro mensili per ciascuna Asl; questa sì che sarebbe una riforma seria e puntuale e, meglio ancora, sarebbe staccare gli ospedali dalle Asl perché quelli cosiddetti di comunità non convincono». «Insomma – ha concluso il consigliere – ragioniamo insieme tornando in commissione e concentrandoci su una riduzione forte delle aziende, cosa che fino ad oggi la maggioranza non ha fatto proponendo anzi il loro aumento: ricordiamoci soprattutto che chi si rivolge al sistema sanitario non ha colore e non può averne».

Il capogruppo del “Misto”, Fabrizio Anedda (Prc-Ci), ha escluso, in apertura del suo intervento, di voler formulare proposte di riforma della sanità, quanto di voler svolgere alcune riflessioni. «La prima – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – è quella che dà alla Sanità e al Lavoro il carattere di priorità nella nostra Isola». Anedda ha quindi ricordato le finalità della proposta di legge 71 e auspicato una riforma sanitaria incentrata su tre temi principali: salute, prevenzione e organizzazione aziendale.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha replicato ad alcune sottolineature polemiche della minoranza: «Ci danno occasione per fare polemica ma non è utile farne di nuove, visto che i colleghi dell’opposizione conoscono a fondo le condizioni in cui versa il sistema sanitario sardo che hanno governato per cinque lunghi anni». L’esponente di Sel ha quindi risposto a quanti, nel corso del dibattito in Aula, hanno accusato l’esecutivo e la maggioranza di voler approvare la proposta di legge 71 solo per giustificare la nomina dei commissari nelle 8 Asl sarde. «L’errore del presidente Pigliaru e dell’assessore Arru – ha attaccato Daniele Cocco – è quello di aver fatto trascorrere troppo tempo prima di procedere con i commissariamenti». Il tutto – a giudizio dell’esponente della maggioranza – per far cessare gestioni inefficaci e discutibili delle azienda sanitarie e per garantire così il diritto alla salute di tutti i cittadini sardi. Il capogruppo del centrosinistra ha quindi ricordato lo stanziamento dei primi 103 milioni di euro, in sede di approvazione dell’assestamento del bilancio, per dare copertura al disavanzo delle Asl. «Molti dei direttori generali in carica – ha dichiarato Daniele Cocco – si sono “messi in proprio” e facciamo una cortesia anche ai colleghi dell’opposizione se procediamo immediatamente con la nomina dei commissari». L’esponente di Sel ha quindi citato numerosi di casi di “mala gestione” e “mala sanità” («basti pensare al dramma delle liste d’attesa nonostante nella scorsa legislatura siano stati stanziati 30 milioni di euro»). Daniele Cocco ha difeso l’istituzione dell’Areu («con l’azienda per l’urgenza e l’emergenza ci mettiamo al passo con le altre Regioni») ed ha assicurato l’impegno delle forze della maggioranza perché, a partire dall’approvazione della Pl 71, si proceda con un miglioramento del sistema sanitario insieme con la riduzione degli sprechi.

Il presidente ha dato, poi, la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, il quale ha esortato l’Aula a cambiare metodo, perché non è utile alla Sardegna impegnare il tempo delle commissioni e del Consiglio per discutere una norma che serve solo a commissariare le aziende sanitarie. Per il consigliere la Giunta ha tutto il diritto di farlo, senza però coinvolgere su una proposta parziale tutto il Consiglio. Nel merito, il consigliere ha condiviso l’importanza del problema sollevato, ossia la riorganizzazione del sistema sanitario regionale che costa alla Regione circa 3miliardi di euro. «Sulla riforma organica si gioca la partita della programmazione futura di questa regione». Solinas ha iniziato ad elencare diverse criticità: dall’eccesso dei parti cesarei, alla scelta di farsi curare in altre regioni, agli acquisti dei materiali a prezzi più alti del reale costo sul mercato, alla mancanza di un’analisi dell’efficienza dei servizi tecnologici, al tasso di ricoveri più alto della media. Per Solinas la riforma sanitaria è fondamentale, ma ha bisogno di tempi e di approfondimenti che non sono presenti in questo testo. Per l’esponente sardista se la maggioranza vuole cambiare i manager lo faccia, così da dedicarsi in modo serio alla riforma della sanità.

Per il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula (Rossomori) «parlare di norme di riordino del sistema sanitario non è facile». E’ un tema «che oggi prende l’avvio e deve vedere tutti fare uno sforzo importante». Usula, pur ricordando che la Sanità pesa sul bilancio regionale per quasi il 60 per cento delle risorse, ha evidenziato che il livello di spesa non si discosta dalla media nazionale e delle altre regioni. «Bisogna anche ricordare che l’Italia è al di sotto della media europea per investimento nella Sanità. Per questo motivo – ha proseguito – non enfatizziamo troppo i dati economici». Usula ha criticato la visione economicistica del problema, perché bisogna tenere conto di cosa rappresenta la gestione della sanità per una società avanzata e civile. Per il capogruppo bisogna mettere al centro di ogni ragionamento il diritto fondamentale alla salute di ogni cittadino. Per Usula «il sistema di gestione deve essere equo e trasparente, perché i cittadini si aspettano un’inversione di tendenza, anche se tardiva, nella gestione delle Asl». Per il rappresentante della maggioranza ha evidenziato che troppe scelte sono state dettate dai poteri forti e dai partiti e questa situazione ha generato un sentimento di rabbia e frustrazione tra gli operatori e i cittadini. «In Sardegna aumenta il bisogno di salute perché è sempre – ha proseguito – più diffusa la povertà e il disagio economico, e su questo fattore bisogna intervenire con una politica non solo sanitaria». Questo progetto, ha concluso il consigliere, è un primo passo per invertire la rotta, certi della necessità di una riforma più completa e più partecipata che recuperi la fiducia degli operatori e dei cittadini e che dia maggiori tutele e garanzie agli abitanti della Sardegna.

Come capogruppo, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha affermato che, dopo la conferenza dei capigruppo, credeva «si fosse stabilito un clima diverso: avremmo potuto ricordare le 82 nomine del centrosinistra prima della scadenza della legislatura del 2009, o la centrale per gli acquisti che esiste dal 2000 ma è più utile cercare di costruire». Sul piano generale, Oppi ha osservato che il tetto fissato dal Ministero a 2.8 miliardi di euro per la spesa sanitaria regionale è sbagliato, «perché si viaggia da anni su tutto il territorio nazionale su livelli superiori ai 3 miliardi». Inoltre, sul piano del metodo, «è impossibile sostenere la necessità di una nuova norma in un settore già disciplinato da ben 3 leggi regionali, in larga parte inapplicate, con una riforma che non riforma nulla ed anzi moltiplica gli enti di amministrazione». Il Patto per la Salute sottoscritto da tutte le Regioni, ha ricordato il consigliere dell’Udc, «prevede razionalizzazione di aziende e riduzione dei costi abbassando il numero dei ricoveri per andare verso una sanità più prossima ai cittadini». Oppi ha poi annunciato la presentazione di una serie emendamenti migliorativi «su una proposta disordinata: noi chiediamo la riduzione delle Asl a 4 per realizzare economie di scala, perché è del tutto sbagliato moltiplicare gli enti». La nuova agenzia per l’emergenza-urgenza, nasce a giudizio del consigliere Oppi, «con una copertura finanziaria del tutto insufficiente, mentre andrebbe soppressa l’agenzia regionale Agenas come già si era iniziato a fare nel 2002». In conclusione, l’esponente dell’Udc ha criticato il percorso istituzionale seguito dalla maggioranza, sostenendo che «è un errore dare mandato alla Giunta per definire i territori delle nuove Asl perché si tratta di un compito di competenza esclusiva del Consiglio».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha affermato che «nel rimpallo fra maggioranza e minoranza possiamo anche ricordare il passato ma bisogna piuttosto verificare se tutta la classe dirigente sarda riesce ad andare oltre; l’argomento centrale è l’offerta sanitaria rispetto ad una macchina complessa, con eccellenze ed altrettante inefficienze, che sfuggono ad ogni controllo lasciando ampi spazi a gruppi di potere locale nella sanità pubblica come in quella privata». «Questa legge – ha continuato – non risolve il problema, è un primo passo e forse si poteva fare prima, ma ora bisogna mettere in sicurezza un sistema che sta crollando, anche alla luce delle prossime scelte contenute nella finanziaria». «Molti cittadini – ha ricordato Arbau – protestano giustamente per le liste di attesa insopportabili e tante associazioni lamentano gravi disservizi, in uno scenario in cui emerge un grande bisogno di meritocrazia». «Nel dettaglio – ha osservato Arbau – l’innovazione più significativa è l’Areu, struttura che forse ci permetterà di salvare qualche vita».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito con chiarezza la proposta di legge 71 (di cui è primo firmatario) «una proposta di riforma del sistema sanitario regionale». «Su questa riforma – ha spiegato l’esponente della maggioranza – si potrà affermare tutto e il contrario di tutto ma è certo che non c’è ancora la prova se funzioni o meno, mentre è accertato che la sanità sotto la gestione del centrodestra ha prodotto un disavanzo di 400 milioni di euro». «Il costo complessivo della sanità in Sardegna – ha insistito Cocco – è di ben 3 miliardi e 300 milioni di euro l’anno». Il carattere dell’urgenza della proposta di legge 71 – a giudizio del capogruppo democratico – risiede proprio nei numeri del disavanzo e nel costo spropositato della sanità, insieme con la necessità di migliorare i servizi per tutti i cittadini sardi. «Negli ultimi cinque anni – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – sono aumentati i costi e si sono ridotti i servizi». Pietro Cocco ha quindi elencato gli obiettivi della Pl 71: ridurre il disavanzo e contenere la spesa («l’istituzione della centrale unica di committenza serve a raggiungere l’obiettivo»); rafforzare le attività e la presenza nei territori («le case della salute e gli ospedali di comunità»); adeguare l’assetto del sistema sanitario alla riforma del sistema degli Enti locali («è questa la ragione per la quale non indichiamo nel testo di legge il numero delle Asl ma affermiamo che saranno meno delle attuali otto»).

Pietro Cocco ha quindi difeso l’istituzione dell’Areu, ipotizzandone il cambio di acronimo in “Areus” per differenziarla dall’analoga azienda lombarda: «In sostanza è un 118 unico regionale che nasce sulla base dell’attuale 118 che è suddiviso in due aree di intervento ed in più prevede l’istituzione del servizio di elisoccorso». Il capogruppo del Pd ha concluso affermando che «la riforma in discussione non è una “propostina” ma una legge importante che prevede cose importanti per la sanità sarda».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato alcune «contraddizioni emerse nel corso del dibattito in seno ai diversi settori della maggioranza» e ricordato «l’astensione e la presa di distanza di alcuni esponenti del centrosinistra rispetto alle previsioni normative della Pl 71». Il consigliere di Fi ha inoltre rimarcato le differenti valutazioni che gli esponenti del centrosinistra hanno dato alla proposta di legge in discussione in Aula: «Alcuni escludono che possa rappresentare una riforma mentre il capogruppo del partito di maggioranza relativa in Consiglio l’ha definisce una vera e importante riforma del sistema sanitario regionale». «La realtà – ha insistito Pittalis – è che quello che si cerca di accreditare come un testo di riforma del sistema sanitario altro non è che un pretesto per procedere con la nomina dei commissari nelle Asl sarde».

L’esponente della minoranza si è rivolto direttamente, dunque, all’assessore della Sanità: «Luigi Arru immaginava una presentazione con un migliore biglietto da visita e di indicare un percorso di ridefinizione della sanità sarda piuttosto che le disposizioni contenute nella Pl 71». Pittalis, che ha polemicamente escluso che l’avvento di Renato Soru alla guida del Pd possa stravolgere i progetti di legislatura dell’assessore Arru, ha quindi affermato che «l’assessore, la giunta e la maggioranza partono con il passo sbagliato».

A giudizio del capogruppo Fi, nel testo della Pl 71 esitato dalla competente commissione «l’unica proposta da salvare è l’istituzione del centro unico regionale di committenza».

In conclusione del suo articolato intervento, Pietro Pittalis, ha ribadito il concetto espresso da molti esponenti dell’opposizione riguardo il ricorso ai commissariamenti: «Se fossi stato un direttore generale di una delle Asl avrei rassegnato le dimissioni già dallo scorso aprile perché è evidente che l’attuale impostazione della sanità sia differente da quella della scorsa legislatura». «Non ci saremmo opposti a una norma che prevedesse la nomina dei commissari – ha insistito il consigliere di Fi – e ci saremmo evitati l’esame di un testo pressoché inutile». Pittalis ha quindi ricordato la nomina del commissario dell’Ente Foreste: «Fatta questo pomeriggio mentre il Consiglio esaminava in commissione il disegno di legge proposta dalla Giunta». Pietro Pittalis ha concluso affermando che la proposta di legge, così come è strutturata, non diminuisce le Asl, anzi le aumenta, così come farà crescere il disavanzo nella sanità sarda.

Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru, il quale ha espresso il parere favorevole della Giunta. Per Arru l’articolo 1 rappresenta il punto fondamentale della norma con la tutela della salute del cittadino al centro di tutto il ragionamento. Per Arru è importante la centrale di committenza, che è vero esisteva ma non ha mai funzionato, ricordando che in altre regioni ha prodotto un risparmio importante. Favorevole anche all’Areu perché, secondo Arru, riorganizza il sistema di emergenza-urgenza ormai con troppe criticità. Tra l’altro, ha ricordato l’assessore, si occuperà anche del trasporto dei pazienti e del trasporto organi. Un’iniziativa che consentirà alla Sardegna di allinearsi con gli standard europei. Per l’assessore ci può essere un costo apparente, ma l’Areu renderà omogenea la rete  e darà garanzie al sistema emergenza-urgenza. Importanti, secondo Arru, anche le case della salute, che come finora concepite non hanno dato risposte al territorio. Arru ha spiegato all’Aula che, visto l’invecchiamento della popolazione, è fondamentale intervenire sul potenziamento dei servizi per i non acuti sul territorio, che sarà garantito dalle case della salute e dagli ospedali di comunità, con una valorizzazione dei medici di base, degli infermieri e dei fisioterapisti. Per l’assessore tutti gli articoli vanno visti in un’ottica di circolarità che parte dalla prevenzione. L’esponente dell’esecutivo ha ribadito la necessità di modificare la rete ospedaliera, «ma non si può fare se prima non si potenziano i territori». Per Arru il testo in esame è perfettibile, ma è una prima risposta al cittadino, agli operatori e al territorio.

Il presidente del Consiglio ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione il passaggio agli articoli (31 sì, 20 no) e ha poi sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo.

Al rientro in Aula, il presidente Ganau ha chiuso la seduta e ha comunicato che il Consiglio si riunirà domani alle 15,30 con l’esame degli articoli del Pl 71/A, perché la Giunta ha annunciato il ritiro del Dl 99. Alle 11 si riunirà la Sesta commissione per l’esame degli emendamenti presentati al Pl 71/A.

Proseguiranno domani alle 15 e 30 i lavori del Consiglio regionale. All’ordine del giorno l’esame degli articoli e degli emendamenti  del PL 71/A “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”. Alle 11.00 è convocata la commissione Sanità per l’esame dei 384 emendamenti presentati.