24 April, 2024
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La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, con il patrocinio della Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna e la collaborazione della Fondazione Mont’e Prama e dei comuni di Porto Torres e Torralba, hanno organizzato un convegno di Studi in memoria dell’archeologa Antonietta Boninu che si terrà tra Sassari, Porto Torres e Torralba dal 27 al 29 maggio 2022,
Ai lavori prenderanno parte oltre cento studiosi, esperti e professionisti provenienti da tutta Italia, le cui proposte sono state vagliate dal comitato scientifico presieduto dal soprintendente Bruno Billeci e composto da Simonetta Angiolillo, Nadia Canu, Rubens D’Oriano, Gabriella Gasperetti, Fulvia Lo Schiavo, Attilio Mastino, Marco Rendeli, Daniela Scudino, Carlo Tronchetti.
Antonio Caria
Foto della Soprintendenza di Nuoro e Sassari

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La Sardegna torna a tourismA, il più importante evento europeo dedicato all’archeologia e alla promozione del turismo culturale, dal 21 al 23 febbraio al Palazzo dei Congressi di Firenze. Dopo il grande successo della scorsa edizione, quando l’isola era stata accolta come ospite d’onore e “visitata” da oltre 13mila persone, è tutto pronto per il ritorno del progetto “Sardegna, museo a cielo aperto” che quest’anno è sostenuto e promosso dall’assessorato regionale del Turismo con la collaborazione di Unioncamere Sardegna e l’organizzazione della Carlo Delfino editore.

tourismA 2020, organizzato dalla rivista “Archeologia Viva” (Giunti editore), raduna istituzioni, esperti, archeologi, giornalisti da tutta Europa per una tre-giorni di conferenze e presentazioni di altissimo livello, gratuite e aperte al pubblico: saranno presenti, tra i 250 relatori, il divulgatore e padrino della manifestazione Alberto Angela, il direttore della galleria degli Uffizi Eike Schmidt, l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi, il geologo e divulgatore Mario Tozzi, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, lo storico dell’arte Philippe Daverio, il regista Pupi Avati, la scrittrice Eva Cantarella, l’archeologo e presidente del FAI Andrea Carandini.

Il supporto della Regione. La missione sarda a tourismA 2020 è stata presentata oggi in una conferenza stampa a Cagliari nella sede dell’assessorato regionale del Turismo dall’assessore Gianni Chessa, con l’editore Carlo Delfino, il direttore dell’Azienda speciale Centro servizi della Camera di commercio di Cagliari Cristiano Erriu e il direttore del Menhir Museum di Laconi Giorgio Murru. «Pochi giorni dopo il successo dello stand sardo alla Bit di Milano, la Sardegna si presenta a ‘tourismA’, nell’ambito dell’intensa campagna fieristica programmata dalla Regione, con un progetto per promuovere a livello internazionale le sue eccellenze archeologiche – ha detto l’assessore regionale del Turismo Gianni Chessa –. Infatti, per un miglior posizionamento della ‘destinazione Sardegna’ sui mercati è necessario strutturare proposte tematiche appetibili, puntando ad una migliore distribuzione dei flussi da marzo a novembre e nell’intero territorio isolano. Possiamo riuscirci anche grazie ad alcuni prodotti che riguardino storia, cultura e archeologia, proponendo così un’offerta articolata che esalti i punti di forza e le peculiarità della nostra identità».

L’allestimento. L’organizzazione della delegazione sarda, dell’allestimento e degli eventi dedicati all’isola è curata per la sesta edizione consecutiva dall’editore Carlo Delfino. Il Salone Sardegna, collocato in posizione strategica, vedrà radunati l’Unione dei comuni della Trexenta (Comuni di Gesico, Guamaggiore, Guasila, Ortacesus, Pimentel, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli), i comuni di Sanluri e di Porto Torres. I visitatori potranno apprezzare gli stand dei partecipanti, ricevere il ricco materiale divulgativo distribuito per l’occasione, ascoltare il suono delle launeddas di Luigi Lai, ammirare i costumi tradizionali sardi, le immagini dei siti realizzate da Archeofoto Sardegna, i video di Teravista, le riproduzioni dei reperti realizzate dal laboratorio di archeologia sperimentale di Carmine Piras.

Di grande impatto saranno la serie di riproduzioni di statue menhir del Sarcidano, Barigadu e Mandrolisai e la ricostruzione in scala di un nuraghe opera di Carmine Piras, esposte nei giardini annessi al Palazzo dei Congressi unitamente ad un grande pannello calpestabile dedicato al confronto tra l’archeologia della Sardegna ed il resto del Mondo Antico. Nel “Salone Sardegna” troveranno tutti posto con un proprio stand dove potranno promuovere il territorio, anche con workshop e incontri mirati con i buyer (agenzie di viaggio, operatori turistici e culturali) che da tutto il mondo raggiungono Firenze in occasione di tourismA.

Il programma. Interessanti appuntamenti avranno per tema la Sardegna, tra cui le conferenze dedicate ai beni storico-archeologici di Porto Torres e alla tomba di Sa Pala Larga di Bonorva – con gli interventi di Nadia Canu, funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro – e la conferenza di Carmine Piras “La metallurgia nuragica e l’archeologia sperimentale”.

L’imponente auditorium del Palacongressi da 1.200 posti ospiterà inoltre la relazione di Giorgio Murru su “Spiriti e dei nella Sardegna preistorica”.

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Il convegno “La Misura del Tempo” ha riservato anche quest’anno sorprese e spunti di riflessione in campo archeoastronomico per alcuni importanti complessi megalitici dell’isola. Se il sito di Romanzesu a Bitti sembra aver custodito per millenni i segreti di allineamenti solstiziali, dall’area cultuale di Paule s’Ittiri, in agro di Torralba, sembrerebbero provenire importanti elementi per la costituzione di un vero e proprio calendario stellare dell’epoca nuragica.

L’indagine effettuata dal Circolo Aristeo e dalla Società Astronomica Turritana sulle strutture cultuali di “Romanzesu”, ha evidenziato come gli edifici, nel loro reciproco posizionamento delimitino figure geometriche ben definite legandole agli orientamenti astronomici.

Come ampiamente illustrato nel corso del convegno, l’indagine svolta intorno al complesso archeologico di Romanzesu da Michele Forteleoni e Simonetta Castia ha mostrato come i tre templi a megaron A, B e C siano perfettamente posizionati per formare un triangolo isoscele, con i templi A e B al meridiano in direzione Nord-Sud. Ma è il legame tra i templi e il vicino recinto cerimoniale a destare il maggior interesse archeoastronomico: dall’ingresso del tempio C (il cosiddetto Heroon) è possibile osservare, il giorno del solstizio estivo, la levata del Sole dietro il tempio B e dietro il recinto cerimoniale il giorno del solstizio invernale; viceversa si osserverà dietro il tempio C il tramonto del Sole a solstizi invertiti.

Le analisi effettuate con l’utilizzo di GPS e Stazione Totale hanno consentito di restituire una planimetria generale del sito più accurata, mostrando quanto lo studio sulla carta sia inopportuno in assenza di una georeferenziazione precisa.

Ma le sorprese non sono finite. Un’altra indagine della SAT ha consentito di ricavare interessanti elementi per la codificazione di un calendario stellare di epoca nuragica, attraverso lo studio del sito di Paule s’Ittiri, già indagato lo scorso anno per gli allineamenti degli ingressi delle strutture di carattere cultuale. Quest’anno la domanda è stata rivolta al “cosa vedessero gli antichi alle spalle dei monumenti”.

Le ricerche hanno mostrato che dietro di essi tramontano Arturo, Vega e Capella, le tre stelle più luminose nel nostro emisfero celeste.  Calcolando i momenti in cui esse sono visibili all’orizzonte prima dell’alba e dopo il tramonto del Sole è possibile individuare date utili per un calendario legato alle attività agricole.

Dallo studio degli “Aspetti metrici e geometrici del complesso di Gremanu a Fonni” condotto dagli studiosi Flavio Carnevale e Marzia Monaco dell’Università “La Sapienza” di Roma (che hanno lavorato in équipe con Aristeo e la SAT), sono state messe in luce diverse unità di misura assimilabili al cubito, l’esistenza di cantieri di costruzione che utilizzavano multipli costruttivi differenti.

Alberto Scuderi e Ferdinando Maurici del Gruppo Archeologi D’Italia e della Soprintendenza del Mare della Sicilia, hanno illustrato il contesto monumentale della valle dei menhir di Cerami (in provincia di Enna), proponendo una comparazione con aree simili presenti in Sardegna.

Di una comparazione tra i calendari agricoli nell’antichità si è occupato anche Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico di Brera-Inaf, attraverso gli scritti di autori classici come Catone il censore e Varrone, la cui lettura e analisi, pure svolta con cautela e ponderatezza, rende evidente che i solstizi e gli equinozi dovevano essere un riferimento usato fin dalla preistoria.

Una critica alla metodologia delle visite didattiche “usa e getta”, comuni nel turismo culturale, è stata rivolta da Nicoletta Lanciano dell’Università “La Sapienza” di Roma. La studiosa ha indicato l’importanza di educare a osservare, a guardare con curiosità. E quindi a inseguire tracce perdute, nascoste o evidenti legate ai monumenti o al passaggio di personaggi importanti, spingendo il fruitore della comunicazione a riconoscerle e interrogarsi verso questo tipo di informazioni.

Molto sofisticato e apprezzato l’intervento di Marcello Ranieri dell’Università “La Sapienza”, sugli schemi armonici pitagorici desumibili dalla tavoletta babilonese di diorite nera, dalla quale si evince come la conoscenza delle terne pitagoriche o quasi pitagoriche, negli antichi, permettesse di realizzare rettangoli perfetti o quasi anche nei piccoli oggetti, senza calcolare quadrati ed estrarre radici quadrate.

Interessanti sviluppi sull’evoluzione degli edifici a pianta rettangolare del Bronzo medio in Sardegna sono stati presentati dall’archeologa Valentina Leonelli, grazie anche alla recente scoperta in provincia di Sassari di un monumento che apparirebbe antesignano del tempio a megaron. È stato ipotizzato che questa tipologia di templi sia nata come magazzino (in qualche modo connesso al sacro in quando bene prezioso per la comunità), per diventare in seguito un deposito di culto e quindi tempio votivo che trova la massima rappresentazione nel bronzo finale attraverso il deposito di oggetti di culto.

La lunga storia di scavi sul sito di Abini, nel comune di Teti, è stata illustra da Claudio Bua dell’Università degli Studi di Sassari. Una storia fatta di dei, demoni e tesori, che a partire dal 2013 ha restituito nuove scoperte, quando l’ateneo sassarese ha ripreso i lavori di scavo con la docente Anna Depalmas. Nonostante la compromissione del sito, sono stati rinvenuti nuovamente pugnali e altri materiali in bronzo, olle, ciotole carenate, scodelle ed elementi in pasta vitrea, ed è ipotizzabile che vi fosse presente una struttura a doppio spiovente, simile a quella di Su Tempiesu.

Per la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Sassari e Nuoro, Nadia Canu e Michela Migaleddu hanno presentato i risultati degli scavi e delle ricerche condotti nella “Necropoli di Murrone”, illustrando nel dettaglio le ricerche sul campo. In particolare, si è compreso che il sistema di “canalette” presente in superficie servisse a delimitare la perimetrazione degli ambienti presenti al di sotto, quasi a creare una connessione, assieme ad altre strutture sopraelevate, con le aree degli ipogei.

La giornata di studio si è conclusa con alcuni spunti di riflessione e prospettive di ricerca sui “Nuragici tra continuità e trasformazione”, in cui l’archeologa Gianfranca Salis della Soprintendenza Archeologia di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, ha elencato due sostanziali linee di indirizzo: da un lato l’incontro e l’acculturazione con altre civiltà di approdo, come quella dei fenici; dall’altro lo scontro e l’opposizione culturale ben evidenziata da Lilliu nella teoria della costante resistenziale. Il bilancio dell’iniziativa è stato senz’altro positivo, offrendo lo spunto e l’occasione per il consolidamento di future collaborazioni.

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Sono ormai due appuntamenti attesi e immancabili per gli appassionati di archeoastronomia e comunicazione scientifica: “La misura del tempo” e “Divulgare la scienza” ritornano per l’ultimo weekend di novembre con tante curiosità, approfondimenti e presentazioni di studi inediti.

Venerdì 29 e sabato 30 novembre, il Circolo culturale Aristeo e la Società Astronomica Turritana hanno messo in campo due intense giornate di studi tra la Sala Angioy del Palazzo della Provincia e la Sala Convegni della Fondazione di Sardegna, coinvolgendo l’Università di Sassari, l’Università La Sapienza di Roma, l’Inaf , l’Aif e altre importanti realtà accademiche e istituzionali.

Da un lato il convegno internazionale sull’archeoastronomia in Sardegna con alcuni dei più preparati studiosi in materia. Dall’altro una tavola rotonda che mette in campo ricercatori, istituzioni culturali e media per confrontarsi sulle implicazioni etiche e metodologiche di una corretta divulgazione e un’efficace comunicazione in campo scientifico.

“La misura del tempo”, giunto all’ottava edizione, prenderà il via alle 9.30, nella Sala Angioy del Palazzo della Provincia, con i saluti istituzionali dell’assessora alla Cultura del comune di Sassari, Rosanna Arru.

Alle 10.00, ad aprire i lavori saranno Alberto Scuderi e Ferdinando Maurici, che presenteranno “La valle dei menhir di Cerami (Enna)”, a cura del Gruppo Archeologi D’Italia e della Soprintendenza del Mare.

Di “Astronomia e agricoltura nell’antichità” si parlerà invece con Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico di Brera- Inaf.

L’obiettivo sarà quindi puntato sulle “Tracce di astronomia nei monumenti e manufatti di Roma”, grazie all’intervento di Nicoletta Lanciano dell’Università “La Sapienza” di Roma, che sarà impegnata il giorno precedente con la conferenza “Mappamondi paralleli”, presso la Biblioteca Universitaria di Sassari, per gli “Incontri ravvicinati con la scienza” (giovedì 28 novembre, ore 17.00).

La Sardegna ritorna invece protagonista con l’esposizione di Simonetta Castia e Michele Forteleoni, che presenteranno i dati preliminari di sugli “Orientamenti archeoastronomici nel complesso archeologico di età nuragica di Romanzesu a Bitti”, a cura del Circolo culturale Aristeo e della Società Astronomica Turritana.

Sempre a cura di Aristeo e SAT, gli “Aspetti metrici e geometrici del complesso di Gremanu a Fonni” saranno toccati da Flavio Carnevale e Marzia Monaco dell’Università “La Sapienza” di Roma. Subito dopo si darà spazio al dibattito.

La conferenza riprende nel pomeriggio, alle 15.00, per accogliere “Gli schemi armonici pitagorici della tavoletta babilonese di diorite nera” nell’analisi di Marcello Ranieri dell’Università “La Sapienza”.

L’archeologa Valentina Leonelli esporrà le sue considerazioni in merito agli “Edifici a pianta rettangolare del Bronzo medio in Sardegna”, mentre Anna Depalmas dell’Università di Sassari parlerà di “Eroi, demoni e tesori: Abini, archeologia di una scoperta”.

“Un calendario stellare in epoca nuragica” sarà un nuovo tema di argomentazione per Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana. Per la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, Nadia Canu esporrà i risultati degli scavi e delle ricerche della “Necropoli di Murrone tra segni e rituali” condotti insieme a Michela Migaleddu, Pino Fenu e Consuelo Rodriguez.

Spunti di riflessione e prospettive di ricerca sui “Nuragici tra continuità e trasformazione” saranno al centro della relazione di Gianfranca Salis per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio Cagliari e per le province di Oristano e Sud Sardegna.

Sabato 30 novembre, l’attenzione si sposta nella Sala convegni della Fondazione di Sardegna, per la terza edizione di “Divulgare la scienza”. La giornata di studi, moderata da Pier Giorgio Pinna, prenderà il via alle 9.30, con i saluti istituzionali del delegato rettorale dell’Università di Sassari al Sistema bibliotecario, archivi, museo, divulgazione scientifica, Roberto Furesi.

A dare avvio ai lavori, alle 10.00, sarà Alberto Cora dell’Inaf di Torino, introducendo “Citizen & Science: lo storico esempio dell’astronomia”. Emilio Molinari dell’Osservatorio Astronomico Cagliari – Inaf, tratterà il tema degli “Esopianeti, alla ricerca di un gemello della Terra”. La “Divulgazione scientifica e didattica delle scienze con Lucrezio” sarà argomentata da Gian Nicola Cabizza dell’AIF.

Gli “Allineamenti e orientamenti archeoastronomici in Sardegna, tra ricerca e comunicazione” saranno al centro dell’intervento di Simonetta Castia e Michele Forteleoni, a cura di Aristeo e SAT.

Quindi l’archivista Stefano Alberto Tedde esporrà “Oltre il digital divide: Storie di archivi che “fanno bene” all’uomo.

Simonetta Castia e Stefania Bagella presenteranno la relazione “Vivo come una statua. Itinerari culturali in città”, inerente iniziative realizzate dal Circolo culturale Aristeo. “Dialoghi della memoria e della scienza nei media” saranno invece trattati dalla giornalista televisiva Simona Scioni. Ultimo intervento prima dell’apertura del dibattito sarà quello di Pier Andrea Serra dell’Uniss sui “Nano-biosensori: pensare in grande, costruire in piccolo”. Per info rivolgersi al 339 7760176. Entrambi gli appuntamenti permettono il riconoscimento dei crediti formativi universitari CFU.

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Lunedì 8 aprile, alle 12.25, andrà in onda su Rai3 Tesori troppo nascosti, puntata speciale della rubrica Tg3-Fuori TG dedicata alle meraviglie archeologiche della Sardegna nuragica e pre-nuragica e alla loro difficile gestione e valorizzazione. Nel corso della puntata, condotta da Maria Rosaria De Medici e curata da Mariella Venditti, l’inviato del TG 3 Giorgio Galleano presenterà i servizi realizzati sull’Isola l’inverno scorso.

Il primo servizio, dedicato alle Domus de Janas decorate e alla loro candidatura a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco, vedrà le telecamere del tg3 entrare per la prima volta nella Domu de Janas di Sa Pala Larga di Bonorva, scoperta nel 2008 e da allora chiusa per monitoraggio e restauri. Ad illustrare agli spettatori Sa Pala Larga e la Tomba del Capo di Sant’Andrea Priu sarà Nadia Canu, archeologa della Soprintendenza di Sassari e Nuoro. Altra meraviglia poco nota la Domus S’Incantu di Putifigari, che a trent’anni dalla scoperta non è ancora stata a messa a gara per la gestione/fruizione. A descrivere la tomba, e a presentare la candidatura Unesco, sarà l’archeologa Giuseppa Tanda, madrina della proposta.

Le Tombe di Giganti saranno, insieme al culto delle acque e all’uso cultuale e astronomico dei nuraghi, l’oggetto del secondo servizio: fra i monumenti visitati troviamo le Tombe di Giganti di Pascaredda (Calangianus) e di Madau (Fonni), i Pozzi sacri di Predio Canopoli (Perfugas) e Santa  Cristina, e i nuraghi Santu Antine e Su Mulinu (Villanovafranca). Fra gli intervistati, gli archeologi Angela Antona, Ilaria Montis, Vittoria Pilo, Augusto Mulas e Mauro Perra, l’architetto Danilo Scintu e l’archeoastronomo Arnold Lebeuf – con una riflessione sullo scarso “appeal” dell’antica storia sarda, affidata allo scrittore Fiorenzo Caterini.

Nel terzo servizio verranno approfondite altre possibili destinazioni d’uso dei nuraghi e si farà il punto su alcune delle scoperte che negli ultimi anni hanno riscritto – o tentato di riscrivere – la storia della Sardegna e del Mediterraneo: dalle nuove datazioni che attribuiscono ai Sardi, e non più ai Fenici, una serie di innovazioni e scoperte, fino alle ipotesi più controverse relative all’identificazione fra Sardi e Shardana o alla scrittura e alla lingua dei Nuragici: fra gli intervistati ancora Mauro Perra (al nuraghe Arrubiu), l’archeologo Giovanni Ugas, il divulgatore Pierluigi Montalbano, l’enologo Sergio Frau.

Tonino Arcadu, lo scrittore Sergio Frau, il glottologo Salvatore Dedola e alcuni studiosi “dilettanti” come l’architetto Valeria Putzu – che ha di recente pubblicato un libro sui rapporti fra Sardegna e penisola iberica – ed il medico Marcello Onnis, che ha individuato un interessante schema di distribuzione territoriale dei nuraghi.

Infine, un ritorno agrodolce alla cronaca con in primo piano il disagio degli operatori delle cooperative di gestione dei siti e il caso del sito di Arcu Is Forros (Villanova Strisaili) dove le guide lavorano da due anni senza stipendio.

Un montaggio più lungo e articolato (circa 35’) del reportage – sempre a metà fra il documentario vero e proprio e la cronaca – sarà disponibile, sulla pagina Facebook del TG 3, al termine della trasmissione: in questa versione saranno mostrati altri importanti monumenti e siti (dal santuario di Romanzesu a Bitti a quello di Santa Vittoria di Serri alla necropoli di Su Murrone a Chiaramonti) e verranno approfonditi gli aspetti legati ai presunti culti religiosi dei Nuragici nonché alcune delle teorie più innovative (e controverse) sulla civiltà Nuragica, con altri contributi di studiosi fra cui gli archeologi Gianfranca Salis, Giacomo Paglietti e Raimondo Zucca e il prof. Gigi Sanna. Ci sarà anche spazio per i temi dell’”Archeologia Pubblica”, con i contributi dell’archeologa Giovanna Tanda e del fotografo e divulgatore Nicola Castangia, che ha anche collaborato alla realizzazione del reportage curando l’illuminazione di alcuni monumenti.

Le musiche utilizzate per il documentario sono di Gavino Murgia Megalitico 5tet – Elena Ledda – Coro Ortobene – Tenores di Bitti – Franco Melis – canto armonico di Luca Galzerano.