25 April, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato i capitoli 10 “Ospedali privati”, 11 “Le strutture complesse per disciplina”e 12 “Le principali reti per una risposta efficace al bisogno” della proposta di legge di riforma della rete ospedaliera. Martedì prossimo è previsto il voto finale.

In apertura di lavori, il relatore della minoranza, Edoardo Tocco (Fi) introducendo i temi della sanità privata ha ricordato l’importanza del capitolo 10 ed ha denunciato il “drammatico momento della sanità privata nell’Isola” a seguito della riduzione dei budget nonostante le ricadute occupazionali («la sanità privata sarda occupa 1.500 dipendenti con un indotto non inferiore ai 4.000 addetti»). Edoardo Tocco ha invitato la Giunta a ripristinare le adeguate quote di budget per le strutture private ed ha lamentato che, nonostante gli impegni a suo tempo assunti dall’assessore Luigi Arru, gli operatori delle cliniche Sant’Anna e Villa Elena di Cagliari che avevano perso il lavoro, “continuano a non averlo”.

Nel merito del Mater Olbia, l’esponente forzista ha dichiarato: «Non abbiamo nulla in contrario per il Mater che per noi deve mantenere quella mission specialistica per il quale è nato, in una visione sinergica con le altre strutture pubbliche e private gia operanti in Sardegna».

Stefano Tunis (Fi) ha insistito sul concetto di sanità privata: «la sanità privata è, in sintesi, una sanità pubblica erogata da soggetti privati, perché finanziata dalla Regione con risorse pubbliche». «Questa precisazione – ha spiegato il consigliere  della minoranza – serve anche ad affermare che, a proposito del Mater, deve essere calibrata quale quota di sanità privata finanziata dal pubblico erogherà e quanto sarà quella erogata e finanziata dal privato». In conclusione del suo intervento Tunis ha ricordato che per il Mater Olbia non c’è ancora l’accreditamento ed ha auspicato sul tema un dibattito “senza pregiudizi ideologici”.

Giorgio Oppi (Udc) ha svolto una serie di precisazioni e puntualizzazioni sulla sanità privata nell’Isola e nel ripercorrere la questione del budget ha anche affermato che molte case di cura private non raggiungono però neppure i budget di cui sono destinatari, mentre altre, particolarmente efficienti addirittura li superano. L’esponente della minoranza si è poi soffermato su alcune strutture private come Kinetika e San Salvatore di Cagliari («un imbroglio destinare risorse finanziarie perché erano strutture chiuse, non operanti») ed ha denunciato il rischio posti letto per il Policlinico di Sassari («potrebbe perdere 50 posti su un totale di 130»). Sul ruolo dei privati nel sistema della sanità sarda, Oppi ha riconosciuto un ruolo sostitutivo rispetto al pubblico come nel caso dell’Aias ma ha rivolto critiche al Mater Olbia. «Il Mater Olbia – ha proseguito il leader centrista – non ha fatto niente, non hanno attrezzature,  hanno cambiato strutture e patologie rispetto al progetto originario, hanno detto no ai posti letto in oculistica, no ai 22 posti di pediatria, no a chirurgia, no urologia, no cardiologia mentre potenziano ginecologia e oncologia ai danni di Sassari, Olbia e del Businco di Cagliari». «Il Mater – ha concluso Giorgio Oppi – deve invece operare dove è carente il pubblico».  

Giuseppe Fasolino (Fi) ha aperto il suo intervento ricordando l’intervento dell’assessore Arru a proposito dei privati («il privato può aiutare il pubblico per erogare servizi di qualità insieme a quelli che il pubblico non riesce ad offrire») ed ha definito il progetto del Mater Olbia “un progetto lungimirante che deve essere considerato un investimento e non un costo”. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato che “il Mater è un progetto positivo per l’intera sardegna” ed ha polemicamente affermato che “forse gli investitori privati hanno sbagliato il territorio dove insediare la struttura”. Fasolino ha concluso dichiarando contrarietà all’ipotesi di rinviare le decisioni che riguardano il Mater Olbia: «Non serve procrastinare le decisioni, serve ricordare a molti che siamo consiglieri della Sardegna e non del collegio di elezione».

Alessandra Zedda (Fi) ha chiesto approfondimenti sul capitolo 10 e ha denunciato “un atteggiamento ostruzionistico verso le strutture della sanità privata («troppi aggravi di procedure e  penalizzazioni nelle fasi di accreditamento e autorizzazione»). «Sono per il Mater Olbia – ha affermato l’esponente della minoranza – perché a suo tempo è stato pensato per garantire al Nord Sardegna e all’intera Isola una sanità di eccellenza ma ad oggi non c’è accreditamento né autorizzazione e per questo serve accelerare le procedure e non posporre le valutazioni». La consigliera ha quindi concluso evidenziando una serie di difficoltà nelle strutture del cagliaritano ed ha dichiarato: «Avere una sanità di eccellenza come quella che dovrebbe offrire il Mater Olbia non può andare contro il resto delle strutture private e della sanità pubblica».

Il consigliere, Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp), ha mostrato una certa diffidenza sull’operato dei privati in sanità («ogni volta che apriamo al privato per le carenze del pubblico poi non riusciamo a governarlo, come accade nella vertenza Aias dove i lavoratori non riescono a prendere gli stipendi»). L’esponente della maggioranza ha quindi insistito sul caso Mater Olbia ed ha affermato: «Ho votato tre anni fa il progetto del mater che però si è rivelato un mezzo imbroglio». Pizzuto ha lamentato la modifica di quel progetto e la variazione dei partner scientifici , nonché una carenza di informazioni sul nuovo progetto tali da impedirne la votazione in Aula. «È inaccettabile – ha proseguito l’esponente Sdp – che si possa votare un qualcosa che non consociamo e per questo chiediamo un supplemento di istruttoria, precisando che si vuole procedere con delle forzature significa modificare il nostro rapporto di fiducia con l’assessore».

Emilio Usula (Rossomori) ha ricordato la riunione del 2014 tra i capigruppo e il presidente della Giunta con l’assessore Arru per dare il via libera al progetto del Mater Olbia: «In quell’occasione dissi che quel progetto non poteva indebolire il resto dell’offerta della sanità privata in Sardegna e ci furono offerte una serie di garanzie in tal senso». «Non sono ideologicamente contro l’iniziativa privata – ha proseguito Usula – ma politicamente sono per la tutela del servizio pubblico  e a distanza di tre anni e mezzo dal via libera dal progetto non sappiamo ancora cosa sarà il Mater Olbia». «Ragioniamoci ancora – ha concluso Usula – perché ci sono troppo poche informazioni per poter decidere».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni,  ha ricordato le perplessità espresse, già ai tempi della Giunta Soru, sul progetto del Mater Olbia ed ha evidenziato che “dopo tre legislature la struttura non è operativa nonostante i ripetuti annunci inaugurali”. «Da anni si annuncia l’apertura del Mater – ha affermato l’esponente della minoranza – e l’ultimo appuntamento è fissato per il prossimo novembre ma niente è pronto nell’ospedale gallurese».

Il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu, ha ribadito le richieste politiche del partito dei sardi “per un sistema sanitario equo ed efficiente, ben distribuita nei territori in un’ottica di perfetta fusione tra privato e pubblico ma con la governante in mano al pubblico”.  Il consigliere della maggioranza ha dichiarato di attendere una proposta emendativa al capitolo 10 e ha ribadito l’esigenza che “gli standard di sicurezza imposti al pubblico siano estesi ai privati e che nella cessione dei posti letto anche il privato sia chiamato a rispondere sulla efficienza”.

Il consigliere Gigi Ruggeri (Pd) ha auspicato moderazione nei giudizi ed ha rielencato una serie di interventi  promossi all’interno del documento anche a proposito del Mater («abbiamo inserito un limite temporale perché le proposte del Mater assumano connotazione fattuale e abbiamo previsto la ridistribuzione dei posti letto accreditati».

Gigi Ruggeri ha inoltre ricordato l’inserimento, per la prima volta, delle strutture private nel sistema anche delle acuzie ed ha invocato “elasticità” senza che il tutto possa essere interpretato come “un aprire le porte indiscriminatamente al privato”. «L’ospedale della Gallura – ha concluso l’esponente della maggioranza – compensa una carenza storica del un territorio che ha una media inferiore alla media regionale, l’ultima è quella del Medio Campidano.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha replicato anche aspramente al consigliere Pizzutto («forse pensa alla sanità cubana quando parla di mezzo imbroglio riferendosi al Mater Olbia») ed ha rimarcato la riduzione dei budget deliberato dalla Giunta regionale: «Sono stati ridotti del 30% i tetti di spesa». Pietro Pittalis ha evidenziato come sulla delibera si attenda il pronunciamento del Tar ed ha insistito sulle ripercussioni che tale decisioni avrà nei servizi offerti ai pazienti. Il capogruppo della minoranza ha quindi sottolineato la scarsa incidenza del costo della sanità privata (15% del budget della Sanità) ed ha affermato che “se funzionasse la sanità pubblica non ci sarebbe la sanità privata”. Sul caso del Mater, l’esponente Fi ha così concluso: «Rinviare o ritardare le decisioni come propone la Giunta è una danno, non per la Gallura, ma per l’intera Sardegna». 

Intervenendo a nome della Giunta l’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di sentirsi al centro di un destino curioso, «perché da un lato mi si accusa di distruggere la sanità privata e dall’altro di favorirla, noi invece vogliamo consentire ai sardi di scegliere con il massimo garanzie e nello stesso Dm 70 sono molto chiari i chiari i  rapporti che possono intercorrere fra aziende sanitarie pubbliche ed operatori privati». Ribadisco quanto detto in commissione, ha aggiunto, «per sgombrare il campo da una certa dietrologia che sembrava finalizzato ad accelerare il Mater Olbia: la Giunta ha fatto un passaggio chiarissimo, indipendentemente dal nome, perché ne va della credibilità del sistema Sardegna di attrarre investitori stranieri, abbiamo dimostrato di essere credibili partendo dal Piano sanitario del 2008 dal San Raffaele in poi, concentrando la nostra attenzione su bisogni epidemiologici della Sardegna che determinano grandi flussi di mobilità passiva per patologie a bassa diffusione». L’emendamento, ha poi chiarito Luigi Arru, «ha esclusivamente contenuti tecnici e asettici e prevede comunque un passaggio in commissione, non c’è niente di discrezionale ma una continuità con gli obiettivi di integrazione del sistema pubblico che abbiamo perseguito fin dal 2014, anche sulla base di modelli sviluppati in altre Regioni, e non c’è nessuna volontà di depotenziare, anzi tutti gli atti della Giunta vanno nella direzione di una governance più efficiente e chiara nel cui ambito, peraltro, i criteri del piano nazionale esiti valgono anche per privati». Nessun trasferimento di soldi, ha proseguito Luigi Arru, «sulla sanità privata che nei fatti insiste in prevalenza sul Sud Sardegna, ma l’obiettivo di dare vita ad un centro di ricerca di eccellenza». Quanto ai ritardi, ha concluso l’assessore della Sanità, «non ascrivibili alla Giunta ed all’assessorato e, se gli investitori hanno operato cambiamenti non c’è dubbio sul fatto che il Gemelli sia un nuovo partner sia credibile e forte, per cui non dobbiamo aver paura, ma mostrare la capacità di rispettare le condizioni del 2014 che sono ancora valide; nessuno vuole tranelli o ha intenzione di distruggere la sanità pubblica, al contrario stiamo lavorando per far andare a cento all’ora tutte le strutture pubbliche».

Successivamente il Consiglio ha respinto un gruppo di emendamenti proposti dall’opposizione.

Sugli emendamenti sostitutivi totali n. 895 (Cherchi Augusto e più) e 896 (Fasolino), di contenuto identico si è sviluppato un articolato dibattito.

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha annunciato il voto contrario perché a suo avviso significa modificare il numero dei posti letto a favore del privato e a scapito del sistema pubblico.

Voto contrario anche da parte del consigliere Di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto che ha ricordato il voto favorevole espresso in precedenza dal suo gruppo, precisando però che ora il progetto è profondamente cambiato. Si tratta di una forzatura, ha dichiarato, «che registriamo con amarezza anche perchè intacca la fiducia che avevamo riposto sull’assessore, non ci resta che confidare nel presidente, posto che stiamo votando su un progetto che non conosciamo». Dopo tre anni e mezzo e dopo questa riforma, ha poi annunciato, «chiederemo una verifica a tutto campo perché a nostro giudizio ci sono responsabilità da verificare».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha registrato un «forte pregiudizio in molti colleghi, l’emendamento sembrerebbe pro-privati ma il testo non dice affatto questo; propongo un emendamento orale con piccole precisazioni e, magari, possiamo fermarci qualche istante per ragionare».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente ha accordato.

Ripresa la seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di poter aggiungere la firma di tutti i componenti del gruppo di Forza Italia all’emendamento n. 896 del collega Giuseppe Fasolino. Le due proposte consentono alla Giunta, sentita la commissione, di modificare il rapporto dei posti letto fra sanità pubblica e privata accreditata nella misura del 6%, con un corrispondente intervento di recupero proveniente dalle altre strutture (sia pubbliche che private) e dalla cosiddetta “mobilità passiva”.

Per dichiarazione di voto il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha tenuto a precisare che nella proposta in esame «non si parla solo di sanità privata ma di pubblico-privato accreditato, non entro poi nel merito di proposte specifiche di privati ed osservo che si tratta di dettare alcune norme che nel testo originario non c’erano; nel merito sono convinto che i posti letto vadano ricercati anche nella sanità privata se ci sono, ma non negli ospedali territoriali o nelle Rsa perché siamo carenti, piuttosto ritengo necessario concentrarsi nel recupero della mobilità passiva».

Sulla proposta hanno inoltre annunciato il voto favorevole i consiglieri Raimondo Perra (Psi), Stefano Tunis (Forza Italia) e Giuseppe Meloni (Pd).

Il consigliere del Pd Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento orale che prevede il passaggio obbligatorio in commissione delle proposte di riequilibrio dei posti letto.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, il termine “sentita la commissione” equivale alla previsione di un passaggio obbligatorio cui è collegata l’espressione di un parere.

Il consigliere del Pd Cesare Moriconi ha proposto di inserire la definizione “previo parere”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha riconfermato l’interpretazione fornita in precedenza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto la correttezza dell’interpretazione del presidente, osservando che «casomai ci sono perplessità di ordine politico all’interno della maggioranza».

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha ribattuto che «la vera preoccupazione emergerà quando non ci sarà questa Giunta». Nel merito, ha precisato che «la proposta comporta una variazione rispetto a quanto proposto nel 2015 dal Consiglio, ma in termini estremamente limitati; la percentuale è di appena il 6% ed è riferita alle specialità e non alle aree omogenee, mentre il recupero dei posti avverrà attingendo da mobilità passiva e inefficienze, per cui non si tratta assolutamente di un cavallo di Troia». Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 49 voti favorevoli e 5 contrari.

Dopo quest’ultimo scrutinio, il Consiglio ha approvato anche il testo del decimo capitolo con  28 voti favorevoli e 20 contrari. 

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 11, con i pareri della Giunta e della Commissione.

Respinto l’emendamento 14 e poi respinti 814, 24.

Approvato il testo del capitolo 11.

Sull’emendamento 727 l’on. Annamaria Busia (Cps) non ha aderito all’invito al ritiro. Il testo dell’emendamento prevede che “non potranno essere contemplate duplicazione di strutture nella stessa azienda o nei presidi di appartenenza dell’Ats”. L’Aula ha respinto l’emendamento.

Sul capitolo 12 “Le principali reti per una risposta efficace al bisogno” il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione, anche  con i relativi emendamenti.

L’on. Pietro Pittalis ha detto a nome di Forza Italia: “Non alziamo bandiera bianca ma ritiriamo gli emendamenti a una legge che sarà la vostra sconfitta”. Le stesse motivazioni da parte dell’Udc e di Fdi hanno portato al ritiro degli emendamenti soppressivi.

Sull’emendamento 293 l’on. Marco Tedde (FI) ha detto rivolto alla Giunta e alla maggioranza: “L’ospedale di Ozieri merita importanti riconoscimenti, nonostante l’abbiate tanto bistrattato”. Favorevole l’on. Emilio Usula (Misto), contrario l’on. Augusto Cherchi (PDS). L’emendamento 293 è stato respinto.

Sull’emendamento 884 l’on. Franco Sabatini ha suggerito un ulteriore emendamento orale di sostegno al punto nascita dell’ospedale di La Maddalena. Favorevoli anche i Riformatori Sardi, secondo cui “non basta perché l’ospedale versa in una situazione di disagio”.  Favorevole anche l’on. Annamaria Busia (Cps), secondo cui “occorre garantire ovunque e non solo a La Maddalena il servizio di emergenza e urgenza ostetrica”. L’on. Gigi Ruggeri ha chiarito la portata dell’emendamento, che è stato poi approvato all’unanimità.

Respinto l’emendamento 857 a firma Paolo Truzzu, che emendava l’832 (anche questo respinto).

Approvati gli emendamenti 864 (Cherchi), 726 (Cherchi) su pronto soccorso e chirurgia, 873 (Cherchi) sulla struttura di livello Hub, 890 (Cossa) sulle esenzioni per i pazienti con malattie rare.

Approvato il testo del capitolo 12, l’on. Emilio Usula ha chiesto all’Aula il sostegno all’emendamento 658 sulle reti integrate ma l’assessore Luigi Arru ha replicato dicendo che “una commissione tecnica sta lavorando ma ancora in questo momento non è ancora possibile procedere con la rete gastroenterologia”. L’emendamento è stato respinto mentre è stato approvato l’emendamento 833 che aggiunge Carbonia a Oristano nel disposto del paragrafo 1 del capitolo 12.

Respinti 728, 729, 836 e 731. Il presidente Gianfranco Ganau ha disposto una breve pausa.

L’Aula ha affrontato alla ripresa l’emendamento 894 (parere favorevole di Giunta e Commissione), che emenda l’emendamento 730 a firma Busia sui tumori al seno. La prima firmataria del 730 ha ricordato che “si tratta della prima causa di morte dai 35 ai 55 anni per le donne” e che “le possibilità di guarigione aumentano del 18 per cento se il tumore al seno viene curato in un centro specializzato. E’ impensabile che un dipartimento di chirurgia generale  si occupi di chirurgia alla mammella, è necessario scrivere che esiste un dipartimento specialistico per questo”.

Secondo l’on. Gigi Ruggeri (Pd) “l’emendamento 894 prevede le Brest unit di Cagliari, Sassari e Nuoro e dovranno seguire le linee di indirizzo della rete dei centri di senologia”. Sulla stessa posizione  anche l’on. Rossella Pinna (Pd) mentre gli on. Satta (Psdaz) Pizzuto (Articolo 1) hanno annunciato il voto favorevole all’emendamento Busia. Anche l’on. Francesco Agus (Cps) ha invitato la maggioranza a una riflessione sull’emendamento 894 e altrettanto ha fatto l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: “Non basta la ricostruzione della mammella per dire che abbiamo una chirurgia specializzata contro i tumori al seno, che non sono localizzati ma originano spesso la morte”.

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha detto: “Non capisco come mai il tema non sia emerso con tanta forza anche in commissione. Non vorrei che questo voto fosse inteso come un voto a favore o contro le donne”.

L’assessore Luigi Arru ha preso la parola  per dire che “nelle Brest unit ci sarà personale dedicato e professionale”.

L’emendamento 894, con parere favorevole di Commissione e Giunta, è stato approvato e ha provocato la decadenza dell’emendamento Busia 730.

L’Aula ha quindi approvato l’emendamento 879 (Ruggeri)  che integra il 366 (Pizzuto e più) con il quale si stabilisce che “all’interno delle Brest Unit pubbliche, la Rete promuova l’istituzione di un dipartimento funzionale Tumori femminili basato su un approccio oncologico specifico per il genere femminile e relativo ai tumori della sfera ginecologica e senologica”.

Via libera anche all’emendamento 887 (Lai – Pizzuto) che riconosce la specificità della Radiologia pediatrica all’interno dell’hub pediatrica presso il Microcitemico di Cagliari.

Dopo aver bocciato l’emendamento 835 (Truzzu), il Consiglio ha approvato l’emendamento di sintesi 900 che riunisce il 671 e l’838. La proposta correttiva (Rubiu e più) prevede che la Rete regionale Donazione e trapianti venga costituita da tutti i componenti che partecipano al processo della donazione, del prelievo e del trapianto degli organi e dei tessuti coadiuvata dal Comitato consultivo misto (composto in maggioranza da rappresentanze di cittadini e associazioni di volontariato e in minoranza da rappresentanti dell’Azienda sanitaria, da medici  e dagli enti locali). Il Comitato avrà compiti di supporto all’Azienda Sanitaria, di proposta sui servizi e di verifica sul miglioramento degli stessi.

L’Aula ha inoltre espresso voto favorevole sull’emendamento 883 (Gallus e più) che individua un Centro di emergenza territoriale presso il presidio sanitario di Ghilarza. «Ringrazio Giunta e colleghi per aver accolto la mia proposta. Questa decisione consente di mantenere una assistenza sanitaria di livello nel territorio».

Bocciati invece gli emendamenti 837 e 733. Stessa sorte per l’emendamento n. 734 (Busia- Agus) con il quale si chiedeva si posticipare gli effetti del riordino della rete  ospedaliera all’attivazione dell’Areus. «Non si può approvare una riforma senza aver prima riorganizzato la rete territoriale e quella dell’emergenza urgenza – ha detto Annamaria Busia – in questo modo le aree periferiche saranno ancora più isolate. Non è pensabile eliminare i Pronto Soccorso in certe zone dell’isola, è l’unico punto dove le persone disagiate possono ricevere cure.  Pensare di riorganizzare il sistema senza che si possa garantire assistenza nelle zone periferiche senza le Case della salute e gli Ospedali di comunità avrà conseguenze gravissime».

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 888 (Forma) sostitutivo totale dell’emendamento 364 presentato dal consigliere Giovanni Satta (Uds).  

«Il mio emendamento vuole porre rimedio a una grave situazione determinatasi dopo il crollo del Project financing di Nuoro – ha detto Satta – attualmente ci sono decine di persone senza lavoro. Chiedo che venga trovata una soluzione come si è fatto per l’Ipab di Ploaghe. Occorre garantire al personale che lavorava con contratto a tempo indeterminato al Cup amministrativo e ai servizi di ausiliariato l’assunzione diretta alla Asl. Gli addetti al portinariato e ai servizi di vigilanza potrebbero essere invece assorbiti dalla società che ha vinto l’appalto della Regione. Se non si vuole fare questo la Giunta dica quale è il suo progetto».

Il capogruppo di Art1-Mdp Daniele Cocco ha condiviso le preoccupazioni del collega Satta: «Il problema è molto serio – ha detto Cocco – ci  sono persone che lavorano da dieci anni e improvvisamente vedono interrompersi la loro prospettiva di vita. Non possiamo permettere che vivano nell’incertezza. Occorre fare di tutto per garantire loro un futuro. Chiedo che subito dopo l’approvazione della riforma si attivino misure idonee a risolvere il problema».

Annamaria Busia (Campo Progressista) ha attaccato la gestione del Project Financing di Nuoro. «Tutto parte da quel contratto truffaldino – ha detto Annamaria Busia – noi lo avevamo denunciato da tempo. Ora c’è una situazione difficile. Bene ha fatto Satta a fare questa provocazione. Si scopre che a Sassari ci sono vincitori di concorso che protestano perché al loro posto lavorano quelli che, con un gioco di prestigio, il Consiglio regionale ha trasformato in dipendenti di un’azienda pubblica. Se questo si è fatto per l’Ipab San Giovanni di Ploaghe lo si faccia anche a Nuoro».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto di aggiungere la sua firma all’emendamento 888. «Sull’emendamento Satta – ha detto Congiu – chiedo invece l’impegno dell’assessore per un piano di gestione del personale».

Più attenzione alla situazione dei lavoratori di Nuoro ha invocato Luigi Crisponi (Riformatori): «Siamo al paradosso – ha sottolineato l’esponente della minoranza – su questa riforma della rete ospedaliera abbiamo visto battaglie a difesa di primari e potentati. Poca attenzione invece per la situazione del personale che svolge i lavori più umili. Sono considerati lavoratori di serie B. Io penso invece che svolgano lavori umili ma irrinunciabili perché si occupano di servizi essenziali. Che tipo di riflessione vuole aprire la Giunta?».

L’assessore Luigi Arru ha garantito l’impegno dell’esecutivo: «Il direttore generale ha avviato un percorso per trovare una soluzione che non è facile. Non è vero che facciamo figli e figliastri. Garantisco il mio impegno come assessore e come cittadino di Nuoro». L’Aula ha quindi votato l’emendamento 888 che ha provocato la decadenza del 364. La proposta emendativa della consigliera Daniela Forma stabilisce che gli interventi previsti dal Project financing vengano comunque realizzati a prescindere dalle controversie legali e che le risorse risparmiate a seguito dell’annullamento del contratto vengano utilizzate per il potenziamento dell’offerta sanitaria della ASSL di Nuoro.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi annunciato la votazione degli emendamenti sull’assegnazione dei livelli agli ospedali di Nuoro e Lanusei che erano stati congelati durante il dibattito sul capitolo sesto.   

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha chiesto di rinviare la discussione a martedì prossimo: «Mi sembra poco credibile discuterli adesso – ha detto Emilio Usula – arriviamo alla fine di una lunga giornata, si tratta di argomenti che non possono essere liquidati in poche battute». Richiesta appoggiata dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu. Di parere diverso il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Gli accordi prevedono di terminare oggi l’esame dei capitoli e degli emendamenti lasciando a martedì prossimo le dichiarazioni finali sulla legge».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, pur condividendo la posizione di Cocco, ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di un immediato rinvio della discussione a martedì prossimo: «E’vero quello che dice Cocco però stiamo parlando di due punti delicati. Abbiamo a disposizione tutto il pomeriggio di martedì, se si vuole continuare si continui. Ma per una questione di buon senso preferirei rimandare». Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la proposta di rinvio che è stata respinta dall’Aula.

Il Consiglio ha poi approvato due emendamenti, col parere favorevole della commissione e della Giunta: il n. 898 (Ruggeri-Perra) che introduce nuovi servizi nella struttura di Lanusei ed il n. 899 sostitutivo totale di sintesi (Ruggeri-Perra), che riscrive il dettaglio della nuova rete ospedaliera attribuendo le funzioni ai due hub principali di Cagliari e Sassari e ad ogni singola struttura.

Sull’emendamento n. 899 si sono espressi numerosi consiglieri regionali con dichiarazioni di voto.

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha sostenuto che, a differenza di quanto previsto dall’emendamento, «il riconoscimento del secondo livello a Nuoro è supportato da buone ragioni e, peraltro, non è stato mai contrastato né dalla commissione né dall’assessore, ad eccezione di un parere legale che però non ho mai visto». C’erano gli spazi per una deroga, ha proseguito, «come è stato fatto in altre Regioni come l’Emilia-Romagna divisa in 3 aree vaste corrispondenti all’area nuorese, con ben 13 Dea di secondo livello con distanza massima di 43 km fra l’uno e l’altro mentre in Sardegna la distanza è di circa 200 chilometri».

Il consigliere del Pd Franco Sabatini si è dichiarato «non pienamente soddisfatto rispetto alla sua richiesta di Dea di primo livello per Lanusei; c’è stata una mediazione ma non poteva esserci riconoscimento senza servizi, per cui questo emendamento dà la sicurezza di servizi di livello adeguato anche per l’emergenza urgenza».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi ha lamentato che «troppe volte si sono affrontati temi con evidenti demarcazioni fra nord e sud della Sardegna dimenticandosi dell’area più sofferente, l’area della Sardegna centrale; nell’emendamento c’è cerchiobottismo e resta il fatto che il mancato riconoscimento del secondo livello a Nuoro è una scelta grave per le popolazioni, gli operatori sanitari e soprattutto i malati, ancora una volta abbiamo assistito a cittadini, professionisti e malati di serie A e serie B».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che con l’emendamento «si fa una operazione di verità che riconosce la particolare attrezzatura sanitaria del Nuorese non solo con classificazioni e parametri astratti ma attraverso la ricognizione attenta dei servizi sulla base delle esperienze». Queste strutture, ha continuato, «sono ora dentro una crisi ed il riconoscimento le aiuterà a superarla, in definitiva una misura intelligente che completa l’azione riformatrice della Regione e dà speranza per il futuro».

Secondo il capogruppo del Pasd’Az Angelo Carta «il collega Usula ha ragione a cercare di affermare un diritto dell’ospedale di Nuoro e non si capiscono le difficoltà per il riconoscimento di Dea secondo livello, che avrebbe aiutato il buon andamento della riforma dando risposte alle popolazioni e delineando, anche per la Sardegna, quella ripartizione in tre aree vaste che appare la soluzione migliore». Il problema della scarsità popolazione, ha detto ancora, «non regge perché in Italia si è adottata la stessa misura con una densità di abitanti corrispondente, quindi la richiesta per Nuoro è perfettamente sostenibile».

Il consigliere del Misto Giovanni Satta ha espresso molte perplessità sulla scelta adottata per Nuoro, che «come ha confermato il collega Usula citando numeri inoppugnabili trova fondamento nella realtà». Ancora più preoccupante, ha aggiunto, «la scelta di Olbia come presidio di primo livello, sia pure in attesa dell’entrata in funzione del Mater: secondo me meritava il secondo livello proprio in previsione della prossima apertura del Mater, per cui chiedo questa correzione con un emendamento orale».

Messa ai voti dal presidente Gianfranco Ganau, la proposta è stata respinta.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che il suo gruppo «in molte occasioni, provocatoriamente, aveva chiesto l’abrogazione acronimi per concentrarsi invece sulla realtà dei servizi territoriali evitando di dividersi sui nomi, dimenticando che in realtà Nuoro e Lanusei sono effettivamente potenziati: misurare sui servizi e più complicato ma sicuramente più giusto e rispondente ai bisogni delle comunità».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha definito il dibattito «imbarazzante al punto da rendere determinante ogni voto, per noi sarebbe interesse confermare il principio applicato sul Mater secondo il quale gli accordi non valgono;  ne terremo conto ma in questo caso rispetteremo gli accordi».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha parlato di un dibattito in cui «si è assistito a strani comportamenti, sicuramente non ci si è mossi in modo uniforme affrontando le problematiche delle diverse aree della Sardegna, ma resta il fatto che Nuoro è il terzo polo della Regione ed è inutile giocare con le parole».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 38 voti favorevoli ed uno contrario.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno  martedì prossimo 24 ottobre, alle ore 16.00.

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. All’esterno del Palazzo è montata la contestazione da parte di associazioni ed amministratori di diversi territori, con l’intero Consiglio comunale di Carbonia riunito in seduta straordinaria, che chiedono uno stop alla riforma per una sua completa revisione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le elezioni di un nuovo vice presidente dell’Assemblea e del Garante regionale per l’infanzia si terranno in una delle prossime sedute.

Successivamente hanno preso la parola diversi consiglieri regionali, con interventi sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «la presenza di due relatori di maggioranza che forse non è conforme al regolamento, è cosa davvero inusuale, come se la relazione di maggioranza di Raimondo Perra non fosse completa o affidabile per la stessa maggioranza, segno evidente delle difficoltà della coalizione sul piano politico, con molte componenti che non si fidano l’una dell’altra». Il provvedimento, ha concluso, «parte col piede sbagliato e deve essere ritirato, così è un teatrino delle parti; se avesse dignità politica, il collega Raimondo Perra si dovrebbe dimettere perché, evidentemente, è sotto tutela».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il regolamento prevede la presenza di uno o più relatori.

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha denunciato quello che, a suo avviso, «è un gravissimo fatto, una mascalzonata nei confronti di 30 Comuni compiuta dall’Egas che li ha pugnalato a tradimento con la delibera che li costringe ad entrare in Abbanoa». Appena ho giurato, ha ricordato Gallus, «ho prospettato all’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini una leggina per quei Comuni che volevano proseguire nella gestione autonoma, assicurando servizi e risparmi per la Regione; Edoardo Balzarini ha assicurato il suo impegno ma poi l’ha tradito favorendo l’approvazione della delibera, così come il sindaco di Sassari che aveva garantito una riunire con quegli amministratori locali». Ora, ha annunciato, «su questo problema farò una battaglia a tutto campo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), tornando sulla sanità, ha segnalato «la situazione incresciosa dell’Azienda per l’emergenza urgenza, perché pare che esista la nomina del direttore che viene citata in altri atti dell’assessorato ma il provvedimento non si trova più, per cui o siamo davanti ad un falso in atto pubblico questa delibera non è stata mai consegnata».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver polemizzato con il collega Pittalis per il suo intervento definito «del tutto fuori luogo e di pessimo gusto», ha messo in luce sul piano politico che «la riforma è il frutto di un lavoro corale della commissione andato avanti per mesi con un confronto molto intenso con i territori e degli amministratori locali; in questo contesto il presidente Perra ha il pieno sostegno di tutta la maggioranza e la divisione dei compiti è stata una idea condivisa».

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, rivolgendosi al presidente Pigliaru, lo ha invitato «a farsi carico di quanto dichiarato da Gallus, un fatto gravissimo contro 30 Comuni della Sardegna».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato un chiarimento formale perché «il documento relativo alla riforma contenuto nella convocazione del Consiglio è presente sul sito internet ma in versione diversa da quella esitato dalla commissione; non credo sia una cosa regolare perché fra i due documenti ci sono differenze profonde».

Il presidente Ganau ha chiarito che il documento ufficiale è quello della commissione distribuito ai consiglieri assieme alla convocazione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), in apertura ha risposto al collega Pittlis affermando che, «se ha letto relazioni, avrà capito la scelta di differenziare i compiti». Riferendosi poi all’intervento del consigliere Gallus, ha ricordato che «si era trovato un accordo con il precedente assessore dei Lavori pubblici Maninchedda per lasciare ad alcuni Comuni la gestione autonoma del servizio idrico, perché in effetti questi Comuni hanno una situazione molto diversa dagli altri; il discorso va quindi ripreso dal nuovo assessore che deve riferire al più presto in commissione».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dopo aver lamentato che «da tempo assistiamo in Consiglio a discorsi fuori tema, ha condiviso le considerazioni del collega Usula, perché nella realtà il testo finale della riforma è parzialmente diverso da quello trasmesso all’Aula e per correttezza doveva essere rettificato».

Al termine di questo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale del Documento n.16/XV/A “Proposte di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna”.

Il presidente ha dato la parola al primo relatore di maggioranza, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Cps-Psi).

Dopo aver premesso di voler rinunciare ad ogni polemica, Raimondo Perra ha ribadito l’ampia condivisione della riforma da parte di tutto il centro sinistra ed ha ringraziato per il grande lavoro iniziato nel 2016 sia la commissione che i consiglieri Oppi e Gallus,   l’assessore Arru e i funzionari degli uffici, perché «tutti hanno contribuito in modo importante ad documento fondamentale per il riordino del servizio sanitario regionale, una opportunità fondamentale per un cambiamento lungamente atteso che, come tale, non poteva che suscitare comprensibili preoccupazioni pur essendo necessario perché la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per efficienza del sistema». La riforma, ha aggiunto, «riqualifica la sanità sarda senza tagli né chiusure, facendo sintesi e raggiungendo posizioni condivise, anche attraverso un testo della commissione notevolmente differente dalla prima ipotesi della Giunta, frutto sia dell’ascolto dei territori e del coinvolgimento degli operatori, che di un confronto di merito con opposizione». Esprimo quindi soddisfazione, ha continuato Perra, «per un buon risultato ottenuto lavorando su problemi complessi fermo restando che, se ci sono errori, questo è il momento di correggerli, non per accontentare questo o quello ma per garantire appropriatezza sul tutto il territorio regionale». C’è d’altra parte il rammarico, ha concluso, «per non essere riusciti a spiegare bene la riforma, fatta di buone pratiche e costruita sulle migliori acquisizioni della scienza medica, senza smantellamento delle strutture esistenti e con la massima considerazione della specificità della Sardegna».

Sempre per la maggioranza, il secondo relatore Luigi Ruggeri, del Pd, ha sottolineato che la riforma non opera nessuna chiusura e non fa riferimento a priorità legate ad equilibri finanziari, «individua invece precisi paletti nella costruzione di una offerta  sanitaria in rete, perché è sbagliato parlare di salute uguale posti letto mentre la medicina è cambiata e dà risposte efficaci proprio fuori dall’ospedale e la rete serve ad esaltare le specializzazioni di ciascuna struttura». In Sardegna, ha continuato Ruggeri, «ricoveriamo molto per problemi di bassa complessità a differenza della Penisola, per cui abbiamo operato una classificazione corrispondente ad un dato demografico, per concentrare le casistiche aumentando il livello di sicurezza». Inoltre, «la nostra struttura regionale è stata resa più omogenea sul territorio, come ad esempio in Ogliastra, zona più decentrata rispetto agli hub principali». Piuttosto, ha osservato il consigliere, «c’è bisogno di far leggere meglio il documento perché molte richieste delle comunità sono in realtà contenute e vanno magari specificate in alcuni passaggi; una classe politica che si rispetti non esclude nessuno, perciò riteniamo di aver fatto una riforma equa che garantisce i cittadini molto più di chi chiede il mantenimento dell’esistente».

Parlando per l’opposizione il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato l’accesso di ottimismo della maggioranza, rispetto ad una sanità migliore che per i cittadini non c’è, «anzi questa riforma ha enormi lacune per tante ragioni ma soprattutto perché, pur nel confronto formale, non sono stati ascoltati i cittadini più deboli, e lo stesso testo è pieno di acronimi e neologismi per addetti ai lavori incomprensibili ai più: altro che comunicare meglio». Sintetizzando il suo lavoro in commissione, Tocco ha ricordato di aver compiuto «diversi sopralluoghi in molte realtà dove rispetto alle disfunzioni riscontrate non si è fatto alcun intervento, a differenza dell’attivismo che ha caratterizzato nomine molto discutibili di manager chiamati a riformare una sanità che i Sardi non vedranno così come non vedranno l’elisoccorso». La verità, ha aggiunto Tocco, «è che ci sono molte cose che non quadrano, provvedimenti da adottare e persone da ascoltare, mentre purtroppo ha prevalso all’interno della maggioranza la linea di chi vuole andare avanti fino al disastro: i sardi non lo dimenticheranno».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Stefano Tunis ha auspicato che la riforma non venga approvata, evitando «il titolo di coda del mandato di questa Giunta». Ricostruendo l’iter della legge Tunis ha detto che «vuol dire che c’era dolo nel portare all’ultimo momento la riforma della rete ospedaliera, cominciando dalla fine per non farsi cadere tutto in testa». Quella che doveva essere la Giunta delle competenze attenta all’oggettività delle cose, ha osservato Tunis, «è la stessa che poi non è riuscita nemmeno a chiudere il bilancio della sanità sarda costringendo lo stesso Sabatini ad una difesa d’ufficio che si scontra con numeri inattaccabili, e mette in luce l’enorme contraddizione fra la Sardegna Regione canaglia e quella miracolosamente salvata da una grande riforma». Nel concreto, ha spiegato Tunis, «la Regione sarà commissariata nonostante il maxi mutuo che forse nemmeno coprirà il disavanzo e rappresenterà invece l’ennesima ipoteca sullo sviluppo della nostra Isola». Confido ancora in un sussulto, ha auspicato infine il consigliere, «anche se sappiamo che non andrete a casa occorre mettere il Consiglio nelle condizioni di fare una buona riforma, cancellando gli errori di un progetto irrealizzabile, senza una verifica sui costi di produzione, senza emergenza urgenza e senza la garanzia sulla fase del trattamento dei pazienti post acuti a costi accettabili: tutto il resto è avanspettacolo e fumo negli occhi per nascondere ai sardi la verità».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), ha riconosciuto che l’argomento trascina inevitabilmente molte polemiche, e tuttavia «la Sardegna ha bisogno di una riforma per una sanità efficiente, moderna e a dimensione umana, eliminando sprechi e migliorando le prestazioni; la sanità sarda non è in uno stato fallimentare, anzi è ricca di professionalità e punte di eccellenza rispetto a realtà italiane ed estere più famose, però è una struttura vecchia, piena di doppioni che va cambiata». Non ci siamo affatto appiattiti sulle normativi nazionali di settore, ha assicurato Cozzolino, «anzi abbiamo lavorato due anni per costruire un percorso aderente a specificità del territorio regionale, una proposta originale, un meccanismo complesso che ci fa fare un salto in avanti verso la medicina moderna, fatta di buona prevenzione e e del trattamento efficace dei post acuti, è un cambiamento epocale». Inoltre, ha aggiunto, «con la riforma arriveranno anche 250 milioni di euro per ammodernare strutture, che non basteranno ma daranno comunque una prima significativa risposta». Sul piano politico, Lorenzo Cozzolino ha riconosciuto che «è vero che la maggioranza ha posizioni diversificate perché è una grande riforma all’interno della quale alcune realtà territoriali hanno rinunciato a qualcosa, e comunque si tratta di un provvedimento emendabile con lacune che vanno colmate nell’emergenza urgenza e nella medicina territoriale, così come occorre lavorare sui difetti di comunicazione e sulla percezione indotta della legge nelle zone disagiate che si sono sentite abbandonate, mentre al contrario queste strutture saranno potenziate con servizi che consentiranno ai pazienti acuti di essere stabilizzati e trasferiti per i trattamenti più complessi».

Dopo l’on. Lorenzo Cozzolino ha preso la parola l’on. Domenico Gallus che ha detto. “La legge di riforma arriva in aula dopo tre lustri e il percorso accidentato che ha avuto fa capire l’importanza del provvedimento. La riforma paga il prezzo di essere un tetto della costruzione di un edificio a cui mancano le stesse mura e le fondamenta: l’Areus e la sanità di prossimità o territoriale. E’ inspiegabile che a distanza di un anno l’Areus non abbia ancora un direttore perché ogni anima della maggioranza, e soprattutto del Pd ha il proprio cavallo da far correre per nominare il direttore”. L’oratore ha proseguito: “Chiunque si sieda sullo scranno della Sanità sarda è ormai evidente che non riesca ad evitare l’aumento dei costi. In realtà la Sanità sarda va del tutto rifondata e anche le obiezioni avanzate dai sindaci e dai territori dopo l’approvazione del testo in commissione sono sacrosante.  E la minoranza, voglio dirlo, è stata determinante per l’iter della legge, garantendo sempre il numero legale in commissione. Per tutti noi è chiaro che la riforma è necessaria e urgente”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “questa riforma ha come obiettivo il risparmio e a nulla vale il dato che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sarda sono insopprimibili. Alla fine questa riforma porterà più spesa e meno sanità, meno garanzia di servizi per il cittadino . E’ inaccettabile che in periferia non ci possa essere qualità della sanità, è inaccettabile che si accentri tutto nelle grandi città. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità verso i medici che non lavorano negli ospedali cittadini, in  contrasto se posso dirlo con la mia storia professionale ma anche quella dell’assessore. Con questo riordino si concentrano risorse e fiducia nei grandi ospedali di Cagliari e di Sassari, con grandi accorpamenti che creeranno mega conflitti e megaconfusione”. L’oratore ha poi aggiunto: “In Sardegna la Sanità ce la paghiamo noi e da noi si dimensionano i servizi utilizzando i criteri della popolosità dei territori delle vecchie province. Non un criterio che tenga conto delle condizioni orografiche della Sardegna e non certo contrastando il fenomeno di spopolamento che investe ampie aree della Sardegna. Non posso poi tacere la mia grande preoccupazione per il destino dell’ospedale San Francesco di Nuoro, per il quale pretendo una classificazione come Dea di secondo livello”.

E’ intervenuto poi per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Mi piacerebbe poter dire, caro assessore Arru, che andiamo al riordino della rete ospedaliera dopo aver fatto funzionare l’Areus o in generale dopo aver riorganizzato la sanità sarda nel suo complesso. Invece non abbiamo avuto il piacere di aver visto nulla di tutto ciò. Questa riforma ha una gamba sola, considera solo gli ospedali e ha generato vere e proprie rivolte nei territori, con migliaia di sardi che si stanno lamentando. Questo vostro piano di riorganizzazione non è frutto di una scelta normativa, il più volte invocato DM70, ma di una scelta politica: dovete dire come stanno davvero le cose. Voi potete fare un piano che tenga conto delle esigenze reali della Sardegna ma non vi interessa, al di là delle parole che pronunciate. E se il buco della Sanità sarda si allarga ancora vuol dire che non funziona chi è al volante”.

L’on. Rossella Pinna (Pd) ha esordito dicendo: “Cercherò di non usare toni trionfalistici per descrivere questa riforma ma ho ascoltato quelli apocalittici del collega Usula che mi lasciano pensare che abbiamo visto un film diverso. Il centrosinistra ha messo con coraggio il diritto alla salute al centro delle sue politiche e lo fa in un momento storico in cui il consenso dei cittadini verso le istituzioni è molto affievolito. E altri strumentalizzano la nostra riforma a scopi demagogici. Noi abbiamo dedicato spazio alla mediazione e all’ascolto: forse non siamo riusciti a comunicare bene con questa riforma e forse non abbiamo fatto politica. Almeno, quella giusta: perché la buona politica è comunicazione. Solo così si spiega la percezioni infondata, di tanti, secondo cui questa riforma porterà a un taglio dei servizi.  Per questo non ci stancheremo di dialogare in questi giorni, soprattutto con il sistema delle autonomie locali della Sardegna.   Se avessimo applicato pedissequamente il DM 70 avremmo dovuto chiudere 15 presidi ospedalieri della Sardegna”.

L’esponente dem ha aggiunto: “Stiamo, dunque, riordinando un sistema che ha inefficienze e costa metà del bilancio regionale. La nuova rete riequilibra l’offerta ospedaliera nelle diverse aree della Sardegna, aumentando la sicurezza delle cure in un’ottica di rete. E nella consapevolezza che aumentano gli anziani e diminuiscono le nascite”.

Ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds), che ha detto: “Inutile dire che stiamo sprecando risorse nella Sanità e non possiamo far finta di niente. Dobbiamo cambiare la Sanità, facendola arrivare a tutti e con qualità . Certo non basta riorganizzare la rete ospedaliera: serve potenziare le strutture territoriali e di questo siamo consapevoli.   Ma deve essere chiaro che l’ospedale non è la risposta a tutti i bisogni sanitari, a soddisfare ovunque il diritto all’assistenza.  Siamo consapevoli della complessità del tema e della necessità di garantire certezza di assistenza: noi non abbandoneremo i territori al loro destino e difenderemo i pronto soccorso e le chirurgie, abbiamo chiesto la migliore definizione degli ospedali di Tempio e di Alghero. Abbiamo tempo  per discutere ancora e per ascoltare le richieste di Ghilarza e di Iglesias per i centri territoriali.  Ma non firmeremo cambiali in bianco su accordi che non conosciamo e mi riferisco particolarmente a Olbia”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha preso la parola e ha detto: “L’altro giorno ho visto sfilare a una manifestazione esponenti di estrema sinistra e di destra. Mi sono chiesto che cosa li unisca: la sanità pubblica è sempre un buon affare per i politici spregiudicati. E mi riferisco a quelli del passato che hanno governato. In Sardegna ci sono circa 50 mila anziani che non possono acquistare la dentiera: protestare è lecito e doveroso ma per cambiare in meglio. Non per tutelare rendite di posizione. E nel merito della riorganizzazione ospedaliera, il testo che la commissione della quale faccio parte ha licenziato prevede la perdita di qualche primariato di famiglia ma in compenso le esigenze dei territori sono potenziate. Ecco, dobbiamo potenziare i servizi territoriali ancora di più”.

“Rinuncio a dirvi di soprassedere con questa riforma, avete intrapreso questa strada”, ha detto l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia), “ormai non riflettete più. Mi limito ad osservare quanto stridono le cose che dite con quello che scrivete nel testo. Intanto, visto che il carico della spesa sanitaria è sulla nostra testa valeva la pena davvero di derogare alle prescrizioni del DM70: io mi auguro che questa riforma possa migliorare i servizi territoriali e farci risparmiare. Ma purtroppo so che non sarà così. Anche perché non avendo riformato la rete dei servizi non porterà grande risultato la riforma della rete ospedaliera. Voi tagliate da subito 261 posti letto e le conseguenze le pagheranno i cittadini: chi non sarà ricoverato per assenza di posti letto? Che faranno i medici e gli infermieri dei posti letto soppressi? Pensate davvero di ridurre la spesa sanitaria così?”.

L’on. Alessandra Zedda ha detto, rivolta all’assessore: “Forse sono miei limiti ma io non capisco tante cose, tanti accorpamenti di reparti, tanti doppi incarichi anche negli ospedali di Cagliari. Da subito io scorgo una riduzione dell’offerta ospedaliera, questo io leggo tra le righe della riforma”.

Critico anche l’on. Paolo Truzzu (FLI), che rivolto all’on. Fabrizio Anedda ha detto: “Da tre anni e sei mesi governa il presidente Pigliaru, è a lui che dobbiamo rivolgerci: non al centrodestra. Questa vostra riforma è da bocciare in toto perché non è migliorabile: se non vengono potenziati i servizi territoriali non si riduce il fenomeno dei ricorsi inappropriati. Era il caso di potenziare i territori e garantire a tutti i sardi un elevato livello di cura: non lo avete fatto e vedrete che il numero dei ricoveri non calerà né si fermerà l’intasamento negli ospedali dei grandi centri. In questi anni avete compiuto una serie di atti del tutto contrari alle vostre enunciazioni e posso portare innumerevoli esempi, anche banali, per dimostrarlo. I vostri manager contraddicono quel che voi dite”. Poi l’esponente di FLI ha proseguito: “Siete gli stessi che hanno rinunciato ai ricorsi contro lo Stato per un piatto di lenticchie, quelli che hanno detto sì al referendum sulla Costituzione e che hanno raccontato ai sardi che la Asl unica avrebbe garantito qualità migliore e riduzione della spesa. Perché dovremmo avere fiducia in voi”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto rivolto all’ultimo oratore. “Non intendo fare polemiche ma potevamo fare questa riforma e fare finta di nulla. Invece non sarà così. Mi sarei aspettato qualche proposta nel merito dalla minoranza, visto che abbiamo lavorato per mesi. E invece non abbiamo ricevuto nulla da parte loro. Certo, se avessimo riorganizzato prima la rete territoriale e fatto partire l’Areus, se avessimo fatto tutto questo e solo all’ultimo la riorganizzazione della ospedaliera è chiaro che ci saremmo risparmiati qualche critica e il malcontento, che in alcuni casi è dovuto a posizioni strumentali.   Certo, si poteva e doveva comunicare meglio ma non è vero. Ma la commissione ha lavorato molto e bene, modificando il testo di legge che proveniva dalla Giunta”.

Rivolto all’assessore Luigi Arru, l’on. Solinas ha detto: “Visto che in questi giorni è in circolazione l’atto aziendale della Asl unica a mio parere va evitato di parlare di tre dipartimenti e dobbiamo anche preferire i reparti all’eccellenza sanitaria. Abbiamo fatto la scelta in questa legislatura di non applicare ticket, di non aumentare Irpef e Irap. E le conseguenze di queste scelte si pagano”.

Il consigliere Pizzuto (Art. 1 – sinistra per la democrazia e il progresso) ha detto che in materia sanitaria non si deve fare una questione di soldi e di risparmio ma si deve tendere  a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute. Per Luca Pizzuto bisogna partire dalla domanda se il sistema sanitario attuale funzioni o meno e se i pazienti siano contenti. Per Luca Pizzuto bisogna cambiare le cose perché oggi la possibilità di cura è “riservata al caso”. Questo tema – ha aggiunto – è particolarmente delicato. Troppo spesso i pazienti sono considerati solo un mezzo per costruire carriere politiche o sanitarie. Questa Riforma, seppure da emendare, comincia a far diventare il paziente un fine. Per il consigliere di Art.1  questa riforma è  l’unico atto di sovranità vera che questo Consiglio regionale sta facendo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il consiglio è convocato alle 15,30.

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10 consiglieri regionali del centrosinistra, primi firmatari Roberto Deriu e Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Daniela Forma, Giuseppe Meloni, Antonio Solinas, Mario Tendas, Francesco Agus, Annamaria Busia e Daniele Cocco Secondo, hanno presentato un’interrogazione urgente, rivolta all’assessore Arru e al presidente Pigliaru, per capire quali siano le ragioni che determinano il ritardo, nella nomina del Direttore Generale dell’Areus prevista dalla L.R. 17/2016 che sarebbe dovuta arrivare entro il 31 dicembre scorso e, trascorsi ormai sette mesi, sembra essere cronico e, «a quanto è dato a conoscere non c’è, da parte dell’assessore competente, neanche una proposta di delibera da presentare alla Giunta regionale».

«L’Azienda per l’emergenza urgenza ha una propria autonomia patrimoniale, organizzativa e gestionale – contabile, e questo ritardo non fa altro che generare conseguenze negative su tutta l’attività – sottolineano i consiglieri del centrosinistra -. Gli impegni assunti, sia con il protocollo d’intesa sottoscritto tra la Regione Sardegna e la Regionale Lombardia, sia l’impegno economico, 91 milioni di euro, per l’attivazione del servizio di elisoccorso e, il buon andamento dell’attività tutta, anche in considerazione del dimensionamento che ha interessato alcuni centri dell’Isola, necessitano con la massima urgenza la nomina del Direttore Generale.»

«A sette mesi di ritardo – concludono gli interroganti – in Consiglio regionale noi attendiamo, ma soprattutto l’attendono i sardi, una risposta da parte dell’esecutivo, una risposta che si traduce nella nomina, nel più breve tempo possibile, del Direttore Generale.»

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La consigliera regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha presentato un’interpellanza, unitamente ai colleghi Pietro Cocco, Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu e Rossella Pinna, indirizzata all’assessore regionale degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione, sul funzionamento della macchina regionale e sulla difficoltà dei cittadini sardi ad ottenere informazioni puntuali sullo stato delle loro pratiche in carico alla burocrazia regionale.

«Il cittadino sardo – si legge nell’interpellanza – è sempre più scoraggiato e, talvolta, terrorizzato all’idea di dover affrontare la burocrazia regionale, necessaria tuttavia per veicolare le istanze e vedere riconosciuti i propri diritti. Le maggiori lamentele arrivano soprattutto dai cittadini dei centri interni della Sardegna e da quelli più lontani dal capoluogo che obbligatoriamente devono far ricorso agli uffici dell’Amministrazione e, conseguentemente, devono interloquire con i loro funzionari. I cittadini lamentano non solo l’incertezza dei tempi dei processi amministrativi ma anche la mancanza di informazioni sullo stato dei medesimi e sulla completezza delle loro istanze. Troppo spesso, infatti, risulta impossibile comunicare e ricevere informazioni compiute sullo stato di una pratica e, quando si ha la fortuna di conoscere i recapiti telefonici dei funzionari interessati, i telefoni risultano spesso occupati oppure squillano inutilmente.»

Ma non è solo questo il punto. La Consigliera Regionale Daniela Forma riscontra contestualmente un generale malcontento da parte dei dipendenti dell’amministrazione regionale, i quali lamentano la mancanza di prospettive di crescita professionale ed un diffuso livellamento verso il basso delle professionalità. Senza voler con questo giustificare atteggiamenti omissivi e/o dilatori, che qualora accertati devono essere sanzionati, risulta tuttavia diffusa l’esigenza di mettere al centro nel nostro sistema regionale, con maggiore determinazione, il principio della “meritocrazia”.

«Poiché la situazione sopra rappresentata – aggiunge Daniela Forma – oltre che approfondire il solco esistente tra cittadini e amministrazione regionale, allontana gli stessi dalle nostre istituzioni, abbiamo depositato una interpellanza al Presidente della Regione e all’Assessore  degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione per sapere se ritengano opportuno riorganizzare l’apparato regionale in modo da consentire al cittadino un più facile accesso alle informazioni e se intendano mettere in campo azioni di sensibilizzazione dei dipendenti dell’amministrazione regionale, dei suoi enti ed Agenzie, rammentando loro che il procedimento amministrativo produce effetti in capo al cittadino che ha dunque il diritto di conoscerne non solo gli esiti ma, in itinere, anche lo stato di fatto delle loro pratiche. Infine – conclude Daniela Forma – chiediamo se intendano intraprendere iniziative, nei confronti dei dipendenti dell’amministrazione, allo scopo di ridurre il senso di insoddisfazione e demotivazione e rinsaldare quello spirito di corpo che ha sempre connotato il personale dell’amministrazione regionale.»

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Dopo una sentenza del Tribunale di Cagliari e la conseguente applicazione della legge “Severino”, nel corso della seduta odierna del Consiglio regionale, a Oscar Cherchi (Forza Italia), in base alla decisione della Giunta per le elezioni, è subentrato dopo un rilievo sull’ineleggibilità del candidato Emanuele Cera, il candidato Domenico Gallus.

La surroga del consigliere Oscar Cherchi a favore di Domenico Gallus è stata approvata con 29 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti; subito dopo il neo consigliere Gallus ha prestato giuramento.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato ad esaminare il Testo unificato sulla raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei ed il presidente ha dato la parola al relatore Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) per illustrare il provvedimento.

Aprendo il suo intervento Lai ha affermato di sentirsi «in imbarazzo perché, in effetti, non è cambiato nulla rispetto a 15 giorni fa: molti consiglieri non conoscono la legge, molti, pur conoscendola, hanno presentato emendamenti che la modificano in profondità, nell’Aula si registrano significative divisioni». «Per cui – ha proseguito – è arrivato il momento di discutere la legge ma se qualcuno ha opinioni diverse (anche radicali) è bene che le manifesti, purché non si continui con la politica del rinvio con motivazioni strumentali, perché la Sardegna ha bisogno di una legge». «Anche perché – ha detto ancora Lai – stanno nascendo complessi contenziosi giudiziari, molte amministrazioni stanno procedendo con regolamenti fai da te e il territorio sta subendo gravi danni ambientali causati dalla raccolta selvaggia». «Se non si discute oggi – ha avvertito il consigliere – mi dimetto da relatore, purché credo che tutti debbano assumersi la responsabilità di non intervenire».

Il capogruppo di Forza, Italia Pittalis, ha ricordato che la questione è stata affrontata in conferenza dei capigruppo ma, nello stesso tempo, ha richiamato l’attenzione del presidente Ganau sulla necessità che, nella prossima riunione, il presidente Francesco Pigliaru riferisca al Consiglio sulla crisi politica della Regione e sulla questione degli assessorati vacanti.

Iniziando la discussione generale il consigliere Pier Mario Manca (Pds) ha dichiarato che «la Regione ha bisogno di una legge organica su raccolta commercializzazione dei funghi unita alla salvaguardia dell’eco sistema». Il testo, a suo avviso, «raccoglie proposte diversificate e risente probabilmente di un certo appesantimento burocratico, anche se non vanno dimenticati gli aspetti positivi: la distinzione dei tesserini fra raccoglitori amatoriali e professionali, i permessi speciali a pagamento per i non residenti e la formazione, tutte misure che assicurano un impatto minimo sui territori; così come sono positivi gli interventi per la salvaguardia dell’habitat naturale e la tutela della salute dei raccoglitori e dei consumatori, anche per gli ipogei che in alcune zone stanno diventando fonti di integrazione al reddito per molte comunità della Regione».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha lamentato, come già era stato evidenziato nel dibattito precedente, «la presenza di appesantimenti burocratici mentre singolarmente vengono trascurate le competenze dell’assessorato della Sanità che invece va coinvolto proprio per introdurre norme a tutela della corretta conoscenza del prodotto ed inoltre, quanto ai tesserini, occorre che possano essere rilasciati on line, cosa che ora non è possibile». Ci sono poi altre dimenticanze, secondo Crisponi, «che vanno senza dubbio corrette, se si vuole anche in Aula, a cominciare dalla commercializzazione in cui vanno messe a punto le differenze fra epigei e ipogei (tartufi) con questi ultimi che fanno registrare movimenti interessanti di mercato».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, concordando in buona parte con le osservazioni di Crisponi e dello stesso relatore Lai, ha osservato che «il testo risente di composizioni e ricomposizioni per cui non può essere approvata cosi com’è e ci sono molte osservazioni da fare, a partire da una sorta di regionalizzazione dei funghi piuttosto discutibile, da un sistema di autorizzazioni troppo macchinoso e da una burocrazia aggiuntiva non adatta all’argomento, una sorta di nuova burocrazia del fungo scientifica e tecnica appesantita oltretutto da sanzioni eccessive». «Ci sono insomma molte cose su cui riflettere ancora anche in commissione – ha concluso Deriu – senza dimenticare che si sta intervenendo su rapporto fra uomo e terra e sulla salute del bosco, abbastanza per chiedersi se la legge in esame è fatta bene».

Dopo l’on. Roberto Deriu ha preso la parola l’on. Lorenzo Cozzolino (Pd), che ha definito questa legge «un notevole passo avanti che va a tutelare un bene economico privo a oggi in Sardegna di tutele normative. Molto ancora si può e si deve fare per emendare la proposta, come le norme sulla modalità per il rilascio del patentino per la raccolta».

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «non serve entrare pere la seconda volta nel merito di una proposta che il Consiglio conosce bene. Questa non è una legge che nasce per punire ma per prevenire sotto il profilo sanitario i rischi derivanti da una vendita e da un commercio indistinti dei funghi. Ma tutti gli emendamenti presentati priverebbero di  senso questa proposta, al punto che sarebbe meglio lasciare le cose come sono».

Ha preso poi la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «La Sardegna attende l’approvazione di questa norma e mi chiedo chi sia interessato dentro quest’Aula a che la legge non passi. C’è un grande giro di affari tra Sardegna e Umbria, dove il prodotto sardo viene preso, venduto e trasformato come se fosse di Norcia».

Per l’on Gianluigi Rubiu (Udc) «questa è una legge burocratizzante e punitiva. Una legge preistorica, che nasce per complicare la vita ai sardi. In particolare, sono ridicole le norme sul rilascio del tesserino che abilita alla raccolta. Che senso ha consentire a chi ha 65 anni di effettuare la raccolta senza il patentino ma solo nel territorio comunale? E siete sicuri che tutti conoscono i confini?».

L’assessore all’Ambiente, Donatella Spano, ha preso la parola per la Giunta e ha detto: «La Regione ha senza dubbio necessità di una normazione puntuale del settore, sia per gli aspetti sanitari che per quelli economici. Alcuni funghi sono poi un ottimo indicatore biologico della qualità dei nostri ecosistemi  e vanno pertanto considerate le modalità di raccolta e di commercializzazione. Un apporto dell’assessore alla Sanità, peraltro, può essere importante».

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato poi la parola all’on. Eugenio Lai, che ha detto. «Se c’è l’assessorato pronto a garantire che lavorerà su questa legge velocemente, possiamo essere d’accordo sul ritorno in commissione del testo. Non possiamo però perdere tempo: vogliamo un impegno chiaro della Giunta».

L’on. Piermario Manca (Pds) ha chiesto «date certe, una volta per tutte. Se è necessario sospendiamo il Consiglio e vediamo in commissione gli emendamenti».

L’on. Domenico Gallus ha chiesto il ritorno in commissione del testo di legge e ha rivolto dai banchi un saluto all’on. Oscar Cherchi. «Mi tocca l’onore ma anche il dispiacere di sostituirlo. Dichiaro sin d’ora che in questo anno di presenza in Consiglio regionale non avrò vincolo di partito e di coalizione».

Su proposta del presidente l’Aula ha votato a favore del rinvio in commissione della legge.

L’Aula ha deciso di rinviare alla prossima seduta di mercoledì prossimo 21 giugno (ore 10.00) la nomina del Difensore civico e del Garante regionale per l’Infanzia.

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Sarà necessaria una nuova configurazione della struttura del Mater Olbia per adattarla alla nuova rete ospedaliera e potenziare il settore della radio-terapia e consentire alla Sardegna di abbattere le liste d’attesa per questo trattamento, riducendo di conseguenza la consistente “mobilità passiva” (che ha una incidenza di oltre 25 milioni annui per il servizio sanitario regionale).

E’ quanto emerso al termine del sopralluogo che la commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi), ha effettuato presso la struttura che la Qatar Foundation sta realizzando nel centro gallurese.

Il nuovo assetto del Mater Olbia, che prevede anche una riduzione (ancora da quantificare) dei 242 posti-letto complessivi originariamente assegnati, deve ancora essere formalizzato ma non dovrebbe comportare lo slittamento dei tempi di completamento del nuovo ospedale.

Occorrerà però intervenire, come ha comunicato il manager della QF Lucio Rispo, sia sull’adeguamento dell’immobile (per circa 20 milioni) che sulla dotazione tecnologica (per altri 20 milioni). «Attualmente – ha detto ancora Rispo – la parte edilizia dell’intervento è completata per l’81% e contiamo di portarla  a termine in tempi molto brevi mentre per l’accreditamento procederemo per fasi in un percorso che prevediamo di concludere entro il 2018».

Nello stesso tempo, la Qatar Foundation ha perfezionato accordi con importanti istituzioni nazionali per la gestione della struttura e con centri di ricerca internazionali per dare vita ad un nuovo “polo” di ricerca scientifica che avrà sede al Mater.

Dopo il sopralluogo durato circa due ore, la commissione ha tenuto una riunione conclusiva assieme al management della Qatar Foundation. Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Lorenzo Cozzolino, Giuseppe Meloni, Daniela Forma e Rossella Pinna del Pd, Giorgio Oppi dell’Udc, Giovanni Satta ed Emilio Usula del Misto, Pierfranco Zanchetta di Cps, Attilio Dedoni dei Riformatori sardi, Daniele Cocco di art.1-Sdp, Edoardo Tocco e Giuseppe Fasolino di Forza Italia.

Molti consiglieri, con sottolineature diverse, hanno lamentato la mancanza di informazione alla commissione e indirettamente al Consiglio sulle modifiche della rete ospedaliera esprimendo però una valutazione positiva sia sull’esito del sopralluogo che, in prospettiva, sul ruolo che il Mater Olbia potrà esercitare nel miglioramento del sistema sanitario della Sardegna.

Il capogruppo del Cps, Pierfranco Zanchetta, in particolare, ha sollecitato un sopralluogo della commissione presso l’ospedale “Paolo Merlo” di La Maddalena.

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La commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi), ha completato le audizioni sugli atti aziendali con l’intervento dei responsabili dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari e dell’Azienda mista ospedaliero-universitaria di Sassari.

Per l’Azienda Brotzu, il Direttore generale Graziella Pintus ha affermato in apertura che, in base agli indicatori del Piano nazionale esiti (il principale strumento di valutazione delle strutture sanitarie sul piano clinico ed organizzativo), «l’azienda si colloca nella fascia medio-alta, confermando il suo ruolo di principale hub sanitario del sistema regionale, con alcune aree di eccellenza». Fra queste vanno segnalate quella dei trapianti (100 interventi nel 2016) e della cardio chirurgia (dallo scorso mese di maggio sono stati eseguiti due interventi di Vad, cosiddetto “cuore artificiale”, ed i pazienti sono in buone condizioni).

«Sono dati – ha aggiunto – che trovano conferma anche nei conti economici, in linea con la media nazionale per le aziende di analoghe dimensioni e abbondantemente all’interno del budget di 328 milioni assegnatoci dalla Regione.»

«Con l’atto aziendale – ha detto ancora la Pintus – puntiamo a consolidare e migliorare i risultati complessivi dell’azienda che nasce dall’accorpamento di strutture (San Michele, Businco, Microcitemico) con storie e vocazioni diverse oggetto di specifici percorsi di integrazione e diversi interventi di riorganizzazione, dai reparti ai laboratori di analisi, che perfezioneremo dopo l’atto aziendale lavorando sui dipartimenti e le strutture complesse, sempre con la massima attenzione ai volumi di attività ed all’appropriatezza delle prestazioni.»

A nome dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari il Direttore generale Antonio D’Urso ha esposto invece una realtà molto diversa, parlando di «un’azienda che, al di là degli atti formali, è ancora da costruire, ha profonde difficoltà e nelle condizioni attuali non è in grado di svolgere la sua funzione di hub del Nord Sardegna». «Questa piuttosto – ha osservato D’Urso – è una scommessa importante che si può vincere solo recuperando il tempo perduto attraverso un intervento straordinario della Regione e soprattutto del Consiglio».

Soffermandosi sui problemi strutturali dell’azienda sassarese, il Direttore generale ha messo l’accento soprattutto sul personale, ricordando che circa un terzo delle 2600 unità sono al di fuori del normale ciclo di turnazione, e sulla struttura amministrativa, non in grado perché molto sotto dimensionata rispetto alle numerose gare da bandire nel settore dell’acquisto di beni e servizi. «Sotto questo profilo il quadro resta molto critico – ha lamentato D’Urso – anche se abbiamo cercato di intervenire con provvedimenti di emergenza; ho assunto 6 amministrativi a tempo determinato attingendo dalle graduatorie ed il controvalore delle gare è passato dai 21 milioni del periodo precedente all’accorpamento ai 127 del 2016 ed ai 103 dei primi 5 mesi di quest’anno mentre, con il ricorso agli interinali, sono stati abbattuti i tempi di liquidazione dei fornitori».

Nel successivo dibattito sono intervenuti numerosi componenti della commissione: Edoardo Tocco ed Alessandra Zedda di Forza Italia, Luigi Ruggeri, Rossella Pinna e Lorenzo Cozzolino del Pd, Giorgio Oppi dell’Udc, Michele Cossa dei Riformatori, Luca Pizzuto di art.1-Sdp, Augusto Cherchi del Pds e Fabrizio Anedda del Misto.

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La commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi) ha proseguito il ciclo di audizioni sugli atti aziendali con l’intervento del direttore dell’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari Giorgio Sorrentino. Sono state invece rinviate alla prossima settimana le audizioni con i responsabili dell’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari e dell’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, entrambi assenti per inderogabili impegni professionali.

Per quanto riguarda l’azienda mista di Cagliari, Sorrentino ha dichiarato che «l’atto aziendale ci serve come il pane, è lo strumento fondamentale per organizzare in modo razionale ed efficiente una azienda che si è sviluppata in maniera disordinata». «L’atto – ha aggiunto – deve però contenere anche margini di flessibilità perché, ad esempio, il problema della riduzione delle strutture complesse (se ne ipotizzano 21 rispetto alle 40 figure apicali attuali) non può essere risolto in modo matematico ma nel quadro di una logica legata sia alla caratteristiche delle varie strutture che alla specificità dell’azienda mista, chiamata a svolgere anche attività di didattica e ricerca in ambito universitario».

Dal punto di vista della dotazione di risorse l’azienda cagliaritana è, secondo Sorrentino, «sottofinanziata per due ordini di motivi: da un lato sostiene spese straordinarie molto consistenti per l’acquisto di farmaci innovativi (15 milioni extra solo per quelli contro l’epatite di tipo c ) e, dall’altro, svolge funzioni prive di remunerazione come nel settore psichiatrico». «Altro dato strutturale su cui occorre intervenire – ha detto ancora Sorrentino – è quello del personale che, con una età media di 55 anni ed una quota del 40% che per vari motivi non può essere impiegata nelle turnazioni, costituisce oggettivamente un fattore di sofferenza».

Una parte significativa della relazione del direttore dell’azienda mista di Cagliari è stata dedicata alla logistica. Entro la fine di giugno, ha annunciato Sorrentino, “contiamo di far partire il trasferimento di molte strutture dal San Giovanni di Dio al policlinico di Monserrato, una operazione complessa che durerà parecchie settimane ma, una volta completata, permetterà di migliorare efficienza e qualità del servizio”. La realizzazione del nuovo blocco R, sempre del complesso di Monserrato, è invece bloccata da una complessa controversia giudiziaria che, di fatto, sta bloccando un investimento di 40 milioni. Il direttore ha ricordato che una prima sentenza favorevole del Tar Sardegna è stata poi totalmente ribaltata dal Consiglio di Stato, ed ora se ne sta valutando l’impugnazione. «Impossibile prevedere i tempi – ha commentato – ma sicuramente passeranno molti mesi».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola diversi consiglieri regionali: hanno parlato Edoardo Tocco e Mariano Contu di Forza Italia, Luigi Ruggeri e Lorenzo Cozzolino del Pd, Augusto Cherchi del Pds, Giorgio Oppi dell’Udc ed Emilio Usula del Misto-Rossomori.

Giorgio Sorrentino.

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L’on. Valter Piscedda (Pd) ha presentato oggi un’interrogazione urgente in merito alle notizie apparse sulla stampa riguardanti le indagini a carico della società Fluorsid S.p.a. per le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti ambientali e inquinamento e disastro ambientale.

L’interrogazione è stata sottoscritta anche dai consiglieri regionali del Partito democratico Roberto Deriu, Pietro Cocco, Cesare Moriconi, Antonio Solinas, Gianmario Tendas, Piero Comandini, Alessandro Collu, Lorenzo Cozzolino, Rossella Pinna e Salvatore Demontis.

L’on. Piscedda, già sindaco di Elmas per 10 anni, è stato uno dei protagonisti nell’attivazione del percorso di inserimento della Laguna di Santa Gilla nel più ampio Parco del Molentargius, ed attualmente, da consigliere regionale, segue con particolare attenzione le problematiche di natura ambientale, che lo hanno visto abile tessitore nella costituzione dei due parchi regionali di Tepilora e Gutturu Mannu.

Oggi, con la sua interrogazione, quale rappresentante del territorio Metropolitano in Consiglio regionale, Valter Piscedda ha chiamato a rispondere il presidente della Giunta regionale (e gli assessori ed enti competenti) sulle gravi criticità evidenziate dalla stampa sulle indagini in corso.

La preoccupazione è, innanzitutto, per la salute dei cittadini di Elmas, Assemini e Capoterra, che potrebbero aver subito o subire dei danni se venissero confermati gli sversamenti in falda e se i materiali inquinanti fossero entrati nella catena alimentare.

L’on. Valter Piscedda ha poi rappresentato preoccupazione per il territorio della Città metropolitana di Cagliari e in particolare per la Laguna di Santa Gilla e i comuni spondali, visto l’eccezionale valore naturalistico di un’area considerata tra le più interessanti zone umide dell’Unione Europea, situata tra i comuni di Cagliari, Elmas, Assemini e Capoterra, che ospita numerose specie di uccelli  tra cui i caratteristici fenicotteri rosa, che hanno fatto della laguna il loro habitat naturale e il luogo prediletto per la riproduzione, ed il Pollo Sultano; ma è altrettanto alto l’allarme per il polo produttivo sviluppatosi nell’area, legato principalmente al settore ittico, e per le aziende agricole che potrebbero essere compromesse dalle infiltrazioni di sostanze inquinanti nei terreni, dannose  per le coltivazioni e gli animali.

Sono precise le richieste che l’on. Valter Piscedda, nel pieno rispetto della competenza primaria della magistratura sul cui operato ripone la massima fiducia, avanza nei confronti della Regione: 1. verificare la fondatezza delle notizie apprese dalla stampa e riportate in premessa; 2. acquisire i dati e le dovute analisi al fine di stabilire l’esatta entità dello stato di inquinamento denunciato; 3. istituire con la massima urgenza una unità operativa di coordinamento e supporto alla Città metropolitana e ai Comuni direttamente coinvolti, in primis ai Sindaci investiti personalmente della responsabilità della salute pubblica dei cittadini quali autorità sanitarie locali; 4.mettere in campo tempestivamente e senza indugio le misure necessarie per affrontare la situazione di eccezionale emergenza; 5. attivare prontamente le strutture pubbliche regionali competenti in materia di criticità ambientali, quali l’Arpas, l’assessorato all’ambiente e quello alla sanità; 6. disporre, qualora ne venga accertata l’esigenza, una immediata azione di bonifica delle acque e delle aree inquinate ed ogni altra azione utile a limitare i danni attuali e potenziali dei territori coinvolti; 7. portare a conoscenza del Consiglio i provvedimenti e le misure adottate dalla Regione al fine di tutelare lo stato di salute dei cittadini e limitare i danni per le attività produttive dell’area metropolitana coinvolta e dei comuni spondali.

Più che mai si attende una risposta tempestiva da parte del presidente Francesco Pigliaru e degli assessori competenti, alla luce delle potenziali ripercussioni sull’ambiente e quindi sulle persone, sugli animali e sulle attività economiche del territorio coinvolto.

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I consiglieri regionali del Partito Democratico Daniela Forma e Lorenzo Cozzolino lanciano l’allarme su una possibile chiusura temporanea del reparto di radiodiagnostica dell’Ospedale Oncocologico “Businco” di Cagliari.

«La chiusura sarebbe determinata – scrivono in una nota Daniela Forma e Lorenzo Cozzolino – da importanti lavori di ristrutturazione e messa a norma di cui certamente il reparto necessita ma che se non organizzati al meglio rischiano di creare importanti disagi al funzionamento dell’Ospedale, minandone l’efficienza e mettendo a rischio l’efficacia delle prestazioni. Non sarebbe infatti auspicabile – a nostro avviso – dirottare l’attività radiologica all’esterno, anche se a breve distanza come nel caso si facesse riferimento all’Ospedale Microcitemico o all’Ospedale Brotzu, perché l’attività dell’Ospedale Oncologico richiede risposte rapide prima e durante un intervento chirurgico che possono essere date solamente da un servizio di radiologia convenzionale interno.»

«Per queste ragioni – aggiungono Daniela Forma e Lorenzo Cozzolino – abbiamo depositato un’interpellanza indirizzata all’assessore regionale della Sanità per sapere se siano veritiere le informazioni in nostro possesso e se ritenga opportuno intervenire presso la Direzione dell’Azienda Ospedaliera Brotzu-Oncologico-Microcitemico affinché sia scongiurata la chiusura del reparto e vengano individuate soluzioni logistiche alternative tali da consentire la prosecuzione dell’attività radiologica nell’Ospedale Oncologico “Businco”.»