24 April, 2024
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Luigi Arru 2

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha illustrato alla sesta commissione (Sanità-Politiche sociali) presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi), la delibera della Giunta riguardante gli interventi di prima accoglienza riservati ai minori.

«Con queste misure – ha spiegato Luigi Arru – diamo una risposta alla problematica particolare legata alla presenza di minori migranti non accompagnati e senza punti di riferimento famigliari, in stretta collaborazione con la Procura ed il Tribunale dei minori.»

«Si tratta in sostanza – ha aggiunto l’assessore Arru – di individuare le strutture in cui potranno essere ospitati i minori per un periodo massimo di 60 giorni in attesa, quindi, di una collocazione più stabile; oltre al censimento delle strutture, il provvedimento contiene anche i requisiti dei centri come i parametri relativi al rapporto fra spazi disponibili e numero di ospiti fino ad un massimo di 15 e del personale specializzato autorizzato ad operare (psicologi, educatori ed altri). Per quanto riguarda le risorse necessarie – ha concluso Arru – le nostre proiezioni si aggirano attorno ai 400.000 euro per il 2016; a questo impegno si farà fronte prevalentemente attraverso fondi specifici dello Stato assegnati alle Prefetture mentre una quota di circa un terzo sarà a carico della Regione e sarà coperta da risorse nazionali e comunitarie destinate alle politiche di inclusione attiva; in totale la spesa pro-capite sarà di circa 70 euro al giorno.»

Nel dibattito, hanno preso la parola i consiglieri regionali Lorenzo Cozzolino e Rossella Pinna del Pd, Ignazio Locci ed Edoardo Tocco di Forza Italia, Peppino Pinna dell’Udc, Augusto Cherchi di Sdl ed Emilio Usula di Soberania-Indipendentzia.

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Firma del Piano Sulcis 2 copia

Il Piano Sulcis è uno strumento, non la soluzione. Prendiamo atto che, seppur molto lentamente, per il presidente della Regione Francesco Pigliaru i progetti contenuti nel Piano si stanno attuando (sarebbe tuttavia bene attendere il giudizio dei cittadini, prima di rallegrarsi), ma dobbiamo andare oltre, cercando risorse da investire in nuove strategie. Non possiamo accontentarci di bonifiche (il minimo per un territorio consacrato per anni all’industria e poi abbandonato al suo destino, e peraltro ancora ferme) e infrastrutture, che ci spettano di diritto e non sono una gentile concessione dei governi regionale e nazionale, giacché i nostri collegamenti sono da terzo mondo. Il Piano Sulcis non ha fatto altro che mettere a sistema risorse che erano già del Sulcis. Nessun regalo, insomma, né un premio, bensì qualcosa di scontato. È forse necessaria una norma speciale per accelerare le procedure? Bene, la si faccia ma si abbia il coraggio di guardare avanti, superando l’impostazione che ci ha portato al Piano. Lavoriamo per normalizzare la situazione, creando quelle condizioni in cui fare impresa nel Sulcis non sia un azzardo bensì un’opportunità. È vero che i cantieri (tra bonifiche e infrastrutture) sono determinanti per un primo passo verso il rilancio, ma dobbiamo proiettarci in direzione di una nuova programmazione che non può essere fatta solo con le risorse. È necessario cambiare il sistema, stravolgendolo dalle basi. E i temi chiave, intimamente legati tra loro, sono: semplificazione e nuova pianificazione urbanistica dedicata al territorio; cultura; fiscalità di vantaggio non più a tempo; valorizzazione dell’agricoltura.

Quanto al primo punto, guardiamo a una grande partita aperta sull’urbanistica e sull’edilizia, che in qualche modo faccia convergere su una soluzione unica per il Sulcis Iglesiente. Non, tuttavia, una grande deroga per il territorio in merito a PPR e Legge urbanistica regionale, sebbene nei lavori di preparazione del Piano, Pigliaru e Paci avessero addirittura avanzato l’ipotesi di venire meno al Piano Paesaggistico Regionale. Parliamo invece di poter discutere le regole dell’edilizia e dell’urbanistica per proiettarci verso il “dopo Piano Sulcis”, con lo scopo di attrarre risorse private e non più (finalmente) soltanto pubbliche.

Seconda questione: investire nella cultura creando una grande cittadella dell’archeologia nel triangolo Sant’Antioco, Sirai, Parco Geominerario, per la ricerca e la ricettività: fare sistema per dare vita a un altro soggetto votato alla ripartenza.

Fiscalità di vantaggio: non più uno strumento concepito a tempo, ma duraturo. Così come è oggi, infatti, non è sufficiente: la fiscalità va resa strutturale. Come? È necessario che il gettito ottenuto dalla Regione per la compensazione della fiscalità delle imprese del Sulcis, venga utilizzato per creare un fondo rotativo che dia continuità nel tempo. Anche perché questi erano i patti a suo tempo sottoscritti. E, vista la dimensione delle nostre imprese (soprattutto autoimprenditorialità), si deve consentire anche al titolare dell’azienda di poter compensare la propria fiscalità.

Infine, la questione agricoltura. Si lavori per raddoppiare la superficie infrastrutturata delle campagne: ciò vuol dire portare l’acqua nella zona di Perdaxius, Sant’Anna arresi, Narcao. Insomma, là dove oggi l’acqua non arriva e dove fare agricoltura, a prezzi di mercato, è praticamente impossibile.

Per questa nuova fase la spinta deve venire dai cittadini. Passiamo a un’altra era, dando al Sulcis Iglesiente l’opportunità di camminare con le proprie gambe senza dover ricorrere alla stampella dell’aiuto pubblico. Il nostro territorio deve diventare un nuovo modello Salento. Ma per fare questo dobbiamo superare la mentalità “Piano Sulcis”.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

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«Che fine ha fatto il progetto di ristrutturazione e messa a norma delle abitazioni di proprietà di Area, in via Baden Powell a Sant’Antioco?»

Lo chiede Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia ed ex consigliere del comune isolano.

«Non si capisce come mai – aggiunge Ignazio Locci –, nonostante ci siano i fondi (circa 900 mila euro) e l’Azienda regionale di edilizia abitativa abbia regolarmente ottenuto la concessione edilizia dagli uffici tecnici comunali quasi quattro anni fa (estate 2012), i lavori non abbiano ancora preso avvio. Quanto tempo ancora dovranno attendere gli abitanti delle palazzine (strutture in condizioni di evidente degrado) per ottenere il diritto di vivere in case dignitose?»

Sant'Antioco 73 copia

 

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«La Regione ha risolto unilateralmente il contratto con Ati-Ifras e, così, un esercito di ben 527 operai rischia di finire in mezzo a una strada. Con una comunicazione stringata ma di enorme drammaticità, l’assessorato regionale al Lavoro ha reso noto alla società che la «scadenza della convenzione è confermata improrogabilmente al 31 dicembre 2016. Una mazzata che rischia di ripercuotersi in primis sui lavoratori, e in secondo luogo sulle attività (interventi principalmente di tipo ambientale) svolte da Ati-Ifras.»

Lo scrive in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«Ifras – aggiunge Ignazio Locci – è un consorzio di imprese che ha preso in carico 527 dipendenti provenienti dal mondo dell’industria e delle miniere (principalmente Lsu) e che, oltre al rapporto di lavoro con la Regione (principale commessa), ha stipulato convenzioni con diversi enti locali per la cura del verde pubblico e il ripristino ambientale. Il rischio è che la fine del rapporto con la Regione obblighi il consorzio di imprese a licenziare tutta (o quasi) la forza lavoro.»

«Il pericolo che si scriva un’altra drammatica pagina nel mondo del lavoro in Sardegna è più che concreto. E mi chiedo – conclude Ignazio Locci – se la Regione abbia delineato una strada per assicurare i servizi fino a oggi svolti da Ati-Ifras e, soprattutto, l’eventuale ricollocamento delle maestranze. Sarebbe gravissimo il contrario.»

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SP 2 a Barbusi 1

Con la delibera n. 11 del 09.02.2016 (convenzione per l’installazione e la gestione dell’impianto “autovelox mobile” sulle strade provinciali n° 2 e n° 86 nel territorio del comune di Villamassargia) l’ex Provincia di Carbonia Iglesias dà il via libera agli autovelox mobili sulle strade provinciali in prossimità di Villamassargia, quelle quotidianamente battute da chi si reca a Cagliari per ragioni di lavoro o studio. Alla base di questa decisione: la prevenzione degli incidenti stradali e, più in generale, ragioni di sicurezza, così come si evince dalla delibera. Tuttavia, sono convinto che la vera motivazione sia quella di fare cassa, racimolando soldi che poi verranno equamente spartiti con il Comune di Villamassargia.

Non è con l’autovelox (o non soltanto) che si garantisce maggiore sicurezza. Per rendere le strade sicure occorre intervenire nei punti più critici, operazioni che la ex Provincia, oggi commissariata, non fa. Perché l’ente non interviene mettendo in sicurezza la SP 2, nella quale la segnaletica è inesistente e non è presente la barriera divisoria delle carreggiate? Perché non interviene, la Provincia, nei vari incroci a raso che si trovano nel Comune di Villamassargia?

Dopo i disagi alla circolazione per la ristrutturazione del ponte di Barbusi, consegnato con anni di deprecabile ritardo; dopo le rotonde su tutta la Statale 126 costruite con tempi biblici, adesso arrivano gli autovelox. Questo tentativo maldestro di fare cassa da dividere tra due enti (uno peraltro praticamente chiuso, o aperto se si tratta di raggranellare qualche soldo) ricadrà esclusivamente sui pendolari del Sulcis che ogni giorno raggiungono Cagliari.

Il commissario dell’ex Provincia revochi immediatamente la delibera in questione e si impegni per intervenire nelle strade di sua competenza; il comune di Villamassargia, invece, metta a disposizione una pattuglia di polizia locale per fare prevenzione e garantire la sicurezza.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

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«Ben 17 milioni di euro in meno per l’erogazione di provvidenze a favore di talassemici, nefropatici, linfopatici ed emofilici; per il trasporto dei disabili, per il pagamento delle rette di ricovero per l’assistenza residenziale ed erogazione dei sussidi a persone affette da patologie psichiatriche (cosiddetta legge 20). Dallo stanziamento di 47 milioni di euro del 2015 si è passati ai 30 previsti per il 2016. Una mannaia che ancora una volta si abbatte sugli ultimi, sulle persone in difficoltà.»

La denuncia arriva da Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Con la Finanziaria 2016 – aggiunge Locci – la Giunta dei professori conferma di voler andare dritta sulla sua strada armata esclusivamente di calcolatrice e cesoia. E poco importa se a farne le spese saranno i cittadini. Un taglio di risorse che si tramuterà in un immenso problema per gli Enti locali, che rischieranno di non poter fronteggiare le esigenze degli aventi diritto. Noi ci opponiamo a questa politica dei tagli che ormai contraddistingue l’operato del centrosinistra, e nelle sedi opportune cercheremo di dare il nostro contributo affinché si ripristino i fondi necessari. Siamo inoltre convinti – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – che sia necessario mettere comunque mano al sistema per riformarlo ed eliminare le sacche di abuso, soprattutto quelle della legge 20, ovvero dei sofferenti psichici.»

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e i commissari delle aziende sanitarie e delle due aziende ospedaliero universitarie, sono stati sentiti in audizione dalle commissioni Bilancio e Sanità del Consiglio regionale, per l’esame delle problematiche relative al piano di rientro del debito, alla luce degli obiettivi di riduzione dei costi in capo ai commissari di Asl e Aziende ospedaliere universitarie e dell’aumento delle aliquote Irpef e Irap, nonché al controllo e al monitoraggio “stretto” della spesa sanitaria, vista la sua incidenza sul bilancio regionale.

In apertura dei lavori, il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel rimarcare l’incidenza della spesa sanitaria («vale la metà dell’intero bilancio regionale») ha definito una “vera emergenza” l’esigenza non più derogabile di tenere sotto controllo costi e impegni ed ha annunciato la presentazione di un emendamento per migliorare il livello e la qualità delle informazioni che, in proposito, devono essere trasmesse al Consiglio regionale. «Proporrò – ha spiegato Sabatini – che ai sensi della legge n. 5/2015 l’assessore della Sanità riferisca trimestralmente anche alla Terza commissione e non soltanto a quella competente per materia, sul monitoraggio della spesa e sul piano di rientro, mentre entro il 30 giugno 2016, dovrà esserci la relazione sull’andamento della spesa delle Asl e delle Aou».

Il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Socialisti), ha quindi invitato l’assessore a confermare l’entità del disavanzo che sembra attestarsi introno ai 399 milioni di euro ed ha altresì auspicato un’indicazione realistica sul peso dell’aumento dell’aliquota Irap nei bilanci delle singole Asl, che già nel 2015 hanno sostenuto maggiori oneri rispetto al 2014, a causa del primo incremento dell’imposta.

L’assessore, nel corso del suo articolato intervento, supportato dal direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Sechi, ha illustrato i capitoli e le dotazioni di bilancio di competenza ma in premessa ha comunicato ai consiglieri, che nelle ore che hanno preceduto l’audizione, è stato particolarmente impegnato “per scongiurare il rischio commissariamento, da parte del ministero della Salute, sul piano di eradicazione della peste suina africana in Sardegna”.

In ordine al Bilancio 2016, l’assessore Arru ha preliminarmente osservato che rispetto al disavanzo stimato per il 2015, pari a 399 milioni, nel consuntivo dell’ultimo trimestre 2015 si è registrato un risparmio di 50 milioni, frutto – a suo giudizio – delle «buone pratiche nel frattempo introdotte».

Per il 2016 il fabbisogno dell’assessorato della sanità è quantificato in 3.280.115.000 di euro, a fronte di uno stanziamento in bilancio pari a 3.127.800.000 (meno 152 milioni di euro) mentre la richiesta di 300 milioni per la copertura del disavanzo è stata soddisfatta fino alla cifra di 280 milioni di euro. Restano, invece, senza stanziamento il saldo per la mobilità sanitaria interregionale relativa agli esercizi pregressi (fabbisogno 25.721.000 euro) e la quota integrativa per il trasferimento alle Asl delle risorse vincolate agli obiettivi prioritari (fabbisogno 10.823.000). Nella relazione dell’assessorato sono invece definite “voci sottostimate” lo stanziamento di 7 milioni per le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione (fabbisogno di 10 milioni); le integrazioni per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria (2 milioni e mezzo a fronte di una richiesta di 4 milioni e 900mila ) e le spese per investimenti (stanziati 5 milioni su 29.654.000 richiesti).

Il taglio per le politiche sociali, per l’anno 2016, ammonta invece a poco più di 32 milioni di euro (210.547.000 contro i 242.592.000 del 2015) e sono ridotti di 17 milioni (30 milioni su 47 milioni) i finanziamenti per le cosiddette leggi di settore (provvidenze per talassemici, linfopatici, emofilici, nefropatici, trasporto handicappati, sussidi a persone affette da patologie psichiatriche) e di 10 milioni quelli a valere sulla legge 162/98, mentre sale a 14 milioni di euro la riduzione al fondo per il sistema integrato dei servizi alla persona (finanziamento Plus: da 24 milioni a 20 milioni per il 2016).

«Serve fare delle scelte – ha detto l’assessore – ma non può più passare il messaggio che la sanità sarda è un buco nero, mentre è vero che la sanità costa e che il mio compito è quello di qualificare la spesa.»

L’assessore, nel richiamare l’innalzamento dell’età media di vita anche nell’Isola e la particolare incidenza di alcune malattie, come ad esempio la sclerosi multipla, ha evidenziato l’incremento della spesa nei farmaci per l’epatite di tipo “C” ed ha auspicato la presa in carico da parte del sistema sanitario nazionale dei 50mila euro che la Regione spende per i farmaci innovativi.

Il responsabile della Sanità ha quindi riconosciuto come un “problema” per il contenimento dei costi, quelli relativi al personale ed alla spesa farmaceutica ed ha richiamato gli obiettivi di riduzione della spesa, imposti ai commissari delle Asl e delle Aou, per conseguire nel prossimo triennio risparmi pari a 330 milioni di euro, dei quali 62 milioni di euro nel 2016 (24 milioni sui farmaci territoriali; 12 milioni su farmaci ospedalieri; 17.300.000 euro su l’efficientamento degli ospedali, altri 3 milioni per l’efficientamento del territorio e 3 milioni su integrativa e protesica).

Luigi Arru ha concluso ponendo in rilievo l’urgenza della riorganizzazione della rete ospedaliera sarda ed ha dichiarato: «Senza le prerogative che ci derivano dall’essere regione autonoma, saremmo stati obbligati dal governo a fare fronte al disavanzo in sanità con l’aumento di Irap, Irpef e l’introduzione dei ticket».

I consiglieri della minoranza intervenuti (Edoardo Tocco, Fi; Giorgio Oppi, Udc; Ignazio Locci, Fi; Paolo Truzzu, FdI; Christian Solinas, Psd’Az;) hanno evidenziato come  dal quadro dei conti esposto dall’assessore si evince uno sbilanciamento di 172 milioni di euro, qualora il governo si faccia carico dei 50 milioni per i rimborsi dei farmaci per l’epatite “C” e se le Asl riusciranno a realizzare 62 milioni di risparmi nel 2016. I consiglieri dell’opposizione, nel merito del disavanzo, hanno inoltre rimarcato come manchi dalla previsione di sbilanciamento, l’incidenza dell’aumento dell’aliquota Irap che appesantirà i bilanci delle Asl per il 2016 nonchè la mancata quantificazione del costo delle anticipazioni finanziarie a cui hanno fatto ricorso le aziende sanitarie nell’ultimo trimestre 2015.

I consiglieri della maggioranza (Gigi Ruggeri, Pd; Annamaria Busia, Cd; Luca Pizzutto, Sel; Augusto Cherchi, Pds; Roberto Desini, Cd; Emilio Usula, Rossomori; Gianfranco Congiu, Pds; Pietro Cocco, Pd; Daniele Cocco, Sel; Rossella Pinna, Pd) hanno posto l’accento sui costi per il personale, sulle attività legate alla prevenzione e sulle conseguenza negative che deriverebbero dalla conferma dei tagli sul sociale.

A seguire i commissari dell’Asl 1 (Sassari), Agostino Sussarellu; dell’ Asl 2 (Olbia), Paolo Tecleme; dell’Asl 3 (Nuoro), Mario Palermo; dell’Asl 4 (Lanusei), Fabrizio Argiolas; dell’Asl 5 (Oristano), Maria Giovanna Porcu; dell’Asl 6 (Sanluri), Maddalena Giua; dell’Asl 7 (Carbonia), Antonio Onnis; dell’Asl 8 (Cagliari), Savina Ortu; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, Giuseppe Pintor; hanno illustrato ai componenti la Terza e l’Ottava commissione le rispettive azioni poste in essere per conseguire gli obiettivi di contenimento dei costi (62 milioni di euro per il 2016, 128 milioni nel 2017 e 138 milioni nel 2018) stabiliti nella deliberazione della giunta regionale n.62/24 del 15 dicembre 2015.

I commissari, pur con alcuni distinguo legati alle peculiarità gestionali delle rispettive aziende, si sono detti fiduciosi nel conseguimento degli obiettivi di spending review fissati dall’esecutivo regionale ed hanno mostrato particolare ottimismo in riferimento ai risparmi che deriveranno dalle cosiddette “gare uniche” per le forniture di servizi e materiali alle diverse Asl dell’Isola.

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Rimane alto il livello della contrapposizione tra maggioranza e minoranza in Consiglio regionale, sull’aumento di Irpef e Irap decretato dalla Giunta e sulle strade alternative che possono essere seguite per scongiurarlo.

Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna, in una nota scrive che «il centrosinistra in realtà non ha nessuna intenzione e voglia di trovare strade alternative all’aumento della pressione fiscale. In questi giorni, infatti, sono frenetici i contatti col Governo per evitare l’impugnazione della legge che ha decretato l’aumento di IRPEF e Irap: la maggioranza spera di superare l’ostacolo, più che concreto, dell’impugnazione e fa finta di cercare soluzioni alternative. Un giorno sono le riserve erariali (risorse dei sardi che lo stato trattiene illegittimamente), un altro giorno è la razionalizzazione della spesa da quella sanitaria a quella per la gestione della macchina regionale».

«Fingono, fanno come i ladri di Pisa, litigano di giorno e agiscono insieme nell’oscurità – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco -. Siamo certi che l’assessore Raffaele Paci non consentirà modifiche e i buoni consiglieri del centrosinistra contrari all’aumento delle tasse, impotenti si dovranno adeguare in silenzio. Noi siamo invece convinti che si possa fare qualcosa di serio per evitare l’aumento della pressione fiscale e, come sempre, proporremo la nostra ricetta. Innanzitutto, va ridotta la spesa per il funzionamento della macchina regionale (1,6 miliardi di costo annuo): siamo certi che con poche e semplici mosse si possano risparmiare 200 milioni. E ancora: è necessaria la riduzione di 80 milioni della spesa sanitaria per affrontare meglio la strategia di rientro (limitare il ricorso ai servizi delle cooperative, centralizzare la gestione delle spese per i servizi di albergo ospedaliero – pulizie, ristorazione e lavanderie); occorre mettere sul mercato le quote di partecipazione nelle società di gestione aeroportuali; ed è determinante chiudere definitivamente le partecipate in liquidazione da ben 11 anni. E infine, si abbia il coraggio di eliminare almeno 25 milioni di spesa improduttiva che si annida nei vari assessorati.»

«Queste sono tutte operazioni che si possono compiere senza traumi per nessuno, garantendo invece beneficio ai conti della Regione. Così possiamo evitare l’aumento delle tasse. Noi lanciamo la sfida e attendiamo pazientemente di verificare se realmente, durante la discussione della Finanziaria 2016 – conclude Ignazio Locci -, il centrosinistra dimostrerà di voler evitare le facili strade della pressione fiscale.»

Ignazio Locci 1 copia

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Ospedale Santa Barbara

Il riordino della rete territoriale delle cure primarie deve essere adottato secondo le stesse procedure valide per il riassetto della rete ospedaliera. L’assessorato regionale della Sanità, invece, molto furbescamente, sta cercando di eludere le norme considerandolo un documento di governo (si veda la delibera del 2 dicembre/60), e non di programmazione, così come invece dovrebbe essere. Una procedura che, ammessa in violazione della legge, nasconde molte insidie e spiana la strada ad eventuali impugnazioni. E ancora: non garantisce alcun risparmio sui costi della Sanità. L’unico risultato, infatti, è la riduzione delle prestazioni mediche.

Non si sognino scorciatoie procedurali: l’argomento è troppo serio per derogare alle norme di legge. L’articolo 12 della legge regionale N° 10/2006 indica inequivocabilmente la strada da seguire: siamo infatti davanti ad atti di programmazione generale di competenza del Consiglio regionale. Non ci sono altri percorsi e non sono ammessi cambi di rotta.

Quello che invece stanno facendo i commissari delle aziende sanitarie, complici gli uffici dell’assessorato della Sanità, è distruggere il sistema delle cure territoriali. Non a caso, dai Comuni giungono segnalazioni che riportano la chiusura di ambulatori medici. Ed è la prova di quale sia il disegno della Giunta: smantellare il sistema senza coinvolgere il Consiglio regionale, allo scopo di avere la strada libera. Ma il dovere di approfondire il tema della riorganizzazione è di tutti, ed è inammissibile che diventi materia esclusiva della Giunta regionale e della maggioranza.

I manager commissari stanno dando il peggio di loro stessi, distruggendo la vera missione dell’assistenza sanitaria per favorire le più becere logiche di potere. L’Assessorato sta forzando la mano, convinto di poter giocare con la pelle dei sardi facendo leva su escamotage legislativi che, però, rischiano di trasformarsi in un boomerang. Noi, invece, ci opponiamo con forza a questo atto di arroganza pura e chiediamo il rispetto della legge.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

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Ospedale Sirai 1 copia

E’ dura la posizione del consigliere regionale Ignazio Locci (FI) sulla revisione della rete ospedaliera approvata ieri in via definitiva dalla Giunta regionale.

«La revisione della rete ospedaliera della Sardegna – dice Ignazio Locci – è un documento di indiscutibile paternità dell’Assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, non confacente alle esigenze della realtà regionale. Un testo che non tiene minimamente conto delle molteplici proposte avanzate in sede di elaborazione da parte di associazioni, enti locali, medici, opposizioni politiche. E questo nonostante gli annunci e le rassicurazioni pronunciati a più riprese dall’Assessore. La proposta deliberata dalla Giunta di Francesco Pigliaru è, infatti, identica al testo iniziale, priva di alcuna modifica in corso d’opera: in sostanza, con una buona dose di arroganza, sono stati ignorati tutti i suggerimenti.»

«Si tratta peraltro di un documento costruito sulla base di parametri nazionali che non considerano le particolari condizioni di assistenza sanitaria della nostra Isola – aggiunge Ignazio Locci -. Ora inizia la vera discussione nella commissione competente e, sin da adesso, chiederemo con forza che vengano aperti i diversi tavoli di discussione, cui partecipino i rappresentanti dei territori e delle associazioni dei medici ospedalieri, con lo scopo di comprendere in maniera compiuta sia l’entità, sia le ripercussioni che avrà sul sistema sanitario la proposta targata Luigi Arru. Ma già sappiamo che allo stato attuale si tratta di un’ulteriore rinuncia di posti letto ospedalieri per acuti, a cui non corrisponde nessun sacrificio da parte dello Stato (compensazioni su malattie croniche, sul rispetto dei finanziamenti per i farmaci sperimentali o dei livelli minimi di assistenza).

«Ai sardi vengono richiesti sforzi unilaterali per un piano di assetto che non ha nessuna influenza sul contenimento dei costi della Sanità: un riequilibrio senza senso che abbraccia una filosofia superata. Affronteremo con responsabilità il dibattito in sede consiliare e in commissione competente e saremo rigidi sul rispetto delle procedure di legge e delle aspettative dei territori. Non consentiremo all’assessore Arru – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – di smontare il sistema sanitario regionale.»