25 April, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 5 della Manovra finanziaria, contenente disposizioni in materia di enti locali, pianificazione paesaggistica e urbanistica, edilizia residenziale pubblica e lavori pubblici, e l’articolo 6, su interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport.

In apertura di seduta, il presidente della commissione e la Giunta hanno illustrato i pareri sugli emendamenti presentati. L’assessore Raffaele Paci in particolare si è riservato un parere più compiuto, volta per volta, sugli aggiuntivi.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che l’articolo, in qualche modo, «riporta indietro nel tempo quanto si discuteva la riforma degli Enti locali che abbiamo criticato con forza perché dannosa per la Sardegna, perché fa scivolare verso il sud, anche come accentramento di risorse, verso la città metropolitana di Cagliari». Rispetto a questo processo, ha lamentato Tedde, «la rete metropolitana ipotizzata per Sassari, che in realtà era solo una presa in giro per recuperare alcuni consiglieri riottosi di maggioranza, la stessa finanziaria dimostra che evidentemente quei consiglieri hanno risposto male la loro fiducia tanto è vero che le risorse sono pari a zero».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha sottolineato positivamente il fatto che «il fondo unico per gli Enti locali non sia stato ridimensionato, perché ha rappresentato una conquista importante che lascia spazi di autonomia alle amministrazioni, mentre in passato i Sindaci erano costretti a presentarsi con il cappello in mano davanti all’assessore di turno». Però, ha protestato Cossa, «ci sono riduzioni consistenti su voci che hanno una incidenza rilevante, dalle Pro loco alle bande musicali, dalle scuole civiche di musica alle compagnie barracellari; possono sembrare cose marginali solo a chi non ha avuto esperienza negli enti locali ma, invece, mobilitano migliaia di persone molto spesso con attività di volontariato». Oltretutto, ha aggiunto, «non si tratta di emolumenti ma di interventi rivolti solo ad incoraggiare iniziative sui territori; quanto alla loro collocazione nella finanziaria sarebbe sbagliato metterle nel fondo unico perché devono avere una destinazione precisa, a parte il fatto che siccome il fondo unico è rimasto invariato vuol dire che queste risorse sono state tagliate ed occorre, perlomeno, riportarle al livello del passato».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha respinto le interpretazioni della minoranza, sostenendo che «è giusto intervenire per cambiare finanziarie che tagliavano su sociale, cultura e lotta alle povertà; questa, al contrario, ha risorse importanti in questi settori ma è sempre meglio restare vigili per evitare l’assalto alla diligenza da parte di chi privilegia l’economia rispetto ai bisogni delle persone».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato in apertura che «la realtà è diversa dai sogni di Pizzuto, perché la difesa dei ceti deboli non si fa solo riconoscendone la debolezza e dispensando elemosine ma piuttosto togliendoli dalla loro condizione creando sviluppo e occupazione, attraverso un sistema privato che ha anche una sua dimensione sociale; vanno bene i sussidi ma, se reddito di cittadinanza deve essere, allora va riconosciuto anche alle casalinghe che fanno un lavoro enorme, posto che la vera libertà è prima di tutto la libertà dal bisogno».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha affermato che il collega Cossa ha ragione quando parla di impegni assunti per le compagnie barracellari, «credo che noi dobbiamo intanto varare al più presto la legge di riforma, poi prevedere le risorse necessarie a sostegno di una realtà presente nell’80% del territorio della Sardegna, che svolge un lavoro importante anche su protezione civile». Mi è giunta notizia, ha continuato Cocco, «di un comunicato delle compagnie con cui si annuncia la decisione di rifiutare la firma di protocolli con i Comuni in materia di protezione civile; questa sollecitazione va raccolta (se non in questa fase subito dopo) anche con l’intervento capigruppo, perché sarebbe drammatico un loro disimpegno, è vero che le risorse sono state sostanzialmente mantenute ma riconosciamo che non sono sufficienti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha segnalato che «rischia di passare sotto silenzio una scelta che per noi è inquietante, forse non interamente attribuibile alla Giunta, con cui si introduce attraverso un emendamento una norma che nasconde l’accentramento in capo alla Giunta del Piano dei lavori pubblici, prevedendo una semplice comunicazione alla commissione». In pratica, ha insistito, «la Giunta fa quello che le pare e le piace e comunica le sue decisioni su un Piano, lo ricordiamo, che ha una dotazione di 700 milioni; forse qualcuno si è reso conto di aver esagerato ed infatti è poi comparso un altro emendamento che annulla il precedente ma resta la traccia della scarsa considerazione che la Giunta ha della sua stessa maggioranza e del Consiglio».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta.

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha chiarito che non sono stati fatti tagli per le scuole civiche di musica, le bande musicali, le compagnie barracellari e le pro loco. «La conferenza degli enti locali ha affrontato il problema delle riduzione dei finanziamenti – ha detto Paci – l’obiettivo è quello di non penalizzare i comuni. C’è stata la piena assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali. I comuni decideranno, nell’ambito della loro autonomia gestionale, quali voci finanziare ».

Paci ha poi definito “urgente” la revisione del Fondo Unico. «Per affrontare le emergenze abbiamo previsto una serie di emendamenti condivisi che consentiranno di ripristinare alcune voci. Per questo abbiamo dato parere positivo all’emendamento n. 821».

L’assessore degli Enti Locali Cristiano Erriu ha invece spiegato che i commi 2 e 4 dell’articolo 5 disciplinano due cose diverse: il primo prevede l’acquisizione di dati cartografici per l’estensione del piano paesaggistico alle zone interne, il secondo riguarda un’attività di ricerca. «Entrambe le azioni – ha chiarito Erriu – hanno come obiettivo l’adeguamento del primo ambito costiero e l’estensione alle zone interne del piano paesaggistico».

L’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha invece fugato i dubbi sul sospetto che la Giunta volesse avocare a se le competenze sul Piano delle Infrastrutture esautorando il Consiglio. «L’articolo 4 della legge n.5 del 2005 vincola il Consiglio ad esprimersi una sola volta sul Piano delle infrastrutture – ha detto Maninchedda – noi con questa norma della finanziaria interveniamo per rendere possibile l’aggiornamento del provvedimento. Oggi, se cade un ponte o si rompe un argine, l’assessorato non può intervenire senza una modifica del Piano».

Ha poi preso la parola il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto (Pd) che ha accolto favorevolmente il chiarimento dato dalla Giunta. «Emerge chiara la volontà che quando c’è un atto dell’esecutivo che chiama in causa il Consiglio è necessario coinvolgere la Commissione competente. L’emendamento poteva creare un fraintendimento. Né noi, né la Giunta – ha concluso Lotto – volevamo cambiare le regole».

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi parziali n.195= 554= 604 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 17 a favore.

Bocciati anche gli emendamenti soppressivi 196=605; 197=606 e 198=607.

E’ poi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis  per annunciare il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi parziali della minoranza. «Abbiamo raggiunto l’obiettivo di porre in evidenza alcune anomalie contenute nell’articolo 5 – ha detto Pittalis – c’è pero un’altra questione che merita attenzione: il comma 1 prevede che i soldi destinati, fino allo scorso anno, alle province vengano ripartiti tra le province ancora esistenti, le Unioni dei Comuni e la Città Metropolitana.  Se così è fermatevi e trovate il modo di correggere la norma. Altrimenti è una vergogna, così si comprimono le aspettative dei comuni che non fanno parte della Città Metropolitana».

A Pittalis ha replicato l’assessore degli Enti locali Erriu: «Invito i consiglieri a leggere il comma 1 con la legge 2 che stabilisce i criteri per governare i flussi finanziari gestiti dagli enti territoriali – ha detto l’assessore – sappiamo che i fondi transitano verso le associazioni dei Comuni e la Città Metropolitana ma sappiamo anche che la Città Metropolitana ha molte entrate proprie. La legge 2 consente di disciplinare il riparto delle risorse affrontando le criticità. Si applica il principio che il personale segue le funzioni. Se le funzioni rimangono alle province è giusto che queste conservino i finanziamenti,  se le funzioni transitano ai Comuni i denari devono essere trasferiti alle amministrazioni civiche. Altro discorso riguarda invece la finanza pubblica statale. Le risorse per gli enti locali sono ridotte. E’ un tema che cercheremo di governare».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti sostitutivi parziale nn. 341, 342, 343, 397, 398, 399, 400, 401, 402, 403, 404, 405, 34 e 406 che sono stati bocciati in rapida successione

L’Aula ha quindi approvato il testo dell’articolo per poi passare all’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento n.666 è intervenuto il consigliere di Forza Italia Antonello Peru: «Questo emendamento ha l’obiettivo di dare certezza e tranquillità almeno per il 2016 ai lavoratori delle società in house delle province stanziando la somma di 5 milioni di euro – ha detto Peru – vedo che la maggioranza ne ha presentato un altro che stanzia 1,5 milioni di euro. Vorremmo capire se queste risorse sono sufficienti per il 2016. Solo per Sassari servono due milioni di euro. Se la Giunta dice che queste risorse sono sufficienti avremmo la garanzia per i lavoratori e per l’erogazione di servizi fondamentali per i cittadini».

A Peru ha risposto l’assessore Paci: «Ho imparato che le certezze non esistono – ha detto il responsabile della Programmazione – cerchiamo di fare il possibile.  Con un  milione e mezzo di euro proviamo a dare qualche risposta con l’impegno, se i fondi non sono sufficienti, di intervenire in altro modo. Il sistema va riorganizzato dopo il passaggio di competenze dalle province alle Unione dei comuni. Oggi non ci sono le risorse necessarie per dare sicurezze a tutti».

Messo in votazione, l’emendamento 666 è stato respinto con 33 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 810 che emenda il 720 con il quale si stanzia la somma di 1,5 milioni di euro a favore delle società in house. Entrambi gli emendamenti sono stati approvati.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sull’emendamento n.710 (Tendas e più) per il quale Giunta e Commissione hanno presentato un invito al ritiro.

Il primo firmatario Mario Tendas (Pd) ha annunciato l’intenzione di mantenerlo. Subito dopo è intervenuto il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino che ha chiesto di poter apporre anche la sua firma all’emendamento.

Mario Tendas ha quindi spiegato la ratio della proposta : «L’emendamento mira a dare risposte alle persone che hanno subito danni nell’alluvione del 2013. Finora si è mostrata attenzione per il settore pubblico mentre i privati non hanno ottenuto nessun ristoro – ha affermato Tendas – al problema sono interessati un’ottantina di paesi. Le recenti deliberazioni della Giunta hanno introdotto criteri che rendono difficoltose le procedure per l’assegnazione delle risorse. Non viene preso in considerazione chi ha subito danni inferiori a 10mila euro. Le somme messe a disposizione coprono solo il 5% dei danni subiti. Non si possono dimenticare situazioni che hanno creato danni notevoli alle persone e alle amministrazioni comunali».

Il capogruppo di Sovranità, Democrazia e Lavoro Roberto Desini  ha chiesto di presentare un emendamento orale per prevedere che il ristoro dei danni venga riservato anche ai comuni colpiti dall’alluvione del giugno 2014.

Sulla proposta di Tendas si è detto d’accordo anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto di aggiungere la sua firma a quelle dei presentatori dell’emendamento.

Giuseppe Meloni (Pd) ha annunciato il suo voto favorevole. «Le leggi che vengono approvate in Consiglio devono essere applicate. Questo significa trovare anche le risorse necessarie per attuare le norme. Abbiamo votato una legge per il ristoro dei danni dei privati colpiti dall’alluvione finanziandola con un milione di euro – ha detto Meloni – questa è l’occasione propizia per rimpinguare il fondo. 5 milioni sono pochi ma un segnale deve essere dato».

Eugenio Lai (Sel) ha proposto un’ulteriore integrazione orale all’emendamento n.710 chiedendo di prevedere tra i beneficiari degli indennizzi anche i comuni colpiti dalla grandinata del 2015.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato i colleghi a “non ridurre a barzelletta un tema di questa portata” e chiesto alla Giunta di chiarire la propria posizione sull’argomento.

L’assessore Paci, replicando a Pittalis, ha ribadito l’invito al ritiro dell’emendamento. «Il tema è serio, ma non si può votare un emendamento di questo genere per le persone colpite dall’alluvione del 2013. Perché non del 2014 o 2015? Ricordo le polemiche nate quando si è proposto di destinare risorse del Fondo Unico per le emergenze lavoro – ha detto Paci – con un emendamento si vorrebbero sottrarre 5 milioni di euro alle finalità pubbliche per intervenire a favore dei privati. Chi ha subito danni dall’alluvione merita attenzione ma non con un emendamento di questo genere. Tendas ha avuto il merito di segnalare che oltre ai danni al patrimonio pubblico esistono anche quelli al patrimonio privato».

E’ quindi intervenuto il primo firmatario dell’emendamento annunciandone il ritiro.

Il consigliere di Forza Italia ha chiesto al proprio capogruppo di far proprio l’emendamento: «L’assessore dice che stiamo utilizzando soldi pubblici per andare incontro ai privati. E’ stato fatto inoltre un paragone con altri eventi calamitosi che non regge, le motivazioni per un intervento a ristoro dei danni dell’alluvione 2013  sono nei dati. Forse non ci ricordiamo cosa è successo, volete che qualcuno vi ricordi i morti del 2013 per farvi capire che è stata un’alluvione diversa dalle altre? Se i privati non possono contare sul pubblico su chi possono contare?».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha dichiarato di voler far proprio l’emendamento: «Lo Stato ha stanziato 5 milioni per l’istituzione di una zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione del 2013 – ha ricordato Carta – il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto fare un decreto ad hoc. Così non è stato: i 5 milioni non sono mai arrivati. Cosa ha fatto la Regione per sollecitare l’erogazione delle risorse? Visto che siamo stati scippati dallo Stato di 5 milioni, credo che non sia una bestemmia stanziare l’1% del Fondo Unico a favore dei comuni alluvionati».

Luca Pizzuto (Pd) ha espresso solidarietà a Tendas. «Spesso ci facciamo portatori di istanze dolorose che poi, nei meandri del Consiglio, non vengono accolte – ha detto Pizzuto – è un problema che riguarda tutti: la finanziaria, nonostante gli importanti risultati raggiunti sul fronte della vertenza entrate, non è sufficiente a coprire i bisogni di cui siamo portatori. Serve aprire una riflessione su come riaprire la partite sul piano nazionale». Pizzuto ha quindi annunciato di non voler partecipare al voto.

Daniele Cocco (Sel) si è detto invece in sintonia con l’assessore Paci. «L’argomento è stato discusso in Commissione. Sul Fondo Unco c’è stato un accordo chiarissimo – ha detto Cocco – sottrarre risorse al Fondi unico sarebbe una perequazione al contrario. Sosteniamo l’esigenza di ristorare i danni, ma i soldi non possono essere presi dal Fondo Unico».

Il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas (Pd), rispondendo al consigliere Fasolino, ha difeso l’atteggiamento assunto dalla maggioranza. «Se abbiamo presentato l’emendamento è perché c’è sensibilità – ha detto Solinas – non può però essere messa a rischio una grande conquista come il Fondo Unico».

Voto contrario ha annunciato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini: «Chi può essere contrario a ristorare i danni dei privati? Chi non può capire lo sfogo di Fasolino? L’ho vissuto anch’io in Ogliastra nel ’99. Anche allora vennero stanziati 12 milioni di euro dallo Stato mai trasferiti ai comuni. Carta, che ha fatto l’assessore ai Lavori pubblici, dica quando sono stati stanziati i fondi per ristorare i privati. La Commissione ha valutato gli argomenti e ha stabilito che 5 milioni non servono a nulla. Intervenire sul Fondo unico è inutile, sarebbe difficile anche individuare i soggetti a cui dare priorità di risposte. Non è questo il modo di affrontare il problema. Meglio intervenire sul piano delle infrastrutture per mettere in sicurezza i paesi o pensare a un provvedimento di legge».

Per Luigi Lotto (Pd) presidente della Commissione “Attività Produttive” «quando si ritira un emendamento è perché si fa una scelta politica, come quando si è deciso di tornare indietro sulla possibilità di prelevare 8 milioni di euro dal Fondo Unico. Se Tendas ritira l’emendamento tutto il resto appare strumentale».

Angelo Carta (Psd’Az) ha precisato di non voler misurare la sensibilità di nessuno. «Ho posto una questione – ha detto Carta – la V Commissione ha approvato una risoluzione per chiedere alla Giunta di attivarsi per l’istituzione della zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione. Finora si sono persi 5 milioni di euro. O ci impegniamo a recuperare quei soldi altrimenti dobbiamo fare qualcos’altro».

L’assessore Paci ha garantito l’impegno della Regione: «Nei giorni scorsi ho parlato con il Capo di gabinetto della Presidenza che sta lavorando alla partita insieme a Palazzo Chigi. Ci sono difficoltà a stabilire il perimetro dei comuni beneficiari. Noi stiamo sul pezzo – ha concluso l’assessore alla Programmazione – non è nostra intenzione perdere nemmeno un euro».

Dopo l’intervento dell’esponente dell’esecutivo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 710.

Emendamento che, su richiesta del consigliere Fasolino, è stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. Messo in votazione è stato respinto con 29 voti contrari e 16 a favore. 

Annunciata la votazione dell’emendamento n. 546, il primo firmatario Gianni Tatti (Udc) ha ricordato l’accordo per i Comuni dell’Alta Marmilla («sono i più disastrati della Sardegna») ed ha spiegato che con l’approvazione dell’emendamento si offrono all’esecutivo gli strumenti per combattere lo spopolamento. L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha ricordato che l’Alta Marmilla gode di specifiche e mirate risorse a valere su fondi nazionali e di programmazione europea: «Non è necessario dunque, data la limitatezza delle risorse regionali, stanziare specifici fondi del bilancio regionale».

L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 546 e con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 252, 253, 548, 254, mentre il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento n. 276. Non approvato l’emendamento 345. Nel merito dell’emendamento 549 e sull’emendamento all’emendamento 821 è intervenuto il consigliere di Fi, Antonello Peru, per chiede alla giunta il ritiro dell’emendamento 549. 

Il presidente ha proceduto ponendo in votazione l’emendamento n. 821 che sostituisce parte dell’emendamento 549 (entrambi approvati con due distinte votazione), reintroducendo così il parere della commissione competente all’aggiornamento periodico del piano delle opere e delle infrastrutture di cui all’articolo 4 della legge 9 marzo 2015 n. 5 approvato.

Quindi il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 550 e dopo una breve sospensione dei lavori, l’onorevole Daniela Forma (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 551. Anche il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per due emendamenti a sua firma: il numero 422 e il n. 816. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 559 e il n. 786 mentre il consigliere del Pd, Walter Piscedda, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 552.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, è intervenuto a sostegno dell’emendamento a sua firma (n. 667) tendente a garantire i fondi necessari per la messa in sicurezza della Rotonda di Platamona, il cui muro perimetrale, lo scorso luglio, è crollato sui bagnanti provocando cinque feriti di cui uno in gravi condizioni. Posto in votazione, l’emendamento 667 non è stato approvato con 30 no e 16 sì. Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha quindi accolto l’invito al ritiro dell’emendamento 423, tendente a stanziare risorse per la Rotonda di Platamona. A conclusione dell’intervento del consigliere Lotto (Pd), assessore Paci è intervenuto per ribadire l’impegno della Giunta per reperire le risorse utili ai lavori di messa in sicurezza e ripristino della rotonda di Platamona.

Approvato l’emendamento n. 813 che emenda l’emendamento 749, anch’esso approvato, che abroga il secondo periodo del comma 4 bis dell’articolo 2 della legge 24\2014 n. 19.

Non approvati, invece, gli emendamenti n. 271, 273, 274, 276 e 346.

Approvato, invece, nonostante l’invito al ritiro, l’emendamento n. 555, firmato dai consiglieri del gruppo Sel che, così come spiegato dal consigliere Agus, stabilisce che “avanzi di amministrazione degli enti locali possano essere impiegati in progetti e opere da realizzarsi per il miglior utilizzo sociale ed economico di immobili di proprietà comunale o del demanio regionale assegnati al comune”. La votazione, il cui scrutinio è stato il seguente, 32 sì e 13 no, si è tenuta dopo che l’assessore del Bilancio aveva dichiarato che l’emendamento era soggetto ad impugnativa qualora fosse stato approvato.

Analoga situazione si è verificata in occasione della votazione dell’emendamento n. 556, per il quale il gruppo di Sel non ha accolto l’invito al ritiro. Il consigliere Eugenio Lai (Sel) ne ha spiegato le motivazioni dichiarando che con l’approvazione dell’emendamento si tutelano quei Comuni che per cause non imputabili alla loro responsabilità hanno sforato il patto di stabilità 2015 e che dimostrino di rientrare dallo sforamento entro l’anno 2016.

La consigliera di Sdl, Anna Maria Busia, ha dichiarato voto a favore («in qualche occasione è opportuno forzare la mano anche a rischio di impugnazione» e l’Aula, con 29 sì, 16 no e 2 astenuti, ha approvato l’emendamento 556. Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, ha invece accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 557 e il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 558, 668, 669. Concluse le votazioni degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5, l’Aula ha proceduto con l’esame degli emendamenti e dell’articolo 6 (Interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport). Il presidente Gianfranco Ganau ha elencato tutti gli emendamenti presentati e il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato il parere che è risultato favorevole solo per i seguenti emendamenti: 753, 815, 754, 561 e emendamento all’emendamento 812, 562, 755, 563, 564 e per emendamento all’emendamento 802 e 819, 756, 721, 757, 676, 758, 759, 572, 760, 761 e emendamento all’emendamento 820, 762; mentre ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti: 567, 571, 268 e 712, e ha dato parere contrario per tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 6.

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione dell’art. 6 (Interventi sui beni e i servizi culturali, informazione, spettacolo e sport).

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha messo in evidenza che l’articolo prevede «una serie una serie di interventi importanti nel sistema-Regione ma mostra, ancora una volta, l’assenza di una strategia complessiva mentre, in realtà, le scelte della maggioranza scontentano un po’ tutti perché avete fatto una specie di gioco delle tre carte; sulle scuole paritarie che subiscono tagli significativi, sull’università per cui ci si aspettava qualcosa di diverso, sul cinema che concentra risorse solo sulla film commission, per continuare con i beni museali, i teatri con fondi assegnati solo a piccole strutture private come quella di Sassari azzoppando il Lirico e abbandonando, ad esempio, il Teatro delle Saline».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha condiviso l’intervento della collega Zedda, in particolare su scuole paritarie che, ha detto, «svolgono in Sardegna un ruolo essenziale nella scuola dell’infanzia con funzioni di supplenza in molti Comuni; la maggioranza ha mostrato un approccio ideologico punitivo dimenticando che i genitori pagano una doppia tassazione». C’è poi, ha ricordato, «un problema che riguarda l’emendamento della maggioranza che prevede 1 milione di euro in base alla legge 56 per organismi che hanno subito in passato tagli superiori al 40%; la finalità è giusta ma si determinano disparità di trattamento evidenti».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, riprendendo la questione della scuole paritarie si è soffermato sul «calvario di queste benemerite istituzioni, sempre trattate senza amore dal centro destra, mentre da parte nostra non c’è nessuna preclusione ideologica o uno sfavore pregiudiziale, anzi riconosciamo che contribuiscono in modo determinante al sistema formativo regionale colmando lacune della struttura pubblica». Non abbiamo risolto il problema, ha proseguito, «c’è ancora da fare e tutto non può essere risolto tutto con la finanziaria, ma la scuola resta comunque al centro degli obiettivi programmatici dell’amministrazione e quando cadrà la polvere che un po’ tutti solleviamo emergerà che la scuola esce rafforzata e ritrova speranza nel futuro». Sulla cultura, ha poi osservato Deriu, «ho sentito giudizi troppo teneri  dell’opposizione forse perchè devono farsi perdonare un passato non brillante; voglio però ricordare che sul cinema si investe in modo reale ed intenso valorizzando anche cose buone del passato perché convinti che sia un formidabile per l’immagine della Regione e la stessa identità del popolo sardo». Ci sarà modo di intervenire ancora, ha concluso il vice capogruppo del Pd, «e su questo abbiamo assunto impegni precisi con un ordine del giorno sul diritto allo studio, sul quale Giunta ha comunque già pacchetto di interventi di sostegno».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia) ha definito la cultura elemento qualificante della finanziaria su cui occorre però, a suo avviso, fare alcune considerazioni. La nazione Italia, ha sostenuto, «è nata prima dello Stato grazie all’arte, perché l’arte crea potenza ed unità e questa deve essere anche la nostra prospettiva mentre noi, purtroppo, sostanzialmente neghiamo questa dimensione». Eppure, ha proseguito citando la stretta relazione fra la situazione sarda e turismo, «dovremmo capire la sua enorme capacità di attrazione di visitatori ed investimenti e di volano dell’economia». Se l’amministrazione si vuole caratterizzare sotto questo profilo, ha poi precisato, «secondo noi lo fa troppo poco, nonostante abbiamo concentrato il nostro spazio emendativo sulla correzione di alcune iniziative comprese nell’art. 6 sull’arte e sulla e lingua, perché non solo crediamo nella centralità di questo settore nella nostra comunità, ma siamo convinti che abbia ancora un grandissimo potenziale inespresso». Chiediamo perciò più attenzione per la nostra identità e, ha detto ancora, «un maggiore equilibrio fra le risorse assegnate alle grandi compagnie che acquistano prodotti dall’esterno e le piccole che producono nella Regione raccontando la nostra storia, così come nel cinema serve equilibrio fra le grandi produzioni ed i produttori locali, nelle arti, nella musica e nelle lingua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha condiviso gli argomenti del collega Zedda che ha elencato alcuni buoni propositi, aggiungendo che «bisogna essere intelligenti per affermare che dentro la nazione italiana c’è la nazione sarda, con tutte le sue varianti autonomiste». Il problema centrale, a suo giudizio, «è che la politica per la lingua e la cultura sarda da tempo ha perso il riferimento del Consiglio regionale salvo occasioni sporadiche». In proposito ha citato l’esperienza della Catalogna, «dove da cento dialetti catalani nacque poi una sola lingua salvo poi assistere ad una nuova stagione di frammentazione, con un percorso analogo a quello della Sardegna; io sono per la lingua di ciascun paese ma è chiaro che ci vuole un intervento normativo strutturale perché attorno a questo si costruisce un robusto tessuto culturale e identitario, rilanciando la storia della Sardegna nel Mediterraneo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, raccogliendo le sollecitazioni «interessanti» emerse dal dibattito ha osservato che «da questo contesto generale manca una valutazione sulle politiche culturali fin qui seguite dalla Giunta, oltretutto con risorse largamente insufficienti». Il collega Deriu, ha detto ancora, «non può lavarsi la coscienza con un ordine del giorno sulle scuole paritarie ed il diritto allo studio perché, nei fatti, ciò significa ammettere il fallimento delle pochissime azioni avviate da due anni a questa parte, basta ricordare la protesta di appena qualche giorno fa sotto il palazzo del Consiglio regionale di tutto il mondo dello spettacolo e la singolare manifestazione per il diritto allo studio cui hanno partecipato il Rettore dell’Università ed il Sindaco di Cagliari che hanno sfilato non si sa bene contro chi, se contro Renzi o contro Pigliaru o addirittura contro se stessi».

A nome della Giunta l’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino ha affermato che «questa finanziaria testimonia allo stesso tempo un impegno importante e inversione di tendenza perché, nonostante una situazione complessa, si aumentano gli stanziamenti in alcuni comparti, affrontando alcune emergenze e scegliendo di consolidare alcuni investimenti strutturali con scelte molto chiare». Per lo spettacolo, ha ricordato, «è stato stanziato 1 milione in più così come sono state aumentate le risorse per altri settori: l’informazione, il cinema dove sono stati sbloccati i bandi sbloccati dopo cinque anni, il sistema radio televisivo allargato a tv, radio e nuovi media, lo sport, la scuola e università con l’incremento del fondo unico e i fondi per le decentrate, il diritto allo studio con le nuove borse e la scuola con progetti mirati». Per quanto riguarda le scuole paritarie, ha concluso l’assessore, «non abbiamo alcun pregiudizio ideologico ed anzi abbiamo confermato i fondi». Si può certamente può fare di più, ha detto infine, «ma l’inversione di tendenza c’è». (Af)

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti all’articolo 6. Il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi totali e parziali. Rivolgendosi però all’assessore alla Pubblica Istruzione ha detto che non c’è nessuna ragione di enfatizzare i finanziamenti sull’informazione o sulle scuole paritarie. Il presidente della Seconda commissione Gavino Manca (Pd) ha sottolineato che  effettivamente  sul sistema dell’informazione  c’è stato uno stanziamento di 800.000 euro, ma che c’è l’impegno, in sede di assestamento, di trovare altre risorse. L’attenzione – ha assicurato –   è massima. Il presidente della Terza commissione Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato che, per le  scuole paritarie, per il 2016 sono stati stanziati 18 milioni di euro. Il presidente della Quinta commissione Luigi Lotto (Pd) ha precisato che il teatro di Sassari non è privato ma è un teatro comunale. Pietro Pittalis (Forza italia) ha sottolineato il grande ruolo sociale delle scuole paritarie e ha detto che le risorse stanziate sono insufficienti.

Il testo dell’articolo 6 è stato approvato.

Sono stati approvati gli emendamenti: 753 che nel comma 4 dell’articolo 6 sostituisce lo stanziamento di 1.000.000 con 1.500.000; l’emendamento all’emendamento 815 che sopprime dall’emendamento 753 le parole “e 2016 – 2017”; l’emendamento 754 che, nel comma 5 dell’articolo 6, sostituisce 600.000 alla parola 500.000; l’emendamento 812 (emendamento all’emendamento 561) che prevede uno stanziamento di 1.000.000 a favore degli organismi di spettacolo che, nell’ultimo triennio, hanno subito una riduzione dei contributi superiore al 40%. Approvato anche l’emendamento 561 che aggiunge il comma 1 bis all’articolo 1 dell’articolo 6. Questo comma prevede che, a decorrere dal 2016 i termini per la presentazione delle istanze per la concessione dei contributi per le attività di spettacolo dal vivo (di cui all’art. 56 della legge regionale n. 1 del 1990) sono stabiliti annualmente con decreto dell’assessore competente. Sono stati poi approvati anche due emendamenti orali sull’anno gramsciano  presentati da Eugenio Lai  e da Attilio Dedoni. Prima dell’approvazione dei due emendamenti orali , il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto maggiori delucidazioni sugli importi e sui capitoli di spesa. L’assessore alla pubblica istruzione ha risposto che il capitolo era quello sulla valorizzazione dei personaggi illustri della Sardegna e la capienza totale era di 100.000 euro. Approvato anche l’emendamento 563   sull’utilizzo delle eventuali economie relative alle risorse erogate ai sensi della legge regionale 7 agosto 2007, n. 7; l’819 (emendamento all’emendamento 564) che prevede la copertura finanziaria agli interventi pluriennali dei consorzi universitari di Nuoro e Oristano; il 564 che aggiunge il comma tre bis all’articolo 6 prevedendo che dal 2016 la dotazione del fondo a favore delle sedi universitarie decentrate della Sardegna sia ripartita tra il Consorzio per la promozione degli studi universitari della Sardegna centrale di nuoro, tra il Consorzio Uno di Oristano e l’università di Sassari per i corsi universitari avviati presso le sedi suburbane di Alghero e Olbia.  Questo emendamento approvato prevede anche l’aggiunta di un comma ter che prevede che alla ripartizione del fondo provvede la giunta regionale , su proposta dell’assessore competente, previa valutazione dell’offerta formativa dei corsi universitari decentrati con le università di Cagliari, Sassari e con i Consorzi universitari di Nuoro e di Oristano; alle dotazioni per gli anni successivi si provvede con legge di stabilità. Approvato anche l’emendamento 562 che autorizza per l’anno 2016 la spesa di euro 400.000  a favore della fondazione Sardegna Film Commission e l’emendamento 802 (emendamento all’emendamento 564) che aggiunge al comma 3 ter dell’emendamento 564 le parole “determinato per l’anno 2016 in euro 5.900.000”  (R.R.)

L’aula ha quindi approvato l’emendamento all’emendamento n. 822 (Zedda e più) che stanzia 50mila euro per il funzionamento del Museo- Villaggio minerario di Rosas nel Comune di Narcao.

Via libera anche all’emendamento n. 756 (Sabatini e più) che mette a disposizione 300mila euro per il funzionamento del Nuovo Teatro comunale di Sassari. 

L’aula ha poi respinto gli emendamenti della minoranza nn. 256, 671 e 672 che proponevano il finanziamento di 200mila euro come contributo aggiuntivo alla manifestazione Autunno in Barbagia, 300mila euro per il restauro della chiesa di San Pietro di Tuili, 600mila euro per contributi alle società sportive.

Disco verde invece per gli emendamenti n. 721 che destina 300mila euro a favore del Teatro di Sardegna e n. 757 che prevede un finanziamento di 200mila euro per le attività di valorizzazione dei sistemi lagunari dell’Isola.

Il Consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 691, 569, 565, 568, 566 e 570

Sull’emendamento n. 674 è intervenuta la consigliera Alessandra Zedda che ha insistito sull’opportunità di concedere un finanziamento di 300mila euro per la ristrutturazione del Teatro Saline di Cagliari. «Si tratta di un contributo che consentirebbe di evitare un investimento superiore – ha detto Zedda – chiedo all’assessore di farsene carico. E’ durissima doverci rinunciare per così poco,  si tratta di un intervento di messa in sicurezza». Messo in votazione l’emendamento è stato respinto.

Stessa sorte per l’emendamento 722, mentre ha ottenuto il parere positivo dell’aula l’emendamento all’emendamento 676 n. 809 (Zedda Alessandra) che stanzia 200mila euro per l’integrazione del programma della legge n17 del ’99 (Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna).

Sono stati poi bocciati gli emendamenti nn. 678 e 680 mentre hanno ottenuto il via libera gli emendamenti n.758 (30mila euro a favore della Fondazione Memoriale Giuseppe Garibaldi) e 759 (400mila euro a favore delle radio locali) entrambi proposti dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Respinti, in rapida successione, gli emendamenti nn. 360, 272, 283 e 284, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 572 (Rubiu e più) che stanzia 50mila euro a favore dell’associazione di mutuo soccorso di Carloforte per la tutela del Cineteatro.

Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 681, 684, 685, 686, 689.

Disco verde infine sull’emendamento 760 (100mila euro a favore dell’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo) e sull’emendamento all’emendamento 761 n.820 che autorizza la spesa di 520mila euro per la promozione di progetti finalizzati alla diffusione e promozione della lingua e della cultura sarda e  762 (100mila euro per l’istituzione su tutto il territorio regionali dei Centri per la cultura della nonviolenza). Tutti gli emendamenti erano stati presentati dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Concluse le votazioni, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 29 marzo alle 15.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 2 della Manovra Finanziaria, disego di legge 297 “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati”.

In apertura di seduta il Consiglio ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati terroristici di Bruxelles.

«Quanto accaduto a Bruxelles questa mattina sconcerta e addolora – ha detto il presidente Gianfranco Ganau – gli attentati all’aeroporto internazionale e alla metropolitana della capitale belga, rivendicati qualche ora fa dall’Isis, ci lasciano basiti e increduli».

Il massimo rappresentante dell’Assemblea Sarda ha poi ricordato il pesante bilancio dei due attentati (34 morti e decine di feriti) e puntato l’attenzione sulla necessità di uno sforzo ulteriore per garantire la sicurezza dei cittadini e la loro incolumità. «La paura, però,  non può e non deve vincere perché è l’unico vero obiettivo dei terroristi che con i loro attacchi feroci e mirati vogliono distruggere quei valori di civiltà, democrazia, libertà e pace, così duramente conquistati dall’Europa – ha proseguito Ganau – l’unico argine al terrorismo che continua inesorabilmente a dilagare,  sono il dialogo,  la politica e la diplomazia per favorire in quei paesi del Nord dell’Africa a pochi chilometri dalle nostre coste,  il sostegno alle democrazie, come quella tunisina e l’appoggio, ad esempio, per la formazione di un esecutivo di unità nazionale in Libia. Contro ogni forma di estremismo occorrono unità, determinazione e impegno perché la soluzione non può certo essere la guerra perché è questo il vero pericolo che si rischia di correre: un vortice di violenza e terrore che porterà ancora morte e distruzione». Ganau ha infine espresso la solidarietà dell’Assemblea sarda alle famiglie delle vittime di Bruxelles e a tutto il popolo belga. Un pensiero e un messaggio di vicinanza è stato inoltre rivolto ai familiari delle studentesse Erasmus, morte nel tragico incidente avvenuto ieri in Catalogna.

Osservato il minuto di silenzio, il Consiglio è passato all’esame del provvedimento all’ordine del giorno: la manovra finanziaria 2016-2018.

Ha quindi chiesto la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha voluto ricordare la clamorosa azione di lotta intrapresa da tre sindacalisti dell’Alcoa, saliti ieri sui silos dello stabilimento di Portovesme per protestare contro i ritardi nella soluzione della vertenza. «Oltre al pensiero rivolto alle vittime dei terribili attentati di Bruxelles – ha detto Rubiu – mi sembra giusto ricordare anche i drammi di casa nostra. Per questo chiedo che domani venga posticipata di un’ora la seduta pomeridiana del Consiglio regionale in modo da consentire ai consiglieri che lo ritenessero opportuno di andare a Portovesme a portare la loro solidarietà ai lavoratori dell’Alcoa». La richiesta è stata accolta dal Consiglio, il presidente Ganau ha comunicato che i lavori di domani pomeriggio inizieranno alle 16.30.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 2 “Interventi per lo sviluppo e il sostegno dei sistemi produttivi regionali” e dei relativi emendamenti.

Sentito il parere di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola alla consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha bocciato senza mezzi termini  il contenuto della norma. «Questo articolo doveva indicare le linee di pianificazione e di sostegno ai sistemi produttivi regionali – ha affermato Zedda – mette invece a disposizione cifre irrisorie che non risolvono nulla. La norma va cassata, il contenuto non è degno di un documento di pianificazione e programmazione. Non si parla di agricoltura, industria, turismo, di nessuna attività strategica per il settore economico». Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (FdI): «Se io fossi un imprenditore non sardo e volessi farmi un’idea sulle linee di investimento sulle quali lavorare andrei a leggere l’articolo 2 della legge – ha rimarcato Truzzu – ma vedendo i contenuti mi renderei conto che siamo al sistema delle mancette per gli amici e gli amici degli amici». L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi sottolineato l’esiguità delle risorse messe a disposizione (“non si arriva a un milione di euro”) e la presenza di provvedimenti che niente hanno a che fare con il rilancio del sistema economico come i 500mila euro a favore dei comuni per l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica..

Per Luigi Crisponi (Riformatori) l’articolo 2 «sembra una barzelletta, una presa per i fondelli, non si può parlare di sostegno al sistema produttivo con 850mila euro».

Crisponi ha sottolineato l’assenza di provvedimenti a favore dei settori trainanti dell’economia isolana come il turismo, l’artigianato e il commercio. «Mi sarei aspettato una proposta seria – ha concluso Crisponi – stiamo davvero parlando di sviluppo? L’articolo va cassato. Non aveva nemmeno senso inserirlo in finanziaria».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia). «Siamo di fronte a una serie di norme intruse, le definirei anche norme-mancetta. Non è possibile inserire in finanziaria articoli di questa portata, cosa c’entra l’accesso di giovani agricoltori alla terra? Per questo ci sono le norme statali, queste mancette non possono avere ingresso e trovare asilo nella legge di stabilità».

Tedde ha poi ricordato le norme a favore dei pescatori e dei campeggi per le quali però non si indicano risorse. Il consigliere azzurro ha quindi concluso il suo intervento rivolgendosi all’assessore Raffaele Paci: «Faccia una riflessione, lei non ha avuto la forza di opporsi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha suggerito di modificare gli obiettivi della norma. «Finanziare l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica significa mettere ancora una volta le mani in tasca ai cittadini – ha detto Tocco – in questo modo si rischia di far aumentare la Tasi, sarebbe stato meglio puntare su fonti energetiche alternative. L’articolo 2 non aiuta inoltre le attività produttive, non c’è un progetto complessivo per lo sviluppo».

Molto critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia) secondo il quale l’articolo 2 rappresenta «una presa in giro»  e mette in evidenza la miopia della maggioranza che non ha un progetto di sviluppo generale. «Con questa norma si cerca di aiutare gli assessori a risolvere qualche piccolo problema. Un esempio per tutti: si proseguono attività iniziate nella passata legislatura nel settore agricolo. Per questo ho chiesto a Pigliaru di rivedere le deleghe per avere un progetto generale che consenta lo sviluppo del settore».

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece segnalato l’urgenza di procedere a una legge organica per rendere più agile il primo insediamento dei giovani in agricoltura. «Questo articolo non risolve nulla – ha detto Carta – il problema di molti comuni sono le concessioni sui terreni gravati da usi civici, si tratta di appezzamenti che possono essere concessi solo per uso pascolo con autorizzazioni annuali, mentre la legge sul primo insediamento in agricoltura richiede concessioni quinquennali. Se non si mette mano al problema sarà impossibile favorire l’ingresso di giovani in agricoltura».

Il consigliere sardista Marcello Orrù, dopo aver sottolineato che quello in discussione «è l’articolo più importante di finanziaria» ha affermato che «ha un titolo fantastico ma è vuoto di contenuti perché parla di delfini, tende da campeggio e balli in maschera e ciò significa non rendersi conto dei veri problemi della Sardegna».  Non vedo proprio, ha aggiunto, «come si possa avere su queste basi una visione ottimistica della realtà sarda, mentre oltre 10.000 aziende hanno chiuso dall’insediamento di questa Giunta e migliaia di lavoratori sopravvivono grazie agli ammortizzatori sociali, peraltro pagati con molti mesi di ritardo; così si condanna la Sardegna all’arretratezza perpetua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «se ci fosse Desini ne approfitterei per fargli capire cosa vuol dire senz’anima, anzi mi sembra una situazione da zombie affermare pomposamente che si vuole sostenere lo sviluppo mentre tutto si riduce a piccoli e piccolissimi interventi senza prospettiva; manca un principio guida, una idea forte». Le cose più importanti per la Sardegna non ci sono scritte, ha concluso, «così si sta alimentando con poche risorse un sistema improduttivo».

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha ricordato che «la finanziaria è solo una parte della manovra, anzi nella finanziaria si interviene solo dove non è possibile farlo con leggi di settore; nella manovra, al contrario di quanto sostiene l’opposizione, ci sono fondi per il lavoro e la competitività per oltre 700 milioni ed oltre 500 per l’agenda digitale, per non parlare di altri 15 milioni sempre per il lavoro solo negli emendamenti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ribadito la mancata corrispondenza del titolo al contenuto dell’articolo «che forse Raffaele Paci ha subito, passando sopra a ben dieci commi (compresa la voce sui campeggi priva di stanziamento) in cui si parla di piccoli interventi e norme intruse senza toccare minimamente i temi dello sviluppo; si resta stupefatti constatando quanto ci si trova lontani da una vera legge finanziaria, che dovrebbe contenere la filosofia dell’intervento della Regione sul sistema economico regionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto che «articoli di questo tipo non possono restare anonimi perché sono evidenti gli interessi, e in buona parte anche i nomi, che si vuole tutelare; si fa una grande fatica a percepire una qualche visione in 200.000 per i carburanti agricoli o quella sorta di piano camper o piano tenda, o una qualche coerenza con quella filosofia di tutela integrale della costa di cui tanto si vanta la sinistra; ci voleva una visione altissima e invece manca anche una piccola idea dello sviluppo della Sardegna, mentre le aziende chiudono ed i lavoratori vanno a casa».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha messo l’accento sul fatto che «i nostri emendamenti soppressivi hanno lo scopo di far emergere la verità e sotto questo profilo vorrei che l’assessore Paci, da bravo economista, indicasse quali sono a suo giudizio i veri interventi per lo sviluppo, a meno che non sia cambiata la stessa idea di sviluppo che abbiamo conosciuto; la verità e che non c’è niente per i settori produttivi, sono prebende varie da distribuire fra i consiglieri regionali del centro sinistra, c’è perfino l’aumento della cubature del 40% dopo che ci avete accusato per di essere i peggiori cementificatori». Ma è possibile, ha concluso, «che ci siamo 200 milioni per le politiche del lavoro e non ne troviamo 3 per l’Ente foreste?».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha lamentato che il dibattito in Consiglio  «travalica il gioco delle parti e la stessa minoranza, in effetti, ha espresso un’unica censura riguardante il titolo; i 200 milioni sulle politiche del lavoro sono veri come altri estremamente concreti come quello di una strada che garantisce il collegamento ad un sito industriale».

Subito dopo l’Aula ha respinto gli emendamenti n.24, 424 e 486 con 21 voti favorevoli e 25 contrari.

Successivamente si è aperta la discussione sugli emendamenti nn. 25, 434 e 487.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Gaetano Ledda (Misto) ha chiesto la ragioni per le quali è stata dichiarata l’inammissibilità dei suoi emendamenti in materia di compiti dell’agenzia agricola Agea e sulla stabilizzazione dei lavoratori Aras. Mi sembra una decisione anomala, ha concluso, «visto che le stesse proposte sono state esaminate ed approvate dalla commissione».

Il presidente Ganau ha spiegato che le proposte in oggetto, modificando leggi di settore ed intervenendo sulla materia del personale, costituiscono precisi motivi di inammissibilità.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha osservato che, in realtà, si tratta di proposte che intervengono su razionalizzazione di spesa e semplificazione delle procedure; il giudizio quindi andrebbe sospeso, considerando l’utilità del loro contributo.

Il presidente Ganau ha ribadito che le cause di inammissibilità sono puntualmente indicate dalle norme.

Successivamente il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 25, 484, 487, 26,488, 27, 425, 489, 28, 426, 29 e 427.

Si è quindi aperta la discussione sugli emendamenti nn. 30 e 428.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che, anche in materia di provvedimenti per occupazione, «non possiamo che far notare una profonda mancanza di visione perché sarebbe stato davvero auspicabile impegnarsi per qualcosa di concreto, mentre è molto riduttivo concentrarsi su questa parte della legge 28 anziché dare vita ad un programma organico capace di valorizzare nuove tipologie economiche».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «probabilmente i padri costituenti si stanno rivoltando nella tomba, perché la maggioranza è stata prima capace di approvare una norma che modifica il codice di procedura civile determinando l’impignorabilità di alcuni crediti, ora stiamo rischiando una bruttissima figura inventando una specie di condono perché si concede a chi ha sbagliato di fare altre scelte, mentre invece il principio guida deve essere: chi sbaglia paga».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di «stravolgimento della legge 28, che peraltro ha movimentato risorse ingenti senza raggiungere gli obiettivi, l’operazione che si propone è inaccettabile, perché si sta sanando chi ha costruito un albergo o una iniziativa con quei fondi, legittimando cambio di destinazioni da produttive a residenziali e viceversa». La maggioranza non si rende conto, ha concluso, «che così com’è scritta la norma ha un effetto devastante, perché pretende di trasformare il fango in oro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha definito il provvedimento «un’altra di quelle cose che nascondono operazioni pericolosissime per consentire a pochi fortunati di cambiare destinazioni d’uso dimenticando che hanno sempre vincoli temporali; nei fatti, declassando la destinazione produttiva si apre a residenze di vario tipo, per esempio socio sanitarie, nascondendosi dietro una legge che voleva aiutare  giovani rilanciando il turismo».

La consigliere Rossella Pinna (Pd) ha definito le preoccupazioni della minoranza «del tutto infondate; la norma prevede chiaramente il riferimento a chi non ha ancora completato gli interventi e può entrare nel mercato con una proposta di diversa che comunque rientra nell’abito della stessa legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha insistito invece sul fatto che «la preoccupazione ci sta tutta perché si sta cambiando a posteriori le condizioni dei bandi emanati a suo tempo; Italo Svevo nella coscienza di Zeno riproponeva il tormento del malato nel seguire il percorso indicato dal medico, qui invece salvando il salvabile a tutti i costi non è possibile, ci sono errori gravi e in più la norma non serve a raggiungere gli scopi».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato che se gli investimenti consentiti con le leggi 28\84 e della legge n.1\2002 non sono stati completati è inopportuno consentirne la modifica.

Il consigliere, Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha dichiarato: «Se chi ha utilizzato i contributi regionali non ha realizzato l’investimento deve rendere i contributi a suo tempo ricevuto». Truzzu ha evidenziato che l’ultimo finanziamento della legge 28 è datato “qualche decennio” ed è, dunque, “difficile giustificare a distanza di 16 anni chi non ha completato gli investimenti”.

Posto in votazione l’emendamento n.30 uguale al n. 428 non è stato approvato con 27 contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio, ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 31, uguale al n.429, e la consigliera Alessandra Zedda (Fi) si è espressa a favore della soppressione del comma 7 all’articolo 2. Così come il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che ha ricordato che la legge 28 “chiusa nel 2000” non è mai stata notificata all’Unione europea ed ha affermato: «Volete consentire a chi avrebbe dovuto restituire il contributo la trasformazione in sanatoria dell’investimento».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore dell’emendamento soppressivo ed ha ricordato il dettato delle direttive di attuazione della legge 1\2002 evidenziando che “le direttive di attuazione fanno riferimento ai vincoli comunitari e dunque si rischia di riproporre il caso degli operatori del settore turistico ricettivo costretti a restituire i contributi della legge 9”.

Anche il consigliere, Marco Tedde (Fi) si è detto favorevole alla soppressione ed ha accusato la Giunta di essere “distratta sul tema dello sviluppo economico”.

Il consigliere, Mario Floris (Misto-Uds) ha ricordato “il grande dibattito a suo tempo sviluppatosi in Consiglio sulla legge 28” e i positivi risultati conseguiti con l’applicazione della norme per agevolare l’occupazione giovanile. «Visto l’importanza dell’argomento – ha concluso – sospendiamo un attimo i lavori e cerchiamo di modificare in positivo le disposizioni della legge 28».

Posto in votazione l’emendamento n.31, uguale al n. 429, non è stato approvato con 24 contrari e 18 a favore.

Sull’emendamento n. 32, uguale al n. 430 e al n. 490, è intervenuto il consigliere, Oscar Cherchi (Fi), che ha invitato l’assessore dell’Agricoltura a spiegare se il dettato del comma 8 (introduce la possibilità di dare in affitto o a titolo gratuito terreni  a giovani agricoltori) sia o no in contrasto con le misure del Psr. La consigliera, Alessandra Zedda (Fi), ha criticato la scarsa attenzione che la finanziaria riserva all’Agricoltura («un settore da potenziare con risorse che non ci sono in questa finanziaria») ed ha definito il comma 8 “una semplice norma di principio”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha proposto l’introduzione del “fide pascolo” insieme con l’affitto: «Una formula veloce e corretta che è utilizzata con successo in molti Comuni della Sardegna per gli usi civici»

Il consigliere Marco Tedde (Fi), ha criticato la formulazione del comma 8 («è una disposizione bucolica non finanziaria») ed ha espresso contrarietà “alla locuzione classica del mondo ambientalista” e cioè quella riportata sempre nel comma 8 “contenere il consumo dei suoli agricoli”. Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato la genericità del comma 8: «E’ un pasticcio e merita di essere soppresso». Mentre il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato che il comma è stato approvato all’unanimità in commissione e ha invitato la maggioranza a valutare la proposta dell’introduzione del “fide pascoli” formulata da Angelo Carta. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis (Fi) ha criticato al formulazione del testo («la norma così come è congegnata non consente di conseguire la finalità di concedere terre coltivabili ai giovani agricoltori») ed ha chiesto una breve sospensione per giungere ad una migliore formulazione.

Il capogruppo Psd’Az, Carta, ha quindi formulato l’emendamento orale: «al comma 8 dell’articolo 2, dopo le parole “cessione in affitto” aggiungere  le parola “o fide pascolo” e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, è intervenuto per esprimersi a favore sia dell’emendamento orale che della proposta di sospensione avanzata da Pietro Pittalis.

L’Aula si è espressa però contro la sospensione e non ha dichiarato contrarietà per la modifica orale avanzata dal capogruppo della minoranza Angelo Carta (Psd’Az).

Si è quindi proceduto con la votazione dell’emendamento soppressivo n. 32, uguale al n.430 e al n. 490, che non è stato approvato con 29 contrari e 15 favorevoli. (A.M.)

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento 491, soppressivo parziale del comma 8 dell’articolo 2.

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc e primo firmatario della proposta correttiva, ha sostenuto che è ridicolo prevedere la dicitura “consumo dei suoli” in campo agricolo. «Lavorare un terreno non significa consumarlo – ha detto – per questo il comma va abrogato».

Daniele Cocco, capogruppo di (Sel), ha difeso il contenuto della norma. «Noi con questo comma vogliamo dire che il terreno va destinato esclusivamente all’agricoltura evitando altre attività». E’ quindi intervenuto Gianluigi Rubiu che ha annunciato il ritiro dell’emendamento 491.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale 33 (Pittalis e più) identico agli emendamenti 431(Truzzu) e 492 (Rubiu e più) con i quali si proponeva la cancellazione del comma 9 dell’articolo 2.  

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore «Dopo i giovani agricoltori volete prendere di mira anche i pescatori – ha detto la consigliera azzurra – come si fa a prevedere un reddito ulteriore per una categoria che fatica ad avere un reddito ordinario? Non riusciamo a mettere mano a una legge organica di settore, anziché pensare a un piano complessivo ci occupiamo di questioni minori».

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, ha contestato la formulazione della norma. «Vi siete superati con invenzioni difficili da comprendere – ha detto Rubiu – prevedete un progetto sperimentale per le attività di pesca-turismo, fish-watching e visite turistiche nelle zone colpite dai danni da delfini. Mi spiegate cosa significa? O è un errore causato dal copia-incolla oppure è frutto della fantasia di qualcuno».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti perplessità sulla norma: «Vedo che l’assessore si nasconde perché si vergogna. Il testo dell’articolo fa riferimento a settori produttivi ma non si capisce se si parla di operatori della pesca o imprenditori ittici – ha rimarcato Crisponi – questi ultimi sono stati normati con la legge 11 del 2015 che tutela ittiturismo e pesca-turismo. Non si capisce il senso di questo articolo. Vorrei capire se si possono inserire anche i cacciatori. E’ un pasticcio, non è chiaro di che cosa si parla».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla manovra finanziaria. «Anche in questo articolo sono presenti una serie di norme intruse inserite dalla Commissione che ha radicalmente modificato il disegno di legge originario. Vorrei sapere chi è l’autore di questo comma che sembra una goliardata ma è invece caratterizzato dalla volontà di dare risposte a una certa categoria in vista delle elezioni amministrative». Tedde, dopo aver ricordato che la legge di stabilità impone la discussione di provvedimenti finanziari di larga portata e non di piccoli progetti, ha chiesto lumi alla maggioranza sulle risorse disponibili per attuare le previsioni dell’articolo 2.

Oscar Cherchi (Forza Italia) pur riconoscendo le difficoltà dei piccoli pescatori per i danni causati dai delfini ha detto di ritenere inadeguato un intervento come quello previsto dal comma 9 dell’articolo 2. «La norma va cassata per ripristinare un percorso differente, magari discutendone in modo più appropriato in Commissione».

Luca Pizzuto (Sel) ha svelato all’Aula di essere lui l’estensore del comma 9 rivendicandone con orgoglio il contenuto. «Cerchiamo, come sempre, di schierarci dalla parte degli ultimi e degli emarginati – ha spiegato Pizzuto -abbiamo raccolto un’istanza forte proveniente dalla piccola pesca . Ormai non bastano più i dissuasori, i delfini aspettano le barche all’uscita dal porto e le seguono al largo, una volta gettate le reti mangiano il pesce e causano danni alle attrezzature. Il nostro obiettivo è costruire insieme ai pescatori un progetto che consenta di trasformare il delfino in una risorsa e non in un problema. Si potrebbero portare famiglie e bambini a vedere i delfini e pensare alla figura del pescatore non in contrasto con il delfino ma come un amico, un custode del mare. Proviamo a dare una risposta sperimentale che non ha precedenti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis rivolgendosi al presidente della Commissione “Attività Produttive” ,Luigi Lotto, ha chiesto chiarimenti sulla norma in discussione. «Se il presidente Lotto riesce a convincermi sull’utilità di questa norma sono pronto a votarla. Quello che ha detto Pizzuto mi convince invece a mantenere l’emendamento soppressivo – ha affermato il capogruppo di Fi – che senso ha proporre un emendamento quando un progetto sperimentale può essere proposto direttamente dall’assessore? Questo è il punto debole del ragionamento: Pizzuto pone il problema serio dei danni alla piccola pesca ma non c’è la previsione di un centesimo di risorse finalizzate al ristoro dei danni. Questo è il problema che ci si deve porre in finanziaria, non è questa la sede per discutere di questa materia. Stiamo dando l’idea che il problema si possa risolvere in questo modo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato che il problema dei danni causati al settore ittico non riguarda solo la piccola pesca. «Nei giorni scorsi abbiamo sentito in audizione in V Commissione i rappresentanti dei compendi ittici di Cabras e Marceddì che hanno parlato dei danni ingenti causati dai cormorani- ha detto Carta – 15mila uccelli mangiano ogni giorno quintali di pesce causando un danno di 4 milioni di euro all’anno. Questo è un problema che dovrebbe essere affrontato in finanziaria. Parlare di danni dei delfini mi sembra esagerato».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di apprezzare il chiarimento di Pizzuto: «Ne condividiamo la ratio ma non si può inserire questo problema in finanziaria – ha detto Rubiu -Pizzuto ritiri l’emendamento e si pensi a un provvedimento complessivo da discutere in Commissione».

Il presidente della V commissione Luigi Lotto (Pd) ha detto di comprendere l’obiettivo di fondo del consigliere Pizzuto. «Lo rassicuro sul fatto che la legge 11 del 2015 affronta questo problema e lo può risolvere – ha spiegato Lotto – l’articolo 12 prevede la fattispecie, questo comma non fa che rafforzare il concetto».

Il capogruppo dei Cristiano Socialisti Popolari Pierfranco Zanchetta ha detto di condividere la proposta contenuta nel comma 9 dell’articolo 2. «La norma cerca di spiegare che, con l’attività dei piccoli operatori e con la loro conoscenza delle aree marine, si possono incrementare le attività complementari come la pesca turismo. Il comma 9 non va in contraddizione con altre norme ma implementa gli interventi».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha rivolto un monito all’Aula sull’esigenza di fare chiarezza sulla tecnica legislativa. «Esistono diverse circolari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica che invitano le assemblee legislative a non  improvvisare ma a essere precise – ha spiegato Floris – nessuna norma può essere neutra, tutte devono fare riferimento ad altre norme. Noi approviamo articoli scritti da noi stessi che non rispettano la tecnica legislativa. E’ necessario specializzarsi, si facciano corsi specifici. Altrimenti si alza la mano senza capire».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto di comprendere le motivazioni che hanno indotto il collega Pizzuto a scrivere il contenuto del comma 9 dell’articolo 2 ma di non condividerne la soluzione indicata «I delfini distruggono le reti, il povero pescatore non lo si convince a modificare le sue attitudini. Servono un progetto serio e risorse adeguate per dare una mano alla piccola pesca che rappresenta una parte importante della nostra tradizione e una garanzia per far arrivare sui banchi dei mercati pesce sano e genuino».

Fabrizio Anedda, capogruppo del Misto, dopo aver ricordato una sua recente partecipazione a un convegno sulla pesca, ha giudicato “insufficienti” le proposte contenute nella norma in discussione per risolvere i problemi del comparto. «Non basta un comma o un semplice emendamento – ha detto Anedda – serve un progetto complessivo per tutti i danni causati al settore».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è che «questa finanziaria non ha anima, carattere e indirizzo. E’ un affastellato di considerazioni personali. La finanziaria dovrebbe contenere norme armoniche, ci sono invece disposizioni che cozzano una contro l’altra. Non c’è un punto di arrivo e mi sembra che manchi anche un punto di partenza».

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha precisato che la finanziaria stanzia 1,3 milioni di euro per i danni causati dai cormorani e 100mila euro per quelli provocati dai delfini. «Condivido l’obiettivo della proposta – ha detto Sabatini – il comparto della pesca è sottovalutato e spesso dimenticato. Nello scorso settennio quasi tutti i fondi della programmazione europea sono stati restituiti. Ogni assessorato ha cercato di liberarsi del problema, questo comparto meriterebbe invece l’istituzione di una direzione generale. Dalla pesca-turismo potrebbero arrivare molti posti di lavoro».

Secondo Mario Tendas (Pd), il comma 9 dell’articolo 2 affronta una parte limitata di un problema molto più complesso. «C’è la questione dei danni causati nelle lagune dai cormorani – ha ricordato Tendas – se si parla di fauna selvatica bisogna comprendere anche quelli causati da cinghiali, daini etc. Il problema sta crescendo in modo esponenziale. Nell’oristanese sono presenti circa 18mila cormorani, erano 13mila cinque anni fa. Tutto passa attraverso gli abbattimenti controllati ma serve approvare un piano faunistico regionale che ancora non abbiamo, altrimenti il problema non si risolve».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti 33, 431 e 492 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 15 a favore.

Successivamente sono stati messi in votazione gli emendamenti soppressivi totale del del comma 10 n.34 (Pittalis e più), uguale al 432 (Truzzu) che il Consiglio ha approvato con 46 voti favorevoli, un contrario ed un astenuto. Di conseguenza viene abrogato il comma 10 dell’art.2 che prevedeva “nelle aree all’aperto”, modificando la legge regionale 22/84 sulla classificazione delle strutture ricettive, “la presenza di tende, caravan o altri manufatti in muratura e non, fino al 40% della superficie complessiva della struttura”.

Subito dopo l’Aula ha respinto a maggioranza una serie di emendamenti presentati dall’opposizione.

A seguire il presidente ha messo in votazione il testo dell’art. 3.

Intervenendo per dichiarazione di voto il consigliere Peppino Pinna (Udc) si è dichiarato «sorpreso e deluso dall’assessore Paci e dal presidente della commissione Sabatini per aver espresso parere contrario su un emendamento, da me presentato, che ristabiliva un equilibrio fra il comune di Barrali, che beneficia di un intervento per completare un’opera incompiuta, e quello di Ossi per 800.000 che si trova in condizioni analoghe; ritengo la decisione ingiusta, perché segue la logica di due pesi e due misure».

Il presidente ha ricordato che occorre prima mettere in votazione il testo dell’art.3, che l’Aula ha approvato con 31 voti favorevoli e 15 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.498, oggetto dell’intervento del consigliere Peppino Pinna.

Sulla proposta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che, dopo un ulteriore esame della proposta, la stessa sarà inserita nella programmazione territoriale dell’area vasta di Sassari, dove troverà adeguata copertura.

Il consigliere Pinna, dopo la dichiarazione dell’assessore Paci, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Subito dopo il Consiglio ha approvato, con 29 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento n.713 (Sabatini e più) che prevede l’utilizzo di spese ed economie di gestione per programmare interventi a sostegno dell’imprenditoria femminile.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n.298

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha affermato che la proposta ha la finalità di «sollevare il livello di attenzione su quanto succede in Sardegna dopo il  dibattito dei giorni scorsi su cui sono intervenuti fra gli altri il presidente della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras e l’economista Paolo Savona, per affermare che se si continua ad investire alcuni settori avviati su un binario morto solo per garantire l’esistente, resta al palo un modello di sviluppo alternativo». C’è invece un nuovo mondo, ha concluso Truzzu, «che ha capacità e competenza su cui la Regione non investe neanche un euro nonostante non sia una moda passeggera; sarebbe giusto dunque dare un segnale con un intervento di 3 milioni».

Al voto, l’emendamento è stato respinto.

Successivamente l’Aula ha esaminato l’emendamento n.299

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha ricordato che «si tratta di un altro emendamento importante, dopo il finanziamento di 150.000 euro per la filiera cerealicola, sarebbe necessario investire altri 150.000 euro a tutela dell’olio sardo dopo le note vicende del prodotto tunisino che potrebbe minacciare il nostro pur essendo di qualità inferiore e mescolato con additivi chimici; su questo sfidiamo la maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha concordato con Truzzu chiedendo l’attenzione del Consiglio, «con un intervento modesto ma significativo» e ricordando che il recente premio Ercole olivario cui hanno partecipato ben 250 produttori è stato vinto da azienda sarda di Oliena; a quella azienda come a tante altre della filiera dobbiamo mandare un segnale della Regione».

Il consigliere Fabrizio Anedda, rispondendo ai colleghi che hanno citato illustri economisti ha ricordato che «forse hanno dimenticato che non si va avanti senza un progetto industriale per l’agricoltura, perché nel passato le risorse per progetti e molte consulenze hanno consumato risorse preziose destinate alle imprese».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha auspicato che l’assessore assuma le opportune iniziative «a tutela dei produttori sardi dopo il voto di Soru che ha votato a favore dell’olio tunisino senza dazi, cosa che sta passando sotto silenzio; poi anche Pigliaru è andato in Tunisia ma il governo regionale è rimasto in silenzio, eppure gli operatori hanno bisogno di un segnale dalla Regione».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Assessore Falchi, a nome della Giunta, ha assicurato che «il settore olivicolo viene considerato importante e strategico dalla Regione; a breve si apriranno i tavoli di filiera per mettere a punto politiche di settore inserite nel Piano di sviluppo rurale, sarà grande opportunità per rilanciare i nostri prodotti di qualità, dopo mancanza di scelte politiche incisive del passato». Quanto alla concessione delle terre ai giovani, per l’assessore «sono una opportunità importante perché, pur non prevedendo risorse, aprono spazi per il primo insediamento dei giovani in agricoltura, con procedure più semplici».

L’emendamento è stato poi respinto. Successivamente sono stati messi in votazione l’emendamento n.500 assieme all’emendamento collegato n.790.

Il Consiglio ha approvato l’emendamento principale n.500, presentato dalla Giunta regionale, che prevede l’assegnazione di 200.000 a favore delle camere di Commercio “per azione di animazione territoriale a favore del sistema delle imprese”. E’stato invece respinto l’emendamento collegato n. 790.

Posto in votazione non è stato approvato l’emendamento 791 all’emendamento 736 che è stato approvato con successiva votazione (29 sì, 19 no) e autorizza un contributo straordinario di 200mila euro a Laore.

Posto in votazione l’emendamento 265, il presentatore Alessandro Unali (SdL) ha accolto l’invito al ritiro soltanto dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci circa l’impegno a favore della ricerca e dei centri di ricerca. Ma l’emendamento è stato posto in votazione e non approvato (20 sì e 26 no) dopo che era stato fatto proprio dal capogruppo del Psd’Az, Carta. Non approvato (28 no e 19 sì) l’emendamento n. 300 mentre è stato approvato con 40 a favore, 3 contrari e 4 astenuti, l’emendamento n. 796 che sostituisce totalmente l’aggiuntivo n. 243 e autorizza un contributo di un milione e mezzo di euro al dipartimento aerospaziale della Sardegna. Non approvati in sequenza: il 244 e il 245. Sull’emendamento 246 è intervenuto il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) che ha accusato la Giunta e la maggioranza di scarsa attenzione per il settore del piccolo commercio e dell’artigianato. A favore dell’emendamento sono intervenuti anche Marco Tedde (Fi) e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, mentre il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato che nella scorsa legislatura non si è registrato alcun intervento per il commercio e l’artigianato ma soltanto per la promozione turistica. Quindi hanno dichiarato voto a favore del 246 Giuseppe Fasolino (Fi) («emendamento importante perché riguarda i piccoli esercizi pubblici che hanno la possibilità di creare economia e ricchezza in Sardegna») e Paolo Truzzu (Misto-FdI): emendamento in linea con le nuove strategie dell’Ue non più rivolte a sostenere solo le grandi aziende. Dunque, è intervenuto l’assessore del Bilancio e della Programmazione per ribadire che “per la prima volta il commercio può avere accesso ai fondi europei e si è registrato un’enorme interesse delle associazioni dei commercianti per gli interventi a catalogo, a sportello a sostegno del settore”

L’Aula non ha approvato l’emendamento 246 ( 27 no e 16 sì), né il 247 (il consigliere Crisponi ha replciato ad Anedda in sede di dichiarazione di voto sulle mancate azioni a sostegno del piccolo commercio) e neppure il n. 248 (27 no e 17 sì).

Dopo non aver approvato il n. 501 (28 no e 16 sì) il Consiglio ha dato il via libera all’emendamento 502 (29 sì e 14 no) che su proposta della Giunta sulle operazioni finanziarie e creditizie riguardanti le imprese della cooperazione, ad eccezione delle coop agricole, della pesca e del credito. Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha quindi comunicato il ritiro degli emendamenti a sua firma, n. 503, 504, 505, 506 e 507. Posto in votazione l’emendamento 653 non è stato approvato (28 no e 17 sì) mentre è stato approvato all’unanimità, con l’aggiunta della firma anche del consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), l’emendamento n. 654 in materia di finanziamento delle politiche di internazionalizzazione. Non approvato il 655 (26 no e 17 sì), né il n.792, aggiuntivo del 737. Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 575 e dopo le dichiarazioni di voto a favore dei consiglieri Gaetano Ledda (Misto-La base),  Crisponi (Riformatori), Lotto (Pd) e Dedoni  è stato approvato con 39 favorevoli e 5 astenuti, emendamento n.737 che autorizza la spesa di 200.000 euro a favore delle società di gestione degli ippodromi di Villacidro, Sassari e Chilivani.

Accolto l’invito al ritiro dal primo firmatario (Sabatini) dell’emendamento 714, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha dichiarato conclusi i lavori della seduta pomeridiana ed ha convocato il Consiglio domani mattina, alle 10.00.

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato l’istituzione della città metropolitana di Cagliari. L’Assemblea ha approvato, col parere favorevole della commissione e della Giunta, gli emendamenti 2516 (“trasferimenti a favore delle unioni dei Comuni che comprendono una o più isole minori”) e 2526 (“quote aggiuntive di finanziamento per i Comuni del sub ambito isolano”) che modificano in parte l’emendamento sostitutivo totale dell’art. 18 n. 1965 (“Finanziamenti per l’esercizio associato di funzioni”).

Il consigliere Gianni Lampis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che questa mattina la seduta era stata sospesa, su proposta del relatore, per definire i contenuti di un emendamento di sintesi fra due proposte, una di maggioranza ed una di opposizione, riguardanti l’area di crisi del Medio Campidano. Adesso c’è, ha protestato, «ma viene dichiarato inammissibile, non ci spieghiamo i motivi di questa procedura singolare».

Il presidente ha ricordato che stamattina il contenuto non era stato definito e di conseguenza non era possibile alcuna valutazione dell’emendamento.

Subito dopo, il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’emendamento n. 1965 sostitutivo totale dell’art.18, determinando la decadenza di tutti gli emendamenti collegati.

L’Aula ha quindi ripreso l’esame dell’art. 15.

L’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, riprendendo un argomento segnalato stamane dal consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino, ha proposto a nome della Giunta un emendamento orale all’art.18 riguardante il Comune di Golfo Aranci. La proposta, ha precisato Erriu, «consiste in una deroga all’obbligo di contiguità fra Comuni sottoposta a verifica da parte dell’assessorato con le amministrazioni interessate; in questo modo si eliminano anche i problemi di accesso al fondo unico»

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha apprezzato la disponibilità dell’assessore, osservando però che la definizione è ancora troppo complessa: «se quello di Golfo Aranci è l’unico caso in Sardegna, meglio chiamare le cose con il loro nome».

Il relatore Roberto Deriu ha espresso parere favorevole.

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento orale, che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 4 contrari.

L’Aula ha poi ripreso l’esame dell’art.15 e, in particolare, dell’emendamento di sintesi. Subito dopo, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori il relatore ha espresso il parere sugli emendamenti presentati fornendo su tutti una valutazione negativa, fatta eccezione per il sostitutivo totale n. 1962 (“Organizzazione e funzionamento delle unioni dei Comuni”), l’emendamento di sintesi n.2540 (“individuazione dei dirigenti anche fra quelli di ruolo delle comunità montane”), il n. 2530 (“individuazione dei dirigenti anche nelle città medie”) e 2531 (“termine del 30 giugno 2016 per l’entrata in vigore delle centrali uniche di committenza”).

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato, formulando un emendamento orale, che pur trattandosi di una norma molto tecnica, «c’è una contraddizione fra il quinto ed il sesto comma sui dirigenti nelle unioni dei Comuni e nelle reti urbane e metropolitane; in particolare, al quinto si dice che possono provenire dalle province ed iscritti all’albo dei segretari comunali, mentre nel sesto si dice oppure iscritti all’albo, meglio mantenere la congiunzione».

Il relatore Roberto Deriu ha espresso parere negativo; sottoposta al voto dell’Aula, la proposta è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha affermato che «con tutta la minoranza abbiamo tirato i remi in barca perché la maggioranza ritiene di avere sempre ragione, prendendo atto che quella in discussione non è una grande riforma come dimostra la sequenza degli emendamenti». Il governo, ha ricordato, «sta elaborando un Testo unico in materia di società partecipate che porrà molto il problema dei dipendenti, di queste società e, per quanto ci riguarda, avrà un impatto molto forte sui dipendenti delle vecchie province; il testo in esame non si concilia con quanto stiamo facendo e sono allibito per questo modo di procedere».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce che «alcuni emendamenti raccolgono le segnalazioni emerse dal dibattito, in particolare su funzionamento e l’organizzazione delle unioni». Assistiamo, ha continuato, «ad un rallentamento del percorso di riordino territoriale ed avevamo previsto che la proroga al 30 gennaio dell’entrata in vigore delle centrali uniche di committenza ci avrebbe trovati impreparati; il problema anche se si sposta la scadenza più avanti, di fatto ammettendo che la rete di riordino non sarà in condizioni di efficienza per effetto della tante modifiche introdotte, a cominciare da quelle temporali, e il risultato sarà di aumentare ancora la confusione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dopo aver premesso di non voler discutere dell’opportunità dell’emendamento orale del collega Cossa, ha richiamato il Consiglio ad una maggiore attenzione, «perché in definitiva si sta cercando di fare una riforma che duri nel tempo per migliorare il lavoro degli Enti locali ed è necessario sotto questo profilo prestare attenzione al precariato nel momento in cui si modificano gli assetti istituzionali». Io penso, ha aggiunto, «che si sia andati oltre nell’individuazione dei dirigenti alimentando conflitti e interessi personali, mentre qualunque ente deve poter individuare la propria pianta organica in autonomia in base alle proprie funzioni».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha definito l’articolo e gli  emendamenti espressione della «solita schizofrenia della maggioranza senza alcuna volontà di fare una vera riforma, ignorando oltretutto la legge 25/2014 che non ha avuto attuazione in materia di personale». Sarà tecnicamente difficile, secondo la Zedda, «definire anche un abbozzo di pianta organica delle unioni dei Comuni che prima non c’erano ed implementare i processi di mobilità». Quanto alla qualità delle scelte compiute, il vice capogruppo di Forza Italia ha ricordato la profonda differenza fra i compiti dei segretari comunali e quelli dei dirigenti, che peraltro operano solo nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti mentre nelle unioni si individua un tetto di 10.000 abitanti, i conti non tornano, se non quelli di una grande confusione».

Subito dopo il Consiglio ha cominciato l’esame dell’emendamento di sintesi n. 2540 che assorbe gli emendamenti n. 2529 e n. 2449

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto una modifica orale al testo, con lo scopo di eliminare la forzatura della presenza di un dirigente nei Comuni più piccoli, suggerendo di introdurre un passaggio che preveda la presenza di un dirigente apicale solo nelle unioni dei Comuni con popolazione superiore ai 15000 abitanti.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha espresso parere favorevole.

Il presidente ha poi disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Mario Floris (Misto) si è espresso in modo contrario alla proposta.

Il Consiglio ha quindi approvato l’emendamento n. 2540 con 29 voti favorevoli e 17 contrari e, a seguire, sono stati approvati anche gli emendamenti nn. 2530 e 2531.

Al termine di quest’ultimo scrutinio, l’Assemblea ha respinto una serie di emendamenti dell’opposizione ed approvato, con 30 voti favorevoli e 20 contrari, l’emendamento n.1962, sostitutivo totale dell’art.15 (“Organizzazione e funzionamento delle unioni dei Comuni”).

Dopo la votazione il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art 16.

L’Aula è poi passata all’esame dell’art 16 “Funzioni fondamentali dei comuni esercitate dall’unione”.

Dopo aver sentito il parere del relatore di maggioranza e della Giunta, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi 339, 1069 e 1549 che  sono stati respinti. Disco rosso anche per il soppressivo parziale n. 2453.

L’Aula ha invece approvato l’emendamento sostitutivo totale n. 1963 (Deriu Agus).

L’articolo 16, così riscritto, dichiara il sostegno della Regione ai piccoli comuni e al rafforzamento delle unioni per la gestione associata delle funzioni. Le unioni presenteranno un piano triennale con l’indicazione delle funzioni da svolgere in forma associata. Le modalità di presentazione del Piano saranno stabilite dalla Conferenza permanente Regione-Enti Locali. In caso di mancato rispetto dell’obbligo di gestione associata, dopo aver assegnato agli enti inadempienti 20 giorni di tempo per provvedere, la Regione potrà esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 19 “Finanziamento per spese di investimento in forma associata” che è stato cassato dopo l’approvazione degli emendamenti soppressivi totali n.406, 1072, 1569 e 1966.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’art. 20 “Parametro di svantaggio socio-economico dell’unione di comuni”. Sul contenuto della norma è intervenuto il consigliere dell’Udc Gianni Tatti che ha criticato i parametri di disagio in base ai quali ripartire le risorse fra le unioni dei comuni. «Non si può parlare di densità abitativa, incidenza della superficie agricola etc – ha detto Tatti –  sono cose che dovrebbero far rivoltare il Consiglio regionale rappresentato anche da consiglieri che vengono dal centro Sardegna. Questi parametri penalizzano quei territori». L’articolo è stato soppresso a seguito dell’approvazione degli emendamenti soppressivi totali nn. 428, 1073, 1578, 1967.

Si è poi messo in discussione l’art. 22 “Incentivi alle pluriattività e tutela delle vocazioni del territorio”. Anche in questo caso l’Assemblea ha deciso per la soppressione della norma con l’approvazione degli emendamenti  n.455, 1074, 1597 e 1968, votati a scrutinio palese su richiesta del consigliere del Psd’Az Christian Solinas.

Stessa sorte per l’art.23 “Servizi di prossimità”, abrogato in seguito al via libera agli emendamenti soppressivi totali 463, 1075, 1601, 1969.

Si è quindi aperta la discussione sull’art. 24 “Istituzione della città metropolitana di Cagliari”. Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito questo articolo “uno dei punti cardine della legge”. Tedde ha contestato la scelta del capoluogo. «Se doveva esserci una sola città metropolitana questa doveva essere nel Nord Sardegna – ha sostenuto il consigliere di minoranza – in quel territorio ci sono due aeroporti, tre porti, gli unici distretti industriali della Sardegna (sughero e granito). 3 parchi naturali. Cagliari ha già preso decine di milioni di euro. Pirri, per il dissesto idrogeologico, ha avuto 29 milioni di euro. Questo è un articolo offensivo per il centro e il nord Sardegna».

I lavori dell’Aula sono stati sospesi per alcuni minuti a causa di un malore improvviso che ha colpito il relatore di maggioranza Roberto Deriu, subito soccorso dal presidente Ganau e dagli altri consiglieri. Alla ripresa dei lavori il consigliere Deriu ha ripreso il suo posto tra i banchi della maggioranza.

Il capogruppo dell’Udc Gigi Rubiu ha espresso vicinanza a Deriu e, visibilmente scosso dall’accaduto, deciso di rinunciare al suo intervento. Stessa decisione è stata assunta da Alessandra Zedda (Forza Italia).

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi totali n. 472, 1077, 1604 che sono stati respinti. Bocciati, in rapida successione, anche gli emendamenti (2464, 2465, 2497, 2467, 2498, 2499, 2468) all’emendamento 1970.

L’emendamento sostitutivo totale 1970 ha invece ottenuto il via libera determinando la decadenza di tutti gli altri emendamenti. L’articolo 24, riscritto dall’approvazione del sostitutivo totale, istituisce la Città Metropolitana di Cagliari di cui faranno parte, oltre al capoluogo, i comuni di Assemini, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Decimomannu, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Settimo S. Pietro, Sinnai, Villa San Pietro e Uta.

Si è poi passati alla votazione dell’articolo 25 “Distacco dalla città metropolitana” che è stato soppresso in seguito all’approvazione degli emendamenti soppressivi totali n.481, 1078, 1608, 1971, 2030, 2073.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sull’art. 26 “Successione della città metropolitana alla Provincia”. Il relatore Roberto Deriu (Pd) ha dato il parere sugli emendamenti e chiesto un chiarimento ad Alessandra Zedda (Forza Italia), firmataria dell’emendamento n.2536 all’emendamento 1972.

La consigliera azzurra ha spiegato che la proposta mira a dare pari dignità a tutti i dipendenti delle province soppresse. «Non capisco  – ha detto – perché debbano essere precluse determinate procedure ad alcuni dipendenti e consentite solo a quelli della provincia di Cagliari». Ottenuti i chiarimenti, il relatore, sentita la Giunta, ha dato parere favorevole all’emendamento n. 2563 che è stato approvato. Bocciati invece i soppressivi totali n.489, 1079 e 1611. Disco rosso anche per gli emendamenti (nn. 2469 e 2470) all’emendamento 1972.

Approvato l’emendamento n. 2509 (Comandini e più) all’emendamento n. 1972 che chiedeva di prevedere anche un elenco del personale impiegato presso le società in house tra i documenti che il commissario della Provincia di Cagliari dovrà trasferire all’assessorato competente in vista del subentro della città metropolitana alla provincia di Cagliari.

Il presidente ha poi messo in discussione l’emendamento sostitutivo totale n. 1972 che è stato approvato. La norma stabilisce che, entro dieci giorni dall’approvazione della legge, la città metropolitana subentra alla provincia di Cagliari e succede ad essa in tutti i rapporti attivi e passivi e nell’esercizio delle funzioni ad essa attribuite. Il Commissario della provincia avrà l’obbligo di trasmettere all’assessorato competente, entro 35 giorni: 1) l’elenco dei beni mobili e immobili; 2) il rendiconto della gestione dell’ultimo esercizio finanziario; 3) la situazione di bilancio aggiornata; 4) l’elenco dei procedimenti in corso; 5) l’elenco del personale, suddiviso per categoria, a tempo indeterminato, determinato e con altre tipologie di contratto; 6) l’elenco del personale delle società in house.

Aperta la discussione sull’articolo 27 (statuto delle città metropolitana) e sugli emendamenti presentati il relatore di maggioranza, Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti tranne che per il 1973 (Deriu-Agus) che sostituisce totalmente la precedente formulazione del testo e stabilisce dunque le norme fondamentali dell’ente, le attribuzioni agli organi, le loro competenze e l’articolazione, nonché disciplina e regola rapporti tra i comuni e la città metropolitana e forme congiunte di organizzazione e sistemi di raccordo con le unioni di comuni contermini.

La Giunta ha dichiarato parere conforme con quello del relatore e il presidente dell’assemblea ha posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 508=1080=1615 che non sono stati approvati così come l’emendamento 2471 che si proponeva di emendare l’emendamento 1973. Quest’ultimo è stato quindi approvato e il presidente Ganau ha dunque dichiarato decaduti tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 27 del Dl 176.

Aperta la discussione sull’articolo 28 (organi della città metropolitana) e sugli emendamenti ad esso presentati, il relatore Deriu (Pd) ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti soppressivi totali n.525=1081=1619=1974 che sono stati approvati (con parere favorevole anche della Giunta) e che hanno comportato la decadenza di tutti gli altri emendamenti presentati.

Aperta la discussione sull’articolo 29 (sindaco metropolitano) e sugli emendamenti ad esso presentati, il relatore di maggioranza ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti tranne che per il sostitutivo totale n. 1975 (Deriu-Agus) che riformula per interno, rispetto alla precedente versione, compiti e funzioni del sindaco della città metropolitana.

La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore e  l’Aula non ha approvato gli emendamenti soppressivi totali n. 529=1082=1620 ed anche l’emendamento n. 2472 che emendava il n. 1975. Quest’ultimo posto in votazione è stato approvati ed il presidente ha quindi dichiarato decaduti tutti gli altri emendamenti presentanti all’articolo 29.

Aperta la discussione sull’articolo 30 (Consiglio metropolitano) e sugli emendamenti ad esso presentati, il relatore di maggioranza, Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato parere contrario per tutte le proposte di modifiche tranne che per l’emendamento n. 1976 (Deriu-Agus) che riformula il testo che disciplina compiti e funzioni del consiglio metropolitano. Il relatore ha quindi richiesto chiarimenti ai presentatori dell’emendamento n. 2532 che emenda il comma 2 dell’articolo 30 come proposto dal n. 1976.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha spiegato che la modifica ha l’obiettivo di “costruire in capo alla città metropolitana una forma di governo agganciato alla rappresentanza. Siamo convinti che la città metropolitana deve trovare le maggiori capacità di coinvolgimento delle popolazioni”.

Il relatore Deriu ha formulato parere contrario e la Giunta parere conforme a quello del relatore.

Il presidente ha quindi posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 545=1083=1626 che non sono stati approvati mentre l’emendamento n. 2532 (Tunis e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 1976 è stato approvato a scrutinio segreto con 25 a favore e 23 contrari e così sostituisce il comma 2 “Il consiglio metropolitano è composto dal sindaco metropolitano e da un numero di consiglieri pari a quelli eletti nel Comune di Cagliari”. Nella formulazione dell’emendamento 1976 il consiglio metropolitano era invece composto da sindaco e da quattordici consiglieri.

Posto in votazione l’emendamento 1976, emendato dal 2532, è stato approvato e tutti gli altri emendamenti sono stati dichiarati decaduti.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusi i lavori ed ha riconvocato il Consiglio per domani, giovedì 21 gennaio, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del D.L 176/A sul riordino degli Enti locali. 

Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno, con l’art. 9 (“Ordinamento dell’unione”) del Dl n.276/A-Giunta regionale-“Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore Roberto Deriu (Pd) per comunicare all’Aula il parere sugli emendamenti. Deriu ha espresso parere contrario su tutti, fatta eccezione per il n.1956 che definisce sia la governance che le funzioni delle unioni dei Comuni. A nome della Giunta, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha espresso parere conforme.

Aprendo la discussione generale Daniela Forma, del Pd, ha auspicato «un passo in avanti rispetto allo schema esistente, che finora ha comportato un ruolo preminente ed esclusivo dei Sindaci; occorre un allargamento a tutti gli eletti perché la rappresentanza non può essere delegata solo a questi ultimi ma deve essere aperta alle donne ed agli uomini che hanno scelto di mettersi al servizio della comunità». Questo eviterebbe inoltre, ha concluso, «sia un sovraccarico di ruoli e funzioni per i Sindaci che un oggettivo sbarramento per l’accesso alla politica, che nei fatti sarebbe appannaggio solo di pensionati e disoccupati».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), dopo aver condiviso alcune osservazioni della Forma ha inquadrato il problema relativo al «sostanziale trasferimento di competenze dalle vecchie province ai Comuni od alle unioni di Comuni e su questo punto è necessaria una riflessione comune sul come saranno gestite tali funzioni, nella migliore delle ipotesi a parità di risorse». L’esperienza, ha ricordato, «ci dice che non è vero che costino meno, anzi la Corte dei conti ha registrato un aumento dei costi e questa indicazione deve spingere il Consiglio ad approfondire l’argomento». Solinas si è poi soffermato su un passaggio contenuto nel comma 7 del testo, che a suo avviso «ha una formulazione sibillina, nel senso che parla genericamente della successione nei rapporti giuridico-amministrativi fra province e Comuni, mentre è un punto molto complesso che va chiarito». Il consigliere sardista ha annunciato infine il ritiro dei suoi emendamenti.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che la tesi della consigliera Forma va al cuore del problema, «perché questa sembra la stagione (anche per una tendenza nazionale) dei Sindaci tuttofare che appaiono come una sorta di partito, mentre sarebbe corretto redistribuire qualche funzione perché questo può aiutare a tenere in equilibrio il sistema ed assicuragli un livello adeguato di efficienza». Anche, per evitare, ha aggiunto, «che il comune cittadino non trovi mai il Sindaco laddove dovrebbe essere, cioè presso la sua comunità; non stiamo togliendo nulla ma distribuendo in modo diverso il carico di lavoro che arriverà in capo agli Enti locali».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) in apertura ha chiarito che «il comma 7 citato da Solinas, va inteso nel senso che la successione di cui si parla riguarda principalmente le funzioni delle province ed inoltre, in caso di disaccordo, è previsto un potere sostitutivo della Regione». Sul tema della redistribuzione dei ruolo all’interno delle unioni di Comuni, Deriu ha riconosciuto che «il tema non è affatto marginale ma importantissimo, si tratta di una discussione che si è svolta in molte sedi tenendo presente la necessità di un passaggio equilibrato fra un sistema eletto direttamente ed uno che poggia su elezioni di secondo grado; per questo è previsto sia pure parziale per i consiglieri che non corrisponde del tutto alla proposta molto più espansiva della Forma». Al termine del confronto, ha concluso Deriu, «la tesi prevalente è stata quella di concentrare sui Sindaci ruoli di responsabilità e garanzia; il tema va comunque sviluppato ancora, magari in altre occasioni».

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha messo in evidenza che «l’articolo fa emergere un dato di fatto, non si muove foglia che il Sindaco non voglia, come hanno ricordato interventi precedenti; è un errore perché ruoli e responsabilità vanno attribuiti anche a quanti hanno raccolto consenso, in modo da far crescere una nuova classe dirigente e a consolidare il rapporto fra istituzioni e cittadini». I Sindaci, secondo Lampis, «avranno più lavoro senza personale e senza risorse, cosa che si tradurrà in una peggiore qualità dei servizi ed in una risposta negativa alla domanda fortemente espressa dai cittadini».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è espressa in modo contrario all’impostazione dell’articolo soprattutto per ciò che riguarda la parte finanziaria, ricordando che «l’impegno politico va riconosciuto ma attenzione alle doppie indennità; inoltre, immaginare una semplice successione nelle funzioni non basta a garantire servizi efficienti, anche perché la storia dice che la Regione non ha mai risolto un solo conflitto fra province». Piuttosto, ha auspicato in conclusione, «occorre prestare più attenzione ai problemi del personale e per questi motivi c’è da intervenire sul testo in modo molto radicale».

Il Consiglio, dopo aver respinto una serie di emendamenti dell’opposizione, ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n.1956 (sostitutivo totale dell’art. 9), con parere favorevole della commissione e della Giunta, che disciplina l’organizzazione e le funzioni delle unioni dei Comuni.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di un «emendamento tagliola fatto anche in modo puerile perché non ha ragion d’essere, dato che sarebbe stato sufficiente menzionare l’art.6 del Testo unico sugli Enti locali in materia di procedure e contenuto degli statuti delle unioni». Siamo di fronte ad un espediente legittimo sul piano regolamentare, ha continuato, «ma in realtà un abuso del diritto perché mette il bavaglio all’opposizione così come è stata messa la sordina a molte parti della società sarda interessate a questa riforma; un fatto negativo indice di timore, lo stesso che attraversa con motivazioni diverse molti consiglieri di maggioranza».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha affermato che «i Comuni non sono solo i Sindaci ma anche moltissimi consiglieri che si dedicano alla cosa pubblica, così li stiamo svuotando da ogni ruolo civile snaturando anche la storia della Sardegna; non so cosa potrete raccontare ai Sindaci quando capiranno e si lamenteranno di non poter fare più niente con lo stesso fondo unico all’interno del quale, nello schema previsto, non sarà impossibile fare ripartizioni in modo corretto».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha definito la norma in esame «comunque coerente con la proposta nazionale del Pd di accorpare e quindi sopprimere molti Comuni a cominciare dai più piccoli, privandoli fra l’altro delle loro competenze sugli appalti; tutto questo sarà la pietra tombale su molti Comuni della Sardegna e questo processo di demolizione comincerà proprio con questa legge».

Il consigliere Edoardo Tocco, Forza Italia, ha auspicato che la maggioranza ascolti «il grido di dolore che arriva dai Comuni, superando gli ordini di scuderia e recuperando il buon senso», prefigurando che «si arriverà al paradosso di un Sindaco che indosserà la fascia tricolore, simbolo dello Stato, ma non potrà rappresentare concretamente nulla, è una umiliazione della nostra autonomia».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 1956 sostitutivo totale dell’art. 9, che il Consiglio ha approvato con 30 favorevoli e 18 contrari, determinando la decadenza di tutti gli altri emendamenti.

Aperta la discussione sull’articolo 10 (regolamenti) e sugli emendamenti presentati, il relatore, Roberto Deriu (Pd), ha dichiarato parere favorevole agli emendamenti soppressivi totali 273, uguale al 1063, uguale al 1522, uguale al 1957 e contrario per tutti gli altri.

L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha dichiarato parere conforme a quello del relatore della maggioranza.

Posto il votazione l’emendamento 273 (Christian Solinas, Psd’Az)  è stato approvato con 42 sì e 4 no ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dichiarato soppresso l’articolo 10 e decaduti tutti gli altri emendamenti presentati.

Aperta la discussione sull’articolo 11 (Organi dell’unione) e sugli emendamenti, il relatore Deriu ha dichiarato parere favorevole per l’emendamento soppressivo totale n. 277, uguale al 1064, uguale al 1524, uguale 1958 e contrario per tutti gli altri emendamenti. La Giunta ha dichiarato parere conforme con quello espresso dal relatore della maggioranza e l’Aula con 44 voti favorevoli e 2 contrari ha approvato l’emendamento 277 (Christian Solinas, Psd’Az) che ha soppresso l’articolo 11.

Posto in discussione l’articolo 12 (Assemblea dei sindaci) e gli emendamenti il relatore di maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha dichiarato parere contrario per l’emendamento 281, uguale al 1065, uguale al 1527 ed ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 35 e 36. Parere contrario anche al 1528, favorevole invece per il 1959 (Deriu-Agus) che sostituisce così sostituisce l’articolo 12: “L’assemblea dei sindaci è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’unione. L’assemblea è formata dai sindaci dei comuni associati o da un loro delegato tra coloro che sono consiglieri comunali”.

Il relatore ha espresso parere contrario all’emendamento all’emendamento 1959, n. 2440, 2437 e 2492. Invito al ritiro per il 2479 , 2107 e 2260.

Parere contrario per i soppressivi parziali dal n. 282 al numero 292. Invito al ritiro per gli emendamenti n. 1928 e 1929 e contrario per l’emendamento 2017. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore e l’Aula non ha approvato (18 sì e 31 no) l’emendamento 281=1065=1527 e successivamente non ha approvato (18 sì e 29 no) il 1528 sul quale era intervenuto il consigliere del gruppo misto, Gianni Lampis (FdI) per auspicarne l’approvazione al fine di “garantire ruolo e funzioni ai consiglieri comunali”. Successivamente l’Aula non ha approvato (30 contrari e 18 a favore) il 1883, l’emendamento 2440 che emendava il 1959 (17 sì e 31 no), il 2437 (20 sì e 29 no) e il 2492 (19 sì e 30 no). Via libera, invece, con 31 favorevoli e 19 contrati all’emendamento sostitutivo totale n. 1959.

Aperta la discussione sull’articolo 13 (Giunta) e sugli emendamenti, il relatore di maggioranza ha dichiarato parere contrario per tutte le proposte di modifica tranne che per l’emendamento 1960 (Deriu-Agus) che sostituisce per intero la precedente formulazione dell’articolo 13 rimandando allo statuto dell’unione “il numero dei componenti della Giunta in modo da assicurare adeguata rappresentanza dei comuni e adeguata rappresentanza di genere”.

Deriu ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento 2480 e la Giunta ha espresso parere conforme.

Posto in votazione l’Aula non ha approvato (17 sì e 30 no) l’emendamento 293=1523=1066; gli emendamenti all’emendamento 1960, n. 2441-2442; 2443; e 2493. La consigliera Forma (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento 2480 e il Consiglio ha approvato l’emendamento sostitutivo totale 1960. Dichiarati decaduti tutti gli altri emendamenti, il presidenti ha aperto la discussione sull’articolo 14 (presidente) e sugli emendamenti ad esso presentati.

Il relatore Deriu (Pd) ha espresso parere  contrario per tutti gli emendamenti tranne che per l’emendamento 1961 (Deriu-Agus) che sostituisce la precedente versione dell’articolo 14 rimandando allo statuto la durata in carica del presidente dell’unione dei comuni. Invito al ritiro (successivamente accolto) è stato rivolto alla consigliera Forma (Pd) per gli emendamenti 2481 e 2482. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore e l’Aula non ha approvato, con distinte votazioni, gli emendamenti 300=1067=1537; 2441=2445. Approvato con 28 sì e 19 no, l’emendamento sostitutivo tale n. 1961 che ha fatto così decadere tutti gli altri emendamenti presentati.

Ha assunto la presidenza il vicepresidente Antonello Peru.

La discussione degli articoli 15 (Organizzazione e funzionamento) e 16 (funzioni fondamentali dei comuni esercitate dall’unione), su richiesta rispettivamente dei consiglieri Alessandra Zedda (Fi) e Attilio Dedoni (Riformatori) è stata rinviata al pomeriggio per consentire alcuni approfondimenti tecnico-politici.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art. 17 “Funzione delegate dell’Unione”. Dopo aver chiesto il parere sugli emendamenti al relatore di maggioranza e alla Giunta, il presidente Peru ha dato la parola al consigliere Christian Solinas (Psd’Az) che ha chiesto chiarimenti sulle dichiarazioni del relatore: «E’ stato dato parere favorevole solo sull’emendamento n. 1964 – ha detto Solinas – ci sono però alcuni emendamenti identici che non hanno ottenuto il via libera».

Il relatore di maggioranza Roberto Deriu ha spiegato che si è trattato di una svista e confermato il parere favorevole agli emendamenti con lo stesso contenuto del n.1964.

Il presidente Peru ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo totale dell’art 17 che è stato approvato con 48 favorevoli e 5 contrari.

Ha assunto la presidenza il presidente Ganau che ha messo in discussione l’art. 18 “Finanziamenti per l’esercizio associato di funzioni”.

Il consigliere Fasolino (Forza Italia) ha invitato i sindaci presenti tra i banchi della maggioranza ad intervenire nella discussione: «Siamo arrivati al dunque – ha detto l’esponente azzurro – parliamo della spartizione del Fondo Unico tra comuni e Unione. Su questo deciderà la Giunta, sarebbe invece opportuno che decidesse il Consiglio, in questo modo avremmo l’opportunità di valutare le esigenze dei comuni». Fasolino ha poi contestato il comma 5 dell’art. 18 che prevede una decurtazione del 30% delle somme del Fondo Unico ai comuni che non si associano.

Concetti ribaditi da Marco Tedde (Forza Italia): «Il rischio è che la Giunta, in modo partigiano, vada a favorire la Città Metropolitana o una particolare Unione di comuni. Il tema non può essere lasciato al libero arbitrio dell’esecutivo – ha affermato Tedde – deve essere il Consiglio a decidere».

Sul contenuto del comma 5, il consigliere di minoranza ha suggerito di prevedere la decurtazione del 30% del Fondo Unico come sanzione massima, e non minima, per i comuni che decidessero di non associarsi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 377=1071=1560 che sono stati respinti con 32 voti contrari e 20 a favore. Respinti anche gli emendamenti sostitutivi parziali n. 255, 258, 2489 e 2496.

E’ quindi intervenuto il relatore di maggioranza Roberto Deriu che ha chiesto una breve sospensione dell’Aula per esaminare meglio il contenuto di alcuni emendamenti. La richiesta è stata accolta e la seduta sospesa.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta per consentire a Giunta e Commissione Autonomia di verificare il contenuto degli articoli 15 e 16 e dei relativi emendamenti che saranno discussi nel pomeriggio.

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L’aumento delle tasse deliberato dalla Giunta Pigliaru e votato dal Consiglio regionale, approda al tavolo del Governo. Forza Italia, infatti, si rivolge al Governo nazionale per scongiurare l’aumento delle addizionali Irpef e Irap votate lo scorso 23 dicembre dal Consiglio regionale. Un’istanza per la promozione della questione di legittimità costituzionale è stata presentata all’Ufficio del Consiglio dei ministri preposto alla verifica delle leggi regionali e delle province autonome. L’iniziativa, promossa dal consigliere Marco Tedde, è sostenuta da tutto il gruppo consiliare.

Forza Italia sollecita l’impugnazione della legge n. 34 approvata dal Consiglio alla vigilia di Natale con la quale sono state aumentate la aliquote Irpef per la copertura del buco della sanità. Secondo i firmatari dell’istanza, la legge viola l’articolo 10 dello Statuto regionale che consente di modificare l’imposizione fiscale solo “al fine di favorire lo sviluppo economico dell’Isola” e non per dare copertura al disavanzo del sistema sanitario. La norma contestata violerebbe, inoltre, il decreto legislativo n. 446 del 1997 che vieta un aumento delle tasse superiore allo 0,5%. «La Giunta – ha affermato Tedde – ha invece stabilito aumenti superiori richiamando un altro decreto, il n. 68 del 2011, che però si applica solo alle regioni a statuto ordinario».

«E’ una battaglia di principio – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – non si può continuare a mettere le mani in tasca a cittadini e imprese. Ci auguriamo che la Giunta riveda queste misure nella legge finanziaria.»

Dubbi sull’efficacia della norma sono stati espressi anche dall’ex assessore regionale al Bilancio della Giunta Cappellacci Alessandra Zedda: «Le nuove addizionali Irpef potranno essere riscosse solo a partire dal 2017 – ha rimarcato Alessandra Zedda – nel 2016 non arriveranno dunque risorse fresche per la copertura del deficit della Sanità. Quest’anno, invece, sarà difficile per le imprese che dovranno versare l’Irap senza le riduzioni previste dalla Giunta per il prossimo triennio e cancellate con la legge approvata il 23 dicembre scorso».

Per il vicepresidente del Consiglio regionale Antonello Peru «l’aumento di Irpef e Irap rischia di creare un circolo vizioso: andrà ad incidere sui consumi e causerà un minore gettito di Iva – ha sottolineato Peru – è una delle operazioni peggiori che si potevano fare in un momento di crisi come questo».

«La verità è che la Giunta non vuole ripianare nessun deficit – ha detto il consigliere Ignazio Locci – la previsione di spesa per il 2016 è di 3.350 milioni di euro. Le misure deliberate servono solo a continuare a foraggiare la sanità senza razionalizzare la spesa.»

Duro, infine, il giudizio di Giuseppe Fasolino: «La Giunta ha perso la rotta – ha detto – la minaccia di dimissioni del presidente Pigliaru costringe i consiglieri di maggioranza a votare i provvedimenti proposti dall’esecutivo».

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Il Consiglio regionale ha approvato ieri l’art. 8 “Unione dei Comuni di area metropolitana” del D.L 176/A sul riordino degli Enti locali.

Aprendo la discussione generale sull’art.7 il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che la legge «richiama il testo dell’art. 32 del Testo unico nazionale degli enti locali, anche se i Comuni hanno iniziato relativamente da poco ad utilizzare lo strumento delle unioni». Criticabile, ha aggiunto, «il meccanismo di obbligatorietà che per noi è solo il preambolo che serve a cancellare i piccoli comuni, tendenza confermata del resto da una proposta di legge nazionale del Pd che prevede l’accorpamento dei comuni fino a 5.000 abitanti». «Noi pensiamo – ha concluso – che questa proposta sia coercitiva, frutto di una visione miope che indebolisce l’autonomia delle amministrazioni a danno delle funzioni dei consigli comunali, delle opposizioni con il loro ruolo di controllo, e della stessa democrazia sostanziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, condividendo le argomentazioni di Locci, ha criticato il metodo legislativo seguito «perché per l’ennesima volta si stravolge in corso d’opera il testo della Giunta». «Inoltre – ha proseguito – è irrealistico pensare che la norma porti semplificazione ed efficienza nel sistema delle autonomie, soprattutto per quanto riguarda una mole ingente di beni pubblici e la sorte dei dipendenti di questi enti di cui non ci si occupa; singolare poi, sotto questo profilo, il silenzio dell’Anci di fronte ad una legge che tratta i Comuni come le ultime ruote del carro, siamo di fronte ad un processo di accentramento senza precedenti che è il contrario di quanto serve alla Sardegna».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) si è soffermato sul fatto che «nell’esperienza attuale le gestioni associate non hanno portato alcun tipo di vantaggio ai cittadini, a cominciare dal servizio dei rifiuti solidi urbani da cui sono tagliate fuori le piccole aziende sarde a vantaggio di quelle del nord e della Sicilia, e dei i servizi alla persona che saranno totalmente snaturati a favore delle centrali della cooperazione». «In sostanza – ha concluso – non c’è nessuna grande riforma ma solo un forte indebolimento della democrazia e dei diritti dei cittadini».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha prefigurato dopo l’approvazione della legge «una serie di contraccolpi negativi sulla comunità sarda, espressione di un nuovo centralismo regionale che privilegia oltre ogni misura la città di Cagliari a danno di tutti gli altri territori a cominciare dall’intero nord Sardegna». La riforma, a suo avviso, «poteva essere uno strumento utile per dare finalmente risposte all’Isola ma questo obiettivo è stato clamorosamente mancato, a favore di un quadro istituzionale fortemente sbilanciato che, fra l’altro, farà scomparire i piccoli comuni; in poche parole una riforma senza coraggio».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha messo in evidenza che l’articolo in discussione «è di fondamentale importanza per far capire quali risposte vuole dare la Regione alle popolazioni della Sardegna centrale ed in particolare dell’oristanese ed è amaro constatare che il dibattito avvenga in assenza dei Sindaci e dell’Anci che dovrebbe rappresentarli». «Io – ha ricordato – faccio il sindaco in una unione di comuni che ha 20.000 abitanti, quindi è assurdo dimezzare il requisito a 10.000 prevedendo poi eccezioni mirate per qualche amico senza alcun criterio oggettivo». Tatti ha poi espresso il suo radicale dissenso nei confronti della proposta di legge nazionale del Pd, «una vergogna contro cui soprattutto la Sardegna deve ribellarsi, altrimenti meglio rimettere il mandato nelle mani degli elettori, cosa che io lo farò dalla mia carica di sindaco di Ruinas».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha osservato «l’evidente contraddizione di una legge che, da un lato, si propone di valorizzare il ruolo dei Comuni e dall’altro li mortifica, privandoli degli strumenti necessari per governare le comunità; resta invece il vuoto attorno a Cagliari ed un vuoto ancora più grande nei territori dopo l’abolizione delle province». La riforma, ha aggiunto, «immagina una Sardegna che non c’è mai stata e mai ci sarà perché ignora le tante specificità che storicamente la compongono e, quanto alle unioni dei Comuni, sono uno strumento inefficace che oltretutto si abbatterà sui due terzi dei comuni dell’Isola».

Dopo Marcello Orrù è intervenuto Gianluigi Rubiu (UDC Sardegna) che ha detto che questa riforma “a tutti costi” è una riforma contro la volontà dei sindaci, calata dall’alto per accentrare il potere verso la Giunta e verso Cagliari escludendo i piccoli comuni e il nord Sardegna dai finanziamenti. Inoltre, secondo Rubiu, dal capo secondo dell’articolo 7 iniziano le contraddizioni: i comuni hanno l’obbligo di associarsi. Questa imposizione snatura il ruolo delle istituzioni comunali che non possono scegliere.

Per Attilio Dedoni (Riformatori sardi) questo articolo, che sembra tranquillo, nasconde molte cose che non vanno bene. La coercizione è negativa. I comuni devono poter scegliere come e dove organizzarsi. Sono stati bocciati gli emendamenti: 159 (uguale al 1080 e al 1485), 2397, 2398, 2399, 2400, 2401, 2402, 2403, 2404, 2405, 2406, 2407, 2490, 2409, 2523, 2524, 2525, 2410, 2411. Sull’emendamento 2490 è intervenuto Marco Tedde che, dopo aver espresso il voto a favore, ha detto che questo emendamento tende ad  evitare che ci sia  solo una città metropolitana. Tedde ha sottolineato il silenzio assordante della maggioranza e dei sindaci del Nord Sardegna. Per l’esponente di Forza Italia questa legge aumenterà la desertificazione del nord e del centro dell’isola.  Anche Marcello Orrù (Psd’az) voterà a favore di questo emendamento che cerca di arginare i danni che crea questa legge. Questa riforma è sbagliata e rischia di essere penalizzante per Sassari e dintorni. La Sardegna del futuro – ha detto – è immaginata erroneamente solo su Cagliari. Questa arroganza di imporre una legge blindata non si può accettare. 

E’ stato approvato l’emendamento 2408 (Gavino Manca e più), sostitutivo del comma 7 dell’articolo 7, su cui c’era il parere favorevole della commissione. Questo emendamento stabilisce che la Giunta regionale, entro 90 giorni dall’approvazione della legge individui i comuni sperimentatori  delle zone “a burocrazia zero” e con apposita delibera ne definisca le modalità di attuazione. L’emendamento è stato approvato con 34 sì e 13 no.

Approvato anche l’emendamento 2508 (Tatti e più), su cui la commissione si è rimessa all’aula. Questo emendamento aggiunge il comma 8 bis all’emendamento 1953. Questo comma prevede che la Regione promuova ogni azione necessaria per favorire percorsi di sostegno, quali servizi di accompagnamento, incentivi e/o fiscalità di vantaggio alla creazione d’impresa e al lavoro autonomo, per contrastare il fenomeno dello spopolamento e della disoccupazione nel territorio individuato d’intesa con lo Stato quale Area prototipo per la sperimentazione  della Strategia Nazionale Aree interne. Ignazio Tatti (Udc Sardegna)  ha chiesto all’aula di votare a favore di quest’emendamento che può dare respiro alle zone più depresse dell’isola. 

Via libera poi all’ emendamento 2517 (Deriu e più)  che aggiunge il comma 4 bis all’emendamento 1953. Questo comma 4 bis prevede che i comuni facenti parte di una unione di comuni, il cui territorio coincide integralmente con quello di uno o più isole, costituiscono sub ambiti territoriali ai sensi e con le modalità stabilite dal comma 4.

E’ poi stato approvato l’emendamento 1953, sostitutivo totale dell’articolo 7. Secondo la nuova formulazione dell’emendamento 1953 le unioni dei comuni sono enti locali con autonomia normativa, organizzativa, finanziaria e hanno potestà statutaria e regolamentare. Esercitano le funzioni ad esse attribuite dalla legge  e dai comuni che ne fanno parte. Il secondo comma prevede che tutti i comuni della Sardegna abbiano l’obbligo di associarsi in unione di comuni, salvo i comuni facenti parte della Città metropolitana di Cagliari e le città medie. Al comma 3 si stabilisce che le unioni di comuni sono costituite da quattro o più comuni contermini, con popolazione complessiva non inferiore a 10.000 abitanti, fatte salve le unioni di comuni con popolazione inferiore già costituite alla data dell’entrata in vigore della legge, da una rete urbana, da una rete metropolitana.

Il quarto comma prevede che al fine di una migliore organizzazione dell’esercizio associato delle funzioni e dei servizi e in relazione al particolare contesto territoriale, lo statuto dell’unione può prevedere la gestione delle funzioni e dei servizi per sub ambiti territoriali. Lo statuto determina le modalità organizzative, l’articolazione territoriale e il numero di comuni facenti parte dell’unione che costituiscono sub-ambito territoriale, il quale può essere organizzato, anche attraverso convenzione, esclusivamente tra i comuni facenti parte dell’unione di comuni. La convenzione stabilisce il comune capofila e regola i rapporti tra i comuni ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali).

Il comma 5 stabilisce che entro 90 giorni dall’approvazione del piano territoriale, i comuni non appartenenti a unioni di comuni costituiscano unioni di comuni ovvero aderiscano ad una unione di comuni già esistente. Secondo l’emendamento poi le comunità montane sono equiparate alle unioni di comuni e adeguano il loro statuto e i regolamenti alle disposizioni della legge entro 90 giorni dall’entrata in vigore. Esse esercitano le funzioni di tutela, promozione e valorizzazione della montagna e gestiscono gli interventi speciali per la montagna stabiliti dalla normativa dell’Unione europea e dalla legge statale e regionale.

L’Aula è passata poi all’esame dell’art. 8 “Unione dei Comuni di area metropolitana”. Sentito il parere del relatore di maggioranza e della Giunta sugli emendamenti, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Stefano Tunis.

L’esponente della maggioranza ha espresso forti perplessità sui contenuti della norma. «E’ l’articolo dei sepolcri imbiancati – ha esordito Tunis – nella sua genesi confluiscono tutti i difetti e le modalità operative che Giunta e maggioranza stanno mettendo in campo da inizio legislatura».

Secondo Tunis l’articolo in discussione è la risposta alle rivendicazioni dei territori del Nord Sardegna: «Anche in questo caso, però, il problema non viene risolto – ha rimarcato il consigliere azzurro – siete la maggioranza del differire, del “comincerò domani”. Avrei preferito un’altra strada: l’estensione dei confini della Città Metropolitana a tutta la Sardegna. In questo modo avremmo risolto un’infinità di problemi, a partire dalla cancellazione delle province, voi invece preferite nascondere la polvere sotto il tappeto».  

Michele Cossa (Riformatori) ha puntato l’attenzione sulle modalità di partecipazione dei comuni alla Rete Metropolitana. «Della Rete faranno parte i territori che appartengono alla pianificazione strategica intercomunale. Entro 20 giorni i comuni potranno esercitare l’iniziativa per il distacco. E’ un criterio coattivo – ha attaccato Cossa – il centrosinistra che si erge a difensore dell’autonomia comunale impone ai comuni di far parte della Rete Metropolitana».

Giudizio condiviso da Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale l’articolo 8 rappresenta il tentativo di compensare il mancato conferimento del titolo di Città Metropolitana a Sassari. «La previsione di una Rete Metropolitana formata da due città contermini di almeno 150mila abitanti mette insieme Sassari e Alghero – ha detto Locci – allo stesso tempo obbliga i comuni che fanno parte della pianificazione strategica a entrare nella Rete. Le amministrazioni non avranno scelta e saranno obbligate a stare sotto il cappello di Sassari».

Gianni Lampis (Fd’I) ha definito la legge in discussione «un minestrone indigesto per i sardi». Secondo il rappresentante del centrodestra, l’articolo 8 conferma la volontà della maggioranza di aggirare il problema senza risolverlo. «E’ la legge dei continui rinvii – ha sottolineato Lampis – anche in questo caso si rimanda a un successivo decreto il coordinamento della disciplina statale e regionale in materia di reti metropolitane. E’ una norma destinata al fallimento: tenta di accontentare tutti ma non soddisfa nessuno. Alla  Rete Metropolitana non potrà accedere Olbia pur avendo nel suo territorio un porto e un aeroporto».

Al termine dell’intervento del consigliere Lampis, il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai ha assunto la presidenza dell’Assemblea e ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi totali 189, 1061 e 1496. Non essendo presente il numero legale, il presidente Lai ha sospeso la seduta per 30 minuti.

Alla ripresa dei lavori l’Aula ha respinto tutti e tre gli emendamenti soppressivi dell’art.8.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 2417 all’emendamento n.1945 che è stato però ritirato dal presentatore Salvatore Demontis (Pd).

Il Consiglio ha quindi respinto, in rapida successione, gli emendamenti 2418, 2419 e 2420 e 2421 all’emendamento sostitutivo totale n.1954 (Demontis- Deriu-Agus).

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato la necessità di «restituire dignità ad un territorio come la Gallura almeno con lo status di rete metropolitana, anche se non apre la porta a fondi nazionali ed europei». Adesso, ha lamentato, «non c’è nemmeno questo perché per volontà di uno o due comuni la Gallura non potrà avere la rete metropolitana a causa del tetto di abitanti fissato a 150.000; è una vera e propria discriminazione anche se è stato l’unico territorio della Sardegna che in questi anni è cresciuto con dati sotto gli occhi di tutti, la maggioranza ha mostrato di voler male ad un territorio della Sardegna ma questo però significa voler male a tutta la Sardegna».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha definito la riforma «una grande delusione per tutti e questo emendamento, in particolare, è una grande sconfitta per un territorio che assolutamente non la merita; è il corrispettivo che viene fatto annusare ai consiglieri di maggioranza del Nord Sardegna pur sapendo che non ha alcun contenuto, è il frutto della grande offensiva del presidente Pigliaru e dell’assessore Erriu contro quanti sostenevano una Sardegna differente, con due pilastri e due aree metropolitane, una Sardegna orientata a far crescere tutti con equilibrio».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc Sardegna) ha criticato con forza «l’ostinazione nel sostenere l’idea di una sola città metropolitana maltrattando tutti i sardi che non risiedono a Cagliari, eppure il nord ha titoli uguali se non superiori a quelli del capoluogo». Particolarmente grave, ha concluso, «il silenzio dei sindaci della città interessate».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è riferita al significato di una parte del testo che accomuna definizioni molto diverse, le unioni dei comuni e le aree strategiche con riferimento alla «stipula di accordi con comuni contermini nel quadro di una pianificazione strategica comune».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, contrario, si è espresso in modo molto critico sull’emendamento «inserito in una legge totalmente sbagliata, uno schiaffone in pieno volto per tutto il Nord Sardegna, per giunta col contributo di sassaresi come Pigliaru e diversi consiglieri di maggioranza; resta il fatto che il centralismo regionale deve essere riequilibrato ma non certo con surrogati privi di senso come l’invenzione della rete metropolitana».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), contrario, ha espresso un dubbio analogo a quello della consigliera Zedda perché nel testo si dice chiaramente che «le reti metropolitane svolgono funzioni fondamentali e inoltre si occupano della gestione in forma associata dei servizi pubblici, si tratta di una definizione che va corretta altrimenti non si capisce di cosa stiamo parlando».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha fornito una interpretazione diversa del testo, nel senso che «si intende che la rete metropolitana può stringere accordi con comuni contermini e non ai fini di una pianificazione strategica comune».

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 1954, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano. Il testo disciplina l’istituto della “rete metropolitana” individuandone funzioni ed organi di governo. I Comuni, entro 20 giorni dall’entrata in vigore della legge, potranno deliberare di non aderire con maggioranza qualificata dei due terzi. Entro 30, inoltre, la Giunta proporrà alla commissione paritetica per l’attuazione dello Statuto uno schema di decreto legislativo per coordinare la normativa statale con quella regionale.

Subito dopo l’Aula ha respinto per alzata di mano gli emendamenti dell’opposizione n.2430, 2431, 2432. Approvato invece, sempre per alzata di mano, l’emendamento n. 1955, con parere favorevole della commissione e della Giunta. Prevede che il Sindaco della città media con il maggior numero di abitanti assuma la carica di presidente della rete urbana mentre, per gli altri organi di governo, si applica la disciplina delle unioni dei Comuni.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta per convocare la conferenza dei capigruppo e definire le modalità di prosecuzione dei lavori, con riferimento agli interventi degli assessori dei Trasporti e della Sanità sul grave incidente accaduto stamane a Cagliari in un tratto della rete della metropolitana di superficie.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola ai rappresentanti dell’Esecutivo. 

L’assessore regionale ai trasporti Massimo Deiana, dopo aver rivolto un pensiero ai feriti e alle loro famiglie, ha illustrato le modalità dell’incidente. Per ora – ha detto – è azzardato avanzare ipotesi precise sulle cause dello scontro anche se possiamo affermare che, al  momento dell’incidente, i segnali di controllo dei treni erano regolarmente in funzione. L’assessore ha aggiunto che non sono stati riscontrati danni alla linea ferroviaria. Da domani – ha assicurato l’esponente della Giunta – riprenderà regolarmente il traffico. Intanto, le indagini continuano. Sono in corso gli accertamenti dell’ARST, del ministero dei  trasporti e della procura repubblica. Le indagini saranno agevolate dalla modernità dei mezzi coinvolti nel sinistro che sono dotati dei più moderni sistemi di sicurezza. Sono stati già acquisiti le scatole nere e i filmati delle telecamere che sono dislocate sia sui treni che nelle fermate.

La macchina dei soccorsi ha funzionato. L’assessore della sanità Luigi Arru ha parlato di soccorsi immediati che hanno permesso agli 84 feriti, di cui 3 con il codice rosso, di avere tutte le cure necessarie. Sul luogo dell’incidente sono intervenute 13 autoambulanze che hanno trasportato  62 feriti nei quattro ospedali cagliaritani. Gli altri feriti hanno raggiunto i nosocomi con mezzi propri. 22 feriti sono stati portati al Brotzu, 14  al San Giovanni di Dio, 22 santissima trinità, il resto al Marino.  

Dopo le dichiarazioni degli assessori Deiana e Arru la seduta è stata interrotta.

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Palazzo del Consiglio regionale A

Il Consiglio regionale ha approvato la legge che modifica le aliquote Irpef e Irap. Il dibattito generale sul DL 291/A “Disposizioni urgenti in materia fiscale”, iniziato ieri mattina, è ripreso nel pomeriggio, aperto dall’intervento di Antonello Peru (Forza Italia) che ha detto che è inutile cercare il responsabile dei disavanzi alla sanità è più utile, invece, cercare il modo di arginare il fenomeno. Per Peru, la scelta fatta con questo disegno di legge è totalmente sbagliata. Il governo Cappellacci aveva diminuito l’imposta sull’Irap, l’attuale centrosinistra aumenta l’Irap e l’Irpef. La conseguenza, secondo il vicepresidente del consiglio, è che con l’aumento delle tasse diminuiscono i consumi e si rallenta la produzione. Antonello Peru ha fatto appello alla maggioranza di ritirare la legge.

Angelo Carta (Psd’Az) sostiene che questa legge sia stata fatta più fuori dall’aula che in Consiglio regionale. Inoltre, questo disegno di legge lede la certezza del diritto. Secondo gli estensori del documento, infatti, questa legge ha effetto dal 1 gennaio 2015. Bene avrebbe fatto la giunta, prima di far coprire il disavanzo della sanità ai sardi, cercare altri modi come bloccare gli sprechi e dando dei tetti di spesa ai commissari. Nulla di tutto questo: il governo di centrosinistra ha scelto di aumentare le tasse.

Attilio Dedoni (Riformatori Sardi) ha detto che si tratta di un provvedimento senza legittimità, senza effetti, che produrrà danni e che impoverisce l’intero tessuto sociale. Per il capogruppo dei Riformatori  il centrosinistra poteva scegliere altre strade tipo una contrattazione seria con il Governo.

Per Fabrizio Anedda (Misto) bisogna eliminare gli sprechi e gestire meglio la cosa pubblica. Chi paga il deficit della sanità non può sopportare sprechi e inefficienze, non può tollerare una  cattiva gestione del personale. E’ necessario, ora più che mai, investire nella ricerca, gestire meglio le risorse e dare un grande segnale di rigore.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha asserito che, nonostante gli emendamenti presentati dalla giunta, se questo disegno di legge dovesse essere approvato, la Sardegna diventerebbe la regione campione d’Italia per tasso  di incidenza Irpef. Di fatto si è scelto di “vampirizzare” le famiglie sarde per pagare il buco nella sanità. Gianluigi Rubiu trova patetica e fuorviante cercare responsabilità pregresse. La nuova giunta regionale avrebbe dovuto trovare soluzioni innovative invece  si è fatto ricorso a consulenze esterne e si cerca di tagliare i servizi. Mentre il governo nazionale taglia le tasse, la Giunta dei professori tartassa i cittadini.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha difeso il Dl della Giunta. «Non è piacevole adottare un provvedimento che colpisce tutti – ha detto Cocco – occorre però parlare di numeri per capire l’entità del debito della sanità contratto tra il 2009 e il 2014. Nel 2008 si attestava a 2820 milioni di euro, nel 2014 ha toccato quota 3300 milioni». L’esponente della maggioranza si è poi chiesto come fare per trovare le risorse: «C’è un buco di 400 milioni. La metà del disavanzo (circa 200milioni di euro) sarà coperta attraverso tasse e nuove entrate. Abbiamo lavorato a lungo per recuperare le risorse: l’aumento Irpef è inevitabile».

Pietro Cocco ha poi respinto le accuse dell’opposizione. Rivolto al capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato: «Non è vero che l’aliquota Irpef è la più alta d’Italia, è una balla stratosferica. Se non fossimo stati una Regione a statuto speciale saremmo già commissariati come successo al Lazio».

Il capogruppo del Partito Democratico ha poi sottolineato il fatto che il provvedimento non tocca le fasce più deboli della società: «Di fatto vengono ridotte le tasse per i redditi più bassi, mentre chiediamo di più a chi se lo può permettere. Mi aspettavo altre considerazioni da parte della minoranza – ha concluso Cocco – in una democrazia dell’alternanza ognuno ha le sue responsabilità. Noi stiamo cercando di rimediare a una situazione difficile. Negli ultimi cinque anni non si è fatto a causa di una gestione dissennata».

Per l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) il provvedimento in discussione fa emergere in modo chiaro la diversità di impostazione e le profonde differenze di principio tra maggioranza ed opposizione.

«Ancora una volta l’aspetto più rilevante, l’architrave del vostro ragionamento, è la disinformazione alla quale si uniscono le menzogne e le false promesse – ha detto Cappellacci – in quest’aula la Giunta aveva assicurato un anno fa che non sarebbe stata aumentata l’Irpef, che non sarebbero stati introdotti nuovi tickets e l’abbattimento strutturale dell’Irap. Dopo un anno dove siamo arrivati? All’affermazione del principio classico: aumento delle tasse e probabilmente della spesa pubblica».

Il consigliere azzurro ha poi rivendicato l’operato della Giunta da lui presieduta sul fronte della Sanità. «Noi non abbiamo mai aumentato le tasse – ha affermato Cappellacci – il dato certo è che abbiamo abbattuto l’Irap. I numeri parlano chiaro: la relazione sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria dello Stato dice che, durante la gestione Soru-Dirindin, la spesa è passata da 2438 a 3048 milioni di euro. Più 600 milioni: questo è il dato oggettivo». Cappellacci ha poi ricordato che durante la sua presidenza si è avuta una stabilizzazione della spesa sanitaria passata da 3048 a 3229 milioni di euro. «Occorre inoltre vedere come è stata fatta: in questo caso vi erano esempi di buona sanità rispetto al disastro attuale causato da una politica dissennata».

Ugo Cappellacci ha annunciato il voto contrario al provvedimento “per ragioni tecniche e politiche” ricordando che l’incremento delle aliquote Irpef potrebbe presentare profili di anticostituzionalità «perché non ha come fine lo sviluppo ma la copertura di un disavanzo».

L’ex presidente della Regione ha quindi proposto una via alternativa: «L’ipotesi di nuove tasse va abbandonata. E’ un provvedimento nefasto da fermare a tutti i costi. Occorre poi riflettere sull’accordo stipulato da Soru con il Governo Prodi: la Regione non può far fronte da sola alla spesa sanitaria».

Ugo Cappellacci, infine, ha invitato la Giunta a lavorare per ottenere una rimodulazione dei parametri Cipe sulla spesa sanitaria e a un’azione decisa per la riorganizzazione del sistema. «Avete annunciato interventi decisi per l’eliminazione degli sprechi e delle inefficienze – ha concluso Cappellacci – ma la riduzione dei costi non c’è stata».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha subito chiarito il sentimento dell’esecutivo. «Non è bello e non è facile presentare un provvedimento che introduce nuove tasse – ha esordito l’assessore – ci siamo arrivati dopo un lungo dibattito e dopo aver provato a seguire qualunque strada per evitare questa soluzione. Lo dico avendo la coscienza a posto ma sapendo che non ci sono altre possibilità se non fare tagli drastici che ammazzerebbero il bilancio regionale per tutte le spese extra sanità. A me non interessa dire chi ha generato il disavanzo, sposo la linea Sabatini. Ci sono responsabilità che verificherà la Commissione d’inchiesta, adesso la priorità è ridurre i costi e riportarli su livelli accettabili».

Paci ha quindi ricordato la difficoltà a lavorare su un disavanzo di queste dimensioni: «E’ difficile ma non impossibile, alcune regioni sono commissariate, noi ci accingiamo a varare il piano di rientro che presto sarà presentato al Consiglio. Lavoriamo alla riorganizzazione della rete ospedaliera e a una forte riduzione delle Asl. Ora però siamo di fronte a una scelta: caricare ancora di stanziamenti la sanità e aumentare i residui passivi o cambiare rotta. Il rendiconto della Regione, a fine 2013, presentava 5 miliardi di residui passivi e 4 di residui attivi con 2 milioni di perenzioni. Possiamo continuare a gestire questa situazione? Non è più possibile, le promesse di pagamento si devono trasformare in erogazioni. Il pareggio di bilancio ci ha permesso di pagare 100 milioni di euro in più ai creditori».

L’assessore ha spiegato l’impossibilità di ricorrere a ulteriori tagli di bilancio in alternativa all’introduzione di nuove tasse. «Non era possibile fare di più con 350 milioni di disavanzo. 210 milioni arrivano da una spending review interna, 140 milioni dall’incremento temporaneo delle tasse».

Paci ha poi annunciato l’aumento dell’Irap («come nel resto l’Italia») chiarendo però che si tratta di un provvedimento straordinario. «E’ vero che ho detto il contrario in aula, purtroppo non è stato possibile. Chiediamo un sacrifico temporaneo ai cittadini, spero che riusciremo a ridurre le tasse in tempi rapidi».

L’esponente dell’esecutivo ha poi lamentato il carico di nuove funzioni assegnate alla Sardegna nel campo della sanità: «Sono previsti costi aggiuntivi per i Lea e i farmaci innovativi. Occorrerà aprire una nuova vertenza con lo Stato per dire che con questi nuovi oneri c’è bisogno di una riduzione proporzionale degli accantonamenti a favore dello Stato. Oggi – ha rimarcato Paci – chiediamo un sacrifico ai cittadini che hanno di più e che possono permettersi di aiutare temporaneamente il sistema a rimettersi in sesto. Chiediamo anche un sacrifico alle imprese che però sarà compensato in parte da incentivi e misure per lo sviluppo. Mi auguro di poter tornare presto in aula a dire che i costi della sanità sono stati riportati sotto controllo».

Paci ha poi concluso il suo intervento escludendo profili di illegittimità del provvedimento: «Abbiamo eliminato la retroattività della norma. Le nuove tasse si applicheranno a partire dal 2016 – ha concluso l’assessore – lavoreremo per ridurre i costi e le inefficienze del sistema sanitario».

La consigliera del Centro democratico, Annamaria Busia (Sdl), nel suo intervento per dichiarazione di voto ha affermato: «Non voterò questo provvedimento ingiusto». L’esponente della maggioranza ha quindi ribadito le perplessità sulla legittimità della norma che prevede l’incremento dell’aliquota Irpef ed ha aggiunto: serve una soluzione diversa per il risanamento della sanità sarda, perché è evidente che le risorse aggiuntive alimenterebbero gli sprechi. Annamaria Busia ha auspicato un sistema sanitario sostenibile con l’ottimizzazione degli aspetti organizzativi ed un rafforzamento della sanità integrativa insieme con il contenimento della spesa.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato di condividere le dichiarazioni delle consigliere della maggioranza Busia e Forma: ma io sarò conseguente e voterò contro l’aumento delle tasse.

Voto contrario è stato preannunciato dal consigliere Giuseppe Fasolino (Fi): «Vi siete candidati a fare i liquidatori della Regione sarda e a poco servono i rimprovere del capogruppo Pd alla minoranza consiliare che continuerà a svolgere il proprio compito opponendosi ad un provvedimento ingiusto e iniquo».

Il capogruppo dei “Popolari e socialisti”, Pierfranco Zanchetta, ha preannunciato voto favorevole: non stiamo imponendo balzelli ma chiediamo un sacrificio a chi può aiutare la Sardegna a ripianare un debito di proporzioni enormi.

Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha preannunciato voto  a favore: non solo per gioco di squadra e per ragione di coscienza ma perché mi sento obbligato a farlo per risolvere la questione del debito della sanità sarda. «E’ una decisione sovranista – ha insistito Augusto Cherchi – perché è  un’assunzione di responsabilità per scongiurare un disastro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fratelli d’Italia)n ha preannunciato voto contrario ed ha dichiarato di apprezzare la marcia indietro dell’assessore sull’applicazione retroattiva delle nuove aliquote. «La Giunta – ha concluso l’esponente della minoranza – non ha fatto niente per contenere la spesa sanitaria e cercare alternative per fare fronte al debito della sanità».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ripreso la conclusione dell’intervento di Truzzu ed ha affermato: l’unica cosa che ha fatto la Giunta è commissariare le Asl in attesa della riforma sanitaria e si accinge a chiedere al Consiglio un’altra proroga per i commissari. «Forma e Busia vi hanno detto come stanno le cose – ha concluso Cossa – e cioè che mentre continuano gli sprechi, voi aumentate le tasse».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto contrario ed ha invitato l’assessore Paci a far cessare «i grandi proclami per poi rimangiarsi tutto come è stato fatto con l’Irap». «E’ una programmazione da dilettanti», ha insistito l’esponente della minoranza, «e mi chiedo cosa vi abbiano fatto di male i sardi che vi hanno anche votato alle ultime elezioni?»

Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di dibattito paradossale ed ha affermato che il centrosinistra ha sbagliato a non dire ai sardi in sede di bilancio di previsione che si sarebbero potute aumentare le tasse per mettere riparo allo squilibrio lasciato dal centrodestra. «Dal 2008 – ha affermato l’esponente della maggioranza – il divario rispetto ai costi standard Cipe è cresciuto e i commissari hanno incominciato a lavorare nel gennaio 2015».  «La spesa non è aumentata – ha concluso Demontis – rispetto all’incremento degli anni precedenti e in un anno e mezzo di governo non si poteva recuperare il divario sulla sanità sarda».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato un generale clima di nervosismo tra i banchi del centrosinistra: «Forse il cambio di pazzo richiesto dal segretario del Pd agita molti ma resta un dato: per essere fedeli al patron di Tiscali proponete ricette indigeribili dove la specialità è quella di mettere le mani nelle tasche dei cittadini».

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha paragonato l’intervento del capogruppo Pd, Pietro Cocco, non già a Pitagora (come aveva fatto Zanchetta) ma al sofista Zenone: che utilizzava i paradossi come quello che la tartaruga era più veloce del piè veloce Achille. «Paci indossa i panni di Elsa Fornero – ha aggiunto l’esponente della minoranza – per giustificarsi e si presenta come colui che deve eseguire l’amara sentenza mentre è parte fondamentale della decisione». Tunis ha quindi dichiarato voto contrario ed ha annunciato una serie di iniziative di protesta: la Cisl ha già proclamato lo sciopero generale e voi non potrete più nascondervi.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato voto contrario («è un provvedimento inutile e iniquo; una vergogna ed una presa per i fondelli») e così si è polemicamente rivolto alla maggioranza: «Per quale motivo per vicende che riguardano Asl e acquisti di presidi sanitari un cittadino deve intervenire per sostenere chi consuma ogni anno 3, 5 miliardi di euro dei soldi dei sardi?».

Il capogruppo, Angelo Carta (Psd’Az), ha invitato la Giunta a procedere con una gestione autonomista: utilizzate lo Statuto solo in parte e vi sfido a ricorrere alle prerogative statutarie (articolo 3, articolo 12 e comma a) articolo 10) per affermare la nostra autonomia anche in materia di Enti locali.

Il consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, così si è rivolto al consigliere Demontis: «Nel suo intervento mi sembrava di sentire la linea dettata dal suo segretario nella finta direzione del Pd che si è tenuta la scorsa settimana». Cappellacci ha quindi affermato che è meglio riferirsi a Zalone piuttosto che a Zenone «visto che la Giunta dice: cado dalle nubi a proposito del debito e della spesa sanitaria dopo due anni di governo della Regione». «Voto contro – ha concluso il consigliere della minoranza – e la Giunta ha dimostrato di non essere capace di fare una previsione corretta sulla spesa sanitaria e sul fabbisogno della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha preannunciato voto contrario: non voglio confondermi con chi approverà un provvedimento incomprensibile per la maggior parte dei sardi. Il consigliere della minoranza ha ricordato i bandi milionari per i lavoratori interinali indetti dai commissari Asl ed ha concluso: «State distruggendo la sanità sarda e fatte operazioni da scarafaggi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha annunciato voto contrario: pensavo che la proposta di buon senso di rivedere il provvedimento e rispedirlo in commissione, come ha chiesto la consigliera Busia, fosse accolta. «Create gabelle su gabelle e un sistema impositivo iniquo – ha aggiunto l’esponete della minoranza – aumentante Irpef per il 65% dei sardi e noi faremo il nostro dovere fino in fondo contrastando una misura iniqua che crea povertà nella nostra Regione».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato di prendere atto della decisione della Giunta di «correggere il tiro sulla retroattività dell’aumento dell’imposta Irpef» ma ha domandato alla Giunta spiegazioni «su quale sia la norma in base alla quale, quanto sostiene il ministero dell’Economia sul limite dello 0.5% per l’aumento Irpef, non sia applicabile alla regione sarda». «L’altra osservazione – ha concluso il consigliere sardista – è quale sia lo strumento che ci consente di qualificare l’aumento dell’Irpef come misura per lo sviluppo dell’isola ai sensi dell’articolo 10 dello Statuto».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole ed ha affermato che «lo sbilanciamento in sanità riguarda in larga parte la spesa della passata legislatura». «Non è la prima volta che ci spetta il compito di porre rimedio ai danni causati dal centrodestra – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – e dobbiamo fare un piano di rientro da 400 milioni di euro che non possiamo realizzare tagliando uteriori risorse dal già risicato bilancio».

Il consigliere di Forza Italia, Alberto Randazzo, ha annunciato voto contrario ed ha denunciato una nuova rimodulazione della spesa: destinate 8 milioni di euro per fare spesa sanitaria a Desulo. «Chiedete sacrifici per sanare il debito della sanità – ha concluso Randazzo – e ne fatte di nuovi ogni giorno».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha parlato di “debole difesa” della maggioranza alle giustificazioni offerte dall’assessore Paci. «Abbiate il coraggio di dire ciò che hanno detto Busia e Forma – ha concluso il consigliere della minoranza – caro assessore ha preso una cantonata, fermiamoci un attimo e troviamo un’altra soluzione»

Conclusa la discussione generale, il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 32 voti a favore e 23 contrari.

Dopo il voto sul passaggio agli articoli  è stato dato il parere sugli emendamenti. Giunta e commissione hanno dato parere contrario su tutti gli emendamenti fuorchè sul 169. Il primo ad intervenire nella discussione generale dell’articolo 1 e degli emendamenti ad esso collegati è stato Mario Floris (Misto) che  ha ribadito che il vero errore è stato chiudere la vertenza entrate con lo Stato caricando alla Sardegna i costi dei settori trasporti e sanità. Per l’ex presidente della Regione l’unica soluzione è riaprire immediatamente una vertenza vera sulle entrate. Per Alessandra Zedda (FI) la giunta sta facendo la politica del gambero ma l’opposizione non ci sarà. Paolo Truzzu (Misto) ha sottolineato che questo provvedimento non risolverà niente e spera che le cifre del disavanzo siano veritiere e non peggiori. Paolo Truzzu ha detto di essere preoccupato per il doppio binario della Giunta: da  una parte vuole varare un provvedimento per sanare il deficit e poi dall’altra vuole aumentare di una unità i commissari delle ASL. Stefano Tunis (Forza Italia) ha sostenuto che la maggioranza deve assumersi la responsabilità delle azioni fatte in passato di accollarsi le spese della sanità. Scelta scellerata anche quella di abbandonare il patto di stabilità. Restituite la parola agli elettori – ha concluso – ve ne saranno grati. Gianni Lampis (Misto) ha ricordato che quando si aumentano le tasse si diminuisce la crescita. Il consigliere del gruppo Misto ha suggerito alla maggioranza di chiamare l’Anci, perché anche in questa materia potrebbe scrivere un provvedimento migliore. Pietro Pittalis (FI) ha chiesto alla presidenza del Consiglio, ancora una volta, di certificare l’ammissibilità di questo disegno di legge. Secondo Pittalis si vuole approvare un provvedimento illegittimo. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha messo in guardia contro la patologia del sistema. L’aumento della spesa sanitaria negli ultimi tre anni è fisiologica. Ma questa misura di aumentare le tasse,  prevista in questo DL, non serve a niente. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che l’assessore Paci passerà alla storia come un assessore che sotto Natale ha fatto approvare un velenoso aumento dell’Irpef e dell’Irap. Crisponi ha preannunciato un lungo dibattito sugli emendamenti. Sarà un calvario come è un calvario far pagare tante tasse ai sardi. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha messo in guardia contro pericolosi salti nel buio. Pietro Pittalis (FI) ha ricordato che la Giunta aveva preso l’impegno di portare bilancio e finanziaria entro i tempi previsti. Oggi non solo non si vede nessun provvedimento ma sotto l’albero dei sardi c’è l’inasprimento delle aliquote. Sull’emendamento soppressivo totale all’articolo 1 n. 1 (uguale al 143 e 159) sono intervenuti per dichiarazione di voto: Marco Tedde (FI) che ha detto che la maggioranza  sta facendo il grosso errore di  calpestare l’articolo 10 dello Statuto; Alessandra Zedda che ha ribadito il voto a favore sugli  emendamenti soppressivi totali dell’articolo 1. Per Zedda questo articolo 1, oltre a incidere nelle tasche dei sardi, è anche illegittimo; Michele Cossa (Riformatori sardi) per il quale la logica che sta portando avanti la maggioranza è deprimere l’economia; Ignazio Locci (Forza Italia) che è convinto che le aliquote non debbano essere inasprite; Paolo Truzzu (Misto) che ha detto alla maggioranza che con questa legge si sancisce il fallimento della loro politica di questi anni; Pietro Pittalis (Forza Italia) che voterà a favore di questi emendamenti soppressivi per una duplice ragione: da un lato si obbligano  i sardi a pagare il disavanzo della sanità, ma dall’altro non si spiegano ai cittadini le ragioni per le quali la regione debba  restituire all’Unione europea oltre 59 milioni di euro. Il dibattito è proseguito con l’intervento di  Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che è stato molto critico dell’azione di questa giunta responsabile, tra l’altro, della fuga di Ryanair, del pasticcio Tirrenia, dello spolpamento delle filiere produttive. Gianni Lampis (Misto)  ha fatto un appello alla maggioranza: aumentare le tasse ai sardi vuol dire aumentare l’evasione fiscale senza risolvere nulla; Roberto Deriu (Pd) ha detto che non è possibile sopprimere totalmente l’articolo 1. Deriu ha ammesso che il centrosinistra non è ancora riuscito a rimediare ai danni fatti dal centrodestra e che con molta sofferenza voterà questo DL che è necessario per risanare il deficit sanitario. Giuseppe Fasolino (Forza Italia)  ha detto che la maggioranza non ha un progetto, va  avanti a stenti, non ha una linea. Forse è il caso che voi andiate a casa. Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che il No al disegno di legge è al metodo, bisogna trovare strumenti diversi.

L’emendamento 1 soppressivo totale dell’articolo 1 (uguale agli emendamenti 159 e 143) è stato bocciato (votanti 50, sì 18, no 32).

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento 170 all’emendamento 169 presentato dalla Giunta. Il testo prevede un’ulteriore riduzione delle aliquote Irpef con l’azzeramento per i redditi fino a 28mila euro.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha spiegato la ratio della proposta: «Le riduzioni non bastano. Se si vuole intervenire su una grande fetta della popolazione si intervenga per azzerare le aliquote sfruttando l’opportunità dell’art. 10 dello Statuto».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento n. 170: «Sarebbe un segnale per l’aula se la maggioranza accettasse di votarlo. Metterebbe in pace l’opposizione che non vuole fare una propaganda anti-tasse ma crede che chi ha di più deve contribuire di più».

Voto favorevole ha annunciato anche il consigliere dei Riformatori Michele Cossa che ha elencato in aula i dati sulla spesa sanitaria degli ultimi 5 anni forniti dalla Ragioneria dello Stato: 3.125 milioni per il 2010, 3179 per il 2011, 3225 per il 2012, 3184 per il 2013 e 3233 per il 2014. «Non è un incremento che giustifica un intervento draconiano. Se l’assessore Paci ha altri dati li presenti in Aula in modo da avere un quadro chiaro della dimensione del problema».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’I) la proposta può essere accolta perché aiuta le fasce più deboli della popolazione. Rispondendo al collega Deriu (Pd), Truzzu ha detto che il vero ideatore del provvedimento si trova fuori dall’Aula: «Oggi – ha concluso – pagate le scelte del passato e l’accordo Soru-Prodi che ha caricato sulle spalle della Regione l’intero peso della spesa sanitaria».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di consentire all’opposizione di svolgere il proprio ruolo: «Anziché censurare i nostri emendamenti dovreste censurare le spese pazze dei commissari delle Asl che portano consulenti dalla penisola».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha difeso l’azione della minoranza: «Ci accusate di non presentare proposte, questa è la nostra risposta: cerchiamo di intervenire a favore delle fasce più deboli azzerando le tasse a loro carico».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha svelato di aver appreso da ambienti vicini alla Giunta la notizia della presentazione di un emendamento per l’introduzione della Asl unica dal 1° luglio 2016. «E’ una proposta condivisibile – ha detto Carta – va verso la riduzione della spesa». Carta ha poi annunciato il suo voto favorevole all’emendamento che consentirebbe di addolcire la pillola ai contribuenti.

Al termine degli interventi per dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 170 che è stato respinto dall’Aula.

Si è aperta quindi la discussione sull’emendamento n.169 presentato dalla Giunta regionale che sostituisce l’intero testo dell’articolo 1. La proposta dell’esecutivo prevede la riduzione delle aliquote Irpef, per le diverse fasce di reddito, rispetto alla formulazione iniziale e cancella la retroattività della norma stabilendo l’applicazione della nuova tassa a partire dal 2016.

L’emendamento della Giunta introduce un’aliquota dello 0,95% per i redditi fino a 15mila euro; dell’1,20% per quelli oltre i 15mila e fino a 28mila; del 2,70% per redditi oltre i 28mila e fino a 55mila; del 3,20% oltre i 55mila e fino ai 75mila; del 3,33% per i redditi oltre i 75mila euro.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di aver abbandonato la strada dell’Autonomia, dimenticato lo spirito sardista, e omologato le politiche regionali a quelle nazionali. «Il piano di rientro del disavanzo della sanità è truccato con norme incomprensibili – ha detto Locci – il vostro obiettivo è stare dentro le logiche nazionali».

Michele Cossa (Riformatori) ha annunciato il suo voto contrario: «Non riusciamo a dare un senso a questa proposta. Gli incrementi di spesa secondo i dati della Ragioneria non sono cosi eclatanti».

Alessandra Zedda ha puntato l’indice contro la Giunta: «Il vostro approccio al confronto è di bassissimo livello. Il testo dell’emendamento è stato pubblicato dai giornali prima di essere presentato in Aula, si tratta di un atto di scortesia istituzionale». Zedda ha poi rivolto un invito alla maggioranza: «Sarebbe il caso che verifichiate l’applicabilità dell’articolo con il quale è stata reintrodotta l’Irap con aliquota intera. Potrebbe palesarsi un profilo di illegittimità».

Marco Tedde (Forza Italia) ha accusato la Giunta di avete annunciato la riduzione dell’Irap del 25% come panacea di tutti i mali e di averla poi reintrodotta a pochi mesi di distanza. «Gli imprenditori insorgono ma da parte vostra c’è distrazione totale sulle ragioni dell’impresa».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sostenuto che il provvedimento colpisce la piccola impresa, il commercio e l’artigianato. «I commissari delle Asl non hanno risolto il problema dell’aumento della spesa sanitaria. In due anni non si sono mai presentati davanti alla Commissione Sanità».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’Italia), la maggioranza non dimostra di voler porre fine a un sistema. «Mi sembra invece che lo si voglia incrementare e allo stesso tempo si voglia dare un colpo mortale all’economia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato alla Giunta di aver annunciato, pochi mesi fa, la riduzione dell’Irap come strumento per lo sviluppo: «Abbiamo votato insieme per l’abbattimento della tassa sulle attività produttive e oggi la cancelliamo con un colpo di spugna. E’ un intervento che allontana la Sardegna da prospettive di benessere e di crescita».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di grave separazione tra buona e cattiva politica. «L’impressione è che la maggioranza mostri fastidio nei confronti di chi cerca di approfondire un problema rilevante per cittadini e filiera produttiva».

Molto critico l’intervento di Attilio Dedoni (Riformatori): «State facendo del male a chi non può difendersi – ha affermato il consigliere di minoranza – state colpendo famiglie che hanno bisogno».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.169 che è stato approvato con 30 voti a favore e 19 contrari.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha domandato al presidente del Consiglio una verifica sull’effettiva decadenza di tutti gli emendamenti all’articolo 1 in quanto, a suo giudizio, nella sostanza non interveniva nel secondo comma e pertanto gli emendamenti ad esso riferibili non sarebbero decaduti.

Il presidente del Consiglio ha confermato la decadenza di tutti gli emendamenti in quanto l’emendamento approvato è stato classificato come “sostitutivo totale” e sostituisce dunque l’intero articolo 1. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di tre emendamenti soppressivi totali (152, 165 e 166) all’articolo 2 (entrata in vigore) e che pertanto si è proceduto con la discussione delle proposte di modifiche ma la votazione ha riguardato il mantenimento dell’articolo così come formulato nel testo approdato all’esame dell’Aula. che  presidente Ganau conferma la decadenza.

I consiglieri Cossa e Pittalis hanno invitato il presidente del Consiglio a rivedere la decisione ed hanno ricordato precedenti interpretazioni differenti rispetto a quella assunta dalla presidenza. Il presidente Ganau ha confermato la decadenza di tutti gli emendamenti.

Alessandra Zedda (FI), ha rivolto un ulteriore invito alla maggioranza per valutare «il combinato disposto che deriva dall’approvazione dell’emendamento». «Con questo provvedimento – ha dichiarato l’esponente della minoranza – contribuite a complicare la sopravvivenza dei sardi, soprattutto amplificate le difficoltà del ceto medio che sopporta l’incidenza maggiore degli aumenti: avete intrapreso una strada aguzzina».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi ed ha contestato la decisione della presidenza sulla decadenza degli emendamenti all’articolo 1. L’esponente della minoranza ha concluso affermando: non c’è giustificazione legata al deficit sanitario per adottare un provvedimento lacrime e sangue.

Marco Tedde (Fi) ha criticato l’interpretazione della presidenza sulla decadenza degli emendamenti ed ha concluso: «Con l’articolo 2 mettete il suggello ad una legge infausta e dopo il mutuo che ha indebitato i sardi aumentate Irpef e Irap».

Ignazio Locci (Fi) ha rivolto pesanti critiche al Ganau: «Sta dando corso a ciò che ha detto il capogruppo del Pd sul fatto che la minoranza non può neppure proporre emendamenti e l’emendamento della giunta è una escamotage che lei ha avvallato». «Non sta garantendo lo svolgimento democratico della discussione», ha insistito l’esponente della minoranza, «dando il destro alla maggioranza che vuole scappare dal confronto e che vuole imporre tempi e scelte in quest’Aula e alla Sardegna».

Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori), ha proseguito con le proteste rivolte alla presidenza ed ha affermato che «la democrazia va rispettata anche quando commettete il grave errore di, mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha insistito sulla decadenza degli emendamenti all’articolo 1 ed ha dichiarato che nella precedente legislatura presidenza del Consiglio e funzionari avrebbero dato una differente interpretazione. «Ci attrezzeremo anche per contrastare le furberie – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e preannuncio proteste e raccolte firme per opporci anche fuori da quest’Aula a questa vostra nefandezza».

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato i consiglieri al rispetto dei dirigenti e dei funzionari del Consiglio ed ha ricordato l’ultima interpretazione della presidente del Lombardo in ordine alla decadenza degli emendamenti dopo l’approvazione di un sostitutivo totale in occasione dell’esame della legge statutaria regionale.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 2 che è stato approvato con 32 voti favorevoli e 19 contrari.

L’Aula ha poi esaminato un ordine del giorno (Mario Floris e più) sulla ricontrattazione con lo Stato della copertura dei costi del Servizio sanitario regionale. Questo ordine del giorno impegna il presidente della Regione e la giunta a ricontrattare con urgenza gli accordi a suo tempo raggiunti in ordine alla copertura dei costi del Sistema Sanitario regionale, riportando a carico dello Stato una quota sufficiente a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema fino al raggiungimento di un adeguato regime di entrate e di trasferimenti, che tenga conto dello stato di insularità e dei relativi svantaggi strutturali e permanenti. Il parere della giunta su questo ordine del giorno è stato negativo.  

Sull’ordine del giorno sono intervenuti: Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna)che ha sottolineato l’importanza del tema che si vuole affrontare in questo ordine del giorno, Michele Cossa (Riformatori sardi)che ha detto che questo ordine del giorno ha il pregio di risollevare il problema della rinegoziazione, Mario Floris (Misto) che ha espresso delusione per il parere contrario espresso dalla giunta. L’ex presidente della Regione ha ribadito che bisogna riaprire la vertenza Sardegna e che la Sardegna deve liberarsi di una giunta di professori convinta che bisogna evitare ogni conflittualità con Roma. E’ poi intervenuto Ugo Cappellacci (FI) che ha espresso stupore per il parere negativo della giunta sul provvedimento. Pietro Cocco (Pd) ha detto che voterà no perché l’argomento è talmente importante che merita ben altro che un ordine del giorno e ha auspicato che l’argomento sia affrontato al più presto dal Consiglio. Angelo Carta (Psd’Az) sono d’accordo che gli ordini del giorno sono carta straccia ma approvarlo sarebbe stata un’occasione per esprime una volontà del Consiglio sull’argomento. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ammesso  che un odg rappresenta poco, ma il parere del centrosinistra doveva essere positivo.

Mario Floris ha ritirato l’ordine del giorno.

Dopo il ritiro dell’ordine del giorno il presidente Ganau ha messo in votazione il DL 291/A. Per dichiarazione di voto sono intervenuti: 

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha dichiarato che questo provvedimento è un’ingiustizia sociale. Sarà un incubo per i sardi. L’auspicio è di trovare una maggioranza più aperta al confronto

Michele Cossa (Riformatori sardi) che ha detto che questo è un provvedimento di straordinaria gravità che avrà un devastante effetto depressivo dell’economia. Noi scenderemo in piazza per impedire che questo crimine contro i sardi sia portato a termine.

Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha aggiunto che “il dado è tratto”, la maggioranza ha deciso che la pressione fiscale aumenta, vi prenderete tutte le responsabilità. Noi da domani metteremo in campo ogni iniziativa per far conoscere ai sardi cosa avete fatto.

Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha detto che il premier Renzi ha appena annunciato agli italiani  che viene abbassata l’imposizione fiscale, invece in  Sardegna la pressione fiscale aumenta. I sardi sono cittadini di serie B. E’ una sconfitta per la Sardegna.  

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna) che ha sottolineato che questo disegno di legge è la peggiore soluzione per risolvere i problemi della sanità.

Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari socialisti) che ha chiesto a tutti senso di responsabilità. E’ un provvedimento impopolare ma che serve ad arginare il disavanzo sanitario.

Roberto Desini (sovranità, democrazia e lavoro) ha detto che oggi è stato uno dei giorni più difficili da quando è in Consiglio regionale. Questo provvedimento è contrario a quello che sto facendo nel mio comune, ma capisco che chi governa deve prendere delle responsabilità. Roberto Desini ha fatto un appello al Presidente Pigliaru: noi oggi stiamo approvando un provvedimento che non vorremmo approvare, chiediamo che il nostro presidente adotti i provvedimenti necessari per creare una sanità migliore.

Alberto Randazzo (Forza Italia) ha dichiarato il voto contrario al disegno di legge e ha  chiesto al presidente se sono pervenuti emendamenti al Dl 293.

Il presidente Ganau  ha risposto che sono stati presentati 212 emendamenti.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto contrario alla legge. 

Il disegno di legge, messo in votazione con voto elettronico palese, è stato approvato (votanti 50, sì 31, no 19).

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I capigruppo della minoranza hanno illustrato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, le due mozioni di sfiducia presentate contro l’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana.

Pietro Pittalis (Fi), Attilio Dedoni (Riformatori), Gianluigi Rubiu (Udc), Angelo Carta (Psd’Az), Paolo Truzzu (Misto-FdI), hanno ribadito la richiesta di dimissioni formalizzata nella mozione n. 194 (primo firmatario Michele Cossa, Riformatori) e contenuta in quella presentata in queste ore e sottoscritta da tutti i capigruppo dell’opposizione (primo firmatario il consigliere di Fi, Marco Tedde).

«Al centro della richiesta avanzata dal centrodestra e dal Psd’Az – ha spiegato Tedde – c’è la presunta incompatibilità del professor Deiana che ha ricoperto, tra il 2010 e il 2011, gli incarichi di consulente della società di gestione dell’aeroporto di Alghero (Sogeaal) e della Regione sarda. In tale veste – ha aggiunto il consigliere algherese – il professor Deiana riconosceva la legittimità e l’efficacia della legge 10/2010, mentre da assessore dei Trasporti afferma l’impossibilità di fare ricorso alla norma che regola il co marketing per consentire alle compagnie low cost, ad incominciare da Ryanair, di operare negli scali della Sardegna.»

Una sfiducia a tutto campo” è invece quella contenuta nella mozione promossa dal gruppo Riformatori. «Il professor Deiana – ha attaccato il capogruppo Dedoni – non è all’altezza di dirigere i trasporti in Sardegna come dimostrano i pessimi risultati della continuità territoriale, la fuga dei low cost e il flop del treno veloce, che veloce non è affatto».

«Massimo Deiana ha fallito su tutti i fronti», ha dichiarato il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, che ha posto in evidenza le difficoltà dell’Arst («la Regione ha costretto l’azienda a pagare interessi passivi alla banche perché non liquidava le fatture») e il “caso Saremar” («non si garantiscono i lavoratori nel processo di privatizzazione»).

Sull’assenza di proposte alternative a quanto previsto dalla legge 10 per mantenere l’operatività delle low cost, ha puntato il dito, invece, Paolo Truzzu (Misto-FdI) mentre il capogruppo Psd’Az, Angelo Carta, ha insistito sulla incompatibilità tra i ruoli di consulente e assessore ed ha invitato il professor Deiana ad abbandonare l’incarico di assessore senza attendere la discussione in Aula delle mozioni di sfiducia.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha posto l’accento sulle penalizzazioni del Nord Ovest dell’Isola per la fuga di Ryanair («è l’unica compagnia che garantisce flussi turistici e non solo i servizi di collegamento aereo») ed ha sottolineato come il 60% del traffico passeggeri dell’aeroporto di Alghero sia prodotto dal vettore irlandese. Antonello Peru ha inoltre richiamato l’attenzione sulla inopportunità dell’accorpamento delle autorità portuali di Porto Torres e Olbia con Cagliari («sarebbe un ulteriore strumento a rafforzamento delle politiche cagliaricentriste»). Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha accusato l’assessore Deiana di peccare laddove, a suo giudizio, è carente l’intera Giunta regionale: «Dimostrano di non avere una strategia per i trasporti come non hanno un progetto di crescita e sviluppo rivolto all’intera Sardegna».

Traghetto Carloforte 3 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il Consiglio regionale ha proseguito questa sera l’esame del disegno di legge n. 176/A – Giunta regionale – “Riordino del sistema delle Autonomie locali della Sardegna” con le dichiarazioni di voto sull’emendamento n. 72 soppressivo dell’art. 1 –“Oggetto e finalità”

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), favorevole, ha messo in luce che la legge «è uno scherzo di pessimo gusto con cui si vuole rovinare le feste natalizie ai sardi; di fatto istituisce una nuova provincia regionale con i territori che non fanno parte della città metropolitana di Cagliari, in poche parole altra spesa pubblica improduttiva senza alcun miglioramento dei servizi pubblici per i cittadini».

Il consigliere Mario Floris (Misto), favorevole, ha detto che si sarebbe aspettato «un chiarimento su un provvedimento opaco con la Giunta che è entrata a gamba tesa sul Consiglio regionale, cambiando radicalmente il calendario dei lavori; è evidente che c’è un problema politico di fondo perché la Regione si sta spogliando delle funzioni e della sua sovranità con una norma di transizione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), favorevole, ha definito «apprezzabile la buona fede dell’assessore però la verità è un’altra, c’è una guerra fra territori ed il ritorno del campanilismo, per responsabilità della maggioranza che ha tenuto per troppo tempo la legge nel cassetto». La riforma, ha pronosticato, «farà la fine del pendolino, oltre ad essere l’ennesima occasione mancata per esercitare concretamente la propria autonomia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «leggendo il testo si scopre che prima si citano riferimenti normativi che consentono l’esercizio della competenza esclusiva in materia di Ent locali ma poi ci si spoglia completamente della competenza, perché si tratta semplicemente di applicare la legge Delrio senza aggiungere nient’altro».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), contrario, ha affermato che l’emendamento «testimonia la volontà soppressiva totalizzante del centro destra, mentre Sel si espresse da subito contro il referendum per l’abolizione della Province e l’analisi di quel voto, fra l’altro, dimostra che Cagliari e Sassari cancellarono gli altri territori». Sono pronto a sostenere proposte anche dell’opposizione, ha annunciato, «purchè siano finalizzate a valorizzare i territori ma respingiamo le posizioni strumentali».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, favorevole, ha sostenuto che l’idea dell’opposizione «è quella di valorizzare l’esperienza positiva delle comunità territoriali, senza ricorrere ad artifici terminologici vuoti di significato reale; questi surrogati, semmai, dimostrano la volontà di penalizzare i piccoli Comuni con in più un preoccupante pressapochismo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha ricordato che «anche la maggioranza ha manifestato la necessità di riformare profondamente l’art.1, in pratica ora si sta difendendo un articolo che poi si vuole cambiare, ci vogliono realismo e concretezza».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc), favorevole, ha detto decisamente «no alle guerre di campanile, ma qui si sta facendo il gioco delle tre carte alimentando le divisioni fra territori a danno delle aree più svantaggiate della Sardegna, mentre molti piccoli comuni rischiano di scomparire ed è questo il fenomeno che bisogna combattere ma non certo accentrando tutte le funzioni a Cagliari». Pinna si è espresso inoltre favorevolmente alla proposta della Regione come unica area metropolitana, seguendo le esperienze positive del Friuli e del Piemonte.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), favorevole, ha parlato di una è una riforma trallalero; è gravissimo che i Sindaci, ancora oggi, non conoscano il testo se non molto parzialmente, si sta seguendo un percorso inaccettabile mentre sarebbe necessario il massimo della condivisione in tutti i territori della Sardegna».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «la legge non riordina e non organizza le autonomie della Sardegna, divide le comunità, alimenta le peggiori disuguaglianze e condanna la Regione al sottosviluppo».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc), favorevole, ha messo in evidenza che «fra gli obiettivi mancati della legge c’è senz’altro quello della semplificazione e fra quelli raggiunti, purtroppo, quello della discriminazione nei confronti delle aree più deboli della Sardegna». Si sta condannando una zona come la Marmilla a non poter sopravvivere, ha protestato, «eppure in quell’area ci sono alcuni fra i Comuni più poveri dell’Isola».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, favorevole, ha criticato duramente il testo, a suo giudizio «non all’altezza di una legge fondamentale per la Sardegna, anzi si continua a procedere informalmente a riscritture parziali di questo o quell’articolo o comma attraverso mini o maxi emendamenti, mentre invece dovremo tutti essere preoccupati dei tanti cittadini che soffrono».

Ha quindi preso la parola il capogruppo Pietro Pittalis che ha definito l’art.1 della legge “un’insieme di ovvietà” e criticato aspramente i contenuti: «E’ una norma all’insegna della confusione. L’articolo 1 non fa riferimento alle città medie, alla rete metropolitana e a tutti quei correttivi di cui il testo ancora non parla. Per questo vi abbiamo chiesto di fermarvi – ha detto Pittalis – non è possibile andare avanti e scrivere l’articolo 1 senza aver chiaro come sarà la nuova articolazione territoriale». Il capogruppo di Fi ha quindi chiesto il ritiro dell’emendamento sostitutivo totale n.1947 (“è peggiore del testo, riflettiamo insieme su proposte che restituiscano dignità ai comuni”).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.72 che è stato respinto con 25 voti contrari e 22 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 2343 (Pittalis e più) all’emendamento n 1947, presentato dal presidente della Prima Commissione Francesco Agus e dal consigliere del Pd Roberto Deriu. L’emendamento dell’opposizione prevede la soppressione totale dell’emendamento n.1947 con il quale si riscrive l’intero art.1.

Dopo alcune precisazioni di carattere procedurale, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere dell’Uds Mario Floris che ha annunciato il suo voto contrario «L’emendamento fa riferimento agli obiettivi della riforma che sono stati ancorati all’art 44 dello Statuto – ha detto Floris – si tratta di un articolo che potrebbe subire modifiche dalla riforma costituzionale e se questa andrà in porto saremmo costretti a dover correggere la legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha lamentato il mancato accoglimento di alcuni emendamenti presentati dal suo gruppo per un presunto ritardo nella consegna della documentazione agli uffici: «Lei non sta attuando il regolamento consiliare – ha detto rivolgendosi al presidente Ganau – aveva la possibilità di riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti. Non si era mai visto un atto stizzoso e settario che escludeva dagli emendamenti un gruppo politico».

Per il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) «l’emendamento che si tenta di emendare è al pari dell’art. 1 il paradigma di ciò che non si deve fare: ripropone in modo spaiato le fonti e cerca di utilizzare la tagliola per impedire l’ingresso degli emendamenti della minoranza».

Forti critiche sono state rivolte alla maggioranza dal consigliere Stefano Tunis (Forza Italia). «Ho sentito dire che questa è una norma che tutela le autonomie locali e i territori. Come la “Delrio” commette invece un omicidio nei confronti dei comuni che garantiscono il presidio del territorio – ha detto Tunis – domani l’Istat pubblicherà i nuovi dati sull’occupazione dell’Isola. Sono dati che descrivono una situazione che definire allarmante è riduttivo. La Sardegna è incapace di intercettare fattori di crescita mentre voi state per approvare una legge che eliminerà l’ultimo presidio di democrazia su cui poggiano le speranze di migliaia di sardi che non stanno dentro la Città metropolitana».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) la norma in discussione conferma un impianto giuridico che trascura le comunità locali.  «E’ una legge a rischio di impugnativa – ha sottolineato Locci – lo vedrete quando sarà chiaro a tutti che questo che passa per un riordino rispettoso di riforme economiche e sociali si tradurrà in maggiori spese  e obbligherà il Ministero a impugnare il provvedimento».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole. «L’emendamento 1947 deve essere cassato. Il confronto con il testo uscito dalla Commissione ci fa subito capire di che cosa si sta parlando – ha detto Truzzu – il principio di leale collaborazione presuppone un rapporto paritario, cooperativistico. Se si introduce il concetto della grande riforma economica e sociale sappiamo che si nasconde la volontà del governo di portare avanti una riforma senza confrontarsi con le autonomie locali. Si dice ai comuni: questa riforma la faremo anche contro la vostra volontà».

Concetto condiviso da Alessandra Zedda (Forza Italia): «Pur di rispettare le norme nazionali dimenticate di avere a disposizione lo strumento dello Statuto sardo che disciplina il sistema degli enti locali all’art.3»

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’emendamento n. 1947 “una furbata”. «Il suo vero obiettivo non è riscrivere l’articolo1 ma far decadere tutti i soppressivi parziali presentati dall’opposizione. Bisogna essere onesti e dire le cose come stanno».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto preoccupato, da sindaco, per la legge in discussione: «E’ una riforma che va di pari passo con quella nazionale – ha affermato Fasolino – l’intento sembra quello di voler cancellare i piccoli comuni».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) nell’emendamento 1947 ci sono alcune enunciazioni di principio ma viene ancora trascurata la competenza primaria delle regioni in materia di Enti Locali. «Si fa riferimento alla “Delrio che in realtà è una forzatura – ha detto Cossa -su quella legge il Governo ha posto la fiducia. Quella che doveva essere una importante riforma è diventata, invece, un freno per le riforme».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco,  si è rivolto ai colleghi sindaci, seduti tra i banchi della maggioranza, per domandare come mai non partecipano al dibattito e non intervengano per “denunciare i rischi cui vanno incontro i piccoli centri dell’isola qualora il Dl 176 sia approvato così come formulato dal centrosinistra”.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto- Fdi) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 e si è detto contrario al “metodo tagliola” che rischia di cancellare il lavoro e le proposte della minoranza consiliare.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta (Psd’Az), ha definito per niente “originale” l’emendamento Deriu e Agus che punta a riscrivere l’articolo 1 del Dl 176 e si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 che punta alla soppressione dell’articolo 1.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato con tono polemico il mancato accoglimento, in sede di presentazione, degli emendamenti predisposti dal gruppo dei Riformatori  ed ha invitato il presidente del Consiglio a dimostrarsi equanime e al di sopra delle parti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha definito il Dl 176 “una riforma che guarda al passato”.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds), si è rivolto ai sindaci della Sardegna ed ha denunciato lo svuotamento di competenze e funzioni per i Comuni: «Non ci sono più i poteri delle autonomie locali, cari sindaci, vi hanno esautorato, vi hanno cancellato».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’emendamento 1947 (Deriu-Agus) “peggiore del testo esitato dalla commissione” ed ha invitato la maggioranza a ritirarlo: «Torneremo su ogni comma per spiegarvi le ragioni di una inspiegabile forzatura che volete fare a dispetto delle regole».

Il presidente del Consiglio non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 2343 che non è stato approvato con 28 voti contrari e 23 a favore.

Si è quindi proceduto con le dichiarazioni di voto per l’emendamento 2298 (Christian Solinas, Psd’Az) e il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci nel dichiararsi a favore della proposta di modifica ha invitato il Consiglio a “riprendere i concetti che riguardano la perdita di funzioni da parte dei Comuni, svuotati ormai di competenze”.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha rivolto apprezzamenti per la proposta di modifica avanzata dal consigliere Christian Solinas: «Una pregevolissima stesura di questo nuovo articolo 1, migliore di quello proposto dalla maggioranza nel suo emendamento sostitutivo e che richiama i compiti che un Comune deve svolgere e che a causa della riforma del centro sinistra non potrà più svolgere».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore: «L’emendamento ha il pregio di sintetizzare articolo 1 e di racchiudere in un unico comma il biglietto da visita di questa legge».

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha stigmatizzato i mancati interventi dei colleghi sindaci del centrosinistra presenti in Aula “nonostante i pericoli che si evidenziano per l’incedere di una riforma che peggiora la condizione dei  Comuni”. «Si rischia di fare un disastro – ha concluso Fasolino – e con questa legge si moltiplicano gli Enti Locali mentre le risorse da ripartire sono sempre le stesse».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto a favore per l’emendamento Solinas (Psd’Az): «Con parole chiare e un’idea chiara la proposta di modifica indica quale debba essere il processo di riordino individuando le dimensioni ottimali per esercitare le funzioni amministrativa che sono la vera preoccupazione per tutti i sindaci».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha definito “ricco di scopiazzature dal testo della legge Delrio” il testo proposto dalla maggioranza: «Censuriamo l’articolo 1 perché è l’espressione chiara di un vuoto pneumatico».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha invitato la maggioranza a tenere nella dovuta considerazione la proposta avanzata da un esponente sardista: «Gruppo che ha una chiara identità, rispettosa del nostro statuto e dei contenuti e delle finalità da scrivere nell’articolo 1 del Dl 176».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha sottolineato che «superare le logiche di parte significa compiere gesti concreti e confrontarsi su proposte davvero migliorative, perché in questi casi si capisce se la maggioranza vuole fare sul serio; abbiamo purtroppo l’impressione che la maggioranza voglia procedere sulla strada muscolare».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha detto di apprezzare lo sforzo precisando però di preferire che la legge contenga anche «significati alti, a prescindere dalle tecnicalità». Tornando sulle vicende del referendum Pizzuto ha ricordato che «proponeva dieci quesiti ma tralasciava molte altre questioni, dalle province storiche a molti consigli di amministrazione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «si possono dire cose importanti anche con grande semplicità, molto probabilmente poi i contenuti sono gli stessi che stanno a cuore alla maggioranza e per questo dovrebbe sostenerlo».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha dichiarato che «l’emendamento è scritto bene e specifica che la definizione degli ambiti ottimali ha lo scopo di rendere più semplice la vita dei cittadini, un passaggio di non poco conto, così come quello riguardante la libera scelta di aderire alle unioni dei Comuni sulla base di scelte dettate dall’interesse generale delle comunità».

Il consigliere Mario Floris (Misto), rivolto alla maggioranza, ha detto di aspettare ancora «una risposta dal relatore e dal presidente delle commissione, perché la minoranza ha formulato chiaramente le sue proposte e ha sottoposto al Consiglio un quesito fondamentale sul ruolo e le funzioni dei Comuni».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori) ha auspicato che il Consiglio colga l’aspetto importante di questa legge, «che non può essere fatta passare a colpi di maggioranza da una maggioranza interna alla stessa coalizione; i Sindaci sono stufi di essere delegittimati e depotenziati e sono in grado di prevedere i disastri che accadranno dopo l’applicazione di questa legge, è sbagliato portare il cervello all’ammasso e perdere l’occasione di fare qualcosa di buono per la Sardegna».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha paragonato la legge ad «un impasto andato a male per le troppe manipolazioni, il contrario di quello che servirebbe alla Sardegna; l’emendamento invece è non solo un esempio di buona tecnica ma una scelta di campo precisa per ricucire il rapporto fra istituzioni e cittadini, che chiedono servizi migliori in tempi rapidi».

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha osservato che «si sta affermando l’idea sbagliata che essere consigliere regionali significhi anche essere bravi a scrivere le leggi; il testo della maggioranza è da un lato ricco di ovvietà e dall’altro carico di problemi che si presenteranno puntuali in tutta la loro gravità dopo l’applicazione della legge, mentre la nostra proposta apre la strada ad una diversa impostazione della legge laddove si parla della Sardegna come sistema “policentrico”, è la cornice giusta».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 23 voti favorevoli e 28 contrari.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento n.2348-soppressivo parziale- elimina il primo comma dell’art.1 che contiene un richiamo alle fonti del diritto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato che «la proposta tende a dare senso compiuto alla norma con una forte attenzione anche ai suoi effetti pratici, mentre la maggioranza si limita a riprendere una norma nazionale che non è adatta alla realtà della Sardegna e non possiamo bere tutta d’un fiato moltiplicando all’eccesso un tessuto istituzionale a risorse invariate con la marginalizzazione dei Comuni».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia, ha ribadito il significato dell’approccio propositivo dell’opposizione anche perché «nessuno ha sposato tesi campanilistiche, ragione di più per considerare che i problemi in esame appartengono a tutti i territori e quindi occorre fermarsi un attimo e migliorare il testo per dare certezze a Comuni e cittadini».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha fatto risaltare la contraddizione «fra il richiamo a principi costituzionali importanti a la previsione di norme che contrastano con altri principi costituzionali per esempio dove non si individuano limiti al numero degli assessori nelle unioni dei comuni». Non è l’unico caso, ha concluso, «di una legge che avrà effetti esplosivi sulla finanza regionale e sul fondo unico degli Enti locali».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è rammaricata del fatto che la maggioranza abbia respinto la mano tesa dell’opposizione con la proposta contenuta nel precedente emendamento; «era una proposta ragionevole che meritava attenzione, invece la maggioranza ha preferito andare per la sua strada continuando a stravolgere più o meno sottotraccia la legge».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto il contenuto positivo dell’emendamento che «elimina l’estrema confusione delle fonti che emerge dal testo della maggioranza, sulla permanenza delle Province storiche, i confini dell’area metropolitana di Cagliari e perfino la creazione di una nuova Provincia, siamo al trionfo della confusione».

Il consigliere Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento: « Così come impostato, l’articolo 1 non può funzionare, si cita lo Statuto ma poi nell’applicazione concreta non si riconosce la nostra specificità e le nostre competenze primarie in materia di Enti locali».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso netta contrarietà all’emendamento e invitato i presentatori a ritirarlo: «Chiedere di eliminare dal primo comma i riferimenti alla Costituzione e allo Statuto è sbagliato. Il riferimento all’articolo 5 della Costituzione deve essere un faro per tutti».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha invece criticato l’assenza nella riscrittura dell’articolo 1 di un riferimento all’art. 10 dello Statuto (autonomia impositiva della Regione).

Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc, ha definito “curioso” il fatto che nell’art.1 si parli di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali  e poi invece si costringono i comuni a litigare. «I principi vanno tradotti in fatti – ha detto Rubiu – non si può parlare di coesione e di sussidiarietà se poi si isolano e mortificano i comuni riducendoli ad erogatori di servizi o semplici esattori».

A favore dell’emendamento sono poi intervenuti Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha invitato l’Aula a cercare soluzioni condivise e Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori) che ha stigmatizzato l’inadeguatezza dei riferimenti normativi contenuti nell’art.1 (“O si cita a dovere la Costituzione altrimenti è meglio non citarla”)

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla legge e sull’art. 1 (“Meglio il testo originario della Giunta rispetto a questo pasticcio”) e ribadito l’intenzione della minoranza di portare avanti un’opposizione decisa alla proposta di riordino degli enti locali. «Forse non riusciremo a convincervi ma almeno la nostra azione rimarrà agli atti. Volete insistere su questa prova muscolare, noi siamo pronti alla sfida».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 2348 che è stato respinto dall’Aula con 28 contrari e 20 a favore.

Il Consiglio è quindi passato alla votazione dell’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 2 dell’emendamento n. 1947 (Agus-Deriu) con il quale si riscrive l’articolo 1 della legge.

Voto favorevole all’emendamento è stato annunciato dai consiglieri di Forza Italia Oscar Cherchi  e Ignazio Locci. Quest’ultimo ha evidenziato il rischio che la legge crei un “meccanismo diabolico” con conseguente aumento della conflittualità tra le comunità locali.

Paolo Truzzu (FdI) ha ribadito la sua contrarietà al richiamo in legge delle grandi riforme economiche e sociali varate a livello nazionale e invitato i relatori a proporre una modifica al testo: «Meglio parlare di leale collaborazione con lo Stato – ha detto Truzzu – in base al principio delle grandi riforme si sono tagliati i servizi nelle periferie, si è limitata la partecipazione democratica e, alla fine, si sono fatte scelte contrarie alle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2344 che punta alla soppressione del comma 2 dell’emendamento 1947 che sostituisce l’articolo 1 del Dl 176. A giudizio del consigliere della minoranza il richiamo all’articolo 118 della Costituzione significa che la maggioranza non giudica i Comuni adeguati a svolgere determinati servizi. Lampis ha quindi dichiarato contrarietà all’obbligo a costituire “unione di Comuni” per almeno 4 Comuni.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha parlato di “comma provocatorio che sancisce il fatto che la nostra Regione ha ceduto una parte storicamente essenziale della propria autonomia allo Stato”. Il consigliere della minoranza ha definito “genuflesso e prono nei confronti del governo nazionale” l’atteggiamento politico della Giunta regionale. «Siamo i custodi di un’Autonomia scritta da tanti padri fondatori – ha concluso Tunis – e questa custodia la dobbiamo esercitare con tutte le prerogative che ci sono attribuite».

Il consigliere dei Forza Italia, Marco Tedde, ha evidenziato che a conclusione di una giornata di lavori, l’Aula discute il secondo comma del primo articolo del disegno di legge di riordino degli Enti Locali. «Censuriamo questo abbozzo di norma – ha dichiarato il consigliere della minoranza – che ha una sfrontatezza pari alla “vis comica”». «Non si può tollerare – a concluso Tedde – che siano inseriti nel testo principi che poi sono contraddetti nei successivi articoli del Dl 176».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis ed ha evidenziato che nel disegno di legge non sono state affrontate in termini definitivi “la questione delle risorse che è invece un tema centrale”. A giudizio di Cossa la riforma non sarà a costo zero e dà un mandato ampissimo alla giunta senza risolvere a priori il problema delle risorse da destinare ai Comuni che “spesso sono assegnati in maniera incerta e talvolta clientelare”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha riferito dell’invito che gli è stato rivolto dal sindaco di Monti (Gallura) per proseguire nell’opposizione alla proposta della maggioranza e per far comprendere nel corso del dibattito in Aula le difficoltà che deriverebbero ai sindaci con la perdita della loro autonomia decisionale, qualora la legge fosse approvata così come si va delineando.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento 2344 ed ha segnalato all’assessore degli Enti Locali un errore materiale nel comma 2 del testo di legge, invitandolo a procedere con i dovuti approfondimenti.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha denunciato che il vero obiettivo del centrosinistra è “il controllo degli Enti Locali della Sardegna, accentrando i poteri alla Regione, mortificando i Comuni, portandoli alla fusione».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis e più ed ha lamentato il mancato riferimento nell’emendamento Deriu a quanto disposto dal comma 2 dell’articolo 118 della Costituzione: «Avrebbe rafforzato le competenze e le prerogative della nostra Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dato lettura della nota dell’assessore dei Lavori Pubblici nella quale si dichiara che sono necessarie correzioni agli emendamenti presentati dalla stessa giunta regionale al Dl 176.  «Se non volete ascoltare noi – ha proseguito l’esponente della minoranza – date ascolto all’assessore e presidente di un partito della coalizione, Paolo Maninchedda». «Assessore – ha concluso Pittalis rivolgendosi a Paci – c’è un suo collega di giunta che dichiara che quello che state proponendo è da cambiare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori), ha reso note le dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci alle agenzie di stampa, secondo le quali Pier Sandro Scano si sarebbe assunto la paternità del testo di legge in discussione in Aula. «Credo però – ha aggiunto Dedoni – che questa proposta non contenga niente di ciò che dichiarano i Comuni e che invece abbia ragione l’assessore Maninchedda a lamentarsi».

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore e si è soffermata sulle dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci ed ha invitato la Giunta e la maggioranza a fermarsi e ad “azzerare tutto”.

Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha quindi messo in votazione l’emendamento all’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 3 dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 1, n. 1947 (Deriu-Agus) che non è stato approvato con 29 contrari, 20 favorevoli e 1 astenuto. (A.M.)

Successivamente il Consiglio ha affrontato la discussione dell’emendamento n. 2351 (Pittalis e più) – soppressivo del comma 3 dell’art.1 (Esercizio delle funzioni amministrative dei Comuni secondo il principio di sussidiarietà).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «fuori dal palazzo emergono posizioni contrarie alla legge, forse si vuole intimidire il Consiglio regionale o inviare qualche messaggio trasversale al centro sinistra mentre qualcuno arriva perfino a dire di aver scritto la riforma; è il caso che qualche personaggio o presunto tale si dia una regolata, anche perché è singolare che si rivendichi la scrittura di una norma che mortifica gli Enti locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha osservato che «certe posizioni a mezzo stampa lasciano perplessi, da quella su un presunto ostruzionismo dell’opposizione a dichiarazioni di merito del presidente dell’Anci che rivendica la paternità della legge». A questo punto, ha detto, «la maggioranza e lo stesso assessore non ci stanno a fare niente; ma, al di là della polemica, è importante che si parli dello smantellamento del centralismo regionale ma proprio su questo non c’è proprio niente di concreto».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «la maggioranza dimostra di non voler ascoltare riproponendo, come si fa al comma 3, contenuti scontati che non hanno alcun aggancio con la realtà».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha osservato che «la legge è anche un concentrato di errori tecnici ma, nello stesso tempo, stanno letteralmente scoppiando gravissime contraddizioni politiche, con l’Anci che dice di aver scritto la norma ma di essere insoddisfatta di alcune parti e settori della maggioranza che chiedono profonde correzioni del testo perché sarebbe mortificante i piccoli Comuni; un corto circuito che sta facendo saltare ogni equilibrio».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha definito la situazione molto grave aggiungendo però che, proprio per questo, «bisogna dire la verità e smentire la propaganda del presidente Pigliaru che, travolto dai suoi stessi annunci, ha dedicato solo una riga ai piccoli Comuni; è una retromarcia clamorosa della vecchia sinistra Dc e della stessa sinistra politica».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver ricordato che «la maggioranza ha cambiato radicalmente il testo con i suoi emendamenti» ha criticato le contraddizioni della maggioranza «che prima ha detto in commissione che avrebbe affrontato il dibattito in modo approfondito all’interno dell’Aula e poi ha smentito se stessa; chi ha vera passione politica deve saper ascoltare ma la maggioranza ha ignorato questo dato di fondo che si tratti dell’opposizione o degli stessi Sindaci».  Non possiamo continuare, ha concluso, «una discussione a senso unico».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), favorevole, ha messo in luce che «il testo dice in parte cose ovvie ma in un’altra parte dice che la Regione esercita la sue funzioni attraverso gli Enti locali; nella realtà, però, la Regione non decentra alcuna funzione, questa era l’occasione per farlo ed è l’ennesima occasione mancata».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha espresso preoccupazione perché la legge esce da questa fase del dibattito, interna ed esterna al Consiglio, con le ossa rotte». L’Anci afferma di aver scritto materialmente il testo, ha concluso, «ma questa è una sconfessione plateale dell’intera Giunta, dell’intero Consiglio chiamato ad occuparsi di una legge già scritta e dell’assessore che ci ha messo la faccia».

Il consigliere Marco Tunis (Forza Italia), favorevole, ha definito «falso» il comma 3 perché di fatto «le funzioni associate dei Comuni sono imposte e non frutto di una libera scelta e ciò vale soprattutto per i piccoli Comuni; rispetto alla legge 142 del 1990 c’è un arretramento enorme perché, da almeno 10 anni, i Comuni non sono più semplici erogatori di servizi ma svolgono un compito di supplenza dopo il ritiro dello Stato dal territorio».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dichiarato che «quanto sta avvenendo intorno a questa legge ci porta inevitabilmente fuori da quest’Aula dove si esercita una fortissima influenza sulle decisioni del Consiglio; è un problema molto serio che riguarda tutta politica ed è inaccettabile, perché vanno bene confronto e dialogo con tutti ma, finita questa fase, il Consiglio deve riappropriarsi delle sue competenze ed è quanto sta avvenendo solo con gli emendamenti dell’opposizione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) si è detto convinto che la legge di riforma degli Enti Locali sia stata scritta fuori dal Palazzo. «Lo si sapeva, i sindaci si sono riuniti con l’intento di prendere un ruolo legislativo riscrivendo una legge inadeguata – ha detto Crisponi – il problema però è il testo che non ci soddisfa. La più grande preoccupazione riguarda le piccole comunità destinate allo spopolamento (167 comuni rischiano di sparire). A loro è dovuto il massimo rispetto».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) il comma 3 dell’art 1non è veritiero: «Si parla di incentivazione delle Unioni dei Comuni ma in realtà vengono incentivate altre cose:  rete metropolitana, aree urbane, città metropolitane, zone omogenee etc. Questo crea confusione e coprirà di ridicolo tutto il Consiglio regionale».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha contestato le dichiarazioni del presidente dell’Anci Piersandro Scano riportate dalle agenzie di stampa: «Il rappresentante dell’Anci fa dichiarazioni trionfalistiche, dall’altra parte ci sono invece i sindaci che sostengono tutt’altra cosa – ha sottolineato Fasolino – c’è qualcosa che non funziona: siamo di fronte a una scena simile a quella di Totò che vende ai turisti la Fontana di Trevi. In questo caso qualcuno si è venduto i sindaci per essere protagonista della vicenda».

Il presidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 2351 che è stato respinto con 29 voti contrari e 3 a favore.

Sull’ordine dei lavori è quindi intervenuto il capogruppo di forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto indicazioni sull’orario di chiusura dei lavori. 

Il presidente Ganau. tornato a presiedere l’Assemblea, ha sospeso la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 9,00. Domani il Consiglio lavorerà dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 24.00. 

 

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame degli articoli e degli emendamenti del D.L. 176/A sul riordino degli Enti locali.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «la prova muscolare su problemi così importanti è una grave responsabilità della maggioranza; nessuna censura sull’operato del presidente ma deve essere chiaro che ci sono troppo deroghe simili a stampelle per la maggioranza, bisogna invece riportare tutto nell’ambito della normalità senza costringere l’opposizione a rendere inagibile l’Aula del Consiglio».

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che il Consiglio «non è stato messo in grado di poter lavorare perché gli emendamenti agli emendamenti sono arrivati adesso ed intervengono in profondità su un testo cambiato più volte». E’diritto dei consiglieri, ha aggiunto, «conoscere l’oggetto del dibattito, soprattutto su un provvedimento così importante».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce le condizioni di quanti non fanno parte della commissione autonomia che hanno ancor meno elementi di conoscenza della legge. Stanno saltando, ha dichiarato, «i rapporti fra Giunta e Consiglio e fra maggioranza ed opposizione, sarebbe quindi il caso di utilizzare bene il regolamento e riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, a suo avviso, «la maggioranza sbaglia ad andare avanti a testa bassa su una legge che non si può definire ordinaria perché segna il percorso della comunità sarda per i prossimi trent’anni, anche per questo è inaccettabile che solo adesso abbiamo potuto leggere gli emendamenti collegati ad una serie di articoli della legge».

Il presidente ha ribadito che il Consiglio, su quel punto, ha già deciso. 

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 1 (“Oggetto e finalità”) ed ha elencato gli emendamenti presentati all’articolo 1 e agli emendamenti agli emendamenti, ed ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il necessario parere. Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha proceduto con l’elencazione del parere contrario, di quello favorevole e dell’invito al ritiro con la trasformazione in ordine del giorno.

L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha dichiarato il “parere della Giunta conforme a quello della commissione”.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha quindi domandato polemicamente al presidente del Consiglio quando si sarebbe riunita la Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti, così come formulati dal relatore Deriu ed ha affermato che nel corso della riunione della Prima commissione non si è mai formulato, come invece è stato fatto dal relatore in Aula, l’invito alla trasformazione degli emendamenti in ordini del giorno.

Il presidente del Consiglio ha confermato che non si è tenuta alcuna riunione della Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti  e che i lavori procedono secondo norma e prassi.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds) ha rimarcato che il testo presentato in Aula è diverso da quello che è stato approvato nella Prima commissione: «Così non si può procedere e stiamo per arrivare alle denunce penali». Il presidente del Consiglio ha dunque invitato i consiglieri a proporre eventuali modifiche al regolamento alla preposta Giunta se si vogliono modificare le regole della discussione dei disegni di legge in Aula e in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per domandare chiarimenti sull’eventuale incontro tra i capigruppo e gli operai dell’Alcoa ed il presidente Ganau ha affermato che l’incontro potrebbe svolgersi tra le 14 e le 16, salvo disponibilità della Giunta.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis è invece intervenuto per invitare il relatore d’Aula, Roberto Deriu, «a non confondere il parere della commissione con quello personale del relatore».

Il consigliere, Mario Flrois (Misto-Uds), ha aperto gli interventi nel merito ed ha citato in premessa le parole del presidente della Regione pronunciate nel suo discorso di insediamento con riferimento alla necessità di far cessare contrapposizioni e contrasti tra maggioranza e minoranze e tra le forze politiche nel Consiglio regionale. A giudizio del già presidente della Regione “le demagogiche contrapposizioni” si stanno però accentuando proprio sul tema delle riforme ma anche su quelli che attengono sanità e trasporti. «La proposta che si discute sugli Enti locali – ha dichiarato Floris – è tutto fuorché un’ipotesi di riforma e si procede con una mortificazione dell’Assemblea regionale facendo emergere un metodo discutibile che evidenzia una certa superficialità istituzionale».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, ha rivolto pesanti critiche all’assessore degli Enti locali anche in riferimento alle dichiarazioni rese alla stampa nel corso degli ultimi mesi, segnati dalle polemiche proprio sul tema del riordino degli Enti locali. L’esponente della minoranza ha quindi definito “fallimentare” l’esperienza del governo regionale e si è detto rammaricato per l’assenza del presidente Pigliaru («l’unico eletto in una giunta di nominati»). «Ciò che manca – ha insistito Orrù – è la politica e le dinamiche e lo scontro che hanno caratterizzato il percorso del Dl 176 lo dimostra». Orrù ha quindi affermato che l’assessore Erriu ha «una visione cagliaricentrica e discriminatoria verso gli altri territori dell’Isola» ed ha ribadito la necessità di riconoscere a Sassari e al Nord Ovest lo status di città metropolitana che il centrosinistra vuole riconoscere solo per la città di Cagliari.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente del Consiglio a far cessare «il capannello sul banco del relatore Deriu» ed ha preannunciato “tempi lunghi” per l’esame del Dl 176 («abbiamo fatto bene a non partecipare ai lavori della Prima commissione perché sapevamo che il testo sarebbe stato modificato in aula dagli stessi proponenti»). L’esponente della minoranza ha quindi affermato che la riforma in discussione «si calerà come una mannaia sugli Enti Locali della Sardegna perché è rivolta ad un sistema profondamente diverso da quello sardo». Tunis ha quindi criticato l’atteggiamento “supino” della Giunta verso il Governo di Roma: «Di fatto si rinuncia ad esercitare le prerogative autonomistiche su un tema centrale come è quello degli Enti Locali». 

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), rivolgendosi ai colleghi dell’opposizione, ha ricordato le responsabilità passate sul fronte degli enti locali: «Non dimentichiamoci che nella precedente legislatura c’è stato un referendum-truffa che ha annullato enti democraticamente eletti e messo a rischio migliaia di posti di lavoro senza indicare soluzioni».

Riguardo alla legge in discussione, Pizzuto ha detto di non condividere l’impostazione nazionale. «Si prosegue nell’idea di annientare le forme di democrazia diretta e mettere in difficoltà gli enti intermedi che sono invece strumenti di sviluppo per le comunità locali – ha rimarcato il consigliere di Sel – spero che avremmo la capacità di costruire il riscatto non solo della Città metropolitana di Cagliari ma anche delle periferie. Mi auguro che la notizia di un declassamento di Carbonia e Iglesias non sia vera».

L’esponente della maggioranza ha infine auspicato una semplificazione amministrativa: «Il comma 5 dell’art. 1 è significativo – ha affermato Pizzuto – non ci nascondiamo che uno dei problemi maggiori quando si deve fare un’opera pubblica è l’enormità dei pareri e dei permessi da richiedere. Siccome si parla di aree vaste e intermedie è necessario che dentro la riforma ci siano gli strumenti per ottenere una vera semplificazione evitando il rischio di un’ulteriore frammentazione. Ho fiducia nella maggioranza perché si possa lavorare per la migliore riforma possibile».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso un giudizio negativo sul contenuto della riforma e dell’art.1. «La norma crea i presupposti per aumentare la conflittualità tra i territori escludendo i piccoli comuni, le zone montane e le periferie della Sardegna a grave rischio di spopolamento – ha detto Locci – un recente studio del prof. Bottazzi dice che nei prossimi vent’anni 160 comuni della Sardegna rischiano di sparire. Dentro la riforma non c’è nulla per salvaguardare questi centri che rappresentano l’ossatura dell’Isola».

Secondo l’esponente della minoranza, il disegno di legge in discussione accetta la logica della riforma nazionale Delrio. «Non si tutelano le mostre comunità e le nostre tradizioni. Si svuotano i comuni di competenze lasciando loro solo l’organizzazione dello Stato civile e dell’anagrafe – ha affermato Locci – abbiamo la necessità di scrivere adesso che cosa vogliamo fare. Bisogna affermare che vogliamo salvare le nostre tradizioni e le nostre comunità senza lasciarle in balia di una logica tecnocratica. Così facendo si condannano i piccoli paesi all’oblio».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha ammonito il Consiglio sui rischi di un confronto aspro su un tema delicato come  quello del riassetto degli Enti locali: «E’ un dibattito che va avanti da troppo tempo – ha detto Moriconi – dopo le riforme degli anni 60, 80 e dei primi anni 2000 si è arrivati all’abolizione delle Province senza mettere in piedi uno strumento alternativo. Ora si respira un clima popolare di sfiducia, non ci accorgiamo di questo. Ho la vaga sensazione che nelle sacche del malcontento popolare ci sia rimasto poco da grattare. Fuori dal Palazzo non si distinguerà più tra maggioranza e opposizione».

Moriconi ha quindi auspicato una discussione più serena: «La drammatica situazione finanziaria non dipende da questa legislatura – ha rimarcato Moriconi – è giusto confrontarsi ma senza giocare allo scaricabarile. A chi giova far saltare il banco? Anche nel 2001 in occasione della legge regionale n.9 le tensioni locali e territoriali erano al limite della sopportazione. Allora le forze politiche riuscirono a compiere uno sforzo di dialogo e a costruire una coscienza unitaria all’interno dell’Aula. Allora governava il centrodestra, anche quel progetto non piaceva a tutti ma nessuno si sognò di andare allo scontro. Si lavorò per unire le popolazioni e non per dividerle». Il consigliere del Partito Democratico ha concluso il suo intervento con un appello a tutte le forze politiche: «Questo Consiglio ha fatto tanti errori nei decenni, ai sardi appassiona poco scoprire a chi debbano essere attribuite le responsabilità,  proviamo insieme a lasciare un segno positivo».

Marco Tedde (Forza Italia) ha riconosciuto l’importanza del provvedimento in discussione: «Questa è la legge più significativa della legislatura, ha un peso che si avvicina al rango costituzionale – ha sottolineato Tedde – non ci saremmo aspettati che potesse avere questo iter legislativo. Le quattro stesure hanno creato sconcerto non solo tra noi ma anche tra gli amministratori locali. E’ stato un incedere bizzarro che ha mortificato il legislatore isolano ma, soprattutto, i territori e chi li rappresenta. Siamo stati depauperati della forza di fare una norma che andasse incontro alla necessità dei territori».

Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’indice contro la Giunta: «L’esecutivo non si è accontentato del gioco delle quattro carte – ha detto Tedde – è spuntata anche la quinta con la presentazione di emendamenti dell’ultimo minuto che non consentano all’opposizione di svolgere il proprio ruolo. La minoranza ha necessità di studiare e di confrontarsi con i territori: non ci è stato concesso. Parte tutto da un’impuntatura del presidente Pigliaru che ha rifiutato l’ipotesi di due città metropolitane, ha favorito il Sud e pensato a compensazioni per il Nord senza però metterle per iscritto».

Inaccettabile, infine, per Tedde, la minaccia di dimissioni del presidente della Giunta e dell’assessore Erriu: «Non è pensabile che ci sia questa spada di Damocle sul Consiglio – ha concluso il consigliere di Forza Italia – le dimissioni minacciate sono servite per mettere la maggioranza all’angolo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato in apertura il grande lavoro svolto da assessore, maggioranza e commissione, per poi rivolgere un appello all’opposizione «per ritrovare in Consiglio regionale il clima adatto ad un confronto sui problemi concreti perché la riforma riguarderà la politica nel suo complesso, una riforma necessaria purché non animata solo da numeri, calcoli, considerazioni ragionieristiche». «La politica – ha sostenuto – deve rivolgersi ad orizzonti più alti e più vicini alle comunità e sotto questo profilo, riflettendo sul passato, bisogna riconoscere che le quattro province regionali hanno lasciato un segno in aree marginali della Sardegna dando speranza di riscatto a molte popolazioni; di questo va tenuto conto in una visione complessiva perché il quadro è difficilissimo e forse sarebbe stato meglio riscrivere lo Statuto e, in quella sede, riformare la funzione degli enti intermedi».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ripercorrendo alcune linee dell’intervento di Sabatini, ha detto che «le critiche alla tecnocrazia sono sovrapponibili alla Giunta regionale, perché si sta procedendo per l’ennesima volta con una riforma a metà, dall’urbanistica a sanità ed ora agli Enti locali, tutte linee parallele che non si incontrano». Per questo, secondo il consigliere sardista, «serviva una riflessione in più fondata su una idea complessiva di Sardegna attorno alla quale costruire alcune grandi riforme strutturali, tenendo presente che gli interventi profondi sull’architettura istituzionale della Regione, come affermato anche da autorevoli intellettuali sardi, richiede un confronto alto non fondato esclusivamente sull’esigenza di contenere i costi». «A fronte di questi dati – ha concluso – il Consiglio sta facendo una specie di dibattito usa e getta, mentre la Corte dei conti dice che l’esperienza delle Unioni dei Comuni ha prodotto maggiori costi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto convinto che il Consiglio stia perdendo «l’occasione preziosa di rinnovare il suo tessuto istituzionale, economico e sociale, con la maggioranza che si muove in un percorso privo di respiro e senza coordinamento con la riforma del sistema Regione, la sua semplificazione, la sua capacità di aumentare la qualità dei servizi, di ridurre la burocrazia, di migliorare l’efficacia della spesa». «La logica – secondo Cossa – è quella di alcuni che pensano che i posti di lavoro possano venire dalle Province, che oltretutto senza la spallata referendaria sarebbero rimaste tali e quali; per la maggioranza parlano gli atti che compie, aumento della spesa pubblica con l’Irpef, sprechi nella sanità, moltiplicazione delle consulenze». La riforma, ha concluso l’esponente dei Riformatori, «poteva e doveva essere diversa dalla legge Delrio invece l’ha accettata supinamente e, in aggiunta, il testo della commissione è molto peggiore di quello dell’assessore Erriu, che era più semplice e chiaro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di «una legge nata fra scaramucce e parapiglia, facendo dimenticare la scelta sciagurata della maggioranza di aumentare l’Irpef mostrando ancora una volta il volto di una politica ostile alle famiglie ed alle imprese della Sardegna». La legge scontenta tutti, ad avviso di Crisponi, «perché divide i cittadini dal parlamento dei sardi e dagli amministratori locali, che l’hanno respinta al mittente mentre doveva essere una grande riforma capace di segnare la svolta per la Sardegna». «Una legge – ha aggiunto ancora Crisponi – che esclude molti ed esclude, fra l’altro, proprio i territori più poveri dell’Isola come l’ex Provincia di Nuoro, l’unica dove non passa il treno veloce, che era povera e diventerà sempre più povera».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza che «molti interventi hanno mostrato l’obiettivo comune di provare a sviluppare un ragionamento che riesca ad uscire dall’insoddisfazione per le scelte contenute nella legge, per responsabilità della Giunta che ha dato origine ad un caos da cui sarà difficile uscire, al di là di alcune tattiche consiliari con l’obiettivo di tagliare i tempi della discussione e l’esame degli emendamenti». «Queste tattiche però – ha avvertito Cherchi – non basteranno a ricucire il rapporto fra Giunta e maggioranza e soprattutto con  l’opinione pubblica e le amministrazioni locali; il problema è che non c’è una linea comune o meglio ci sono molte linee che configgono fra loro, mentre per noi la Sardegna è un territorio unito che dialoga con tutto il sistema istituzionale».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha definito «apprezzabile il richiamo di alcuni colleghi della maggioranza a superare le visioni di parte, in particolare quello di Sabatini che rovesciava il problema istituzionale proponendo di partire dallo Statuto». I suoi riferimenti all’invadenza della tecnica, ha affermato, «ricorda la deriva burocratica che oggi pesa sulla Sardegna ed è una questione di sostanza, perché questa è la prima (presunta) riforma dopo che in due anni non si è fatto nulla». Superare le divisioni, quindi, va sempre bene secondo Truzzu «ma forse arriva fuori tempo massimo, anche perché la legge dimostra una accettazione supina alla logica nazionale che sta devastando il mondo delle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis, anch’egli del Misto-Fdi, ha riassunto sinteticamente gli interventi precedenti parlando di «una sorta di codice rosso che ha colpito la maggioranza, che parla di riforma per cercare, a parole, soluzioni più efficaci ed efficienti, ma nella realtà fa il contrario». La legge, a parere di Lampis, «peggiora innanzitutto le condizioni dei cittadini che dovrebbero essere i primi destinatari della legge appiattendosi sulle indicazioni del governo centrale e rinunciando all’esercizio della sua competenza primaria; di qui la sconfitta della Giunta che non ha ascoltato i Sindaci, e dello stesso assessore Erriu che doveva essere solidale con gli Enti locali essendo stato presidente dell’Anci, oggi invece i Sindaci vengono delegittimati, i Consigli comunali sono l’ultima ruota del carro e nelle Unioni ci saranno maggioranze senza contrappesi».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha citato i principi del comma 2 dell’articolo 1 (sussidiarietà e adeguatezza) per affermare che gli stessi sono disattesi e mortificati dal modo in cui si procede in Aula. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato «il passato da amministratore di un piccolo Comune» dell’attuale assessore degli Enti Locali per sottolineare come lo stesso assessore Erriu «avrebbe molti dubbi sul disegno di legge di riordino degli Enti locali».

«Mi sembra di rivivere il periodo delle circoscrizioni comunali», ha proseguito Tocco (ex consigliere comunale di Cagliari), «ma soprattutto avverto il pericolo concreto che con questo riordino i piccoli centri siano privati delle loro competenze e della loro autonomia». «E’ una legge da rivedere completamente – ha concluso il consigliere di Fi – il Consiglio deve essere la voce di tutti i sard, anche dei piccoli sindaci che reclamano la possibilità di operare per il loro territorio».

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda (Fi), si è detta “offesa nel ruolo di legislatore” dal modo con il quale si procedere in Aula: «L’andazzo è registrato come il vostro modo di operare ma che ha molto poco a che fare con i procedimenti legislativi».

«Registriamo le aperture al confronto emerse nel corso del dibattito da parte dei consiglieri Moriconi e Sabatini – ha proseguito Zedda – ma noi ci limitiamo a evidenziare che certi comportamenti non fanno bene al Consiglio né alla Sardegna». A giudizio di Alessandra Zedda, l’assessore degli Enti locali, è stato sfiduciato insieme con la Giunta, dalla maggioranza e dai sindaci «così come è confermato dal fatto che si discute un testo profondamente diverso da quello approvato dall’esecutivo guidato da Pigliaru». «Come se non bastasse – ha aggiunto Zedda – l’azione della Giunta è stata ulteriormente sconfessata dalla presentazione degli emendamenti agli emendamenti a firma del presidente della Prima commissione e dal relatore della maggioranza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sottolineato come il riordino degli Enti locali riguarda sia «l’attuale momento politico ma soprattutto la prospettiva politica». «Non si posso disegnare nuove amministrazioni – ha dichiarato l’esponente della minoranza – se non si ha ben chiaro quale idea di Sardegna si abbia». Attilio Dedoni ha ribadito la necessità di garantire ruolo e centralità ai Comuni ed ha criticato la condotta politica tenuta dalla maggioranza in Aula: «Guardatevi bene perché non rappresentate innovazione né tantomeno il futuro di quest’Isola». «Il Consiglio regionale – ha proseguito Dedoni – è stato ferito dalla decisione del centrosinistra di non consentire un dibattito aperto e chiaro sugli obiettivi e i punti di arrivo del disegno di legge di riordino degli Enti locali». «La Sardegna retrocede su tutto – ha concluso il capogruppo Riformatori – e non c’è la difesa degli interessi dei sardi né a Roma e né in Europa».

Il capogruppo di Soberania&Indipendentzia, Emilio Usula (Rossomori), ha ricordato la stagione di riforme che è in atto al “livello nazionale e a quello regionale” ed in particolare per ciò che attiene il governo degli Enti locali. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come dal 1990 con la legge n. 142 si è aperta la sfida per la riforma degli Enti Locali ed ha denunciato dunque il tempo perduto in tutti questi anni. «Dal 1993 – ha aggiunto Usula – è stato modificato l’articolo 3 dello Statuto sardo ma non è mai incominciato un processo di riforma autonoma». «I Rossomori – ha dichiarato il capogruppo – approvano il Dl. 176 ma esprimiamo preoccupazione però per la sopravvivenza delle piccole comunità, soprattutto di quelle delle zone interne, autentico contenitore di saperi e cultura».

A giudizio di Usula, i comuni più piccoli sono quelli maggiormente esposti al ridimensionamento e molti dei piccoli Comuni sardi sono in crisi e non possono fare investimenti né liquidare i costi per garantire i servizi essenziali. Il consigliere dei Rossomori ha quindi evidenziato la necessità di “analisi e proposte diversificate” per la proposta avanzata nel Dl 176 in ordine alla cosiddetta gestione associata e alla nascita di una unica città metropolitana. «La Regione deve assolvere al ruolo di programmazione e salvaguardia di tutte le comunità locali dell’Isola – ha concluso Usula – e questo indirizzo politico deve essere esplicitato in legge perché i sindaci devono essere decisori dello sviluppo locale ed è in questo quadro che i Rossomori opereranno per la salvaguardia delle nostre comunità e la tutela delle specificità diffuse».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, alla luce delle dichiarazioni rese dal capogruppo di Soberania&Indipendentzia ha quindi invitato il collega Usula a prendere posto tra i banchi riservati alla minoranza ed ha proseguito dando lettura di interi brani delle dichiarazioni di programmatiche del presidente Pigliaru. «Scrive e dice una cosa ma ne fa un’altra», ha dichiarato Carta, «ed in questa norma mancano i riferimenti agli articoli 10 e 12 dello Statuto sardo che trattano il tema delle agevolazioni fiscali e della zona franca». Nel merito delle proposte avanzate nel Dl 176, il capogruppo dei Quattro Mori ha espresso critiche alla  eventuale istituzione della città di “rete metropolitana” («avvantaggia solo Sassari») ed ha dichiarato che «Nuoro città media non ha nessuna funzione». Angelo Carta ha quindi definito la rete urbana  come “una bufala” ed ha concluso: «Questa riforma non può essere accolta né può essere condivisa perché divide i sardi in cittadini di serie A e serie B».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Autonomia” Francesco Agus che, in premessa, ha ringraziato l’assessore Erriu per non essersi mai sottratto al dibattito. Un grazie è stato rivolto inoltre a tutti i componenti della Prima Commissione, anche a quelli della minoranza che «se si esclude l’ultimo periodo – ha detto Agus – non hanno mai fatto mancare il contributo alla discussione».

Il presidente della Commissione “Autonomia” è poi entrato nel vivo del provvedimento sottolineando l’urgenza di intervenire sul sistema degli enti intermedi. «Si opera su un corpo vivo, in mutamento e sofferente – ha rimarcato Agus – vivo perché ancora le ex province svolgono funzioni e assicurano servizi fondamentali per i cittadini, vi operano 2000 dipendenti diretti, oltre ai  550 dipendenti delle società in house e a una moltitudine di precari. In mutamento, perché il combinato disposto delle leggi statali non dà la possibilità di intervenire in pianta stabile. Questa in discussione è una legge-ponte, la riforma “Delrio” e la legge sull’accentramento di funzioni rendono il quadro in divenire, ancora di più rende questo quadro precario la discussione della riforma del Titolo V della Costituzione. Corpo in sofferenza, infine, perché le norme statali ci obbligano a fare i conti con un dato finanziario che rischia di mettere in serio pericolo servizi e posti di lavoro».

Agus ha elencato i dati sulla drammatica situazione delle ex province determinata dall’applicazione della legge 190: «86 milioni di entrate ancora garantiti dalle tasse dovranno essere, nel 2015, interamente versati allo Stato – ha sottolineato Agus – nel 2016 non sarà sufficiente restituire l’intero ammontare delle imposte ma occorrerà trasferire anche la quasi totalità del Fondo Unico. Se entro il 2017 non saranno sostituite le province dovranno essere versati allo Stato altri 90 milioni di euro oltre all’intero ammontare del Fondo Unico».

Forti critiche alla norma sono arrivate anche da Gianluigi Rubiu. Secondo il capogruppo dell’UDC, i buoni propositi riportati nella finalità della legge sono in contrasto con gli articoli successivi che mortificano i comuni.

«E’ una riforma sbagliata, inefficace e inconcludente – ha attaccato Rubiu – si individua una Città metropolitana per accedere a consistenti finanziamenti ma si depauperano i territori delle loro funzioni. Non bisogna essere veggenti, è chiaro che si creeranno degli scompensi, le accuse di cagliaricentrismo sono fondate».

Secondo il capogruppo di Aps, la richieste di due città metropolitane sono legittime: «In questo modo si potrebbero riequilibrare vantaggi e risorse coinvolgendo tutti i comuni della Sardegna – ha proseguito l’esponente della minoranza – si pensa invece di scrivere una norma in modo testardo e non si risponde alle esigenze dei sardi». Rubiu, infine, ha invitato la maggioranza ad accogliere alcuni emendamenti presentati dalla minoranza: «Questa è una legge figlia della confusione, siete riusciti a scontentare tutti. I nostri emendamenti puntano a dare più libertà di decisione ai comuni. L’adesione alle Unioni deve essere facoltativa così come chiesto dai sindaci. Tutti i 377 comuni hanno una propria identità, questo è il punto più delicato della norma».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha respinto al mittente le accuse del centrodestra. «Non è vero che tutto va male come dice l’opposizione – ha detto Cocco – la riforma tiene conto del tempo che cambia e delle novità della normativa nazionale».

Il rappresentante del Partito Democratico ha poi puntato l’indice contro i Riformatori sardi colpevoli di aver proposto il referendum abrogativo delle province senza pensare a soluzioni alternative. «Noi abbiamo promesso le riforme in campagna elettorale contro chi vuole la conservazione, contro chi vuole mantenere rendite e privilegi, chi ha proposto il referendum era convinto di non raggiungere il quorum».

Pietro Cocco ha quindi difeso con decisione la proposta di riordino degli Enti Locali: «Noi diciamo che le province vanno abolite. Come? Con un rapporto diretto tra Comuni e Regione. Abbiamo la possibilità di istituire una Città Metropolitana che consente di accedere ad importanti risorse. Non vogliamo però cittadini di serie A e Serie B. Come sindaco di un piccolo comune, voglio che il mio paese abbia pari rappresentanza ma questo non significa pretendere che in Sardegna si facciano più città metropolitane quando in tutta Europa ne esistono 10».

Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento invitando la minoranza a un confronto franco: «La legge verrà approvata, siamo sempre disposti ad ascoltare suggerimenti, anche quelli dell’opposizione che anziché chiudersi a riccio potrebbe fare proposte».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia ha esordito giocando sui cognomi dei rappresenti di Giunta, Governo e Consiglio: «Erriu, Delrio, Deriu: non è solo un’assonanza fonetica – ha detto Pittalis – la Giunta e la maggioranza sono chini e proni».

Secondo Pittalis la riforma non tiene conto della situazione sarda e dei fabbisogni di aree marginalizzate. «Questo – ha sottolineato l’esponente azzurro – è il primo neo evidente che non può essere sottaciuto».

Rivolto alle forze autonomiste e sovraniste presenti in Consiglio, Pittalis ha invitato i loro rappresentanti a «far valere il peso del loro essere e della loro appartenenza».  «Serve un sussulto di sardità – ha detto il capogruppo di Forza Italia – ragioniamo su schemi nostri e lasciamo da parte quelli romani. Discutere in questi termini consente di scongiurare una riforma dell’odio, questa è una legge che non genera sana competizione ma fa riesplodere antiche rivalità tra il Nord e il Sud dell’Isola».

Pietro Pittalis, infine, si è detto d’accordo con il collega Sabatini sulla necessità di arrivare a una legge di riforma non basata su calcoli ragionieristici. «Non siamo contrari a Cagliari Città metropolitana, ma vorremmo la Sardegna Area Metropolitana – ha concluso Pittalis – perché scimmiottare quello che fanno gli altri e non pensare invece a qualcosa di diverso? Una cosa è la città metropolitana altra cosa sono le reti metropolitane. Sindaci di Sassari e Olbia svegliatevi».

A nome della Giunta, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha respinto l’interpretazione di Pittalis di una riforma che genera «odio» ed aggiunto che, piuttosto, si tratta di una riforma «ispirata alla ricerca di equilibri, convergenze, semplificazione, efficienza della pubblica amministrazione locale, a vantaggio dei cittadini, rispondendo ad una domanda che emerge in modo chiaro dalla società sarda». Ci sono anche esigenze di risparmio ma non sono prevalenti, ha proseguito Erriu, «ma soprattutto c’è l’urgenza di operare in un sistema con risorse sempre minori, evitando il rischio di non riuscire a garantire nemmeno l’ordinaria amministrazione». Ho fatto il sindaco, ha poi ricordato l’assessore, «e so che i Comuni sono il segno della nostra identità ma la riforma è necessaria per porre tutti nelle medesime condizioni, con servizi standard che ora non vengono assicurati in modo omogeneo, incentivando strumenti che fanno salvo principio dell’autodeterminazione ma sviluppano forme associative ispirate ad un alto livello di adeguatezza; sono anche contrario al dimensionamento coatto ed alle fusioni forzate, ma questo deve portare tutti ad individuare ambiti territoriali strategici per l’esercizio delle funzioni fondamentali; non è peccato, in questo contesto, dire che ci vogliono parametri oggettivi, servono però politiche efficaci su cui innestare meccanismi di autonomia, cooperazione e gradualità».

Conclusa la discussione generale, sull’art.1 il Consiglio ha iniziato l’esame degli emendamenti, partendo dal soppressivo totale n .72.

Per dichiarazione di voto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto favorevole, «perché dal dibattito e dalle dichiarazioni dell’assessore viene fuori che la ricetta è sbagliata e il riordino va nella direzione opposta agli obiettivi dichiarati, soprattutto in riferimento alle piccole comunità». Bisogna invece tenere conto, ha suggerito, «di quanto avviene lontano dal palazzo dove i cittadini chiedono di spazzare via le politiche centraliste; se questa è l’alba la strada è sbagliata».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, anch’egli favorevole, ha rimproverato al capogruppo del Pd Pietro Cocco di riscrivere la storia pro domo sua, dato che «la sua parte politica ha cercato di far fallire in ogni modo il referendum ed allora ha parlato solo Deriu da presidente della Provincia di Nuoro, mentre molti hanno parlato solo dopo il risultato; ma da qui a voler giustificare questa legge il passo è enorme».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha parlato di una «riforma presunta che all’art.1 dimentica perfino che alcune province, quelle nazionali, continueranno ad esistere ed a sovrapporsi con i nuovi enti alimentando il massimo della confusione». Quanto alla legge Delrio, secondo Tedde «dice che le aree metropolitane devono avere lo stesso ambito delle province mentre la Regione spezzetta il territorio, aprendo la strada all’impugnativa del Governo; su scala più ampia, la Ue ha detto che le aree metropolitane della Sardegna devono essere una a nord e una a sud, decisione confermata in ogni sede tranne che dal Consiglio regionale».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis, favorevole, ha rimarcato che «in realtà la riforma è coerente con quanto sostiene la maggioranza esprimendo il suo fastidio nei confronti della rappresentanza democratica, dimostrato dal trasferimento delle decisioni vere dall’Aula verso altri luoghi ed altri interlocutori». La riforma, a suo avviso, «si avvita su se stessa e si appiattisce su una pessima norma nazionale, creando le condizioni per arrivare al dissesto degli Enti locali e ad una Sardegna a due velocità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha affermato che è necessario sopprimere l’art. 1 «proprio perché è l’architrave dello scempio che si sta consumando con questa legge». La risposta dell’assessore Erriu, a suo giudizio, «ha eluso il problema del perché la legge sia stata cambiata una infinità di volte, perché se il nodo erano le risorse allora era giusto immaginare la Sardegna come una unica area metropolitana, assicurando efficienza e qualità del sistema pubblico senza, in ogni caso, escludere i territori».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha osservato che «nel suo disegno sbagliato la maggioranza è coerente e lo ha dimostrato anche ignorando del tutto le indicazioni provenienti dai Sindaci». Il problema della pari dignità dei territori, ha insistito, «è la grande questione irrisolta, stiamo mutilando un organismo pretendendo di conservarlo in salute, col sostegno incomprensibile dei consiglieri sassaresi del centro sinistra che stanno andando verso il suicidio collettivo, spero che ci ripensino».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha sospeso i lavori del Consiglio che riprenderanno alle 16.00. Subito dopo è stata convocata la conferenza dei capigruppo per un incontro con una delegazione dei lavoratori dell’Alcoa.