19 April, 2024
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Giovedì 27 giugno, alle 15.00, la Manifattura Tabacchi di Cagliari ospiterà la lectio magistralis dell’architetto Michele De Lucchi, dedicata al significato concettuale del “lavorare e pensare con le mani“. Si tratta del quinto appuntamento del ciclo di seminari “Punti di frontiera”, organizzato dallo Sportello Proprietà intellettuale di Sardegna Ricerche per indagare e sostenere i saperi tradizionali della Sardegna.
Tra i protagonisti delle correnti d’avanguardia nell’architettura e nel design, Michele De Lucchi racconterà la sua poetica progettuale e parlerà del “Chioso”, il laboratorio dove costruisce gli oggetti in legno da cui prendono vita i suoi progetti, e delle “Earth Stations Many Hands”, una nuova tipologia di edifici “fatti a mano” e concepiti per climi estremi e per favorire le relazioni umane.
“Punti di Frontiera” si concluderà l’11 luglio con la proiezione di “Isole gemelle”, un documentario sulla tradizione della tessitura in Sardegna e ad Okinawa.

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Prende il via giovedì 27 marzo, alla Manifattura Tabacchi di Cagliari, “Punti di Frontiera”, il nuovo progetto dello Sportello Proprietà Intellettuale di Sardegna Ricerche che ha l’obiettivo di indagare e sostenere i saperi tradizionali della Sardegna, in particolare quelli legati all’artigianato artistico.

Il progetto si apre con una giornata di lavori intitolata “I saperi tradizionali tra memoria, progetto e sviluppo in Sardegna”, che vede la partecipazione di studiosi, artigiani, designer e rappresentanti delle istituzioni attive sul tema, con l’obiettivo di fare il punto sullo straordinario patrimonio di sapere e creatività che la Sardegna ha costruito e ragionare sulle strade da percorrere per favorire nuove possibilità di sviluppo.

Interverranno, tra gli altri, Simona Pinton e Lauso Zagato (Università Ca’ Foscari di Venezia), Fiona Macmillan (London University), Federica Vacca (Politecnico di Milano), Mauro Cadoni (Assessorato regionale turismo, artigianato e commercio), Giuseppe Matteo Pirisi (ISRE Sardegna) e Monica Scanu (IED Cagliari).

Il programma della mattinata prevede una prima parte dedicata alla memoria e alla difesa del patrimonio immateriale, con l’intervento di accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, che animeranno tre sessioni dedicate rispettivamente alla Convenzione UNESCO del 2003, agli strumenti della proprietà intellettuale per proteggere il sapere tradizionale, al tema dell’innovazione e della cultura del progetto. Nella seconda parte si terrà una tavola rotonda tra alcuni protagonisti d’eccellenza dell’artigianato artistico e del design.

Nel pomeriggio i partecipanti si divideranno in tre gruppi di lavoro che discuteranno sui temi più attuali rispetto ai saperi tradizionali: la conservazione e la trasmissione della tradizione; gli strumenti per valorizzare il patrimonio culturale immateriale; la sostenibilità economica del sapere artigiano.

La giornata si concluderà con uno spettacolo aperto al pubblico, a ingresso libero, ispirato alla “Leggenda del Sardus Pater” di Giuseppe Dessì con “incursioni” nell’opera di Maria Lai.

L’appuntamento è alle 16.30 alla Manifattura Tabacchi (viale Regina Margherita, 33, Cagliari).  La partecipazione è gratuita, previa registrazione online sul portale Puntocartesiano.it , dove è anche possibile scaricare il programma della giornata e una nota biografica sui relatori.

Dopo la giornata di apertura, tra aprile e luglio “Punti di Frontiera” prosegue a Cagliari con una serie di workshop teorico-pratici sul mondo della tessiturache culminerà con la lectio magistralis di Michele de Lucchi e si concluderà con la proiezione di “Isole gemelle”, un documentario sulla tradizione della tessitura in Sardegna e a Okinawa. Il progetto continuerà sul territorio regionale con altre iniziative di formazione e divulgazione che saranno annunciate nei prossimi mesi.

 

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Dopo vent’anni dall’ultima edizione, si è svolta dal 2 aprile al 12 settembre 2016, la XXI Esposizione internazionale della Triennale di Milano dal titolo “Design After Design”, organizzata dal Museo Triennale di Milano.

Al suo interno, la rivista Domus ha presentato il progetto “Arch&Art” che un giovane architetto di Carbonia, Marco Diana, ha avuto l’onere e l’onore di curare.

Ma conosciamo Marco più da vicino… Laureato in architettura al Politecnico di Milano, con un diploma di Master internazionale presso l’Accademia Adrianea di Roma, sin da piccolo amava disegnare… «forse pensavo già di diventare architetto e non lo sapevo»!

La sua esperienza nella rivista Domus è nata grazie alla proposta di un docente universitario che ripone in lui molta fiducia e col quale collabora ancora come assistente al Politecnico. In poco tempo, si ritrova a seguire diverse iniziative intraprese dalla rivista.

La rivista Domus è nata nel 1928 ed è considerata molto prestigiosa in campo nazionale ed internazionale. Nella sua redazione sono passati personaggi di grande spessore culturale ed umano.

«Quando ho iniziato questo percorso – racconta Marco – più di una volta mi è capitato di sentirmi inadeguato davanti a contesti e personalità, ma fortunatamente a tal proposito, sia il direttore della rivista Nicola Di Battista sia l’editore dell’editoriale Domus, Maria Giovanna Mazzocchi, non mi hanno fatto mancare il giusto apporto e la fiducia per poter andare avanti con grande determinazione.»

Con il primo lavoro, nel 2014, Marco viene coinvolto nella mostra  al MAXXI di Roma dedicata all’architetto Lina Bo Bardi e poi arriva la grande opportunità: diventare curatore del progetto “Arch&Art”.

In questa esperienza, che si è appena conclusa, ha avuto modo di toccare con mano le dinamiche e l’evoluzione di cinque grandi progetti, realizzati da cinque tra i maggiori personaggi del mondo dell’arte e dell’architettura mondiale. Gli incontri nei loro studi diventano per Marco fonte di scoperta di un mondo che lo affascina e cattura sempre più la sua attenzione: «Con gli artisti, racconta con entusiasmo, ho discusso l’evoluzione di opere estremamente interessanti e di valore, da loro ho veramente potuto imparare tanto, sia dal punto di vista professionale sia umano, un’esperienza che ricorderò per sempre».

I loro nomi parlano da soli… Enzo Cucchi, Michele De Lucchi, Jannis Kounellis, Eduardo Souto de Moura, Mimmo Paladino, Hans Kollhoff, Michelangelo Pistoletto, David Chipperfield, Ettore Spalletti e Francesco Venezia… Artisti con la A maiuscola che hanno dato lustro all’iniziativa, il cui obiettivo era quello di coniugare tra loro l’arte e l’architettura, in modo da poter far prendere vita a capolavori nei quali la morbidezza e la creatività dell’arte, si sposano con la perfezione e la tecnica dell’architettura.

Prima di concludere l’intervista, chiedo a Marco quali sono i suoi obiettivi futuri… La sua risposta è piena di energia… «Parecchi! Con alcuni giovani colleghi stiamo creando un collettivo di figure professionali provenienti dai vari ambiti culturali, con cui speriamo di poter avviare una serie di progetti ed iniziative in cantiere da diverso tempo. Ci piacerebbe ampliare i campi di ricerca architettonica coinvolgendo anche chi architetto non è. Crediamo che la cultura, in tutte le sue forme, sia la chiave per contribuire a creare un buon futuro, fatto di opportunità e professionisti capaci».

E con questo entusiasmo e tanta voglia di fare mi viene spontaneo chiedergli ancora una cosa… Che consiglio daresti ai giovani laureandi o già laureati?

Ancora una volta con umiltà e semplicità risponde…«E’ sempre difficile dare un buon consiglio, io stesso sono una persona che ne avrebbe bisogno, avendo ancora tanto da imparare; ma se proprio dovessi darne uno, beh sarebbe quello di capire fin da giovanissimi cosa piace fare e, soprattutto, per cosa si è portati o in cosa si è più capaci…»

L’obiettivo di questa amabile chiacchierata è sicuramente quello di dimostrare quanto importante sia avere le idee chiare e tanta voglia di affermarsi, avere anche il coraggio di lasciare la propria terra per poi magari ritornarvi o creare un legame a livello lavorativo-occupazionale.

La storia di Marco Diana vuole essere un esempio ed una speranza per tanti giovani che al momento si trovano disorientati a causa della grande crisi che sta attraversando, in lungo e in largo, il mondo del lavoro.

Nadia Pische

Marco Diana

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 Opera di Mimmo Paladino 2Opera di Mimmo Paladino 1

In occasione delle celebrazioni dei novant’anni dell’istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, a Expo Milano 2015 è stata presentata la statua “La conoscenza”, concepita dall’artista Mimmo Paladino. Realizzata in bronzo, l’opera d’arte, presentata da Davide Rampello, può essere ammirata da tutti i visitatori nella “Valle delle Civiltà”, l’area all’aperto che si trova nel Padiglione Zero.

«Il sito espositivo evolve continuamente – ha detto il commissario unico delegato del Governo per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala – e il capolavoro di Mimmo Paladino arricchisce ulteriormente l’area. Siamo orgogliosi di poterla ospitare, anche perché la cultura è di casa all’Esposizione Universale, visto che a partire da fine luglio proprio il Padiglione Zero ospiterà una serie di spettacoli teatrali all’aperto di alto livello.»

“La conoscenza” è l’opera d’arte di Mimmo Paladino: la base lignea è stata progettata dall’architetto Michele De Lucchi e realizzata da Maurizio Riva.