19 April, 2024
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Il gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà in Consiglio regionale ha presentato una mozione con la quale chiede un impegno formale della Giunta sul rifinanziamento dei cantieri verdi.

«Nella scorsa finanziaria l’assessore Paci aveva assicurato lo stanziamento di 17 milioni di euro per i cantieri verdi avviati dai comuni sardi – ha detto il capogruppo di Sel Daniele Cocco – alla fine invece sono stati stanziati solo 5 milioni di euro, una cifra irrisoria, insufficiente per soddisfare le richieste delle amministrazioni comunali.»

Con la mozione firmata da tutto il centrosinistra, il gruppo Sel sollecita il rifinanziamento degli interventi attraverso il reperimento di nuove risorse da inserire nella Finanziaria del 2016: «I cantieri verdi hanno permesso di mettere in sicurezza i territori e mitigare il rischio idrogeologico – ha aggiunto Cocco – Paci rispetti gli impegni e trovi una soluzione». Da rivedere, infine, il bando dell’assessorato dell’Ambiente: «Sono stati cambiati in corsa i requisiti richiesti. Il paradosso è che verranno finanziati i comuni che non hanno speso le risorse assegnate per il 2015 e penalizzati quelli che invece hanno concluso gli interventi e rendicontato le attività svolte. La Giunta ci ripensi – ha concluso Cocco – su questo argomento siamo pronti a dare battaglia in Aula».

Prosegue intanto l’azione di Sel finalizzata al contrasto delle povertà estreme. Il segretario regionale Luca Pizzuto ha illustrato le nuove iniziative decise dal partito che vedranno coinvolti circoli e militanti. Queste le linee di intervento: 1) l’apertura di quattro sportelli di segretariato sociale (Cagliari, Sassari, Carbonia e Sant’Antioco) per aiutare i cittadini nelle questioni burocratiche e informarli su bandi, finanziamenti e opportunità di lavoro; 2) uno sportello d’ascolto per rispondere alle domande e alle richieste d’aiuto dei cittadini con due numeri di riferimento: 3711603092 e 3711629302; 3) la promozione di attività di formazione per aiutare le persone ad uscire dalla condizione di povertà; 4) Un pastificio sociale per dare sostegno ai più poveri e offrire loro l’opportunità di partecipare a momenti conviviali.

Per promuovere il dibattito su questi temi, Sel ha organizzato una rassegna di politica e cultura con una serie di appuntamenti a cui parteciperanno esponenti politici nazionali e intellettuali. Si parte giovedì prossimo a Cagliari con un appuntamento a Villa Muscas sul tema “La politica riparte dai territori”. All’incontro, fissato per le 19.00, parteciperanno il sindaco del capoluogo Massimo Zedda, il senatore di Sel Luciano Uras, la senatrice del Pd Magda Zanoni, il presidente dell’Anci Piersandro Scano, la deputata del Pd Romina Mura e il coordinatore provinciale di Sel Sandro Serreli.

Palazzo del Consiglio regionale A

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Luca Pizzuto 2 copia

Il gruppo consiliare di Sinistra Ecologia Libertà Sardegna ha presentatao una mozione sul coordinamento delle attività di prima e seconda accoglienza e della gestione dei servizi per le persone richiedenti asilo e i cittadini stranieri.

«La gestione dei fenomeni migratori che stanno caratterizzando l’attuale fase storica è forse l’unico settore in cui non abbiamo critiche da muovere al Governo Renzi – afferma il consigliere regionale Francesco Agus, primo firmatario della mozione. – Occorre che tutti prendiamo consapevolezza del fatto che non si tratta di un fenomeno occasionale da affrontare con soluzioni di emergenza dettate dall’eccezionalità delle situazioni, ma è necessario strutturare i processi al fine evitare allarmismi di carattere sociale e garantire a coloro che giungono in Sardegna per questioni di natura politico-persecutoria o perché in fuga da conflitti armati i diritti sanciti dalla nostra Costituzione.»

«La presenza di cittadini stranieri contribuisce allo sviluppo economico e sociale dei territori che li accolgono e, specie nei comuni segnati da una pesante decrescita demografica e da invecchiamento della popolazione, riteniamo sia importante attivare politiche e protocolli che favoriscano l’inserimento degli stranieri nella vita delle comunità – aggiunge Luca Pizzuto -. Per questo abbiamo apprezzato le disposizioni della Giunta regionale per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati, ma siamo convinti che occorra riqualificare l’intero sistema e ribaltare la situazione dei numeri tra prima e seconda accoglienza. La Regione deve assumere un ruolo di regia nella gestione dei programmi di integrazione e – attraverso la collaborazione con gli altri Enti – mettere in atto tutte quelle azioni che consentano agli stranieri di integrarsi nelle comunità che li accolgono, portando nuova ricchezza in termini culturali ed economici per le comunità stesse.»

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Luca Pizzuto 66

Il gruppo consiliare SEL Sardegna ha presentato una mozione in Consiglio regionale per chiedere al presidente Francesco Pigliaru e alla Giunta un intervento concreto sulla situazione dei consorzi ZIR. Nella mozione i consiglieri Luca Pizzuto, Daniele Secondo Cocco, Francesco Agus, Eugenio Lai sottolineano che in Sardegna esistono attualmente otto Consorzi delle Zone Industriali di Interesse Regionale, che in seguito alla legge regionale 3/2008, sono di fatto stati soppressi e risultano a tutt’oggi in stato di liquidazione. La difficile situazione di stallo operativo, amministrativo e legislativo si accompagna alla drammatica condizione del personale impiegato nei consorzi.

«Ci risulta – afferma l’onorevole Luca Pizzuto, primo firmatario della mozione – che ad oggi ci siano dipendenti che non ricevono lo stipendio da dieci, quattordici o addirittura ventiquattro mesi. Questa situazione non è più accettabile e auspichiamo che la Giunta Regionale possa trovare delle soluzioni attuabili per risolvere con urgenza tale annoso problema.»

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Il segretario regionale di Sinistra Ecologia Libertà Luca Pizzuto (SEL) si schiera contro la scelta della Sardegna quale luogo deputato ad accogliere uno dei nuovi nove inceneritori.

«Intendo manifestare la mia ferma contrarietà sulla questione della scelta della Sardegna quale luogo deputato ad accogliere uno dei nuovi nove inceneritori stabiliti  dal Governo nazionale. Credo che questa azione, oltre a disincentivare il comportamento virtuoso di una Regione come la Sardegna che nel corso degli anni ha dimostrato con i numeri di credere nella raccolta differenziata, sia anche un chiaro segnale dell’erronea politica ambientale a livello statale. Sinistra Ecologia e Libertà si batte e si batterà sempre per creare condizioni volte alla sostenibilità ambientale e alla riduzione del consumismo distruttivo. Chiederemo conto della questione nelle sedi istituzionali appropriate ed auspichiamo che la Giunta regionale e il Presidente, che abbiamo contribuito ad eleggere come secondo partito della coalizione di centro sinistra, dimostrino fermezza e risolutezza nei confronti del Governo, dando voce a tutto il popolo sardo che non vuole essere schiavo ancora una volta di politiche inique e discriminanti.»

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Ore decisive per il progetto di rilancio dell’Eurallumina. Si è conclusa nel tardo pomeriggio la prima parte della conferenza di servizi, convocata nel palazzo regionale di viale Trento, a Cagliari, per il pronunciamento definitivo sul progetto.

Al termine della giornata di lavoro, iniziata alle 10.30, dedicata all’illustrazione del progetto da parte dei proponenti, non è stata assunta nessuna decisione. Con alcune richieste di chiarimenti arrivate dal tavolo composto da Regione e da tanti altri enti che si devono pronunciare, in particolare, sui possibili riflessi ambientali dell’intervento. Fuori dal palazzo per tutta la giornata, come hanno fatto dall’inizio della procedura con i sit-in davanti all’assessorato della Difesa dell’Ambiente, i lavoratori Eurallumina hanno manifestato con fischietti, tamburi e caschi.

Il progetto prevede l’impiego di 270 lavoratori degli appalti per la realizzazione delle opere per 36 mesi (150 resteranno poi per le manutenzioni ordinarie), 357 dipendenti diretti con circa 80 assunzioni. Poi gli addetti alle mense, i trasporti, servizi, fornitori: circa mille unità – spiegano i rappresentanti – che con il minimo del moltiplicatore economico diventano 3.000. L’investimento ammonta complessivamente a circa 190 milioni di euro. 

«Auspico – ha commentato Luca Pizzuto, consigliere regionale e coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà – che si tratti davvero dell’ultimo nodo da sciogliere per garantire la riapertura della fabbrica, che porta con se non solo la speranza di ripresa del lavoro dei dipendenti diretti ma anche un utile volano di ripartenza dell’economia industriale del Sulcis. Occorre, anche in questo frangente, ribadire con forza il sostegno ai lavoratori, che da tempo chiedono la ripartenza della fabbrica, consapevoli che la stessa debba avvenire in quadro di rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e della sostenibilità dei processi industriali. Anche oggi, in difesa del Sulcis, del lavoro e dei lavoratori noi ci siamo e ci saremo sempre”.

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Il Consiglio regionale ha rinviato in Prima Commissione il disegno di legge di riordino degli Enti locali. La decisione era nell’aria, considerati i forti contrasti ancora presenti tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno degli stessi gruppi di maggioranza.

Dopo le prime fasi del dibattito di ieri, stamane, alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, a nome dei capigruppo di opposizione, ha proposto alla Giunta ed alla maggioranza di far tornare il testo in commissione, «tenuto conto del dibattito e del confronto svoltosi in Aula che ha messo in evidenza la necessità di un approfondimento adeguato ad una legge di sistema». «Questa richiesta – ha aggiunto Pittalis – credo sia condivisa anche dalle associazioni che rappresentano le autonomie locali e dalle organizzazioni sindacali, con l’obiettivo comune di arrivare ad una riforma che non sia solo di una parte, in grado di durare nel tempo e di produrre effetti positivi per tutta la comunità regionale».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha precisato che la proposta di rinvio è riferita non al testo esitato dalla commissione ma agli emendamenti presentati ed ha sottoposto la questione al Consiglio.

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, ha affermato in apertura di non avere nulla in contrario, anzi, ha ricordato, «abbiamo sempre auspicato una larga convergenza su una legge su cui si sta discutendo da molti mesi che non sia approvata solo da una parte; sul percorso della legge tutti gli attori sono stati coinvolti ed hanno espresso le loro posizioni e, giunti a questo punto, qualche giorno di lavoro in più sarà utile per tutti per arrivare ad una legge migliore».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha tenuto a sottolineare che rispetto al sistema nazionale ed europeo riguardante le autonomie locali, la proposta di riforma «non è coerente e sarebbe perciò necessario sospendere l’esame della legge per procedere prima alla riforma della Regione attraverso una legge statutaria, come ha suggerito anche l’on. Pietro Soddu non più tardi di un mese fa partecipando ad un convegno di giuristi». «Ora – ha aggiunto – se si da il mandato alla commissione di agire sulle riforme va bene ma se il rinvio serve solo per manipolare ulteriormente gli emendamenti presentati non si fa l’interesse generale della Sardegna».

Il presidente del gruppo Udc Gianluigi Rubiu ha annunciato il consenso del suo gruppo alla proposta di rinvio, ritenendo che «la commissione sia il luogo giusto per discutere ed approfondire gli emendamenti presentati e raccogliere ulteriori contributi dall’esterno».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha espresso una valutazione positiva sull’incontro fra maggioranza ed opposizione «su un tema delicato come quello della legge che riorganizza gli enti locali della Sardegna; è però auspicabile che tutti rispettino gli accordi fin qui raggiunti senza fughe in avanti».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto convinto che «una maggiore pacatezza aiuterà il Consiglio ad arrivare ad una legge migliore; è vero quello ce dice il consigliere Floris ma ci sono ragioni che premono perché occorre dare vita con urgenza ad nuovo assetto istituzionale dopo cancellazione delle province». Con il rinvio, secondo Cossa, «si è evitato il rischio di una legge molto simile se non uguale alla legge del Delrio che non tiene conto della specificità della Sardegna, fermo restando che, in generale, in tema di riforme la fretta non è mai auspicabile quando si sta andando a ricostruire un pezzo importante del sistema-Regione».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) si è espresso in senso favorevole al ritorno in commissione della legge, «con un crono-programma preciso ed un oggetto dei lavori ben definito circoscritto agli emendamenti; in questo modo il Consiglio si riappropria della sua competenza legislativa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che il suo gruppo aveva proposto più volte il ritorno del testo in commissione, «dove si cercheranno le soluzioni più condivise; la positiva riapertura del dialogo dimostra inoltre che il Consiglio non ha bisogno di suggeritori esterni ma è perfettamente in grado di fare il suo lavoro».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, favorevole, ha definito l’iniziativa «giusta ed opportuna; nel dibattito di ieri abbiamo sentito molte metafore musicali e non, oggi cambiamo musica con il Consiglio che si riprende le sue funzioni con consapevolezza e responsabilità per raggiungere un testo più equilibrato».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia) favorevole, ha però precisato che la procedura seguita «non corrisponde al nostro approccio ideale; noi avremmo preferito intervenire prima sullo Statuto  e la legge statutaria per arrivare poi alla riforma degli Enti locali, soprattutto per segnare le profonde differenze fra la Sardegna ed altre aree; siamo stati in qualche modo trascinati dal governo nazionale su un riordino piuttosto che verso una vera riforma e tuttavia riteniamo giusta l’apertura all’opposizione su una legge che deve essere rivolta a tutti i cittadini».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la proposta, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Subito dopo lo scrutinio, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta, riconvocato il Consiglio per martedì prossimo 22 dicembre, alle ore 10.00. Successivamente ha comunicato che la convocazione immediata delle commissioni Sanità ed Autonomia, ricordando ai consiglieri di conservare gli emendamenti relativi alla riforma degli Enti locali, che non saranno ristampati.

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Il Consiglio regionale ha proseguito questa sera l’esame del disegno di legge n. 176/A – Giunta regionale – “Riordino del sistema delle Autonomie locali della Sardegna” con le dichiarazioni di voto sull’emendamento n. 72 soppressivo dell’art. 1 –“Oggetto e finalità”

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), favorevole, ha messo in luce che la legge «è uno scherzo di pessimo gusto con cui si vuole rovinare le feste natalizie ai sardi; di fatto istituisce una nuova provincia regionale con i territori che non fanno parte della città metropolitana di Cagliari, in poche parole altra spesa pubblica improduttiva senza alcun miglioramento dei servizi pubblici per i cittadini».

Il consigliere Mario Floris (Misto), favorevole, ha detto che si sarebbe aspettato «un chiarimento su un provvedimento opaco con la Giunta che è entrata a gamba tesa sul Consiglio regionale, cambiando radicalmente il calendario dei lavori; è evidente che c’è un problema politico di fondo perché la Regione si sta spogliando delle funzioni e della sua sovranità con una norma di transizione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), favorevole, ha definito «apprezzabile la buona fede dell’assessore però la verità è un’altra, c’è una guerra fra territori ed il ritorno del campanilismo, per responsabilità della maggioranza che ha tenuto per troppo tempo la legge nel cassetto». La riforma, ha pronosticato, «farà la fine del pendolino, oltre ad essere l’ennesima occasione mancata per esercitare concretamente la propria autonomia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «leggendo il testo si scopre che prima si citano riferimenti normativi che consentono l’esercizio della competenza esclusiva in materia di Ent locali ma poi ci si spoglia completamente della competenza, perché si tratta semplicemente di applicare la legge Delrio senza aggiungere nient’altro».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), contrario, ha affermato che l’emendamento «testimonia la volontà soppressiva totalizzante del centro destra, mentre Sel si espresse da subito contro il referendum per l’abolizione della Province e l’analisi di quel voto, fra l’altro, dimostra che Cagliari e Sassari cancellarono gli altri territori». Sono pronto a sostenere proposte anche dell’opposizione, ha annunciato, «purchè siano finalizzate a valorizzare i territori ma respingiamo le posizioni strumentali».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, favorevole, ha sostenuto che l’idea dell’opposizione «è quella di valorizzare l’esperienza positiva delle comunità territoriali, senza ricorrere ad artifici terminologici vuoti di significato reale; questi surrogati, semmai, dimostrano la volontà di penalizzare i piccoli Comuni con in più un preoccupante pressapochismo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha ricordato che «anche la maggioranza ha manifestato la necessità di riformare profondamente l’art.1, in pratica ora si sta difendendo un articolo che poi si vuole cambiare, ci vogliono realismo e concretezza».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc), favorevole, ha detto decisamente «no alle guerre di campanile, ma qui si sta facendo il gioco delle tre carte alimentando le divisioni fra territori a danno delle aree più svantaggiate della Sardegna, mentre molti piccoli comuni rischiano di scomparire ed è questo il fenomeno che bisogna combattere ma non certo accentrando tutte le funzioni a Cagliari». Pinna si è espresso inoltre favorevolmente alla proposta della Regione come unica area metropolitana, seguendo le esperienze positive del Friuli e del Piemonte.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), favorevole, ha parlato di una è una riforma trallalero; è gravissimo che i Sindaci, ancora oggi, non conoscano il testo se non molto parzialmente, si sta seguendo un percorso inaccettabile mentre sarebbe necessario il massimo della condivisione in tutti i territori della Sardegna».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «la legge non riordina e non organizza le autonomie della Sardegna, divide le comunità, alimenta le peggiori disuguaglianze e condanna la Regione al sottosviluppo».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc), favorevole, ha messo in evidenza che «fra gli obiettivi mancati della legge c’è senz’altro quello della semplificazione e fra quelli raggiunti, purtroppo, quello della discriminazione nei confronti delle aree più deboli della Sardegna». Si sta condannando una zona come la Marmilla a non poter sopravvivere, ha protestato, «eppure in quell’area ci sono alcuni fra i Comuni più poveri dell’Isola».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, favorevole, ha criticato duramente il testo, a suo giudizio «non all’altezza di una legge fondamentale per la Sardegna, anzi si continua a procedere informalmente a riscritture parziali di questo o quell’articolo o comma attraverso mini o maxi emendamenti, mentre invece dovremo tutti essere preoccupati dei tanti cittadini che soffrono».

Ha quindi preso la parola il capogruppo Pietro Pittalis che ha definito l’art.1 della legge “un’insieme di ovvietà” e criticato aspramente i contenuti: «E’ una norma all’insegna della confusione. L’articolo 1 non fa riferimento alle città medie, alla rete metropolitana e a tutti quei correttivi di cui il testo ancora non parla. Per questo vi abbiamo chiesto di fermarvi – ha detto Pittalis – non è possibile andare avanti e scrivere l’articolo 1 senza aver chiaro come sarà la nuova articolazione territoriale». Il capogruppo di Fi ha quindi chiesto il ritiro dell’emendamento sostitutivo totale n.1947 (“è peggiore del testo, riflettiamo insieme su proposte che restituiscano dignità ai comuni”).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.72 che è stato respinto con 25 voti contrari e 22 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 2343 (Pittalis e più) all’emendamento n 1947, presentato dal presidente della Prima Commissione Francesco Agus e dal consigliere del Pd Roberto Deriu. L’emendamento dell’opposizione prevede la soppressione totale dell’emendamento n.1947 con il quale si riscrive l’intero art.1.

Dopo alcune precisazioni di carattere procedurale, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere dell’Uds Mario Floris che ha annunciato il suo voto contrario «L’emendamento fa riferimento agli obiettivi della riforma che sono stati ancorati all’art 44 dello Statuto – ha detto Floris – si tratta di un articolo che potrebbe subire modifiche dalla riforma costituzionale e se questa andrà in porto saremmo costretti a dover correggere la legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha lamentato il mancato accoglimento di alcuni emendamenti presentati dal suo gruppo per un presunto ritardo nella consegna della documentazione agli uffici: «Lei non sta attuando il regolamento consiliare – ha detto rivolgendosi al presidente Ganau – aveva la possibilità di riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti. Non si era mai visto un atto stizzoso e settario che escludeva dagli emendamenti un gruppo politico».

Per il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) «l’emendamento che si tenta di emendare è al pari dell’art. 1 il paradigma di ciò che non si deve fare: ripropone in modo spaiato le fonti e cerca di utilizzare la tagliola per impedire l’ingresso degli emendamenti della minoranza».

Forti critiche sono state rivolte alla maggioranza dal consigliere Stefano Tunis (Forza Italia). «Ho sentito dire che questa è una norma che tutela le autonomie locali e i territori. Come la “Delrio” commette invece un omicidio nei confronti dei comuni che garantiscono il presidio del territorio – ha detto Tunis – domani l’Istat pubblicherà i nuovi dati sull’occupazione dell’Isola. Sono dati che descrivono una situazione che definire allarmante è riduttivo. La Sardegna è incapace di intercettare fattori di crescita mentre voi state per approvare una legge che eliminerà l’ultimo presidio di democrazia su cui poggiano le speranze di migliaia di sardi che non stanno dentro la Città metropolitana».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) la norma in discussione conferma un impianto giuridico che trascura le comunità locali.  «E’ una legge a rischio di impugnativa – ha sottolineato Locci – lo vedrete quando sarà chiaro a tutti che questo che passa per un riordino rispettoso di riforme economiche e sociali si tradurrà in maggiori spese  e obbligherà il Ministero a impugnare il provvedimento».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole. «L’emendamento 1947 deve essere cassato. Il confronto con il testo uscito dalla Commissione ci fa subito capire di che cosa si sta parlando – ha detto Truzzu – il principio di leale collaborazione presuppone un rapporto paritario, cooperativistico. Se si introduce il concetto della grande riforma economica e sociale sappiamo che si nasconde la volontà del governo di portare avanti una riforma senza confrontarsi con le autonomie locali. Si dice ai comuni: questa riforma la faremo anche contro la vostra volontà».

Concetto condiviso da Alessandra Zedda (Forza Italia): «Pur di rispettare le norme nazionali dimenticate di avere a disposizione lo strumento dello Statuto sardo che disciplina il sistema degli enti locali all’art.3»

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’emendamento n. 1947 “una furbata”. «Il suo vero obiettivo non è riscrivere l’articolo1 ma far decadere tutti i soppressivi parziali presentati dall’opposizione. Bisogna essere onesti e dire le cose come stanno».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto preoccupato, da sindaco, per la legge in discussione: «E’ una riforma che va di pari passo con quella nazionale – ha affermato Fasolino – l’intento sembra quello di voler cancellare i piccoli comuni».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) nell’emendamento 1947 ci sono alcune enunciazioni di principio ma viene ancora trascurata la competenza primaria delle regioni in materia di Enti Locali. «Si fa riferimento alla “Delrio che in realtà è una forzatura – ha detto Cossa -su quella legge il Governo ha posto la fiducia. Quella che doveva essere una importante riforma è diventata, invece, un freno per le riforme».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco,  si è rivolto ai colleghi sindaci, seduti tra i banchi della maggioranza, per domandare come mai non partecipano al dibattito e non intervengano per “denunciare i rischi cui vanno incontro i piccoli centri dell’isola qualora il Dl 176 sia approvato così come formulato dal centrosinistra”.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto- Fdi) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 e si è detto contrario al “metodo tagliola” che rischia di cancellare il lavoro e le proposte della minoranza consiliare.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta (Psd’Az), ha definito per niente “originale” l’emendamento Deriu e Agus che punta a riscrivere l’articolo 1 del Dl 176 e si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 che punta alla soppressione dell’articolo 1.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato con tono polemico il mancato accoglimento, in sede di presentazione, degli emendamenti predisposti dal gruppo dei Riformatori  ed ha invitato il presidente del Consiglio a dimostrarsi equanime e al di sopra delle parti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha definito il Dl 176 “una riforma che guarda al passato”.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds), si è rivolto ai sindaci della Sardegna ed ha denunciato lo svuotamento di competenze e funzioni per i Comuni: «Non ci sono più i poteri delle autonomie locali, cari sindaci, vi hanno esautorato, vi hanno cancellato».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’emendamento 1947 (Deriu-Agus) “peggiore del testo esitato dalla commissione” ed ha invitato la maggioranza a ritirarlo: «Torneremo su ogni comma per spiegarvi le ragioni di una inspiegabile forzatura che volete fare a dispetto delle regole».

Il presidente del Consiglio non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 2343 che non è stato approvato con 28 voti contrari e 23 a favore.

Si è quindi proceduto con le dichiarazioni di voto per l’emendamento 2298 (Christian Solinas, Psd’Az) e il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci nel dichiararsi a favore della proposta di modifica ha invitato il Consiglio a “riprendere i concetti che riguardano la perdita di funzioni da parte dei Comuni, svuotati ormai di competenze”.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha rivolto apprezzamenti per la proposta di modifica avanzata dal consigliere Christian Solinas: «Una pregevolissima stesura di questo nuovo articolo 1, migliore di quello proposto dalla maggioranza nel suo emendamento sostitutivo e che richiama i compiti che un Comune deve svolgere e che a causa della riforma del centro sinistra non potrà più svolgere».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore: «L’emendamento ha il pregio di sintetizzare articolo 1 e di racchiudere in un unico comma il biglietto da visita di questa legge».

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha stigmatizzato i mancati interventi dei colleghi sindaci del centrosinistra presenti in Aula “nonostante i pericoli che si evidenziano per l’incedere di una riforma che peggiora la condizione dei  Comuni”. «Si rischia di fare un disastro – ha concluso Fasolino – e con questa legge si moltiplicano gli Enti Locali mentre le risorse da ripartire sono sempre le stesse».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto a favore per l’emendamento Solinas (Psd’Az): «Con parole chiare e un’idea chiara la proposta di modifica indica quale debba essere il processo di riordino individuando le dimensioni ottimali per esercitare le funzioni amministrativa che sono la vera preoccupazione per tutti i sindaci».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha definito “ricco di scopiazzature dal testo della legge Delrio” il testo proposto dalla maggioranza: «Censuriamo l’articolo 1 perché è l’espressione chiara di un vuoto pneumatico».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha invitato la maggioranza a tenere nella dovuta considerazione la proposta avanzata da un esponente sardista: «Gruppo che ha una chiara identità, rispettosa del nostro statuto e dei contenuti e delle finalità da scrivere nell’articolo 1 del Dl 176».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha sottolineato che «superare le logiche di parte significa compiere gesti concreti e confrontarsi su proposte davvero migliorative, perché in questi casi si capisce se la maggioranza vuole fare sul serio; abbiamo purtroppo l’impressione che la maggioranza voglia procedere sulla strada muscolare».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha detto di apprezzare lo sforzo precisando però di preferire che la legge contenga anche «significati alti, a prescindere dalle tecnicalità». Tornando sulle vicende del referendum Pizzuto ha ricordato che «proponeva dieci quesiti ma tralasciava molte altre questioni, dalle province storiche a molti consigli di amministrazione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «si possono dire cose importanti anche con grande semplicità, molto probabilmente poi i contenuti sono gli stessi che stanno a cuore alla maggioranza e per questo dovrebbe sostenerlo».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha dichiarato che «l’emendamento è scritto bene e specifica che la definizione degli ambiti ottimali ha lo scopo di rendere più semplice la vita dei cittadini, un passaggio di non poco conto, così come quello riguardante la libera scelta di aderire alle unioni dei Comuni sulla base di scelte dettate dall’interesse generale delle comunità».

Il consigliere Mario Floris (Misto), rivolto alla maggioranza, ha detto di aspettare ancora «una risposta dal relatore e dal presidente delle commissione, perché la minoranza ha formulato chiaramente le sue proposte e ha sottoposto al Consiglio un quesito fondamentale sul ruolo e le funzioni dei Comuni».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori) ha auspicato che il Consiglio colga l’aspetto importante di questa legge, «che non può essere fatta passare a colpi di maggioranza da una maggioranza interna alla stessa coalizione; i Sindaci sono stufi di essere delegittimati e depotenziati e sono in grado di prevedere i disastri che accadranno dopo l’applicazione di questa legge, è sbagliato portare il cervello all’ammasso e perdere l’occasione di fare qualcosa di buono per la Sardegna».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha paragonato la legge ad «un impasto andato a male per le troppe manipolazioni, il contrario di quello che servirebbe alla Sardegna; l’emendamento invece è non solo un esempio di buona tecnica ma una scelta di campo precisa per ricucire il rapporto fra istituzioni e cittadini, che chiedono servizi migliori in tempi rapidi».

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha osservato che «si sta affermando l’idea sbagliata che essere consigliere regionali significhi anche essere bravi a scrivere le leggi; il testo della maggioranza è da un lato ricco di ovvietà e dall’altro carico di problemi che si presenteranno puntuali in tutta la loro gravità dopo l’applicazione della legge, mentre la nostra proposta apre la strada ad una diversa impostazione della legge laddove si parla della Sardegna come sistema “policentrico”, è la cornice giusta».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 23 voti favorevoli e 28 contrari.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento n.2348-soppressivo parziale- elimina il primo comma dell’art.1 che contiene un richiamo alle fonti del diritto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato che «la proposta tende a dare senso compiuto alla norma con una forte attenzione anche ai suoi effetti pratici, mentre la maggioranza si limita a riprendere una norma nazionale che non è adatta alla realtà della Sardegna e non possiamo bere tutta d’un fiato moltiplicando all’eccesso un tessuto istituzionale a risorse invariate con la marginalizzazione dei Comuni».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia, ha ribadito il significato dell’approccio propositivo dell’opposizione anche perché «nessuno ha sposato tesi campanilistiche, ragione di più per considerare che i problemi in esame appartengono a tutti i territori e quindi occorre fermarsi un attimo e migliorare il testo per dare certezze a Comuni e cittadini».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha fatto risaltare la contraddizione «fra il richiamo a principi costituzionali importanti a la previsione di norme che contrastano con altri principi costituzionali per esempio dove non si individuano limiti al numero degli assessori nelle unioni dei comuni». Non è l’unico caso, ha concluso, «di una legge che avrà effetti esplosivi sulla finanza regionale e sul fondo unico degli Enti locali».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è rammaricata del fatto che la maggioranza abbia respinto la mano tesa dell’opposizione con la proposta contenuta nel precedente emendamento; «era una proposta ragionevole che meritava attenzione, invece la maggioranza ha preferito andare per la sua strada continuando a stravolgere più o meno sottotraccia la legge».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto il contenuto positivo dell’emendamento che «elimina l’estrema confusione delle fonti che emerge dal testo della maggioranza, sulla permanenza delle Province storiche, i confini dell’area metropolitana di Cagliari e perfino la creazione di una nuova Provincia, siamo al trionfo della confusione».

Il consigliere Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento: « Così come impostato, l’articolo 1 non può funzionare, si cita lo Statuto ma poi nell’applicazione concreta non si riconosce la nostra specificità e le nostre competenze primarie in materia di Enti locali».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso netta contrarietà all’emendamento e invitato i presentatori a ritirarlo: «Chiedere di eliminare dal primo comma i riferimenti alla Costituzione e allo Statuto è sbagliato. Il riferimento all’articolo 5 della Costituzione deve essere un faro per tutti».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha invece criticato l’assenza nella riscrittura dell’articolo 1 di un riferimento all’art. 10 dello Statuto (autonomia impositiva della Regione).

Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc, ha definito “curioso” il fatto che nell’art.1 si parli di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali  e poi invece si costringono i comuni a litigare. «I principi vanno tradotti in fatti – ha detto Rubiu – non si può parlare di coesione e di sussidiarietà se poi si isolano e mortificano i comuni riducendoli ad erogatori di servizi o semplici esattori».

A favore dell’emendamento sono poi intervenuti Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha invitato l’Aula a cercare soluzioni condivise e Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori) che ha stigmatizzato l’inadeguatezza dei riferimenti normativi contenuti nell’art.1 (“O si cita a dovere la Costituzione altrimenti è meglio non citarla”)

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla legge e sull’art. 1 (“Meglio il testo originario della Giunta rispetto a questo pasticcio”) e ribadito l’intenzione della minoranza di portare avanti un’opposizione decisa alla proposta di riordino degli enti locali. «Forse non riusciremo a convincervi ma almeno la nostra azione rimarrà agli atti. Volete insistere su questa prova muscolare, noi siamo pronti alla sfida».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 2348 che è stato respinto dall’Aula con 28 contrari e 20 a favore.

Il Consiglio è quindi passato alla votazione dell’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 2 dell’emendamento n. 1947 (Agus-Deriu) con il quale si riscrive l’articolo 1 della legge.

Voto favorevole all’emendamento è stato annunciato dai consiglieri di Forza Italia Oscar Cherchi  e Ignazio Locci. Quest’ultimo ha evidenziato il rischio che la legge crei un “meccanismo diabolico” con conseguente aumento della conflittualità tra le comunità locali.

Paolo Truzzu (FdI) ha ribadito la sua contrarietà al richiamo in legge delle grandi riforme economiche e sociali varate a livello nazionale e invitato i relatori a proporre una modifica al testo: «Meglio parlare di leale collaborazione con lo Stato – ha detto Truzzu – in base al principio delle grandi riforme si sono tagliati i servizi nelle periferie, si è limitata la partecipazione democratica e, alla fine, si sono fatte scelte contrarie alle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2344 che punta alla soppressione del comma 2 dell’emendamento 1947 che sostituisce l’articolo 1 del Dl 176. A giudizio del consigliere della minoranza il richiamo all’articolo 118 della Costituzione significa che la maggioranza non giudica i Comuni adeguati a svolgere determinati servizi. Lampis ha quindi dichiarato contrarietà all’obbligo a costituire “unione di Comuni” per almeno 4 Comuni.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha parlato di “comma provocatorio che sancisce il fatto che la nostra Regione ha ceduto una parte storicamente essenziale della propria autonomia allo Stato”. Il consigliere della minoranza ha definito “genuflesso e prono nei confronti del governo nazionale” l’atteggiamento politico della Giunta regionale. «Siamo i custodi di un’Autonomia scritta da tanti padri fondatori – ha concluso Tunis – e questa custodia la dobbiamo esercitare con tutte le prerogative che ci sono attribuite».

Il consigliere dei Forza Italia, Marco Tedde, ha evidenziato che a conclusione di una giornata di lavori, l’Aula discute il secondo comma del primo articolo del disegno di legge di riordino degli Enti Locali. «Censuriamo questo abbozzo di norma – ha dichiarato il consigliere della minoranza – che ha una sfrontatezza pari alla “vis comica”». «Non si può tollerare – a concluso Tedde – che siano inseriti nel testo principi che poi sono contraddetti nei successivi articoli del Dl 176».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis ed ha evidenziato che nel disegno di legge non sono state affrontate in termini definitivi “la questione delle risorse che è invece un tema centrale”. A giudizio di Cossa la riforma non sarà a costo zero e dà un mandato ampissimo alla giunta senza risolvere a priori il problema delle risorse da destinare ai Comuni che “spesso sono assegnati in maniera incerta e talvolta clientelare”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha riferito dell’invito che gli è stato rivolto dal sindaco di Monti (Gallura) per proseguire nell’opposizione alla proposta della maggioranza e per far comprendere nel corso del dibattito in Aula le difficoltà che deriverebbero ai sindaci con la perdita della loro autonomia decisionale, qualora la legge fosse approvata così come si va delineando.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento 2344 ed ha segnalato all’assessore degli Enti Locali un errore materiale nel comma 2 del testo di legge, invitandolo a procedere con i dovuti approfondimenti.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha denunciato che il vero obiettivo del centrosinistra è “il controllo degli Enti Locali della Sardegna, accentrando i poteri alla Regione, mortificando i Comuni, portandoli alla fusione».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis e più ed ha lamentato il mancato riferimento nell’emendamento Deriu a quanto disposto dal comma 2 dell’articolo 118 della Costituzione: «Avrebbe rafforzato le competenze e le prerogative della nostra Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dato lettura della nota dell’assessore dei Lavori Pubblici nella quale si dichiara che sono necessarie correzioni agli emendamenti presentati dalla stessa giunta regionale al Dl 176.  «Se non volete ascoltare noi – ha proseguito l’esponente della minoranza – date ascolto all’assessore e presidente di un partito della coalizione, Paolo Maninchedda». «Assessore – ha concluso Pittalis rivolgendosi a Paci – c’è un suo collega di giunta che dichiara che quello che state proponendo è da cambiare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori), ha reso note le dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci alle agenzie di stampa, secondo le quali Pier Sandro Scano si sarebbe assunto la paternità del testo di legge in discussione in Aula. «Credo però – ha aggiunto Dedoni – che questa proposta non contenga niente di ciò che dichiarano i Comuni e che invece abbia ragione l’assessore Maninchedda a lamentarsi».

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore e si è soffermata sulle dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci ed ha invitato la Giunta e la maggioranza a fermarsi e ad “azzerare tutto”.

Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha quindi messo in votazione l’emendamento all’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 3 dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 1, n. 1947 (Deriu-Agus) che non è stato approvato con 29 contrari, 20 favorevoli e 1 astenuto. (A.M.)

Successivamente il Consiglio ha affrontato la discussione dell’emendamento n. 2351 (Pittalis e più) – soppressivo del comma 3 dell’art.1 (Esercizio delle funzioni amministrative dei Comuni secondo il principio di sussidiarietà).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «fuori dal palazzo emergono posizioni contrarie alla legge, forse si vuole intimidire il Consiglio regionale o inviare qualche messaggio trasversale al centro sinistra mentre qualcuno arriva perfino a dire di aver scritto la riforma; è il caso che qualche personaggio o presunto tale si dia una regolata, anche perché è singolare che si rivendichi la scrittura di una norma che mortifica gli Enti locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha osservato che «certe posizioni a mezzo stampa lasciano perplessi, da quella su un presunto ostruzionismo dell’opposizione a dichiarazioni di merito del presidente dell’Anci che rivendica la paternità della legge». A questo punto, ha detto, «la maggioranza e lo stesso assessore non ci stanno a fare niente; ma, al di là della polemica, è importante che si parli dello smantellamento del centralismo regionale ma proprio su questo non c’è proprio niente di concreto».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «la maggioranza dimostra di non voler ascoltare riproponendo, come si fa al comma 3, contenuti scontati che non hanno alcun aggancio con la realtà».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha osservato che «la legge è anche un concentrato di errori tecnici ma, nello stesso tempo, stanno letteralmente scoppiando gravissime contraddizioni politiche, con l’Anci che dice di aver scritto la norma ma di essere insoddisfatta di alcune parti e settori della maggioranza che chiedono profonde correzioni del testo perché sarebbe mortificante i piccoli Comuni; un corto circuito che sta facendo saltare ogni equilibrio».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha definito la situazione molto grave aggiungendo però che, proprio per questo, «bisogna dire la verità e smentire la propaganda del presidente Pigliaru che, travolto dai suoi stessi annunci, ha dedicato solo una riga ai piccoli Comuni; è una retromarcia clamorosa della vecchia sinistra Dc e della stessa sinistra politica».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver ricordato che «la maggioranza ha cambiato radicalmente il testo con i suoi emendamenti» ha criticato le contraddizioni della maggioranza «che prima ha detto in commissione che avrebbe affrontato il dibattito in modo approfondito all’interno dell’Aula e poi ha smentito se stessa; chi ha vera passione politica deve saper ascoltare ma la maggioranza ha ignorato questo dato di fondo che si tratti dell’opposizione o degli stessi Sindaci».  Non possiamo continuare, ha concluso, «una discussione a senso unico».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), favorevole, ha messo in luce che «il testo dice in parte cose ovvie ma in un’altra parte dice che la Regione esercita la sue funzioni attraverso gli Enti locali; nella realtà, però, la Regione non decentra alcuna funzione, questa era l’occasione per farlo ed è l’ennesima occasione mancata».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha espresso preoccupazione perché la legge esce da questa fase del dibattito, interna ed esterna al Consiglio, con le ossa rotte». L’Anci afferma di aver scritto materialmente il testo, ha concluso, «ma questa è una sconfessione plateale dell’intera Giunta, dell’intero Consiglio chiamato ad occuparsi di una legge già scritta e dell’assessore che ci ha messo la faccia».

Il consigliere Marco Tunis (Forza Italia), favorevole, ha definito «falso» il comma 3 perché di fatto «le funzioni associate dei Comuni sono imposte e non frutto di una libera scelta e ciò vale soprattutto per i piccoli Comuni; rispetto alla legge 142 del 1990 c’è un arretramento enorme perché, da almeno 10 anni, i Comuni non sono più semplici erogatori di servizi ma svolgono un compito di supplenza dopo il ritiro dello Stato dal territorio».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dichiarato che «quanto sta avvenendo intorno a questa legge ci porta inevitabilmente fuori da quest’Aula dove si esercita una fortissima influenza sulle decisioni del Consiglio; è un problema molto serio che riguarda tutta politica ed è inaccettabile, perché vanno bene confronto e dialogo con tutti ma, finita questa fase, il Consiglio deve riappropriarsi delle sue competenze ed è quanto sta avvenendo solo con gli emendamenti dell’opposizione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) si è detto convinto che la legge di riforma degli Enti Locali sia stata scritta fuori dal Palazzo. «Lo si sapeva, i sindaci si sono riuniti con l’intento di prendere un ruolo legislativo riscrivendo una legge inadeguata – ha detto Crisponi – il problema però è il testo che non ci soddisfa. La più grande preoccupazione riguarda le piccole comunità destinate allo spopolamento (167 comuni rischiano di sparire). A loro è dovuto il massimo rispetto».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) il comma 3 dell’art 1non è veritiero: «Si parla di incentivazione delle Unioni dei Comuni ma in realtà vengono incentivate altre cose:  rete metropolitana, aree urbane, città metropolitane, zone omogenee etc. Questo crea confusione e coprirà di ridicolo tutto il Consiglio regionale».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha contestato le dichiarazioni del presidente dell’Anci Piersandro Scano riportate dalle agenzie di stampa: «Il rappresentante dell’Anci fa dichiarazioni trionfalistiche, dall’altra parte ci sono invece i sindaci che sostengono tutt’altra cosa – ha sottolineato Fasolino – c’è qualcosa che non funziona: siamo di fronte a una scena simile a quella di Totò che vende ai turisti la Fontana di Trevi. In questo caso qualcuno si è venduto i sindaci per essere protagonista della vicenda».

Il presidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 2351 che è stato respinto con 29 voti contrari e 3 a favore.

Sull’ordine dei lavori è quindi intervenuto il capogruppo di forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto indicazioni sull’orario di chiusura dei lavori. 

Il presidente Ganau. tornato a presiedere l’Assemblea, ha sospeso la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 9,00. Domani il Consiglio lavorerà dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 24.00. 

 

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame degli articoli e degli emendamenti del D.L. 176/A sul riordino degli Enti locali.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «la prova muscolare su problemi così importanti è una grave responsabilità della maggioranza; nessuna censura sull’operato del presidente ma deve essere chiaro che ci sono troppo deroghe simili a stampelle per la maggioranza, bisogna invece riportare tutto nell’ambito della normalità senza costringere l’opposizione a rendere inagibile l’Aula del Consiglio».

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che il Consiglio «non è stato messo in grado di poter lavorare perché gli emendamenti agli emendamenti sono arrivati adesso ed intervengono in profondità su un testo cambiato più volte». E’diritto dei consiglieri, ha aggiunto, «conoscere l’oggetto del dibattito, soprattutto su un provvedimento così importante».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce le condizioni di quanti non fanno parte della commissione autonomia che hanno ancor meno elementi di conoscenza della legge. Stanno saltando, ha dichiarato, «i rapporti fra Giunta e Consiglio e fra maggioranza ed opposizione, sarebbe quindi il caso di utilizzare bene il regolamento e riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, a suo avviso, «la maggioranza sbaglia ad andare avanti a testa bassa su una legge che non si può definire ordinaria perché segna il percorso della comunità sarda per i prossimi trent’anni, anche per questo è inaccettabile che solo adesso abbiamo potuto leggere gli emendamenti collegati ad una serie di articoli della legge».

Il presidente ha ribadito che il Consiglio, su quel punto, ha già deciso. 

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 1 (“Oggetto e finalità”) ed ha elencato gli emendamenti presentati all’articolo 1 e agli emendamenti agli emendamenti, ed ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il necessario parere. Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha proceduto con l’elencazione del parere contrario, di quello favorevole e dell’invito al ritiro con la trasformazione in ordine del giorno.

L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha dichiarato il “parere della Giunta conforme a quello della commissione”.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha quindi domandato polemicamente al presidente del Consiglio quando si sarebbe riunita la Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti, così come formulati dal relatore Deriu ed ha affermato che nel corso della riunione della Prima commissione non si è mai formulato, come invece è stato fatto dal relatore in Aula, l’invito alla trasformazione degli emendamenti in ordini del giorno.

Il presidente del Consiglio ha confermato che non si è tenuta alcuna riunione della Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti  e che i lavori procedono secondo norma e prassi.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds) ha rimarcato che il testo presentato in Aula è diverso da quello che è stato approvato nella Prima commissione: «Così non si può procedere e stiamo per arrivare alle denunce penali». Il presidente del Consiglio ha dunque invitato i consiglieri a proporre eventuali modifiche al regolamento alla preposta Giunta se si vogliono modificare le regole della discussione dei disegni di legge in Aula e in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per domandare chiarimenti sull’eventuale incontro tra i capigruppo e gli operai dell’Alcoa ed il presidente Ganau ha affermato che l’incontro potrebbe svolgersi tra le 14 e le 16, salvo disponibilità della Giunta.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis è invece intervenuto per invitare il relatore d’Aula, Roberto Deriu, «a non confondere il parere della commissione con quello personale del relatore».

Il consigliere, Mario Flrois (Misto-Uds), ha aperto gli interventi nel merito ed ha citato in premessa le parole del presidente della Regione pronunciate nel suo discorso di insediamento con riferimento alla necessità di far cessare contrapposizioni e contrasti tra maggioranza e minoranze e tra le forze politiche nel Consiglio regionale. A giudizio del già presidente della Regione “le demagogiche contrapposizioni” si stanno però accentuando proprio sul tema delle riforme ma anche su quelli che attengono sanità e trasporti. «La proposta che si discute sugli Enti locali – ha dichiarato Floris – è tutto fuorché un’ipotesi di riforma e si procede con una mortificazione dell’Assemblea regionale facendo emergere un metodo discutibile che evidenzia una certa superficialità istituzionale».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, ha rivolto pesanti critiche all’assessore degli Enti locali anche in riferimento alle dichiarazioni rese alla stampa nel corso degli ultimi mesi, segnati dalle polemiche proprio sul tema del riordino degli Enti locali. L’esponente della minoranza ha quindi definito “fallimentare” l’esperienza del governo regionale e si è detto rammaricato per l’assenza del presidente Pigliaru («l’unico eletto in una giunta di nominati»). «Ciò che manca – ha insistito Orrù – è la politica e le dinamiche e lo scontro che hanno caratterizzato il percorso del Dl 176 lo dimostra». Orrù ha quindi affermato che l’assessore Erriu ha «una visione cagliaricentrica e discriminatoria verso gli altri territori dell’Isola» ed ha ribadito la necessità di riconoscere a Sassari e al Nord Ovest lo status di città metropolitana che il centrosinistra vuole riconoscere solo per la città di Cagliari.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente del Consiglio a far cessare «il capannello sul banco del relatore Deriu» ed ha preannunciato “tempi lunghi” per l’esame del Dl 176 («abbiamo fatto bene a non partecipare ai lavori della Prima commissione perché sapevamo che il testo sarebbe stato modificato in aula dagli stessi proponenti»). L’esponente della minoranza ha quindi affermato che la riforma in discussione «si calerà come una mannaia sugli Enti Locali della Sardegna perché è rivolta ad un sistema profondamente diverso da quello sardo». Tunis ha quindi criticato l’atteggiamento “supino” della Giunta verso il Governo di Roma: «Di fatto si rinuncia ad esercitare le prerogative autonomistiche su un tema centrale come è quello degli Enti Locali». 

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), rivolgendosi ai colleghi dell’opposizione, ha ricordato le responsabilità passate sul fronte degli enti locali: «Non dimentichiamoci che nella precedente legislatura c’è stato un referendum-truffa che ha annullato enti democraticamente eletti e messo a rischio migliaia di posti di lavoro senza indicare soluzioni».

Riguardo alla legge in discussione, Pizzuto ha detto di non condividere l’impostazione nazionale. «Si prosegue nell’idea di annientare le forme di democrazia diretta e mettere in difficoltà gli enti intermedi che sono invece strumenti di sviluppo per le comunità locali – ha rimarcato il consigliere di Sel – spero che avremmo la capacità di costruire il riscatto non solo della Città metropolitana di Cagliari ma anche delle periferie. Mi auguro che la notizia di un declassamento di Carbonia e Iglesias non sia vera».

L’esponente della maggioranza ha infine auspicato una semplificazione amministrativa: «Il comma 5 dell’art. 1 è significativo – ha affermato Pizzuto – non ci nascondiamo che uno dei problemi maggiori quando si deve fare un’opera pubblica è l’enormità dei pareri e dei permessi da richiedere. Siccome si parla di aree vaste e intermedie è necessario che dentro la riforma ci siano gli strumenti per ottenere una vera semplificazione evitando il rischio di un’ulteriore frammentazione. Ho fiducia nella maggioranza perché si possa lavorare per la migliore riforma possibile».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso un giudizio negativo sul contenuto della riforma e dell’art.1. «La norma crea i presupposti per aumentare la conflittualità tra i territori escludendo i piccoli comuni, le zone montane e le periferie della Sardegna a grave rischio di spopolamento – ha detto Locci – un recente studio del prof. Bottazzi dice che nei prossimi vent’anni 160 comuni della Sardegna rischiano di sparire. Dentro la riforma non c’è nulla per salvaguardare questi centri che rappresentano l’ossatura dell’Isola».

Secondo l’esponente della minoranza, il disegno di legge in discussione accetta la logica della riforma nazionale Delrio. «Non si tutelano le mostre comunità e le nostre tradizioni. Si svuotano i comuni di competenze lasciando loro solo l’organizzazione dello Stato civile e dell’anagrafe – ha affermato Locci – abbiamo la necessità di scrivere adesso che cosa vogliamo fare. Bisogna affermare che vogliamo salvare le nostre tradizioni e le nostre comunità senza lasciarle in balia di una logica tecnocratica. Così facendo si condannano i piccoli paesi all’oblio».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha ammonito il Consiglio sui rischi di un confronto aspro su un tema delicato come  quello del riassetto degli Enti locali: «E’ un dibattito che va avanti da troppo tempo – ha detto Moriconi – dopo le riforme degli anni 60, 80 e dei primi anni 2000 si è arrivati all’abolizione delle Province senza mettere in piedi uno strumento alternativo. Ora si respira un clima popolare di sfiducia, non ci accorgiamo di questo. Ho la vaga sensazione che nelle sacche del malcontento popolare ci sia rimasto poco da grattare. Fuori dal Palazzo non si distinguerà più tra maggioranza e opposizione».

Moriconi ha quindi auspicato una discussione più serena: «La drammatica situazione finanziaria non dipende da questa legislatura – ha rimarcato Moriconi – è giusto confrontarsi ma senza giocare allo scaricabarile. A chi giova far saltare il banco? Anche nel 2001 in occasione della legge regionale n.9 le tensioni locali e territoriali erano al limite della sopportazione. Allora le forze politiche riuscirono a compiere uno sforzo di dialogo e a costruire una coscienza unitaria all’interno dell’Aula. Allora governava il centrodestra, anche quel progetto non piaceva a tutti ma nessuno si sognò di andare allo scontro. Si lavorò per unire le popolazioni e non per dividerle». Il consigliere del Partito Democratico ha concluso il suo intervento con un appello a tutte le forze politiche: «Questo Consiglio ha fatto tanti errori nei decenni, ai sardi appassiona poco scoprire a chi debbano essere attribuite le responsabilità,  proviamo insieme a lasciare un segno positivo».

Marco Tedde (Forza Italia) ha riconosciuto l’importanza del provvedimento in discussione: «Questa è la legge più significativa della legislatura, ha un peso che si avvicina al rango costituzionale – ha sottolineato Tedde – non ci saremmo aspettati che potesse avere questo iter legislativo. Le quattro stesure hanno creato sconcerto non solo tra noi ma anche tra gli amministratori locali. E’ stato un incedere bizzarro che ha mortificato il legislatore isolano ma, soprattutto, i territori e chi li rappresenta. Siamo stati depauperati della forza di fare una norma che andasse incontro alla necessità dei territori».

Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’indice contro la Giunta: «L’esecutivo non si è accontentato del gioco delle quattro carte – ha detto Tedde – è spuntata anche la quinta con la presentazione di emendamenti dell’ultimo minuto che non consentano all’opposizione di svolgere il proprio ruolo. La minoranza ha necessità di studiare e di confrontarsi con i territori: non ci è stato concesso. Parte tutto da un’impuntatura del presidente Pigliaru che ha rifiutato l’ipotesi di due città metropolitane, ha favorito il Sud e pensato a compensazioni per il Nord senza però metterle per iscritto».

Inaccettabile, infine, per Tedde, la minaccia di dimissioni del presidente della Giunta e dell’assessore Erriu: «Non è pensabile che ci sia questa spada di Damocle sul Consiglio – ha concluso il consigliere di Forza Italia – le dimissioni minacciate sono servite per mettere la maggioranza all’angolo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato in apertura il grande lavoro svolto da assessore, maggioranza e commissione, per poi rivolgere un appello all’opposizione «per ritrovare in Consiglio regionale il clima adatto ad un confronto sui problemi concreti perché la riforma riguarderà la politica nel suo complesso, una riforma necessaria purché non animata solo da numeri, calcoli, considerazioni ragionieristiche». «La politica – ha sostenuto – deve rivolgersi ad orizzonti più alti e più vicini alle comunità e sotto questo profilo, riflettendo sul passato, bisogna riconoscere che le quattro province regionali hanno lasciato un segno in aree marginali della Sardegna dando speranza di riscatto a molte popolazioni; di questo va tenuto conto in una visione complessiva perché il quadro è difficilissimo e forse sarebbe stato meglio riscrivere lo Statuto e, in quella sede, riformare la funzione degli enti intermedi».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ripercorrendo alcune linee dell’intervento di Sabatini, ha detto che «le critiche alla tecnocrazia sono sovrapponibili alla Giunta regionale, perché si sta procedendo per l’ennesima volta con una riforma a metà, dall’urbanistica a sanità ed ora agli Enti locali, tutte linee parallele che non si incontrano». Per questo, secondo il consigliere sardista, «serviva una riflessione in più fondata su una idea complessiva di Sardegna attorno alla quale costruire alcune grandi riforme strutturali, tenendo presente che gli interventi profondi sull’architettura istituzionale della Regione, come affermato anche da autorevoli intellettuali sardi, richiede un confronto alto non fondato esclusivamente sull’esigenza di contenere i costi». «A fronte di questi dati – ha concluso – il Consiglio sta facendo una specie di dibattito usa e getta, mentre la Corte dei conti dice che l’esperienza delle Unioni dei Comuni ha prodotto maggiori costi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto convinto che il Consiglio stia perdendo «l’occasione preziosa di rinnovare il suo tessuto istituzionale, economico e sociale, con la maggioranza che si muove in un percorso privo di respiro e senza coordinamento con la riforma del sistema Regione, la sua semplificazione, la sua capacità di aumentare la qualità dei servizi, di ridurre la burocrazia, di migliorare l’efficacia della spesa». «La logica – secondo Cossa – è quella di alcuni che pensano che i posti di lavoro possano venire dalle Province, che oltretutto senza la spallata referendaria sarebbero rimaste tali e quali; per la maggioranza parlano gli atti che compie, aumento della spesa pubblica con l’Irpef, sprechi nella sanità, moltiplicazione delle consulenze». La riforma, ha concluso l’esponente dei Riformatori, «poteva e doveva essere diversa dalla legge Delrio invece l’ha accettata supinamente e, in aggiunta, il testo della commissione è molto peggiore di quello dell’assessore Erriu, che era più semplice e chiaro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di «una legge nata fra scaramucce e parapiglia, facendo dimenticare la scelta sciagurata della maggioranza di aumentare l’Irpef mostrando ancora una volta il volto di una politica ostile alle famiglie ed alle imprese della Sardegna». La legge scontenta tutti, ad avviso di Crisponi, «perché divide i cittadini dal parlamento dei sardi e dagli amministratori locali, che l’hanno respinta al mittente mentre doveva essere una grande riforma capace di segnare la svolta per la Sardegna». «Una legge – ha aggiunto ancora Crisponi – che esclude molti ed esclude, fra l’altro, proprio i territori più poveri dell’Isola come l’ex Provincia di Nuoro, l’unica dove non passa il treno veloce, che era povera e diventerà sempre più povera».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza che «molti interventi hanno mostrato l’obiettivo comune di provare a sviluppare un ragionamento che riesca ad uscire dall’insoddisfazione per le scelte contenute nella legge, per responsabilità della Giunta che ha dato origine ad un caos da cui sarà difficile uscire, al di là di alcune tattiche consiliari con l’obiettivo di tagliare i tempi della discussione e l’esame degli emendamenti». «Queste tattiche però – ha avvertito Cherchi – non basteranno a ricucire il rapporto fra Giunta e maggioranza e soprattutto con  l’opinione pubblica e le amministrazioni locali; il problema è che non c’è una linea comune o meglio ci sono molte linee che configgono fra loro, mentre per noi la Sardegna è un territorio unito che dialoga con tutto il sistema istituzionale».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha definito «apprezzabile il richiamo di alcuni colleghi della maggioranza a superare le visioni di parte, in particolare quello di Sabatini che rovesciava il problema istituzionale proponendo di partire dallo Statuto». I suoi riferimenti all’invadenza della tecnica, ha affermato, «ricorda la deriva burocratica che oggi pesa sulla Sardegna ed è una questione di sostanza, perché questa è la prima (presunta) riforma dopo che in due anni non si è fatto nulla». Superare le divisioni, quindi, va sempre bene secondo Truzzu «ma forse arriva fuori tempo massimo, anche perché la legge dimostra una accettazione supina alla logica nazionale che sta devastando il mondo delle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis, anch’egli del Misto-Fdi, ha riassunto sinteticamente gli interventi precedenti parlando di «una sorta di codice rosso che ha colpito la maggioranza, che parla di riforma per cercare, a parole, soluzioni più efficaci ed efficienti, ma nella realtà fa il contrario». La legge, a parere di Lampis, «peggiora innanzitutto le condizioni dei cittadini che dovrebbero essere i primi destinatari della legge appiattendosi sulle indicazioni del governo centrale e rinunciando all’esercizio della sua competenza primaria; di qui la sconfitta della Giunta che non ha ascoltato i Sindaci, e dello stesso assessore Erriu che doveva essere solidale con gli Enti locali essendo stato presidente dell’Anci, oggi invece i Sindaci vengono delegittimati, i Consigli comunali sono l’ultima ruota del carro e nelle Unioni ci saranno maggioranze senza contrappesi».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha citato i principi del comma 2 dell’articolo 1 (sussidiarietà e adeguatezza) per affermare che gli stessi sono disattesi e mortificati dal modo in cui si procede in Aula. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato «il passato da amministratore di un piccolo Comune» dell’attuale assessore degli Enti Locali per sottolineare come lo stesso assessore Erriu «avrebbe molti dubbi sul disegno di legge di riordino degli Enti locali».

«Mi sembra di rivivere il periodo delle circoscrizioni comunali», ha proseguito Tocco (ex consigliere comunale di Cagliari), «ma soprattutto avverto il pericolo concreto che con questo riordino i piccoli centri siano privati delle loro competenze e della loro autonomia». «E’ una legge da rivedere completamente – ha concluso il consigliere di Fi – il Consiglio deve essere la voce di tutti i sard, anche dei piccoli sindaci che reclamano la possibilità di operare per il loro territorio».

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda (Fi), si è detta “offesa nel ruolo di legislatore” dal modo con il quale si procedere in Aula: «L’andazzo è registrato come il vostro modo di operare ma che ha molto poco a che fare con i procedimenti legislativi».

«Registriamo le aperture al confronto emerse nel corso del dibattito da parte dei consiglieri Moriconi e Sabatini – ha proseguito Zedda – ma noi ci limitiamo a evidenziare che certi comportamenti non fanno bene al Consiglio né alla Sardegna». A giudizio di Alessandra Zedda, l’assessore degli Enti locali, è stato sfiduciato insieme con la Giunta, dalla maggioranza e dai sindaci «così come è confermato dal fatto che si discute un testo profondamente diverso da quello approvato dall’esecutivo guidato da Pigliaru». «Come se non bastasse – ha aggiunto Zedda – l’azione della Giunta è stata ulteriormente sconfessata dalla presentazione degli emendamenti agli emendamenti a firma del presidente della Prima commissione e dal relatore della maggioranza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sottolineato come il riordino degli Enti locali riguarda sia «l’attuale momento politico ma soprattutto la prospettiva politica». «Non si posso disegnare nuove amministrazioni – ha dichiarato l’esponente della minoranza – se non si ha ben chiaro quale idea di Sardegna si abbia». Attilio Dedoni ha ribadito la necessità di garantire ruolo e centralità ai Comuni ed ha criticato la condotta politica tenuta dalla maggioranza in Aula: «Guardatevi bene perché non rappresentate innovazione né tantomeno il futuro di quest’Isola». «Il Consiglio regionale – ha proseguito Dedoni – è stato ferito dalla decisione del centrosinistra di non consentire un dibattito aperto e chiaro sugli obiettivi e i punti di arrivo del disegno di legge di riordino degli Enti locali». «La Sardegna retrocede su tutto – ha concluso il capogruppo Riformatori – e non c’è la difesa degli interessi dei sardi né a Roma e né in Europa».

Il capogruppo di Soberania&Indipendentzia, Emilio Usula (Rossomori), ha ricordato la stagione di riforme che è in atto al “livello nazionale e a quello regionale” ed in particolare per ciò che attiene il governo degli Enti locali. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come dal 1990 con la legge n. 142 si è aperta la sfida per la riforma degli Enti Locali ed ha denunciato dunque il tempo perduto in tutti questi anni. «Dal 1993 – ha aggiunto Usula – è stato modificato l’articolo 3 dello Statuto sardo ma non è mai incominciato un processo di riforma autonoma». «I Rossomori – ha dichiarato il capogruppo – approvano il Dl. 176 ma esprimiamo preoccupazione però per la sopravvivenza delle piccole comunità, soprattutto di quelle delle zone interne, autentico contenitore di saperi e cultura».

A giudizio di Usula, i comuni più piccoli sono quelli maggiormente esposti al ridimensionamento e molti dei piccoli Comuni sardi sono in crisi e non possono fare investimenti né liquidare i costi per garantire i servizi essenziali. Il consigliere dei Rossomori ha quindi evidenziato la necessità di “analisi e proposte diversificate” per la proposta avanzata nel Dl 176 in ordine alla cosiddetta gestione associata e alla nascita di una unica città metropolitana. «La Regione deve assolvere al ruolo di programmazione e salvaguardia di tutte le comunità locali dell’Isola – ha concluso Usula – e questo indirizzo politico deve essere esplicitato in legge perché i sindaci devono essere decisori dello sviluppo locale ed è in questo quadro che i Rossomori opereranno per la salvaguardia delle nostre comunità e la tutela delle specificità diffuse».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, alla luce delle dichiarazioni rese dal capogruppo di Soberania&Indipendentzia ha quindi invitato il collega Usula a prendere posto tra i banchi riservati alla minoranza ed ha proseguito dando lettura di interi brani delle dichiarazioni di programmatiche del presidente Pigliaru. «Scrive e dice una cosa ma ne fa un’altra», ha dichiarato Carta, «ed in questa norma mancano i riferimenti agli articoli 10 e 12 dello Statuto sardo che trattano il tema delle agevolazioni fiscali e della zona franca». Nel merito delle proposte avanzate nel Dl 176, il capogruppo dei Quattro Mori ha espresso critiche alla  eventuale istituzione della città di “rete metropolitana” («avvantaggia solo Sassari») ed ha dichiarato che «Nuoro città media non ha nessuna funzione». Angelo Carta ha quindi definito la rete urbana  come “una bufala” ed ha concluso: «Questa riforma non può essere accolta né può essere condivisa perché divide i sardi in cittadini di serie A e serie B».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Autonomia” Francesco Agus che, in premessa, ha ringraziato l’assessore Erriu per non essersi mai sottratto al dibattito. Un grazie è stato rivolto inoltre a tutti i componenti della Prima Commissione, anche a quelli della minoranza che «se si esclude l’ultimo periodo – ha detto Agus – non hanno mai fatto mancare il contributo alla discussione».

Il presidente della Commissione “Autonomia” è poi entrato nel vivo del provvedimento sottolineando l’urgenza di intervenire sul sistema degli enti intermedi. «Si opera su un corpo vivo, in mutamento e sofferente – ha rimarcato Agus – vivo perché ancora le ex province svolgono funzioni e assicurano servizi fondamentali per i cittadini, vi operano 2000 dipendenti diretti, oltre ai  550 dipendenti delle società in house e a una moltitudine di precari. In mutamento, perché il combinato disposto delle leggi statali non dà la possibilità di intervenire in pianta stabile. Questa in discussione è una legge-ponte, la riforma “Delrio” e la legge sull’accentramento di funzioni rendono il quadro in divenire, ancora di più rende questo quadro precario la discussione della riforma del Titolo V della Costituzione. Corpo in sofferenza, infine, perché le norme statali ci obbligano a fare i conti con un dato finanziario che rischia di mettere in serio pericolo servizi e posti di lavoro».

Agus ha elencato i dati sulla drammatica situazione delle ex province determinata dall’applicazione della legge 190: «86 milioni di entrate ancora garantiti dalle tasse dovranno essere, nel 2015, interamente versati allo Stato – ha sottolineato Agus – nel 2016 non sarà sufficiente restituire l’intero ammontare delle imposte ma occorrerà trasferire anche la quasi totalità del Fondo Unico. Se entro il 2017 non saranno sostituite le province dovranno essere versati allo Stato altri 90 milioni di euro oltre all’intero ammontare del Fondo Unico».

Forti critiche alla norma sono arrivate anche da Gianluigi Rubiu. Secondo il capogruppo dell’UDC, i buoni propositi riportati nella finalità della legge sono in contrasto con gli articoli successivi che mortificano i comuni.

«E’ una riforma sbagliata, inefficace e inconcludente – ha attaccato Rubiu – si individua una Città metropolitana per accedere a consistenti finanziamenti ma si depauperano i territori delle loro funzioni. Non bisogna essere veggenti, è chiaro che si creeranno degli scompensi, le accuse di cagliaricentrismo sono fondate».

Secondo il capogruppo di Aps, la richieste di due città metropolitane sono legittime: «In questo modo si potrebbero riequilibrare vantaggi e risorse coinvolgendo tutti i comuni della Sardegna – ha proseguito l’esponente della minoranza – si pensa invece di scrivere una norma in modo testardo e non si risponde alle esigenze dei sardi». Rubiu, infine, ha invitato la maggioranza ad accogliere alcuni emendamenti presentati dalla minoranza: «Questa è una legge figlia della confusione, siete riusciti a scontentare tutti. I nostri emendamenti puntano a dare più libertà di decisione ai comuni. L’adesione alle Unioni deve essere facoltativa così come chiesto dai sindaci. Tutti i 377 comuni hanno una propria identità, questo è il punto più delicato della norma».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha respinto al mittente le accuse del centrodestra. «Non è vero che tutto va male come dice l’opposizione – ha detto Cocco – la riforma tiene conto del tempo che cambia e delle novità della normativa nazionale».

Il rappresentante del Partito Democratico ha poi puntato l’indice contro i Riformatori sardi colpevoli di aver proposto il referendum abrogativo delle province senza pensare a soluzioni alternative. «Noi abbiamo promesso le riforme in campagna elettorale contro chi vuole la conservazione, contro chi vuole mantenere rendite e privilegi, chi ha proposto il referendum era convinto di non raggiungere il quorum».

Pietro Cocco ha quindi difeso con decisione la proposta di riordino degli Enti Locali: «Noi diciamo che le province vanno abolite. Come? Con un rapporto diretto tra Comuni e Regione. Abbiamo la possibilità di istituire una Città Metropolitana che consente di accedere ad importanti risorse. Non vogliamo però cittadini di serie A e Serie B. Come sindaco di un piccolo comune, voglio che il mio paese abbia pari rappresentanza ma questo non significa pretendere che in Sardegna si facciano più città metropolitane quando in tutta Europa ne esistono 10».

Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento invitando la minoranza a un confronto franco: «La legge verrà approvata, siamo sempre disposti ad ascoltare suggerimenti, anche quelli dell’opposizione che anziché chiudersi a riccio potrebbe fare proposte».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia ha esordito giocando sui cognomi dei rappresenti di Giunta, Governo e Consiglio: «Erriu, Delrio, Deriu: non è solo un’assonanza fonetica – ha detto Pittalis – la Giunta e la maggioranza sono chini e proni».

Secondo Pittalis la riforma non tiene conto della situazione sarda e dei fabbisogni di aree marginalizzate. «Questo – ha sottolineato l’esponente azzurro – è il primo neo evidente che non può essere sottaciuto».

Rivolto alle forze autonomiste e sovraniste presenti in Consiglio, Pittalis ha invitato i loro rappresentanti a «far valere il peso del loro essere e della loro appartenenza».  «Serve un sussulto di sardità – ha detto il capogruppo di Forza Italia – ragioniamo su schemi nostri e lasciamo da parte quelli romani. Discutere in questi termini consente di scongiurare una riforma dell’odio, questa è una legge che non genera sana competizione ma fa riesplodere antiche rivalità tra il Nord e il Sud dell’Isola».

Pietro Pittalis, infine, si è detto d’accordo con il collega Sabatini sulla necessità di arrivare a una legge di riforma non basata su calcoli ragionieristici. «Non siamo contrari a Cagliari Città metropolitana, ma vorremmo la Sardegna Area Metropolitana – ha concluso Pittalis – perché scimmiottare quello che fanno gli altri e non pensare invece a qualcosa di diverso? Una cosa è la città metropolitana altra cosa sono le reti metropolitane. Sindaci di Sassari e Olbia svegliatevi».

A nome della Giunta, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha respinto l’interpretazione di Pittalis di una riforma che genera «odio» ed aggiunto che, piuttosto, si tratta di una riforma «ispirata alla ricerca di equilibri, convergenze, semplificazione, efficienza della pubblica amministrazione locale, a vantaggio dei cittadini, rispondendo ad una domanda che emerge in modo chiaro dalla società sarda». Ci sono anche esigenze di risparmio ma non sono prevalenti, ha proseguito Erriu, «ma soprattutto c’è l’urgenza di operare in un sistema con risorse sempre minori, evitando il rischio di non riuscire a garantire nemmeno l’ordinaria amministrazione». Ho fatto il sindaco, ha poi ricordato l’assessore, «e so che i Comuni sono il segno della nostra identità ma la riforma è necessaria per porre tutti nelle medesime condizioni, con servizi standard che ora non vengono assicurati in modo omogeneo, incentivando strumenti che fanno salvo principio dell’autodeterminazione ma sviluppano forme associative ispirate ad un alto livello di adeguatezza; sono anche contrario al dimensionamento coatto ed alle fusioni forzate, ma questo deve portare tutti ad individuare ambiti territoriali strategici per l’esercizio delle funzioni fondamentali; non è peccato, in questo contesto, dire che ci vogliono parametri oggettivi, servono però politiche efficaci su cui innestare meccanismi di autonomia, cooperazione e gradualità».

Conclusa la discussione generale, sull’art.1 il Consiglio ha iniziato l’esame degli emendamenti, partendo dal soppressivo totale n .72.

Per dichiarazione di voto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto favorevole, «perché dal dibattito e dalle dichiarazioni dell’assessore viene fuori che la ricetta è sbagliata e il riordino va nella direzione opposta agli obiettivi dichiarati, soprattutto in riferimento alle piccole comunità». Bisogna invece tenere conto, ha suggerito, «di quanto avviene lontano dal palazzo dove i cittadini chiedono di spazzare via le politiche centraliste; se questa è l’alba la strada è sbagliata».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, anch’egli favorevole, ha rimproverato al capogruppo del Pd Pietro Cocco di riscrivere la storia pro domo sua, dato che «la sua parte politica ha cercato di far fallire in ogni modo il referendum ed allora ha parlato solo Deriu da presidente della Provincia di Nuoro, mentre molti hanno parlato solo dopo il risultato; ma da qui a voler giustificare questa legge il passo è enorme».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha parlato di una «riforma presunta che all’art.1 dimentica perfino che alcune province, quelle nazionali, continueranno ad esistere ed a sovrapporsi con i nuovi enti alimentando il massimo della confusione». Quanto alla legge Delrio, secondo Tedde «dice che le aree metropolitane devono avere lo stesso ambito delle province mentre la Regione spezzetta il territorio, aprendo la strada all’impugnativa del Governo; su scala più ampia, la Ue ha detto che le aree metropolitane della Sardegna devono essere una a nord e una a sud, decisione confermata in ogni sede tranne che dal Consiglio regionale».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis, favorevole, ha rimarcato che «in realtà la riforma è coerente con quanto sostiene la maggioranza esprimendo il suo fastidio nei confronti della rappresentanza democratica, dimostrato dal trasferimento delle decisioni vere dall’Aula verso altri luoghi ed altri interlocutori». La riforma, a suo avviso, «si avvita su se stessa e si appiattisce su una pessima norma nazionale, creando le condizioni per arrivare al dissesto degli Enti locali e ad una Sardegna a due velocità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha affermato che è necessario sopprimere l’art. 1 «proprio perché è l’architrave dello scempio che si sta consumando con questa legge». La risposta dell’assessore Erriu, a suo giudizio, «ha eluso il problema del perché la legge sia stata cambiata una infinità di volte, perché se il nodo erano le risorse allora era giusto immaginare la Sardegna come una unica area metropolitana, assicurando efficienza e qualità del sistema pubblico senza, in ogni caso, escludere i territori».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha osservato che «nel suo disegno sbagliato la maggioranza è coerente e lo ha dimostrato anche ignorando del tutto le indicazioni provenienti dai Sindaci». Il problema della pari dignità dei territori, ha insistito, «è la grande questione irrisolta, stiamo mutilando un organismo pretendendo di conservarlo in salute, col sostegno incomprensibile dei consiglieri sassaresi del centro sinistra che stanno andando verso il suicidio collettivo, spero che ci ripensino».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha sospeso i lavori del Consiglio che riprenderanno alle 16.00. Subito dopo è stata convocata la conferenza dei capigruppo per un incontro con una delegazione dei lavoratori dell’Alcoa.

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Ieri mattina il consigliere Luca Pizzuto ha presentato una nuova interrogazione all’assessorato regionale dell’industria sulla situazione della Polar Srl, nuova titolare della fabbrica di bentonite di Piscinas. Il documento segue quello presentato nel mese di luglio, al quale l’assessorato dell’Industria aveva dato parziale riscontro con i dati in suo possesso. Tuttavia, in seguito si sono verificati nuovi fatti che richiedono risposte chiare per un territorio, quello del Basso Sulcis, che non può permettersi di perdere altre realtà produttive.

«Occorre – afferma Luca Pizzuto – fare chiarezza sulla bontà della missione aziendale e del piano industriale presentato, per capire se effettivamente la nuova compagine societaria possa assicurare ai lavoratori e alla Regione l’impegno di una gestione pluriennale della concessione mineraria. I dipendenti ancora in forza all’azienda, ma soprattutto i 19 lavoratori licenziati per presunte infrazioni disciplinari, hanno il diritto di avere la garanzia di un monitoraggio costante sulla proprietà. Non permetteremo che, ancora una volta, si assumano atteggiamenti poco rispettosi della dignità del Sulcis e del lavoro. Vigileremo con costanza ed auspichiamo che anche per i dipendenti che hanno perso il lavoro ci sia uno spiraglio per la riapertura delle trattative. Per tutti coloro che lottano per la dignità e il lavoro ci sono e ci sarò sempre.»

Manifestazione alla Polar di Piscinas copia

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Il disegno di legge n. 286 sulla proroga del contratto di servizio di continuità territoriale marittima tra la Sardegna, le isole minori e la Corsica, è stata al centro dell’audizione dell’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, svoltasi questa mattina in IV commissione.

«Con questo intervento è la terza volta dal 2014 che la Regione interviene sulla Saremar, segno dell’attenzione costante per i lavoratori della compagnie e per il servizio alle comunità interessate», ha detto Massimo Deiana, presentando il disegno di legge con cui il servizio di continuità territoriale svolto dalla Saremar con le isole minori di La Maddalena e Carloforte e con la Corsica viene prorogato fino al 31 marzo del 2016.

«Mentre la gara va avanti – ha detto fra l’altro Deiana nel suo intervento – abbiamo ottenuto dal ministero dell’Economia il 6 novembre scorso, nero su bianco, certezza sulle risorse e sui tempi: lo Stato coprirà il servizio con 13,6 milioni l’anno fino al 2022.»

«Quanto ai passaggi intermedi della gara, sono anch’essi molto ravvicinati. Il 18 novembre –  ha ricordato Deiana – il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, entro il 18 dicembre dovranno essere inviate le manifestazioni di interesse e subito dopo comincerà la selezione per gli inviti.»

«La certezza della disponibilità della risorse – ha proseguito l’assessore – era la condizione indispensabile per poter ottenere dalla direzione generale concorrenza dell’Unione europea in via libera alla proroga fino al 30 marzo dell’anno prossimo; nel frattempo la Camera ha approvato un emendamento alla legge di stabilità che consente una ulteriore proroga fino al 30 giugno, è una notizia molto positiva e se il voto diventasse definitivo potremmo tagliare il traguardo con ulteriore anticipo.»

Dopo l’intervento dell’assessore la commissione ha esaminato ed approvato il disegno di legge n. 286 compreso un emendamento del consigliere di Sel Luca Pizzuto con cui si precisa che, in ogni caso, la proroga del contratto di servizio con la Saremar resterà in vigore fino all’aggiudicazione della gara. Il provvedimento passa ora all’esame della commissione Bilancio e successivamente all’aula del Consiglio.

Traghetto Carloforte 3 copia