29 March, 2024
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Si è svolta lo scorso 12 settembre, presso lo stabilimento di Portovesme, una riunione fra la società Den Yachts e le segreterie CGIL CISL UIL, FIOM, FSM e UILM, nel corso della quale è stato illustrato lo stato di avanzamento del progetto Yachting Med Center Sardinia.

«Sono state esaminate le prospettive e le criticità che si possono dipanare a brevissimo termine con le oramai note novità riguardanti il DPCM Energiasi legge in una nota congiunta, firmata dal rappresentante della Den Yachts Ninetto Deriu e dai rappresentanti delle segreterie segreterie CGIL CISL UIL, FIOM, FSM e UILM, Franco Bardi, Salvatore Vincis, Andrea Lai, Roberto Forresu, Giuseppe Masala e Renato Toccoil supporto dimostrato dalla Regione e l’interesse dell’apparato di Governo preposto alla valutazione degli investimenti e infine per quello di vari investitori privati del settore di rilevanza internazionale.»

«In particolare la Den Yachts ha illustrato il layout del cantiere, che si sta approntando con la Navigo SCAR Italia, unitamente agli investimenti già effettuati, su terreni, fabbricati e macchinari, che prevede l’avvio del cantiere con il recupero e riconversione dei due siti della ex Metallotecnica e dell’ex ILA – si legge nella nota -. Tale progetto si prefigge di sviluppare un Polo della Nautica di alto livello per servizi, Refit e costruzione di grandi yacht e in cui la Sardegna e Portovesme in particolare, grazie alla sua posizione baricentrica nel Mediterraneo, può ricoprire il ruolo di “Isola Nautica”, integrandosi e lavorando in sinergia con i progetti di Cagliari e Olbia. Il progetto è inoltre caratterizzato da obietti di sostenibilità ambientale, con forte valore aggiunto e di impatto occupazionale, con un approccio manageriale orientato ai principi ESG, di sviluppo locale e del territorio. L’azienda, infine, informa che per la prossima settimana è calendarizzato un incontro alla Regione, dal quale auspica, possa scaturire l’accelerazione del progetto per il quale risulta fondamentale la chiarezza della fruibilità nel lungo periodo della banchina per la movimentazione delle imbarcazioni e il loro trasferimento al cantiere, come sopra detto, e viceversa.»

«Le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, FIOM, FSM, UILM, valutata l’esposizione a grandi linee del progetto unitamente alla qualità e la determinazione con la quale la società sta portandolo avanti, ritengono che la sua realizzazione potrebbe riservare per il territorio un importante realtà occupazionale ed economica – si legge ancora nella nota -. L’iniziativa, per come rappresentata, può essere volano di sviluppo anche accogliendo ulteriori importanti partners ed altre intraprese produttive, immaginando la realizzazione di un vero distretto della nautica. E’ quindi auspicabile e condivisibile la necessità che tutto l’iter burocratico possa trovare immediate risposte positive dalle istituzioni ed enti preposti alle autorizzazioni, concessioni, ed opere da realizzare nel porto e retro-porto di Portovesme.»

«Le organizzazioni sindacali ritengonoconclude la nota congiunta -, che il metodo di condivisione delle informazioni possa essere una base costruttiva di confronto e reciproco supporto per il superamento delle criticità che si dovessero palesare, necessitando che lo stato di crisi dell’intera area industriale porti ad una particolare attenzione al progetto da parte delle istituzioni, nell’interesse dei lavoratori, lavoratrici e disoccupati del territorio. Entrambe le parti prendono impegno di aggiornarsi alla prima occasione utile.»

L’attivo quadri e delegati della FSM CISL del Sulcis Iglesiente si è riunito venerdì sera nella sede di via Mazzini, a Carbonia, al centro del dibattito la situazione vertenziale del polo industriale. A lanciare il grido di allarme per il polo industriale di Portovesme è il segretario territoriale della Fsm-Cisl, Giuseppe Masala.

«Ci troviamo di fronte ad un evidente declino degli assetti produttivi industriali e al pericolo sempre più incombente di una consistente riduzione dei livelli di tutela e protezione sociale, per l’ulteriore impoverimento dei redditi dei lavoratori, per le altissime percentuali di giovani disoccupati ma soprattutto per l’incancrenirsi delle emergenze produttive scrive in una nota Giuseppe Masala -. Urge una risposta forte ed immediata da parte della politica e di tutte le istituzioni per recuperare il tempo perduto in questi ultimi anni. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, hanno evidenziato l’inadeguatezza delle scelte fatte a livello regionale e nazionale, dovute soprattutto alla assenza di programmazione e di infrastrutture, oltre ai limiti di approvvigionamento energetico aggravati dall’insularità. In questa grave situazione, serve attuare indirizzi ed azioni capaci di rilanciare il polo industriale. Il problema che per molti anni il nostro paese non ha avuto una politica industriale, ha evidenziato un totale distacco da parte del governo nella realizzazione di un progetto di sviluppo ben definito.»

«Bisogna investire, soprattutto, in ricerca, innovazione, infrastrutture e sfruttando le opportunità del PNRR, che dovrà essere finalizzato alla modernizzazione del Paese, alla realizzazione di riforme, al superamento dei gap strutturali, alla capacità di attrazione di investimenti privati nazionali ed internazionali e alla costruzione di un mercato del lavoro con regole maggiormente ispirate alla sicurezza sociale – aggiunge Giuseppe Masala -. La politica e le istituzioni dovranno perciò dimostrare elevate capacità attuative e di risultato, investendo nei servizi e nelle infrastrutture materiali ed immateriali del paese, con una forte ispirazione al bene comune e alla giustizia sociale. La valutazione del successo del PNRR, sarà la capacità di creare lavoro giusto, durevole, sostenibile, competitivo e di valore. Attualmente non c’è un indirizzo chiaro sulla sostenibilità ecologica e socioeconomica. La sfida che dobbiamo affrontare oggi è quella di un nuovo sviluppo. È evidente il cambiamento che caratterizza il sistema produttivo, i parametri di confronto con gli altri paesi ci vedono spesso perdenti, si sta indebolendo il tessuto produttivo e la crisi della grande impresa incide profondamente sulla struttura e sulla qualità dell’occupazione.»

«Cresce la preoccupazione tra i lavoratori degli appalti del polo industriale di Portovesme sottolinea Giuseppe Masala -. In questi ultimi due anni abbiamo dovuto affrontare problemi gravi ed in particolare la questione delle tariffe energetiche: in primis la Portovesme S.r.l. e tutte le altre attività produttive in generale. Pertanto, è importante rilanciare l’idea del lavoro inteso non solo come risorsa, ma anche come valore. L’obiettivo è assicurare a tutti un lavoro dignitoso. Infatti non ci può essere crescita e sviluppo senza una qualificazione del lavoro. Per questo, è necessario garantire maggiore centralità all’istruzione, alla formazione alla ricerca. Ma occorre anche superare le discriminazioni tra uomo e donna, garantire l’occupazione femminile, la costruzione di servizi welfare adeguati, la tutela alla maternità come valore sociale e la ricerca di un nuovo equilibrio famigliare, economico e sociale. In questo contesto l’iniziativa del sindacato, si concretizza con un’azione rivendicativa nei confronti del governo e regione, chiamati entrambi ad individuare adeguate politiche capaci di contenere se non invertire l’attuale tendenza. Di vitale importanza creare sinergie con le università ma anche con le scuole, licei e istituti tecnici, enti di formazione, aziende, istituzioni non solo per creare nuove professionalità e permettere l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro ma rilanciare le professionalità carenti nel mercato e nel sistema economico. Ci vorrebbe ovviamente, sempre da parte della politica, anche un investimento massiccio nei suoi settori dell’economia verde e un sostegno a tutti quei settori che, invece, non sono più sostenibili, per aiutarli a trasformarsi laddove possibile. Ma bisognerebbe comunque partire da una diversa narrazione, a livello istituzionale e politico.»

«Sicuramente la mancanza di risposte da parte della politica ha penalizzato il tutto oltre i continui rinvii su un iter burocratico incapace di dare sviluppo alle singole vertenze. Attualmente esiste ancora in alcune realtà il lavoro sfruttato, mal pagato, precariorimarca Giuseppe Masala -. Lavoro che porta sempre più incidenti, infortuni e morti sul lavoro. Un importante strumento che potrà garantire lo sviluppo economico e sfruttare l’insularità è l’istituzione della ZES (n.d.r. zona economica speciale), con l’auspicio soprattutto in questo momento storico e in questa fase di ripartenza, è che l’istituzione della ZES possa portare a una svolta storica con importanti ricadute sul futuro della Sardegna. Si potrà programmare il rilancio dell’economia sarda in particolare del polo industriale di Portovesme grazie ad una fiscalità agevolata che potrà essere il vero motore della ripresa economica. La Zes essendo una zona delimitata può offrire incentivi specifici e procedure semplificate attraendo nuovi investimenti come il progetto nauticoconclude Giuseppe Masala -, che si colloca in una posizione centrale del mediterraneo con opportunità interessanti soprattutto per la riqualificazione e futura dismissione del carbone del Sulcis.»

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L’attivo quadri e delegati della FSM CISL del Sulcis Iglesiente si è riunito ieri nella sede di via Mazzini, a Carbonia, alla presenza del segretario confederale della Cisl del Sulcis Iglesiente, Fabio Enne, del segretario regionale della FSM Marco Angioni, del segretario regionale responsabile territoriale della FSM del Sulcis Iglesiente e della provincia di Sassari Enea Pilloni.

Al centro del dibattito, i nuovi assetti organizzativi, rapporti e collaborazione con la Confederazione territoriale, stato dell’arte delle vertenze industriali.

Il responsabile territoriale della FSM del Sulcis Iglesiente e della provincia di Sassari, Enea Pilloni, ha ufficializzato le nuove nomine ed ha assegnato i nuovi incarichi:

  • Manolo Mureddu, coordinatore politico-sindacale territoriale;
  • Giuseppe Masala, coordinatore organizzativo-sindacale territoriale;
  • Gianni Defraia, referente dell’organizzazione per la Portovesme srl;
  • Laura Loni, responsabile dei servizi per l’organizzazione;
  • Maurizio Loddo, responsabile operativo della sede.

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Alcoa 22 dicembre 2015 2

La vita per i giovani nel Sulcis Iglesiente è sempre più complicata. Il nostro territorio registra col 74% un indice di disoccupazione giovanile tra i più elevati in assoluto in Italia.

Paragonabile agli standard economici delle nazioni in via di sviluppo che si affacciano anche nel Mar Mediterraneo.

Una situazione drammatica e amplificata dalla totale assenza di prospettive e di certezze per tanti giovani che ogni anno sono obbligati ad emigrare per cercare un lavoro o per completare il proprio ciclo formativo scolastico.

Nel solo anno 2014 la popolazione del territorio è diminuita a causa dell’emigrazione di 694 unità per gran parte cittadini sotto i 40 anni e quest’anno si prevedono percentuali ancora più drammatiche.

Con l’avvento della crisi, il disimpegno dello Stato che progressivamente elimina i servizi più elementari e la progressiva chiusura di parte del Polo Industriale e il conseguente crollo dei settori economici a esso indirettamente connessi(ad esempio quello del commercio e dell’artigianato) i disoccupati sono giunti nel territorio alla inquietante cifra di 37.500 unità.

A causa di ciò, facilitato anche dalle nuove scellerate normative previdenziali, si è bruscamente interrotto quel patto generazionale tra padri e figli che per decenni aveva garantito un genuino ricambio fisiologico-sociale tra le nuove generazioni.

In tale contesto è evidente la totale assenza di ascensori sociali che permettano ai giovani, anche a quelli che raggiungono una piena formazione scolastico-professionale, di realizzarsi invece di diventare preda della svalutazione sociale che innesca un progressivo abbassamento del livello delle tutele e dei diritti e di conseguenza una precarizzazione sempre più marcata del residuale mercato del lavoro.

Non meravigliano quindi le elevate disuguaglianze d’accesso, genere, condizione e reddito certificate da un coefficiente di Gini tra i più elevati in Italia. E se a questo si sommano la forte dispersione scolastica e la bassa percentuale (se rapportata alla media nazionale ed Europea) di laureati, simile a quella della fascia di cittadini senza alcun titolo di studio, si ha la piena misura di quanto critica diventerà in prospettiva la situazione.

In questo ambito è importante sottolineare come i vari governi regionali succedutisi negli ultimi anni avevano promesso di valorizzare il “capitale umano” rappresentato dai giovani sardi tramite il programma Master ad Back con il quale si finanzia il soggiorno in Italia e all’estero di giovani laureati allo scopo di acquisire nuove competenze da “riportare” successivamente in Sardegna, ma che nei fatti ha miseramente fallito con oltre il 60% dei giovani che non sono rientrati e circa 195 milioni di euro spesi per un costo pro-capite per laureato di 50.000 euro.

Per non parlare poi della famosa Garanzia Giovani che ha registrato nell’ultimo anno la partecipazione di tantissimi candidati sardi ma che ha visto la Regione Sardegna (come ricorda una recente indagine de Il Sole 24 Ore) fanalino di coda nell’utilizzo delle risorse a esso dedicate e come risultato finale tanti giovani che oltre a non essersi realmente formati, hanno dovuto attendere per mesi o tutt’ora attendono quelle poche risorse per loro messe a disposizione.

Un quadro generale gravissimo che non lascia presagire nulla di buono se non avverrà una repentina inversione di tendenza riavviando e rinforzando (quelle ancora aperte), innanzitutto le grandi realtà produttive del Polo Industriale, unico vero volano di sviluppo, occupazione e valorizzazione del capitale umano nel Sulcis Iglesiente da decenni. E se, soprattutto, non si avvierà una reale politica di attrazione e sostegno economico per i tantissimi laureati che ogni mese sono obbligati a partire alla ricerca di fortuna impoverendo, culturalmente e professionalmente e di questo passo irrimediabilmente, il nostro territorio.

Il futuro del Sulcis Iglesiente, e ovviamente più in generale della Sardegna, fatti salvi gli interventi per la risoluzione degli storici problemi strutturali e infrastrutturali, sarà quello di mettersi al passo con l’innovazione e la tecnologizzazione che già in altre nazioni progredite stanno iniziando a prendere forma con una nuova rivoluzione industriale tecnologica.

Ma per fare questo, avremo bisogno di tutte le migliori menti che oggi colpevolmente vengono fatte scappare via…

Giuseppe Masala

Responsabile Giovani FSM CISL Sulcis Iglesiente

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La FSM-CISL ha eletto tre nuovi delegati nelle RSU delle aziende Saipem di Tortolì e Cosacem di Portovesme.

– Alla Saipem di Tortolì, tra le realtà presenti in Italia in grado di costruire piattaforme petrolifere, sono risultati eletti tra gli operai Raffaele Coccoda (confermato) e tra gli impiegati Antonio Cadori.

– Alla Cosacem, azienda operante all’interno dello stabilimento Enel di Portovesme, è risultato eletto e più votato in assoluto, Giuseppe Masala.

«Salutiamo con grande soddisfazione l’elezione dei tre nuovi delegati RSU – si legge in una nota della segreteria regionale – e l’ottimo risultato di consensi ottenuto in termini percentuali dalle nostre liste che hanno raggiunto in entrambe le consultazioni elettorali il 38% dei voti validi disponibili. Questi importanti risultati maturati nonostante l’attuale periodo di crisi che attraversa l’intero comparto industriale isolano, sono la chiara dimostrazione della vitalità della nostra organizzazione e il forte impegno portato avanti quotidianamente con passione e abnegazione dentro e fuori dai posti di lavoro dai delegati, dai dirigenti e dagli iscritti.»

«Ringraziamo fortemente tutti i lavoratori che hanno creduto in noi e nel nostro modo di interpretare il Sindacato sempre al fianco dei più deboli e alla costante ricerca di soluzioni per difendere il Lavoro nella sua complessità e per contribuire a porre le basi affinché l’industria possa ancora avere una prospettiva futura garantendo ricchezza e occupazione alla nostra isola. Un grande augurio – conclude la nota della segreteria regionale FSM-CISL – ai nuovi e vecchi delegati eletti che rappresentano il vero motore propulsivo della nostra organizzazione e che avranno il fondamentale compito di rappresentare e tramutare nel concreto i valori di difesa e tutela del lavoro di cui siamo portatori.»

Rino Barca, segretario regionale FSM-CISL.

Rino Barca, segretario regionale FSM-CISL.