29 March, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio le norme di attuazione dello Statuto per la tutela della lingua sarda e la proposta di legge per la realizzazione di campagne pubblicitarie degli attrattori e dei prodotti della Sardegna attraverso le società sportive.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau, il quale ha comunicato l’adesione del consigliere Alessandro Collu al gruppo di Soberania e Indipendentzia e del consigliere Edoardo Tocco al gruppo di Forza Italia Sardegna.

Il presidente ha poi aperto la discussione sul primo punto all’ordine del giorno: lo “Schema di norme di attuazione n. 3/XV/A. Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna per il trasferimento delle funzioni in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche storiche nella Regione”.

Il testo approvato dalla Prima commissione, con il parere favorevole della Seconda, prevede che lo Stato trasferisca alla Regione le funzioni in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze sarde e catalane, in modo da avere autonomia legislativa, pur nel rispetto delle norme nazionali generali.

Un provvedimento importante ha affermato il relatore, Roberto Deriu (Pd), che deve far gioire il Consiglio, vista l’importanza di un tema così centrale per la Sardegna. Con l’articolo 4, ha spiegato il relatore, viene liberato il legislatore da ogni vincolo per poter attuare l’articolo 3: inserire l’uso della lingua sarda negli uffici e presso il giudice di pace, la distribuzione dei finanziamenti, ma anche l’utilizzo della lingua della minoranza nella scuola dell’infanzia, scuole primarie e secondarie di primo grado. Per Deriu è importante che la Sardegna attui appieno lo Statuto speciale.

Per Marco Tedde (Fi) è un giorno parzialmente felice, perché secondo il consigliere la Giunta Pigliaru ha avuto una battuta d’arresto, dopo il duro lavoro portato avanti negli ultimi 10 anni per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda, ma anche del tabarchino, del catalano di Alghero e del gallurese. Battuta d’arresto che si è manifestata nell’incapacità della maggioranza di tutelare le minoranze linguistiche sarde e che ha visto la bocciatura dell’emendamento dell’on. Luciano Uras (Sel) in Senato che prevedeva l’inserimento della lingua sarda nelle trasmissioni della Rai.

Tedde ha affermato che avrebbe preferito che negli articoli 3 e 5 fosse stata fatta una distinzione tra il sardo e il catalano algherese.

Per Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) «è nostro dovere votare a favore dello schema di attuazione». Secondo Zedda, che ha svolto tutto il suo intervento in sardo, sono fondamentali gli articoli 3 e 4  perché consentiranno alla Regione di avere l’autorità e la capacità di legiferare per tutelare appieno la cultura e la lingua sarda. Per il consigliere è molto importante l’insegnamento del sardo nelle scuole e lo stanziamento delle risorse. Ma la strada è ancora lunga, ha affermato, riferendosi a quanto accaduto in Senato con la bocciatura dell’emendamento dell’on. Uras. «Un fatto grave, gravissimo», ha detto, ricordando che il Consiglio regionale aveva espresso chiaramente la sua volontà con l’approvazione dell’ordine del giorno 36 (Paolo Zedda e più), il 10 marzo scorso, che chiedeva al Parlamento «di garantire un’effettiva salvaguardia delle lingua sarda e del catalano di Alghero prevedendo, all’interno della Carta, un innalzamento del livello di tutela in particolare nei settori dell’insegnamento e dell’informazione; di procedere con ogni consentita urgenza a completare l’iter parlamentare per la ratifica da parte dell’Italia della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie».

Per Angelo Carta (Psd’Az) «la bocciatura dell’emendamento presentato dall’on. Uras in Senato è la bocciatura della possibilità di parlare con la lingua dei nostri padri». Il consigliere sardista ha confermato la volontà di approvare l’ordine del giorno sullo schema di attuazione, ma ha affermato che non si può parlare di testo unitario perché è stato sottoscritto solo da alcuni partiti. Carta avrebbe preferito che venisse inserito nel testo il rammarico per quanto accaduto in Senato e ha auspicato che il presidente Pigliaru difenda la Sardegna davanti al premier Renzi.

Il presidente Ganau ha poi dato la parola all’assessore della Cultura, Claudia Firino. Per la prima volta, ha affermato l’esponente della Giunta, la regione sarda  può disciplinare la tutela e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda attraverso una politica linguistica che coinvolga, soprattutto, le nuove generazioni. Anche per Firino questo è un giorno felice perché si è raggiunto un risultato importante ricercato e perseguito da tanto tempo. L’assessore ha poi condiviso la gravità della bocciatura da parte del Senato dell’emendamento che inseriva la lingua sarda nelle trasmissioni regionali Rai e ha annunciato dure prese di posizione nei confronti del Governo.

Il presidente Ganau ha poi annunciato all’Aula che è pervenuto un ordine del giorno (Agus e più) che esprime parere favorevole sullo schema di norme di attuazione dello Statuto speciale per il trasferimento delle funzioni in materia di tutela delle lingua e della cultura sarda.  I consiglieri sardisti Solinas e Carta hanno chiesto una piccola sospensione dei lavori per valutare se ci fossero le condizioni per arrivare a un ordine del giorno unitario.

Il presidente ha accolto la richiesta e sospeso i lavori per cinque minuti.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha annunciato la presentazione di un altro ordine del giorno, firmato dai consiglieri sardisti Angelo Carta, Christian Solinas e Marcello Orrù che «impegna la Giunta ad attivarsi con i parlamentari sardi per modificare alla Camera il testo approvato in Senato».

Il presidente ha messo in votazione il primo testo (Agus e più) che è stato approvato con 39 voti favorevoli e due voti contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame di un altro punto dell’ordine del giorno, la proposta di legge n.237/A, che ha come primo firmatario il consigliere Roberto Desini (Sdl) ma è stata sottoscritta da altri consiglieri di maggioranza ed opposizione, relativa alla “Realizzazione di campagne pubblicitarie degli attrattori e dei prodotti della Sardegna”.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore, il consigliere di Sdl Roberto Desini. Nel suo intervento Desini ha affermato che «con il provvedimento si intende fare chiarezza in un contesto caratterizzato dal confine molto sottile fra sponsorizzazioni e sostegno alle società sportive; scopo della legge quindi è consentire alla Regione di avviare campagne pubblicitarie attraverso società sportive professionistiche, ottimo veicolo di una comunicazione articolata che non si limita alla citazione di un brand ma si estende ad una serie di attività collaterali». «Si tratta di una legge semplice e snella che fra l’altro – ha concluso Desini – assegna alla Giunta il compito di definire le modalità concrete ed i criteri di attuazione della stessa legge e prevede, per il 2015, un investimento di oltre 2 milioni di euro».

Il consigliere Mario Floris ha detto che la proposta appare rivolta ai soggetti più capaci di attrarre attenzione ed investimenti ma, in realtà, «consiste in un provvedimento tappabuchi che sana solo in parte una situazione che era sfuggita di mano; sarebbe invece necessaria una riflessione più ampia sul turismo sardo ed una visione strategica del settore». Se l’obiettivo qualificante della legge, ha sostenuto ancora Floris, «è quello di destagionalizzare i flussi turistici è condivisibile ma occorre spingersi più avanti se si vuole guardare alla Sardegna del futuro, ad una Sardegna in grado di proporsi per tutto l’anno con natura arte e tradizioni uniche al mondo; la pubblicità, sotto questo profilo, è una sorta di campo minato, un terreno da azzeccagarbugli, perché il convitato di pietra è la capacità della Regione di essere se stessa ed attrarre flussi turistici ed investimenti». In questi anni, a giudizio di Floris, «la Regione ha perso smalto ed il riordino degli enti di settore si è rivelato deludente, perché si è cancellato tutto (compresa l’agenzia Sardegna promozione) accorpando ogni competenza sull’assessorato con risultati molto scadenti e velleitari rispetto alle ambizioni». Nel merito, ha concluso il consigliere, «la proposta è insufficiente rispetto alle progettualità che avrebbe dovuto esprimere».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che la condivisione della proposta da parte del gruppo di Forza Italia «nasce dalla necessità di promuovere la Sardegna attraverso le società sportive professionistiche, in particolare il Cagliari calcio e la Dinamo Sassari; si tratta di una iniziativa meritoria e tuttavia abbiamo formulato con due emendamenti alcune proposte a favore dello sport e degli atleti sardi che primeggiano nelle varie discipline come il velista Andrea Mura, anche per ovviare alle lacune della legge 17».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), ha dichiarato che «quello della legge è un intento nobilissimo che mette in luce il ruolo delle società sportive professionistiche ma in realtà non è cosa molto diversa dalle campagne di co-marketing svolte in precedenza, anzi è una specie di auto-goal perché preleva risorse dal sistema turistico già abbondantemente saccheggiato, visto che non è stato emanato un bando degno di nota, e si ripete la commistione con l’assessorato allo sport che ha compiti completamente diversi». «Il problema dell’attrattività della Sardegna come sistema – ha aggiunto Crisponi – è un problema enorme che non si può risolvere con uno stanziamento così esiguo e limitato, con una leggina che in realtà è sotto-dimensionata se vuole dare una risposta forte all’esigenza di richiamare nuovi flussi turistici nazionali ed internazionali verso la Sardegna». «Se vogliamo rilanciare l’economia regionale – ha proseguito Crisponi – non possiamo trascurare il turismo che sta dando oltretutto buoni risultati ma dobbiamo farlo con strumenti e risorse adeguate».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso chiaramente il suo parere contrario alla legge, «una legge sostanzialmente inutile che aggiunge surretiziamente risorse all’assessorato al turismo che già dispone di fondi per interventi istituzionali, non ultimo l’abbinamento della Dinamo Sassari con i Giganti di Mont’Prama». Sarebbe stato meglio, a suo avviso, «lasciare inalterato lo spazio esistente presso l’assessorato per interventi specifici su singoli obiettivi, mentre va detto anche che per quanto riguarda la distinzione fra sponsorizzazione e comunicazione pubblicitaria il problema esiste ma non basta una legge regionale a risolverlo; anzi, con la legge si alimenteranno nuovi equivoci non molto diversi da quelli registrati con Sardegna Promozione, senza dimenticare che, sotto un altro aspetto, si introducono nuove spese obbligate che non appaiono in linea con una corretta politica di intervento pubblico nello sport». «Non è nemmeno etico –  ha continuato Ruggeri – spendere risorse pubbliche per comporre il budget della società sportive o pagare parte degli ingaggi degli atleti; era ed è giusto intervenire ma con strumenti del tutto diversi».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde che ha rimarcato la ratio della norma: sostenere le attività sportive che contribuiscono a diffondere l’immagine della Sardegna in Italia e all’estero. «Abbiamo ben presente la differenza tra sponsorizzazione e pubblicità – ha detto Tedde – qui si parla di soggetti che sono in grado di calamitare l’attenzione del mondo nei confronti dell’Isola che ha una grande necessità di essere promossa. Molti non conoscono ancora la Sardegna ma solo la Costa Smeralda, se questo è vero non ci possiamo dimenticare delle squadre che partecipano a campionati nazionali e contribuiscono a promuovere gli attrattori e i prodotti dell’Isola».

Il consigliere azzurro ha poi annunciato il voto favorevole all’emendamento presentato da alcuni esponenti di Forza Italia (primo firmatario Ignazio Locci) con il quale si propone di finanziare anche atleti e squadre che, pur non svolgendo attività professionistica, partecipano a campionati e manifestazioni di rilevanza nazionale e internazionale.

Forti perplessità sull’impianto della proposta di legge ha espresso Christian Solinas (Psd’Az). «Ho votato contro la copertura finanziaria di questa legge in Commissione. Anziché affrontare le emergenze e risolvere i nodi della crisi della Sardegna ci intratteniamo in argomenti di scarsa rilevanza – ha affermato Solinas – qui si stanziano 2,1 milioni di euro senza conoscere la reale situazione di cassa della Regione».

Il consigliere sardista ha poi ricordato la drammatica situazione del bilancio della Sanita, con circa 350 milioni di deficit, e la possibilità «che a settembre non si riesca a sostenere le spese ordinarie». Al termine del suo intervento, Solinas ha invitato l’Aula a interrompere la discussione del provvedimento: « Forse – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – sarebbe meglio impegnare il nostro tempo ad esaminare il consuntivo della Regione e a delineare una prospettiva di sviluppo per la Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di restituire dignità alle politiche per il turismo e al ruolo dell’assessorato competente. «L’industria delle vacanze ci permette di attenuare gli effetti devastanti della crisi che ha colpito la nostra Isola – ha detto Carta – l’assessorato al Turismo ha sempre svolto un’azione di supporto fondamentale. Nel disegno di legge non basta parlare di attrattori per nascondere il fatto che stiamo sminuendo il ruolo dell’assessorato al Turismo, ormai ridotto a un mero esecutore di ordini».

Il capogruppo sardista ha infine auspicato la bocciatura del provvedimento: «Non si può dire all’assessorato al Turismo come deve utilizzare le risorse per poi sottrargli 3,7 milioni di euro dal settore dell’artigianato per trasferirli al trasporto locale. La proposta di legge va cassata ed eliminata dalla discussione»

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda ha aperto il suo intervento annunciando il voto contrario al provvedimento. «Stiamo snaturando il ruolo dell’assessorato al Turismo – ha detto Rubiu – si vuole dare denaro a chi ha già denaro, in legge per correttezza si dovrebbero indicare anche i nomi delle società professionistiche a cui andranno le risorse».

Secondo l’esponente dell’opposizione «lo sport va sostenuto ma non si può pensare solo alle società professionistiche. Ci sono atleti e squadre che hanno necessità di denaro e vengono sistematicamente ignorate. Avete idea di quanto costa una trasferta a una squadra non professionistica – ha affermato Rubiu – la maggior parte vive grazie all’autofinanziamento delle famiglie e dei sostenitori. Con questa legge si regalano due milioni di euro, non c’è rispetto per i ragazzi che portano il nome della Sardegna nel mondo. Occorre cassare il termine “professionistiche” e aprire a tutti la possibilità di accedere ai finanziamenti».

Il presidente  Ganau ha quindi dato la parola all’assessore al Turismo Francesco Morandi per la replica.

L’esponente della Giunta ha difeso la proposta di legge e invitato l’Aula ad esprimere un voto favorevole. «Si tratta di una proposta interessante – ha sottolineato Morandi – già nel titolo sono chiari gli obiettivi. Vogliamo utilizzare alcuni canali privilegiati per promuovere i prodotti e le bellezze della Sardegna così come fanno altre regioni italiane».

Nessun rischio, secondo l’assessore, di sostenere finanziariamente società professionistiche. «Si tratta di pubblicità – ha affermato Morandi – in legge vengono definiti con chiarezza mezzi, strumenti e tempi delle procedure. Non c’è sostegno alle società ma si parla solo di pubblicità attraverso soggetti con un’elevata potenzialità di diffusione del messaggio promozionale, in grado di raggiungere un pubblico ampio e diversificato».

Al termine del suo intervento, Morandi ha assicurato che «l’assessorato non verrà privato della possibilità di definire gli strumenti per la promozione turistica».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 e dell’unico emendamento presentato alla legge.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha posto in votazione il primo articolo che ha ottenuto il via libera dal Consiglio.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento. Il primo firmatario, Ignazio Locci (Forza Italia), ha chiarito l’obiettivo della sua proposta: sostenere atleti non professionisti che partecipano a manifestazioni sportive di grande rilevanza internazionale come il velista Andrea Mura che viene escluso da questa norma.

Edoardo Tocco (Forza Italia), firmatario della proposta di legge, ha espresso un giudizio positivo sull’emendamento «che consente di inserire società non professionistiche in senso stretto ma che hanno un ruolo fondamentale nei campionati nazionali. Non sono tantissime, si tratta di trovare la formula giusta per consentire a queste società di continuare ad operare».

Favorevole all’emendamento anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. «Una sua approvazione mitigherebbe gli effetti negativi della legge – ha detto Carta – prevedere un sostegno anche agli atleti non professionisti eviterebbe una destinazione specifica della legge, sarebbe un buon segnale da parte del Consiglio».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha ricordato che, senza una correzione, dai benefici della legge sarebbero esclusi campioni come il velista Gaetano Mura e il pugile Alessandro Goddi, entrambi vincitori di numerose manifestazioni nazionali e internazionali. «Si tratta di personaggi che da anni portano in giro nel mondo una bella immagine della Sardegna. A questi atleti orgogliosi occorre dare il sostegno della Regione. Basta un semplice sì all’emendamento».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento che è stato bocciato con 27 voti contrari e 18 a favore.

Subito dopo il voto, il consigliere Ignazio Locci ha annunciato il ritiro della sua firma dalla proposta di legge.

Si è poi passati alla votazione dell’articolo 2 per il quale il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu ha chiesto il voto a scrutinio segreto. La norma è stata approvata con 24 sì e 21 no.

Via libera anche all’articolo 3 (a scrutinio palese), mentre per la votazione al testo finale della legge è stato richiesto ancora una volta lo scrutinio segreto. Questo l’esito del voto: votanti 45, favorevoli 24,  contrari 21.

Al termine della votazione è stata convocata la conferenza dei Capigruppo.Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani alle 10.30.

Consiglio regionale 2 copia

Consiglio regionale 2 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge n. 130 in materia di urbanistica.

I lavori si sono aperti con l’intervento del consigliere di Forza Italia Stefano Tunis che si è detto «vagamente sorpreso dall’intervento del capogruppo del Pd che accusava l’opposizione di creare un nesso fra occupazione e legge sull’edilizia salvo poi contraddirsi rilevando che il piano casa della giunta precedente non aveva aumentato i posti di lavoro; ora dovrebbe spiegare se la legge in esame ha le potenzialità di creare sviluppo». «In realtà – ha continuato Tunis – chiude ogni spazio impedendo a cento alberghi sardi di ammodernare le loro strutture ed all’agricoltura con una sorta di sterilizzazione delle campagne; la Giunta voleva cominciare il domani ma ha perso la bussola scrivendo tre versioni dello stesso testo senza far capire quale sia la sua idea di sviluppo».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha osservato che «la legge lancia affermazioni nel vuoto a cominciare dalla semplificazione, dalla riqualificazione e dall’efficienza energetica, recepisce norme nazionali ed europee ma non fa un passo avanti». «La Scia – secondo Locci – è una sorta di surrogato del Suap (sportello unico per le imprese) che oltretutto non dice nulla sui tempi e in particolare sulle lungaggini degli uffici pubblici, non specifica i casi di silenzio-assenso, non indica come migliorare il tessuto urbanistico regionale limitandosi ad una premialità del 5% senza consentire aumenti volumetrici». «Speriamo di incontraci – ha auspicato il consigliere – sul terreno di un confronto articolato, ad esempio, sull’idea di città moderne orientate all’efficienza energetica ed all’architettura sostenibile; ma questo è indubbiamente un compromesso al ribasso».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura il ritardo con cui la Giunta risponde alle interrogazioni, «impedendo alla minoranza di denunciare con tempestività certe nomine illegittime nella sanità a Sassari non ultima la nomina di un super coordinatore dei distretti che non risponde ai requisiti indicati dalla legge». Arrivando al contenuto della legge ripete, a parere di Tedde «ripete un mantra come semplificazione, miglioramento del tessuto urbano e dell’efficienza energetica, ma l’unica cosa che ha fatto la commissione è stato rivoltare come un calzino il testo della Giunta, come se fosse colpita dalla sindrome di Vitangelo Mostarda, il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila, in preda ad una crisi di identità». La legge, ha concluso, «in effetti scontenta tutti ma soprattutto scontenta la Sardegna; la Giunta avrebbe dovuto indicare una linea magari da non condivisa ma chiara, almeno Soru ha il coraggio delle sue azioni».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha insistito su quello che a suo giudizio è un aspetto importante del dibattito, cioè «la necessità che la maggioranza deve cogliere di aprirsi al confronto ed all’ascolto; il coinvolgimento delle categorie, sotto questo profilo, è stato sulla proposta della Giunta ma poi il testo è stato completamente cambiato, altrimenti non si spiegherebbe perché alcune associazioni hanno acquistato pagine di pubblicità sui giornali per far conoscere la loro posizione». Zedda ha poi rivolto alla maggioranza «un ulteriore appello a valutare insieme le questioni più importanti per dare un senso a questa legge farraginosa che, a parte tutto, crea enormi difficoltà interpretative anche agli utilizzatori istituzionali come i comuni».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che «alla fine di questo percorso molti discorsi fatti oggi si riveleranno privi di fondamento perché la legge darà trasparenza ad un settore che ne ha molto bisogno, lo sportello unico per l’edilizia aiuterà molto il comparto e gli incentivi volumetrici nei centri storici dove esistono piani particolareggiati serve a contenere il consumo del suolo e a stimolare la ripartenza dell’edilizia popolare, un discorso molto interessante già avviato con Area». Inoltre, ha proseguito, vanno evidenziati «gli aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica e all’utilizzo di prodotti della bio-edilizia, incentivi per la predisposizione dei piani attuativi». Se poi, ha commentato Solinas, «solo otto Puc sono stati approvati in Sardegna non è colpa del Ppr, del resto il centro destra aveva promesso la rivisitazione del Ppr e di fatto aveva disincentivato la realizzazione dei Puc». Certo, ha riconosciuto Solinas in conclusione, «con l’opposizione restano differenze profonde anche nel merito e la maggioranza ha proposto con coerenza la sua linea, non c’è stata nessuna convocazione urgente della direzione su questo tema». 

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha definito l’edilizia «un settore trainante per l’economia della Sardegna, uno dei pochi che potrebbero farci uscire dalla crisi».

Rubiu ha poi precisato che nessuno dei consiglieri di minoranza si batte per favorire il consumo del suolo o l’ampliamento delle strutture alberghiere: «Vogliamo invece trovare soluzioni positive per i cittadini sardi – ha detto Rubiu – per le famiglie che risiedono nei centri storici e non hanno possibilità di acquistare una nuova casa e vorrebbero invece ristrutturare le loro dimore».

Rubiu ha poi sottolineato il contrasto tra la legge in discussione e il decreto “Milleproroghe” approvato dal Governo nei mesi scorsi. «Il provvedimento dell’esecutivo Renzi supera i contenuti del Dl 130 – ha sostenuto il capogruppo di Aps – ci sono innovazioni che voi non avete ritenuto opportuno mutuare come quella che inserisce l’installazione di pompe di calore tra gli interventi di manutenzione ordinaria». Rubiu, infine, ha rivolto un appello alla maggioranza per riportare il Dl n.130 in Commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato le sollecitazioni arrivate nelle scorse settimane dalle associazioni di categoria finalizzate a una modifica del provvedimento: «Noi portiamo in Aula le voci delle imprese e degli amministratori locali, non quelle degli speculatori». Pittalis ha quindi ricordato l’appello rivolto alla Giunta dall’Ance attraverso un annuncio sulle pagine dei giornali e le dichiarazione dei rappresentanti di Anci e Confartigianato.

Dal capogruppo azzurro, infine, una richiesta ai partiti alleati del Pd: «Non andate a rimorchio del Partito Democratico, vi stanno facendo ingoiare una legge che produrrà solo danni – ha affermato Pittalis – ascoltate invece chi vi invita a riesumare il Piano Casa provvedimento che ha portato benefici al settore dell’edilizia e contribuito a una crescita dell’occupazione».

Chiusa la discussione sull’articolo 1, il presidente Ganau ha messo in votazione emendamento soppressivo n.249. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 1 e annunciato il voto favorevole all’emendamento: «Le finalità indicate non hanno senso. Non sarà questa la legge che risolverà la crisi della Sardegna».

Voto favorevole ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia). Rivolgendosi al presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas, Zedda ha precisato di non aver niente da dire sulle attività di partito «ma nessuno può contestare l’urgenza e la straordinarietà della riunione convocata da Soru. Questo si diceva sul vostro sito, basta ammetterlo».

Michele Cossa (Riformatori) ha manifestato l’esigenza di procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle norme. «Non vogliamo l’eliminazione dei vincoli, ma vincoli basati su regole chiare – ha detto Cossa – ciò significa facilitare la vita dei cittadini».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che il Piano Casa ha cercato di porre rimedio alla paralisi dell’edilizia causata dal PPR. «Furono misure emergenziali, frutto di un accordo tra Governo e Regioni. Queste misure hanno ottenuto risultati. Gli effetti positivi cominciavano a vedersi proprio nel momento in cui questa Giunta ha deciso di cancellare il Piano Casa».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto favorevole, ha invitato la maggioranza a individuare insieme gli obiettivi della legge. «Noi ci batteremo fino allo stremo per convincervi a fare un passo indietro. Avete l’obbligo morale di dare una risposta a chi vi ha eletto».

Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto dell’opportunità di prorogare il Piano Casa. «Questa norma non farà altro che portare complicazioni negli uffici tecnici comunali – ha sostenuto Locci – a breve l’assessorato dell’urbanistica dovrà far seguire alla norma una serie di circolari esplicative. Nonostante si affermi la volontà di semplificare, questa legge non farà altro che creare una situazione di stallo».

Concetto ribadito anche da Ignazio Tatti (Aps): «Questa legge non semplifica nulla, rischia invece di creare ulteriore confusione». Tatti ha quindi difeso l’approccio alla questione della Giunta Cappellacci: «Sul Pps ai sindaci fu data la possibilità di esprimersi – ha affermato esponente di Area popolare sarda – questa legge rappresenta invece un’ulteriore colpo alle speranza di rilancio delle zone interne».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ammonito il Partito Democratico: «Questa legge farà più danni all’economia della Sardegna di quelli che ha fatto il PPR ma sarà un boomerang per il Pd in termini elettorali». 

Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 249 perché, a suo giudizio, enuncia finalità «che non trovano rispondenza nelle previsioni normative contenute nell’articolato del Dl 130».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 249 ha definito “legge rattoppo” il Dl 130 «dopo che dai lanci di agenzia si apprende delle proposte modificative avanzate dalla Giunta». «Nell’articolato – ha denunciato il consigliere della minoranza – sono presenti elementi di illegittimità e la Giunta aggiunge disordine al caos normativo che si va delineando nel corso degli approfondimenti  alle disposizioni contenute nel Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole e ha ricordato come rispetto al testo originario proposto dalla legge le successive modifiche intervenute in commissione e avanzate dall’esecutivo regionale ne abbiano peggiorato il contenuto e complicato la comprensione.

Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole ad un emendamento “opportuno perché rappresenta un cappello infausto ad un articolato dannoso”. «Questa norma – ha denunciato il consigliere della minoranza – è falsa e bugiarda e le affermazioni della maggioranza in rodine alla semplificazione, alla riqualificazione e al riordino rappresentano un mantra falso».

Il capogruppo dell’Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 249 e rivolto ai banchi della maggioranza ha dichiarato: «Avete semplificato tutte le procedure perché con questa legge non si potrà realizzare alcunché». Rubiu ha invitato l’Aula a procedere ad oltranza nell’esame degli articoli e degli emendamento del Dl 130.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad un “un’ulteriore e più ampia riflessione” ed ha evidenziato che i tempi con cui si procede nell’esame del Dl 130 fanno sì che si possano stimare in 560 ore di lavoro, i tempi necessari per approvare i 32 articoli di legge.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ad ha affermato che la condotta dell’opposizione non può essere definita di ostruzionismo. «La verità è che abbiamo tanto dire su questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – mentre la maggioranza è arroccata nelle posizioni dettate dal segretario regionale del Pd».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento 249 (Cherchi Oscar e più) che non è stato approvato (20 voti favorevoli e 33 contrari). Posto in votazione non è stato approvato neppure l’emendamento 306 (19 voti a favore e 33 contrari).

Aperta la discussione sull’emendamento n. 200 (Cherchi Oscar e più) che abroga il primo comma dell’articolo 1 (“La presente legge contiene disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo”).

Hanno dichiarato voto a favore e ribadito le critiche più volte espresse nei precedenti interventi i consiglieri Alessandra Zedda (Fi); Oscar Cherchi (Fi), Ignazio Locci (Fi); Michele Cossa (Riformatori), Attilio Dedoni (Riformatori), Marco Tedde (Fi); Giuseppe Fasolino (Fi); Stefano Tunis (Fi); Marcello Orrù (Psd’Az); Luigi Crisponi (Riformatori); Gianluigi Rubiu (Aps); Pietro Pittalis (Fi).

L’Assemblea ha respinto l’emendamento n.200 con 33 voti contrari e 21 favorevoli.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione generale sull’emendamento n.201

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «nella norma non c’è traccia di aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica ed in ogni caso il 5% è troppo poco; oltretutto si va in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione europea e dello stesso governo nazionale che ha introdotto incentivi fiscali per le stesse finalità, poteva essere un’occasione per dare un bel segnale ai Sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di affermazioni di principio cui non seguono fatti concreti, eppure c’è molto bisogno di riqualificazione e miglioramento del nostro tessuto urbanistico: come sappiamo ci sono edifici orribili che andrebbero demoliti ed invece sono paradossalmente tutelati dal Ppr».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha parlato di «un emendamento centrale perché richiama la Regione a promuovere il miglioramento della qualità architettonica e abitativa ma non ci sono strumenti per dire cosa e dove si vuole migliorare, cosa si vuole salvaguardare; manca insomma un’idea di come diffondere anche il saper costruire che, negli anni, si è radicato in Sardegna nel solco di una lunga tradizione».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia ha dichiarato il suo voto favorevole all’emendamento «perché gli incentivi sono del tutto insufficienti, avremmo fatto bene a lavorare sull’impianto della legge proposto dall’assessore almeno per un periodo breve, altrimenti sarà difficile anche per il centro sinistra portare a casa qualche risultato apprezzabile nell’arco del mandato».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha rilevato che «con la nostra proposta vogliamo in qualche modo richiamare l’attenzione dell’Aula sulla notizia che nella pausa pranzo la maggioranza ha trovato un nuovo accordo che consisterebbe nel rinvio alla legge urbanistica delle questioni relative all’agro e ai premi volumetrici: se fosse vero di questa legge non rimarrebbe che il solito tassello».

Il consigliere Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «perfino il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila si rivolterebbe nella tomba, questa norma è un caso patologico di disonestà normativa, una norma scritta nel vapore acqueo che, fra l’altro, opera un furto con destrezza di alcuni contenuti del piano casa del centro destra: la differenza è che quel piano ha funzionato e questa non funzionerà».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato che «la necessità di sopprimere il secondo comma dell’art. 2 nasce dalla considerazione che, da una parte, si predica la riduzione del consumo del suolo e, dall’altra, si sta per dare via libera all’inceneritore di Tossilo che, se realizzato, inquinerà infinitamente di più».

Il consigliere Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha affermato che «chi ha scritto la norma o era distratto o non ha seguito la logica del buon padre di famiglia: qui si stanno tradendo le aspettative di tutti i Sardi, compresi gli amministratori locali e i semplici cittadini che hanno votato il centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha detto che, «oltre alla mancata semplificazione, questa parte della norma afferma il contrario di ciò che vorrebbe, il miglioramento del patrimonio edilizio perchè non c’è nessuno strumento, in particolare, per riqualificare quelli che la legge stessa definisce contesti compromessi anche perché le premialità volumetriche non sono né convenienti né economicamente sostenibili».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu, ricordando il testo della norma, ha invitato il Consiglio «a leggere la disposizione dell’art.23 che disciplina gli interventi in siti con qualità urbanistica di pregio ma questo passaggio non esiste nemmeno in letteratura: ancora peggio lasciare la determinazione di queste caratteristiche ai comuni, ennesima prova che siamo di fronte ad una legge confusa e inapplicabile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha citato una recente agenzia di stampa con cui è stata rilanciata la posizione di Italia Nostra che ha chiesto di «sottoporre la legge a procedura di valutazione ambientale strategica, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea, ritenendo che si tratti di una pianificazione edilizia potenzialmente in grado di produrre trasformazioni nell’ambiente: in effetti, è un tema che fa il paio con l’eliminazione dal testo, operata dalla maggioranza, del requisito della sicurezza strutturale degli edifici».

Non essendoci  altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 201 che il Consiglio ha respinto con 31 voti contrari e 22 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il testo dell’art.1.

Alessandra Zedda (Forza Italia), intervenendo per dichiarazioni di voto, ha definito confusionarie le disposizioni della legge: «Usate termini chiari che consentano ai comuni di applicare le norme – ha detto Zedda rivolgendosi alla maggioranza – evitate dichiarazioni fuorvianti. La legge non contiene nessuna delle finalità indicate».

Secondo l’esponente della minoranza, la norma in discussione non potrà essere migliorata. «Con i contenuti attuali non ha nessun senso approvarla – ha detto – prendetevi il tempo che volete per esitare una legge urbanistica che affronti il tema dello sviluppo economico e del territorio. Oggi ci sono solo proclami inutili».

Oscar Cherchi (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha evidenziato le contraddizioni tra il testo dell’articolo 1 e il Titolo I. «Non si parla di miglioramento edilizio, non ci sono ragionamenti sulle norme urbanistiche e sul Piano paesaggistico. La legge dice tutto e il contrario di tutto».

Per Marco Tedde (Forza Italia), il testo della legge sembra scritto dal mago dell’horror Steven King: «Non è una buona norma ma il tentativo confuso di riordinare un settore – ha detto Tedde – non si parla di urbanistica e non si introduce nessun elemento di semplificazione».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato le critiche avanzate dall’associazione ambientalista “Italia Nostra” alla legge. «Gli ambientalisti chiedono di sottoporre a VIA il provvedimento. E’ un atteggiamento intollerabile nei confronti del Consiglio regionale. Per questo mi corre l’obbligo di denunciare queste cose e dire qual è il nostro stato d’animo nel difendere un’altra visione».

Voto contrario al testo dell’articolo 1 ha annunciato anche Stefano Tunis che ha segnalato tre errori all’interno dell’articolo: 1) le premesse (visto il mancato ascolto degli appelli rivolti al consiglio dal mondo associativo e delle categorie professionali);  2) il contenuto (si pensa a uno strumento per semplificare le procedure ma si ottiene il risultato opposto mettendo la materia nelle mani dei burocrati); 3) le conclusioni ( la norma non è coerente con gli obiettivi indicati).

Per Angelo Carta (Psd’Az) l’articolo 1 è una furbata per estorcere il voto alla minoranza. «Se ci fosse solo questa norma in gioco l’avremmo votata all’unanimità. Nessuno può essere contrario alle finalità indicate, il problema è che a queste cose occorre dare gambe». Carta ha poi contestato l’atteggiamento di chiusura della maggioranza che «invece ha il dovere di aprirsi al confronto per arrivare al varo di una buona legge».

Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato l’assenza di norme che garantiscano lo sviluppo dell’isola e segnalato la sua contraddittorietà rispetto alle disposizioni della Finanziaria 2015 in materia di centri storici. «Poche settimane fa abbiamo approvato una norma per incentivare l’albergo diffuso nei centri storici del paesi dell’interno – ha detto Peru – questa norma invece rende quasi impossibili gli interventi di riqualificazione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato» per le lamentele di Ance, Confartigianato, Federalberghi, Anci e Italia Nostra. «Perché ascoltate solo Soru? Perché non ascoltate la vostra gente? – ha chiesto Fasolino – approvare la legge è dannoso per la Sardegna. Fermatevi e prorogate il Piano Casa. Noi ci impegniamo a discutere una legge organica in materia di urbanistica».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) manca in Consiglio uno strumento che valuti l’impatto delle leggi nel tessuto economico e sociale. «Il Ppr ha prodotto la paralisi dell’attività edilizia in Sardegna. Non si può affrontare una materia come questa in questo modo. Giunta ha inviato un testo che è poi stato stravolto in commissione. La norma contiene termini diversi rispetto alla legislazione nazionale e alle norme regionali. Produrrà danni ancora più gravi del Ppr».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha invitato la maggioranza a liberarsi «dall’ombra che si dipana e si materializza con chiamate da Bruxelles, mette timore disturba, non poco, la serenità dei lavori dell’Aula». Crisponi ha dichiarato irricevibile la proposta del centrosinistra: «Rigettiamo il tentativo di far passare come legge seria una norma che fa acqua da tutte le parti».

Il capogruppo Pietro Pittalis, dopo aver espresso apprezzamento per l’intervento del consigliere di Sinistra Sarda Fabrizio Anedda che aveva definito la legge«una semplice correzione del PPR di Renato Soru», ha chiesto lumi sulla mancata previsione di norme sulla sicurezza strutturale che invece era stata disciplinata dal vecchio Piano Casa. Il capogruppo azzurro ha ricordato il contenzioso promosso dalla società Scivu Srl contro il provvedimento del Corpo Forestale che ha bloccato il suo progetto nella marina di Arbus: «Non è che ci sia la manina di qualcuno per eliminare alcune disposizioni importanti contenute nel Piano Casa? – ha chiesto Pittalis – che fine ha fatto il contenzioso?».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha evidenziato la bontà delle finalità indicate dalla legge. «Il provvedimento non risolverà tutti i problemi ma indica una strada da seguire – ha sostenuto Arbau – il vostro è un processo alle intenzioni. L’Aula si appresta a discutere ed eventualmente emendare il provvedimento. Una volta entrati nel merito si potrà esprimere un giudizio compiuto».

Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché della mancata previsione di una norma sulla sicurezza strutturale. «Sarebbe stato pleonastico prevederla – ha detto il consigliere della maggioranza – una legge sull’edilizia non disciplina questo aspetto. E’ come se un testo di ortopedia parlasse di cardiologia».

Demontis ha poi difeso il PPR ed espresso la volontà di ripristinarlo. «Quanto fatto dal Piano Casa era illegittimo – ha affermato Demontis – lo pensano anche gli imprenditori che non hanno mandato avanti le lottizzazioni».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha ricordato lo scontro sull’urbanistica che determinò la caduta della Giunta Soru. «Nessuno più del presidente Pigliaru, che da assessore si scontrò con il presidente Soru, può capire che cosa sta avvenendo. Il problema è vostro. Se non avete confermato Soru non potete meravigliarvi se oggi noi portiamo avanti una battaglia ideale. In Sardegna centinaia di generazioni hanno vissuto grazie alla campagna. La legge non tiene conto di questo». Il presidente Ganau ha quindi  messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 302 (Tedde e più) che all’articolo 1 comma 2 dopo le parole “contesti paesaggistici e ambientali compromessi” aggiunge le parole “esistenti nel territorio regionale”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha dichiarato che con gli emendamenti aggiuntivi si cerca di colmare le lacune presenti nel testo di legge. L’esponente della minoranza ha quindi ribadito che l’articolato in discussione “non ha niente a che vedere con il piano casa approvato nella scorsa legislatura” ed ha rievocato “l’ombra del segretario del Pd” sulla condotta della maggioranza. Pittalis in conclusione del suo intervento ha formulato un appello al centrosinistra perché “chiarisca le idee al suo interno”.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rivolto apprezzamento per l’operato del corpo forestale, riferendosi alle azioni intraprese a Scivu, ed ha accusato la maggioranza di soffrire “di una forte sindrome di Stoccolma”. «In ogni caso – ha concluso il consigliere della minoranza – continueremo a stimolare il dibattito e ad offrire un contributo per migliorare il Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invitato il presidente del Consiglio a esprimere ferma condanna per i tragici fatti accaduti a Tunisi, dove sembra siano stati uccisi tre turisti italiani. Il presidente Ganau ha quindi preannunciato una iniziativa in tal senso che sarà esplicitata nel corso dei lavori del Consiglio.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 e denunciato una riproposizione delle “dannose politiche del centrosinistra” sia in materia di turismo (tassa lusso, tassa di sbarco e simili) e sia in materia di edilizia e urbanistica con la riproposizione di vincoli e sanzioni.

Giuseppe Fasolino (Fi) ha ripreso il precedente intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, per auspicare un’apertura del Pd sui temi dell’edilizia. «Mi auguro che il Pd sardo – ha concluso Fasolino – diventi un partito più moderno e aperto come si sta dimostrando il Pd al livello nazionale».

Michele Cossa (Riformatori) ha auspicato che in Aula, dinanzi a temi importanti come sono quelli trattati nel Dl 130, si evitino le contrapposizioni frontali ed auspicato forme di proficuo confronto tra maggioranza e minoranza nel prosieguo dell’esame del provvedimento in Consiglio.

Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato la rilevanza delle modifiche proposte dall’emendamento che ha come primo firmatario il suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde, e ha concluso con un velato riferimento al segretario regionale del Pd, affermando che “è facile predicare bene in veste pubblica e praticare il contrario in veste di imprenditore privato”.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 ed ha sottolineato che con le modifiche aggiuntive all’articolo 1 si offre l’opportunità alla maggioranza di migliorare e precisare le finalità in esso contenute».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha lamentato un “comportamento poco corretto” da parte della Giunta che «sceglie le agenzie per replicare e dibattere sul Dl 130 e non già la sede che è propria del confronto: il Consiglio regionale».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha richiamato le responsabilità politiche della maggioranza e del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, sui contenuti del Dl 130. «Maggioranza e presidente – ha attaccato il consigliere della minoranza – si nascondono dietro Soru nonostante non sia più in Consiglio». Locci ha concluso riconfermando una condotta dell’opposizione “ferma e responsabile” ed ha ribadito l’invito al centrosinistra perché si confronti nel dibattito in Aula.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, con tono deciso ha replicato con fermezza alle critiche rivolte dalla maggioranza ed ha ammonito: «Non potente pretendere che si approvi il pessimo piano casa varato nella scorsa legislatura e non pensiate di tenerci inchiodati in Aula per giorni sulla discussione del Dl 130». «Quella di oggi – ha proseguito Lotto – è una discussione inutile e le responsabilità del perché si perde del tempo sono tutte in capo alla minoranza». L’intervento del consigliere della maggioranza ha provocato forti contestazioni dai banchi del centrodestra ed è stato necessario l’intervento del presidente Ganau per consentire a Luigi Lotto di proceder con le conclusioni.  

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad “offrire una prova di apertura” votando a favore dell’emendamento 302. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato come associazioni ambientaliste e operatori continuino a formulare richieste di incontro con i capigruppo aventi per oggetto il Dl 130.

Antonello Peru (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per le affermazioni fatte dal collega Lotto che ha definito inutile il dibattito in Aula ed ha ricordato che la proroga delle disposizioni del piano casa non è una richiesta di Forza Italia ma una richiesta dell’intera Sardegna.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,  ha sottolineato i toni “un po’ esagerati” del consigliere del Pd, Luigi Lotto, e nel dichiarare il voto a favore dell’emendamento 302 ha invitato la maggioranza ad una ulteriore riflessione per valutare la possibilità di un’intesa con la minoranza sui principali punti del Dl 130.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), relatore del provvedimento, ha dichiarato che «un’ora di dibattito su questo emendamento merita da parte della maggioranza una risposta seria e concreta, propongo di modificare il parere negativa della commissione e della Giunta e di votare a favore dell’emendamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 48 voti favorevoli e 3 contrari

Dopo lo scrutinio, l’Aula ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.29

Il consigliere Stefano Tunis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che «dopo l’approvazione dell’emendamento n. 302 in Consiglio si è creato un clima diverso; se necessario, prendiamoci un momento per riflettere».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), primo firmatario dell’emendamento n.29 ha spiegato il contenuto della proposta ricordando che «spesso, nei nostri centri, troviamo case diroccate e degradate su cui i comuni non riescono ad intervenire; suggeriamo quindi di istituire un apposito capitolo di bilancio per consentire ai comuni di finanziare progetti di recupero urbano».

Il presidente Ganau ha osservato che, così come formulato, l’emendamento non ha copertura finanziaria e, in caso di mancata indicazione della stessa, non è ammissibile.

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha definito il contenuto della proposta apprezzabile, sottolineando però che «già la legge regionale n. 19 prevede questa tipologia di interventi ed uno stanziamento di 20 milioni nel triennio; inoltre, all’28/ bis dello stesso DL 130, sono previsti interventi di riqualificazione secondo uno schema molto ampio che va dalla sostituzione edilizia alla modifica della destinazione d’uso agli incrementi volumetrici, ricalcando in qualche modo il grande progetto di riqualificazione delle periferie avviato dal senatore Renzo Piano».

Il consigliere Angelo Carta ha chiesto di poter abbinare il suo emendamento alla discussione dell’art. 28/bis della legge ed l’assessore Erriu ha accolto la richiesta.

Subito dopo, il presidente del Consiglio ha disposto una sospensione della seduta per convocare una conferenza dei capigruppo e fare il punto sulla prosecuzione dei lavori.

Al termine della sospensione, il presidente ha comunicato il calendario dei lavori: nella giornata di domani, giovedì, il Consiglio proseguirà l’esame del Dl n. 130 dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00 mentre venerdì si proseguirà sempre con il Dl n. 130 ma solo dalle 10.00 alle 14.00. Alle 16.00 si terrà la seduta solenne dell’Assemblea con la partecipazione della presidente della Camera, Laura Boldrini.

Consiglio regionale 42 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge n. 130/A “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura dei lavori, il Consiglio ha respinto l’emendamento n° 295 presentato al titolo della legge, con 33 voti contrari, 1 a favore e 3 astenuti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha chiarito che l’assenza dell’opposizione ha motivazioni politiche.

Il presidente ha quindi messo in votazione il titolo della legge.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «in un momento così difficile per la Sardegna fa un po’ specie che il Consiglio regionale non riesca a far partire i lavori per colpa della maggioranza che non riesce a trovare la quadra al suo interno». La legge, ha sostenuto, «è del tutto inadeguata e non produrrà nessun risultato, sarebbe stato davvero molto meglio prorogare il piano casa come avevamo chiesto, oggi non stiamo facendo niente di buono per la Sardegna; lo stesso titolo è incoerente rispetto ai contenuti, non c’è nemmeno semplificazione ma il semplice recepimento di alcune parti del testo unico nazionale sull’edilizia». L’unica cosa che si sta facendo, ha concluso Tedde, «è riordinare la proposta della Giunta regionale, che la maggioranza ha definito addirittura privo di logica espositiva».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha definito il titolo «quasi un poema; la semplificazione per voi resta un modo di pensare ma non si va oltre perché, in concreto, si va verso il solito tassello rimandando a qualcosa che si farà dopo senza dire quando, avete fatto incetta di tasselli in tutta la Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha affermato che «è evidente che il titolo dice il contrario del contenuto della legge, una legge che complicherà la vita a tutti gli uffici tecnici della Sardegna edc anziché mettere ordine si farà ulteriore confusione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha riconosciuto di aver sbagliato a fidarsi dell’assessore Erriu «quando promise di varare un nuovo piano casa entro il 2014; il titolo fa anche un po’ ridere perché riordino e semplificazione devono essere fatti soprattutto all’interno della maggioranza, mentre dovremo essere noi a cercare di semplificare questa legge che, fuori dall’Aula, è attesa da larghi settori della società sarda, da chi vuole investire rispettando l’ambiente contribuendo per quanto possibile a risollevare la nostra economica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il titolo è quasi una offesa all’intelligenza delle persone perchè è vero che nell’edilizia c’è un grandissimo bisogno di semplificazione anche per disboscare una vera e propria giungla di norme e competenze, che incutono quasi terrore in chi vuole fare un intervento in una situazione resa ancora più grave a causa della crisi economica, oltre che paura negli uffici tecnici che entrano nel panico temendo l’intervento della magistratura». Questa legge, ha aggiunto, «non contiene nessuna semplificazione ma introduce ulteriori elementi di complicazione e confusione».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «siamo al terzo tentativo di presentare uno strumento organico in questa materia, avete proceduto random cambiando più volte il testo ma ora delle due l’una: o non avete una pallida idea dell’urbanistica o l’atteggiamento schizofrenico sta arrivando al momento più alto». Questa legge, ha precisato, «complica una materia già farraginosa come hanno detto più volte gli operatori del settore ed i professionisti; sta nascendo una nuova oligarchia burocratica e si sta trasformando una seduta del Consiglio in una seduta spiritica».

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha definito la discussione «inutile per una legge riempita di enfasi che dentro non ha nulla; non si sa su quale patrimonio edilizio si voglia intervenire mentre da più parti la Sardegna sta chiedendo di fermarvi, una richiesta alla quale anche noi ci associamo». Meglio fermarsi, ha spiegato Zedda, «e rinviare tutto alla nuova legge urbanistica; come avete fatto nella sanità non c’è nulla di quanto proclamato in campagna elettorale, solo due righe messe in croce (e anche molto male) senza una idea di sviluppo della nostra Sardegna, ottenendo l’unico risultato di mettervi tutti contro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «fa davvero sorridere il fatto che una legge che vuole guardare al futuro per salvaguardare l’ambiente sia accompagnata dalla resa della Giunta di fronte alla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, vicenda molto più pesante di un presunto inquinamento nel campo del turismo». Il presidente di Federalberghi, ha ricordato, «vi definisce dilettanti perché negare perfino l’adeguamento delle strutture alle esigenze del mercato, o negare agli agricoltori addirittura la presenza nelle loro campagne, significa che si sta facendo tutto il contrario di quanto lo stesso governo nazionale intende fare per rilanciare l’edilizia».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «oggi è la dimostrazione che una certa politica è la causa principale dei problemi che la Sardegna sta vivendo, tuttavia l’inizio della seduta è, secondo me, positivo perché almeno una parte della maggioranza sta cercando di dialogare non con i segretari di partito ma con la gente». Per Fasolino «è assurda l’esclusione delle zone agricole perché occorre chiedersi cosa faranno gli agricoltori con un ampliamento di 30 metri quadri, la verità è che non c’è una idea di Sardegna, non c’è una idea di turismo, non c’è una idea di sviluppo». E’ fondamentale invece, ha concluso il consigliere, «dialogare con le persone, con le categorie e con gli operatori economici anziché chiudersi in una sede di partito: questo non può essere accettato». (Af)

Il consigliere di Area popolate sarda, Peppino Pinna, ha criticato la mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa entro lo scorso novembre. L’esponente della minoranza ha ricordato i benefici prodotti dalle norme introdotte nella precedente legislatura che, a giudizio di Pinna, hanno registrato ricadute positive in termini economici e sociali. «Lo sviluppo creato – ha dichiarato il consigliere del gruppo “Aps” – è infatti paralizzato e gli uffici tecnici dei Comuni sono sommersi di richieste di aumento delle volumetrie domestiche. Peppino Pinna ha quindi fatto appello alla maggioranza «perché riconsideri la possibilità di prorogare le disposizioni del piano casa».

Il consigliere, Gianni Tatti (Aps), ha sottolineato le modifiche intervenute rispetto al testo originario del Dl 130 trasmesso alla competente commissione consiliare. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato come le audizioni della IV commissione si siano svolte su un testo di legge che nel frattempo è stato stravolto “in altre sedi”, diverse da quelle del Consiglio. A giudizio di Tatti le norme in discussione incentivano ulteriori forme di spopolamento delle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha dichiarato che “«il titolo dà conto della confusione che esiste sulla denominazione da dare al provvedimento». Il decano dell’Aula ha quindi manifestato contrarietà per le modifiche intervenute ed ha invitato il Consiglio a riconsiderare la riproposizione del titolo originario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, in riferimento alla dicitura del titolo “norme per la semplificazione e riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica” ne ha sottolineato l’importanza ma ha affermato che nessuno degli obiettivi indicati potrà essere conseguito con l’entrata in vigore delle norme contenute nel Dl 130. Attilio Dedoni ha quindi invitato la maggioranza a «evitare la distruzione delle poche opportunità offerte da leggi adeguate a fronteggiare la crisi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, in riferimento al mancato raggiungimento del numero legale in apertura di seduta si è rivolto ai consiglieri della minoranza per formulare con tono polemico che «la maggioranza è salda, compatta e non ha la memoria corta riguardo alle occasioni in cui è mancato il numero legale nella precedente legislatura». «La nostra agenda – ha aggiunto l’esponente di Sel – la detta solo il nostro programma e leggi che approviamo hanno come obiettivo quello di favorire la ripresa dell’economia sarda». Daniele Cocco ha concluso evidenziando che la maggioranza è disponibile a valutare eventuali modifiche migliorative delle norme contenute nel Dl 130.

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che il centrosinistra con il Dl 130 ha raggiunto l’obiettivo «di scontentare tutti e tutte le categorie che gravitano nel comparto economico e nel comparto dell’edilizia e del suo indotto». «Il provvedimento in discussione – ha aggiunto Rubiu – preclude ogni possibilità di sviluppo, riafferma limitazioni e vincoli, e non contiene norme per la semplificazione delle procedure».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato la necessità di procedere con la semplificazione del quadro normativo in materia di edilizia e urbanistica. «Non servono nuove leggi in materia – ha dichiarato il capogruppo della minoranza – ma un testo unico che cancelli le difficoltà interpretative e applicative che derivano dalla convivenza di tanti testi normativi che con “stralci” restano in vigore per pezzi». Christian Solinas ha invitato il Consiglio a “fermarsi” per riflettere sulle norme in discussione e sulla coerenza del testo di legge».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato in apertura del suo intervento il voto favorevole al testo in discussione ed ha affermato di condividere la richiesta del suo collega Christian Solinas per procedere nel verso della semplificazione delle norme e delle procedure. Pietro Cocco ha definito un atteggiamento caratterizzato da una forte “presunzione” la condotta tenuta nel corso del dibattito dagli esponenti della minoranza consiliare. Il capogruppo Pd ha quindi evidenziato i numeri della crisi, anche nel comparto dell’edilizia, che, a suo giudizio, certificano il fallimento del centrodestra al governo della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che sui giudizi espressi sul Dl 130 «parlano i fatti e le dichiarazioni fatte da addetti ai lavori e dalle organizzazioni delle imprese, dei lavoratori e dei professionisti».

«Il piano casa – ha spiegato l’esponente della minoranza – con oltre 40mila concessioni edilizie ha rappresentato una misura efficace per aiutare il settore dell’edilizia in tempi di crisi profonda». «Pensate a ciò che ha prodotto il centrosinistra in un anno di governo», ha attaccato Pietro Pittalis, «perché i sardi non dimenticano di essere ancora governati dalle norme volute da Renato Soru che ancora oggi detta la linea in materia di edilizia e urbanistica».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare ha posto in votazione il titolo della norma che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 21 contrari.      

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 1 della legge.  Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di esaminare prima il Titolo I “Disposizioni generali e norme di semplificazione e riordino in materia urbanistico-edilizia”. Il Presidente Ganau ha fatto notare che per prassi i titoli delle leggi non vengono discussi né votati. Pittalis ha però insistito, sottolineando la necessità di avere disposizioni chiare ed efficaci per evitare interpretazioni fuorvianti.

Contrarietà alla proposta di Pittalis ha espresso il capogruppo del PD Pietro Cocco che, richiamando le indicazioni ricevute dagli uffici, ha invitato l’Aula a procedere con le stesse modalità.

A favore della proposta di Pittalis si è invece schierato il consigliere dei Riformatori Michele Cossa: «Non è questione irrilevante – ha detto – i titoli assumono un peso importante ai fini dell’interpretazione delle legge».

Il Presidente Ganau, accogliendo la richiesta dell’opposizione, ha quindi deciso di mettere in discussione il Titolo I della legge dando la parola al consigliere Marco Tedde. L’esponente di Forza Italia ha sottolineato l’assenza nel Titolo I di qualsiasi riferimento alla riqualificazione del patrimonio edilizio. «E’ uno degli obiettivi principali del provvedimento, bene avrebbe fatto la Giunta a inserire questo passaggio. E’ un sintomo dell’inadeguatezza di una legge che si pone obiettivi formali ma non ha gli strumenti per raggiungerli. La norma che uscirà da questo consesso sarà un mostriciattolo».

Sulla sessa linea di Tedde anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rivolto un monito all’Aula sul rischio che una legge poco chiara possa essere esposta a contestazioni e interpretazioni discutibili. «Le costruzioni di case nei territori costieri e le successive demolizioni ordinate dalla magistratura non sono solo il risultato di abusi – ha detto Dedoni – in molti casi si è trattato di errate interpretazioni delle norme. E’ giusto privilegiare la tutela del paesaggio ma la demolizione di una casa si traduce in un atto distruttivo del lavoro e della ricchezza. Per evitare danni  la legge deve essere chiara».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Titolo I non rispecchia le disposizioni successive. «Ciò che manca è la previsione di incentivi per i privati e le imprese per ristrutturare e migliorare abitazioni o attività. Se si dice che una ristrutturazione si può fare diminuendo la volumetria dello stabile del 15% è chiaro che nessuno la farà».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ironicamente invitato l’Aula a modificare il Titolo I con la dicitura “Canne al vento”. « Il clima di ineluttabilità, presente nel romanzo di Grazia Deledda, è lo stesso che si respira oggi in Aula – ha detto Tunis – qualunque proposta di buon senso, animata da spirito di lealtà nei confronti del popolo sardo, viene travolta dalla filosofia di Canne al Vento».

Tunis ha quindi accostato il presidente Francesco Pigliaru alla figura di Efis (protagonista del romanzo deleddiano): «Il presidente, come Efis, uccide per lealtà e per amore. Pigliaru dovrebbe però capire che non è servo di nessuno se non del popolo sardo. La gente chiede altro: che la politica si liberi dal giogo dell’ideologia, lo spirito che aleggia in quest’Aula deve essere allontanato o eventualmente curato con strumenti adeguati». Un riferimento chiaro al segretario del Partito Democratico ed ex presidente della Regione Renato Soru che nei giorni scorsi ha convocato la direzione regionale del partito per discutere del Dl sull’edilizia: «Come è possibile mettere in legge ciò che trova spiegazione solo nella mente di un uomo? – ha concluso Tunis – Noi vogliamo aiutarvi, siamo a disposizione ma usciamo fuori da questo giogo».

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento ostruzionistico della minoranza: «L’opposizione sta mettendo in campo tutti i tentativi possibili per bloccare la legge. E’ legittimo, lo abbiamo fatto anche noi nella scorsa legislatura – ha detto Solinas – però non ho mai sentito nessuno chiedere di discutere e votare i singoli titoli di una legge».

Solinas ha poi ricordato che dal 2004 al 2009 il centrosinistra ha cercato di darsi una legislazione in materia urbanistica a differenza del centrodestra «che nella scorsa legislatura non ha nemmeno provato a elaborare una proposta in materia».

L’esponente della maggioranza ha quindi difeso il lavoro fatto in Commissione: «Abbiamo sentito sindacati, organizzazioni di categoria e ambientalisti – ha detto Solinas – abbiamo ascoltato le critiche e accolto alcuni suggerimenti. Non ci stiamo inventando nulla. In campagna elettorale abbiamo detto che avremo cancellato il PPS, messo un tassello all’edilizia, questo stiamo facendo con l’obiettivo per il futuro di approvare entro il 2016 una nuova legge urbanistica per poi procedere al varo del nuovo PPR».

Solinas, infine, ha rispedito al mittente l’accusa di eseguire ordini di partito: «Nel partito democratico si è discusso serenamente. Non prendiamo ordini, né da Arcore, né da Villa Certosa. E’ facile criticare, in Commissione si è lavorato con spirito costruttivo. Andare a dire che questa è una legge che penalizza la Sardegna offende i tutti i sardi».

Angelo Carta (Psd’Az) ha rilevato la discrasia tra il Titolo I e le disposizioni in esso contenute. «I titoli delle leggi vanno nell’indice. Nel caso in discussione non si parla delle sanzioni, contenute nell’art. 3. Per questo il Titolo I va corretto inserendo anche la parte relativa alle sanzioni. La nostra – ha affermato Carta – non è una discussione banale, né strumentale».

Secondo Salvatore Demontis (PD), la minoranza non si rassegna al fatto che il Piano Casa non esista più. «E’ stato applicato per cinque anni e ha scoraggiato i Comuni ad adeguare i Puc al Piano Paesaggistico Regionale – ha detto Demontis – crediamo che la questione urbanistica vada affrontata in modo diverso. Ci è stata chiesta una nuova legge urbanistica, lo dite anche voi che serve un provvedimento generale. Se lo ritenete così importante perché non lo avete fatto nei cinque anni passati?».

Demontis ha poi difeso la linea del suo partito: «Il segretario non impone nulla, convoca la direzione su temi di interesse regionale e nazionale – ha detto Demontis – sono orgoglioso di appartenere ad un partito in cui si discute e poi si decide. In altre occasioni si decideva in riunioni ristrette in Costa Smeralda».

Pronta la replica di Pietro Pittalis (Forza Italia): « Non ho mai fatto una riunione in Costa per questioni urbanistiche, al massimo mi sono occupato del crollo di un muraglione a Orune, paese d’origine dei miei avi. Che la Costa Smeralda abbia costituito oggetto di attenzione della politica è un’accusa da rivolgere al centrosinistra. Nessuno ha mai volato in elicottero per andare a valutare possibili iniziative imprenditoriali nei territori né incontrato gruppi di investitori americani. Nessuno sta demonizzando il fatto che Renato Soru detti la linea – ha detto Pittalis – per noi però è un ritorno all’oscurantismo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia), nella legge in discussione vengono proposti titoli poco chiari, rafforzati da ulteriori sottotitoli. «Di tutto si può parlare fuorché di semplificazione – ha affermato l’esponente della minoranza – non è questo il migliore modo di legiferare».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a un atteggiamento più tollerante: «Non capisco quale turbamento vi crei il dibattito e il confronto in Aula – ha detto Locci – noi, nel rispetto del regolamento contestiamo l’impostazione oscurantista della legge , voi non avete dimostrato disponibilità al confronto, così non si aiuta l’economia della discussione. Non abbiamo paura di svolgere il nostro ruolo di oppositori, siamo pronti al dialogo ma al momento il giudizio rimane negativo».

E’ poi intervenuto l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) che ha espresso forti critiche sul metodo adottato dalla maggioranza nella predisposizione della legge: «All’inizio dello scorso anno l’assessore Erriu parlava di provvedimento pronto, come mai il segretario del Pd, a marzo 2015, ha ritenuto di dover convocare una riunione straordinaria sull’argomento? Evidentemente il percorso non era trasparente».

Cappellacci ha poi difeso il Piano Casa, adottato dalla sua Giunta: « Abbiamo fatto come la  Regione Puglia sulla base delle disposizioni nazionali – ha detto Cappellacci – la mia maggioranza ha intrapreso un percorso lungo di ascolto con i comuni, le associazioni di categoria e i sindacati. C’è stato un largo coinvolgimento delle parti sociali che non può essere dimenticato».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invece contestato il metodo adottato in Commissione «dove si è deciso a colpi di maggioranza» e ricordato la contrarietà dei sardi alla politica urbanistica della Giunta Soru. Zedda ha poi rivolto un appello al presidente Pigliaru e agli altri partiti di maggioranza: «Nessuno può imporre la linea al Consiglio, le decisioni devono essere proposte dalla Giunta e discusse in Aula».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), ha difeso il Piano Casa e addossato al PPR il mancato adeguamento dei PUC: «E’ arrivato il momento – ha detto Fasolino – di pensare a una norma complessiva che dia alle amministrazioni locali la possibilità di metter in campo gli strumenti più idonei per il governo del territorio». (Psp)

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «l’atteggiamento della maggioranza è una foglia di fico con cui si cerca di accontentare qualcuno scontentando però tutti, a cominciare dalle categorie produttive». E’sbagliato poi, a giudizio di Tedde, «attribuire al presidente Cappellacci perfino l’origine di una crisi economica globale mai conosciuta prima, dimenticando che hanno funzionato sia il piano casa che il taglio dell’Irap; quello che non ha funzionato è stato invece il Ppr di Soru che ha impedito ai comuni di fare i Puc, come dimostrano i dati della Sardegna».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha affermato che «la legge dimostra il peso ideologico negativo che la maggioranza ha voluto attribuire alla legge; per esempio, anche con gli ampliamenti consentiti nei centri storici solo dove risiedono persone disabili». Bisogna cercare di essere più credibili, ha esortato il consigliere, «non mi appassiona il tema di chi ha governato prima o dopo, questo è un metodo che porta ad allontanarsi dal merito dei problemi, mentre invece è necessario un ascolto reciproco fra maggioranza e opposizione».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il titolo primo della legge che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art. 1.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto in apertura che «i più grandi avversari della politica sono i politici, siamo qui a discutere di cose che la gente e gli stessi consiglieri regionali non conoscono, mentre dovremmo ricordare che tutti abbiamo rispettato l’ambiente ed anzi siamo stati i primi al mondo, cosa di cui dovremmo essere orgogliosi». Invece, ha poi lamentato Floris, «continuiamo a dividerci sul null e sono sbigottito da quanto accaduto nel fine settimana; non mi impiccio dei problemi del partito ma segnalo l’allarme sulla reale capacità di Giunta e maggioranza di risolvere i veri problemi della Sardegna in materia urbanistica senza passare sotto le forche caudine di Soru, che da anni tiene sotto scacco uno dei settori primari della nostra Regione». Il braccio di ferro di Soru, ha commentato il consigliere, «è lo stesso del 2008 ed oggi si rimarca la stessa volontà vincolistica di allora, un dogma che mandò a casa la stessa maggioranza di centro sinistra nel 2008; sono conseguenze tristi e sarebbe meglio ripartire da zero, perché i veti di Soru ignorano il dramma dell’edilizia in Sardegna ma il Consiglio ha dovere di dare risposte alle comunità locali ed in questo momento occorre una virata radicale».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha detto che «proprio sul piano degli indirizzi generali la legge mostra la corda ed ingenera il massimo della confusione; la Giunta e la maggioranza vogliono bloccare l’edilizia per altri 10 anni con un sistema di divieti, vincoli e punizioni, rinnegando gli stessi concetti espressi nella relazione di maggioranza e soprattutto segnando un grave ritorno al passato, danno più grave nel Nord Sardegna dove allora chiuse una azienda su due nel settore edilizio». Orrù ha inoltre sottolineato che l’annullamento del piano paesaggistico è stato molto grave «perchè avrebbe dato respiro al comparto; ora parti della maggioranza dicono che nell’urbanistica devono essere coinvolti i comuni a cominciare dalle zone agricole, c’è qualcuno che per fortuna ha un minimo di buon senso ma la legge si rivela purtroppo incapace di replicare il piano casa mettendo in piedi un meccanismo macchinoso e problematico». Fermiamoci, ha consigliato in conclusione il consigliere sardista, «per lavorare a fondo sul merito e lavorare per una riforma organica che dia davvero risposte ai sardi».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto convinto che la finalità dell’articolo sia più che condivisibile. E’vero, ha riconosciuto, «che il Ppr non risolve granché, ci vorrebbe una nuova legge urbanistica prima di questa che, in effetti, è solo un nuovo piano casa». Purtroppo, ha lamentato Anedda, «dopo cinque anni la situazione delle imprese è drammatica soprattutto per il carico dell’invenduto; significa che non è stata una buona terapia perché bisogna non solo indicare cosa si può costruire e cosa no, ma soprattutto perché».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha commentato l’andamento del dibattito affermando che «come disordine mentale siamo arrivati al massimo e lo dimostrano le contraddizioni interne alla maggioranza; Federalberghi ha definito i politici dilettanti accomunando tutti ma rivolgendosi in realtà alla maggioranza ma oltre a quel dilettantismo c’è anche il dilettantismo legislativo di cui questa legge è un esempio emblematico». Entrando nel dettaglio del testo, Cherchi ne ha evidenziato la contraddittorietà perché si mischiano questioni edilizie, urbanistiche e paesaggistiche e, quanto alla semplificazione, ci si limita a recepire norme nazionali (peraltro certamente migliori di questa, senza però dire niente di nuovo e di buono». Anche noi, ha concluso il consigliere, «abbiamo la necessità di individuare le migliori soluzioni per il territorio ma per questo serve l’unità del Consiglio e non i diktat di Soru».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) entrando nel merito della legge ha espresso l’opinione che «che le finalità enunciate stridono con il contenuto mentre nel fare le leggi dovremmo tutti calarci nella realtà di ogni giorno e proprio questa è la grande occasione mancata». Soffermandosi sull’art.6 che prevede la cosiddetta Scia Cossa ha sottolineato che, da una parte, «si trasferisce la responsabilità delle certificazioni degli enti pubblici ai tecnici che ne assumono piena responsabilità anche sul piano penale, poi la mano pubblica fa rientrare tutto dalla finestra richiedendo documenti indispensabili per iniziare i lavori ma delle due l’una: o si fa la Scia o si chiedono le autorizzazioni, altrimenti tanto vale richiedere il permesso di costruire». In questo contesto, ha continuato, «i pochi che faranno un intervento saranno solo quelli obbligati a farlo, gli unici in grado di sopportare un calvario del genere; bisogna ricordare che la burocrazia non nasce dal nulla, nasce da norme malfatte come questa anche perché, fra l’altro, si chiamano le stesse cose con un nome diverso a seconda dell’applicazione della normativa nazionale o regionale».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha indicato nella risorsa ambientale e nel suolo “l’ultima risorsa strategica” nella disponibilità dei sardi, per affrontare le sfide del futuro. L’esponete della maggioranza ha dunque ribadito la necessità di cautela e di scelte ponderate perché, così ha dichiarato, «non dobbiamo pregiudicare il futuro possibile». Agus ha quindi affermato la necessità di cautela e confronto nell’esame di quelle parti del provvedimento che riguardano l’edificabilità nelle aree costiere e gli investimento in agro, evidenziando come serva tenere in considerazione il ruolo sempre più determinante del comparto agricolo anche in Sardegna.

A giudizio di Agus il provvedimento in discussione non può essere considerato tra quelli utili a programmare lo sviluppo e la conferma di tale affermazione, così ha spiegato il consigliere di Sel, deriva dal constatare come neppure il piano casa di cui il centrodestra invoca la proroga, lo sia stato per l’economia dell’Isola. «I paesi e le città si spopolano – ha aggiunto Agus – perché non c’è il lavoro e non perché non ci sono cubature da realizzare, così come il comparto edile tornerà ad essere da traino quando sarà risolto il problema dell’occupazione». Francesco Agus ha concluso affermando che le disposizioni contenute nel Dl 130 e nelle modifiche al testo presentate dalla Giunta, rispondono ai bisogni dell’oggi e sono utili a disincentivare la politica delle deroghe urbanistiche.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha manifestato apprezzamento per i contenuti e i toni dell’intervento del consigliere Mario Floris e ne ha sottolineato lo spirito costruttivo e superpartes. L’esponente della minoranza ha rimarcato ulteriormente che le audizioni in commissione si siano svolte su un testo che è completamente differente da quello che è all’esame dell’Aula ed ha domandato, in tono polemico, alla maggioranza quanti e quali osservazioni formulate dagli organi professionali abbiano trovato accoglimento nel Dl 130. Giuseppe Fasolino ha quindi difeso il Pps approvato dalla Giunta Cappellacci e cancellato dell’esecutivo Pigliaru ed ha così replicato alle affermazioni del consigliere Agus in merito alle deroghe: «Le deroghe previste nel Pps di Cappellacci non erano arbitrarie come lo sono le intese normate dal Ppr di Soru».

La commissione Sanità e Politiche sociali, presieduta dal socialista Raimondo Perra (Sardegna Vera), in presenza dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dato il parere favorevole, con l’astensione dell’opposizione, alla delibera della Giunta regionale che prevede l’istituzione di 15 borse di studio regionali per la frequenza delle Scuole di specializzazione della Facoltà di Medicina Veterinaria di Sassari con un finanziamento di 174.052,35 euro annuali. Parere favorevole, sempre con l’astensione dell’opposizione, anche alla delibera della Giunta regionale, che prevede l’istituzione di 20 borse di studio per la frequenza delle Scuole di specializzazione in discipline non mediche delle Facoltà di Medicina e Chirurgia e di Farmacia ospedaliera con un contributo annuo di 232.069,80 per tre anni.

Sospeso, invece, il parere sulle 102 borse di studio regionali per le discipline mediche delle Scuole di specializzazione delle Facoltà di Medicina di Cagliari e Sassari, con un contributo di 2 milioni e 550mila euro anni per tre anni. La richiesta di sospensione è stata chiesta dalla minoranza dopo che, sia l’opposizione, ma anche alcuni consiglieri della maggioranza, avevano sollevato l’esigenza di tutelare i giovani sardi nell’accesso alle Scuole di specializzazione. «La norma ministeriale – ha spiegato il presidente Perra – infatti, prevede che possano accedere alla graduatoria per le borse di studio regionali i cittadini sardi, i figli degli emigrati sardi e chi ha la residenza in Sardegna al momento della stipula del contratto. Il ministero non ha, infatti, recepito la norma regionale che prevedeva la residenza in Sardegna da almeno sei anni, mentre ha accolto le disposizioni del Veneto, del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta». Perplessità condivisa da tempo dall’assessore Arru, il quale ha chiarito ai commissari di aver sollecitato da mesi il Ministero affinché correggesse il decreto con l’inserimento delle norme regionali. A oggi, l’assessorato non ha ancora avuto risposta. L’esponente della Giunta verificherà in questi giorni, con il supporto della struttura tecnica, la modalità idonea a tutelare al massimo i giovani sardi.

La Commissione ha poi espresso parere favorevole all’unanimità sulla delibera che prevede la modifica della “Legge 17/1999. Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna. Programma annuale esercizio 2014. Modifiche e integrazioni al Piano triennale per lo sport 2013-2015”.

«Se avessimo votato – ha spiegato il vice presidente della Commissione, Marcello Orrù – avrei votato sicuramente contro, perché non sono d’accordo che possano accedere alle Scuole cittadini non sardi. Se l’assessore non apporterà le modiche richieste il mio voto sarà contrario.»

Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha concluso la discussione generale sul Dl 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e ha approvato con 26 voti a favore e 17 contrari il passaggio agli articoli. I lavori riprenderanno mercoledì, 19 novembre.
Il presidente Ganau, in apertura di seduta, ha chiesto all’Aula un minuto di silenzio per commemorare le vittime della strage di Nassiriya, un attentato contro la base “Maestrale” in cui persero la vita 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni e rimasero feriti 19 carabinieri e un civile. Non tornarono dalle loro famiglie 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e due civili italiani. Il presidente ha ricordato che quello di Nassiriya è stato il più grave attacco alle truppe italiane dalla Seconda guerra mondiale ed ha sottolineato che la pace è l’obiettivo che l’Italia e l’Europa devono perseguire.
Dopo la commemorazione dei caduti, il presidente ha aperto la discussione generale sul Disegno di legge della Giunta regionale su “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.
Sull’ordine dei lavori sono intervenuti i consiglieri di minoranza Marco Tedde, Stefano Tunis, di Forza Italia, Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Mario Floris (Uds), Gianluigi Rubiu (Udc) hanno chiesto di rinviare la discussione perché il clima teso, la complessità del disegno di legge e il fatto che è stato modificato e approvato dalla Prima commissione questa mattina, non consente alla minoranza di elaborare gli emendamenti. Il presidente ha ricordato che il testo non è stato modificato in maniera sostanziale, stamattina, e che era stato deciso in conferenza di capigruppo di proseguire oggi con l’esame del provvedimento. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto contrario alla sospensione del provvedimento: «Non è sufficiente dire che non c’è il clima adatto. Abbiamo il dovere di intervenire sulla materia. Invito i colleghi di opposizione ad essere ligi al loro dovere». Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi chiesto al presidente Ganau la convocazione di una Conferenza dei capigruppo per valutare le esigenze della minoranza, vista la buona disponibilità dell’opposizione che stamattina ha evitato di chiedere i cinque giorni previsti per le relazioni consentendo al testo di arrivare subito in Aula. «La proposta – ha spiegato Pittalis – è quella di fare la discussione generale, ma dare tempo a chi deve presentare gli emendamenti».
Il presidente ha sospeso i lavori e convocato i capigruppo. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha annunciato che domani l’Aula proseguirà la discussione generale sul DL 72, gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10.00 di martedì prossimo, 18 novembre. Alle 16,30 poi si riunirà la Prima commissione per l’esame degli emendamenti. Il Consiglio si riunirà poi mercoledì e, se necessario, giovedì per l’esame degli articoli e degli emendamenti.
Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, Salvatore Demontis (Pd), il quale ha evidenziato che il testo esitato presenta molti elementi innovativi rispetto alla prima stesura della Giunta. Si tratta – ha spiegato – di un primo tassello di una riforma più ampia del Sistema Regione, passando da una impostazione formale a manageriale, ossia sostanziale. «Vorremo passare da una Regione basata sulla produzione di atti, secondo il modello tipico degli anni ’90, a un’amministrazione basata sui risultati. Una pubblica amministrazione basata sugli anni ‘90 non solo scoraggia i cittadini ma anche gli investitori privati». La Regione così com’è funziona male a prescindere da chi la governa, ha spiegato Demontis. «Spesso, infatti, la classe politica non traduce le linee di mandato in obiettivi strategici chiari», e ha aggiunto, «insomma non viene attuato il ciclo di programmazione, gestione e controllo, oggi chiamato comunemente “ciclo delle performances”». «Da qui l’esigenza  – ha spiegato – di una macrostruttura sul “modello per missione”, quindi strutture che nascono “attorno” agli obbiettivi strategici di mandato, le “missioni” appunto, con le strutture che nascono in base agli obiettivi strategici e non il contrario». Tra gli obiettivi fondamentali: la creazione del Sistema regione, con mobilità volontaria interna, la  valutazione delle performance, con una migliore ottimizzazione del lavoro in Regione con una maggiore valorizzazione del personale.
«Sia la mobilità all’interno del Sistema Regione che la delegificazione sulle direzioni generali, ad oggi disciplinate invece per legge, sono propedeutiche alla modifica della legge n. 1 del 1977 e quindi della macrostruttura. Questo è l’obiettivo politico che si intende raggiungere. I servizi sono invece istituiti, modificati o soppressi dal direttore generale che poi dovrà però rispondere dei risultati raggiunti». Demontis ha poi spiegato che «spetterà al presidente della Regione presiedere il Comitato di coordinamento delle direzioni generali al fine di raggiungere gli obiettivi strategici trasversali. L’articolo 6 bis elimina le posizioni funzionali dirigenziali con compiti di studio, ricerca e consulenza che possono essere svolte da funzionari del Sistema Regione. Non occorre essere dirigenti». Il testo prevede inoltre l’introduzione della continuità amministrativa.
Il presidente, terminati i dieci minuti a disposizione del relatore, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, in qualità di relatore di minoranza. Tunis ha spiegato ai colleghi che «abbiamo fatto un lavoro difficile all’interno della Prima commissione. Abbiamo lavorato articolo per articolo, inserendoli in una valutazione di sistema». Il consigliere di Forza Italia ha espresso rammarico per la visione che non mette la politica al centro dell’azione di governo, svincolandola dalla burocrazia, «ma si sta cercando una soluzione per dire che il sistema amministrativo e burocratico può vivere a dispetto dalla politica». L’assessore ha detto che va privilegiato l’efficacia della decisione. Per Tunis è un disegno non ricevibile da chi ha preso l’impegno con i cittadini e che ha visto ricoprire i più importanti incarichi di governo da persone prive del mandato dei cittadini. «Questo testo – ha aggiunto – è stato corretto nelle parti dove dava il colpo di grazia alla politica della Regione». La maggioranza sbaglia, secondo Tunis, ad andare avanti su un testo che è stato stravolto e ha esortato la Giunta e la maggioranza a dire esattamente cosa vuol fare: riaffermare il ruolo della politica o abdicare. «Vi chiedo di fare un passo indietro».
Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha osservato che l’intento del provvedimento è apprezzabile ma fa emergere, a suo avviso, numerose perplessità. Già la legge Bassanini, ha osservato, «prevedeva la valutazione indipendente sull’operato della dirigenza, strumento che ha prodotto buoni risultati, così come il coordinamento dei dirigenti non è una novità, anzi mi stupisce che la Regione ci arrivi solo ora». Giusto, a parere di Orrù, «anche il tetto alle direzioni generali ma la Giunta ha accentrato il 30% delle direzioni nelle sue mani ed anche tutti gli interventi di accorpamento e soppressione superando il ruolo del Consiglio». Si tratta di un modo di procedere, ha continuato il consigliere sardista, «simile ad una “dittatura” del presidente e della Giunta, di questo passo l’Assemblea non potrà far altro che discutere mozioni e interpellanze e non conterà più nulla». Orrù, in conclusione, ha manifestato dubbi su «operazioni che potrebbero tradursi in favori rivolte a singole carriere anche esterne; nel complesso la valutazione sul provvedimento è negativa perché non c’è niente di rivoluzionario».
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «parlare in quest’Aula diventa sempre più difficile se non inutile ed il provvedimento in esame non appare rispondente ai bisogni sia dell’amministrazione che dei cittadini». «In questi decenni – ha ricordato – si è detto che la burocrazia ha avuto uno sviluppo abnorme a danno dell’efficienza dell’azione amministrativa e io stesso, da assessore, ho presentato un disegno di legge organico che purtroppo è andato perduto però, al di là dei titoli ad effetto, questo testo non fa altro che riproporre il decreto Brunetta: sarebbe stato più dignitoso limitarsi ad affermare che anche in Sardegna trova applicazione quel decreto». Nel merito, secondo Floris, «contiene un ulteriore svuotamento dei poteri del Consiglio ed ha un impianto verticistico; si va verso una Regione dirigenziale, senza parlare del resto del personale». Per il consigliere Floris, inoltre, «non sussistono motivi di urgenza, dato che molte decisioni possono essere adottate già oggi a legislazione vigente». Piuttosto, ha sostenuto ancora Floris avviandosi alla conclusione, «dobbiamo chiederci quale Regione vogliamo per la Sardegna di domani; da una parte registriamo una forte vocazione centralista dello Stato, dall’altra non possiamo sostenere noi, in Sardegna, un nuovo centralismo burocratico». Il problema, ha detto infine, «è tracciare un confine fra quello che deve fare la politica e ciò che devono fare i tecnici, altrimenti facciamo come Renzi e trasformiamo il Consiglio in un organismo di secondo livello come il nuovo Senato».
Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha dichiarato che, a suo giudizio, «le differenze di opinione sono il sale della democrazia ma quello delle riforme deve essere un terreno comune per intervenire sul rapporto deteriorato fra istituzioni e cittadini, nel quadro di una consapevolezza che ha caratterizzato l’atteggiamento dell’opposizione in commissione, sempre propositivo e costruttivo». C’è una preoccupante tendenza centralista dello Stato, ha proseguito Agus, «mentre al contrario le funzioni delle Regioni vanno ampliate ma a patto di migliorare il rapporto fra queste istituzioni ed i cittadini, riconoscendo i nostri errori e lavorando da subito per difendere le nostre istituzioni». La nuova Regione e, soprattutto, gli uffici regionali devono semplificare la vita di famiglie e persone senza lasciare nessuno indietro, ha ammonito il consigliere di Sel, «ma non si faccia l’errore di considerare il testo una riforma a se stante, è solo l’inizio di un percorso più ampio di riforma dell’amministrazione regionale, che passa attraverso la riforma della 31 e del sistema degli Enti locali come del personale, perché oggi il sistema non regge più e vive di soluzioni temporanee rese definitive senza una vera programmazione». «Diciamo basta a rendite di posizione e veti incrociati – ha esortato Agus – perché solo così potremo recuperare il rapporto con i cittadini oggi profondamente logorato, anche da un processo nazionale che ha tolto e non ha dato frutti; seguiamo una strada diversa e questo testo, pur non risolvendo tutto, crea le condizioni per un percorso virtuoso, senza alibi, che privilegia meritocrazia e responsabilità».
Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che il testo di legge l’ha ricevuto poche ore fa, alle 15 e 14 ma che anche da una prima lettura si è reso conto che, nonostante il titolo: “Disposizioni urgenti i materia di organizzazione della Regione”, non si tratta certo di una riforma. Per l’esponente dei Riformatori, invece, è necessaria una riforma seria e concreta, calata nel reale.
Per Gianluigi Rubiu (Udc) questo DL mina in maniera inequivocabile il potere degli enti a favore della Giunta regionale. Si tratta di un nuovo “Regime-Regione”. L’esecutivo – secondo Rubiu – acquista il potere decisionale su tutto. Insomma, una sorta di  “Commissariamento della politica”. Il capogruppo dell’Udc ha detto di essere favorevole ai principi che sono alla base di questo provvedimento ma  non condivide le azioni previste in questo testo. I dirigenti, infatti,  sembrano le “pedine di una scacchiera” che possono essere spostate a piacimento dal politico di turno.
Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna) ha detto che queste norme non attuano nessuna riforma dell’organizzazione della Regione. Si sta procedendo con una piccola manutenzione quando si ha bisogno  di una sonora ristrutturazione. Per Alessandra Zedda era necessario partire dall’analisi della legge 1 per attuare una vera riforma. Questo non è stato fatto e si sta  perdendo un’altra occasione. Per l’ex assessore al bilancio non c’è nulla di così urgente, c’è tutto il tempo per fare una riforma compiuta che snellisca realmente le procedure.
L’assessore degli Affari generali, Gianmario Demuro, iniziando il suo intervento, ha detto che «molte riforme di cui ha parlato il Consiglio fanno parte del programma di legislatura ed il disegno di legge, infatti, si limita ad intervenire su alcuni punti strategici «per far funzionare la macchina mentre la si riforma». Il primo degli elementi di fondo del provvedimento, ha sostenuto, è quello della mobilità, «cioè dare ai dipendenti la possibilità di spostarsi secondo le loro attitudini e le loro aspettative di miglioramento in modo da dare più valore all’amministrazione».
Finora, ha osservato Demuro, la mobilità «è stata un qualcosa di straordinario, in parte anche per la complessità di una macchina regionale composta da 23 controllate, 57 enti, 198 dirigenti, 136 servizi e 26 direzioni generali, dove non è ancora disponibile una “banca dati” delle competenze, per sapere dove sono le risorse umane della Regione, cosa fanno e cosa potrebbero fare di meglio». Poi, secondo elemento, la valutazione di “perfomance”; «E’ vero che ci sono norme nazionali in vigore da anni – ha sostenuto l’assessore – ma la Regione è rimasta come in una “bolla” separata dal mondo esterno, mentre il corretto uso delle risorse pubbliche è elemento chiave per restituire al cittadino ciò che dà attraverso le tasse». Inoltre, altro obiettivo strategico è la riorganizzazione «perché qualunque cosa, nella nostra Regione, ha una norma che la riguarda e questo ostacola il funzionamento dell’amministrazione; il Consiglio, in particolare, deve riappropriarsi di un ruolo di grande programmazione rivolto al futuro, a difesa della democrazia regionale e della funzione della rappresentanza». Di fronte a questo scenario, ha detto ancora l’assessore Demuro, «è necessario intervenire con strumenti semplici come il numero delle direzioni e dei servizi, di ciò che serve per far funzionare la macchina; questo non significa affatto mettere da parte le riforme di grande respiro ma agire concretamente per risolvere problemi da tempo nascosti, per risparmiare risorse e migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa e darle una dimensione orizzontale, posto che i problemi non solo riferiti ad una materia ma talmente complessi da richiedere un approccio interdisciplinare».
Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha aperto la fase delle dichiarazioni voto sul passaggio agli articoli.
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato di condividere lo schema generale illustrato dall’assessore e, in particolare, il riferimento al ruolo del Consiglio come luogo di “alta programmazione” ma, ha osservato, «emergono una serie di contraddizioni fra il testo licenziato dalla commissione e quello originario della Giunta, una su tutte riguarda le stabilizzazioni del personale precario che vengono ora rinviate al 31 dicembre 2016: queste sono le cose reali cui si deve rispondere, il mio voto sarà contrario».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli del DL 72, che l’Aula ha approvato con 26 voti favorevoli e 17 contrari. Subito dopo, ha dichiarato chiusa la seduta, comunicando che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per martedì, 18 novembre, alle 10.00, mentre la Commissione si riunirà per esaminarli nella stessa giornata di martedì ma alle 16.30.
I lavori del Consiglio, infine, riprenderanno mercoledì 19 novembre, alle 10.00.

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La minoranza in Consiglio regionale invita la Giunta a procedere con la proroga del “piano casa”. La richiesta è contenuta in un’interpellanza urgente, sottoscritta da dieci consiglieri regionali (primo firmatario Mario Floris – Uds) rivolta al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nella quale si evidenzia il mancato rispetto di quanto disposto dall’ordine del giorno approvato lo scorso 2 ottobre in Consiglio e che impegnava la giunta «a presentare nel più breve tempo possibile un disegno di legge sostitutivo e migliorativo della normativa urbanistica ed edilizia vigente e di semplificazione delle procedure».

«La scadenza del vigente “piano casa” – sottolineano Mario Floris, Pietro Pittalis, Gianluigi Rubiu, Modesto Fenu, Michele Cossa, Alessandra Zedda, Paolo Truzzu, Marcello Orrù e Attilio Dedoni – è fissata per il prossimo 29 novembre e sebbene la Giunta, lo scorso 10 ottobre, abbia approvato il disegno di legge dal titolo: “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica”, il testo non è stato ancora trasmesso al Consiglio per l’esame in Commissione e l’avvio dell’iter di approvazione».

«Pertanto – concludono gli esponenti della minoranza consiliare – non ci sono più i tempi per procedere con il via libera al disegno di legge della Giunta ed è quindi necessario accedere alla proroga del “piano casa vigente”».   

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Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più) “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”, modificato dall’emendamento 385 della Giunta.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il primo degli iscritti a parlare, è stato il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia.

Nel suo intervento, il consigliere ha annunciato il voto favorevole agli emendamenti presentati, «perché non si tratta di una riforma vera e propria che deve essere invece più articolata e rispondente alla realtà; è importante, inoltre, precisare la natura del provvedimento».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni della Zedda, osservando che «lo stesso titolo della legge è “intruso” rispetto al contenuto del testo e parlare di riforma è un affronto al diritto e alla tecnica legislativa».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha apprezzato il contenuto degli emendamenti presentati, posto che «tutte le forze politiche hanno convenuto sul fatto che il provvedimento in esame è cosa diversa dalla riforma, fermo restando che è sbagliata la stessa definizione di norme urgenti, dopo che ci si è lavorato per ben 5 mesi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato che «sarebbe il caso che l’Aula prestasse più attenzione a questa fase del dibattito e la stessa maggioranza e la Giunta avrebbero dovuto presentare emendamenti in proposito, dato che nella sua formulazione il testo è privo di ogni requisito di urgenza».

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo “Sardegna”) ha dichiarato parere favorevole all’emendamento del gruppo Udc per la modifica del titolo della legge con la seguente dicitura “disposizioni urgenti in tema di centrale regionale di committenza, di emergenza e urgenza, di funzionamento dei distretti socio-sanitari, case della salute e ospedali di comunità”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che non solo i consiglieri della maggioranza ma anche quelli dell’opposizione hanno affermato in sede di discussione generale che la Pl 71 non rappresenti un testo di riforma. «Soltanto il capogruppo del Pd – ha concluso Truzzu – ha definito la Pl 71 una vera riforma del sistema sanitario regionale».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, primo firmatario dell’altro emendamento per la sostituzione totale del titolo della Pl 71 con la dicitura “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione ed il contenimento della spesa sanitaria regionale” ha definito “altisonante” il titolo scelto dai presentatori della proposta di legge ed ha invitato la maggioranza a favorirne una dicitura più pertinente.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di condividere le dichiarazioni dei colleghi della minoranza ed ha evidenziato come gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza di fatto stravolgono il testo originario della Pl 71. «La maggioranza – ha dichiarato il capogruppo dell’opposizione – dovrebbe presentare una modifica al titolo della legge che calzi con le novità che tentano di introdurre nel provvedimento in discussione in Aula». «Non si pensi però – ha ammonito Pittalis – di introdurre norme che riguardano l’organizzazione degli enti». L’esponente del centrodestra ha parlato di “furia commissariale” da parte della maggioranza ed ha stigmatizzato la decisione della giunta di procedere col commissariamento dell’Ente foreste proprio mentre il Consiglio si apprestava ad approvare il relativo disegno di legge. Pietro Pittalis ha quindi definito “una fuga in avanti inaccettabile” gli emendamenti della maggioranza tesi a commissariare l’Istituto zooprofilatico. «Attendo di conoscere in proposito – ha concluso il capogruppo FI – il giudizio sull’ammissibilità regolamentare di simili iniziative».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru, per il parere della Giunta che è stato dichiarato “contrario”. 

Sugli emendamenti al titolo sono intervenuti per dichiarazione di voto: Michele Cossa (Riformatori sardi), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Angelo Carta (Psd’Az), Gigi Ruggeri (Pd), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Edoardo Tocco (Forza Italia Sardegna), Marco Tedde (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Marcello Orrù (Psd’Az), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Giorgio Oppi (Udc), Anna Maria Busia (Centro Democratico Sardegna), Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna).

Gli emendamenti presentati al titolo sono stati bocciati. Approvato il titolo della legge.

Il presidente Ganau ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Principi generali” e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno dato parere favorevole soltanto all’emendamento sostitutivo totale n. 365 della Giunta. Il testo prevede: “La Regione, con la presente legge, avvia il processo di riforma del sistema sanitario regionale, mediante disposizioni urgenti finalizzate a : a) garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; b) riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera; c) adeguare l’assetto istituzionale e organizzativo, prevedendo una riduzione del numero delle aziende sanitarie locali, rispetto all’attuale, in coerenza con le norme di riordino del sistema degli enti locali; d) garantire il miglioramento della qualità e dell’adeguatezza dei servizi sanitari e sociosanitari, di prevenzione e promozione della salute in ogni territorio, attraverso il rafforzamento di quelli esistenti, l’efficientamento delle strutture organizzative e la realizzazione di nuove pratiche di partecipazione democratica nella distribuzione dei servizi; e) attuare politiche di prevenzione delle malattie e di promozione della salute e del benessere delle persone, incentivando la diffusione di corretti stili di vita sotto i profili dell’attività motoria, della pratica sportiva e dell’educazione alimentare e ambientale; f) rafforzare il governo del servizio sanitario regionale, anche mediante la riassunzione nell’assessorato dell’Igiene e sanità e dell’Assistenza sociale delle funzioni già assegnate all’Agenzia regionale della Sanità; g) ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria in applicazione della normativa nazionale in materia di fabbisogni e costi standard; h) riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e della rete territoriale di assistenza, della medicina del territorio”.

Il presidente ha dato la parola al consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il quale ha chiarito che i principi generali, elencati nell’emendamento 365 della Giunta,  sono condivisibili. Il problema, secondo l’esponente dell’opposizione, è che da un lato viene annunciato il taglio delle Asl e dall’altro la legge crea un’altra azienda sanitaria.  Cossa ha poi riproposto il mantenimento di un’unica Asl e ha invitato la Giunta e la maggioranza a rivedere il modello organizzativo. In conclusione Cossa ha espresso parere favorevole sulla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità. Rossella Pinna (Pd) ha affermato che «questa legge è figlia di un lavoro di concertazione tra Esecutivo e maggioranza consiliare. L’articolo 1 e  l’emendamento chiariscono, se ce ne fosse bisogno, il titolo, ossia che si tratta dell’avvio del progetto della riforma, che va fatta con urgenza». Per il consigliere «c’è un paziente gravemente malato: la sanità sarda», che ha aumentato dal 2009 il disavanzo di 110 milioni di euro e ha aggiunto che «i 379 milioni destinati al ripianamento alle spese della sanità sono state sottratti agli investimenti per lo sviluppo economico». La legge, secondo l’esponente di maggioranza, consentirà un risparmio sicuro, ma allo stesso tempo ha l’obiettivo di migliorare i servizi sanitari con un’attenzione particolare ai territori, soprattutto a quelli più deboli. Per il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, l’emendamento della Giunta è condivisibile come principio generale (nella parte in cui parla di prevenzione e promozione di uno stile di vita sano) che potrebbe essere il cardine della prossima riforma della sanità sarda. Per Tedde, però, si tratta di principi astratti perché poi non trovano rispondenza nei contenuti della proposta. Critico anche sul metodo adottato dalla maggioranza su un argomento tanto importante: «Stiamo procedendo a tentoni – ha detto – stiamo lavorando al buio».

La presidenza è stata assunta dal vice presidente, Antonello Peru (FI), il quale ha dato la parola al collega, Ignazio Locci (FI). L’esponente dell’opposizione ha condiviso l’intervento del collega Tedde e ha sottolineato che, nell’articolo 1 e nell’emendamento 365, c’è soltanto un elenco freddo di principi generali che non si trovano poi nella norma. Locci ha esortato l’Aula a  ricordare l’articolo 32 della Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e ha sottolineato che avrebbe voluto trovare nella legge contenuti etici e democratici.

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha evidenziato che «finalmente si prevede una riduzione del numero delle aziende che andrà inserita nel contesto più ampio delle riforma degli enti locali, un contesto in cui è bene sottolineare che i territori manterranno la loro autonomia». Per Cozzolino, inoltre, «è importante dare valore strategico alla prevenzione che, in prospettiva, assicurerà una riduzione dell’incidenza delle malattie». Quanto alla nuova agenzia di emergenza-urgenza Areu, Cozzolino ha precisato che «nascerà solo contestualmente alla riduzione delle aziende sanitarie sul territorio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato che «dagli interventi precedenti si deduce che nel provvedimento in esame non c’è logica; la stessa elencazione dei principi generali di governo della sanità pubblica è condivisibile, però lascia perplessi il richiamo all’urgenza e la generica volontà di razionalizzare la spesa, dato che non ci sono numeri a supporto ed anzi l’unica certezza è un aumento di spesa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna) si è detto convinto che «la legge rischia di essere figlia di nessuno perché è stata condivisa fra maggioranza e Giunta in una intesa poi smentita dalle molte correzioni in corsa, frutto della pressione delle parti sociali, degli operatori e della stessa opposizione». Il consigliere ha poi apprezzato la decisione di sopprimere l’Agenzia regionale della salute, «proposta peraltro presentata dall’opposizione e bocciata più volte». Truzzu ha poi ribadito le critiche sulla natura del provvedimento, «una finta riforma che nasconde la volontà di commissariare le aziende sanitarie».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd) ha sostenuto che «la proposta ha avuto l’attenzione che merita e costituisce un passaggio irrinunciabile per arrivare ad una riforma organica, da tutti avvertita». Meloni ha poi respinto con fermezza «le ricostruzioni giornalistiche relative al nuovo assetto territoriale della sanità sarda, del tutto slegate da decisioni che la maggioranza non ha assunto». Il consigliere del Pd, inoltre, ha contestato l’equivalenza “riduzione delle aziende e risparmi di spesa”, dichiarandosi contrario a «fusioni a freddo in contrasto con la cultura, la lingua e le tradizioni dei territori».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha affermato che dal dibattito emerge una «sostanziale condivisione sulle azioni descritte nei principi generali» contenute nell’articolo 1 della Pl 71 e nell’emendamento 365 presentato dalla giunta. «Nei principi – ha spiegato il relatore di maggioranza – riassumiamo misure concrete e diciamo quali azioni facciamo e verso quali obiettivi».

Ruggeri ha sottolineato come nelle modifiche proposte al testo esitato dalla competente commissione consiliare «non si sia trascurato l’apporto della minoranza». L’esponente dei democratici ha citato ad esempio i costi standard e la previsione di istituire l’Areu in costanza del riassetto e della riduzione delle Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Alberto Randazzo, ha replicato ad alcune dichiarazioni rese dal consigliere Busia ed ha affermato che il significato della legge in discussione è quello che emerge dall’emendamento 368, dove si fa esplicito riferimento ai commissariamenti. L’esponente della minoranza si è quindi riferito alle dichiarazioni del consigliere Giuseppe Meloni (Pd) a proposito delle anticipazioni di stampa riguardo all’accorpamento delle Asl e all’istituzione dei maxidistretti. Randazzo ha quindi ribadito l’esigenza di disporre dei dati relativi al sistema sanitario ed ha criticato le modifiche proposte dalla giunta in riferimento al tentativo di commissariare anche l’Izs: «Sono norme intruse che devono essere espunte». Il consigliere di Fi ha quindi domandato alla giunta e alla maggioranza di esplicitare in quali atti si traducono le affermazioni di principio per la riduzione del disavanzo e la riduzione della spesa sanitaria.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato come con i due emendamenti della giunta e della maggioranza (365 e 385) si sia arrivati alla quarta riscrittura dell’articolo 1 della Pl 71. L’esponente della minoranza ha definito condivisibili i principi dichiarati nel testo ma ha sottolineato che «il provvedimento pone in capo alla giunta la riforma della sanità in Sardegna». Carta ha insistito nel domandare quali siano i modi nei quali si concretizzano i principi enunciati nell’articolo 1. «Servono norme chiare – ha concluso il consigliere Psd’Az – trasparenti e comprensibili dai cittadini e dagli operatori».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi,  ha accusato il centrosinistra di non voler indicare in legge il numero delle Asl «per problemi di “campanile” all’interno della maggioranza». L’esponente della minoranza ha quindi ammonito: «E’ opportuno che si sappia che il buco in sanità nel 2014 sarà più grande di quello registrato nel 2013». Oppi ha quindi elencato e specificato le voci di costi in aumento che faranno lievitare il “rosso” della sanità sarda ed ha dichiarato piena condivisione sull’istituenda centrale unica di committenza. «Un’iniziativa già intrapresa nel passato – ha spiegato l’ex assessore della Sanità – ma che è stata contrastata dai primari ospedalieri».

Giorgio Oppi ha quindi auspicato azioni di contenimento per la spesa dell’”Adi” e anche per la farmaceutica ed ha concluso ricordando che «dal 2015 bisognerà conteggiare i 53 milioni di euro in più per l’ospedale del Qatar». 

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha ribadito l’urgenza di questo intervento per «la gravità della situazione in cui versa il sistema sanitario regionale». «L’obiettivo della legge – ha chiarito Cocco – non è commissariare le aziende sanitarie», «faremo anche quello», spiegando che lo avrebbero potuto decidere anche senza bisogno di questa proposta di legge. Cocco ha ribadito l’importanza dell’istituzione dell’Areu, che porterà un risparmio consistente e un servizio efficiente. Il capogruppo del Pd ha anche sottolineato che probabilmente il disavanzo potrà crescere, ma non per colpa dell’attuale maggioranza, ma a causa della situazione ereditata. Rispondendo all’on. Oppi, ha spiegato che tra i fondi stanziati nell’assestamento di bilancio 35 milioni di euro sono stati destinati agli interinali che dal 2013 lavorano nelle aziende sanitarie e 20 milioni di euro per il funzionamento del cup, che è stato dato in gestione all’esterno. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha annunciato che aspetteranno fiduciosi la fine del 2015 per capire  la capacità della maggioranza di gestire il sistema sanitario e di controllare i conti. «La responsabilità sarà tutta vostra», ha affermato Pittalis ricordando che, nella scorsa legislatura, la maggioranza aveva approvato una norma che riportava il tetto per gli interinali al 2 per cento. «Chi ha sforato questo tetto ne risponderà. Ci dia, assessore, questi dati. Siamo ansiosi anche noi di sapere». Pittalis ha aggiunto che il richiamo, nei principi generali,  al diritto alla salute dei cittadini, è scontato visto che si tratta di un diritto già sancito dalla Costituzione.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione gli emendamenti e l’articolo. (eln)

Sull’articolo 1 e sugli emendamenti sono intervenuti i consiglieri: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) e Pietro Cocco (Pd). Il Consiglio ha approvato l’emendamento 385 all’emendamento n. 365, sostitutivo totale dell’articolo 1,  su cui c’era il parere favorevole della giunta e della commissione. Questo emendamento prevede “La Regione, con la presente legge, avvia il processo di riforma del sistema sanitario regionale, mediante disposizioni urgenti finalizzate a : a) garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; b) riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera; c) adeguare l’assetto istituzionale e organizzativo, prevedendo una riduzione del numero delle aziende sanitarie locali, rispetto all’attuale, in coerenza con le norme di riordino del sistema degli enti locali; d) garantire il miglioramento della qualità e dell’adeguatezza dei servizi sanitari e sociosanitari in ogni territorio, attraverso il rafforzamento di quell esistenti, l’efficientamento delle strutture organizzative, garantendo forme di partecipazione democratica e mantenendo autonomia dei territori periferici nelle politiche socio-sanitarie; e) attuare politiche di prevenzione delle malattie e di promozione della salute e del benessere delle persone, incentivando la diffusione di corretti stili di vita sotto i profili dell’attività motoria, della pratica sportiva e dell’educazione alimentare e ambientale; f) rafforzare il governo del servizio sanitario regionale, anche mediante la riassunzione nell’assessorato alla Salute delle funzioni già assegnate all’Agenzia regionale della Sanità; g) ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria in applicazione della normativa nazionale in materia di fabbisogni e costi standard; h) riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e della rete territoriale di assistenza, della medicina del territorio”.

Tutti gli altri emendamenti all’articolo 1, su cui c’era il parere contrario di giunta e commissione sono stati bocciati.

I lavori si sono conclusi. Riprenderanno martedì 4 novembre, alle ore 16.00.

Consiglio regionale 3 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sulla proposta di legge n. 71 “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”-

La seduta si è aperta stamane sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il primo a parlare è stato il consigliere Raimondo Perra (Psi) che ha iniziato il suo intervento mettendo l’accento sull’urgenza del provvedimento, «che nasce dalla necessità di ridurre il deficit della spesa sanitaria con il contributo di tutti perché la salute è un bene collettivo e di uscire dall’immobilismo che ha caratterizzato finora la politica sanitaria in Sardegna; un compito che spetta a chiunque governi, quindi anche l’opposizione può e deve partecipare al processo decisionale, offrendo contributi e spunti di riflessione di cui la maggioranza non potrà che tener conto». Passando ad esaminare i contenuti della legge, il presidente della commissione Sanità ha messo in luce gli aspetti innovativi «della centrale committenza cui dovranno fare riferimento per tutte le aziende, della riorganizzazione della rete di emergenza-urgenza sul territorio, del servizio di elisoccorso che manca in Sardegna a differenza di tutte le altre Regioni, dell’adeguamento dopo la soppressione delle Province della presenza istituzionale sul territorio, delle case della salute come momento di promozione dei processi di riqualificazione tanto dei servizi quanto della spesa superando la visione ospedalo-centrica». Gli ospedali invece, secondo il consigliere, «devono puntare sull’eccellenza e sul contrasto alla mobilità passiva che in Sardegna vale circa 70 milioni l’anno, mentre quelli di comunità devono garantire adeguati livelli di cura per situazioni di non acuti; è importante inquadrare anche questi interventi in uno scenario di sostenibilità futura del sistema sempre più caratterizzato da un processo complessivo di invecchiamento della popolazione»«In definitiva – ha concluso Perra – siamo di fronte ad una riforma importante che non sarà la migliore possibile ma l’inizio di un percorso».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha ripreso in parte le argomentazioni del consigliere Perra che ha parlato di «coraggio e determinazione» ma ha affermato che «finora non si sono visti», in un quadro generale in cui «il riferimento deve essere quello di fornire buoni servizi ai cittadini, soprattutto in questo momento di crisi». Quello annunciato dalla maggioranza, cioè il taglio delle Asl, a giudizio di Tocco «non coincide con la razionalizzazione, si vuole solo tagliare anziché fare una vera riforma rivolta al futuro». «Ciò che manca – ha aggiunto Tocco – è un vero orientamento al servizio che non deve penalizzare i territori soprattutto quelli più piccoli e decentrati». Quanto alla nuova azienda per l’emergenza-urgenza, a giudizio dell’esponente di Forza italia, «è una sorta di corpo estraneo, sarebbe stato meglio rivedere l’organizzazione delle aziende a favore dei piccoli paesi, perché questo avrebbe davvero ridotto la spesa: così come è stata immaginata, la nuova azienda è un intervento senza logica, fa aumentare certamente la spesa arrivando dopo un processo in cui da una parte si taglia e dall’altra si prevedono nuove spese, ad un saldo negativo». Il Consiglio, dunque, «deve essere all’altezza di un problema che interessa davvero tutti, perché è giusto cambiare gli assetti di governo della sanità sarda ma non può essere l’unico obiettivo». 

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola a Lorenzo Cozzolino, il quale ha sottolineato che sulla proposta di legge in discussione c’è ancora confusione e ha voluto puntualizzare alcuni aspetti del provvedimento. «Non è un nuovo piano del sistema sanitario regionale – ha affermato – ma è un primo passo verso il riordino della spesa sanitaria. Se non iniziamo adesso per bloccare la spesa non ne verremo fuori». Cozzolino ha sottolineato poi l’importanza della centrale unica di committenza, «perché pianifica e aggrega la domanda pubblica» e porterà a un importante risparmio. Sull’Areu secondo il consigliere «si è fatta troppa demagogia» e ha sottolineato che non creerà alcun aggravio per la spesa sanitaria. Importanti, secondo Cozzolino, anche la risposta periferica del sistema sanitario con le case della salute e gli ospedali di comunità. Secondo l’esponente del Pd si ridurranno le liste d’attesa, i costi e si daranno maggiori e migliori risposte al territorio.

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, vice presidente della Sesta Commissione, nel suo intervento ha chiarito alla maggioranza di essere d’accordo con la sostituzione dei direttori generali delle Asl ma di essere, invece, preoccupato dei danni che si creano alla Sanità sarda con l’approvazione della Pl 71. Per Orrù il testo porterà un aggravio di spese e diverse criticità, ossia le case della salute e gli ospedali di comunità. Si creerà disoccupazione, perché, ha spiegato, verranno ridotta l’attività dei medici di base e verranno tolte loro le indennità per i collaboratori. «Gli ospedali di comunità ci faranno assistere alla chiusura degli ospedali esistenti, con il rischio di andare, come sta succedendo in altre regioni, verso la sanità a pagamento». Per Orrù «se questa riforma verrà attuata avremmo una decadenza della sanità» e soltanto chi avrà i soldi potrà farsi curare. Il consigliere ha affermato che la riforma sanitaria deve essere fatta assieme con i comuni e non calata dall’alto.

Il consigliere del Pd, Franco Sabatini, ha sottolineato l’importanza della riforma all’attenzione del Consiglio, sia per il “peso” che il settore ha nel bilancio della Regione e sia per l’incidenza che nella società sarda hanno i servizi sanitari.

Il presidente della Terza commissione ha dichiarato in apertura del suo intervento il suo favore alle disposizioni contenute nella proposta di legge 71, evidenziando però alcune perplessità. Sabatini ha quindi affermato la necessità di dar seguito alle disposizioni di legge e ai contenuti delle riforma. «Il problema – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – non è solo fare una buona legge quanto garantirne la piena applicazione e la completa attuazione». Sabatini ha quindi denunciato la presenza all’interno del sistema sanitario sardo di veri e propri “centri di potere autoreferenziali” che contrastano ogni possibile cambiamento. L’esponente dei democratici ha inoltre rivolto critiche al sistema della cliniche universitarie. «Dobbiamo mettere in luce le tante anomalie che ancora sono presenti – ha spiegato Sabatini – perché è impensabile che al centro non ci siano i malati e la preparazione degli allievi ma solo le carriere di alcuni».

Il presidente della commissione Bilancio ha quindi sintetizzato i tre obiettivi che stanno alla base del Pl 71: contrasto alla spesa sanitaria («spesa sanitaria e spesa obbligatoria ingessano il bilancio regionale e impediscono investimenti per lo sviluppo»); miglioramento dei servizi («il sistema sanitario sardo garantisce un buon livello di sanità ma si può migliorare»); garantire la presenza capillare nei territori della Sardegna («perché è lì che si incontrano i bisogni dei sardi»).

Sabatini ha quindi lamentato livelli di spesa ospedaliera spropositati e al di fuori dei parametri nazionali, così come – a giudizio del consigliere Pd – sono fuori parametro anche i posti letto nelle strutture sarde («ne abbiamo 6800 contro i 5300 e ogni posto letto costa circa 1000 euro al giorno»). «I posti letto – ha aggiunto Franco Sabatini – si sono moltiplicati perché la Regione ha moltiplicato  le strutture complesse e si sono promossi tanti primari inutili».

L’esponente del Pd ha quindi dichiarato il proprio favore per la riduzione delle direzioni generali nelle Asl ma ha auspicato una puntuale verifica sullo stato di funzionamento delle otto Asl sarde.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato che la Pl 71 ha una visione incentrata sulla cancellazione dei presidi periferici. L’esponente dell’opposizione ha quindi criticato alcune anticipazioni di stampa su quelle che dovrebbero essere le intenzioni e le imminenti volontà dell’esecutivo in materia di sanità. «La Giunta – ha dichiarato Locci – dimostra di ignorare le esigenze dei sardi, di non tenere conto delle volontà delle associazioni di categoria e anche del confronto con la minoranza in Consiglio regionale». Il consigliere di Forza Italia ha quindi denunciato come fin dalle prime battute la maggioranza abbia rifiutato l’ipotesi di una collaborazione sui contenuti della Pl 71 ed ha affermato che con «il pretesto del disavanzo si cerca di motivare la nomina dei commissari nelle Asl della Sardegna».

Ignazio Locci ha sottolineato come il costo della Sanità sarda sia a totale carico del bilancio regionale e ha invitato tutti a considerare le indicazioni del Cipe come semplici indirizzi. Il consigliere dell’opposizione ha quindi dichiarato di considerare il disavanzo delle Asl nel 2013 come «un positivo contributo al sostegno del Pil sardo».  Locci ha concluso ricordando che la spesa sanitaria in Italia resterà tendenzialmente in crescita fino al 2016 e ha affermato che le soluzioni in materia di sanità sono rappresentate dall’introduzione dei costi standard e di efficaci strumenti di budget. Ignazio Locci ha inoltre affermato che «non sarà tollerato alcun aumento del ticket sanitario».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza italia) ha criticato il testo che «vorrebbe essere il primo passo di una riforma che identifica la spesa come il problema centrale del settore, mentre già dalle dichiarazioni programmatiche si annunciava la volontà di voler revocare la fiducia nei manager controllando anche le spese più minute». «Ora siete tutti “indagati” – ha dichiarato Tunis – è sarà complicato dimostrare che ciò che si sta facendo non serve solo ad affondare le mani nel governo delle aziende». «Nel testo – ha poi osservato il consigliere – ci sono molti salti logici; da una parte promettete una riduzione delle figure apicali ma poi offrite un aumento, giustificate una nuova azienda per razionalizzare mentre sarebbe corretto il contrario, dite di saper fare di conto ma dimenticate che il 70% della spesa è per il personale e le risorse umane, come incidete sul resto?» Procedendo per esclusione, secondo Tunis, «non resta che attribuire tutto all’incapacità dei manager ma, anche per questo, già oggi a legge invariata, si possono cambiare i manager, ovviamente in presenza di certe condizioni». Al giudizio storico sulle persone non ci stiamo, ha avvertito infine il consigliere di Forza italia, «perché vogliamo ragionare su altro, non impegnarci in un inutile muro contro muro ma, nel merito, lavorare per trovare soluzione condivise, per una sanità non a misura dei politici ma a misura dei cittadini che pagano le tasse».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia) ha detto che «non è semplice discutere di una riforma che non cambia nulla; ci troviamo in un clima surreale, a meno che non ci sia un maxi emendamento della Giunta che fa arrivare in Aula la vera riforma all’ultimo momento, come si apprende dalla stampa». «Per quanto riguarda il testo – ha proseguito Tedde – si parla di norme urgenti mentre si afferma il contrario, si vuole razionalizzare ma nello stesso tempo si aumenta la spesa, di disegna una mappa della sanità che prescinde da quella istituzionale che segue la soppressione delle Province: dunque non si riforma nulla e non si va al di là di un pretesto per commissariare le Asl, come dicono anche autorevoli esponenti della maggioranza». Non è che il commissariamento in se sia un delitto, ha detto ancora Tedde, «ma certamente non lo si può spacciare per riforma, anche perché questa maggioranza sta commissariando un pò tutto, ultimo esempio in ordine di tempo l’Ente foreste, per il quale la Giunta traccia degli indirizzi che sottopone al Consiglio ma non fa una vera riforma, anche in questo caso solo per supportare la decisione di commissariare l’Ente». «Il centro sinistra – ha sintetizzato il consigliere Tedde – appare sempre più pantagruelico e vorace, mai sazio, pensa solo al potere e non al bene della Sardegna e lo stesso Consiglio sta delegando tutto alla Giunta: un contesto generale da cui scompare la sanità vicina ai cittadini e resta solo l’avvicendamento di qualche uomo che non può cambiare la sanità sarda, né realizzare la riforma strutturale e coraggiosa che serve alla Sardegna».

Il presidente ha dato, poi, la parola ad Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha riconosciuto che i principi generali sono condivisibili, ma ha criticato la norma che non è in grado di risolvere i problemi della sanità sarda. Mancano, secondo, il consigliere gli elementi di valutazione sulla situazione esistente per comprenderne le criticità e le situazioni da potenziare o da eliminare. Secondo Carta la sanità è sempre stata una miniera di voti ed è stata gestita male, serve sicuramente una seria riforma sanitaria ma non c’è alcuna urgenza di approvare questo testo. «La sanità una materia seria», ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru e all’assessore, e richiede un confronto approfondito e costruttivo, se così sarà «in questa strada non sarete soli».

Per Alberto Randazzo (Forza Italia) non si può affrontare una riforma sanitaria senza avere i dati dell’esistente. Il consigliere ha dichiarato che ha chiesto più volte questi dati, gli stessi richiesti in sede di approvazione del Patto della salute, ma non li ha mai avuti. Per questo motivo non è possibile, ha continuato, affrontare un argomento di tale portata senza capire da dove si parte e dove si vuole andare. Ci vogliono certezze, secondo Randazzo, non si può delegare tutte la azioni alla Giunta senza avere conoscenza della situazione.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) ha affermato con nettezza che «la Pl 71 non rappresenta la riforma del sistema sanitario regionale e non è neppure una legge per procedere con la nomina dei commissari nelle Asl della Sardegna». «Sono norme – ha spiegato l’esponente della maggioranza – per avviare un processo di riforma che cancelli l’inefficacia e l’inefficienza dell’attuale sistema sanitario che si caratterizza anche per la sua antieconomicità, visto che assorbe il 60% circa dell’intero bilancio regionale».

A giudizio di Augusto Cherchi il sistema così come è strutturato attualmente non puo reggere e la Pl 71 getta le basi per procedere con un ridorino complessivo di servizi, funzioni e gestioni. Il consigliere del PdS ha quindi concluso con l’auspicio che l’intero Consiglio regionale partecipi a ridisegnare la sanità sarda.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha iniziato il suo intervento partendo dal titolo della Pl 71 “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”  per evidenziarne la contraddizione con quanto affermato dal consigliere Augusto Cherchi («non è una riforma ma un avvio di riforma») e per contestarne il requisito dell’urgenza. L’ex assessore dell’Agricoltura dell’ultimo esecutivo a guida Cappellacci è entrato quindi nel merito di quanto disposto dai singoli articoli della proposta di legge che ha come primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco. Oscar Cherchi a domandato in tono polemico quale sia l’urgenza di una nuova azienda sanitaria per le urgenze e le emergenze e quale l’urgenza di procedere con l’istituzione della casa della salute.

L’esponente della minoranza ha quindi dato lettura di quanto disposto al comma 2 dell’articolo 7 della Pl 71, laddove si stabilisce che entro 120 giorni dall’approvazione della legge, la Giunta è tenuta alla presentazione di un apposito disegno di legge di riforma del sistema sanitario regionale. A giudizio di Oscar Cherchi è questo il dispositivo che consente all’esecutivo regionale di procedere con la nomina dei commissari nelle otto Asl della Sardegna («non ci sono ragioni per le quali si preveda in legge un successivo disegno di legge della giunta»). «Non ci sarebbe stato niente di scandaloso procedere con i commissari – ha concluso Oscar Cherchi – ciò che è invece non è opportuno è discutere e approvare una legge inutile per giustificare i commissariamenti».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha ribadito l’intenzione della maggioranza di procedere alla riforma e respinto alcune interpretazioni provenienti dall’opposizione. «Tuttavia – ha sostenuto – pare che al di là delle forzature emerga una condivisione della necessità di intervenire per correggere lo squilibrio economico della sanità sarda, che incide pesantemente sul bilancio della Regione». Il problema, secondo l’opinione di Ruggeri, «non sono le case della salute o i tagli lineari dei costi ma dare vita ad un nuovo modello di sanità che va dall’ospedale al territorio, che sposta il servizio nel luogo più vicino al bisogno di salute, creando le condizioni per superare la situazione attuale in cui più che spendere troppo spendiamo male». «Il tempo – ha affermato ancora il consigliere – serve alla Giunta anche per supportare adeguatamente ogni intervento con dati certi, superando la logica che portava ad agire solo sull’offerta ospedaliera, trascurando l’offerta di salute complessiva extra ospedaliera ed è qui anche la ratio del nuovo sistema di emergenza urgenza». «Forse questa riforma non è la cosa più giusta – ha precisato Ruggeri – ma è la cosa migliore in questo momento, avremo un bilancio misurabile all’interno di una logica che cambia il sistema e non solo i manager». Sul piano politico, l’esponente del Pd ha affermato che «il centro destra può dimostrare, col suo dissenso, che può far riflettere e cambiare la maggioranza senza arroccarsi sul mantenimento di certe posizioni: se è così potremo condividere molte cose».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha espresso imbarazzo «perché non si sa di quale proposta di legge si deve parlare dopo aver letto sui giornali di accorpamenti di Asl e di costituzione di distretti». La proposta in esame, ha aggiunto, «apparentemente contiene proposte interessanti, come la razionalizzazione del sistema ed il migliore utilizzo delle risorse umane ed economiche, ma le perplessità arrivano quando ci si sofferma sulle modalità con cui si vogliono realizzare questi obiettivi». Rubiu ha poi definito la proposta un provvedimento «in cui i problemi si citano senza risolverli e senza nessuna novità; la proposta della casa della salute, ad esempio, si trova integralmente sul sito del Ministero della Salute mentre, per gli ospedali di comunità, sono evidenti i richiami alla Regione Veneto». Quanto poi alla centrale di committenza ed ai distretti sanitari, per Rubiu «si tratta di cose già sentite da anni che non rappresentano novità e di cui non si capisce l’urgenza». La parte per certi aspetti più innovativa, a giudizio del consigliere dell’Udc, «è quella della nuova agenzia per l’emergenza-urgenza, peraltro scopiazzata dal Veneto, ma appare sottostimata la copertura finanziaria perché costa moltissimo e 600 mila euro l’anno non possono bastare, il suo vertice è eccessivo rispetto alle esigenze di semplificazione più volte richiamate, così come è elefantiaca la composizione della centrale unica di committenza con 20 persone e costi in proporzione». «In realtà – ha concluso – si vuole solo occupare il potere ingannando i sardi con una riforma che è solo un agglomerato di ipotesi fantasiose, una proposta virtuale che non può risolvere i problemi reali».

Per il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, questa proposta di legge non affronta ciò che cita in premessa ma crea soltanto confusione e ragiona ancora come gestione della sanità e non mette la centro il diritto alla salute dei cittadini. La Zedda ha evidenziato che non si era mai vista una legge che rimanda a un’altra legge per la cura definitiva del “malato” sanità. Zedda ha evidenziato che il testo è confuso e non agisce in modo organico, visto che non c’è alcuna menzione di cosa ne sarà dei poliambulatori, delle guardie mediche e dei piccoli ospedali. Il consigliere di Forza Italia ha anche evidenziato che, nella parte finanziaria, non si parla di risparmi ma soltanto di ulteriori costi, 600mila euro, per il funzionamento dell’Areu. «Credo che se veramente vogliamo dare un senso compiuto a una “pre-riforma”, possiamo impegnarci per migliorarla». Zedda ha auspicato che l’Aula voglia affrontare in modo concreto il problema e non voglia fermarsi soltanto alla sostituzione di medici con altri medici.

I lavori sono stati interrotti e ripresi alle 16.30 con gli interventi degli undici capigruppo e si concluderanno alle 19.00, termine ultimo per la presentazione degli emendamenti.

I lavori del Consiglio proseguiranno anche domani alle 15,30 con l’esame del disegno di legge 99 “Disposizioni transitorie in materia di riordino dell’Ente foreste della Sardegna”, se esitato dalla competete Commissione, diversamente si proseguirà con l’esame del Pl 71.

    

Consiglio regionale 3 copia

La seduta del Consiglio regionale, questo pomeriggio, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’interpellanza n. 35/A (Azara e più) «sui gravi problemi causati dalle numerose riduzioni e sospensioni del servizio ferroviario in diversi comuni sardi». Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Michele Azara, primo firmatario dell’interpellanza.

Il consigliere Michele Azara (Sardegna Vera) ha sottolineato in primo luogo la gravità dei disservizi di Trenitalia sul territorio regionale, con particolare riferimento a Sanluri e Pabillonis e in generale sulla linea Oristano-Cagliari, a partire dal mese di giugno, «con decisioni avvenute senza comunicazione e consultazione delle amministrazioni interessate, in alcuni casi dopo la realizzazione di una nuova stazione con annessa biglietteria». Per gli utenti, ha ricordato Azara, «ci sono state conseguenze molto negative, non attenuate dall’intervento sostitutivo, in alcuni casi, attraverso un mezzo gommato; una donna, dopo la soppressione della linea con Cagliari, ha perso il lavoro perché impossibilitata a raggiungere Cagliari nelle prime ore del mattino». Tutto ciò, secondo il consigliere, «richiede un intervento tempestivo della Regione, a cominciare dal nuovo contratto di servizio con Trenitalia».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru che ha dato la parola, per la riposta, a nome della Giunta, all’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana.

In apertura, l’Assessore ha ricostruito brevemente le vicende del contratto di servizio Trenitalia-Regione, stipulato prima con lo Stato, poi trasferito alla Regione nel 2012, e perfezionato alla fine del marzo scorso, per un importo di circa 40 milioni. L’azione della Giunta, ha detto Deiana, «è consistita sia nell’ottenere che questa somma sia considerata al netto del patto di stabilità, poi per aumentare il plafond di chilometri a disposizione, dato che quello attuale, di oltre 3 milioni di chilometri, è insufficiente». Il contratto, comunque, a giudizio di Deiana, «dovrà essere rivisto a breve, tenendo presente l’entrata in funzione dei nuovi treni veloci». Per quanto riguarda la soppressione di alcuni collegamenti, Deiana ha comunicato che, in base ai numeri forniti da Trenitalia, «si tratta di linee con un bassissimo numero di utenti, in alcuni casi inferiore alle 5 unità: sono, dunque, scelte dolorose ma non sostenibili».

Il consigliere Azara si è detto soddisfatto ma ha rilevato che Trenitalia, titolare di ha un contratto con la Regione sia pure in corso di revisione, «deve comunque avvertire delle sue decisioni, a cominciare dalle amministrazioni interessate: cosa diciamo alla donna che ha perso il lavoro? Occorre che queste cose non si ripetano, individuando soluzioni condivise».

Successivamente il vice presidente Peru ha dato la parola al capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, primo firmatario dell’interpellanza n. 60/A «sulla partecipazione della Sardegna all’Expo 2015».

Dedoni ha esordito ribadendo l’importanza per la Sardegna dell’Expo di Milano, rassegna che può rappresentare una grande opportunità per regione, il suo tessuto economico e il turismo. «Tuttavia – ha sottolineato – in molte occasioni, come accade negli Usa, Italia viene rappresentata solo con la Sicilia e spesso si confonde la Sardegna con la Costa Smeralda, questo lascia in ombra molte caratteristiche della nostra isola sul piano economico e culturale». Le stesse scoperte di Mont’ i Prama, di valore mondiale, rischiano per Dedoni «di essere l’ennesima occasione mancata, della quale comunque dovremo riparlare: ora siamo ad un anno dall’Expo e non sappiano cosa intende fare la Giunta, mentre c’è una Sardegna che ha bisogno di confrontarsi con il mondo ed occorre sapere sulla base di quali indirizzi e quali scelte, perché è anche su questi temi è in gioco il futuro della nostra comunità regionale».

L’assessore del Turismo Francesco Morandi, riassumendo le attività svolte dall’Esecutivo, ha ricordato il lavoro avviato nel 2013 per progettare la partecipazione sarda alla manifestazione, che conteneva fra l’altro un preciso mandato operativo all’Agenzia Sardegna Promozione. «Expo – ha dichiarato l’assessore Morandi – è forse la più grande opportunità per Sardegna cui partecipano 130 nazioni chiamate a confrontarsi sul tema Nutrire il pianeta, energia per la vita; non solo rassegna espositiva, dunque, ma un network di relazioni internazionali in grado di consentire alla Sardegna di creare una rete di relazioni. Rispetto al primo tema individuato, quello della longevità, la Giunta ha prima deciso di riportate le competenze dell’Agenzia all’interno dell’Assessorato e poi di integrare il tema principale con altri, come qualità della vita, eccellenza naturale, produzioni alimentari ed innovazione sostenibile, capace di esprimere la grande forza dell’identità. Su questa impostazione -ha proseguito Morandi – hanno lavorato sia un tavolo tecnico e un pool interassessoriale, presso la presidenza della Giunta, con il compito aggiuntivo di riavviare i rapporti con padiglione Italia Expo e l’unità di missione di Roma».

Il consigliere Dedoni si è detto sorpreso dalla risposta dell’Assessore, ritenendo che la materia fosse di competenza del presidente della Giunta, «la task force, infatti, fa capo alla presidenza della Giunta». «Piuttosto – ha rilevato il consigliere – a fronte di questi impegni, oggi accade che se uno entra nel sito Expo manca il logo della Sardegna; non so che tipo di lavoro sia stato svolto, l’impressione è quella di agnelli allo sbaraglio in mezzo ad un branco di lupi». «Forse – ha suggerito – occorre ripensare alla decisione di cancellare l’Agenzia, ma in ogni caso la Regione si è mossa con grave ritardo mentre è il momento del fare, affrontando concretamente i problemi».

Il vice presidente del Consiglio regionale, Antonello Peru, ha messo in discussione le interpellanze 64/A (Dedoni e più) e 69/A (Christian Solinas e più) sulla situazione in cui versano i circoli degli emigrati sardi all’estero.

Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha subito evidenziato l’importanza dell’argomento in discussione. L’emigrazione ha segnato, ha detto il firmatario del testo, pagine dolorose per le famiglie sarde. Questo triste fenomeno ha trovato un suo riconoscimento normativo nel 1991. Solinas ha ricordato quanto sia importante il lavoro di promozione della Sardegna che svolgono i circoli, 130 in tutto il mondo, vere e proprie ambasciate dell’Isola che possono contare su circa un milione e mezzo di sardi, se si contano quelli di seconda e terza generazione. «Sono comunità vive, luoghi di promozione della cultura e valorizzazione dell’economia della Sardegna». Solinas ha poi evidenziato come, a causa dei ritardi nell’erogazione dei fondi previsti per il 2013 e gli anticipi per il 2014, abbiano chiuso i circoli storici di Parigi, Toronto, Bruxelles e Aia e tanti altri chiuderanno. Solinas ha chiesto alla Giunta quale politica voglia porre in essere per salvaguardare questa importante risorsa della Sardegna e per quale motivo non siano ancora stati nominati i componenti della Consulta per l’emigrazione.

Il vice presidente Peru ha dato, quindi, la parola al capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, primo firmatario dell’interpellanza n. 64/A per l’illustrazione. Dedoni ha condiviso quanto affermato dal collega di minoranza, in particolare sulla funzione che i circoli hanno svolto nei confronti del popolo sardo che sta riprendendo a emigrare. Dedoni ha evidenziato come i circoli siano un punto importante per i sardi che arrivano nei paesi stranieri, «veri presidi di umanità e cultura in terra straniera». «Eravamo invidiati – ha affermato – perché avevamo la legge più importante di tutta Italia sull’emigrazione». Dedoni ha ricordato che «gli emigrati sono stati i primi a portare il turismo in Sardegna portando parenti e amici e hanno cercato di presentare e, per così dire, “vendere” la Sardegna in quei teatri lontani. Quella promozione che i governi sardi non hanno mai fatto». La risposta di riduzione dello stanziamento da 4 milioni e mezzo a due milioni è grave e svilisce, secondo il relatore, l’azione svolta da questi sardi in terra estera. Dedoni ha infine ricordato che tra loro ci sono persone che in quei paesi hanno raggiunto importanti posizioni professionali e politiche, ci sono sindaci e deputati. Un patrimonio che la Giunta si deve impegnare, per Dedoni, a non perdere e a non svilire.

Per rispondere all’interpellanza ha preso la parola l’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, la quale ha spiegato che «la Giunta regionale riconosce il valore dei circoli, pertanto la nostra politica è volta a preservare e difendere questo patrimonio culturale e sociale che può diventare un’importante risorsa soprattutto per i giovani». Mura ha sottolineato che la Giunta vuole  valorizzare le associazioni più attive nella promozione e ha rassicurato i firmatari delle interpellanze che, a breve saranno nominati i componenti della Consulta dell’emigrazione e ha spiegato che il ritardo è stato dovuto a problemi con i circoli dell’Olanda e degli Stati Uniti. Mura ha anche annunciato che la Giunta proporrà un disegno di legge di riordino di tutto il settore dell’emigrazione, «visto che dal ‘91 a oggi ci sono stati molti cambiamenti».

L’assessore Mura ha affermato che ieri ha incontrato i rappresentanti delle Federazioni per un primo incontro, e ha spiegato loro che, visti i tempi, tutte le associazioni sarde hanno avuto un taglio dei contributi del 20 per cento. L’esponente della Giunta ha poi annunciato che in tempi rapidi sarà erogato il saldo 2013 per 400mila euro e sarà valutata l’erogazione di contributi per alcune iniziative particolarmente importanti. La linea della Giunta è comunque quella di  premiare le iniziative più utili per la promozione dell’Isola e che creino opportunità di lavoro e di economia per la Sardegna.

Nella replica Solinas (Psd’Az) si è detto soddisfatto delle parole, ma non dei fatti e delle azioni della Giunta, insufficienti. Solinas ha chiesto di trasformare l’interpellanza in mozione. D’accordo con la richiesta del collega anche il consigliere Dedoni (Riformatori sardi) che ha apprezzato le parole ma non ritiene ci sia la volontà politica a risolvere il problema. «Vorrei chiedere al presidente del Consiglio – ha concluso – che i capigruppo incontrino le rappresentanze degli emigrati. Credo sia un fatto importante di raccordo e comprensione».

A sostegno della richiesta dei firmatari delle interpellanze si è espresso il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale ha evidenziato come un argomento di tale importanza non possa concludersi in questi pochi minuti di discussione. «C’è il mondo dell’emigrazione che in questi giorni hanno voluto richiamato l’attenzione dei gruppi sulla drammaticità in cui si trovano i circoli e sul rischio di chiusura dei circoli storici». Pittalis ha chiesto una sospensione di cinque minuti per terminare di scrivere la mozione e portarla subito in aula.

Sulla proposta il vicepresidente Peru ha chiesto un intervento a favore e uno contro sulla richiesta di sospensione. A favore si è espresso il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha affermato come «sia indispensabile discutere questa mozione per il valore enorme che hanno questi circoli per l’Isola».Rubiu ha ricordato che gli emigrati portano circa 30mila turisti ogni anno in Sardegna. «Sono gli ambasciatori della Sardegna – ha detto Rubiu – il taglio del 55 per cento dei contributi è una beffa». Contrario si è espresso il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha annunciato all’Aula che il suo partito ha già previsto un incontro con i rappresentanti degli emigrati che si terrà nei prossimi giorni e, soltanto dopo, si potrà affrontare l’argomento in maniera compiuta. Il vice presidente ha messo in votazione la richiesta di sospensione, che è stata respinta dall’Aula.

Si è poi passati alla discussione dell’interpellanza n. 22/A, presentata dal gruppo Udc, «sulle azioni poste in essere dalla Giunta per ottenere il trasferimento al demanio regionale dei beni dismessi dalle aziende statali». Ad illustrare il documento il primo firmatario, Giorgio Oppi. In apertura del suo intervento Oppi ha sottolineato la necessità di dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto che prevede la successione della Regione nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo.

Il consigliere dell’Udc ha ricordato i protocolli d’intesa sottoscritti negli anni scorsi per il trasferimento alla Regione dei beni delle Saline di Stato, delle strutture militari di La Maddalena e l’accordo del 2008 con il quale Stato e Regione concordarono il passaggio automatico alla Sardegna dei beni statali dismessi. «Occorre adesso guardare anche ai beni appartenenti alle aziende di Stato non più utilizzati come quelli delle Poste o delle Ferrovie  – ha detto Oppi – il loro patrimonio immobiliare acquisito prima della loro trasformazione in Spa deve essere trasferito alla Regione».  L’esponente dell’Udc ha quindi chiesto alla Giunta quali azioni, politiche e legali,  intende porre in essere in difesa dei propri diritti.

L’assessore agi Enti locali, Cristiano Erriu, rispondendo a Oppi, ha detto di condividere nel merito il contenuto nell’interpellanza. «La Regione segue con attenzione tutta la questione – ha detto l’esponente della Giunta – e per questo ha avviato le opportune azioni legali». Erriu ha quindi illustrato la strategia della Giunta in accordo con l’area legale della Regione: «Si è deciso – ha detto l’assessore – di avviare una prima causa per ottenere un indirizzo interpretativo univoco che consenta poi di portare avanti tutte le altre iniziative giudiziarie. Vogliamo verificare se ci sono le condizioni per mandare avanti le cause evitando di pagare costi legali elevatissimi in caso di soccombenza in giudizio». Erriu ha quindi rassicurato l’interrogante sulle azioni della Giunta: «Riteniamo  prioritario – ha concluso – dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto e ottenere il rispetto dell’accordo sottoscritto nel 2008 per il passaggio dei beni dismessi dallo Stato alla Regione».

 In sede di replica, il consigliere Oppi si è detto parzialmente soddisfatto della risposta della Giunta. L’esponente dell’Udc ha indicato le priorità da tenere presenti: il trasferimento alla Regione dei beni dismessi dalle Saline di Stato, un nuovo  protocollo sui beni militari, la piena attuazione dell’accordo del 2008 che prevedeva il passaggio di tutti i beni dismessi alla Regione e un’azione decisa nei confronti delle Ferrovie e delle Poste per l’acquisizione dei loro beni inutilizzati.

Il vicepresidente Antonello Peru ha quindi dato la parola al consigliere Rossella Pinna (Pd) per l’illustrazione dell’interpellanza n. 6 «sulla necessità di realizzare con urgenza gli interventi di messa in sicurezza nella strada statale 197 tratto Sanluri – Guspini e la realizzazione dell’intersezione a rotatoria al km 13,500 incrocio strada provinciale 61 con viabilità urbana del Comune di San Gavino Monreale».

In apertura del suo intervento, l’esponente del Partito Democratico ha sottolineato la pericolosità della strada in questione: «Si tratta di un’importante arteria che collega i principali centri del Medio Campidano con la Marina di Arbus e la S.s.131 sulla quale si riversa giornalmente un’ingente mole di traffico. E’ una strada che presenta numerosi incroci a raso dove in questi anni si sono verificati diversi incidenti mortali» L’interpellante ha quindi ricordato che la messa in sicurezza dell’asse viario era stata finanziata nel 2008 dalla Giunta Soru con uno stanziamento di cinque milioni di euro, poi ridotti a quattro. Fondi ai quali si aggiunse poi uno stanziamento della Provincia del Medio Campidano che finanziò con 340mila euro la costruzione di una rotatoria al km 13,500, tra la strada provinciale e la viabilità del Comune di San Gavino Monreale. Nel 2014, ha evidenziato ancora Pinna, fu approvato il progetto preliminare da parte della Conferenza dei Servizi poi ratificato dalla Provincia e dal Comune di San Gavino.

«Nonostante tutto – ha rimarcato Pinna – i lavori non sono mai iniziati, il finanziamento di 5 milioni è ancora in carico alla Provincia del Medio Campidano oggi commissariata». Il consigliere del Pd ha quindi chiesto alla Giunta quali azioni intenda avviare per accelerare l’avvio dei lavori e mettere in sicurezza la strada.

L’assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, in prima battuta, ha messo in evidenza i problemi in cui si trovano le strade sarde per la cui messa in sicurezza servirebbero centinaia di milioni di euro. Maninchedda è poi passato all’esame del caso specifico: «L’opera in questione fu finanziata nel 2008 con 5 milioni di euro, poi diminuiti a quattro – ha ricordato l’assessore – la Regione stipulò in seguito una convenzione con la Provincia del medio Campidano. Tra la firma dell’intesa e l’approvazione del progetto preliminare sono passati quattro anni. I lavori dovevano essere appaltati entro il mese luglio di quest’anno. Non è stato possibile, la messa in sicurezza della strada  è attualmente definanziata. Siamo nel caso, non isolato, per cui un’opera non può essere realizzata per incuria amministrativa».

Rossella Pinna, nella replica, si è detta soddisfatta della risposta della Giunta ma ha espresso preoccupazione per «una situazione che permane in tutta la sua criticità». L’esponente del Pd ha quindi sollecitato l’esecutivo regionale a fare uno sforzo per rifinanziare il progetto: «Lasciando da parte le questioni tecniche – ha concluso Pinna – ritengo che sia in ogni caso necessario intervenire per tutelare gli automobilisti. L’opera va rifinanziata con l’assestamento di bilancio»

Successivamente, il vice presidente Peru ha avviato la discussione dell’interpellanza n°41/A (Tocco e più) «sullo stato di precarietà del personale dell’Ente Foreste della Sardegna». Essendo assente il consigliere Tocco, l’interpellanza sarà illustrata dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha espresso in avvio una dura critica contro l’atteggiamento della Giunta che, ha detto, «non può continuare con la politica degli annunci e delle promesse alimentando aspettative che poi non vengono mantenute: ora serve una parola chiara dell’Assessore per i circa 1700 lavoratori dell’Ente Foreste per i quali nella legislatura precedente si era avviato un piano di stabilizzazione su base triennale,  con una previsione di circa 500 unità per anno». Ma ora, ha lamentato Pittalis, «scopriamo che le risorse destinate a quello scopo, 8 milioni, vengono tolti all’Ente Foreste; siete professori negli annunci cioè fate chiacchiere su ipotesi di riordino dell’Ente senza dire una parola sui lavoratori». Il capogruppo di Forza Italia ha inoltre contestato la decisione di commissariare l’Ente: «Lo avete fatto nelle more di una legge, ma la legge ancora non c’è, come se Delfo Poddighe, già comandante del corpo dovesse imparare qualcosa, o come se ci fossero irregolarità, in realtà siamo di fronte ad un commissariamento che ha una motivazione ridicola e, se queste sono le premesse, la stabilizzazione dei precari non comincerà mai».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha respinto «i toni offensivi» del consigliere Pittalis. Ripercorrendo le vicende della stabilizzazione l’Assessore ha ricordato il piano di riordino degli organici previsto da una legge del 2007, un successivo provvedimento del 2008 per 850 unità, ed un altro nel 2009 per altre 215 ma, ha tenuto a precisare, «dopo non ci sono stati atti conseguenti e solo nel gennaio di quest’anno si è intervenuti con una nuova norma relativa a 500 unità annue per 3 anni incrementando risorse fino a 6 milioni annui per fare fronte ai compiti di prevenzione delle calamità naturali e contrasto ai fenomeni dissesto idrogeologico». «Le risorse c’erano e ci sono – ha sostenuto l’assessore dell’Ambiente – ma non sono stati definiti i contingenti di personale e procedure: su questi problemi abbiamo avviato un confronto con l’Assessore e con i sindacati, che abbiamo incontrato ad aprile, ad agosto e ad ottobre, si continuerà a seguire questa strada compatibilmente con la nuova legge di riorganizzazione dell’Ente».

Nella replica, il consigliere Pittalis si è dichiarato non soddisfatto, ribadendo i contenuti della sua critica politica sulla motivazione del commissariamento. «Il generale Gilberto Murgia, direttore generale che avete esautorato – ha aggiunto il consigliere – è stato reintegrato dal Consiglio di Stato, occorre fare attenzione su atti di cui qualcuno sarà chiamato a pagare le conseguenze». E’ giusto invece, secondo Pittalis, «che dove si rilevano professionalità serie, come nel caso dell’Agenzia del lavoro, che siano riconosciute evitando soluzioni sbagliate e commissariamenti affrettati e immotivati, perché ciò avviene a danno dei lavoratori che, anche oggi, non hanno ottenuto risposte».

Il vice presidente Peru, proseguendo nell’ordine del giorno, ha poi dato la parola al consigliere Daniela Forma, prima firmataria dell’interpellanza «sul ripristino del potenziale produttivo del settore agricolo danneggiato da calamità naturali».

Il consigliere Forma (Pd), ha evidenziato la difficoltà di assegnare una corretta destinazione ai 30 milioni stanziati dalla Regione dopo calamità naturali del novembre 2013 per favorire il recupero del tessuto produttivo agricolo. «Dopo la presentazione delle domande e la predisposizione della graduatoria unica regionale in base risorse disponibili – ha ricordato il consigliere Forma – sono stati finanziati 317 progetti ma ben 930 sono stati dichiarati ammissibili ma non finanziabili, creando un profondo malessere nel mondo agricolo». «Forse sarebbe stato meglio – ha suggerito Forma – restringere il campo degli interventi sugli 80 comuni, magari con meno contributi ma divisi su una platea più ampia di beneficiari, così come è apparsa di difficile attuazione il criterio del punteggio massimo». «Occorre chiarire questi aspetti a trovare nuove risorse – ha concluso l’esponente del Pd – e voglio dare atto che l’Assessorato ha raccolto queste sollecitazioni con disponibilità e tenacia».

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi ha condiviso le osservazioni del consigliere Forma sulle criticità del bando a cominciare dalla possibilità di risarcire il 100% del danno data l’esiguità delle risorse disponibili e le richieste pervenute per almeno 70 milioni. Ora, ha annunciato l’Assessore, «si sta procedendo a far scorrere la graduatoria per impegnare risorse della prossima programmazione se riusciremo a spendere tutti fondi disponibili entro il 31 dicembre; è un traguardo alla nostra portata, abbiamo chiesto il supporto di Argea per la presentazione delle domande ora in fase di istruttoria, in questi giorni stiamo pagando stati di avanzamento del 25% in modo da accelerare spesa». Al momento, ha precisato l’Assessore, «le domande sono 1271, 1081 i progetti e 465 i finanziamenti assegnati, confidiamo concludere entro l’anno queste procedure per cominciare lo scorrimento della graduatoria».

Il consigliere Forma ha ringraziato per la completezza della riposta dell’Assessore, ed ha richiamato l’attenzione sull’esigenza di rafforzare gli uffici di Argea per istruire pratiche entro 2014, soprattutto in alcune zone della Sardegna, «come Nuoro dove si opera con organici ridotti all’osso e dove è concentrata la metà delle domande». Bisogna accelerare inoltre, ha continuato Forma, «l’iter autorizzativo per aziende ricadenti in aree sottoposte a vincoli, serve perciò la collaborazione degli Assessorati dell’Ambiente e degli Enti locali».

L’Aula ha poi esaminato l’interpellanza n. 65/A (Zedda Alessandra e più) «sull’attività di vigilanza venatoria».

Il consigliere Zedda ha evidenziato in apertura che quella degli agenti venatori «è una attività centrale nella prevenzione nel contrasto agli incendi, un grande lavoro di volontari a costo zero che viene limitato perché non si rilasciano attestati ma si rinnovano solo quelli vecchi perché non è stata ricostituita la commissione; è paradossale». «Occorre quindi accelerare la soluzione del problema – ha concluso Zedda – ed è necessario sapere cosa intende fare la Giunta e in quali tempi».

L’assessore dell’Ambiente ha ricordato che i compiti relativi agli agenti venatori sono stati trasferiti alle Province e attualmente esiste una situazione di incertezza dovuta alla mancanza di direttive alle province. «Si verificherà – ha detto – se a risorse a risorse invariate si potrà procedere alla nomina delle guardie venatorie volontarie in una ottica di semplificazione amministrativa».

Il consigliere Zedda ha definito apprezzabile il rilievo assegnato alle guardie venatorie ma, ha avvertito, «per essere davvero incisivi bisogna accelerare processo, tanto più che siamo in fase di riordino delle normativa degli enti locali e i tempi potrebbero allungarsi».

Dopo la conferenza dei capigruppo, il presidente Ganau ha messo in discussione il successivo punto all’ordine del giorno: il Dl n. 111 sull’assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016. Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, Franco Sabatini (Pd), presidente della Commissione Bilancio, il quale ha dato per letta la relazione allegata al disegno di legge.

Il presidente ha dato la parola al relatore di minoranza, Alessandra Zedda, vice presidente del Gruppo di Forza Italia. Un giudizio critico quello dell’opposizione nei confronti della Giunta Pigliaru debole nei confronti del Governo Renzi, con la Manovra definita «una legge disordinata e inadeguata». Zedda ha evidenziato alcuni «aspetti salienti», per la minoranza, di questo disegno di legge «come il rapporto di subordinazione al governo viziato da appartenenze partitiche», evidenziando anche la profonda crisi in cui versa “l’Italia a rischio default”. Zedda ha poi sottolineato che si tratta di una manovra in cui «la maggioranza non ha voluto il confronto con la minoranza» e che «questa legge non è un collegato in senso tecnico, non una manovra bis, ma una norma che modifica numerose Upb e capitoli di bilancio». Zedda ha accusato la Giunta di aver perso tempo e non essere intervenuti con urgenza «per quelle sacche di disagio, emergenze dei territori colpiti dalle calamità naturali, alle situazioni di disagio sociale, delle aziende, del lavoro, attività produttive, commercio, agricoltura e artigianato». Zedda si è poi scagliata contro la resa della Giunta davanti al taglio dei 34 milioni di euro «operato per trovare la copertura ai famosi 80 euro inefficaci». L’esponente della minoranza ha definito «la manovrina spot-giocattolo del presidente Renzi una iattura per regioni ed enti locali, che come noi ne hanno subito il peso».

Alessandra Zedda è poi tornata sulla vertenza entrate: «Un assestamento di bilancio parziale e senz’anima, reso ancora più arido dall’accordo Pigliaru-Padoan, che per noi non è affatto rispettoso dei diritti della Sardegna, sia in termini di entrate dovute, sia di risoluzione dei vincoli del Patto di stabilità. Che lo condividiate o meno, nel 2014 impegnate in bilancio meno del 2013 e soprattutto spendere 300 milioni in meno rispetto all’esercizio passato».

La Zedda ha evidenziato che ci sono tagli per tutti i settori senza creare opportunità di lavoro per i sardi. Il relatore di minoranza ha però annunciato un leale confronto vista l’urgenza del provvedimento.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi aperto la discussione generale dando la parola al primo iscritto a parlare, il vice capogruppo del Pd, Roberto Deriu.

Secondo Deriu, l’assestamento di bilancio non può essere considerato il primo atto di politica finanziaria di questo governo: «Il nome stesso – ha sottolineato il consigliere della maggioranza – richiama l’esigenza di acconciare precedenti decisioni utilizzando il poco denaro rimasto. Intravediamo comunque la volontà di riqualificare e razionalizzare la spesa. Attendiamo di vedere applicata la filosofia della Giunta nella prossima manovra finanziaria».

Michele Cossa (Riformatori) ha ribadito il giudizio negativo sulla manovra espresso nei giorni scorsi. «E’ un provvedimento che non introduce novità e conferma la debolezza della Giunta nei confronti del Governo nazionale. Lo Stato – ha detto Cossa – continua a manifestare la volontà di succhiare risorse alla Sardegna. I famosi 80 euro di Renzi non hanno avuto nessun impatto sull’economia, sono serviti solo a far ottenere al premier  un buon risultato elettorale alle elezioni europee ma non hanno rilanciato i consumi. Ora anche la Sardegna è chiamata a fare la sua parte per pagare un intervento di politica economica che è stato “a ricaduta zero”».

Entrando nel merito del provvedimento all’attenzione dell’Aula, Cossa ha espresso preoccupazione per lo stato delle finanze regionali. «L’assestamento di bilancio rappresenta un anticipo di quello che accadrà il prossimo anno. Passando dai vincoli del Patto di stabilità al sistema del pareggio di bilancio non ci sarà nessun incremento della spesa pubblica. Le entrate negli ultimi mesi sono andate calando e ciò comporterà una contrazione di risorse spendibili». Il consigliere dei Riformatori sardi, infine, ha segnalato i tagli operati dalla Giunta per le famiglie (-5 milioni), per il reddito di comunità (-3,5 milioni), per il potenziamento del trasporto pubblico locale nelle aree vaste dove insistono sedi universitarie (-500mila euro all’anno). Cossa ha quindi annunciato la presentazione di diversi emendamenti al disegno di legge della Giunta.

Marcello Orrù (Psd’Az) ha bocciato senza mezzi termini l’assestamento di bilancio: «E’ un attacco alle famiglie e all’intera economia isolana – ha affermato Orrù – settori chiave come la cultura, l’istruzione e le politiche sociali vengono colpiti pesantemente». Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di non aver dato seguito agli annunci fatti in sede di dichiarazioni programmatiche: «Avete tagliato i fondi anche a quei settori ritenuti da voi strategici come la ricerca, l’edilizia scolastica e le politiche per l’occupazione. Non ci sono fondi per il rilancio dell’edilizia abitativa e della pastorizia». Orrù ha quindi invocato più attenzione per le famiglie («sono sempre di più quelle che si rivolgono alla Caritas») e per le politiche sanitarie («sono stati ridotti i fondi per la formazione degli infermieri e del personale del 118 e i ricoveri dei malati psichici»). Quindi l’affondo finale: «Questo assestamento – ha concluso Orrù – non viene incontro al disagio sociale della Regione».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito la manovra del tutto priva di elementi nuovi, «una semplice rimodulazione di capitoli di spesa; ne è venuto fuori uno strumento inutile per la soluzione dei veri problemi della Sardegna, peraltro molto rimaneggiato dalla maggioranza rispetto al testo originario della Giunta». Alcune cose, secondo Locci, «appaiono francamente assurde, come il contributo al consorzio industriale di Tortolì per spese di depurazione di acque civili che, casomai, dovrebbero essere di Abbanoa, invece sono l’esempio di un rattoppo che cerca di nascondere scarse capacità di governo». Meritavano certamente più attenzione, ha dichiarato il consigliere di Forza Italia, «disoccupati, giovani professionisti e piccole e medie imprese che tirano la carretta di questa Regione: il giudizio nel complesso non può che essere negativo, perché ci si preoccupa solo di mettere risorse da una parte o dall’altra con un sistema che appartiene al passato».

Il consigliere Ignazio Tatti (Udc) si è chiesto «a che serva esprimere un parere come quarta commissione il 7 di ottobre quando la terza commissione ha esitato il provvedimento il 3 ottobre». Rivolgendosi poi all’Assessore della Programmazione Paci, «da Sindaco che ci mette la faccia», ha affermato che «la manovra è una offesa alla Sardegna, come dire che non ce ne sbatte niente dei sardi, quando si tolgono 10 milioni ai Comuni per i cantieri verdi per i quali il governo nazionale ha derogato consentendo le assunzioni in Sardegna; era una boccata d’ossigeno per i Comuni e soprattutto per i disoccupati dei centri più piccoli, per chi non ha niente non sarebbe stato poco». Soffermandosi poi sui tagli del tutto privi di giustificazione, Tatti ha elencato «i 40 milioni contro il dissesto idrogeologico, quelli per la bonifica dall’amianto, per i cimiteri, per le università diffuse come Oristano, perfino per gli agricoltori colpiti da calamità naturali». Qui si fanno cose, ha concluso Tatti, «senza uscire dal palazzo e vedere cosa c’è in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha sottolineato con rammarico che «di fronte ad crisi drammatica e di difficile soluzione c’è una classe dirigente disattenta». Occorre intanto chiarire una volta per tutte, secondo l’opinione di Cherchi, «qual è stata la reale  necessità di presentare questa manovra perché la tesi dello strumento tecnico non esiste». La verità, ha proseguito, «è che non ci sono soluzioni nuove, è un assestamento parziale e senz’anima che non rappresenta niente di buono per i sardi». Che senso ha, si è chiesto il consigliere di Forza Italia, «tagliare i fondi contro il dissesto idrogeologico, frutto di una battaglia fortissima subito dopo l’alluvione del novembre 2013, mentre c’era la delibera dell’Assessore per impegnarli entro l’anno: e poi ancora tagli su, commercio, artigianato, imprenditoria femminile, blocco delle opere cantierabili, risarcimenti dei danni alle colture dopo otto mesi senza dati, né bandi». Ma allora questa Giunta cosa ha fatto in tutto questo tempo, ha concluso Cherchi, «a parte parlare male di quanto fatto nella legislatura precedente?».

Il presidente ha dato, quindi, la parola all’ex presidente Ugo Cappellacci (Forza Italia): «L’assestamento di bilancio entra in aula in un clima in netta contrapposizione tra maggioranza e opposizione che crea un blocco a suggerimenti e proposizioni della minoranza». In passato, ha ricordato l’esponente di Forza Italia, la logica di contrapposizione ha sempre creato danni alla Sardegna, e ha quindi auspicato che nel dibattito in aula ci sia un’apertura da parte della maggioranza per avviare un confronto, «perché così non va bene».

Ugo Cappellacci ha evidenziato che la maggioranza ha i numeri per evitare il confronto, ma non potrà evitarlo con la Sardegna, con i sindaci, gli agricoltori, le famiglie, le imprese. «L’assessore dice che il taglio è del 10 per cento ossia i 300 milioni di cui avevamo parlato noi».

Per l’ex presidente della Giunta «quello che indicate come il paradiso inizia ad avere i connotati di un inferno». E ha chiesto alla Giunta, visto che  oltre ai tagli di risorse, ci saranno 130 milioni di euro di entrate in meno «come credete di arrivare al pareggio di bilancio?» Per Cappellacci la contrazione dei mutui serve soltanto per coprire il flop del governo regionale, mutui che ricadranno sulla prossima giunta e sulle nuove generazioni.

«Ancora una volta vi chiedo di invertire la rotta prima che sia troppo tardi, perché già questa manovra risente dell’accordo Pigliaru-Padoan-Renzi». Cappellacci ha ricordato che mentre lo Stato continua a scippare la Sardegna, l’Esecutivo regionale annuncia di ritirare i ricorsi contro il Governo. «Auspichiamo che la volontà dell’Aula venga rispettata, che ha sconfessato quell’accordo con un ordine del giorno». Per l’esponente della minoranza l’unico a beneficiare di questo assestamento è il governo Renzi, e ha giudicato «la Giunta arrendevole con il governo e arrogante verso di noi e verso i sardi».

Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) «riuscire a dare una definizione compiuta a questo assestamento è un’impresa improba. Un assestamento modesto, con tantissime voci che mancano, che avrebbe invece dovuto dare una svolta a famiglie, giovani, scuola e imprese». Crisponi ha evidenziato il paradosso di una Giunta che nell’assestamento di bilancio presenta il taglio dei fondi per combattere il rischio idrogeologico e, contemporaneamente, presenta due disegni di legge per istituire due parchi.  Crisponi ha evidenziato che non ci sono risorse per il comparto artigiano, turismo, commercio, imprenditoria giovanile e femminile. Critico anche verso la destinazione dei 6 milioni per la destagionalizzazione del turismo. «Sappiamo che sono momenti davvero difficili ed è difficile ottenere risorse», ma la grande preoccupazione è che si sia andati a colpire quel patrimonio ancora presente tra gente sarda che sta ancora resistente. «Un taglio fatto con le forbici». E poi ha accusato la Giunta di danneggiare gravemente il settore produttivo facendo sparire i soldi per i consorzi fidi. «Il risultato – ha concluso – è mandare le nostre imprese nelle mani degli usurai».

Angelo Carta (Psd’Az) stigmatizzando un atteggiamento «da commedia» da parte di maggioranza e opposizione ha detto che quello che manca «è la consapevolezza di cosa c’è fuori dall’aula». Per Carta sembra quasi ci sia un disegno contro i sindaci che non sanno più come fare perché devono amministrare i territori senza poter contare su fondi sufficienti. «Il disagio che dilaga sembra un corpo estraneo a questo assestamento. Nei nostri territori c’è emergenza. Alla fine di questo assestamento – ha concluso – sarà necessario dare un segnale reale ai comuni e ai nostri territori».

Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha parlato di «assestamento cospicuo» in quanto ammonta a oltre 216 milioni di euro. «Ma come mai – ha chiesto – siamo arrivati a un assestamento così cospicuo?» Per Manca sicuramente c’è  una responsabilità di chi non ha utilizzato i fondi in passato. Il consigliere di Soberania e Indipendentzia ha affermato che non si tratta di un assestamento perfetto e ha annunciato la presentazione di emendamenti.

Surreale, secondo Stefano Tunis (Forza Italia) la situazione che si sta delineando in Consiglio con maggioranza e opposizione costrette a recitare una parte. Tunis ha incentrato il suo intervento sul ruolo che ogni consigliere regionale dovrebbe svolgere, rivolto soprattutto alla rappresentanza delle istanze provenienti dai territori. «Chi ha avuto la fortuna di essere eletto ha il dovere di esprimere la propria opinione – ha detto Tunis – nel leggere questo documento non rivolgo accuse alla Giunta. Dal loro punto di vista è naturale l’approccio di tipo ragionieristico, staccato dalla necessità di dare risposte alle persone che ci hanno eletto. Noi abbiamo invece il dovere di esercitare il nostro ruolo di rappresentanza». L’esponente azzurro ha quindi annunciato la presentazione di numerosi emendamenti al disegno di legge di assestamento di bilancio e rivolto un appello ai consiglieri della maggioranza: «Rimettiamo la politica al centro della scena. Lo dovete alle istituzioni e alle persone che vi hanno mandato qua dentro».

Alberto Randazzo (Forza Italia) ha invece espresso rammarico per la mancanza di dialogo con la maggioranza. «Ho assistito a tante discussioni in quest’Aula – ha esordito – in ogni assestamento di bilancio si sono trovate le coperture per le urgenze. Se non finanziamo le leggi di settore non riusciamo a dare un minimo di ossigeno alle imprese». Randazzo ha quindi segnalato alcune aspetti negativi del provvedimento come i tagli alle bonifiche dell’amianto. «Abbiamo ascoltato per anni il grido d’allarme delle associazioni. E’ un problema serio che mette a rischio la salute pubblica. L’amianto è presente soprattutto nelle scuole e negli edifici degli enti locali». Il consigliere di minoranza, infine, ha invitato la Giunta a mostrare più attenzione alle richieste che provengono dalla società sarda messa in ginocchio da una crisi devastante: «Finora – ha concluso Randazzo – non c’è stata nessuna risposta alle istanze dei territori, la gente pretende interventi per le emergenze, sarebbe curioso capire oggi quale è il consenso di questa maggioranza fuori dal palazzo».

Il presidente ha chiuso i lavori, il Consiglio si riunirà domani mattina alle 10.00. per la prosecuzione della discussione generale sul Dl 111.

Consiglio regionale 2 copia

Il presidente Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori comunicando al Consiglio i contenuti della programmazione bimestrale dei lavori, definita in base all’art.23 del regolamento dalla conferenza dei capigruppo e dalla conferenza dei presidenti di commissione. l’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’esame del DL n. 94 “Misure urgenti per il funzionamento dei centri servizi per il lavoro (CSL), Centri servizi inserimento lavorativo (CESIL) e dell’Agenzia di sviluppo locale. Riforma dei servizi e delle politiche del lavoro e superamento del precariato nei CSL, nei CESIL e nelle Agenzie di sviluppo locale”. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della Seconda Commissione Gavino Manca, relatore del provvedimento.

Il consigliere Gavino Manca ha ringraziato in apertura per la costruttiva collaborazione su un tema delicato e complesso anche dal punto di vista giuridico, la struttura tecnica della commissione, tutti i componenti della stessa a cominciare da quelli della minoranza, e l’assessore del Lavoro. Sul piano generale, Manca ha osservato che il fenomeno del precariato in Sardegna ha «assunto dimensioni molto rilevanti ma la Regione, ha aggiunto, non intende operare facendo figli e figliastri, anzi avvieremo un monitoraggio capillare che interesserà la Regione in tutte le sue articolazioni, compresi Enti ed Agenzia, al termine del quale avremo dati precisi e saremo0 in condizioni di capire cosa dobbiamo fare». Verificheremo caso per caso e situazione per situazione, ha detto ancora il presidente della commissione Lavoro, «condizioni giuridiche e percorsi professionali, in modo da indicare concrete prospettive di accesso ai concorsi pubblici sia per i lavoratori che già hanno operato ed operano al suo interno, sia soprattutto ai giovani, che devono avere spazi di accesso ai concorsi in cui saranno privilegiati merito e qualità».

Non sarà un percorso facile, ha però avvertito l’esponente del Pd, perché «dovremo essere capaci di dire la verità ai cittadini sulle scelte da fare per superare l’attuale sistema, tracciando una linea netta rispetto al passato ed assumendoci la responsabilità di scelte difficili». Il disegno di legge, ha aggiunto, «parte dalla necessità di una riforma complessiva dei servizi per il lavoro, che dovranno avere più risorse umane e più capacità di stare sul territorio, in una prospettiva che dovrà vedere l’Agenzia regionale del Lavoro assorbire definitivamente queste strutture creando un sistema unico per le politiche attive del lavoro». A fronte di questo scenario di medio termine, collegando con le riforme nazionali in materia di lavoro ora in discussione, è stato necessario – secondo Manca – un «intervento urgente perché si avvicinava la scadenza dei contratti prevista per il 30 settembre; con questo disegno di legge i contratti saranno prorogati per 3 anni, in modo da avviare e concludere da un lato le procedure di stabilizzazione ma, dall’altro, di implementare il programma europeo #Garanzia Giovani al quale hanno già aderito oltre 9000 giovani sardi». 

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato aperta la discussione generale e concesso la parola al primo iscritto a parlare, il consigliere Rossella Pinna. L’esponente del Pd ha espresso soddisfazione per il lavoro fatto dalla Giunta e dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale. «Questo disegno di legge – ha detto – è importante per assicurare il funzionamento e la continuità dei Csl e Cesil, in attesa di una riorganizzazione complessiva delle politiche del lavoro. Il provvedimento mette in sicurezza il personale che ha maturato professionalità nei servizi per l’impiego, un passo necessario verso la stabilizzazione di questi lavoratori precari».

Per Stefano Tunis (Forza Italia), quello all’attenzione del Consiglio è un provvedimento «che segna un momento storico nella vicenda di Csl e Cesil per i lavoratori che attendevano da 10 anni una soluzione per la loro posizione contrattuale». Tuttavia, ha proseguito l’esponente azzurro, «non è una svolta per le politiche del lavoro, non è vero che la Giunta sta andando verso la giusta direzione. Oggi si conferma un impegno assunto nella scorsa legislatura». Secondo Tunis, l’esecutivo regionale sta facendo il contrario di quanto annunciato dal presidente Pigliaru nelle sue dichiarazioni programmatiche: «Pigliaru disse in aula che la sua non sarebbe stata la Giunta delle assunzioni senza concorso, oggi si fa il contrario con l’accordo di tutte le forze politiche». 

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha condiviso «le considerazioni fatte dai colleghi». «Si tratta di un provvedimento importante – ha affermato – si va nella direzione giusta». Il Consiglio, però, ha continuato Deriu, deve guardare oltre e vedere anche l’aspetto istituzionale del problema. «Non dirò tutto quello che penso, perché in questo momento stiamo risolvendo un problema contingente, e siamo per questo soddisfatti, ma non abbiamo risolto i problemi del lavoro». Secondo il consigliere del Pd tutti i soggetti interessati dovranno aggredire il problema e risolvere la situazione nel suo complesso.  Serve un pensiero lungimirante e severo, ha concluso, una politica che tracci un ordine durevole della materia.

Soddisfatto per il lavoro che è stato fatto in Seconda commissione anche il vicepresidente del parlamentino, Ignazio Locci (FI): «Confermo il grande clima di collaborazione che c’è stato all’interno della Seconda commissione, con il presidente Manca – ha affermato Locci – che ha anche dovuto vincere qualche resistenza dalla parte del governo regionale, che non era molto convinto di questa soluzione». Locci ha ricordato che la commissione ha dedicato molto tempo alla risoluzione di questa situazione che coinvolge 300 lavoratori. «Dobbiamo superare, come ha detto il presidente Manca, tutti i precariati. A tutti i precari della Regione Sardegna dobbiamo dare stabilità, con una buona utilizzazione di strumenti come garanzia giovani». Locci ha poi concluso: «La Giunta non pensi di esercitare i suoi poteri sul Consiglio, non pensi che il Consiglio sia una servitù della Giunta e si confronti con serenità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «siamo in una fase difficile che deve trovare una soluzione definitiva e dobbiamo dire basta ad un sistema che non ha funzionato». Serve, ha detto ancora, «una linea chiara che dia fiducia e speranza alle tante persone che sono in attesa di risposte concrete che, è bene chiarirlo, non arriveranno nemmeno da questo provvedimento». Tuttavia, ha sostenuto, «è importante mettere le basi per tracciare un percorso diverso e definitivo che dovrà essere tradotto in atti amministrativi della Giunta; non c’è altra strada se vogliamo dare certezze ai lavoratori ed ai cittadini, a cominciare dai concorsi che però sono legati all’applicazione di una serie di leggi nazionali, in attesa della riforma dei servizi per il lavoro».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato il grande senso di responsabilità della minoranza, riconosciuto dallo stesso presidente della commissione. «Lo sentiamo – ha dichiarato Peru – come un dovere morale nei confronti di quanti subiscono situazioni di precarietà ed in questo siamo coerenti con quanto abbiamo fatto anche recentemente, per esempio a sostegno della lotta dei lavoratori della Multiss di cui parleremo più avanti». E’ il nostro modo di fare e di essere opposizione, ha aggiunto il consigliere di FI, «e daremo il nostro contributo per accompagnare i lavoratori fino alla loro stabilizzazione, però dobbiamo dire che la Giunta finora non ha prodotto provvedimenti significativi, come promesso in campagna elettorale, ha solo ripreso iniziative del centro destra, all’epoca molto criticate». «Aspettiamo quindi di conoscere la vostra agenda al di là di commissariamenti e soluzioni tampone perché – ha affermato Peru – anche voi dovete essere responsabili; c’è da intervenire sulla situazione dei lavoratori Ara che non sono ancora entrati in Laore, nonostante leggi approvate dal Consiglio, c’è la complessa realtà degli ex dipendenti dei Consorzio agrari e l’elenco potrebbe continuare». «Il punto è – ha concluso esponente di FI – che il lavoro non può restare imbrigliato da scelte strangolate dalla burocrazia; ed anche quella delle entrate è una battaglia per il lavoro perché non si può fare niente senza risorse. E’ ora che la maggioranza ci ascolti di più, il periodo rodaggio è terminato ed è arrivato il tempo delle decisioni che dobbiamo affrontare insieme».

Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il Dl della Giunta è un atto propedeutico a quello che necessariamente dovrà arrivare per consentire la stabilizzazione dei lavoratori Csl e Cesil. «Portare in Aula questo provvedimento era un dovere morale – ha detto  Cocco – non potevamo tenere nel precariato chi deve risolvere i problemi dei precari». L’esponente della maggioranza ha poi sottolineato l’alta professionalità del personale dei centri servizi per il lavoro e l’impiego chiedendo all’assessore di affidare loro la competenza sul piano “Garanzia Giovani”. «Ciò – ha evidenziato Cocco – consentirebbe agli oltre 9.000 ragazzi che si sono iscritti al programma di ottenere risposte più celeri alle domande presentate».

Anche Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza del Dl in discussione. «Si tratta di un adempimento obbligatorio, c’è però il rischio concreto che si trasformi nel solito provvedimento temporaneo, nell’ennesimo spot simile a quelli fatti dalla Regione per altri atti in materia di lavoro e precariato».  Zedda ha quindi suggerito di legare la riforma dei Cesil e Csl a quella più complessiva della riorganizzazione della Regione e degli Enti locali. «C’è bisogno di un intervento organico che dia riposta a tutte le situazioni poco chiare. Oltre ai lavoratori dei servizi per l’impiego, occorre dare risposte anche a quelli dei servizi ripartimentali per l’agricoltura e al personale degli enti e delle agenzie regionali. Sulla situazione specifica dei Cesil e dei Csl occorre bandire i concorsi per risolvere definitivamente la questione».

 Il presidente Ganau, dopo aver rilevato che non c’erano altri iscritti a parlare, ha dato la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Per l’esecutivo è intervenuta Virgina Mura, assessore regionale del Lavoro, la quale ha proposto un emendamento aggiuntivo al comma 3 dell’articolo 2 della legge. In particolare l’assessore Mura ha chiesto di inserire alla fine del comma 2 la seguente frase: «Con particolare riferimento all’indizione di concorsi pubblici per l’assunzione di personale a tempo indeterminato».

Il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter analizzare l’emendamento della Giunta. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori ha chiesto di intervenire il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale si è detto «sconcertato per la conclusone del dibattito» e le conclusioni dell’assessore competente. Secondo Pittalis «l’emendamento altera i termini della questione e la sintesi fatta dal presidente della commissione che ha trovato accordo di tutti». Il capogruppo di Forza Italia ha chiesto all’assessore di ritirare l’emendamento e ha evidenziato che non si è contrari all’attività concorsule, ma che per questi lavoratori c’è già stata una selezione pubblica. Pittalis ha esortato la Giunta, con il suo emendamento, a non pregiudicare il percorso per la stabilizzazioni di questi lavoratori.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha affermato che le iniziative della maggioranza sono concordate con l’Esecutivo e che l’assessore non aveva ancora avuto modo di esprimersi in maniera compiuta.

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore Mura per darle la possibilità di rispondete alla richiesta di ritiro dell’emendamento. L’esponente dell’Esecutivo ha ritirato l’emendamento.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli: l’Aula ha espresso il voto favorevole. Il presidente ha messo, quindi, in votazione il titolo della legge che è stato approvato con 41 voti favorevoli e 3 astenuti.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), dopo aver sottolineato positivamente l’impegno dell’Assessore per il superamento del precariato, ha evidenziato una serie di situazioni complesse riguardanti precari dell’amministrazione regionale non stabilizzati «per la mancanza di procedure concorsuali» e, di conseguenza, ha sollecitato un impegno dell’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro anche per questa vertenza. «Il lavoro deve essere al primo posto – ha proseguito – ma dal territorio arrivano segnali preoccupanti, a cominciare dalla vertenza di Meridiana, mentre molte imprese chiudono; c’è insomma la necessità di interventi urgenti per far ripartire l’economia ed abbassare il costo del lavoro per le imprese, visto che il micro credito è servito a poco, diventando per molti quasi un viaggio della speranza».

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere ad attenersi al tema in discussione, cioè l’art.1 del provvedimento in esame.

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha condiviso il rilievo del presidente. «Stiamo sull’argomento – ha esortato – le cose da fare sono tante e finora la Giunta non ha fatto niente, qui stiamo parlando della corretta contrattualizzazione dei lavoratori dei Centri servizi per il lavoro con un provvedimento ponte di 36 mesi».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’art.1 che è stato approvato con 44 voti favorevoli e 3 astensioni. Successivamente, sono stati votati anche l’art.2 e l’art.2/bis sempre con 44 voti favorevoli e 3 astensioni ed il complesso del provvedimento con lo stesso risultato.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno, “Provvedimenti urgenti a favore della Provincia di Sassari”.
Roberto Deriu, consigliere regionale del PD, è stato il primo a intervenire evidenziando il fatto che il provvedimento arriva all’esame del Consiglio con la procedura d’urgenza grazie all’accordo di tutti i capigruppo. «Oggi – ha detto Deriu – prendiamo atto che la Provincia di Sassari non è in  grado di provvedere a una delle sue funzioni essenziali: la manutenzione delle scuole. C’è la necessità di una riflessione più attenta e approfondita. La Regione – ha aggiunto l’esponente del PD – soffre del complesso di Saturno,  divinità che divorava i propri figli. Allo stesso modo la Regione divora le amministrazioni che compongono l’insieme dell’Autonomia». Per questo, secondo Deriu, il provvedimento in discussione è un segnale di grande disponibilità da parte dell’Aula per un riordino complessivo del sistema istituzionale. «Dobbiamo riuscire a impegnare questo Consiglio alla valutazione di provvedimenti ben più importanti, altrimenti il nostro ruolo si limiterà alla decisioni emergenziali». 
Marco Tedde (Forza Italia) ha rimarcato il grande senso di responsabilità dimostrato dall’opposizione in questo frangente: «Sarebbe stato facile per noi – ha detto Tedde – intervenire a gamba tesa sui difficili rapporti tra Regione e Provincia di Sassari. Abbiamo invece lavorato per consentire all’ente intermedio di incamerare quei fondi necessari per continuare a vivere».
Tedde ha quindi invitato la maggioranza a non guardare indietro: «Mi dispiace – ha affermato – che in questa vicenda si accusi la precedente maggioranza di governo di aver sottratto i soldi alla provincia, dimenticando che l’ultimo bilancio della Regione è stato approvato in tre ore con il consenso di tutti».

Il presidente ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Daniela Forma, la quale si è detta in difficoltà a trattare una problematica legata a una sola provincia. L’esponente della maggioranza, che è anche consigliere provinciale di Nuoro, ha spiegato all’Aula che tutte le Province sono in difficoltà e hanno dovuto fare scelte dolorose, come aumentare le tasse, per garantire i servizi essenziali e chiudere il bilancio in pareggio. Per questo motivo e per non fare passare il principio per cui «chi più alza la voce più ottiene» e per una questione di giustizia e parità «vengano date uguali risposte a tutte le Province». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, traspare ancora qualche problema sul riordino degli enti locali. L’esponente della minoranza ha ricordato ai colleghi che le Province sono superate. «Se il problema è il riordino degli enti locali sta a voi, alla maggioranza, affrontare il problema nella sua complessità». E ha aggiunto che ora c’è un problema di tanti lavoratori e famiglia di una società in house e arriveranno sicuramente, all’attenzione di questo Consiglio, altre società in house in difficoltà. «Oggi diciamo sì», ha affermato Locci che ha aggiunto la volontà di affrontare tutte le altre situazioni in cui ci siano a rischio gli stipendi dei lavoratori.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha apprezzato la disponibilità della minoranza, ma ha rilevato che la difficoltà della Provincia di Sassari deriva dal taglio delle risorse relative al fondo unico degli Enti Locali stabilito a suo tempo dal centro destra. Non è tuttavia il momento delle polemiche, ha affermato, «perché abbiamo di fronte la realtà di una Provincia che taglia servizi essenziali per la comunità, dalla manutenzione delle strade al trasporto dei disabili anche se occorre chiedersi se i tagli hanno riguardato anche attività non essenziali». «Una domanda per la quale oggi non c’è una risposta – ha proseguito Demontis – a causa delle diverse procedure con cui si formano i bilanci, procedure che vanno invece armonizzate per consentire, ad esempio, di rendere efficace lo stanziamento della Regione di 35 milioni a valere sul prossimo fondo unico degli Enti Locali, ora non concretamente spendibile perché tardivo rispetto alle tempistica contabile del sistema delle Autonomie. E’ un problema su cui la Giunta sta lavorando e bisogna accelerare». «In questo momento – ha concluso – resta al primo posto la questione delle 160 famiglie dei lavoratori Multiss in gravissime difficoltà».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha attribuito alla politica la maggiore responsabilità della vicenda Multiss ma in questo caso, ha detto, «c’è stato un impegno comune per ricercare soluzioni e non trovare colpevoli». «Il provvedimento – ha continuato Peru – arriva in Aula grazie alla responsabilità dell’opposizione perché il centrosinistra ha mostrato di non avere piena consapevolezza del ruolo di governo, ma va riconosciuto che la corsia preferenziale del provvedimento in base all’art. 102 del regolamento è del consigliere Pittalis e non è vero che si sta mettendo riparo ai disastri della precedente Giunta, come ha dimostrato il presidente della Provincia di Sassari in un incontro pubblico individuando responsabilità precise dell’attuale Esecutivo». «Oggi la minoranza – ha concluso Peru – sta evitando il blocco dei servizi della Provincia di Sassari e la crisi drammatica dei lavoratori della Multiss, problemi che non potevano essere affrontanti aspettando l’assestamento di bilancio come aveva proposto la maggioranza».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha ribadito che «il lavoro è la prima delle priorità, ma è sbagliato pensare alle soluzioni strutturali senza fronteggiare l’emergenza ed è altrettanto sbagliato appropriarsi di questi interventiۚ». Quello degli interventi-tampone, secondo Agus, non deve però «diventare un metodo perché fra poco avremo di fronte i problemi degli altri enti intermedi, dove c’è anche molto precariato storico, ragioni che ci devono spingere ad accelerare la riforma organica degli Enti Locali». Su questa riforma, ha sostenuto il consigliere di Sel, «non possiamo tardare; non potremo mettere d’accordo tutti in un quadro di risorse insufficienti ma dobbiamo superare sia l’impasse politico in cui ci troviamo che le attuali gestioni commissariali delle Province, che in molti casi sono andate ben oltre l’ordinaria amministrazione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha subito precisato che il via libera del suo partito alla procedura d’urgenza per il provvedimento in esame è determinato esclusivamente dal fatto che occorre dare risposte urgenti ai lavoratori della Multiss, società di servizio della Provincia di Sassari: «Siamo dalla parte dei lavoratori, non da quella degli amministratori». Dedoni ha quindi polemizzato con il consigliere del PD Roberto Deriu accusandolo di avere una “posizione retriva” che lo porta a una difesa perdente delle province. «Cinquecentomila elettori – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – hanno deciso di cancellarle con un referendum, il presidente del Pd è favorevole alla loro abolizione. Le sue, caro Deriu, sono dichiarazioni insulse, prive di fondamento, non rispondenti a verità. Lei si è iscritto alla categoria delle rattoppatrici, non è colpa nostra se l’argomento non è stato ancora iscritto all’ordine del giorno del Consiglio».

Dedoni ha poi precisato che l’intervento finanziario a favore della Provincia di Sassari non è nient’altro che un’anticipazione del #Fondo Unico, sono danari che saranno poi previsti nell’assestamento di bilancio».  Infine l’invito a portare in Aula la riforma delle province. «Ci vuole innovazione seria per la Sardegna e voi non la volete proporre. E’ vero che anche nella scorsa legislatura non si è fatto molto, ma voi non avete fatto nessun passo.»
Daniele Cocco (Sel) ha chiesto all’Aula di evitare inutili e sterili polemiche. «Ringrazio il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – ha detto Cocco – per aver avanzato la proposta che stiamo portando oggi in Consiglio. Siamo riusciti a fare sintesi per risolvere problemi gravi, come quello della Multiss, ma poi veniamo in Aula a fare polemiche inutili. Ricordo a qualche consigliere di minoranza che la campagna elettorale è finita».

Alessandra Zedda  (Forza Italia) ha ricordato che 56 milioni di euro sono stati detratti dal Fondo Unico in attesa dell’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità. «Ancora oggi – ha detto Zedda – nonostante sia stato prorogato il termine del 30 settembre per la deroga del Patto, i comuni non hanno potuto approvare i bilanci di previsione». Zedda ha quindi rivendicato «il grande senso di responsabilità dimostrato dalla minoranza quando si tratta di risolvere i problemi della Sardegna».

Il presidente ha dato quindi la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Ha preso la parola l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, il quale si è detto favorevole al provvedimento, rilevando che anche la Giunta aveva individuato soluzioni tecniche con la Provincia di Sassari per risolvere i problemi sollevati dai lavoratori e dalla società, dando le linee guida ai commissari per garantire i servizi essenziali. Ha però evidenziato che questo provvedimento «ci consente di accelerare i tempi». Erriu ha anche reso noto all’Aula che l’11 settembre scorso è stato approvato l’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, tra Regioni, Governo, #Anci e #Upi in materia di criteri per l’individuazione delle risorse umane, finanziarie, organizzative e strumentali per il trasferimento dagli enti strumentali agli enti subentranti. Un  accordo importante perché determina i valore di trasferimento dai fondi dallo Stato alle province, ricordando che si sta parlando di oltre 2.500 persone. L’assessore ha anticipato anche che a breve la Giunta porterà in Aula, su sua proposta, un disegno di legge per il riordino degli Enti locali, e ha auspicato la modifica dell’articolo 43 dello Statuto sardo per evitare sovrapposizioni.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione il passaggio agli articoli. Per dichiarazione di voto è intervenuto Gianni Tatti (Udc), il quale ha dichiarato il voto favorevole a questo provvedimento da parte del gruppo Udc. Il consigliere ha però sottolineato anche in gruppo si è discusso l’opportunità discutere il provvedimento ai sensi del articolo 102, perché «non vogliamo che si apra una prassi secondo cui chi più alza la voce più ottiene». «Mi auguro – ha aggiunto – che non sia così, e che nell’arco di 15 giorni arrivino le soluzioni anche per le altre province e per le società in house che si trovano nella stessa situazione.»

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato che l’approccio del suo gruppo al problema è stato quello di mettere al centro il dramma dei lavoratori rispetto a tutto il resto. Dopo aver polemizzato con il consigliere del Pd Roberto Deriu, Cossa ha ricordato la situazione della società in house della Provincia di Cagliari, passata in poco tempo da 38 dipendenti ad oltre 100, «tutti assunti senza alcuna selezione, cosa che pone un problema rispetto alle centinaia di migliaia di disoccupati che non hanno nemmeno la speranza di un posto».

Il consigliere Marcello Orrù (Pasd’Az) ha percepito «il ritorno della politica dei campanili» ma non è così, ha precisato, «perché la situazione dei lavoratori Multiss va affrontata e risolta».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato di essere stato sempre contrario a queste procedure (articolo 102 del Regolamento) «perché di fatto hanno impedito al Consiglio di valutare correttamente le questioni, per deliberare bisogna conoscere e non andare alla rincorsa delle emergenze, mi auguro che sia davvero l’ultima volta».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula su un  provvedimento condiviso da tutti i capigruppo. «Siamo a favore – ha aggiunto – soprattutto per il metodo, il Consiglio ha deciso nei confronti di situazioni emergenziali di intervenire con un provvedimento di legge nei confronti degli Enti locali, nei confronti di chiunque, anticipando e ottenendo poi la restituzione con una manovra all’interno del fondo unico». Ognuno di noi rappresenta un territorio, ha concluso Cherchi, «e ne risponderà; auspico quindi che tutti siano d’accordo per ogni territorio della nostra Regione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, tornando all’oggetto del provvedimento in esame, ha ribadito che «si tratta solo una anticipazione, poi ognuno tira la coperta dalla sua parte a volte con argomentazioni fuori tema e fuori luogo; mettiamo invece al centro il dramma quotidiano dei lavoratori, il resto non c’entra nulla e spero sia l’ultima volta». 

Attilio Dedoni, Riformatori,  ha replicato al capogruppo del Pd Pietro Cocco sostenendo di essere intervenuto per rispondere ad affermazioni gratuite. «In ogni caso – ha proseguito – non mi sono discostato dall’argomento, ho parlato di anticipazioni del Fondo Unico e rimarcato la necessità di una riforma organica per indirizzare a meglio le risorse della Regione. Io sono disponibile a confrontarmi dappertutto con chiunque». Dedoni ha quindi annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

E’ quindi intervenuto Roberto Deriu (Pd). «Dovrei sentirmi toccato da alcuni interventi – ha detto – ho sentito parole spiacevoli e addirittura una valutazione sull’opportunità del mio discorso  in Aula. Sono un liberale, un consigliere eletto che esprime liberamente le sue opinioni e sempre lo farò. Ribadisco che sulle province si è fatta una grande  confusione alla quale oggi si tenta di porre rimedio».

Giorgio Oppi (UDC) ha criticato il modo con cui si è affrontata la discussione. «Quando si porta in Consiglio un provvedimento con la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento, di solito lo si approva in 30 secondi – ha detto Oppi – non capisco questo ping pong tra maggioranza e opposizione. Noi abbiamo firmato questo documento e lo voteremo. Basta però andare fuori argomento, occorre essere coerenti con gli impegni assunti».

Dopo l’intervento dell’on. Oppi il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’articolato. L’Aula ha approvato l’articolo 1 e poi l’articolo 2 e il testo con 44 favorevoli e un solo astenuto. Il Consiglio è passato poi all’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno, ovvero il parere sulla proposta della Giunta regionale per la nomina dei due rappresentanti sardi nella commissione paritetica Stato Regione ex articolo 56 dello Statuto. Il presidente della Prima commissione, on. Francesco Agus, ha illustrato il punto e ha riferito che «la commissione ha esaminato con urgenza la proposta della Giunta anche alla luce delle vicende nazionali. La proposta riguarda la nomina del direttore generale della presidenza Alessandro Demartini e del dottor Mario Scano, già procuratore e presidente della Corte dei conti della Sardegna».

L’Aula ha espresso parere favorevole votando un ordine del giorno a sostegno che recepisce la proposta della Giunta. Al termine il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.