28 March, 2024
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Da oggi a venerdì 29 settembre, Luigi Di Maio, Mario Monti, Davide Tabarelli, Federico Testa, Vittorio Emanuele Parsi e Stefano Besseghini saranno tra i relatori della 19esima edizione nazionale della “Energy and Transition School” di Confartigianato Imprese Sostenibili, in programma nel centro congressi dell’Hotel Chia Laguna, organizzata dai Consorzi energia di Confartigianato (Caem, Cenpi, Multienergia).
Nei tre giorni di lavori, oltre 120 responsabili e operatori dei Consorzi dell’Energia di Confartigianato provenienti da tutta Italia si confronteranno con gli esperti per approfondire argomenti come la transizione energetica e il ruolo dei Paesi del Golfo e i rapporti con l’Unione Europea, la transizione, la crisi, i prezzi e quale energia per il futuro, il contesto economico e le opportunità, il nuovo mercato energetico per la transizione, il ruolo del nucleare, gli strumenti per l’efficienza energetica per le PMI, la situazione internazionale per energia elettrica, gas e materie prime, la rappresentanza nell’era delle transizioni e sostenibilità e l’Europa nella competizione strategica tra potenze continentali e i nuovi mercati della transizione energetica. Si succederanno anche testimonianze sugli aspetti che riguardano da vicino l’attività dei piccoli imprenditori: gli effetti della guerra sui prezzi dell’energia, gli scenari geopolitici e i riflessi sull’andamento delle tariffe, le opportunità offerte dalle energie rinnovabili, i modelli delle comunità energetiche, la mobilità elettrica.

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«Il presidente della Regione Christian Solinas trovi una alternativa seria al progetto di passaporto sanitario per i turisti in arrivo in Sardegna, rivelatosi finora solo un pessimo slogan capace di far perdere clienti e reputazione alla nostra industria turistica.»

Lo chiedono 13 parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle (Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Elvira Lucia Evangelista, Emiliano Fenu, Ettore Licheri, Alberto Manca, Gianni Marilotti, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu e Andrea Vallascas) secondo cui «il presidente deve elaborare un chiaro e preciso modello alternativo al passaporto sanitario, rendendo note le relative linee guida. È questo l’unico modo per tranquillizzare i turisti che vogliono venire nell’isola, unitamente al potenziamento della nostra rete sanitaria e al rispetto di rigorose procedure igienico-sanitarie da parte delle compagnie di trasporto aereo e navale. Tutte le altre soluzioni vagheggiate da Christian Solinas rischiano di arrivare fuori tempo massimo e di rivelarsi un boomerang per l’economia sarda. Gli operatori turistici chiedono certezze ma con le dichiarazioni rilasciate irresponsabilmente negli ultimi giorni, il presidente Solinas ha creato un clima di incertezza che sta affossando una stagione già difficilissima».

«Il presidente Christian Solinas deve orientare la comunicazione su altri punti di forza dell’offerta turistica sardaaggiungono i 13 parlamentari del M5S -. La scarsa circolazione del virus nell’isola è uno di questi, ma da solo non basta se ai turisti non verrà assicurata la garanzia che potranno giovarsi di servizi sanitari di eccellenza. Allo stesso modo, bisognerà vigilare perché le compagnie aeree e marittime adottino protocolli severissimi, a tutela della nostra isola che finora è stata solo sfiorata dalla Covid 19. Quella del passaporto sanitario si sta rivelando invece solo una suggestione che ora sta purtroppo affossando, quasi più del virus stesso, l’economia sarda.»

«Christian Solinas rischia di vanificare gli sforzi che il Governo sta facendo per impedire che l’Italia rientri in una sorta di black list europea. Proprio in questi giorni, il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio è al lavoro per mettere nero su bianco un piano turistico sicuro e concreto e in un vertice con i suoi omologhi di Germania, Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo, Slovenia e Malta ha portato a casa un accordo importante per lavorare tutti insieme ed evitare che alcuni Stati siano penalizzati rispetto ad altri concludono i 13 parlamentari pentastellati -. In questo modo però la Sardegna rischia di auto-penalizzarsi, e Christian Solinas con le sue proposte insensate rischia di trasformare una stagione difficile in una vera e propria catastrofe.»

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«Tutto il mondo si trova davanti a una crisi senza precedenti che l’Italia ha vissuto per prima. Una crisi che inevitabilmente determinerà cambiamenti anche a livello economico. Davanti a una emergenza straordinaria, dobbiamo mettere in campo misure straordinarie che possano dare sostegno ai cittadini. E questo il governo lo sa bene.»

Inizia così un post pubblicato alcune ore fa su Facebook dal ministero degli Esteri, Luigi di Maio (M5S).

«Ci sono persone che stanno soffrendo, anche tanto – ha aggiunto Luigi Di Maio -. E lo Stato è perfettamente consapevole del fatto che le emergenze in corso siano due: una sanitaria e una economica. Davanti alla prima abbiamo attuato le misure più restrittive di tutti per uscire dalla crisi; davanti alla seconda ci aspettiamo lealtà da parte dei partner europei. La parola lealtà per noi ha un peso importante. Ci aspettiamo che l’Europa faccia la sua parte. Anche perché delle belle parole francamente ce ne facciamo poco. Abbiamo imprese, lavoratori e famiglie che devono poter guardare al futuro e che soprattutto oggi hanno bisogno di un sostegno concreto. Noi questo sostegno glielo vogliamo dare.»

«L’Ue non può, infatti, dirsi pronta ad aiutarci solo se accettiamo vecchi strumenti che qualche Paese dieci anni fa ha già sperimentato senza grandi successi. Così non va beneha sottolineato il ministro degli Esteri -. Il dolore che i memoranda hanno provocato ad alcuni popoli europei noi non vogliamo portarlo in Italia, quell’esperienza è da cancellare. Stiamo attraversando una delle peggiori crisi dal Dopoguerra.»

«Non è una questione di retorica o slogan politici. Siamo consapevoli che se non interveniamo in maniera decisa, non risolleveremo la nostra economia. E questo non possiamo nemmeno immaginarlo. Abbiamo detto agli altri Stati membri che l’Italia spenderà tutti i soldi necessari per dare aiuto ai nostri cittadini, non è questo il momento di tener conto di parametri, scartoffie e burocraziaha concluso Luigi Di Maio -. Perché se stai combattendo una guerra devi agire in maniera tempestiva difendendo con tutte le forze il tuo Paese.»

In un nuovo post, pubblicato alle 16.00, il ministro degli Esteri ha annunciato l’arrivo di 6 milioni di mascherine dalla Cina.

«Voglio essere molto chiaro con voi. Come ministero degli Affari Esteri stiamo continuando a raccogliere milioni e milioni di mascherine e migliaia di ventilatori polmonari in tutto il mondo. Anche questa notte a Fiumicino è arrivato un altro carico da 6 milioni di mascherine dalla Cina, subito sdoganato dal personale dall’Agenzia Dogane e Monopoli-ADM. Grazie al lavoro del Dipartimento Protezione Civile e del commissario straordinario Arcuri, che stanno lavorando senza sosta e ce la stanno mettendo davvero tutta, si provvederà alla distribuzione – ha scritto Luigi Di Maio -. Fino a quando ci sarà questa emergenza il ministero degli Affari Esteri non si fermerà un attimo per procurare tutto il materiale sanitario necessario a supportare chi sta fronteggiando il Coronavirus nei nostri ospedali.»

«Adesso le questioni sono due. L’Italia necessita di 100 milioni di mascherine al mese e, grazie ai nuovi contratti firmati, dalla prossima settimana potremo andare a regime. Il secondo punto è la distribuzione sul territorio nazionale: usiamo tutte le forze dell’ordine disponibili e tutti i magazzini degli apparati dello Stato, per far arrivare mascherine e materiale sanitario in tutti i nostri ospedali ha concluso il ministro degli Esteri -. Adesso più che mai è fondamentale il lavoro di squadra.»

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È notizia di pochi giorni fa che la Turchia abbia stipulato un accordo con Fayez Al-Serraj, uno dei “padroni” della Libia, per lo sfruttamento delle risorse petrolifere in un’area strategica per più nazioni del Mediterraneo orientale. Anche l’Italia è direttamente interessata, oltre ai decennali legami storici con la Libia, si deve infatti tenere conto dei diritti che l’Eni ha acquisito nel corso degli anni sul territorio libico. Lo stesso territorio che dalla caduta di Gheddafi è in balia di milizie e schieramenti che non trovano un accordo e che tutt’ora, malgrado conferenze di pace ed incontri non trova pace.

Il patto bilaterale siglato tra Tripoli e Ankara concede alla Turchia la possibilità di estrazione di gas e petrolio è strettamente legato anche all’appoggio che i turchi stanno dando ad Al-Serraj dal punto di vista militare. Continua, infatti, l’invio di armi e personale specializzato che i libici utilizzano per cercare di prendere il sopravvento sulla fazione guidata dal generale Haftar.

In tutto ciò gioca un ruolo centrale proprio il petrolio. L’Italia da parte sua ha fatto le proprie rimostranze attraverso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha dichiarato che «quegli accordi non sono legittimi: due Stati come la Turchia ed il Governo libico che decidono quali siano i limiti delle acque territoriali è un fatto inaccettabile». Del tutto inaccettabile del resto anche solo pensare che in un immediato futuro potremo trovarci nella situazione di dover comprare il petrolio libico direttamente dal presidente turco.

La Sardegna che non è interessata direttamente come Regione a questa diatriba, almeno dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, rimane comunque centrale rispetto al discorso del petrolio che dovrebbe arrivare dall’Algeria. Un tema molto sentito nell’Isola, visto che la zona di sfruttamento algerina si trova a ridosso delle coste sarde e voci non confermate parlano di un interessamento turco su questa zona.

Tornando alla questione libica, nonostante le proteste di diversi paesi l’operazione turco-libica continua e a livello internazionale ha creato già notevoli disagi, ma ciò non pare abbia impensierito Ankara che continua nella sua linea di condotta. La condotta turca del resto rientra appieno nella strategia politica che tende a far diventare la Turchia un paese centrale nelle questioni politiche mediterranee e medio orientali.

Emanuela Locci

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Si accende il dibattito interno al M5S dopo le dimissioni da capo politico del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Ad alimentarlo, in Sardegna, è la consigliera regionale Carla Cuccu.
«Apprendo con costernazione che in occasione della riunione del Gruppo consiliare M5S del 22 gennaio 2020, nonostante l’argomento non fosse previsto all’ordine del giorno, i colleghi Ciusa, Manca, Li Gioi e Solinas, a mia insaputa, hanno deliberato di rimuovermi da componente  della VI Commissione permanente regionale, Salute e politiche sociali, della quale sono anche segretaria, sostituendomi con il collega Ciusa, e ricollocando la sottoscritta, come fosse un pacco postale, nella V Commissione – scrive in una nota Carla Cuccu -. In questo modo sei mesi di lavoro nella Commissione salute sono andati sostanzialmente persi. Come non bastasse i 4 colleghi hanno anche deliberato di formulare apposita istanza al Presidente del Consiglio regionale per la mia tempestiva rimozione e sostituzione, sempre con il collega Ciusa, dalla Giunta per il Regolamento.»
«Dopo mesi di soprusi, ghettizzazione e violenze subiti dai colleghi del gruppo regionale M5S, la consigliera regionale pentastellata della Sardegna Carla Cuccu rompe il silenzio.»
«Un simile modo d’agire, irrispettoso dell’impegno altrui, lesivo della dignità e dell’onore, pare essere la rappresentazione plastica della dinamica della creazione, ad uso mediatico, del nemico interno, da isolare ed epurare, anche se colpevole di nulla o forse COLPEVOLE DI AVER LAVORATO PIU’ DEGLI ALTRI; come dimostra la statistica della produzione degli atti di sindacato ispettivo e proposte di legge presentate – aggiunge Carla Cuccu -. Esorto Vito Crimi e il Collegio dei Probiviri ad intervenire per far cessare una condotta che non solo è vessatoriamente persecutoria nei miei confronti, ma che rischiaper motivi che non hanno nulla di politico – di minare l’azione del MoVimento nelle istituzioni e nel territorio sardi, in quanto i cittadini e gli elettori rischiano di rimanere smarriti di fronte ad una condotta che ha già comportato la perdita di una validissima componente del Gruppo, Elena Fancello, e che denota un’incomprensibile ed ingiustificata animosità poco consona ai valori del M5S», conclude Carla Cuccu, che come Luigi Di Maio, sostiene che, «i peggiori nemici sono quelli che lavorano al nostro interno non per il gruppo e nemmeno per i sardi, ma solo per la loro visibilità».

“Il ministro Luigi Di Maio ha accolto favorevolmente la proposta di trovare soluzioni alternative per l’attività dell’azienda, così da garantire il futuro dei lavoratori sardi.” Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, al termine dell’incontro svoltosi questa mattina, a Roma, nella sede del ministero degli Esteri, sulla vertenza Rwm. “All’azienda verrà chiesto un impegno per garantire soluzioni lavorative stabili ai dipendenti che, dopo la rinuncia alla commessa, perderebbero il lavoro – ha aggiunto l’assessore Anita Pili -. Perciò, nei prossimi giorni il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, presente all’incontro di oggi, convocherà la Rwm, insieme ai ministeri competenti ed alla Regione, per individuare soluzioni strutturali con l’obiettivo di fornire adeguate garanzie per i lavoratori”. L’assessore Anita Pili ha anche concordato una riunione a Cagliari, venerdì prossimo, con il sottosegretario Alessandra Todde per affrontare, insieme ai vertici della Regione, i temi più importanti per lo sviluppo dell’Isola.

Si svolgerà domattina alle 10.00, a Roma, nella sede del ministero degli Esteri, l’incontro col ministro Di Maio sulla vertenza Rwm, richiesto dalla Regione, al quale parteciperà anche il sottosegretario al Mise Alessandra Todde. “Sarà l’occasione per chiedere l’apertura di un tavolo tecnico, che coinvolga anche la Presidenza del Consiglio, con l’obiettivo di fornire adeguate garanzie e soluzioni per i lavoratori sardi. Perciò, è necessaria una risposta concreta dai Ministeri competenti”, ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, che domattina sarà presente alla Farnesina.

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160 padri di famiglia perderanno il proprio lavoro da qui al 15 novembre prossimo. Sono in gran parte lavoratori dello stabilimento RWM di Domusnovas. Perderanno l’unica forma di sostentamento per se stessi e per le proprie famiglie in un territorio, il nostro amato Sulcis Iglesiente, che come tutti sappiamo è privo in questo momento di altre opportunità occupazionali.
Per quale motivo accade questo? Perché un Ministro che ha fatto della demagogia e della retorica fine a se stessa, la stella polare della propria azione politica, ovvero il precedente ministro allo Sviluppo Economico, oggi agli Esteri, Luigi Di Maio, HA DECISO COSI’.
Il capo politico del M5S, principale azionista del precedente e dell’attuale governo con il PD: HA DECISO COSÌ.
Ha deciso per decreto che decine e decine di altre famiglie del Sulcis Iglesiente debbano patire la miseria e l’incertezza sul proprio futuro.
Qual è stata la motivazione di tale scellerata decisione? Quella di eliminare le guerre del mondo?
Davvero vietare l’export di armi a Paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sortirà l’effetto di fermare il conflitto in atto in Yemen? Davvero dopo questa decisione su quel Paese, come in altri totalmente colpiti dalla guerre, non cadranno più bombe e non verranno colpiti civili innocenti?
NIENTE DI PIU’ FALSO E PRETESTUOSO. Ma solo un modo semplice per lavarsi la coscienza sulle spalle (però) dei lavoratori del nostro territorio.
Le decisioni del Ministro Di Maio sortiscono solo un effetto: ossia quello che le guerre continueranno, anche con le armi occidentali, e nel Sulcis Iglesiente ci saranno oltre 100 disoccupati in più.
Che fine hanno fatto i fantomatici piani di riconversione industriale del sito di Domusnovas? Quali sono i piani di salvaguardia dell’occupazione promessi?
CHIACCHIERE, CHIACCHIERE E BASTA.
Ancora una volta a ricomporre i cocci della disperazione di tante famiglie abbandonate a se stesse in questo territorio, dovremo essere noi.
Ma non si senta tranquillo l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, capo politico del M5S (principale azionista anche dell’attuale governo), perché su questa vicenda, come in altre analoghe, daremo battaglia senza tentennamenti.
E’ inaccettabile che, con tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo anche a livello regionale per rilanciare l’economia del nostro martoriato territorio, debbano arrivare le decisioni di altri, calate dall’alto senza alcun coinvolgimento degli attori sociali e politici locali e regionali, a creare ulteriore disoccupazione e destabilizzazione delle poche realtà produttive aperte.
E’ inaccettabile e a tutto ciò ci opporremo con la massima forza e determinazione.

Fabio Usai

Consigliere regionale PSD’Az

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Il Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e del ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio, ha approvato, salvo intese, un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali.

Il testo mira, in particolare, a garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori particolarmente deboli, come rider, lavoratori con disabilità, lavoratori socialmente utili (LSU) e di pubblica utilità (LPU), precari. Contiene, inoltre, disposizioni per supportare la fase attuativa del reddito di cittadinanza, rimessa all’INPS, e per la disciplina delle assunzioni in Anpal servizi S.p.a.

Il provvedimento reca poi disposizioni per fare fronte ad alcune importanti crisi industriali in corso in vari territori del Paese, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e garantire sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti (aree di crisi industriale complessa delle Regioni Sardegna e Sicilia, di Isernia e a tutela di imprese in crisi), disposizioni in materia di Ilva, nonché norme volte ad agevolare l’accesso di aziende edili in crisi al fondo salva opere.

Infine, il decreto introduce disposizioni in materia di tutela delle attività sociali e assistenziali svolte dall’Associazione italiana alberghi per la gioventù in materia di promozione del turismo giovanile, scolastico, sportivo e sociale.

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«A questo punto possiamo immaginare che la chiusura delle centrali a carbone in Sardegna non avverrà entro il 2025.»

Lo hanno detto Vincenzo Colla e Ilvo Sorrentino, rispettivamente vicesegretario generale della CGIL e segretario nazionale della FILCTEM CGIL, al termine del primo tavolo tecnico sul phase out del carbone in Sardegna, svoltosi lo scorso 30 maggio al MISE.

«Il dato politico emerso da questa riunione tecnica – hanno aggiunto Vincenzo Colla e Ilvo Sorrentino – è che la Sardegna, a differenza di altre regioni, ha bisogno di ulteriori incontri tecnici riguardo alla data prevista per l’uscita dal carbone. Non avendo una produzione al momento alternativa al carbone, per fare fronte alla domanda energetica, la Sardegna ha bisogno comunque di 400 MW da produzione termoelettrica (dichiarazione Terna al tavolo ministeriale). Per questo l’infrastrutturazione del Gas è necessaria per compiere in maniera non traumatica la completa transizione e per difendere e rilanciare lo sviluppo industriale della regione. Senza il gas la Sardegna muore.»

«Nell’incontro abbiamo ribadito – hanno sottolineato Vincenzo Colla e Ilvo Sorrentino – la necessità di un ‘tavolo politico’ che affronti il tema complessivo della transizione energetica e del phase out dal carbone come nella richiesta presentata da CGIL, CISL e UIL al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri Luigi Di Maio e Sergio Costa. Da ciò che è emerso nell’incontro – hanno concluso Vincenzo Costa e Ilvo Sorrentino -, possiamo immaginare che, per quanto riguarda questo territorio, la chiusura delle centrali a carbone non potrà avvenire entro il 2025 come, con forza, ha sostenuto anche la Regione Sardegna.»