19 April, 2024
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Nino Falchi… Una vita per il calcio. Ieri sera, nel giorno del suo 80° compleanno, Nino Falchi, bandiera del calcio iglesiente e tra i più autorevoli esponenti del calcio isolano, è stato il grande protagonista di una splendida serata svoltasi nella sala riunioni dell’Archivio Storico Comunale, in via delle Carceri, a Iglesias, circondato dai familiari (la compagna e due dei quattro figli) e da tanti amici che non sono voluti mancare all’appuntamento celebrativo, nel corso del quale è stato presentato il libro sulla sua cinquantenaria vita sportiva, scritto da Giampaolo Atzei.

A presentare la serata e ad intervistare il grande Nino, è stata chiamata la giornalista di Videolina Ilenia Mura, e in sala la partecipazione è stata molto qualificata: dal sindaco Mauro Usai al presidente del Consiglio comunale Daniele Reginali (due dei suoi tanti allievi, sicuramente non tra i migliori dal punto di vista calcistico); dall’assessore dello Sport, Cultura, Spettacolo e Grandi eventi, e Politiche sociali del comune di Iglesias Claudia Sanna al consigliere regionale Giorgio Oppi, suo grande amico fin dall’infanzia e compagno dei primi calci al pallone, nei primi anni ’50. E ancora alcuni suoi ex compagni di squadra e tanti suoi ex calciatori, in molti casi distintisi nel panorama calcistico regionale e nazionale (tra i quali, non presente, il più famoso ed affermato è Gianluca Festa).

Per quasi due ore sono state ripercorse le gesta del Nino Falchi calciatore (una carriera divisa tra Iglesias, Monteponi, Cagliari, Nazionale di serie C, Grosseto, Narnese ed il ritorno nella sua Iglesias dopo otto anni) e del Nino Falchi allenatore, spesso vincente (ha conquistato complessivamente 17 trofei, tra promozioni e coppe). Numerosi i momenti curiosi, molti dei quali hanno fatto sorridere per le battute di Nino sempre pronte. Sono intervenuti Mauro Usai, Daniele Reginali, Giorgio Oppi, l’autore Giampaolo Atzei ed un altro suo ex allievo che ha sottolineato il lato umano di Nino Falchi che, quando guidava il Domusnovas Junior Santos, per convincere lui e due compagni ad accettare di giocare nella sua squadra, non potendo assicurargli un grande ingaggio, ne favorì l’assunzione all’allora Alsar a Portovesme, dove poi ha vissuto il suo percorso lavorativo fino alla pensione.

Giampaolo Atzei ha raccontato com’è nata l’idea di trasferire in un libro la storia dei 50 anni della sua vita sportiva, resa possibile dai ricordi di Nino (ha citato molti dei protagonisti del calcio rossoblu negli anni vissuti insieme, tra i quali Angelino Salis ed Alvaro Amarugi; e campioni che hanno portato alto il nome di Iglesias in altri sport, come Franco Sar, scomparso recentemente) e dalla vasta documentazione fotografica e giornalistica dei quotidiani e periodici, sardi e non sardi.

Al termine, l’Amministrazione comunale ha donato a Nino Falchi una grande torta di compleanno, preparata dagli allievi dell’Istituto alberghiero IPIA Galileo Ferraris di Iglesias. La serata si è conclusa con una cena in un ristorante, nei pressi del mitico stadio Monteponi, con i calciatori dell’associazione ex Rossoblu che gli hanno donato una targa ricordo.

Il sindaco Mauro Usai ha annunciato a Nino Falchi che a breve verrà presentata una proposta di ordine del giorno che gli assegnerà un’alta benemerenza a nome di tutta la città di Iglesias.

Allegate le foto dell’album della serata, i video del saluto del sindaco Mauro Usai e dello spegnimento delle candeline sulla torta e l’intervista.

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Giorgio Melis è il nuovo direttore tecnico del Carbonia calcio. Avrà la responsabilità di tutta l’area tecnica. Ne ha dato comunicazione in tarda serata la società biancoblu, con un post pubblicato sulla pagina facebook “Carbonia calcio 1939”.

Fra i tanti giovani cresciuti nel calcio sulcitano, Giorgio Melis è l’unico ad avere raggiunto, nell’arco della carriera, il prestigioso traguardo del duplice esordio in serie A sia da calciatore sia da allenatore.

Nato a Carbonia il 2 marzo 1958, Giorgio Melis ha mosso i primi passi nel settore giovanile cittadino, distinguendosi nel ruolo di terzino destro, da dove è approvato alla Primavera del Cagliari. In maglia rossoblu ha raggiunto la prima quadra, facendo il suo esordio in serie B nella stagione 1977/78, sotto la guida di Lauro Toneatto. Collezionò 7 presenze e l’estate successiva è stato ceduto in prestito, per completare la sua maturazione, all’Almas Roma, in serie C2, dove ha giocato da titolare ben 32 partite. Rientrato al Cagliari, in serie A, ha avuto la soddisfazione di esordire nella massima categoria del calcio italiano.

Da Cagliari, la carriera di Giorgio Melis è proseguita al Matera, in serie C1 e C2. Con la maglia della squadra lucana, ha disputato ben tre campionati, con 91 presenze e 2 goal. Nell’estate del 1983, con il Carbonia di Checco Fele in C2, è tornato nella sua città, accolto con grande entusiasmo dai tifosi.

Nel “suo” Carbonia Giorgio Melis ha disputato 4 campionati di C2, raggiungendo sempre la salvezza, perché alla vigilia della stagione dell’amara retrocessione (1987/88), è passato alla Sguotti, dividendosi tra calcio e lavoro. Ma il distacco dal Carbonia è durato una sola stagione, perché l’anno successivo, nel campionato Interregionale, Elvio Salvori lo ha voluto con sé e gli ha affidato la fascia di capitano e con Carlo Pusceddu ha formato una coppia di centrali, nel modulo a zona, pressoché insuperabile.

Nella stagione 1988/89 il Carbonia ha sfiorato la promozione, disputando uno straordinario girone d’andata, mentre l’anno successivo la situazione economica è divenuta insostenibile e, dopo una sofferta salvezza, è maturato il fallimento della società e Giorgio Melis ha concluso lì la sua lunga e prestigiosa carriera di calciatore (con il Carbonia ha disputato complessivamente 168 partite, realizzando 3 reti) ed ha iniziato subito quella di allenatore.

Anche in panchina Giorgio Melis ha bruciato le tappe, facendo il suo esordio con il Carloforte. Ha guidato poi Pula, Fermassenti, Selargius e Sant’Antioco, quindi l’approdo alla Primavera del Cagliari, dove ha allenato per dieci anni, raggiungendo due volte i play-off scudetto e nel 2010 il presidente Massimo Cellino, che già qualche anno prima aveva anticipato in un’intervista su L’Unione Sarda «un giorno il Cagliari sarà guidato da un allenatore sardo, il suo nome è Giorgio Melis», gli ha affidato la prima squadra per le ultime cinque partite del campionato di serie A, insieme all’amico e collega Gianluca Festa, dopo l’esonero di Massimiliano Allegri.

Nonostante i discreti risultati (2 a 2 all’esordio casalingo con il Palermo, poi 0 a 0 a Napoli, 2 a 2 casalingo con l’Udinese, unica sconfitta per 2 a 1 sul campo della Roma e 1 a 1 casalingo con il Bologna), a fine stagione Massimo Cellino ha affidato la prima squadra a Pierpaolo Bisoli e Giorgio Melis, raggiunto un altro grande traguardo con la laurea di allenatore di prima categoria al Supercorso di Coverciano, è ritornato al settore giovanile rossoblu, alla guida degli allievi nazionali.

La sua esperienza nei quadri tecnici del Cagliari è durata ben 14 anni consecutivi. Nell’estate 2015 ha avuto una breve e poco fortunata esperienza al Tortolì, nel campionato di Eccellenza, conclusa già nel mese di ottobre con le dimissioni, dopo tre sconfitte consecutive.

Giorgio Melis, infine, è stato responsabile tecnico della rappresentativa regionale juniores della FIGC e dallo scorso anno ha dedicato il suo tempo e la sua professionalità ai giovanissimi calciatori del Rosmarino Orione Carbonia.

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Carbonia Calcio 1988-89

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Fra i tanti giovani cresciuti nel calcio sulcitano, Giorgio Melis è l’unico ad avere raggiunto, nell’arco della carriera, il prestigioso traguardo del duplice esordio in serie A sia da calciatore sia da allenatore.

Nato a Carbonia il 2 marzo 1958, Giorgio Melis ha mosso i primi passi nel settore giovanile cittadino, distinguendosi nel ruolo di terzino destro, da dove è approvato alla Primavera del Cagliari. In maglia rossoblu ha raggiunto la prima quadra, facendo il suo esordio in serie B nella stagione 1977/78, sotto la guida di Lauro Toneatto. Collezionò 7 presenze e l’estate successiva venne ceduto in prestito, per completare la sua maturazione, all’Almas Roma, in serie C2, dove giocò da titolare ben 32 partite. Rientrato al Cagliari, in serie A, ebbe la soddisfazione di esordire nella massima categoria del calcio italiano.

Da Cagliari, la carriera di Giorgio Melis è proseguita al Matera, in serie C1 e C2. Con la maglia della squadra lucana, disputò ben tre campionati, con 91 presenze e 2 goal. Nell’estate del 1983, con il Carbonia di Checco Fele in C2, tornò nella sua città, accolto con grande entusiasmo dai tifosi.

Nel “suo” Carbonia Giorgio Melis disputò 4 campionati di C2, raggiungendo sempre la salvezza, perché alla vigilia della stagione dell’amara retrocessione (1987/88), passò alla Sguotti, dividendosi tra calcio e lavoro. Ma il distacco dal Carbonia durò solo una stagione, perché l’anno successivo, nel campionato Interregionale, Elvio Salvori lo volle con sé, gli affidò la fascia di capitano e con Carlo Pusceddu formò una coppia di centrali, nel modulo a zona, pressoché insuperabile.

Nella stagione 1988/89 il Carbonia sfiorò la promozione, disputando uno straordinario girone d’andata, mentre l’anno successivo la situazione economica divenne insostenibile e, dopo una sofferta salvezza, maturò il fallimento della società Giorgio Melis concluse lì la sua lunga e prestigiosa carriera di calciatore (con il Carbonia ha disputato complessivamente 168 partite, realizzando 3 reti) e iniziò subito quella di allenatore.

Anche in panchina Giorgio Melis ha bruciato le tappe, facendo il suo esordio con il Carloforte. Ha guidato poi Pula, Fermassenti, Selargius e Sant’Antioco, quindi l’approdo alla Primavera del Cagliari, che ha guidato per dieci anni, raggiungendo per ben due volte i play-off scudetto e nel 2010 il presidente Massimo Cellino, che già qualche anno prima aveva anticipato in un’intervista su L’Unione Sarda «un giorno il Cagliari sarà guidato da un allenatore sardo, il suo nome è Giorgio Melis», gli ha affidato la prima squadra per le ultime cinque partite del campionato di serie A, insieme all’amico e collega Gianluca Festa, dopo l’esonero di Massimiliano Allegri.

Nonostante i discreti risultati (2 a 2 all’esordio casalingo con il Palermo, poi 0 a 0 a Napoli, 2 a 2 casalingo con l’Udinese, unica sconfitta per 2 a 1 sul campo della Roma e 1 a 1 casalingo con il Bologna), a fine stagione Massimo Cellino ha affidato la prima squadra a Pierpaolo Bisoli, e Giorgio Melis, raggiunto un altro grande traguardo con la laurea di allenatore di prima categoria al Supercorso di Coverciano, è ritornato al settore giovanile rossoblu, alla guida degli allievi nazionali.

La sua esperienza nei quadri tecnici del Cagliari è durata ben 14 anni consecutivi. Nell’estate 2015 ha avuto una breve e poco fortunata esperienza al Tortolì, nel campionato di Eccellenza, conclusa già nel mese di ottobre con le dimissioni, dopo tre sconfitte consecutive.

Da alcuni anni cura la scuola calcio della Polisportiva Rosmarino di Carbonia.

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Carbonia Calcio 1988-89

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Il Cagliari, dopo undici anni, retrocede in serie B. Il goal realizzato dal talento italo-argentino Vasquez al 9′ del primo tempo, ha ufficializzato un destino segnato ormai da tempo, in una stagione iniziata male e finita peggio. Con l’addio di Massimo Cellino, la scorsa estate, era finito un ciclo societario durato 20 anni; a distanza di dieci mesi, finisce anche un ciclo tecnico che per diversi anni ha regalato alla Sardegna più gioie che sofferenze sportive, ma da qualche tempo lanciava segnali di sofferenza che non sono stati raccolti per tempo ed hanno finito per segnare in maniera irrimediabile la stagione.

L’addio di Massimo Cellino, un anno fa, probabilmente, non era stato analizzato fino in fondo. Sulla decisione dell’attuale presidente del Leeds hanno influito sicuramente le lunghe traversie burocratiche e giudiziarie che hanno caratterizzato le vicende legate al progetto di costruzione del nuovo stadio, ma non vanno trascurate le motivazioni economiche e, conseguentemente, tecniche.

Oggi fare calcio in Italia è molto difficile. Per una squadra di medio-piccola dimensione qual è il Cagliari, una sana gestione può garantire una lunga permanenza in serie A con bilanci sani e persino utili per chi lo dirige (Massimo Cellino ha più volte ammesso di aver avuto anche utili personali nelle stagioni migliori del lunghissimo ciclo alla guida della società rossoblù, attraverso un contenimento del monte ingaggi e oculate operazioni di mercato), ma quando certi equilibri saltano (a Cagliari è accaduto soprattutto con le operazioni legate al nuovo stadio, tra Sant’Elia, Elmas e Quartu Sant’Elena), i conti non tornano più e condizionano inevitabilmente i risultati in campo.

Nel calcio finiscono i cicli societari e anche quelli tecnici. Il Cagliari ha dovuto spesso “sacrificare” i suoi “pezzi migliori”, quasi sempre costruiti in casa, e lo ha fatto anche alla vigilia di questo campionato di serie A. Le sirene arrivate da più parti per Radja Nainggolan e Davide Astori, respinte per alcuni anni, alla fine sono state accolte ed entrambi sono stati ceduti alla Roma. A metà stagione, anche Victor Ibarbo ha raggiunto la Capitale.

Il problema del Cagliari non è mai stato quello di cedere i migliori, quanto quello di rimpiazzarli con qualche giocatore di esperienza e giovani talenti da valorizzare. Per anni questa formula ha funzionato bene, talvolta benissimo. Quest’anno, sotto la nuova gestione di Tommaso Giulini, erede di Massimo Cellino, questo non è successo. I tanti nuovi acquisti arrivati la scorsa estate si sono rivelati inadeguati a coprire, almeno in parte, il “gap” negativo creato dalle partenze e quelli seguiti al cambio tecnico tra Zdenek Zeman e Gianfranco Zola, non hanno fatto il miracolo, nonostante le concorrenti, Atalanta in testa, abbiano atteso a lungo un’impennata del Cagliari, prima di innestare la marcia giusta (nel caso dei bergamaschi, sotto l’esperta guida dell’ex tecnico rossoblù Eddy Reja) verso la salvezza.

La retrocessione del Cagliari in serie B ha anche altre ragioni tecniche. Le prime riguardano il lento ma ormai evidente calo di rendimento di due “senatori” che hanno dato tanto al Cagliari, Daniele Conti (36 anni, da 16 stagioni a Cagliari) e Andrea Cossu (35 anni, nove stagioni a Cagliari, le ultime otto consecutive), e negli ultimi mesi sono stati impiegati poco. I loro sostituti, purtroppo, in alcuni casi per ragioni anagrafiche e quindi di esperienza, in altre per limiti tecnici, non si sono rivelati all’altezza, almeno nell’immediato, e il rendimento della squadra e i risultati ne hanno risentito.

Altre ragioni riguardano le scelte dei tecnici, tre, per quattro gestioni. Tommaso Giulini, al suo arrivo a Cagliari, ha accarezzato il sogno di ricreare il sogno “Zemanlandia”, con l’ex tecnico della Roma che tre anni fa si rese protagonista di una stagione straordinaria alla guida del Pescara, trascinato in serie A contro ogni pronostico con un calcio spettacolare e redditizio, e lanciò nel calcio italiano ed internazionale tre grandi talenti in erba: Marco Verratti (oggi al Paris Saint Germain, laureatosi ieri campione di Francia al fianco di Zlatan Ibrahimovic ed Edinson Cavani, inseguito dai più grandi club al mondo, Bayern Monaco e Real Madrid in testa), Ciro Immobile (oggi al Borussia Dortmund) e Lorenzo Insigne (oggi al Napoli), tutti e tre nel giro della Nazionale. Il sogno è durato alcune settimane, con alcune gemme (4 a 1 sull’Inter di Walter Mazzarri a San Siro, 4 a 0 all’Empoli di Maurizio Sarri in Toscana e 3 a 3 a Napoli con la squadra di Rafael Benitez) e tante, troppe delusioni. La classifica precaria, determinata probabilmente dalle scelte e dal sistema di gioco del tecnico boemo ma anche e, soprattutto, dalla modestia tecnica dell’organico, e la paura della retrocessione, hanno spinto la società a tentare il cambio, chiamando un ex tanto amato dalla piazza qual è Gianfranco Zola, ma già dalla prima uscita a Palermo (umiliante 0 a 5) si capì che il miracolo sarebbe stato difficilmente realizzabile e, sulla spinta della piazza che non aveva ancora dimenticato il “sogno Zeman”, Tommaso Giulini ha cambiato nuovamente, richiamando il boemo. Ma ben presto anche Zdenek Zeman s’è arreso, lasciando questa volta lui l’incarico ed il terzo tecnico stagionale, Gianluca Festa, quando ormai era tutto compromesso, ha accettato di guidare il “suo” Cagliari nelle ultime giornate, con il proposito di chiudere dignitosamente questa stagione “disgraziata”. Il Cagliari, grazie al lavoro serio e competente del 46enne tecnico di Monserrato, effettivamente, lascia la serie A con due giornate di anticipo ma a testa alta ed ora la società è chiamata a ricostruire tutto per tornare presto in serie A con un nuovo progetto.

Difficilmente il nuovo Cagliari ripartirà da Gianluca Festa che, comunque, con questa breve esperienza probabilmente ha posto le basi per una sua carriera da tecnico e forse un giorno ritroverà la panchina del “suo” Cagliari. Oggi, per ripartire, il Cagliari ha bisogno di una guida esperta, un tecnico che conosce la serie B come le sue tasche e, al tempo stesso, sa lavorare con i giovani. I tecnici che rispondono a queste caratteristiche sulla piazza non sono tanti ed uno di questi, forse il nuovo “sogno numero 1” di Tommaso Giulini, si chiama Giampiero Ventura, 67 anni, una carriera quasi quarantennale alle spalle, oggi al Torino, già a Cagliari dal 1997 al 1999 e dal 2002 al 2004. Dopo quattro promozioni (la prima alla guida del Lecce, con il 3° posto al termine della stagione 1996/97, seguita ad una promozione dalla serie C1; due alla guida del Cagliari, la prima raggiunta con il terzo posto al termine della stagione 1997/98, seguita da un 12° posto in serie A e la seconda con il secondo posto al termine della stagione 2003/2004, dopo l’8° posto della stagione precedente; la quarta alla guida del Torino con il 2° posto al termine della stagione 2011/2012), il tecnico genovese potrebbe essere tentato di concludere la carriera con una nuova promozione, la terza, in una città che lo ha tanto amato e che lui ha amato quasi quanto la sua Genova.

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E’ arrivato a sorpresa sulla panchina del Cagliari, dopo le dimissioni di Zdenek Zeman, il tecnico boemo che era stato richiamato al capezzale di una squadra in grandissima difficoltà dopo la sfortunata breve esperienza di Gianfranco Zola. Con la squadra a 9 punti dall’Atalanta e a 10 dalla quota salvezza, considerato che gli scontri diretti sono favorevoli alla squadra bergamasca, nessuno credeva più alla salvezza ma lui si è affrettato a dire, alla vigilia dell’esordio sul difficilissimo campo della Fiorentina, che il Cagliari non è ancora retrocesso.

Gianluca Festa, 46 anni, un’eccellente carriera di calciatore alle spalle, iniziata alla Fersulcis nella stagione 1987/88 e passata attraverso Cagliari, Roma, Inter, Middlesbrough, Portsmouth, ancora Cagliari, Nuorese e Tavolara, una volta deciso di intraprendere la carriera di allenatore, ha impiegato cinque anni ad arrivare sulla panchina più ambita, quella del “suo” Cagliari, dopo aver fatto esperienza come vice nella prima squadra rossoblù, come tecnico della Primavera e poi degli allievi nazionali, dopo un’esperienza al Lumezzane in Lega Pro.

Il Cagliari di Firenze ha stupito tutti, vincendo con merito e, soprattutto, convincendo con un gioco brillante, costruito su una ritrovata stabilità difensiva. I due bei goal del 25enne croato Duje Cop e la perla finale dell’altro 25enne brasiliano Diego Farias Da Silva, sono le ciliegine della torta confezionata allo stadio “Artemio Franchi”, che vale tre punti e, soprattutto, una ritrovata serenità e fiducia nel finale di campionato.

La salvezza, sarebbe sciocco negarlo, resta lontana, molto lontana, ma quello che affronterà le ultime sei partite di questa tormentatissima stagione, è un Cagliari diverso rispetto a quello visto fino a otto giorni fa. Per coltivare una piccola speranza di rimonta verso la salvezza, occorrerebbe fare “filotto”, vincendo tutte le partite che restano in calendario (Chievo in trasferta, Parma in casa, Juventus già scudettata in trasferta, Palermo in casa, Cesena in trasferta e Udinese in casa) per sperare poi nei risultati dell’Atalanta, ma ciò che oggi più conta e Gianluca Festa lo sa molto bene, è restituire fiducia ed entusiasmo a tutto l’ambiente, indipendentemente da quello che sarà l’esito finale del campionato. Il tecnico di Monserrato potrebbe meritarsi la conferma per la prossima stagione e la società potrebbe lavorare con la giusta serenità all’allestimento della squadra per affrontare il campionato di serie B con concrete possibilità di riuscire a centrare l’immediato ritorno in serie A.

Gianluca Festa 4 copiaTribuna Stadio Sant'Elia copiaCurva Nord

 

La coppia formata da Gianluca Festa e David Suazo (l’ex difensore è abilitato a guidare una squadra di serie A, l’ex attaccante ancora no) siederanno sulla panchina del Cagliari nelle ultime 7 giornate del campionato di serie A, al posto del dimissionario Zdenek Zeman. La conferma ufficiale della società rossoblù è arrivata pochi minuti fa con un breve comunicato.

«La guida tecnica della prima squadra – si legge nel comunicato pubblicato nel sito della società rossoblù – è stata affidata fino al termine della stagione a Gianluca Festa. Lo staff sarà composto dai collaboratori tecnici David Suazo e Gustavo Aragolaza, dal preparatore atletico Gianfranco Ibba e dal preparatore dei portieri Giomaria Ruiu.»

Gianluca Festa e David Suazo avranno il compito di concludere dignitosamente il campionato che la squadra ha ormai compromesso con un ritardo di ben 10 punti dalla quota salvezza (i punti di ritardo rispetto all’Atalanta sono 9 ma i bergamaschi sono avanti anche nei confronti diretti, entrambi vinti per 2 a 1).

Zdenek Zeman questo pomeriggio ha salutato la squadra ed ha spiegato la sua decisione nel corso di una breve conferenza stampa. Il tecnico boemo ha detto di aver scelto di lasciare dopo aver constatato che la squadra ormai non lo seguiva più ma non ha confermato le voci su presunti contrasti con alcuni calciatori. Il presidente Tommaso Giulini ha ammesso di aver commesso molti errori, in particolare nella scelta dei tecnici, sottolineando che forse, nella sua prima stagione a Cagliari, avrebbe dovuto fare una scelta più “conservatrice”.

Gianluca Festa 4 copia

 

 

Si sono ritrovati in tanti, questa mattina, allo #Stadio Comunale “Carlo Zoboli” di Carbonia, al 1° Trofeo di calcio “Roberto Dore” triangolare organizzato dall’associazione Vecchie Glorie del Carbonia per ricordare l’ex portiere di Cagliari, Carbonia, Parma e Messina scomparso prematuramente il 12 dicembre scorso, vittima di un infarto, all’età di soli 53 anni (era nato a Gonnostramatza il 29 marzo 1960).

In campo tre squadre di vecchie glorie del Cagliari, del Carbonia e del Panatlhon di Cagliari. Tra gli ex rossoblù del Cagliari, presenti in campo, fra gli altri, Giuseppe Tomasini, Gigi Piras, Gianfranco Matteoli, Gianluca Festa, Giovanni Roccotelli, Sebastiano Pinna, Massimiliano Pani e Lucio Bernardini. In tribuna Mario Brugnera, Pino Bellini e Sandro Loi. Tra gli ex del Carbonia, tra gli altri, Floriano Congiu, Sandro Zaccolo, Giuseppe Mura, Giorgio Melis, Mondo Mameli e Pino Tocco. Nella squadra del Panatlhon, tra gli altri, hanno giocato Carlo Tronci, Marco Dasara e Antonio Mura.

Il torneo è stato vinto dalle vecchie glorie del Carbonia che hanno vinto entrambe le partite, disputate nell’arco di due tempi di 15 minuti ciascuno. La prima, quella tra Carbonia e Cagliari, è stata decisa da uno splendido goal realizzato da Floriano Congiu, di destro, con un pallonetto sotto l’incrocio dei pali (la classe è intatta anche a 60 anni!). 
La giornata in ricordo di Roberto Dore si è conclusa con le premiazioni, alle quali ha partecipato anche Elena Zoboli, vedova dell’indimenticabile Carlino, e con il tradizionale pranzo.

Ricordiamo che Roberto Dore era cresciuto nelle Giovanili del Cagliari fino alla Primavera, nell’estate del 1979 passò al Carbonia, in serie D, con il compagno di squadra Sandro Loi, sotto la guida di Checco Fele. Nonostante la giovanissima età e la concorrenza del più esperto Mondo Mameli, riuscì a ritagliarsi uno spazio importante ed alla fine della stagione, prima del rientro a Cagliari per fine prestito, mise insieme ben 14 presenze. In rossoblù esordì in serie A, giocando una partita nella stagione 1981/82 ed una in quella successiva, che concluse con la maglia del Parma, in C1. Ritornò ancora al Cagliari nel 1985 e fu protagonista in serie B, per due stagioni.

La sua carriera proseguì quindi a Venezia, in C2, a Messina e a Terni. Smise di giocare ancora giovane, a soli 33 anni, nel 1993.

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Carbonia 1979-80

 

Festa grande questa sera all’oratorio di Rosmarino, per la visita di Gianfranco Matteoli e Gianluca Festa, due ex calciatori degli anni ’80 e ’90 che hanno saputo tener vivo l’interesse di tutta la società sportiva (atleti, tecnici e dirigenti) riunita per la straordinaria occasione. Dopo il saluto iniziale di don Gianni Cannas ed il benvenuto del presidente della polisportiva Rosmarino Orione, Antonello Mereu, la serata ha preso colore con le voci dei calciatori in erba che, visibilmente emozionati, hanno intervistato gli ex calciatori (Gianfranco Matteoli oggi è responsabile del settore giovanile del Cagliari; Gianluca Festa fa l’allenatore), i quali si sono distinti, come facevano in campo, per parole e consigli.

«Divertitevi, giocate per il gusto del gioco, non sempre si può vincere ma di sicuro si può giocare serenamente, senza eccessivi carichi di aspettative da parte dei genitori o degli allenatori.» Parole ricche di significato che hanno fatto breccia nel cuore di tutti.

Al termine della serata, un piccolo buffet ha chiuso l’evento che, per la grande riuscita, è auspicabile possa ripetersi nel breve e medio termine, per alimentare in piccini e giovani la speranza e l’entusiasmo di vivere un sogno.

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Gianfranco Matteoli, responsabile del settore giovanile del Cagliari, e Gianluca Festa, ex allenatore della Primavera del Cagliari, incontrano questo pomeriggio atleti, tecnici e dirigenti della Polisportiva Rosmarino Orione, a Carbonia. L’incontro si svolgerà nei locali dell’Oratorio della parrocchia dell’Addolorata, in via Liguria, alle ore 18.00.