16 April, 2024
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La Luna di Dromos splende ancora nel cielo del Barigadu, illuminando il cammino della ventunesima edizione del festival che, come consuetudine, fino a Ferragosto propone i suoi appuntamenti tra Oristano e altri centri e località della sua provincia.
Protagonista della serata odierna, a Ula Tirso, sarà Carmen Souza, una delle voci più interessanti della nuova scena world music internazionale, in concerto alle 22.00, in piazza IV Novembre, con ingresso gratuito. La cantante portoghese approda al festival alla testa dei Silver Messengers, ovvero Gordon Deschanel al pianoforte, Theo Pascal al basso e al contrabbasso ed Elias Kacomanolis alla batteria, con l’obiettivo di onorare – come suggerisce il nome della formazione – il repertorio del grande pianista e compositore statunitense Horace Silver, uno dei pilastri dell’hard bop, che nel corso della sua carriera ha “venato” le sue composizioni di numerose influenze tra gospel, musica africana e latinoamericana.
Anche Carmen Souza, come altri protagonisti di questa edizione (Alfa Mist, Kokoroko e Nubya Garcia), arriva da Londra (dove risiede stabilmente) e si caratterizza per il suo personalissimo stile, capace di condensare le influenze della tradizione di Capo Verde con elementi del jazz, spaziando sapientemente tra differenti generi musicali, come la morna, il batuke e il soul. Il punto di partenza delle sue esplorazioni musicali sono sempre le sue radici (la sua stirpe è capoverdiana di estrazione cristiana), e il suo modo di cantare è una sintesi del tutto personale della verve di Billie Holiday, Nina Simone e Casara Evoria, muovendosi tra melodie inusuali, umori esotici, africanismi, scat jazz, vibrati controllati e frasi dall’andamento imprevedibile.
Il concerto di Carmen Souza fa idealmente da chiusura ai festeggiamenti del centennale della costruzione della diga di Santa Chiara sul Tirso (1918/2018); in programma per l’occasione un annullo filatelico speciale in collaborazione con Poste Italiane, e la vendita di un album con riproduzioni di cartoline, fotografie e immagini storiche dell’epoca.
Tre appuntamenti caratterizzano la giornata di Dromos di lunedì 12 agosto: alle 21.00, il festival varca i confini della provincia di Nuoro approdando a Ortueri per un evento proposto in collaborazione con il festival Mamma Blues, costola di Dromos che quest’anno celebra la sua dodicesima edizione dal 13 al 15 agosto, come sempre a Nureci. Presso la Cantina Bingiateris (sponsor della serata), sarà di scena il duo blues del cantante e armonicista Fabio Treves, portavoce della musica del diavolo in Italia e inventore del “blues delle masse”, affiancato dal chitarrista Alex “Kid” Gariazzo, musicista che lo accompagna da oramai un quarto di secolo nella Treves Blues Band (attesa poi sul palcoscenico di Mamma Blues a Nureci martedì 13). La serata (biglietti esauriti), che prende il nome del tipico vino prodotto dalla cantina, si intitola Lollore & Blues, ed è presentata in collaborazione con l’associazione Viva Mandrolisai. Al termine del concerto, ancora musica con un dj set di De Li Soul.
Alle 21.30, ma nel giardino del Museo Archeologico di San Vero Milis, Dromos dedica un nuovo appuntamento alla Luna, ispiratrice di questa edizione del festival nel cinquantenario dal primo sbarco dell’uomo sul nostro satellite, con la proiezione del film di fantascienza “Moon” (2009), del regista Duncan Jones (ingresso libero), in sostituzione del previsto “Il diritto di contare“.
Alle 22.00, a Nureci, infine, come consuetudine, a fare da battesimo all’imminente edizione di Mamma Blues saranno i giovani musicisti della Music Academy di Isili, impegnati nel concerto dal titolo “The two faces of Woodstock”, chiaro omaggio ai cinquant’anni dal festival di Bethel (omaggiato quest’anno da Dromos) svoltosi nel 1969 al culmine della diffusione della cultura hippie.

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È nel segno di una doppia ricorrenza il 2018 di Dromos: da un lato, le venti candeline del festival ideato e organizzato dall’omonima associazione che ogni estate tiene banco a Oristano e in diversi centri della sua provincia; dall’altro, il cinquantenario del 1968, anno cruciale e che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume, nella cultura.

Concerti di spessore internazionale ma anche mostre, incontri e altri eventi collaterali caratterizzano anche l’edizione del ventennale del festival che dal 30 luglio al 15 agosto, sotto l’emblematico titolo “DromosRevolution”, transita in dodici comuni: Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Fordongianus, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, oltre al capoluogo, Oristano.

Due anniversari, dunque, da celebrare con gli strumenti propri di Dromos: tanta musica e arte, ma anche libri e cinema caratterizzano il ricco programma di iniziative dedicate a un anno, una stagione che ha segnato uno spartiacque nella storia del secondo Novecento; e che, come scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu, ideatore della sezione del festival dedicata alle arti visive, fu soprattutto «l’aspirazione di una generazione nel portare l’immaginazione al potere, secondo le teorie di Herbert Marcuse, uno dei padri nobili di quell’immaginifico e per certi versi irripetibile momento politico, sociale e culturale». Ed è soprattutto questo l’aspetto che Dromos intende approfondire, in linea con le tematiche che da sempre caratterizzano il festival.

Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i suoi immediati dintorni, con un variegato e qualificato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali, dai quali è previsto un omaggio o una meditazione sul tema del festival. Particolarmente presente l’Africa, con la cantante maliana Fatoumata Diawara, con Bombino, il chitarrista tuareg originario del Niger, e con il ghanese Guy One, cantante e virtuoso del kologo (una sorta di banjo a due corde); e poi Cuba, con il cantante e percussionista Pedrito Martinez, il batterista Horacio “El Negro” Hernandez ed i pianisti Gonzalo Rubalcaba e Marialy Pacheco. Da un’isola all’altra: la Sardegna schiera il Mal Bigatto Trio ed il sassofonista nuorese Gavino Murgia insieme al chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê e al percussionista/polistrumentista francese Mino Cinelu nel progetto Dream Weavers, ma ha un legame con l’isola anche il concerto di Vinicio Capossela. Affonda invece le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano il gruppo Bokanté creato dal fondatore e leader degli Snarky Puppy, Michael League, a completare un cartellone in cui brilla una stella di prima grandezza del jazz come Dee Dee Bridgewater.

L’Africa è presente anche nel palinsesto di Mamma Blues, il “festival nel festival” che, tradizionalmente, suggella Dromos in tre serate a cavallo di ferragosto: il cantante e chitarrista Roland Tchakounté, camerunense ma da tempo di casa in Francia, e il nigeriano Seun Kuti, il figlio minore del leggendario Fela Kuti, sono infatti i nomi di spicco, insieme a quello della cantante e chitarrista norvegese Kristin Asbjørnsen, dell’appuntamento a Nureci, dove il blues targato Sardegna trova invece rappresentanza nel duo Don Leone e nel Bob Forte Trio.

Sul versante delle arti visive spicca invece la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii”, curata da Ivo Serafino Fenu e da Chiara Schirru in collaborazione con AskosArte e la Pinacoteca “Carlo Contini”, in continuità ideale con la precedente e fortunata “Wild is the wind – l’immagine della musica”, ospitata sempre alla Pinacoteca comunale di Oristano tra fine dicembre 2016 e i primi di marzo dell’anno scorso.

Intorno al tema del ’68 (e dintorni) ruota anche una rassegna cinematografica in tre tappe a San Vero Milis a cura dell’Associazione Lampalughis, mentre altri appuntamenti, come il consueto diario quotidiano curato da Alessandro Melis, e altri ospiti, tra cui il teologo Vito Mancuso, atteso per una riflessione sulla rivoluzione interiore, completano il quadro del ventesimo festival Dromos; un’edizione organizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (assessorato dello Spettacolo ed Attività Culturali ed assessorato del Turismo), dei Comuni interessati, della Fondazione di Sardegna, del Banco di Sardegna, della Cantina Contini di Cabras, del Mistral Hotel di Oristano e con la collaborazione di Rete Sinis, Mibact, Curia Arcivescovile di Oristano, Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano, AskosArte, Centro per l’Autonomia di Oristano, Cooperativa Sociale CTR Onlus, Teatro Tragodia di Mogoro, Lampalughis di San Vero Milis, associazione di promozione sociale Mariposas de Sardinia, ViaggieMiraggi ONLUS, Pastori in moto, compagnia teatrale BobòScianèl, Consulta giovani di Bauladu, Music Academy di Isili, Genadas.

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Dopo il film sulla vita e il pensiero negli anni del carcere di Antonio Gramsci, “Nel mondo grande e terribile”, scritto e diretto da Daniele Maggioni, Laura Perini e Maria Grazia Perria, ancora una serata all’insegna della settima arte ad Oristano per il diciannovesimo festival Dromos. Questa sera, nella cornice di piazza Corrias, è in programma la proiezione del film “La tela”,  primo lungometraggio del pittore Salvatore Garau, che lo stesso artista di Santa Giusta ha realizzato nell’Istituto Penitenziario di Alta Sicurezza “Salvatore Soro” di Massama, Oristano. Si comincia alle 21.30 con ingresso libero. Presenti in sala, con Salvatore Garau, il direttore della fotografia Fabio Olmi (figlio del regista Ermanno) e Lila Place, che ha curato il montaggio. Probabile la presenza anche di alcuni dei detenuti che hanno partecipato al docufilm, oggi uomini liberi.

In sintonia con il tema portante di questa edizione di Dromos, che si riconosce sotto il titolo “Prigioni”,  “La tela” documenta la genesi di un grande dipinto realizzato da tre detenuti del carcere oristanese insieme a Salvatore Garau. L’arte richiede concentrazione, quasi sempre solitudine: una condizione indispensabile per il pittore sardo che decide di mettere in discussione portando una grande tela bianca (due metri per cinque) all’interno dell’istituto penitenziario. L’idea non è quella di insegnare ai detenuti a dipingere, ma di condividere la propria energia creativa con chi non è abituato alla libertà creativa, con chi non è libero. Davanti alla tela è dato modo ai detenuti di sprigionarsi, generare meraviglia. Il film documentario ripercorre la sfida, lo stupore, la nascita e la crescita di un progetto che dimostra la potenza dell’arte e della parola 

Con la serata odierna a Oristano, il festival Dromos suggella la sua prima parte e si appresta ad affrontare il gran finale di rito con Mamma Blues, tre serate fino a Ferragosto consacrate alla musica del diavolo. Inaugura il trittico, domenica 13, la cantante anglo-americana Lucy Woodward, tornata in scena da solista con il suo stile fra jazz, soul, pop e blues l’anno scorso con il suo quarto album: “Til They Bang On The Door”. Lunedì (14 agosto) è protagonista il cantante e chitarrista newyorkese Erik Bibb in duo con il chitarrista svedese Staffan Astner per presentare il suo ultimo disco, “Migration Blues”, pubblicato lo scorso marzo. La sera di Ferragosto, infine, si celebra con i brasilian Bixiga 70 con la loro trascinante miscela di ritmi africani e carioca, jazz e funk, afro-beat, malinké, candomblé, samba e cumbia.

L’apertura delle tre serate di Mamma Blues – con inizio alle 22.00 –  è affidata ad altrettante proposte della scena isolana: di scena domenica 13 il chitarrista Vittorio Pitzalis; lunedì 14 il quintetto Blues Tales; martedì 15 i Country’s Cousins. Dopofestival dalla mezzanotte in poi con altri tre gruppi: i Dancefloor Stompers (domenica 13), The Ticks (lunedì 14) e i Groove Elation (martedì 15 agosto).