24 April, 2024
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Samuele Curreli ed Andrea Garau di nuovo insieme, al Perdaxius, in 2ª Categoria. La società guidata dal presidente Pietrangelo Loru sta portando avanti una “campagna acquisti pirotecnica”, con l’obiettivo dichiarato di portare la squadra in 1ª Categoria.

L’ex attaccante di Carbonia e Monteponi è stato il primo colpo, al quale sono seguiti quelli del centrocampista Nicola Chia (classe 1987), dell’esterno di centrocampo Michele Manca (1992), del portiere Stefano Cossu (1982) e dell’attaccante Fabio Puggioni (1997).

Il sesto volto nuovo del Perdaxius è quello di Andrea Garau (1987), centrale difensivo di grande esperienza, che ritrova come compagno di squadra Samuele Curreli, dopo l’esperienza comune vissuta alla Monteponi Iglesias.

Le operazioni portate a termine fin qui sono già in grado di assegnare al Perdaxius il ruolo di grande favorita per il salto di categoria ma, probabilmente, le novità non sono ancora finite.

Giampaolo Cirronis

Si terrà giovedì 11 novembre, alle ore 21.30, c/o la Sala Supercinema di via Sebastiano Satta a Carbonia la presentazione pubblica dell’ultimo film del regista sardo Bonifacio Angius.

Il film dal titolo “I Giganti” verrà introdotto da uno degli attori protagonisti: Michele Manca del celebre duo comico “Pino e gli anticorpi”, per la prima volta impegnato in un ruolo drammatico.

L’ingresso avrà un costo di 7 euro mentre la presentazione sarà a cura del CSC Carbonia della Società Umanitaria.

Uscito nelle sale lo scorso 21 ottobre “I Giganti” approda a Carbonia dopo che è stato presentato in anteprima mondiale al 74° Festival di Locarno e dopo aver vinto il “Premio per la Miglior Regia” ed il “Premio della Giuria Giovani” ad Annecy Cinéma Italien, prestigioso festival francese dedicato al Cinema Italiano e diretto da Francesco Giai Via, anche direttore artistico del Carbonia Film Festival.

Il lungometraggio di Bonifacio Angius racconta di una rimpatriata tra vecchi amici in una casa sperduta in una valle dimenticata dal mondo. Tra ricordi, un’amara ironia e svariate droghe, i protagonisti scivoleranno inesorabilmente in un profondo abisso che è anche quello del proprio vissuto.

Il regista Bonifacio Angius, che in passato ha presentato a Carbonia, ospite del CSC, i suoi due precedenti lavori “Perfidia” e “Ovunque Proteggimi” ha concepito il film come “una storia densa di rabbia, dolore, tenerezza, fragilità, furore, ironia, cinismo e violenza”.

Non è un film sulla pandemia ma cinque persone rinchiuse in una casa con i propri fantasmi, evocano una suggestione che inevitabilmente si lega al triste e sconvolgente periodo che insieme tutta la società ha affrontato con immense difficoltà durante gli ultimi due anni.

Il film resterà in programmazione presso la Sala Supercinema di Carbonia fino a martedì 16 novembre.

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Una doppietta di Samuele Curreli ha portato la Monteponi alla vittoria nella prima partita casalinga stagionale, contro la temibile Pro Sigma, squadra che all’esordio aveva superato l’Andromeda. Il bomber rossoblù ha sbloccato il risultato su calcio di rigore nel primo tempo e nel secondo ha riportato in vantaggio definitivamente la sua squadra, dopo il temporaneo pareggio della Pro Sigma, realizzato 3′ dopo il riposo da Nicola Corda. La Monteponi conduce la classifica a punteggio pieno, insieme al Tortolì ad al Gonnosfanadiga, impostesi rispettivamente per 1 a 0 sul Tonara e per 3 a 0 sul campo del Seulo 2010.

Esordio vincente per il Cortoghiana (fermato sette giorni fa dall’emergenza sanitaria), 3 a 0 sulla Paulese, con goal di Gianluca Crò e Marco Foti, quest’ultimo autore di una doppietta. E’ andata male la prima al Villamassargia, superato di misura sul campo dell’Atletico Cagliari, 3 a 2 (i goal della squadra di Titti Podda portano la firma di Luca Orgiana e Michel Milia).

Nel girone B del campionato di Prima Categoria, squillante prima vittoria per la Fermassenti, 5 a 1 sul Calcio Capoterra, con tripletta di Davide Secci e doppietta di Alessandro Cosa. Vittoria dell’Atletico Narcao sulla Gialeto 1909, 1 a 0, con goal di Danilo Loddo, mentre ha esordito con un pareggio esterno l’Atletico Villaperuccio, 1 a 1 sul campo della Virtus Villamar (alla prima giornata il derby Atletico Villaperuccio-Atletico Narcao era stata rinviata per l’emergenza sanitaria), con goal di Michele Manca. Sconfitta di misura, infine, per l’Antiochense 2013, 2 a 1 sul campo del Pula.

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Ad una settimana esatta dall’uscita in tutte le sale della Sardegna, dove ha registrato nel primo week end di proiezioni ottimi risultati, il nuovo lavoro cinematografico di Pino e gli anticorpi è già pronto a conquistare le vetrine internazionali.

“Come Se Non ci Fosse un Domani”, il film diretto dal regista Igor Biddau e scritto a sei mani da Michele e Stefano Manca e Nicola Alvau, è stato selezionato per prendere parte al prestigioso RIFF – Russia-Italia Film Festival, tra gli eventi dedicati al cinema italiano più importanti a livello internzionale: il RIFF è sostenuto dall’Ambasciata d’Italia in Russia, l’Istituto LUCE Cinecittà, l’Agenzia ICE, l’Istituto Italiano di Cultura, l’Agenzia per il Turismo ENIT, il Programma PRIA del Consolato d’Italia e dalla Camera di Commercio Italo-Russa. 

Giunto alla sesta edizione, anche quest’anno il Festival è itinerante e si tiene nelle città di  Mosca, San Pietroburgo e Novosibirsk a novembre 2019. L’obiettivo del RIFF è quello di rafforzare il legame culturale tra Russia e Italia, con la presenza sia di film realizzati da registi italiani, che film di registi russi che abbiano come tema centrale l’Italia.

L’evento, che ha preso il via lo scorso 12 novembre e si concluderà il 24 a Mosca, vedrà per la seconda volta la partecipazione di Michele e Stefano Manca e il Regista Igor Biddau, già protagonisti nell’edizione 2016 con la prima pellicola “Bianco di Babbudoiu”, film che ha riscosso successo a livello internazionale vincendo premi ambiti quali, miglior film al “Cine Festa Italia” di Santa Fe e Los Angeles, Premio Speciale “Vino è cultura” ed. 2016 dell’ASTI Film Festival, Best Foreign Feature all’AIFF 2016, Best Feature Film al Film Festival KZ (Kazakhstan) nel 2017, Best Cast al Festival Smile Russia (2017) e la Nomination per il Best Editor e Best Actor al Best Film Awards in Romania nel 2017.

Sempre a Mosca in questi giorni, Bianco di Babbudoiu sarà proiettato nel corso di un evento dedicato esclusivamente alla cultura enogastronomica ed agroalimentare italiana.

Il 5 dicembre la carovana di “Come Se Non ci Fosse un Domani” si trasferirà ad Asti per partecipare all’Asti Film Festival, giunto alla sua nona edizione, organizzato dal Circolo Cinematografico Sciarada in collaborazione con il Comune di Asti ed il Circolo Vertigo.

Patrocinato da Torino Piemonte Film Commission, l’evento è composto da tre sezioni in concorso: Asti DOC (documentari), Asti SHORT (cortometraggi) e LA PRIMA COSA BELLA (opere prime italiane di lungometraggio).

Il 7 dicembre “Come Se Non ci Fosse un Domani” sbarca in UK per una proiezione-evento a Londra, organizzata da Fine Solution Consulting e Ideas dell’imprenditore sardo Roberto Zicconi. Una serata-evento dove il film di Stefano e Michele Manca servirà inoltre per focalizzare l’attenzione sulle bellezze del territorio sardo e sulle sue eccellenze enogastronomiche, al centro di una ricca degustazione di prodotti tipici dell’isola.

IL FILM

Dopo Bianco di Babbudoiu, debutto cinematografico del duo comico Pino e gli Anticorpi, Michele e Stefano Manca tornano sul grande schermo con Come Se Non ci Fosse un Domani. Una pellicola nuova di zecca ma, dopo il successo del primo esperimento, la squadra resta la stessa: si consacra, quindi la collaborazione tra Nicola Alvau e i fratelli Manca che hanno scritto la sceneggiatura e Igor Biddau, che firma la regia.

Come Se Non ci Fosse un Domani è un esercizio di stile all’italiana, ispirato al genere comico grottesco che ha reso celebre il cinema italiano nel mondo: è il grande richiamo al film a episodi.  Ispirandosi a capolavori quali Sessomatto, Made in Italy e I Mostri, Come se non ci Fosse un Domani ripropone, quindi, un modo di “fare cinema” vecchio stile, di grande impatto narrativo per raccontare – con onestà quasi disarmante e tutta da ridere – quelli che sono i grandi bivi della vita che portano a compiere scelte, delle volte azzardate e catastrofiche, come nel caso dei personaggi di questo film, creando reazioni a catena di pura comicità. Otto storie, otto scelte, otto situazioni paradossali che, vada come vada, lasciano allo spettatore un senso di speranza. Qualsiasi cosa accada, l’importante sarà vivere ogni istante fino in fondo, proprio Come Se Non ci Fosse un Domani.

Il film racconta, in chiave comico-grottesca, le varie sfaccettature di chi si trova ad avere la sensazione di non possedere più un futuro: la mancanza di prospettive lavorative, affettive ed esistenziali obbligano i protagonisti a tentare il tutto per tutto per ribaltare, disperatamente, le proprie esistenze, portandoli a confrontarsi con situazioni paradossali, tragiche per loro che le vivono, ridicole per chi le osserva. Il tutto in un crescendo di difficoltà e disperazione, che porterà ad un fallimento inevitabile.  

Come detto, a firmare la sceneggiatura anche di questa seconda pellicola sono Michele Manca, Stefano Manca e Nicola Alvau, con la collaborazione di Renato Cubo, mentre la produzione è dalla Babbudoiu Corporation, in associazione con Firenze Produzioni Cinematografiche, con il sostegno della Sardegna Film Commission e Filming Cagliari. Il produttore esecutivo è Paolo Maria Spina. 

Oltre ai ruoli chiave, affidati naturalmente a Stefano e Michele Manca, il film è ricco inoltre di cameo celebri tra i quali quelli di Rossella Brescia, Rita Pelusio, Alessandro Bianchi, Gianluca Impastato, Giovanni Cacioppo e Francesco Malcom.

Tim Daish e Marina Kazankova sono le guest star internazionali, mentre direttamente dall’isola il film può vantare la partecipazione straordinaria di una pietra miliare della comicità made in Sardegna, quella di Benito Urgu, oltre alla presenza del leader del gruppo La Pola, Massimiliano Medda, e dell’attrice Francesca “Chicca” Zara.

Location naturale e ideale anche per questa seconda pellicola, che vede protagonisti Pino e gli Anticorpi, l’isola di Sardegna, con le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche. L’idea di Come Se Non ci Fosse un Domani è quella di accendere un faro sulle infinite potenzialità di questa terra, cercando di raccontare la Sardegna contemporanea, fatta non di solo mare, ma anche di un tessuto culturale e produttivo in continuo fermento: il film è stato infatti infatti realizzato anche grazie alla collaborazione e al sostegno di una serie di aziende sarde in espansione, specialmente quelle aderenti al circuito Sardex.

Il progetto ha ottenuto il sostegno della Sardegna Film Commission e di una serie di istituzioni e aziende pubbliche locali, tra le quali i Comuni di Sassari, Cagliari e Porto Torres, l’Azienda  Regionale Sarda Trasporti ARST S.p.A. e il Parco Nazionale dell’Asinara – Area Marina Protetta Isola dell’Asinara.

Per la distribuzione sono stati siglati accordi con la Mood Distribuzione per l’Italia, mentre per il mercato internazionale sono stati chiusi contratti con Pilot Kino per la Russia e gli stati ex URSS, mentre con Adler Entertainment per Stati Uniti e il resto del mondo. 

Il primo film: Bianco di Babbudoiu (2016), debutto cinematografico di Pino e gli Anticorpi, sempre per la regia di Igor Biddau, è attualmente in distribuzione in 86 paesi; ha vinto numerosi premi nei festival internazionali, è stato proiettato in oltre cento sale della Russia ed è stato trasmesso – dopo essere stato distribuito in Italia dalla Lucky Red – per nove mesi in esclusiva su SKY Italia. Attualmente è disponibile su Amazon Prime Italia.

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Il Carbonia, privo di 7 titolari, tra infortuni e squalifiche, contro il Sant’Elena prima ha tremato, subendo un goal nel primo tempo, chiuso sullo 0 a 1; poi, nella ripresa, ha capovolto il risultato, rifilando una “manita” alla squadra quartese: 5 a 1 (tripletta di Nicola Lazzaro – uno su rigore – e goal di Fabrizio Casu e Niccolò Agostinelli).

Fabio Piras, costretto a rinunciare a Nicola Boi, Momo Cosa, Marco Foddi, Fabio Mastino, Nicola Serra, Giacomo Sanna ed Andrea Bove, ha iscritto a referto 13 fuoriquota su 18. La squadra nel rimo tempo ha sofferto, ha subito un goal su una disattenzione difensiva al 7′ e non è riuscita a costruire concrete occasioni da goal per tutto il primo tempo. Nella ripresa è cambiato tutto dopo il pari di Nicola Lazzaro, arrivato su calcio di rigore. Lo stesso attaccante carlofortino ha raddoppiato di lì a poco ed il Sant’Elena ha sciupato un calcio di rigore con il giovane senegalese Abdolulaye Mboup che ha messo a lato, alla destra di Daniele Bove, che, comunque, è sembrato in grado di intervenire qualora il pallone fosse stato indirizzato nello specchio della porta. A quel punto il Carbonia ha dilagato, andando in goal altre tre volte, nell’ordine con Fabrizio Casu, liberatosi in area in posizione di sospetto fuorigioco; Niccolò Agostinelli, abile a superare con un pallonetto dalla lunghissima distanza il portiere quartese; e, infine, ancora Nicola Lazzaro, su un delizioso assist di Momo Konatè, bravo a liberarsi sulla fascia destra e a mettere in mezzo un pallone che chiedeva solo di essere depositato in rate da pochi passi.

Il Carbonia è tornato così al successo, dopo la sconfitta di Iglesias, a tre giorni dalla gara di andata delle semifinali di Coppa Italia, in programma mercoledì 27 marzo ad Orroli. Nell’altra semifinale, si affronteranno Fonni e Valledoria.

Una doppietta di Samuele Curreli, capocannoniere del campionato con 16 reti in 15 partite, ha affondato la corazzata della capolista San Marco Assemini ’80 che ora, scavalcata in vetta dal La Palma Monte Urpinu (vittoriosa 2 a 0 sul Seulo 2010), a quattro giornate dalla fine della stagione regolare, vede messa fortemente in pericolo la promozione diretta in Eccellenza regionale!

La Monteponi si conferma la squadra più in forma del girone, insieme al La Palma Monte Urpinu, ed ora punta apertamente al quarto posto, per il quale è in competizione soprattutto con il Villamassargia. Il testa a testa potrebbe essere deciso dall’esito del confronto diretto, in programma il 5 maggio, a Villamassargia, Prima del derby, si giocheranno tre giornate, con il seguente calendario: Monteponi-Carloforte e Sant’Elena.Villamassargia; Villamassargia-Arborea e Idolo-Monteponi; e, infine, Monteponi-Villasor e Seulo 2010-Villamassargia.

Il Villamassargia, intanto, oggi ha risposto all’impresa della Monteponi rifilando una “manita” al Gonnosfanadiga, battuto 5 a 2 (goal di Michele Milia, Mauro Corona, Giacomo Caddeo e doppietta di Davide Piras), ed ha conservato così il quarto posto in classifica con un punto di vantaggio sulla Monteponi.

Il Carloforte, pur se già retrocesso, s’è battuto con orgoglio nel match casalingo con l’Andromeda, ma alla fine ha dovuto arrendersi e la sua classifica resta ferma malinconicamente a quota 6 punti.

Sugli altri campi, l’Idolo ha battuto l’Arborea 2 a 1, il Villasor ha avuto la meglio sul Selargius 1 a 0, mentre è finita in parità, 2 a 2, Orrolese-Vecchio Borgo Sant’Elia.

Nel girone B del campionato di Prima Categoria, il Cortoghiana ha compiuto l’impresa di battere la capolista Villacidrese, con un goal di Nicola Cossu, ed ha così rafforzato il suo terzo posto in classifica, a quattro punti dalla Freccia Parte Montis che ha regolato il Circolo Ricreativo Arborea con il punteggio di 2 a 0, che a sua volta s’è avvicinata alla vetta, ora distante cinque punti.

E’ tornata alla vittoria la Fermassenti che ha rifilato un tennistico 6 a 1 al Gergei (tripletta di Michele Melis e goal di Alessandro Ciccu, Keita ed Alessandro Cosa), sempre quarta, a due lunghezze dal Cortoghiana, insieme all’Atletico Narcao, che ha vinto 4 a 3 il match casalingo con la Virtus Villamar (doppiette di Fabio Tinti e Michele Foglia); impresa esterna dell’Atletico Villaperuccio sul campo dell’Oristanese, 1 a 0, con goal di Michele Manca; ancora una sconfitta, 3 a 1 sul campo della Gioventù Sportiva Samassi, e classifica sempre più precaria, per l’Isola di Sant’Antioco, terz’ultima con 19 punti.

Sugli altri campi, 2 a 2 tra Seui Arcueri ed Atletico Sanluri, vittoria della Tharros a Sadali per 2 a 1 e, infine, vittoria dal punteggio tennistico per la Libertas Barumini, 6 a 0, sul Villanovafranca,

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Il volume dell’aritzese Francesco Pranteddu sul fratello maggiore Liberato  (“Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, Comitato di Cagliari dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti, 2003) si inserisce certo nel quadro della memorialistica sulla Resistenza nel Nord Italia ma serve anche a ricostruire, dall’“interno”, un periodo storico cruciale della vita del Partito Comunista Italiano in  Sardegna, dal momento della conquistata “liberazione” dal nazismo e dal fascismo (su questo momento si può vedere anche il libro dell’orunese Antonio Dore, “Vita di un comunista”, a cura di Guido Melis, Cagliari, Tema, 2001) fino alla metà degli anni Sessanta.

È un libro, quello di Pranteddu, che esce nel secondo semestre del 2003 ma che lascia trasparire una lunga gestazione rispetto alla data in cui possiamo collocare  il primo proposito di composizione, cioè la fase   immediatamente successiva alla scomparsa di Liberato avvenuta, a 62 anni appena compiuti, il 7 marzo 1979. Quando viene a mancare il fratello più grande, Francesco è da quasi 14 anni residente a Milano (per chi si trasferisce nella penisola, Pranteddu non gradisce  la qualifica di “emigrato”, da lui applicata solo a chi oltrepassa la  frontiera nazionale).

Con questa sua indagine, Pranteddu ci ha voluto condurre dall’affettuosa riproposizione di una vicenda individuale alla storia collettiva, alla storia generale, alla storia senza aggettivi. Il libro su Liberato Pranteddu si articola in 5 parti. La prima parte (da Aritzo a Torino) si segnala per la descrizione dell’ambiente umano e sociale del paese delle proprie radici. La seconda s’incentra sulla guerra con lo snodo cruciale dell’8 settembre 1943. La terza spiega e racconta la scelta partigiana. La quarta si occupa della fine del conflitto e dei primi tratti della vita repubblicana. La quinta e ultima parte è l’appendice, che riporta alcuni diari di guerra di parroci del nord Italia. Insomma, pagine di ricordi, di storia, di memoria, con personaggi importanti e uomini semplici che furono protagonisti di un periodo cruciale della nostra storia.

Quali le motivazioni che hanno spinto Pranteddu a scrivere il libro? Come racconta egli stesso, esaurito un decennale impegno come dirigente provinciale della FGCI a Nuoro e coordinatore zonale (a Bosa) del PCI, «dopo breve tempo dedicato al completamento degli studi e a sostenere contestualmente concorsi pubblici, a fine 1965 la sorte di abbandonare Aritzo e la Sardegna era toccata anche a me. Nei successivi trent’anni di attività professionale trascorsi a Milano, quale dirigente dell’Ufficio speciale per il collocamento dei lavoratori dello spettacolo, non ho mai rimosso le precedenti esperienze nuoresi; anzi, maggiormente motivato, ho avuto modo di partecipare alla vita politico-culturale-sindacale della città e della regione lombarda e, per non interrompere il filo conduttore che ancora mi collegava alla mia Isola, nel tempo libero ho dedicato una particolare attenzione all’associazionismo sardo».

Se è vero che a Milano Pranteddu, dopo la morte di Liberato, continua a occuparsi di formazione professionale e dei problemi dei lavoratori dello spettacolo, concentrando la sua attività pubblicistica sulle relative tematiche; è altrettanto verosimile ipotizzare che un rovello lo tormenti: quello di riuscire a riservare, attraverso la scrittura, un “risarcimento” simbolico al fratello partigiano, «che può essere indicato dai suoi concittadini (come scrive  Michele Marotto, che è stato a lungo responsabile della sezione del PCI di Aritzo, alla quale Liberato Pranteddu è sempre stato iscritto) come rappresentante della comunità aritzese nella lotta di Liberazione nazionale».

Probabilmente Pranteddu, quando progetta di tracciare la biografia del fratello partigiano, è animato solo dal desiderio di vedere i luoghi e di conoscere i personaggi delle montagne del Pinerolese di cui Liberato gli ha parlato,  senza alcuna vanteria, ma insistendo sul concetto che gli sembrava di avere fatto semplicemente, andando in montagna con i partigiani, il suo dovere di italiano, se si considera che era incappato come militare in Croazia  (insieme all’altro sardo Michele Manca, Chei) nel generale disorientamento che colpì l’esercito italiano alla notizia all’armistizio dell’8 settembre 1943 e che era riuscito a raggiungere, avventurosamente, sempre con Manca, la città di Torino, alla quale era stato destinato all’inizio del suo servizio militare di leva.

Ma una volta pervenuto a un riscontro puntuale delle narrazioni di Liberato (“Libero” era naturalmente il suo nome di combattente per la libertà) attraverso la raccolta delle testimonianze orali e scritte dei suoi compagni e comandanti partigiani, Pranteddu, quando si concentra sulla scrittura, si convince che occorre inserire la vicenda militare e partigiana di Liberato nel contesto della storia generale (la sua permanenza in Croazia e quindi l’illustrazione della situazione della Croazia; la vita partigiana e quindi la precisazione delle motivazioni per cui si costituirono nelle montagne del Nord Italia le formazioni partigiane; la fine del conflitto, il rientro a casa e quindi i percorsi di vita repubblicana sia in Sardegna che a livello nazionale).

È vero certamente quanto Pranteddu dichiara nella nota introduttiva: «Attraverso la piccola storia di un uomo comune – comunque protagonista sconosciuto alla grande storia, anche se non elevabile alla gloria degli eroi e della notorietà – vorrei incoraggiare i giovani di oggi a studiare ed impossessarsi della conoscenza del momento storico da lui vissuto; ad accostarsi all’impegno socio-politico e culturale per affermare e difendere i principi per i quali “Libero” scelse di diventare partigiano. Perché su valori come la libertà, la pace e la democrazia si ha il dovere di vigilare consapevolmente anche nel nostro tempo».

Ma le pagine conclusive danno conto di un supplemento di impegno di cui Pranteddu ha dovuto farsi carico,  man mano che nella sua ricerca si avvicinava al «nostro tempo», al momento della pubblicazione dell’opera. Scrive Pranteddu: «Nel nostro tempo, ormai distante dagli avvenimenti resistenziali dal 1943-’45, taluni critici interessati a snaturare l’ormai consolidato giudizio storico sulla Resistenza si cimentano in apprezzamenti finalizzati a sminuire il determinante apporto fornito dalle formazioni partigiane nella guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo. […] Essi qualificano maldestramente la produzione storico-letteraria sulla Resistenza come retorica  anche quando è supportata da prove documentali ineccepibili; non riconoscono con la dovuta convinzione che la molla che ha spinto i partigiani ad agire nella guerra di liberazione è stata prevalentemente ideale».

Proprio nel momento in cui si enfatizzano le violenze (sicuramente da condannare) del dopo-Liberazione contro i fascisti più sanguinari, Pranteddu pubblica i diari dei parroci che sono stati testimoni, nelle zone in cui ha operato il partigiano “Libero”, delle  atrocità commesse dalle orde dei nazisti e dei fascisti contro la popolazione inerme, colpevole solo di non denunciare i partigiani.

Proprio nel momento in cui qualcuno vuol procedere a un  «revisionismo generalizzato» della storia della Resistenza, adottando il concetto di «guerra civile che vorrebbe essere risolutivo mentre invece non lo è», Pranteddu propone alcune brevi testi (di Giacomo Matteotti, Giuliano Procacci, Enzo Biagi, Nicola Tranfaglia) che dimostrano che non è possibile oscurare la verità: la Resistenza (alla quale ha partecipato anche l’aritzese Liberato Pranteddu)  è stata il movimento di una minoranza che aveva a cuore la necessità, avvertita dalla stragrande maggioranza del popolo italiano, di riconquistare le libertà politiche e civili (che favorissero la ripresa di una competizione elettorale fondata sulle regole delle democrazia e non sui diktat del totalitarismo) e di realizzare programmi di governo incentrati sulla giustizia sociale.

Post scriptum 1. Nel corso della presentazione del suo libro organizzata dal Circolo sardo “Domo Nostra” di Cesano Boscone (allora presieduto da Mario Piu) in occasione della “Giornata della memoria” 2005, Pranteddu  dichiarò di aver voluto raccontare, con il volume “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, la storia di una realtà politica e ideale di un uomo (il fratello partigiano Liberato) in un tempo ben connotato e definito (la Resistenza nel Pinerolese e l’immediato dopoguerra in Sardegna). Per Pranteddu questa  storia travalicava i propri originari confini e condensava in sé un ricco e complesso intreccio di situazioni, di significati e di valori, che imponevano un più lungo percorso della memoria, la rivisitazione di un tempo ben più ampio, di un’intera epoca: dalla tragedia del fascismo e della guerra all’epopea della Resistenza e della Liberazione, alla difficile, contrastata ed esaltante costruzione dell’Italia repubblicana.

Nella circostanza Pranteddu presentò un altro volume (“Di ‘Libero. Un partigiano’ hanno detto”, Cagliari, ANPPIA, 2004) con i testi delle recensioni dedicate al libro e la trascrizione dei dibattiti relativi alla presentazione di esso in varie località della Sardegna.

Post scriptum 2. “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”è stato ripubblicato in terza edizione nel 2007, presso Nuove Grafiche Puddu di Ortacesus (Sud Sardegna).

Paolo Pulina

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Pandori e panettoni avanzati, digestioni difficili da dimenticare e la routine quotidiana che dopo le vacanze ricomincia tristemente da capo. Per superare questo “trauma” non c’è niente di meglio di una bella risata. E grasse risate sono attese venerdì 11 gennaio, al Teatro Comunale di Sassari, che con lo spettacolo “Avanzi di Natale” si trasformerà in un grande cabaret con alcuni dei migliori comici italiani, presentati per l’eccezione dal re del Bagaglino, Pippo Franco in persona.

Sul palco si alterneranno i “padroni di casa” Pino e gli Anticorpi e Baz e altri due big in arrivo direttamente dal palco di Colorado, Gianluca Impastato e Giovanni Cacioppo. A chiudere la serata sarà la grande musica del performer quartese Moses Concas, vincitore di Italia’s got talent nel 2016, che con la sua armonica ha incantato le strade di tutto il mondo.

Le scenografie dello spettacolo, organizzato da Ballaloi Events e patrocinato dal comune di Sassari, saranno curate da Mattia Ena e Daniele Coni. I biglietti si possono acquistare online sul sito https://tinyurl.com/ydgrnn8j oppure presso la Bottega Cafè viale Adua 40 a Sassari.

Una squadra di comici formidabile quella allestita da Ballaloi events che vedrà innanzitutto il ritorno in Sardegna dopo tanti anni di un gigante della comicità italiana, Pippo Franco.

Nome d’arte di Francesco Pippo, Pippo Franco nasce a Roma nel 1940 e dopo gli studi intraprende la carriera di attore comico. Nel 1971 esordisce in televisione con il programma Riuscirà il cav. papà Ubu?, ma il suo nome è legato soprattutto al Bagaglino, il gruppo teatrale protagonista di un lungo e fortunato successo televisivo prima in Rai e poi su Mediaset. Il famoso comico romano presenterà alcuni dei più talentuosi comici della scena italiana, a partire dai padroni di casa, i sassaresi Pino e gli Anticorpi e Baz. 

Pino e Gli Anticorpi, reduci dall’esordio cinematografico con “Bianco di Babbudoiu”, nascono come gruppo comico nel 1994. I primi successi arrivano con la trasmissione Mediaset “Scherzi a parte”, dove Michele Manca (alias, Pino La Lavatrice), si rende protagonista di divertentissimi scherzi a numerosi vip. La fama vera e propria del gruppo arriva però tra il 2005 e il 2009 con Colorado Cafè Live, trasmissione grazie alla quale il trio impazzerà in tutta Italia con il tormentone “Tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio”. Nel 2019 uscirà nelle sale il loro nuovo film, “Come se non ci fosse un domani”, diretto da Igor Biddau.

Anche l’altro comico sassarese Baz, pseudonimo di Marco Bazzoni, deve il suo successo a Colorado, dove approda nel 2007 dopo una lunga gavetta nei cabaret milanesi e diversi premi della critica. Celeberrimo il suo personaggio “SuperBAZ”, un lettore multimediale umano in grado di riprodurre qualsiasi canzone. 

Carriera lunga e di successo quella del comico siciliano Giovanni Cacioppo, suddivisa tra Zelig, Mai Dire e Colorado, tantissimo teatro, ma anche cinema con la partecipazione ai film di Aldo, Giovanni e Giacomo “Così è la vita” e “La leggenda di Al, John e Jack”. Famosissimi i suoi monologhi, dove con marcato accento siciliano racconta la realtà in maniera esilarante e dissacrante. 

Gianluca Impastato è noto per i suoi personaggi Chicco D’Oliva e Mariello Prapapappo, entrambi portati in scena sul palco di Colorado. Al successo arriva insieme al quartetto “I Turbolenti”, protagonista, prima che su Colorado, nella trasmissione sportiva “Guida al Campionato”.

Per una sera il meglio del cabaret italiano si trasferirà a Sassari per regalare al pubblico uno spettacolo all’insegna di risate, allegria e divertimento. Gag esileranti e sketch irresistibili per “archiviare” l’anno appena trascorso e salutare con il sorriso il 2019.

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Santadi ha vissuto questa mattina, per la 48ª volta, le emozioni dell’antico rito del Matrimonio Mauritano. Don Giampiero Marongiu, parroco di Santadi, e don Giuseppe Casti, hanno unito in matrimonio Alessio Caddeo, 33 anni, di San Giovanni Suergiu, e Michela Manca, 33 anni, di Sant’Anna Arresi. I due giovani hanno deciso di vivere a Santadi. Sono stati ben 28 i gruppi che hanno partecipato al corteo che ha preceduto il rito del Matrimonio, colorando una calda domenica di inizio agosto. Presenti numerosi sindaci, tra i quali il primo cittadino di Santadi, Elio Sundas, e i sindaci dei due comuni degli sposi, Teresa Pintus di Sant’Anna Arresi, ed Elvira Usai di San Giovanni Suergiu.

La Santa Messa è stata celebrata con omelia in lingua sarda e l’accompagnamento del coro S’Arrodia di Sinnai, diretto da Maurizio Boassa, e la voce di Maria Giovanna Cherchi.

La cerimonia de “Sa Coia Maurreddina”, rito cristiano che vede i due giovani scambiarsi le promesse nuziali, tra la gioia e l’emozione dei presenti che si rendono testimoni dell’evento, coinvolge l’intera collettività; il paese partecipa alla festa in modo molto sentito. Il rito rinnova lo spirito d’appartenenza alle tradizioni antiche delle genti sulcitane, rafforza l’identità culturale del popolo sardo.

Gli abiti degli sposi sono confezionati con dedizione e minuzia, con le stoffe più pregiate, dagli anziani del paese. Il vestito della sposa è realizzato con una preziosa seta o broccato di seta “sera a matas”, di diverse tonalità di colore e con disegni floreali. L’abito maschile da cerimonia (sa roba po si coiai) è realizzato con il lino o l’orbace.

Al termine della cerimonia è stato riproposto il “Rito dell’acqua”: gli sposi si sono inginocchiati su un cuscino bianco e le madri a turno, quasi con dignità sacerdotale, hanno fatto il segno della croce con un bicchiere colmo d’acqua, simbolo degli arcani elementi della vita stessa. Poi le madri hanno cosparso il capo dei figli con “Sa Gratzia”: chicchi di grano, petali di rose, granellini di sale e alcune monetine; simbolo rispettivamente di abbondanza, felicità, saggezza, ricchezza. Dopodiché le madri hanno rotto il piatto che conteneva “Sa Gratzia”, in segno scaramantico.

Pubblichiamo alcune fotografie del Matrimonio Mauritano di Alessio Caddeo e Michela Manca e vi rimandiamo a domani per l’album completo e il filmato dei momenti più significativi, il matrimonio con lo scambio delle fedi nuziali.

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Oggi parliamo di cinema italiano, precisamente del film “Bianco di babbudoiu” di Igor Biddau. Nel cast, straordinariamente quasi tutto sardo, nomi noti in teatro, al cinema e nel piccolo schermo… applausi per loro: Roberto Fara, Michele e Stefano Manca, meglio conosciuti come Pino e gli Anticorpi, Caterina Murino, Benito Urgu, Valeria Graci, Dario Cassini, Carlotta Bazzu, Marco “Baz” Bazzoni e Francesca Rossi.

E mentre prendo appunti, non sapete ancora che dall’altra parte del telefono ho il regista Igor Biddau.

Dopo i convenevoli di rito, passa davvero poco tempo perché mi ritrovi a chiacchierare amabilmente con Igor… un professionista attento e puntuale, un giovane uomo dal sapore genuino, dal gusto semplice come la terra che lo ha partorito, la Sardegna, la stessa terra che lui vuole portare in alto, vuole lanciare in volo per farla conoscere a tutti; Igor sente la forza delle radici, della tradizione, dei valori di cui si è cibato sin da piccolo. Studia all’Accademia delle belle arti di Sassari e conserva ancora nel cuore l’esperienza calda ed unica, mentre frequenta il primo anno conosce Michele Manca che frequenta la quarta classe ed è subito amicizia vera, Michele diventa il suo maestro, ma l’ultimo anno si ritrova a dover frequentare l’Accademia a Firenze.

Un attimo di sconforto… il cambiamento è grande ma Igor, catapultato in una nuova realtà dopo un attimo di smarrimento, dà vita ad una squadra, ad una super squadra con cui inizia a vivere momenti di crescita indimenticabili. Perché poi quel che vuole Igor è, da sempre, mandare un messaggio forte e chiaro: la forza del gruppo, l’importanza degli amici… gli stessi che si ritrova a “dirigere” con Bianco di Babbudoiu… ruolo non semplice… Igor è il loro primo fans e separare l’amicizia dal lavoro non è stato proprio facile, «la profonda stima che ho per loro ha però reso possibile il tutto». Il film narra la storia di tre fratelli, impersonati da Roberto, Michele e Stefano, che ereditano le tenute Babbidoiu, fondate dal padre, termine esplicativo delle parole babbo tuo. Il primo problema che nasce tra loro è di natura economica, per salvare l’azienda di famiglia devono infatti “tirar fuori” una cifra consistente, da lì scaturiranno una serie di situazioni tragicomiche che porteranno ad una risoluzione del problema. Succederà di tutto e, dato il cast, diciamo che c’è anche da aspettarselo. Ci sarà un qualcosa che li salverà dalla rovina?

Per ora vi lasciamo con questo quesito che avrete la fortuna di risolvere giovedì 17 marzo quando, in tutte le sale italiane andrà finalmente in scena la prima.

Una prima che sarà una vera e propria cartolina della Sardegna e dei suoi incantevoli luoghi, dove il cast ha girato le scene a partire da giugno ad agosto 2015.

Ma vediamo più precisamente cosa ci racconta Roberto Fara, nel film uno dei fratelli Babbuddoiu…

Raggiunto al telefono dalla sottoscritta, ha subito reso l’intervista brillante e colorata, come un artista di quel calibro sa fare.

Racconta del caldo… pare abbiano girato le scene nei pressi del nuraghe di Torralba nei giorni più caldi di tutta l’estate del 2015, vestiti di tutto punto, apparentemente incuranti del surriscaldamento della striscia d’asfalto occupata dalle telecamere… ma anche della bella esperienza vissuta con un gruppo di amici a dar vita ad una storia che narra della nostra amata isola.

Roberto con questo film arriva a coronare un sogno, e ci arriva dopo aver calcato le scena del teatro e militato nel piccolo schermo.

Roberto è quello dei tre fratelli che più è in linea con il legame alla tradizione, sarà perché ha studiato agraria nella vita, ma sta di fatto il suo personaggio ben calza con la sua vera essenza.

Cosa farai da grande? Gli chiedo io ad un certo punto e lui… con un sorriso che non vedo ma immagino mi dice: continuare a giocare!!! Eh sì, perché il suo lavoro ha anche questa meravigliosa sfaccettatura: “Il divertimento”. E del divertimento Roberto se ne occupa fin da piccolo, quando ogni occasione era buona, anche in classe alla presenza del maestro, per, come dire, «far muovere una risata». Gli è sempre piaciuto e tutti dicevano quanto sapesse farlo bene, “far star bene la gente” è una cosa che a Roberto piace fare davvero tanto. Ecco perché risponde… «continuare a giocare», perché il segreto per stare bene è sicuramente conservare uno spirito ludico… e aggiunge: «Se non sbaglio c’è anche una citazione biblica a tal proposito».

Finita l’intervista vado a documentarmi… ebbene sì… eccola…

Matteo 18:3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli».

Matteo 18:4 «Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande del regno dei cieli».

E dopo questa rivelazione, mi sento di dover fare il punto della situazione delineando una scheda:

Location: Sardegna

Cast: quasi del tutto sardo

Regista: sardo

Con una simile cartolina il film non può non volare in alto ed assaporare il gusto degli applausi a chi, come loro lascia la Sardegna per lavoro, ma poi ci ritorna, la incornicia e la presenta a tutti, la ama e le rende omaggio, fa in modo di dare un senso a quel giorno che lasciandola scrisse nel cuore “tornerò”!

Un grazie da parte di Roberto, portavoce di tutti, alle tenute Delogu di Alghero, dove sono state girate tante scene interne ed esterne.

Un grazie mio invece va a Ilaria per avermi contattato e a Igor Biddau e Roberto Fara, professionisti disponibili a mettersi in gioco, amabili conversatori e uomini dai forti valori.

Buona fortuna ragazzi… in alto i calici e cin cin!!!

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

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