29 March, 2024
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Terza giornata di musica e altro ancora, domani, venerdì 10 agosto, a Time in Jazz, il festival diretto da Paolo Fresu che fino a giovedì 16 celebra la sua edizione numero trentuno tra la sua Berchidda ed altri sedici centri del nord Sardegna.

Si comincia alle 11.00, nella suggestiva cornice della stazione ferroviaria di Tempio Pausania, dove risuoneranno le note del piano del pianista svedese Jan Lundgren con la produzione originale “Biasi’s Lands”: una dedica a Giuseppe Biasi, uno dei nomi di spicco della pittura sarda del Novecento, che ha impreziosito con la sua arte alcuni ambienti della stazione inaugurata nel 1931. Il concerto sarà dunque un’occasione per ammirare i dipinti dell’artista nato a Sassari nel 1885, e per vedere, nella sala officine, alcuni macchinari ferroviari e un vagone d’epoca.

Mettendo sempre la sua straordinaria tecnica al servizio della musicalità, Jan Lundgren (classe 1966) è capace di integrare nel suo pianismo le più disparate influenze: che si tratti di musica classica contemporanea, dell’inesauribile tradizione del folk nordico o del pulsante ritmo del jazz, sa guidare l’ascoltatore in un viaggio alla scoperta – ora rilassata, ora di grande energia – dei suoi personalissimi paesaggi sonori. Il suo concerto alla stazione di Tempio Pausania si inserisce nell’ambito del progetto “JazzRail – I Luoghi del Jazz” sostenuto dal MIBACT che vede coinvolte in partenariato sette realtà associative no profit operanti nel settore della promozione del jazz in Italia: Ancona Jazz (Associazione Spaziomusica, Ancona), Fabbrica Europa (Fondazione Fabbrica Europa, Firenze), Il Volo del Jazz (Circolo culturale Controtempo, Cormòns), Locomotive Festival (associazione culturale musicale Locomotive, Sogliano Cavour), Novara Jazz (associazione culturale Rest-Art, Novara), Vicenza Jazz (associazione culturale Musica Moderna, Thiene) e Time in Jazz, appunto, come capofila.

Nel frattempo, a diverse miglia al largo delle coste isolane, si starà svolgendo un altro appuntamento che è ormai un “classico” del festival: il concerto a bordo della motonave della Corsica Ferries-Sardinia Ferries in viaggio da Livorno (partenza alle 8.00) verso Golfo Aranci (arrivo previsto alle 14.30), che si rinnova per la tredicesima volta grazie alla collaborazione della compagnia delle navi gialle. Ad accompagnare i passeggeri nella traversata del Tirreno, quest’anno, è la musica trascinante della Fanfaraï Big Band composta da musicisti francesi, algerini e marocchini che mescolano raï, chaabi, musica gnawa, ottoni jazz, afro-cubani e tzigani, riunendo nord e sud in una festosa traversata delle sponde del Mediterraneo. Una coinvolgente miscela di ritmi e suoni che la formazione di dodici elementi farà dilagare l’indomani sera (sabato 11 alle 21.30) a Cheremule, e nei giorni successivi alle 19.45 in parata nelle strade di Berchidda, prima di salire sul palco di piazza del Popolo, mercoledì prossimo, per la consueta festa di Ferragosto.

Nel primo pomeriggio di domani, venerdì 10 agosto, a Berchidda (ore 15.00), terzo appuntamento del progetto “Periferie Urbane” organizzato con il sostegno di MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”. I giovani musicisti under 35 del festival incontrano i migranti, la popolazione e il pubblico in un dialogo all’insegna dell’arricchimento culturale e, insieme, umano; questa volta, protagonista e animatore dell’incontro sarà il contrabbassista salentino Marco Bardoscia.

Alle 18.00, il festival approda a Bortigiadas, nella chiesa di San Nicola, con il trio ClarOscuro di Matteo Bortone, contrabbassista che si sta affermando a livello nazionale, e non solo, come strumentista ma anche come compositore e leader, in particolare dopo esser stato eletto miglior nuovo talento italiano del 2015 all’annuale referendum della rivista Musica Jazz. Con Enrico Zanisi al pianoforte e Stefano Tamborrino alla batteria, musicisti di forti capacità interpretative, il trio esplora il mondo delle risonanze, delle timbriche e dei ruoli delle voci, dando vita a una musica intimista, che si svela poco a poco, ora delicata, ora energica, ma sempre attenta all’interazione e all’ascolto.

In serata si torna a Berchidda per un fine di serata all’insegna di Calici di Stelle per la Notte di San Lorenzo al Museo del Vino, in cui è atteso alle 21.30 “Lumină”, progetto ideato e prodotto da Paolo Fresu con la sua etichetta Tŭk Music, che vede in scena cinque giovani musicisti: Carla Casarano alla voce, Leila Shirvani al violoncello, Marco Bardoscia al contrabbasso, William Greco al pianoforte e Emanuele Maniscalco alla batteria e alle percussioni. “Lumină” – come suggerisce il titolo – ruota intorno al tema della Luce, declinato in dieci composizioni musicali diverse, ognuna col titolo “Luce”, appunto, nelle diverse lingue del mondo. Fanno parte del progetto anche quattro testi originali sullo stesso tema, scritti da Erri De Luca, Lella Costa, Marcello Fois e Flavio Soriga, oltre a una poesia di Emily Dickinson. Il concerto (con biglietto a pagamento di 10 euro, che include anche una consumazione) è organizzato con il sostegno di MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.

Jan Lundgren

 

 

 

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Time in Jazz edizione numero trentuno ai blocchi di partenza: mercoledì (8 agosto) prende il via il festival internazionale ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, ma che come sempre abbraccia tanti altri centri del nord Sardegna, incluso il capoluogo di provincia, Sassari, che apre la lunga serie di concerti con un’anteprima domani sera (martedì 7).

Nel fitto calendario spiccano artisti internazionali come Steve Coleman and Five Elements, il tunisino Dhafer Youssef, gli svedesi Jan Lundgren e Nils Landgren, la Fanfaraï Big Band, accanto a una folta e variegata rappresentanza del jazz italiano che abbraccia diverse generazioni di musicisti: Enrico Rava alla guida del suo gruppo Tribe (Gianluca Petrella, Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista, Fabrizio Sferra), Gegè Munari, Greta Panettieri, Gabrio Baldacci, Luca Bulgarelli, Pasquale Mirra, Francesco Lento, Vincenzo Saetta, Enrico Zanisi, William Greco, Emanuele Maniscalco, Carla Casarano, Matteo Bortone, Marco Bardoscia, Stefano Tamborrino, Francesco Diodati, il giovane batterista berchiddese Giovanni Gaias e i Plus 39, ovvero il gruppo composto dai migliori allievi della scorsa edizione del Seminario Nuoro Jazz.

A questi nomi si aggiungono quelli dei protagonisti di “Time is Over”, appuntamento “dopo concerto” curato da Gianluca Petrella: Mop Mop (Andrea Benini) con Pasquale Mirra, il progetto “Aforemention” di Tommaso Cappellato, dj Gruff con lo stesso Petrella, e altri ospiti a sorpresa, tra groove e ritmi africaneggianti, hip-hop e scratch. A fare da scenario alle nove giornate del festival, spazi e ambienti che variano dai boschi montani agli scorci marini, dalle stazioni ferroviarie alle chiesette di campagna, dalle piazze agli altri luoghi notevoli dei sedici comuni che, insieme a Berchidda, costituiscono il “circuito” del trentunesimo Time in Jazz: Arzachena, Bortigiadas, Cheremule, Erula, Loiri Porto San Paolo, Mores, Olbia, Ozieri, Ploaghe, Posada, San Teodoro, Sassari, Sorso, Telti, Tempio Pausania e Tula. Accanto alla musica, trovano spazio come sempre varie iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale, presentazioni di novità editoriali e la selezione di documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu, la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz e i laboratori creativi di strada, questi ultimi all’interno del progetto “Mediterranea” realizzato con il contributo del Bando “Sillumina 2018 – Periferie Urbane – Migranti” (sostenuto e promosso da SIAE), con il coinvolgimento di cittadini stranieri e di artisti under 35.

 

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Paolo Fresu _2015 (ph © Roberto Cifarelli1905)

Ultimi preparativi per la trentunesima edizione di Time in Jazz, il festival internazionale ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma da mercoledì 8 a giovedì 16 agosto a Berchidda, paese natale del trombettista, e vari altri centri e località del nord Sardegna, compreso il capoluogo di provincia, Sassari, che apre la lunga serie di concerti con un’anteprima martedì 7.

È un’edizione che, abbandonando per una volta la consuetudine di ruotare intorno a un tema caratterizzante, sceglie come titolo un numero: XXXI. «Ciò che vogliamo fare per i prossimi 3 anni – spiega Paolo Fresu nelle sue note di presentazione – è giocare sui numeri romani XXXI, XXXII, XXXIII perché ci appassiona ed è stimolo per nuove connessioni artistiche e creative. Del resto, se abbiamo fatto 30 possiamo fare 31 e, dopo l’edizione del 2020, proveremo a ‘dire 33’ per comprendere se lo stato di salute di Time in Jazz è buono. Perché lo sia continueremo ad impegnarci come abbiamo fatto in questi primi 30 anni. Con passione e dedizione. Mettendoci all’ascolto di quelle che sono le novità della musica contemporanea in campo internazionale ma senza dimenticare il jazz italiano che, sempre di più, è presente in seno al programma del nostro festival».

Su queste coordinate si svilupperanno dunque le nove giornate della prima metà di agosto in terra sarda; un calendario come sempre fitto di proposte differenti, con il consueto occhio di riguardo per il jazz italiano e in particolare per i suoi giovani esponenti (alcuni dei quali, riprendendo la positiva esperienza dell’anno scorso, saranno coinvolti anche come volontari nelle varie branche dell’organizzazione del festival): un vasto e variegato cast che abbraccia diverse generazioni di musicisti e – come già annunciato già dalla conferenza stampa di presentazione dello scorso marzo – comprende i nomi di Enrico Rava con il suo gruppo Tribe (Gianluca Petrella, Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista, Fabrizio Sferra), Gegè Munari, Greta Panettieri, Enrico Zanisi, William Greco, Emanuele Maniscalco, Carla Casarano, Matteo Bortone, Vincenzo Saetta, Gabrio Baldacci, Francesco Lento, Pasquale Mirra, Marco Bardoscia, Stefano Tamborrino, Francesco Diodati, Luca Bulgarelli, oltre ai quasi esordienti Plus 39, ovvero il gruppo composto dai migliori allievi della scorsa edizione del Seminario Nuoro Jazz, e al batterista berchiddese Giovanni Gaias.  

Accanto agli italiani, una qualificata pattuglia di artisti internazionali: il sassofonista americano Steve Coleman con i Five Elements, il suonatore di oud e cantante tunisino Dhafer Youssef, la formazione franco-algerina-marocchina Fanfaraï Big Band e, in arrivo dalla Svezia, il pianista Jan Lundgren ed il trombonista Nils Landgren con i rispettivi progetti.

A questi nomi vanno poi aggiunti quelli dei protagonisti di “Time is Over”, l’appendice ai concerti in programma nelle quattro serate (quelle da domenica 12 a mercoledì 15) sul palco “centrale” del festival, quello allestito nella piazza del Popolo a Berchidda: un momento “dopofestival” curato da Gianluca Petrella, all’insegna di groove e ritmiche africaneggianti, hip-hop e scratch con ospiti di volta in volta diversi come Mop Mop (Andrea Benini) con Pasquale Mirra, il progetto “Aforemention” di Tommaso Cappellato, dj Gruff con lo stesso Petrella, e altri a sorpresa. Sono più di trenta gli eventi musicali che si succederanno nell’arco delle nove giornate del festival, dal mattino a notte fonda, come sempre in spazi e scenari differenti: dai boschi montani agli scorci marini, dalle stazioni ferroviarie alle chiesette di campagna, dalle piazze agli altri luoghi notevoli dei sedici comuni che, insieme a Berchidda, costituiscono il “circuito” del trentunesimo Time in Jazz: Arzachena, Bortigiadas, Cheremule, Erula, Loiri Porto San Paolo, Mores, Olbia, Ozieri, Ploaghe, Posada, San Teodoro, Sassari, Sorso, Telti, Tempio Pausania e Tula.

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Giornata come sempre carica di appuntamenti anche quella odierna per il ventinovesimo festival Time in Jazz, in corso da lunedì (e fino a martedì 16) tra Berchidda e altre località del nord Sardegna. Si comincia in mattinata, alle 11.00, a Ozieri, nella Cattedrale dell’Immacolata, dove è di scena Antonio Zambrini, pianista milanese che ha attratto l’attenzione di pubblico e critica con i suoi brani originali, apprezzati e a volte riproposti da colleghi come Lee Konitz, John Law, Stefano Bollani, Ron Horton, Rita Marcotulli. Nei suoi pezzi si possono trovare influenze della tradizione musicale-cinematografica italiana, dell’Impressionismo francese, dalla musica popolare anglosassone, di quella balcanica e mediterranea, e naturalmente del jazz. Ai brani originali, composti, registrati e pubblicati nel corso degli ultimi quindici anni con svariate formazioni, Zambrini alterna riletture della tradizione jazzistica e di un immaginario “canzoniere” personale che attinge alle diverse esperienze fatte in sala di registrazione e dal vivo. Il pianista ha però sviluppato negli anni anche una vena improvvisativa più libera, creando estemporaneamente la colonna sonora di molte decine di film muti.

Un altro piano solo attende il pubblico del festival nel pomeriggio a Pattada: reduce dall’impegno della sera prima a Berchidda, Justin Kauflin si esibisce, ancora en solitaire, alle 18.00, nella Chiesa di San Giovanni. E sarà un’altra occasione per apprezzare il talento di questo pianista non vedente dall’età di undici anni, che ha iniziato a esibirsi da professionista a quindici, in particolare con il Jae Sinnett Trio. Due gli album al suo attivo: “Introducing Justin Kauflin” del 2010, e “Dedication” del 2015. 

Alle 21.30, a Berchidda, si accendono nuovamente i riflettori in Piazza del Popolo per dare luce a due diversi set. Il primo è “Il tempo in posa”, un progetto che lega dal vivo le immagini scattate da Pino Ninfa, fotografo affascinato dalla multimedialità, che ha fondato il senso del suo lavoro sull’interesse per la musica e per il sociale, con le note dello svedese Jan Lundgren, un pianista capace di mettere la sua straordinaria tecnica al servizio della musicalità, spaziando dal jazz alla classica contemporanea, al folk nordico. Dedicato all’area mediterranea, “Il tempo in posa” si presenta come un viaggio dalla Sicilia alla Libia passando per l’Italia del Sud e la Sardegna, attraverso feste popolari, siti archeologici, il mare, per cogliere i passaggi di tempo tra attimi e epoche.

Protagonista della seconda parte della serata, il duo formato da Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia: un sodalizio artistico ultraventennale, capace di produrre sintesi sempre felicissime tra musica colta e popolare, sprigionando momenti di autentica passione nel ridisegnare in chiave jazz la tradizione folklorica. L’affiatamento tra il clarinettista/sassofonista lombardo (di Nembro) e il fisarmonicista piemontese (di Alessandria) emerge particolarmente nelle esibizioni live, dove il potere comunicativo della loro musica, fluida, geniale, a momenti profondamente sentimentale, in altri gioiosamente ironica, suscita nel pubblico un forte impatto emotivo.  

Antonio Zambrini (m) Jan_Lundgren@thomas_schloemann.de_04 (m)

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Trovesi-Coscia (foto diRoberto Masotti) ECM 2005 (s) Justin Kauflin porgustavomori ta6185 - © Gustavo Morita