28 March, 2024
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La bellissima notizia rilanciata nei giorni scorsi dal quotidiano “L’Unione Sarda”, che annunciava la volontà del dott. Renato Soru, proprietario della mitica colonia marina di Funtanazza, di andare oltre le resistenze burocratiche sinora manifestate, per tornare all’origine del recupero della memoria storica, con nuova destinazione, è un’esperienza che nel territorio arburese ha già un precedente: il recupero e la riconversione della colonia marina di Piscinas, parte integrante della miniera di Ingurtosu.

Considerata fra le più importanti opere sociali del mondo imprenditoriale di metà secolo scorso, le aree minerarie dispongono di importanti volumetrie, anche di natura storica, che meritano d’essere recuperate a nuovi fini imprenditoriali. Non tutto può esser musealizato, ma gli immobili di pregio, testimoni del passato minerario, vedi direzioni, ospedali, alloggi impiegati, operai, cantine e gli stessi complessi industriali, ormai svuotati dai loro macchinari, possono dar lustro a nuove intraprese imprenditoriali.

Funtanazza, nel cuore del litorale arburese, frutto della lungimiranza e dell’attaccamento alla miniera di Montevecchio dell’ing. Giovanni Rolandi, allora amministratore delegato della Società Monteponi Montevecchio. Così, in una nota del 1951, scriveva all’allora direttore della miniera l’ing. Filippo Minghetti: «… Per i bimbi dei nostri operai Le ho già fatto cenno di un mio disegno di costruire una colonia molto moderna ed efficiente al mare. Scartata Cagliari, ormai troppo affollata nel suo Poetto, volgo il pensiero alla costa disabitata del nord di Montevecchio… Certo sarà un’impresa grossa e prevedo non poche opposizioni, ma sono perfettamente persuaso che gli industriali minerari devono dare un contributo concreto alla salute delle nuove generazioni, e mi sembra che sia questo momento di buona tenuta dei prezzi per realizzare un’impresa che pur molto desiderata richiede molto coraggio. Poi torneranno i tempi normali e le possibilità di realizzare ci verrà allora preclusa. … A mio modo di vedere, i benefici sono di pertinenza di tutti coloro che hanno contribuito a realizzarli. I nostri due azionisti dopo l’esborso iniziale di 23 milioni nel 1922 non hanno più concorso … mentre ora il capitale azionario è di 2.500 milioni, con riserve per altri 1.500 milioni. Sono quindi 2.500 milioni pervenuti gratuitamente ai soci, oltre i non pochi utili loro distribuiti. A pari valore monetario il nostro capitale è quindi uguale a 2,67 volte quello ante-guerra, mentre il potere di acquisto dei salari si è accresciuto nel contempo di 2,30 volte. Si compie quindi un atto di doverosa giustizia nei riguardi dei nostri operai distogliendo dagli utili futuri i benefici che serviranno a pagare la colonia…»

Così riporta l’ing. Giuliano Marzocchi, vice direttore tecnico della miniera di Montevecchio, nella sua “Cronistoria della miniera di Montevecchio”, che così prosegue: «Con la consueta snellezza e celerità nell’operare, nell’aprile del 1951 fu costruito il consorzio per 18 km di strada da Montevecchio a Funtanazza, il 18 dicembre a Milano l’impresa Manfredi ricevette l’ordine, per un importo di 500 milioni, del primo gruppo di lavori per la colonia, che fu intitolata all’ing. Sartori. Nel 1952 furono eseguite la linea elettrica e la condotta, diametro 100 m/m, lunga 12 km, per portare l’energia e l’acqua da Montevecchio a Funtanazza e la strada arrivò al mare (fu fatta anche una deviazione di circa 2 km per la spiaggia di Gutturu Flumini, che divenne poi Marina di Arbus) e nell’anno successivo fu asfaltata».

In quel periodo Montevecchio fu oggetto di numerosi interventi di natura sociale, come la costruzione del villaggio Rolandi e le tre case a villaggio Righi. Mentre a Gennas (Montevecchio) venivano realizzate le abitazioni degli impiegati  e la caserma dei carabinieri, oggetto di encomio per la moderna struttura e attrezzatura di dotazione, da parte del Comando Generale dell’Arma di Roma, venne inaugurata dal presidente della Regione Sardegna, on. Crespellani.

Dopo 5 anni, il 13 maggio 1956, così ancora leggiamo dalle pagine dell’ing. Marzocchi: «…, in una domenica smagliante, presente con i figli dell’ing. Sartori, cui la colonia era intitolata. 1.500 dipendenti di Montevecchio e San Gavino, i maggiori esponenti del mondo religioso, industriale militare e politico sardo, cui diede il benvenuto il presidente della società, conte Carlo Faina. Era costata 1.587 milioni di lire fra terreni (25 milioni), costruzione dei 18 km della strada (398 milioni), 16 km di acquedotti (59 milioni), 11,5 km di linee elettriche e cabine (92 milioni) costruzioni murarie, superficie mq. 2.262 e volumi mc. 36.160 (595 milioni), infrastrutture e arredamento (329 milioni), due piscine, di cui una olimpionica (89 milioni).

La colonia iniziò a funzionare il 15 giugno ospitando 200 bambini (100 maschietti e 100 femminucce) per un mese, cui seguirono altri due turni analoghi, accuditi da quattro funzionari (sostituiti poi dalle suore), un medico, 10 maestre vigilatrici e 31 addetti ai servizi, tutti a carico della società la colonia continuò a funzionare ancora per altri 20 anni, ospitando gratuitamente e amorevolmente 600 figli di minatori ogni anno».

Prof. Tarcisio Agus

Presidente Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna